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Elenco delle lezioni precedenti:
LEZIONE N°23
Pronomi e aggettivi dimostrativi
I pronomi dimostrativi sono utilizzati per indicare il referente in termini di distanza fisica rispetto a chi parla e chi ascolta.
Kore (これ) si usa per indicare un oggetto vicino a chi parla.
Kore significa di per sé "quest'oggetto". Per descrivere un oggetto in particolare si usa invece kono (この) seguito dal sostantivo a cui si riferisce.
Kore e kono possono essere entrambi tradotti come "questo", ma la differenza è che il primo è un pronome dimostrativo utilizzabile a sé stante, mentre il secondo è un aggettivo dimostrativo e dev'essere sempre seguito da un sostantivo!
Sore (それ) si usa per indicare un oggetto vicino a chi ascolta.
E allo stesso modo di prima sono (その) diventa aggettivo dimostrativo.
Are (あれ) si usa per indicare un oggetto lontano sia da chi parla che da chi ascolta.
E allo stesso modo di prima ano (あの) diventa aggettivo dimostrativo.
Seguendo lo stesso schema abbiamo anche:
Koko (ここ) = qui, questo luogo
Soko (そこ) = lì, quel luogo
Asoko (あそこ) = là/laggiù, quel luogo
La settimana prossima invece vedremo come costruire una frase interrogativa.
Elenco delle lezioni precedenti:
- Hiragagana 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9
- Katakana 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8
- Esercitazione di riepilogo
- Introduzione alla lingua giapponese 1 - 2
- I pronomi personali
- Il predicato nominale
LEZIONE N°23
Pronomi e aggettivi dimostrativi
I pronomi dimostrativi sono utilizzati per indicare il referente in termini di distanza fisica rispetto a chi parla e chi ascolta.
Kore (これ) si usa per indicare un oggetto vicino a chi parla.
これはりんごです。
Kore wa ringo desu.
Questa è una mela.
Kore wa ringo desu.
Questa è una mela.
Kore significa di per sé "quest'oggetto". Per descrivere un oggetto in particolare si usa invece kono (この) seguito dal sostantivo a cui si riferisce.
このりんごは赤いです。
Kono ringo wa akai desu.
Questa mela è rossa.
Kono ringo wa akai desu.
Questa mela è rossa.
Kore e kono possono essere entrambi tradotti come "questo", ma la differenza è che il primo è un pronome dimostrativo utilizzabile a sé stante, mentre il secondo è un aggettivo dimostrativo e dev'essere sempre seguito da un sostantivo!
Sore (それ) si usa per indicare un oggetto vicino a chi ascolta.
それはりんごです。
sore wa ringo desu.
Quella è una mela.
sore wa ringo desu.
Quella è una mela.
E allo stesso modo di prima sono (その) diventa aggettivo dimostrativo.
そのりんごは赤いです。
sono ringo wa akai desu.
Quella mela è rossa.
sono ringo wa akai desu.
Quella mela è rossa.
Are (あれ) si usa per indicare un oggetto lontano sia da chi parla che da chi ascolta.
あれはりんごです。
are wa ringo desu.
Quella è una mela.
are wa ringo desu.
Quella è una mela.
E allo stesso modo di prima ano (あの) diventa aggettivo dimostrativo.
あのりんごは赤いです。
ano ringo wa akai desu.
Quella mela è rossa.
ano ringo wa akai desu.
Quella mela è rossa.
Seguendo lo stesso schema abbiamo anche:
Koko (ここ) = qui, questo luogo
Soko (そこ) = lì, quel luogo
Asoko (あそこ) = là/laggiù, quel luogo
りんごはここにです。
ringo wa koko ni desu.
La mela è qui.
ringo wa koko ni desu.
La mela è qui.
りんごはそこにです。
ringo wa soko ni desu.
La mela è lì.
ringo wa soko ni desu.
La mela è lì.
りんごはあそこにです。
ringo wa asoko ni desu.
La mela è laggiù.
In quest'ultimi casi si usa la particella "ni" per indicare lo stato in luogo (la riprenderemo più avanti).ringo wa asoko ni desu.
La mela è laggiù.
La settimana prossima invece vedremo come costruire una frase interrogativa.
Nel terzo esempio:
それはりんごです。
kore wa ringo desu.
hai scritto kore al posto di sore.
Hai invertito anche le scritte in roomaji degli ultimi due esempi:
りんごはあそこにです。
ringo wa soko ni desu.
りんごはそこにです。
ringo wa asoko ni desu.
Aggiungerei che gli ultimi esempi non sono errati, ma di solito si usa aru più che desu (qui c'è una mela, ecc...), però visto che aru/iru ancora non sono stati trattati, si è preferito metterli in questo modo.
Altra lezione semplice semplice, insomma! Allora aspetto la prossima! Comunque queste divengon sempre più interessanti, davvero!
Solo una cosa: mi sembra che ci fosse una regola per cui con gli avverbi dimostrativi non si potesse usare una certa forma del verbo <i>desu</i>. Possibile?
D'altronde è questo che succede quando (lezione 22) si dice che だ/ですcorrisponde a "è", un'affermazione che dovrebbe lasciar perplesso chiunque abbia una minima conoscenza della lingua giapponese.
Ho digitato "koko ni desu" in hiragana su motore di ricerca giapponese e non lo trova in nessun sito, come risultato mi da solo koko desu senza il "ni".
Il desu è traducibile con il verbo essere italiano ma non è la stessa cosa, ha anche altre sfumature e funzioni.
Per gli altri invece è corretto "desu" です/ "da" だ e corrispondenti forme negative/interrogative.
E per esserne sicura ho ricontrollato sulla mia grammatica e le lezioni di primo anno della mia insegnante.
domanda: "pen wa doko desu ka"
risposta: "koko desu"
desu che in questo caso assume il significato di aru, in altri casi iru e può anche sostituire una parte di frase, il cosiddetto uso "ellittico" del desu.
Ripeto: sono lezioni per principianti. Se avete già la laurea in giapponese, non troverete nulla di vostro interesse. Non verrà fatto un trattato, solo mostrate le basi. :/
このりんごは赤いです。
Kono ringo wa akai desu.
Questa mela è rossa.
dove c'è un aggettivo 赤い (akai) che è coniugato al presente, si può omettere la copula です (desu) senza che la frase perda di senso o sia grammaticalmente scorretta?
sì, il significato di "sore" e "sono" in italiano corrisponde a "codesto" ma di solito viene tradotto "quello".
@Monfrin
certo, quando ometti il desu dopo un aggettivo che termina in "i" rendi il discorso piano, non formale (cioè quando parli con amici, familiari ecc.)
"kono ringo wa akai" è corretta.
Il desu lo aggiungi se devi parlare in modo più formale con estranei, persone più anziane o superiori.
Quindi non è aggettivo+verbo, ma va considerato come un tutt'uno, esattamente il nome specifico è quello di "predicato aggettivale", da non confondere con il nostro "predicato nominale", in quanto è il predicato costituito da un aggettivo.
Semplicemente, se scrivi "akai desu", coniughi l'aggettivo alla forma presente affermativa, in stile cortese; se scrivi "akai" e basta, l'hai coniugato alla forma presente affermativa, ma in stile piano. In giapponese infatti esistono diversi registri linguistici: cortese, piano, onorifico, umile e una variante dell'umile (non tutti gli insegnanti operano la distinzione tra le due).
Poi ti consiglio di aspettare le lezioni dedicate agli aggettivi per comprendere meglio questo concetto e capirne l'uso.
@Monfrin: confermo la risposta di SnowChild, dipende dallo stile. Generalmente nella lingua scritta il desu si mette sempre.
In effetti già sapevo che gli aggettivi in giapponese si comportano in maniera similare ai verbi, e hanno la loro coniugazione, per questo mi sembrava sovrabbondante mettere il desu alla fine di quella frase, invece si tratta di una forma di cortesia, in pratica si adopera non potendo esprimere il "lei" come succede nella nostra lingua.
E' interessante anche quello che fa notare Zelgadis, ed in effetti lo supponevo che nel linguaggio parlato è possibile omettere alcuni elementi, mentre nello scritto bisogna essere più precisi; anche in italiano sostanzialmente è così. Come anche non è necessario ripetere sempre il soggetto della frase, cosa che invece è obbligatoria in inglese e tedesco. Però in giapponese, se non sbaglio, è addirittura possibile omettere anche i verbi in certe condizioni. Mi viene in mente ad esempio la prima frase della sigla di apertura di Capitan Harlock così come l'ho trovata tradotta:
Uchuu no umi wa ore no umi.
Il mare dello spazio è il mio mare.
Magari è solo una licenza poetica, ma il verbo essere (desu o da) è stato omesso, cosa impossibile in italiano.
Tra l'altro le donne omettono il "da" alla fine della frase ma al suo posto aggiungono particelle che "ammorbidiscono" il tono come il ne, il wa, yo ecc.
Gli uomini invece tendono a usare il "da" alla fine della frase, con la possibilità di farla seguire dal ne, yo ecc. (wa è solo per le donne anche se in pochissimi casi l'ho sentito dire anche da uomini ).
Kore: questo (no problem, mi pare)
Sore: Quello (vicino all'interlocutore)
Are: Quello Laggiù (lontano sia dal parlante che dall'interlocutore)
Idem per Koko, Soko, Asoko (qui, li, laggiù)
Il problema degli aggettivi è che quelli in -i fanno praticamente le veci del verbo, mentre quelli in -na sono più simili ai sostantivi.
Capite quindi che gli aggettivi esprimendo l'essenza di una qualità, possono praticamente andare da soli. Per questo la copula è meno importante che in italiano. Essa rimane per esprimere la frase in maniera classicamente corretta, ma è ormai inessenziale ai fini della comprensione. Quindi, esprimerla è diventato un esercizio di stile e viene inteso più come un modo di addolcire la frase, elevandola nello stile cortese.
Ovviamente come copula, il desu/da va messo, va omesso oppure è opzionale secondo la regola grammaticale. Non è che si può sempre togliere, attenzione.
Vederemo quando è il caso di utilizzarlo o meno.
Nello stile piano sì, il "desu" può essere espresso come "da" (soprattutto nei casi in cui questo stile si usi con funzioni grammaticali, poichè certe espressioni vogliono le basi verbale dello stile piano, che sono la Shushikei e la Rentaikei, mentre la base dei verbi in "desu/-masu" è la Ren'yokei, ma non mi dilungo, verrà spiegato a suo tempo), oppure venir omesso come nei casi della coniugazione degli aggettivi.
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