Nella vasta produzione delle CLAMP, quartetto di artiste il cui impatto sulla diffusione mondiale del manga non è sfuggito a testate del calibro del New York Times, una tappa fondamentale è stata senz'altro rappresentata da Card Captor Sakura (カードキャプターさくら), titolo amato senza riserve da un vasto pubblico ed apprezzato dalla critica come esempio quintessenziale di shōjo manga. Concepito all'epoca in cui su Nakayoshi si andava esaurendo la serializzazione di Magic Knight Rayearth, Card Captor Sakura, nelle intenzioni delle CLAMP, mirava ad essere un'opera più in linea con il target del succitato mensile di casa Kodansha (letto prevalentemente da bambine/adolescenti tra i 9 e 15 anni). Per centrare l'obiettivo, Nanase Ohkawa (nel quartetto colei che di prassi si assume il compito d'imbastire la trama e stendere la sceneggiatura) scelse allora il genere mahō shōjo, rivisitandolo secondo la propria cifra artistica ed individuando il focus della narrazione nei sentimenti che legano tra loro i personaggi. Fulcro della vicenda un'eroina passibile d'identificazione da parte delle giovani lettrici, per ragioni anagrafiche e comunanza di esperienze (la vita scolastica ed i primi amori), fatta salva l'evasione nel fantastico garantita dall'elemento magico. Il mélange tra generi (majokko, romantico-sentimentale, avventuroso) e l'approfondimento in particolare dell'universo relazionale in cui si muovono i protagonisti hanno finito però per rendere Card Captor Sakura un titolo godibile da un pubblico demograficamente eterogeneo, molto più ampio rispetto alle destinatarie elettive dell'opera. La Ohkawa, pur avendo in mente dall'inizio l'evoluzione della storia, si limitò a fornire alle altre lo script un capitolo alla volta, senza svelare ciò che teneva in serbo per il prosieguo. In base al concept iniziale, Mokona, assieme a Tsubaki Nekoi e Satsuki Igarashi, caratterizzò graficamente i personaggi; la stessa Tsubaki Nekoi risolse inoltre il rompicapo del titolo. Fu così che sulle pagine di Nakayoshi nel maggio del 1996 (numero di giugno di quell'annata del magazine) aprì i battenti Card Captor Sakura, la cui serializzazione si sarebbe esaurita nel giugno del 2000 (numero di agosto della testata). L'opera venne successivamente raccolta in dodici tankōbon da parte di Kodansha, nella collana KC Deluxe, dal novembre 1996 al luglio 2000.
Nel 2004 fu presentata la ristampa (pubblicata nel torno di tempo tra il marzo 2004 e il febbraio 2005), nell'ambito della collana KC Pīsu, in formato A5 hardcover, sempre in 12 volumi ma con nuove illustrazioni di copertina. Del titolo esiste anche una versione bilingue (giapponese/inglese) dei primi 6 volumi, per Kodansha International.
Nel 2001 Card Captor Sakura è stato insignito del prestigioso Seiun Award come miglior manga dell'anno.
Come è noto, dalla serie sono stati tratti una versione animata per la TV (70 episodi divisi in tre stagioni), trasposizione fedele allo spirito se non alla lettera del manga — per ragioni tra l'altro legate alla specificità del medium, due lungometraggi d'animazione ed un numero consistente di videogiochi per diverse piattaforme.
Sakura Kinomoto è una studentessa del quarto anno alla scuola elementare privata Tomoeda, sita nell'omonimo centro urbano. Un giorno, aprendo per caso un volume della biblioteca paterna, provoca accidentalmente lo scioglimento del sigillo delle Clow Cards, carte magiche create dal potente stregone anglo-cinese Clow Reed, fondendo le arti magiche di Oriente e Occidente. All'apertura del tomo, da esso fuoriesce la Bestia del Sigillo (Kero-chan/Cerberus), custode del sigillo stesso, il quale si premura di spiegare a Sakura quanto avvenuto alle carte, sparpagliatesi nei dintorni sotto altra forma allo scopo di far danni o semplicemente confusione in ragione delle loro caratteristiche di personalità; in più, lo stesso Kero-chan le propone, senza troppe cerimonie, di stringere un patto, implicante l'assunzione del ruolo di Card Captor da parte della bambina. Contestualmente, Sakura riceve la Chiave del Sigillo, trasformabile in un bastone/scettro pronunciando l'appropriata formula magica (secondo la migliore tradizione del genere majokko). Comincia così la missione di Sakura, volta a rintracciare le carte disperse e a riportarle al loro vero aspetto; come puntualizzato da Cerberus, qualora il compito non venisse svolto, una non meglio precisata catastrofe si abbatterebbe infatti su questo mondo. L'unica a venir messa al corrente della missione da parte della Kinomoto è l'amica e compagna di classe Tomoyo Daidōji, felicissima di poter seguire, filmandole immancabilmente, le imprese della sua beniamina, realizzando deliziosi e/o eccentrici costumi perché Sakura li indossi in battaglia. La storia ci presenta inoltre la famiglia di Sakura, composta dal fratello Touya Kinomoto e dal padre Fujitaka, rimasto vedovo della moglie Nadeshiko, venuta a mancare quando Sakura aveva compiuto il terzo anno di età. Figura di primo piano è anche Yukito Tsukishiro, amico intimo e compagno di scuola di Touya al liceo Seijo, per cui Sakura nutre un debole. A complicare le cose, giunge in quel di Tomoeda da Hong Kong un coetaneo della giovane Kinomoto, Syaoran Li, discendente, seppur in linea collaterale, di Clow Reed, messosi a sua volta alla ricerca delle Carte di Clow. Di qui in avanti, parallelamente alla ricerca e cattura delle carte, vediamo svilupparsi la vicenda umana dei protagonisti e dei comprimari, con un particolare occhio di riguardo all'evolversi della relazione tra Syaoran e Sakura, inizialmente contrassegnata dall'ostilità del ragazzo.
Nel secondo arco narrativo, inaugurato dal settimo volume, appare infine un misterioso studente trasferitosi dall'Inghilterra, Eriol Hiiragizawa, nuovo compagno di classe di Sakura, Tomoyo e Syaoran. In concomitanza col suo arrivo, strani incidenti sconvolgono la quiete di Tomoeda…
Come affermato dalle stesse autrici, il tema centrale della storia è il rispetto per la diversità dei sentimenti e delle relazioni. Negli occhi della protagonista, e in quelli dei personaggi che le ruotano attorno, vediamo rispecchiarsi l'accettazione e l'accoglienza per le differenti forme assunte dagli affetti e dalle affinità, senza pregiudizi o tabù di sorta verso rapporti talvolta non comuni. Ogni differenza è colta come unicità, come segno di un sentire speciale, proprio per il fatto di non venire sottolineata o etichettata, ma semplicemente mostrata nella sua bellezza irripetibile.
Il “fiume carsico” della storia, pur attraverso il susseguirsi delle peripezie, è d'altronde proprio questa ricchezza di sentimenti, generatrice di una forza d'animo che fa pronunciare a Sakura la formula magica infallibile: “Zettai daijoubu da yo” (“Non ho nulla da temere”). Lo stesso Clow Reed, così come i suoi guardiani, sanno che nessuna magia è impossibile per chi sappia trovare la fonte della forza nel proprio cuore, scrigno degli affetti e della fiducia in se stessi e negli altri (“D'ora in avanti potrà capitare che io ti crei qualche problema… ma tu non avrai nulla da temere”). Lo sanno bene Syaoran e Tomoyo, che la semplice presenza di una persona, capace di farci scudo col suo cuore, ci mette al riparo da ogni male (“Con te non ho nulla da temere”). E lo sa bene anche Sakura stessa, che, quando Syaoran è al suo fianco, nonostante questi professi di non poter fare molto per aiutarla, si sente più sicura (“Se sono riuscita a impegnarmi al massimo… è stato solo perché al mio fianco c'eri tu”).
Così, attraverso i capitoli, vediamo tratteggiate svariate forme d'amore: l'amore tra fratelli ― si pensi al rapporto tra Sakura e Touya, che apostrofa la sorellina kaijū (“mostriciattolo”), mal dissimulando un bene profondo; il “primo amore” (la “cotta” di Sakura per Yukito); quello verso persone presenti anche se scomparse (si pensi a Fujitaka, che mette ogni giorno in cornice una foto diversa di Nadeshiko) o quello del passato, trasformatosi in ricordo; l'amore amicale e quello non corrisposto; con delicatezza, i sentimenti nati tra persone dello stesso sesso o dalla grande differenza d'età; infine, con tenerezza, l'amore romantico.
L'affettività dei personaggi è mostrata goccia a goccia, attraverso scambi di battute e conversazioni in cui la sensibilità dei singoli traspare come un distillato di purezza: così Tomoyo ci rammenta che felicità è sapere l'amato felice, e Chiharu che, quando capita di ferire una persona cara, la cosa da fare, con semplicità e a cuore aperto, è chiedere scusa. È nell'incontro con le molteplici sfumature dell'amore che Sakura cresce interiormente e matura la propria sensibilità.
Di questo processo di crescita fa parte naturalmente la scoperta dei propri sentimenti, la comprensione della loro natura, della differenza tra l'affetto verso una figura dalle caratteristiche paterne e l'emozione dolceamara che dà il batticuore amoroso (“se provo a riflettere su ciò che provo, mi fa ancora più male”). Della maturazione fa parte anche la difficoltà di confidare i propri sentimenti, venendo magari interrotti da un nonnulla, da un espediente narrativo, o forse, piuttosto, dal fatto che ogni cosa arriva a tempo debito. Bisogna a volte lasciare che gli amici si prendano cura di noi, come fa notare Kero-chan a Sakura: proteggersi è qualcosa di vicendevole. Bisogna infine avere cura degli altri, considerazione per i sentimenti altrui, e questo è quanto fanno, quasi per istinto naturale, tutti i personaggi della serie. Lo stesso Clow, apparentemente bizzarro e dal carattere incomprensibile, si dimostra attento alle emozioni di chi gli sta accanto, con una sorta di predilezione per le "sue creature", i guardiani delle carte. La cura e l'attenzione non sconfinano però mai nel controllo: Touya e Fujitaka, pur preoccupati per la piccola di casa, non le impediscono di fare esperienza, ma le offrono, per così dire, una protezione silenziosa, un porto sicuro durante la tempesta di una fanciullezza speciale, attorniata da creature magiche e compiti ben più onerosi della routine scolastica. Anche di fronte alla manifestazione dei sentimenti dell'altro, non vengono mai fatte domande indiscrete: ciò vale ad esempio per Yukito, emblema della gentilezza e della comprensione.
C'è posto anche per i sentimenti degli esseri soprannaturali (un gioiellino l'episodio della carta Mirror, che arriva a comprendere la verità della sofferenza e la sincerità del perdono), e va sottolineata la naturalezza con cui la protagonista riceve gli studenti misteriosi arrivati da lontano, Syaoran ed Eriol. Lo straniero, il soprannaturale, l'insolito, sono accomunati dall'essere speciali: qualcosa di raro non merita un giudizio, ma uno sguardo puro. È quanto Sakura e i suoi amici riescono ad offrire al loro mondo. “Sakura crede in tutte le forme d'amore che vede”, ci dice la stessa Ohkawa.
E, infine, c'è lo spazio per l'imprevedibile: le conseguenze dell'amore, ciò che neanche un mago potentissimo può presagire.
La bellezza di Card Captor Sakura non si esaurisce però qui. Abbiamo, come cornice narrativa, una storia estremamente ben congegnata, divisa elegantemente in due archi di 6 volumi ciascuno: il Clow Card Arc (Kurō Kādo-hen) e il Sakura Card Arc (Sakura Kādo-hen); una sapiente alternanza di registri nella storyline, che si concede piacevoli divertissement — si pensi alle gag comiche che vedono protagonista Yamazaki, o agli esilaranti epiteti di Kero-chan, come il gaki (“moccioso”) che riserva a Syaoran; e la dettagliata simbologia magica disseminata nelle tavole, non solo per quanto riguarda gli elementi figurativi delle carte (della cui estetica si dirà in seguito), caratterizzate, sul dorso e nei bordi, da riferimenti agli astri, ai pentacoli e agli arcani dei tarocchi, ma anche per le iscrizioni riportate sulle stesse e sugli altri oggetti magici mostrati nell'opera, i quali rappresentano un affascinante miscuglio di tradizione occidentale e orientale.
In particolare, la Rashinban, la bussola magica di cui si serve Li per localizzare le carte, reca impressi i simboli della dottrina dei cinque elementi (Wŭ Xíng), cui in un episodio fa riferimento anche Cerberus, assieme ai punti cardinali e al Taijitu (simbolo dello Yīn-Yáng). La cura per il simbolo è quasi sempre funzionale alla storia, come nel caso del cerchio magico di Sakura (che muta assumendo forma stellare), spingendo il lettore a prestare grande attenzione ai dettagli grafici.
A volte il simbolo rimanda invece all'interno dello stesso corpus delle opere CLAMP, connotandosi come autocitazione se non come crossover. Dalla più ovvia ripresa delle classiche ali (rievocate tra l'altro nella Chiave del Sigillo), all'invenzione del brand Piffle Princess (esportato poi anche in Lawful Drugstore, xxxHolic, Tsubasa RESERVoir CHRoNiCLE etc.), dal riferimento nel volume 9 ad Angelic Layer (la cui serializzazione era da poco partita su Gekkan Shōnen Ace) fino al classico tòpos della Tokyo Tower. Parafrasando la letteratura latina, si potrebbe a tal proposito parlare di “echi clampiani nelle CLAMP”.
Ma si potrebbe andare avanti per ore nell'evidenziare la cura del dettaglio espressivo, sia grafico che testuale: ci limitiamo a un accenno alla scelta dei nomi, ricaduta su un vero e proprio “florilegio” per quanto riguarda il nucleo familiare di Sakura (ciliegio, pesco, garofano, glicine…), o su di una parola-baule per Yukito Tsukishiro [“il bianconiglio sul castello della luna” (o sulla bianca luna, seguendo la pronuncia)], a voler suggerire l'idea di nascondimento o di confusione di una figura con lo sfondo.
Alcune cose, infine, danno la misura della specificità culturale, pur sempre presente nell'opera: la reincarnazione non viene confusa con la resurrezione. E ciò nonostante il fatto che le CLAMP abbiano dichiaratamente voluto realizzare con Card Captor Sakura “un'opera graziosa in cui nessuno morisse”, pur intessuta di sogni premonitori e visioni soprannaturali.
Correlato a quello della resa espressiva e del piano simbolico è il discorso sulla tecnica e le scelte grafiche. In Card Captor Sakura siamo di fronte a una precisa scelta stilistica, tesa a creare atmosfere delicate e soffuse attraverso una line art sottile e figure eteree, con voluta parsimonia d'inchiostro e un uso semplificato dei retini, per ottenere pagine luminose e “leggere” (un'atmosfera estetica distante ad esempio da quella di RG Veda, resa attraverso una line art più marcata e retini dati su più piani). I fondali colmi di fiori, caratterizzati da una grande varietà, si distinguono per un grande assente: le rose (un classico dell'estetica shōjo). Anche all'interno di Card Captor Sakura si possono evidenziare però stilemi eterogenei: sia per quanto riguarda i personaggi, distinguibili in figure più affini al classico stile CLAMP (Touya, Syaoran, Tomoyo), e figure graficamente inusitate per il quartetto, come la stessa Sakura, per la quale si è avuta cura di delineare un'amica con caratteristiche marcatamente differenti (i capelli di Tomoyo sono scuri e lunghi, quelli di Sakura chiari e corti). C'è spazio anche per l'animaletto da compagnia, Kero-chan, la cui forma ha dato del filo da torcere a Nekoi, che aveva inizialmente pensato a design basati su scoiattoli e cani. Differenze si riscontrano anche nella composizione delle tavole, tra l'altro in evoluzione nel corso della lunga opera: a scene di combattimenti in cui trionfano linee cinetiche, volute e spirali, si affiancano siparietti con connotazioni decisamente chibi o SD. Anche le inquadrature, per lo più frontali o laterali, nelle scene di combattimento mostrano spesso più sofisticate “riprese” dall'alto. Un discorso a parte meritano le carte, la cui iconografia richiama certamente quella dei tarocchi (si confronti, ovviamente, anche X), ma non disdegna una strizzatina d'occhio alle illustrazioni di Arthur Rackham nonché agli elfi e alle fairies dell'Art Nouveau, per la resa deliziosa di volute e girali e la rievocazione, nella cornice delle Clow Cards, delle cornici a pannello o a paravento, mutuate dall'estetica di Mucha (parallelo già riscontrabile nelle illustrazioni di RG Veda).
Un cenno meritano i graziosi costumi di Tomoyo: per idearli, Mokona, più che alle riviste di moda, ha dichiarato di essersi ispirata a ciò che aveva d'attorno. Oltre a cose e animali, sicuramente non avrà però ignorato i riferimenti ad opere letterarie come l'Alice di Carroll.
Card Captor Sakura Perfect Edition è la seconda edizione italiana dell'opera, dopo la prima ospitata dal 1999 al 2001 sulla collana Kappa Extra di Star Comics. La Perfect Edition, pubblicata dallo stesso editore sulla testata FAN dal settembre 2011 all'agosto 2012, riprende copertine e veste grafica della succitata seconda edizione giapponese, con galleria di illustrazioni a inizio volume (comprendente la versione a colori delle copertine dei capitoli contenuti nel volume stesso) e cover a colori del primo capitolo di ciascun volume (in doppia splash page), imitandone anche il formato (14,5x21 cm per l'edizione nostrana). Sulle bandelle sono rappresentati dorso delle Sakura Cards e carte dei personaggi. Grammatura e sfogliabilità della carta sono adeguate all'edizione. Prezzo di copertina: € 5.90.
A differenza della precedente edizione, la Perfect presenta le tavole non ribaltate, con lettura all'orientale. Altra novità, la conservazione delle onomatopee originali, con traduzione SFX riportata accanto. Per chi si diletta a leggere i kana, è l'occasione per ritrovare i simpatici “hanya~n” ed “hoe” di Sakura Kinomoto.
La traduzione ha tentato anche, per quanto possibile, di rendere la particolarità linguistica di Kero-chan, che ama esprimersi nel dialetto del Kansai (per inciso, regione d'origine delle CLAMP). Vi è una piccola incoerenza nella romanizzazione dei nomi: troviamo “Daidoji” (al posto di Daidouji o Daidōji), laddove il nome del fratello di Sakura è traslitterato come Touya. “Shaoran” diventa invece “Syaoran”, secondo la grafia ufficiale CLAMP. C'è da dire che però “Shaoran” resta la resa più immediata in rōmaji, laddove “Syaoran” accenna in qualche modo alla traslitterazione Yale del cinese e dunque al paese natale di Li.
Nel 2004 fu presentata la ristampa (pubblicata nel torno di tempo tra il marzo 2004 e il febbraio 2005), nell'ambito della collana KC Pīsu, in formato A5 hardcover, sempre in 12 volumi ma con nuove illustrazioni di copertina. Del titolo esiste anche una versione bilingue (giapponese/inglese) dei primi 6 volumi, per Kodansha International.
Nel 2001 Card Captor Sakura è stato insignito del prestigioso Seiun Award come miglior manga dell'anno.
Come è noto, dalla serie sono stati tratti una versione animata per la TV (70 episodi divisi in tre stagioni), trasposizione fedele allo spirito se non alla lettera del manga — per ragioni tra l'altro legate alla specificità del medium, due lungometraggi d'animazione ed un numero consistente di videogiochi per diverse piattaforme.
Sakura Kinomoto è una studentessa del quarto anno alla scuola elementare privata Tomoeda, sita nell'omonimo centro urbano. Un giorno, aprendo per caso un volume della biblioteca paterna, provoca accidentalmente lo scioglimento del sigillo delle Clow Cards, carte magiche create dal potente stregone anglo-cinese Clow Reed, fondendo le arti magiche di Oriente e Occidente. All'apertura del tomo, da esso fuoriesce la Bestia del Sigillo (Kero-chan/Cerberus), custode del sigillo stesso, il quale si premura di spiegare a Sakura quanto avvenuto alle carte, sparpagliatesi nei dintorni sotto altra forma allo scopo di far danni o semplicemente confusione in ragione delle loro caratteristiche di personalità; in più, lo stesso Kero-chan le propone, senza troppe cerimonie, di stringere un patto, implicante l'assunzione del ruolo di Card Captor da parte della bambina. Contestualmente, Sakura riceve la Chiave del Sigillo, trasformabile in un bastone/scettro pronunciando l'appropriata formula magica (secondo la migliore tradizione del genere majokko). Comincia così la missione di Sakura, volta a rintracciare le carte disperse e a riportarle al loro vero aspetto; come puntualizzato da Cerberus, qualora il compito non venisse svolto, una non meglio precisata catastrofe si abbatterebbe infatti su questo mondo. L'unica a venir messa al corrente della missione da parte della Kinomoto è l'amica e compagna di classe Tomoyo Daidōji, felicissima di poter seguire, filmandole immancabilmente, le imprese della sua beniamina, realizzando deliziosi e/o eccentrici costumi perché Sakura li indossi in battaglia. La storia ci presenta inoltre la famiglia di Sakura, composta dal fratello Touya Kinomoto e dal padre Fujitaka, rimasto vedovo della moglie Nadeshiko, venuta a mancare quando Sakura aveva compiuto il terzo anno di età. Figura di primo piano è anche Yukito Tsukishiro, amico intimo e compagno di scuola di Touya al liceo Seijo, per cui Sakura nutre un debole. A complicare le cose, giunge in quel di Tomoeda da Hong Kong un coetaneo della giovane Kinomoto, Syaoran Li, discendente, seppur in linea collaterale, di Clow Reed, messosi a sua volta alla ricerca delle Carte di Clow. Di qui in avanti, parallelamente alla ricerca e cattura delle carte, vediamo svilupparsi la vicenda umana dei protagonisti e dei comprimari, con un particolare occhio di riguardo all'evolversi della relazione tra Syaoran e Sakura, inizialmente contrassegnata dall'ostilità del ragazzo.
Nel secondo arco narrativo, inaugurato dal settimo volume, appare infine un misterioso studente trasferitosi dall'Inghilterra, Eriol Hiiragizawa, nuovo compagno di classe di Sakura, Tomoyo e Syaoran. In concomitanza col suo arrivo, strani incidenti sconvolgono la quiete di Tomoeda…
Come affermato dalle stesse autrici, il tema centrale della storia è il rispetto per la diversità dei sentimenti e delle relazioni. Negli occhi della protagonista, e in quelli dei personaggi che le ruotano attorno, vediamo rispecchiarsi l'accettazione e l'accoglienza per le differenti forme assunte dagli affetti e dalle affinità, senza pregiudizi o tabù di sorta verso rapporti talvolta non comuni. Ogni differenza è colta come unicità, come segno di un sentire speciale, proprio per il fatto di non venire sottolineata o etichettata, ma semplicemente mostrata nella sua bellezza irripetibile.
Il “fiume carsico” della storia, pur attraverso il susseguirsi delle peripezie, è d'altronde proprio questa ricchezza di sentimenti, generatrice di una forza d'animo che fa pronunciare a Sakura la formula magica infallibile: “Zettai daijoubu da yo” (“Non ho nulla da temere”). Lo stesso Clow Reed, così come i suoi guardiani, sanno che nessuna magia è impossibile per chi sappia trovare la fonte della forza nel proprio cuore, scrigno degli affetti e della fiducia in se stessi e negli altri (“D'ora in avanti potrà capitare che io ti crei qualche problema… ma tu non avrai nulla da temere”). Lo sanno bene Syaoran e Tomoyo, che la semplice presenza di una persona, capace di farci scudo col suo cuore, ci mette al riparo da ogni male (“Con te non ho nulla da temere”). E lo sa bene anche Sakura stessa, che, quando Syaoran è al suo fianco, nonostante questi professi di non poter fare molto per aiutarla, si sente più sicura (“Se sono riuscita a impegnarmi al massimo… è stato solo perché al mio fianco c'eri tu”).
Così, attraverso i capitoli, vediamo tratteggiate svariate forme d'amore: l'amore tra fratelli ― si pensi al rapporto tra Sakura e Touya, che apostrofa la sorellina kaijū (“mostriciattolo”), mal dissimulando un bene profondo; il “primo amore” (la “cotta” di Sakura per Yukito); quello verso persone presenti anche se scomparse (si pensi a Fujitaka, che mette ogni giorno in cornice una foto diversa di Nadeshiko) o quello del passato, trasformatosi in ricordo; l'amore amicale e quello non corrisposto; con delicatezza, i sentimenti nati tra persone dello stesso sesso o dalla grande differenza d'età; infine, con tenerezza, l'amore romantico.
L'affettività dei personaggi è mostrata goccia a goccia, attraverso scambi di battute e conversazioni in cui la sensibilità dei singoli traspare come un distillato di purezza: così Tomoyo ci rammenta che felicità è sapere l'amato felice, e Chiharu che, quando capita di ferire una persona cara, la cosa da fare, con semplicità e a cuore aperto, è chiedere scusa. È nell'incontro con le molteplici sfumature dell'amore che Sakura cresce interiormente e matura la propria sensibilità.
Di questo processo di crescita fa parte naturalmente la scoperta dei propri sentimenti, la comprensione della loro natura, della differenza tra l'affetto verso una figura dalle caratteristiche paterne e l'emozione dolceamara che dà il batticuore amoroso (“se provo a riflettere su ciò che provo, mi fa ancora più male”). Della maturazione fa parte anche la difficoltà di confidare i propri sentimenti, venendo magari interrotti da un nonnulla, da un espediente narrativo, o forse, piuttosto, dal fatto che ogni cosa arriva a tempo debito. Bisogna a volte lasciare che gli amici si prendano cura di noi, come fa notare Kero-chan a Sakura: proteggersi è qualcosa di vicendevole. Bisogna infine avere cura degli altri, considerazione per i sentimenti altrui, e questo è quanto fanno, quasi per istinto naturale, tutti i personaggi della serie. Lo stesso Clow, apparentemente bizzarro e dal carattere incomprensibile, si dimostra attento alle emozioni di chi gli sta accanto, con una sorta di predilezione per le "sue creature", i guardiani delle carte. La cura e l'attenzione non sconfinano però mai nel controllo: Touya e Fujitaka, pur preoccupati per la piccola di casa, non le impediscono di fare esperienza, ma le offrono, per così dire, una protezione silenziosa, un porto sicuro durante la tempesta di una fanciullezza speciale, attorniata da creature magiche e compiti ben più onerosi della routine scolastica. Anche di fronte alla manifestazione dei sentimenti dell'altro, non vengono mai fatte domande indiscrete: ciò vale ad esempio per Yukito, emblema della gentilezza e della comprensione.
C'è posto anche per i sentimenti degli esseri soprannaturali (un gioiellino l'episodio della carta Mirror, che arriva a comprendere la verità della sofferenza e la sincerità del perdono), e va sottolineata la naturalezza con cui la protagonista riceve gli studenti misteriosi arrivati da lontano, Syaoran ed Eriol. Lo straniero, il soprannaturale, l'insolito, sono accomunati dall'essere speciali: qualcosa di raro non merita un giudizio, ma uno sguardo puro. È quanto Sakura e i suoi amici riescono ad offrire al loro mondo. “Sakura crede in tutte le forme d'amore che vede”, ci dice la stessa Ohkawa.
E, infine, c'è lo spazio per l'imprevedibile: le conseguenze dell'amore, ciò che neanche un mago potentissimo può presagire.
La bellezza di Card Captor Sakura non si esaurisce però qui. Abbiamo, come cornice narrativa, una storia estremamente ben congegnata, divisa elegantemente in due archi di 6 volumi ciascuno: il Clow Card Arc (Kurō Kādo-hen) e il Sakura Card Arc (Sakura Kādo-hen); una sapiente alternanza di registri nella storyline, che si concede piacevoli divertissement — si pensi alle gag comiche che vedono protagonista Yamazaki, o agli esilaranti epiteti di Kero-chan, come il gaki (“moccioso”) che riserva a Syaoran; e la dettagliata simbologia magica disseminata nelle tavole, non solo per quanto riguarda gli elementi figurativi delle carte (della cui estetica si dirà in seguito), caratterizzate, sul dorso e nei bordi, da riferimenti agli astri, ai pentacoli e agli arcani dei tarocchi, ma anche per le iscrizioni riportate sulle stesse e sugli altri oggetti magici mostrati nell'opera, i quali rappresentano un affascinante miscuglio di tradizione occidentale e orientale.
In particolare, la Rashinban, la bussola magica di cui si serve Li per localizzare le carte, reca impressi i simboli della dottrina dei cinque elementi (Wŭ Xíng), cui in un episodio fa riferimento anche Cerberus, assieme ai punti cardinali e al Taijitu (simbolo dello Yīn-Yáng). La cura per il simbolo è quasi sempre funzionale alla storia, come nel caso del cerchio magico di Sakura (che muta assumendo forma stellare), spingendo il lettore a prestare grande attenzione ai dettagli grafici.
A volte il simbolo rimanda invece all'interno dello stesso corpus delle opere CLAMP, connotandosi come autocitazione se non come crossover. Dalla più ovvia ripresa delle classiche ali (rievocate tra l'altro nella Chiave del Sigillo), all'invenzione del brand Piffle Princess (esportato poi anche in Lawful Drugstore, xxxHolic, Tsubasa RESERVoir CHRoNiCLE etc.), dal riferimento nel volume 9 ad Angelic Layer (la cui serializzazione era da poco partita su Gekkan Shōnen Ace) fino al classico tòpos della Tokyo Tower. Parafrasando la letteratura latina, si potrebbe a tal proposito parlare di “echi clampiani nelle CLAMP”.
Ma si potrebbe andare avanti per ore nell'evidenziare la cura del dettaglio espressivo, sia grafico che testuale: ci limitiamo a un accenno alla scelta dei nomi, ricaduta su un vero e proprio “florilegio” per quanto riguarda il nucleo familiare di Sakura (ciliegio, pesco, garofano, glicine…), o su di una parola-baule per Yukito Tsukishiro [“il bianconiglio sul castello della luna” (o sulla bianca luna, seguendo la pronuncia)], a voler suggerire l'idea di nascondimento o di confusione di una figura con lo sfondo.
Alcune cose, infine, danno la misura della specificità culturale, pur sempre presente nell'opera: la reincarnazione non viene confusa con la resurrezione. E ciò nonostante il fatto che le CLAMP abbiano dichiaratamente voluto realizzare con Card Captor Sakura “un'opera graziosa in cui nessuno morisse”, pur intessuta di sogni premonitori e visioni soprannaturali.
Correlato a quello della resa espressiva e del piano simbolico è il discorso sulla tecnica e le scelte grafiche. In Card Captor Sakura siamo di fronte a una precisa scelta stilistica, tesa a creare atmosfere delicate e soffuse attraverso una line art sottile e figure eteree, con voluta parsimonia d'inchiostro e un uso semplificato dei retini, per ottenere pagine luminose e “leggere” (un'atmosfera estetica distante ad esempio da quella di RG Veda, resa attraverso una line art più marcata e retini dati su più piani). I fondali colmi di fiori, caratterizzati da una grande varietà, si distinguono per un grande assente: le rose (un classico dell'estetica shōjo). Anche all'interno di Card Captor Sakura si possono evidenziare però stilemi eterogenei: sia per quanto riguarda i personaggi, distinguibili in figure più affini al classico stile CLAMP (Touya, Syaoran, Tomoyo), e figure graficamente inusitate per il quartetto, come la stessa Sakura, per la quale si è avuta cura di delineare un'amica con caratteristiche marcatamente differenti (i capelli di Tomoyo sono scuri e lunghi, quelli di Sakura chiari e corti). C'è spazio anche per l'animaletto da compagnia, Kero-chan, la cui forma ha dato del filo da torcere a Nekoi, che aveva inizialmente pensato a design basati su scoiattoli e cani. Differenze si riscontrano anche nella composizione delle tavole, tra l'altro in evoluzione nel corso della lunga opera: a scene di combattimenti in cui trionfano linee cinetiche, volute e spirali, si affiancano siparietti con connotazioni decisamente chibi o SD. Anche le inquadrature, per lo più frontali o laterali, nelle scene di combattimento mostrano spesso più sofisticate “riprese” dall'alto. Un discorso a parte meritano le carte, la cui iconografia richiama certamente quella dei tarocchi (si confronti, ovviamente, anche X), ma non disdegna una strizzatina d'occhio alle illustrazioni di Arthur Rackham nonché agli elfi e alle fairies dell'Art Nouveau, per la resa deliziosa di volute e girali e la rievocazione, nella cornice delle Clow Cards, delle cornici a pannello o a paravento, mutuate dall'estetica di Mucha (parallelo già riscontrabile nelle illustrazioni di RG Veda).
Un cenno meritano i graziosi costumi di Tomoyo: per idearli, Mokona, più che alle riviste di moda, ha dichiarato di essersi ispirata a ciò che aveva d'attorno. Oltre a cose e animali, sicuramente non avrà però ignorato i riferimenti ad opere letterarie come l'Alice di Carroll.
Card Captor Sakura Perfect Edition è la seconda edizione italiana dell'opera, dopo la prima ospitata dal 1999 al 2001 sulla collana Kappa Extra di Star Comics. La Perfect Edition, pubblicata dallo stesso editore sulla testata FAN dal settembre 2011 all'agosto 2012, riprende copertine e veste grafica della succitata seconda edizione giapponese, con galleria di illustrazioni a inizio volume (comprendente la versione a colori delle copertine dei capitoli contenuti nel volume stesso) e cover a colori del primo capitolo di ciascun volume (in doppia splash page), imitandone anche il formato (14,5x21 cm per l'edizione nostrana). Sulle bandelle sono rappresentati dorso delle Sakura Cards e carte dei personaggi. Grammatura e sfogliabilità della carta sono adeguate all'edizione. Prezzo di copertina: € 5.90.
A differenza della precedente edizione, la Perfect presenta le tavole non ribaltate, con lettura all'orientale. Altra novità, la conservazione delle onomatopee originali, con traduzione SFX riportata accanto. Per chi si diletta a leggere i kana, è l'occasione per ritrovare i simpatici “hanya~n” ed “hoe” di Sakura Kinomoto.
La traduzione ha tentato anche, per quanto possibile, di rendere la particolarità linguistica di Kero-chan, che ama esprimersi nel dialetto del Kansai (per inciso, regione d'origine delle CLAMP). Vi è una piccola incoerenza nella romanizzazione dei nomi: troviamo “Daidoji” (al posto di Daidouji o Daidōji), laddove il nome del fratello di Sakura è traslitterato come Touya. “Shaoran” diventa invece “Syaoran”, secondo la grafia ufficiale CLAMP. C'è da dire che però “Shaoran” resta la resa più immediata in rōmaji, laddove “Syaoran” accenna in qualche modo alla traslitterazione Yale del cinese e dunque al paese natale di Li.
Un'edizione consigliatissima ai fan storici della serie e ai neofiti dell'opera, per goderne appieno le emozioni, riassaporandole o scoprendole per la prima volta. In entrambi i casi, Card Captor Sakura non mancherà di emozionare, con una nota delicata e sfumature tenui, oscillanti tra la tenerezza, il pianto, la nostalgia, la speranza, la gioia. È una lezione apparentemente banale, di una semplicità disarmante, quella che giunge dalle voci di tutti e di ciascun personaggio: l'amore è multiforme e si esprime in mille modi, attraverso piccoli gesti d'affetto, dal valore inestimabile per chi li compie e per chi li riceve, in momenti capaci di colorare una giornata, o magari un'intera vita. È un'opera che, per la sua grazia soffusa, può riuscire, se la si legge a cuore aperto, a riconciliare con l'amore. Forse è questa la magia più grande operata dalla Card Captor, o dalle CLAMP attraverso di essa.
I disegni mi piacciono tantissimo, amo i vestiti creati da Tomoyo (ma in generale le Clamp sono bravissime a creare uniformi e vestiti) ed è forse il manga Clamp con il finale che preferisco!
Ho la prima edizione ma prima o poi mi piacerebbe recuperare anche questa...
Una domanda a proposito della questione "Syaoran" o "Shaoran": quindi il nome va letto Sya e non Sha?
PS Gli "hoe" di Sakura sono pucciosissimi!
Comunque bella recensione, complimenti a chi l'ha scritta, anche se inizialmente ero convinta che fosse di Kotaro XD
Ho letto anche la recensione di Giannigreed. e sinceramente la mancanza di un avversario non mi entusiasma per niente, i disegni nn mi dicono molto e li trovo anonimi, non mi dicono niente.
Cmq, complimenti al recensore, mi piace come è fatto il lavoro.
no la pronuncia è la stessa. personalmente syaoran non lo posso vedere, preferisco l'adattamento con l'h.
sakura è una delle opere più belle delle clamp sia come storia che disegni, l'unico difetto che ci trovo è come vengono disegnati i piedi, sakura non sembra avere delle scarpe ma delle scamorze XD
complimenti a kyon per la recensione, adesso mi è venuta voglia di rileggerlo :3
Ma quei piedotti sono così carini! *-*
@キョン
Grazie per l'illuminazione, essendo abituata a chiamarlo Shaoran non avrei mai potuto sopportare un cambiamento e nel mio cuore sarebbe sempre rimasto "Sha"! XD
A chi non è piaciuto perché manca l'avversario, e perché è infuso di "eccessivo buonismo" (cit.) dico solo che non ha proprio colto il messaggio che le autrici hanno voluto trasmettere con quest'opera.
Me l'hanno prestato ma una cosa è certa: delle Clamp non prenderò mai più niente
L'anime per fortuna è tutt'un'altra cosa
@Kabutomaru io te lo sconsiglio. E' melenso e noioso e inoltre è vero che non ci sono ostacoli o avversari. Ma tanto Sakura è bella/brava/buona/ce la farà non è vero?
Come sempre un bravo a chi si è sbattuto
Io vidi solo la serie animata quando lo passarono in tv, e mi piacque moltissimo. Avevo già deciso di recuperare la serie non appena avessi finito qualche serie, ma questa recensione mi è venuta voglia di comprarlo il più presto possibile! *-*
amo le clamp e secondo me l'edizione non ha fatto altro che valorizzare le tavole
Il messaggio di questo manga è spesso sottovalutato: oltre alla trama principale, fa riflettere su quanto l'amore, quello vero, supera ogni cosa, dall'età al sesso fenotipico della persona, ricreando situazioni romantiche e incantevoli...
Veramente bello...
Ho la vecchia edizione, ma forse recupererò anche la Perfect prima o poi.
Bellissima recensione!
In ogni caso, come forse accade anche in altri mahou shoujo (mi vengono in mente Tokyo Mew Mew e Sugar Sugar Rune), questa è una serie che probabilmente rende meglio in anime, vuoi per i combattimenti, l'uso delle carte, ecc., vuoi per lo sviluppo dei rapporti tra i personaggi, più dilatato. Però i disegni delle CLAMP in CCS sono stupendi.
Io ho la vecchia edizione di questo manga, che trovo sia molto bello per quanto non il migliore del suo genere (è troppo "costruito" e un po' melenso, per quanto molto dolce ed emozionante). Ho degli splendidi ricordi legati a lui, però, e i disegni sono divini (magari le Clamp disegnassero ancora così).
Di "Card Captor Sakura" ho letto la prima edizione e, seppur non sia amante delle storie in cui l'idealizzazione dei sentimenti è troppo spinta, non mi è affatto dispiaciuto. Forse, però, il target di pubblico a cui quest'opera è maggiormente adatta è effettivamente quello pensato in origine dalle autrici.
Bellissime le parole usate e le tavole a colori che il recensore ha usato.
Per chi non l'avesse ancora fatto consiglio VIVAMENTE la visione/lettura, ne rimarrete estasiati specialmente se il genere è di vostro gradimento.
Niente da dire se non grazie a キョン per aver fatto questa recensione molto completa e dettagliata, che risalta a pieno la bellezza di questo manga.
Se le Clamp si sono dovute dare alle ristampe perché gli ultimi loro lavori, è solo perché facevano proprio pena! Infatti dopo le ultime due delusioni.... per quanto siano belle e brave e facessero bei lavori negli anni passati (vedi Tsubasa Chronicle, xxxHolic, Chobits ecc..), ci penserò molto prima di prendere una loro nuova serie!! (vedi Gate-7 ecc...)
Di CardCaptor Sakura adoro l'anime (non la voce di Sakura, spesso alquanto irritante >.> ) ma il manga invece secondo me è poco scorrevole, più pesante da seguire ed incasinato....
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