I versi di Browning ben si prestano a rendere con efficacia le sensazioni che la visione di Sorridi, piccola Anna (Konnichiwa Anne) regala allo spettatore; non a caso, sono parole che ritornano sovente durante la serie, realizzata nel 2009 da Nippon Animation per la regia di Katsuyoshi Yatabe, nonché ventiseiesimo capitolo del bel filone di anime relativi al World Masterpiece Theater.
Sono trascorsi esattamente trent'anni da quando lo Studio giapponese lancia Anna dai capelli Rossi (Akage no Anne), per la regia di Isao Takahata, dalla fortunata saga di romanzi su "Anna dai tetti verdi" della scrittrice Lucy Maud Montgomery; per celebrare la ricorrenza, Nippon Animation crea il prequel animato tratto dall'omonimo libro scritto da Budge Wilson con il consenso degli eredi della Montgomery, di prossima pubblicazione in Italia per Kappa Edizioni.
Sorridi, piccola Anna è stata trasmesso in chiaro su Italia 1 dal 25 ottobre scorso, per un totale di 39 episodi: ritroviamo per protagonista Anna "dai capelli rossi" Shirley, nella serie che parte con l'intento di narrare gli accadimenti nella vita della piccola Anna antecedenti a quelli della serie "principale", e che si riallaccia alle vicende del suo più famoso seguito proprio nel finale.
Alla morte dei suoi genitori, avvenuta quand'era ancora in fasce, Anna Shirley viene per lungo tempo "adottata" come bambinaia e tuttofare dalla povera famiglia di Bert e Joanna Thomas: sarà una scelta felice e infelice, che fornirà alla bambina impronte su cui plasmerà alcuni dei suoi futuri passi. Al tempo stesso, la vita con i Thomas non la preserverà da duri e inaspettati eventi, né dai radicali cambiamenti che inevitabilmente si troverà ad affrontare.
Lo spaccato che copre la maggior parte della serie riguarda il periodo che Anna trascorre con la famiglia Thomas. E' il rapporto più "familiare" che Anna sperimenta durante la propria infanzia, sospesa tra una vita a tutti gli effetti spesa "in famiglia", senza però esserne mai riconosciuta parte integrante, per molto tempo.
Allo stesso modo, proprio la lunga digressione del tempo vissuto da Anna presso i Thomas fornisce l'occasione per osservare la vita quotidiana di una famiglia, le cui azioni sono riflesso perfetto di tutta una serie di (dis)valori della società dell'epoca.
L'alcolista Bert non lesina pesanti schiaffi alla moglie, sia fisici che morali, mostrandosi in ogni caso del tutto incurante della gravidanza avanzata della donna e del carico di lavoro che lei assume su di sé per il bene della famiglia, volente o nolente; così, anche in un matrimonio nato per amore, Bert assume il ruolo del padre-padrone, che a modo suo ama la famiglia e i figli, ma nello stesso tempo non risparmia loro né urla, né lo scontento, nemmeno la violenza.
Eppure Bert non è una cattiva persona, lo dimostra la particolare gentilezza che inaspettatamente riserva spesso ad Anna; semplicemente, sfornare figli senza mai smettere di lavorare era uno dei tanti obblighi delle mogli dell'epoca, già segnate dalla difficoltà di mandare avanti la casa in precarie condizioni di vita e di lavoro; oggi può far rabbrividire, ma atteggiamenti misogini di questo genere facevano tranquillamente parte della quotidianità di tante famiglie.
Nel mondo di cui Anna è parte si percepisce spesso un acuto senso di sfiducia generale: che qualunque sforzo si compia, non accadrà mai niente di buono nella propria vita. Eppure la piccola Anna riesce sempre a trovarsi il suo angolo e non le manca mai un sorriso, né una parola di conforto, anche nei confronti di chi non le risparmia alcuna fatica; la speranza non viene sola né gratuita, ed è anche grazie agli incontri con alcune persone che le cambieranno la vita, se Anna riesce a stare a galla anche nei momenti più difficili e donare, ancora, la parte migliore di sé. Ogni percorso di vita è costellato da conoscenze impreviste che spesso, come si suol dire, rappresentano le persone giuste al momento giusto, quelle che ci permettono di diventare davvero "grandi".
L'evoluzione del personaggio di Anna è tangibile di episodio in episodio, parallelamente alla sua crescita fisica: iniziamo così da una bimbetta chiacchierona e tenerissima, fino ad osservare in lei lo sviluppo di una maturità precoce, ma sempre più consapevole.
Anna si fa grande, senza mai perdere un briciolo della curiosità che la contraddistingue; scandisce intelligenza in ogni cosa che dice e che compie, e ciò la rende un personaggio sicuramente atipico per l'epoca, tanto più ad oggi.
Il character design di Takayo Nishimura rimane abbastanza in linea con i precedenti Meisaku, richiamando lo stile semplice, morbido ed efficace del Miyazaki cui furono affidati i primi titoli del progetto, sebbene rimanga tuttavia qualitativamente incostante. Vi è una base comune di colorazioni più accese e contorni più nitidi; si percepisce nettamente un contrasto piuttosto marcato tra i contorni e le campiture nei personaggi rispetto alla profusione di toni pastello dedicata ai delicati sfondi di paesaggi acquerellati, minuziosi e splendidi.
In quasi tutti gli episodi si può notare come la regia si dilunghi per qualche attimo su panorami dai toni caldi dell'oro e dell'arancione, forse un rimando al mal sopportato colore dei capelli della protagonista: è un motivo ricorrente e ironico, perché sono immagini e colori che tolgono il fiato e rasserenano l'animo, laddove invece Anna non manca mai di ribadire quanto le sia sgradita la tinta arancione dei suoi capelli. Probabilmente non è un caso se queste immagini mancano solo nei climax della serie, che coincidono con i passaggi più grigi e rigidi dell'esistenza di Anna.
Per quanto riguarda il comparto audio, le musiche sono opera di Yasuharu Takanashi (Perfect Girl Evolution, Itazura na Kiss, Naruto Shippuden), Hiromi Mizutani (Perfect Girl Evolution) e Kenji Fujisawa Itaru; le melodie ricordano talvolta atmosfere folk che ben si adattano all'ambientazione della serie. Si accostano piacevolmente anche al bell'incipit di cornamusa della sigla italiana di Augusto Martelli, cantata da Cristina d'Avena.
Sul fronte del doppiaggio, è dolcemente trillante la voce giapponese di Rina Hidaka (Michiko in Michiko e Hatchin, Kohane in xxxHOLiC) nel ruolo di Anna; a mio avviso la doppiatrice italiana Valentina Pallavicino non è riuscita a rendere allo stesso modo la tenerezza della piccina, per contro è stata però in grado di assumere un timbro sempre più adeguato mano a mano che Anna si fa più grande e matura.
Tra le varie voci del doppiaggio italiano, è molto buona l'interpretazione della brava Dania Cericola nel ruolo di Joanna, severa ma con un timbro comunque materno, sicuramente migliore rispetto all'aspra interpretazione giapponese di Seiko Tamura; molto bella anche la resa del personaggio di Bert da parte di Claudio Moneta, e buone le restanti voci, sebbene personalmente io abbia trovato eccessivamente inespressiva la narrazione di Loredana Nicosia.
E' inoltre da segnalare che una compagna di scuola di Anna porta la voce originale giapponese di Mitsuko Horie, una veterana nel campo del doppiaggio, e tantopiù in quello dei Meisaku: protagonista in Lalabel e in Kiss me Licia, ma soprattutto in Pollyanna, Papà Gambalunga, Dolce Piccola Remì (Ie naki no Remi), passando anche per Piccolo Lord e Lovely Sara, e prestando la voce in diverse sigle di apertura e chiusura giapponesi.
Rispetto all'illustre precursore, Sorridi, piccola Anna è, in conclusione, un titolo meno intimistico e poetico, e più narrativo. Non è Anna dai capelli rossi e non c'è Isao Takahata alla regia. E' una differenza che si percepisce nettamente, perché sì, viene spontaneo immaginare un confronto tra i due.
Se entrambe le opere si attengono fedelmente, come è nella consuetudine dei Meisaku, nel riproporre l'atmosfera dei libri da cui hanno preso vita, può darsi che la differenza di stile si riconduca anche a questo. Non avendo letto nessuno dei romanzi, ciò rimane semplicemente una mia mera ipotesi e non posso confermarlo.
Tuttavia, va detto anche che ciò non è comunque motivo per serbare un pregiudizio nei confronti di Sorridi, piccola Anna che è un Meisaku ben riuscito, un prodotto curato piacevole alla visione e di facile affezione.
Ancora prima di accorgervene, avrete sempre davanti agli occhi i tanti luoghi dalla bellezza mozzafiato, riprodotti alla perfezione come in un quadro, in cui vive e cresce Anna; è un titolo perfetto per incominciare la giornata, al mattino prima di uscire di casa per i propri impegni, ma anche al rientro alla sera, per lasciarsi cullare dal candore e dall'intramontabile fascino di una certa bimbetta dai lunghi capelli rossi.
Se entrambe le opere si attengono fedelmente, come è nella consuetudine dei Meisaku, nel riproporre l'atmosfera dei libri da cui hanno preso vita, può darsi che la differenza di stile si riconduca anche a questo. Non avendo letto nessuno dei romanzi, ciò rimane semplicemente una mia mera ipotesi e non posso confermarlo.
Tuttavia, va detto anche che ciò non è comunque motivo per serbare un pregiudizio nei confronti di Sorridi, piccola Anna che è un Meisaku ben riuscito, un prodotto curato piacevole alla visione e di facile affezione.
Ancora prima di accorgervene, avrete sempre davanti agli occhi i tanti luoghi dalla bellezza mozzafiato, riprodotti alla perfezione come in un quadro, in cui vive e cresce Anna; è un titolo perfetto per incominciare la giornata, al mattino prima di uscire di casa per i propri impegni, ma anche al rientro alla sera, per lasciarsi cullare dal candore e dall'intramontabile fascino di una certa bimbetta dai lunghi capelli rossi.
vedi la mia ignoranza, pensavo l'avessero inventato per Evangelion
Anna da capelli rossi (titolo orribile, dai che la penso come Cartman ) non lo conosco, nè sotto forma di romanzo nè di anime. Non è il mio genere, ed eviterò con piacere anche questa nuova serie.
Complimentoni a zettaiLara per la bella recensione.
By the way, vidi Anna dai Capelli Rossi molto tempo fa e per quanto indubbiamente fosse un anime di qualità, non è propriamente il mio genere, troppe atmosfere tragiche e soprattutto troppo "colto", diciamo, come la maggioranza dei meisaku, io non sono una persona di gran cultura e di conseguenza mi trovo meglio con anime più "ignoranti", è un mio limite probabilmente, però così è
Di Anna dei capelli rossi io non ricordo praticamente nulla nonostante l'abbia seguito più volte da bambino, so solo che la preferivo di gran lunga a Heidi. Eh, da bambino preferivo altri generi rispetto alla narrazione di romanzi occidentali, e anche tra i cartoni animati con questo tema preferivo quelli più avventurosi come Il libro della giungla o Peter Pan.
Mi piacerebbe rivedere la serie originale e completare l'opera con questo prequel ora che sono più grande e che ho rivalutato molto il genere (vidi per pura curiosità Il cielo azzurro di Romeo in originale un paio d'anni fa e ci lasciai tante di quelle lacrime... ).
P.S.: La piccola Anna è carinissima... >w< Sento la Azusa Shiratori che è in me gioire nel vedere queste foto!
E, nonostante preferisca l'Anna del tetto verde, fatemelo dire: La sigla di Cristina è magnifica. Ti incanta davanti allo schermo
A dire il vero mi accontenterei pure dei manga tratti dai libri successivi anche se la qualità e fedeltà del cartone è ineguagliabile
@ flanders
Ognuno ha i propri gusti, c'è chi si annoia davanti ad Anna dai capelli rossi, chi ne rimane incantato. Come dice Gianni, non vedo che problema ci sia.
Ogni nostro giudizio è relativo alla nostra sensibilità, che a sua volta è determinata da un sacco di fattori. Ciò che per una persona è incredibilmente emozionante per un altra può risultare soporifero o addiritura indifferente. Tutto perfettamente umano.
A me Anna dai capelli rossi piace molto, ma non per questo mi permetterei mai di buttarla sul buon senso.
Ho amici che sono devoti alla musica metal e rimangono folgorati da riff di chitarra e urla di cantanti.
A me piace la lirica e il metal non lo sopporto.
Quindi?
Nulla.
Sorridi piccola Anna lo guarderò per bene molto presto. La prima serie non mi aveva mai interessato particolarmente da piccola, ma dopo aver visto un paio di episodio di Anna qualche anno più giovane ho deciso di recuperare entrambe le serie.
<i>Evangelion (e ciò che racconta) non esiste. puro delirio per otaku che non si prendono la briga di informarsi nemmeno nell'era informatizzata di Internet! doppiamente masochista.</i>
Credo che chiunque, finchè non infrange il regolamento, qui possa scrivere tutto ciò che vuole.
Ma se uno scrive "non conosco l'opera ma so già che non mi può interessare" non si lamenti se poi viene criticato per voler conservare la propria ignoranza (dal verbo ignorare, non voler conoscere).
Ora è così importante scrivere in ogni news o quasi "non m'interessa", come se a qualcuno importasse davvero? Insomma, perchè scrivere certe frasi che non portano a nulla sapendo già che ti ritroverai qualcuno che avrà da ridire?
Sia chiaro, non è che ce l'ho con te, mica mi hai fatto qualcosa, è solo che non capisco perchè dover scrivere certe affermazioni... non colgo il senso, tutto qui.
Ma anche gli altri hanno la pienalibertà a risponderti appena scrivi qualcosa che non condividono. Se dopo un po' di tempo che scrivi in quasi tutte le news frasi del tipo "non m'interessa" e vedi alcune reazioni che non ti piacciono, non ti viene il dubbio che per qualche motivo a te ignoto la cosa possa dare fastidio (non a me)?
Secondo me vale la pena commentare le news se c'è qualcosa di concreto per iniziare o proseguire una discussione, ad esempio per esprimere che ti piace ciò di cui tratta la news (e consigliare quindi il manga/anime inconsciamente) oppure dire perchè qualcosa non ti piace, ma dire "non conosco e sicuramente non t'interessa" in un sito in cui molta gente si è ricreduta sui propri gusti a qualcuno potrebbe dar fastidio, credo.
C'è un proverbio che dice "meglio stare zitti e sembrare stupidi che aprire bocca e darne la conferma", ora non dico che sei stupido (non mi sembra, ok che hai idee diverse dalle mie, ma hanno una logica), ma se vedi che ogni volta ci sono reazioni E LO SAI, non è meglio scrivere un post in meno invece di ritrovarti poi a rispondere ad altra gente e soprattutto a leggere post fiumi come il mio?
Per cortesia, discussioni non prettamente in tema alla news (o alla recensione come in questo caso) sarebbero da finire sulle proprie schede o in privato.
Per quanto mi riguarda, "Sorridi, piccola Anna" è stata, tra le serie recenti, una di quelle che più mi hanno coinvolta emotivamente; pensavo che non sarebbe riuscita a reggere il confronto con la serie classica, invece sono stata piacevolmente sorpresa dal constatare che è andata oltre le mie aspettative.
Mi sono piaciuti lo stile narrativo, la caratterizzazione dei personaggi (secondo me Bert è uno dei migliori), i disegni e anche il doppiaggio italiano, che ho trovato particolarmente ben realizzato (tuttavia devo far presente che non ho avuto modo di vedere la versione originale, quindi non posso fare confronti).
Ora aspetto con trepidazione l'uscita del romanzo per confrontarlo con l'anime!
Condivido molto di quello che ha scritto Ruriko... è una serie che mi ha coinvolta parecchio, e inaspettatamente devo dire (anche nei confronti di Anna dai capelli rossi)
E ora attendo il romanzo
Questo anime è davvero molto carino e secondo me leggendo questa recenzione viene subito voglia di vedere anna dai capelli rossi. Conplimenti ancora
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