Gothic Lolita saggio La TorreUscito in ottobre e presentato a Lucca 2012 per la Società Editrice La Torre (distintasi negli anni per pubblicazioni come Manga Academica, rivista di studi sul fumetto e sul cinema di animazione giapponese, giunta nel 2012 al quinto numero), Gothic Lolita - Storia, forme e linguaggi di una moda giapponese, della semiologa romana Gloria Carpita, rappresenta una fruttuosa analisi di uno degli aspetti della J-pop che più si prestano allo sguardo semiotico, proprio per il suo carattere di rilettura semantica dell'immaginario gotico occidentale attraverso canoni stilistici squisitamente nipponici, elaborati all'interno di una taishū bunka (pop culture) favoleggiante e contigua all'estetica del kawaii.

Il libro ben si inserisce nel dibattito sui prodotti dell'industria culturale che, a ben diritto, si possono chiamare transnazionali, e che danno conto del "ricentramento della globalizzazione" (termine introdotto da Koichi Iwabuchi, studioso nipponico attento all'industria dei media), e, al suo interno, del ruolo assunto dal Giappone quale paese esportatore di mode, tendenze e stili, spesso frutto di previa appropriazione di modelli culturali stranieri; tutto ciò, in un quadro globale in cui le frontiere tra i paesi sono estremamente permeabili al passaggio di prodotti culturali capaci di generare appeal e seguito anche lontano dal contesto d'origine. Più in particolare, nel primo capitolo l'autrice analizza le motivazioni sottostanti l'incontro-fusione tra elementi di derivazione occidentale ed orientale in molti prodotti dell'industria culturale giapponese, richiamando il concetto di "odore culturale", la fragranza che rende un prodotto dell'immaginario appetibile a un pubblico per via del suo esotismo o della riconoscibilità di certi caratteri estetici, propri di uno specifico contesto storico-culturale. In questo senso, la moda gothic lolita appare all'autrice come la risposta di una determinata cultura giovanile alla cultura mainstream, sostanziata nella scelta di un determinato vestiario.
La stessa storia del termine, di derivazione straniera (garaigo) ma fuso in una sola parola "inconfondibilmente giapponese" (gosurori, ゴスロリ), dà l'idea di questa reinterpretazione locale di una suggestione estetica straniera (gli abiti infiorettati da pizzi e merletti capaci di trasformare le ragazze giapponesi in ritratti viventi delle bambole vittoriane). Viene così data voce a una nostalgia romantica di un'epoca lontana, riscritta a livello di immaginario e di pratiche condivise da chi si riconosce nello stile gothic lolita (sottogenere dello stile lolita). Un passato fantasticato viene rivissuto nel presente, sotto forme estetiche che richiamano appunto un tempo lontano, o, forse, "un'infanzia perduta", come suggerisce l'autrice nell'introduzione.
Partendo dunque dal tema della transnazionalità culturale dei prodotti della japanese pop culture (per chi volesse approfondirlo, si raccomanda il saggio di Marco Pellitteri Il Drago e la Saetta, edito da Tunué), e, segnatamente, della moda GothLoli, Gloria Carpita approfondisce semioticamente il fenomeno, presentandone nel testo i tratti distintivi (si segnala un'analisi morfologica del vestito femminile vittoriano e delle componenti stilistiche e funzionali dell'abito di genere lolita). L'attenzione viene rivolta poi alla rivista Gothic & Lolita Bible, vero e proprio "manifesto" trimestrale della tendenza, e, infine, alla crossmedialità del GothLoli, ai suoi debiti e crediti culturali con manga quali Versailles no bara e Rozen Maiden, alla sua influenza sul cinema (il pensiero va ovviamente a Kamikaze Girls) e, soprattutto, a quella esercitata sulla musica (il visual kei di band come i Malice Mizer e i Moi dix Moi). Il testo si distingue tra l'altro per un ricco apparato iconografico.
Per chi volesse leggere la recensione dell'opera di Elena Romanello, autrice di diverse monografie per Iacobelli, vi rimandiamo all'articolo di Sakura Magazine.

Fonte consultata:
Sakura Magazine