Abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare Naoki Urasawa innanzitutto per i suoi coinvolgenti thriller, anche perché è su di essi che si puntò anni fa per il debutto in Italia. Ma prima della caccia al serial killer di Monster, prima dei complotti fantapolitici di 20th Century Boys, prima dell’omaggio tezukiano di Pluto o ancora dei grandi retroscena della storia dell’umanità svelati in Billy Bat, e cioè prima di tutti i suoi lavori più noti da noi, ci son state le commedie sportive.
In particolar modo Yawara! (1986-1993) fu un’opera che contribuì significativamente all’affermazione di Urasawa come mangaka. Quando finì di disegnarlo nel 1993, però, egli aveva in mente di mettersi al lavoro su di un manga con tematiche thriller (ricordiamo che nel frattempo lavorava già a Master Keaton su Big Comic Original, portato avanti in contemporanea a Yawara! e che si sarebbe concluso di lì ad un anno, nel 1994); ma i responsabili di Big Comic Spirits insistettero affinché egli tentasse di bissare il successo inaspettato sopraggiunto con Yawara! dedicandosi ad una nuova commedia sportiva.
Così il “progetto Monster” venne momentaneamente accantonato, e nel 1993 Urasawa cominciò a lavorare su Happy!, senza in verità aver neanche deciso - fino a poche settimane prima di prendere in mano il pennino - quale sport trattare in questo suo nuovo manga.
Inizialmente pensò alla pallavolo, ma si rese presto conto che le similitudini nello sviluppo e le finalità narrative con Yawara! sarebbero state troppe, inevitabili ed evidenti; e non aveva senso riciclarsi. Se doveva occuparsi di una nuova commedia sportiva, ci voleva uno sport diversissimo, che soprattutto gli permettesse di toccare temi che non gli era stato possibile affrontare con Yawara!. Alla fine realizzò che il contesto ideale poteva essere il mondo professionistico del tennis, una realtà dura, spietata e attorno cui gravitano grandi quantità di denaro.
Il denaro… si, perché il motore di questa storia è il denaro. Sarà in effetti difficile da concepire un concetto simile, per chi è abituato a quelle opere a tema sportivo che fanno della passione, la dedizione, il sacrificio e l’amore per una disciplina, il traino della storia; ma in Happy! la nostra protagonista “combatte” per denaro.
Miyuki Umino infatti è una ragazza che si barcamena tra lo studio ed il lavoro per sostenere se stessa e i suoi tre piccoli e pestiferi fratellini che vivono assieme a lei in un minuscolo appartamento. Un brutto giorno però bussano alla sua porta dei creditori: il fratellone, che non vede da molto tempo ormai e che attualmente è irreperibile, si è cacciato nei guai indebitandosi presso una losca società di credito di una somma mostruosa: 250.000.000 di yen.
Diventa presto evidente che la ragazza, pur abbandonando gli studi e dedicandosi a più lavori, non sarebbe mai in grado di onorare tale debito, e gli stessi creditori vogliono costringerla a intraprendere la via della prostituzione in modo da racimolare abbastanza denaro in tempi ragionevoli.
Miyuki non ha nessuno a cui chiedere aiuto, non ha genitori, non ha parenti, e sa che deve cavarsela da sola. Perciò decide di puntare il tutto per tutto, tornando a dedicarsi allo sport che non praticava da anni, sperando di riuscire a sfondare come professionista e guadagnare cifre astronomiche; così riprende in mano la racchetta da tennis. Chiariamo subito che, pur trattandosi di un manga di genere sportivo, in realtà lo sport non è il protagonista indiscusso, o meglio, potremmo dire che quel che avviene fuori dal campo da tennis è altrettanto importante, o forse anche di più.
Il tennis, definito nel manga come il più spietato sport da combattimento senza spargimenti di sangue che esista, forse diventa più una metafora della vita per Miyuki Umino.
È un equilibrio molto ben riuscito quello di Happy!: l’incipit intrigante e diverso dal solito dona un pizzico di pepe in più alla componente sportiva, anche se poi il fattore commedia rimane sempre molto importante, forse preponderante.
So che a molti potrà sembrare un’eresia (e neanche io qualche tempo fa avrei mai creduto di poterlo affermare) ma a leggere Happy!, prima commedia di Urasawa a giungere in Italia, ci si rende conto che forse Urasawa se la cava addirittura meglio in quest’ambito più scanzonato che coi suoi famosi thriller.
A rendere grandioso Happy! sono i protagonisti di grande spessore, i rapporti intricati, le psicologie accurate, le situazioni toccanti ma anche tanta ironia, soprattutto le varie gags con protagonisti Kajiki, Sayori e Sango, i tre fratellini di Miyuki, sono assolutamente spassose.
Ci si accorge presto di come l’elemento più importante e riuscito di Happy! siano i personaggi, a partire dalla protagonista che da subito si distingue sia per la sua determinazione che per la sua ingenuità è l’indubbia capacità di farsi mettere i piedi in testa da chiunque. Miyuki infatti vanta quel comportamento da fanciulla garbata, incapace di scorgere malizia nel suo prossimo che, diciamocelo pure, può anche risultare irritante in certi frangenti; ma è anche questo il bello del manga. E dopo alcuni volumi è inevitabile ritrovarsi a parteggiare per questa povera ragazza che calamita ogni genere di sfiga, che si ritrova sempre vittima di intrighi, macchinazioni, tranelli e persino delle ingiurie del pubblico; ma che cocciutamente continua a combattere con le unghie e con i denti preoccupandosi più degli altri che di se stessa. E no, specifichiamo da subito che mai in questo manga si respira buonismo da quattro soldi, come si potrebbe forse sospettare da quanto letto fin qui. Lo sport, abbiamo detto, non è tutto in questo manga, ma quando c’è appassiona, e molto. I match sono tesi e vari, con belle trovate e tanto di tecniche speciali (nulla di assurdo o troppo fantasioso). Il dinamismo è reso bene dai disegni, con ordine e semplicità. Non vi è forse alcun particolare guizzo artistico, ma vedere Miyuki Umino ritratta mentre dà le spalle all’avversario, tornando al servizio, dopo aver fatto punto, è sempre esaltante.
Urasawa si dimostra già maturo anche come disegnatore: è vero che in Happy! non vi è quasi traccia, ad esempio, delle inquadrature o i giochi di luce drammatici che tanto lo caratterizzeranno nei thriller futuri, ma già sono riconoscibili molti suoi tratti caratteristici, soprattutto nel chara design, nella credibilità dei personaggi, le loro smorfie e il loro dinamismo. I personaggi son tutti molto espressivi, ben caratterizzati, tanto che non se ne trovano due che siano anche solo lontanamente simili.
Un elemento forse abbastanza inedito è rappresentato invece una certa componente maliziosa, lievemente erotica, anche se circoscritta a poche situazioni e ad un paio di personaggi femminili in particolare, Choko (l'acerrima nemica di Miyuki sul campo) in primis.
Happy! è stato pubblicato in Italia da Planet Manga, e il suo esordio forse non fu dei migliori giacché, all’epoca dell’uscita del primo volume, la carta dalla tonalità paglierino (particolarmente odiata ai tempi dai lettori) ed una grammatura scarsa che rendeva le pagine alquanto trasparenti (fortunatamente quest’ultima fu aumentata nei volumi successivi), unitamente al prezzo deluxe, non suscitarono sicuramente entusiasmo nei potenziali acquirenti. La diffidenza del lettore verso questo manga "inusuale" per i canoni di Urasawa, probabilmente avrà fatto il resto.
L’edizione però vanta un formato ampio (21 x 15 cm), 15 corposi volumi da più di 300 pagine (molte a colori), sovraccoperta e cover sottostante con illustrazioni a colori differenti per ogni volume. La qualità di stampa è buona, l'adattamento è scorrevole, non si notano particolari refusi e le onomatopee non sono state ridisegnate, ma presentano delle piccole note nelle vicinanze. Purtroppo Happy! non ebbe un grandissimo successo in patria, tanto che Urasawa definisce la sua serializzazione: “Una lotta durata cinque anni e quattro mesi”. Ma il sottoscritto, da lettore, si sente di affermare che ne è valsa sicuramente la pena.
Happy! è un manga estremamente appassionante, strapieno di bei personaggi, vicende ben dirette, temi come la morte, la miseria, la sessualità e l’omosessualità, ed in definitiva sorprendentemente maturo sotto molti aspetti. Certo il lettore più navigato potrebbe storcere il naso dinanzi a certi marchingegni narrativi che vanno puntualmente al loro posto, forse un po’ prevedibilmente; ma nulla che pregiudichi seriamente la godibilità di quest’opera.
In particolar modo Yawara! (1986-1993) fu un’opera che contribuì significativamente all’affermazione di Urasawa come mangaka. Quando finì di disegnarlo nel 1993, però, egli aveva in mente di mettersi al lavoro su di un manga con tematiche thriller (ricordiamo che nel frattempo lavorava già a Master Keaton su Big Comic Original, portato avanti in contemporanea a Yawara! e che si sarebbe concluso di lì ad un anno, nel 1994); ma i responsabili di Big Comic Spirits insistettero affinché egli tentasse di bissare il successo inaspettato sopraggiunto con Yawara! dedicandosi ad una nuova commedia sportiva.
Così il “progetto Monster” venne momentaneamente accantonato, e nel 1993 Urasawa cominciò a lavorare su Happy!, senza in verità aver neanche deciso - fino a poche settimane prima di prendere in mano il pennino - quale sport trattare in questo suo nuovo manga.
Inizialmente pensò alla pallavolo, ma si rese presto conto che le similitudini nello sviluppo e le finalità narrative con Yawara! sarebbero state troppe, inevitabili ed evidenti; e non aveva senso riciclarsi. Se doveva occuparsi di una nuova commedia sportiva, ci voleva uno sport diversissimo, che soprattutto gli permettesse di toccare temi che non gli era stato possibile affrontare con Yawara!. Alla fine realizzò che il contesto ideale poteva essere il mondo professionistico del tennis, una realtà dura, spietata e attorno cui gravitano grandi quantità di denaro.
Il denaro… si, perché il motore di questa storia è il denaro. Sarà in effetti difficile da concepire un concetto simile, per chi è abituato a quelle opere a tema sportivo che fanno della passione, la dedizione, il sacrificio e l’amore per una disciplina, il traino della storia; ma in Happy! la nostra protagonista “combatte” per denaro.
Miyuki Umino infatti è una ragazza che si barcamena tra lo studio ed il lavoro per sostenere se stessa e i suoi tre piccoli e pestiferi fratellini che vivono assieme a lei in un minuscolo appartamento. Un brutto giorno però bussano alla sua porta dei creditori: il fratellone, che non vede da molto tempo ormai e che attualmente è irreperibile, si è cacciato nei guai indebitandosi presso una losca società di credito di una somma mostruosa: 250.000.000 di yen.
Diventa presto evidente che la ragazza, pur abbandonando gli studi e dedicandosi a più lavori, non sarebbe mai in grado di onorare tale debito, e gli stessi creditori vogliono costringerla a intraprendere la via della prostituzione in modo da racimolare abbastanza denaro in tempi ragionevoli.
Miyuki non ha nessuno a cui chiedere aiuto, non ha genitori, non ha parenti, e sa che deve cavarsela da sola. Perciò decide di puntare il tutto per tutto, tornando a dedicarsi allo sport che non praticava da anni, sperando di riuscire a sfondare come professionista e guadagnare cifre astronomiche; così riprende in mano la racchetta da tennis.
Il tennis, definito nel manga come il più spietato sport da combattimento senza spargimenti di sangue che esista, forse diventa più una metafora della vita per Miyuki Umino.
È un equilibrio molto ben riuscito quello di Happy!: l’incipit intrigante e diverso dal solito dona un pizzico di pepe in più alla componente sportiva, anche se poi il fattore commedia rimane sempre molto importante, forse preponderante.
So che a molti potrà sembrare un’eresia (e neanche io qualche tempo fa avrei mai creduto di poterlo affermare) ma a leggere Happy!, prima commedia di Urasawa a giungere in Italia, ci si rende conto che forse Urasawa se la cava addirittura meglio in quest’ambito più scanzonato che coi suoi famosi thriller.
A rendere grandioso Happy! sono i protagonisti di grande spessore, i rapporti intricati, le psicologie accurate, le situazioni toccanti ma anche tanta ironia, soprattutto le varie gags con protagonisti Kajiki, Sayori e Sango, i tre fratellini di Miyuki, sono assolutamente spassose.
Ci si accorge presto di come l’elemento più importante e riuscito di Happy! siano i personaggi, a partire dalla protagonista che da subito si distingue sia per la sua determinazione che per la sua ingenuità è l’indubbia capacità di farsi mettere i piedi in testa da chiunque. Miyuki infatti vanta quel comportamento da fanciulla garbata, incapace di scorgere malizia nel suo prossimo che, diciamocelo pure, può anche risultare irritante in certi frangenti; ma è anche questo il bello del manga. E dopo alcuni volumi è inevitabile ritrovarsi a parteggiare per questa povera ragazza che calamita ogni genere di sfiga, che si ritrova sempre vittima di intrighi, macchinazioni, tranelli e persino delle ingiurie del pubblico; ma che cocciutamente continua a combattere con le unghie e con i denti preoccupandosi più degli altri che di se stessa. E no, specifichiamo da subito che mai in questo manga si respira buonismo da quattro soldi, come si potrebbe forse sospettare da quanto letto fin qui.
Urasawa si dimostra già maturo anche come disegnatore: è vero che in Happy! non vi è quasi traccia, ad esempio, delle inquadrature o i giochi di luce drammatici che tanto lo caratterizzeranno nei thriller futuri, ma già sono riconoscibili molti suoi tratti caratteristici, soprattutto nel chara design, nella credibilità dei personaggi, le loro smorfie e il loro dinamismo. I personaggi son tutti molto espressivi, ben caratterizzati, tanto che non se ne trovano due che siano anche solo lontanamente simili.
Un elemento forse abbastanza inedito è rappresentato invece una certa componente maliziosa, lievemente erotica, anche se circoscritta a poche situazioni e ad un paio di personaggi femminili in particolare, Choko (l'acerrima nemica di Miyuki sul campo) in primis.
Happy! è stato pubblicato in Italia da Planet Manga, e il suo esordio forse non fu dei migliori giacché, all’epoca dell’uscita del primo volume, la carta dalla tonalità paglierino (particolarmente odiata ai tempi dai lettori) ed una grammatura scarsa che rendeva le pagine alquanto trasparenti (fortunatamente quest’ultima fu aumentata nei volumi successivi), unitamente al prezzo deluxe, non suscitarono sicuramente entusiasmo nei potenziali acquirenti. La diffidenza del lettore verso questo manga "inusuale" per i canoni di Urasawa, probabilmente avrà fatto il resto.
L’edizione però vanta un formato ampio (21 x 15 cm), 15 corposi volumi da più di 300 pagine (molte a colori), sovraccoperta e cover sottostante con illustrazioni a colori differenti per ogni volume. La qualità di stampa è buona, l'adattamento è scorrevole, non si notano particolari refusi e le onomatopee non sono state ridisegnate, ma presentano delle piccole note nelle vicinanze.
Happy! è un manga estremamente appassionante, strapieno di bei personaggi, vicende ben dirette, temi come la morte, la miseria, la sessualità e l’omosessualità, ed in definitiva sorprendentemente maturo sotto molti aspetti. Certo il lettore più navigato potrebbe storcere il naso dinanzi a certi marchingegni narrativi che vanno puntualmente al loro posto, forse un po’ prevedibilmente; ma nulla che pregiudichi seriamente la godibilità di quest’opera.
Happy! narra la ricerca della felicità. Ci insegna che quando la vita ti spala letame addosso a volontà, quella in cui ci si ritrova è, tutto sommato, una situazione propositiva dalla quale si può solo risalire. E Miyuki Umino lo fa: risale. Combatte, affrontando inesorabilmente ogni problema, uno step alla volta, un servizio dopo l’altro, lanciandosi su ogni palla, anche quelle impossibili, anche quando il suo corpo rischia di cedere, e lo fa col sorriso sulle labbra. Ogni sua azione sembra ribadire serafica: “Don’t worry, be happy”; quando col suo passo deciso va incontro alle difficoltà, e quando a queste se ne aggiungono costantemente altre, lei persevera e va avanti, a volte con la forza della disperazione, ma sempre incurante dei fischi e degli acciacchi.
Happy! è sicuramente uno dei migliori manga di Naoki Urasawa finora giunti in Italia. Semplicemente imperdibile.
Happy! è sicuramente uno dei migliori manga di Naoki Urasawa finora giunti in Italia. Semplicemente imperdibile.
Titolo | Prezzo | Casa editrice |
---|---|---|
Happy! 1 | € 10.90 | Panini Comics |
Happy! 1 Ristampa | € 13.90 | Panini Comics |
Happy! 2 | € 10.90 | Panini Comics |
Happy! 2 Ristampa | € 13.90 | Panini Comics |
Happy! 3 | € 10.90 | Panini Comics |
Happy! 3 Ristampa | € 13.90 | Panini Comics |
Happy! 4 | € 10.90 | Panini Comics |
Happy! 4 Ristampa | € 13.90 | Panini Comics |
Happy! 5 | € 10.90 | Panini Comics |
Happy! 5 Ristampa | € 13.90 | Panini Comics |
Happy! 6 | € 10.90 | Panini Comics |
Happy! 6 Ristampa | € 13.90 | Panini Comics |
Happy! 7 | € 10.90 | Panini Comics |
Happy! 7 Ristampa | € 13.90 | Panini Comics |
Happy! 8 | € 10.90 | Panini Comics |
Happy! 8 Ristampa | € 13.90 | Panini Comics |
Happy! 9 | € 10.90 | Panini Comics |
Happy! 9 Ristampa | € 13.90 | Panini Comics |
Happy! 10 | € 10.90 | Panini Comics |
Happy! 10 Ristampa | € 13.90 | Panini Comics |
Happy! 11 | € 10.90 | Panini Comics |
Happy! 11 Ristampa | € 13.90 | Panini Comics |
Happy! 12 | € 10.90 | Panini Comics |
Happy! 12 Ristampa | € 13.90 | Panini Comics |
Happy! 13 | € 10.90 | Panini Comics |
Happy! 13 Ristampa | € 13.90 | Panini Comics |
Happy! 14 | € 10.90 | Panini Comics |
Happy! 14 Ristampa | € 13.90 | Panini Comics |
Happy! 15 | € 10.90 | Panini Comics |
Happy! 15 Ristampa | € 13.90 | Panini Comics |
Era ora che questo manga venisse rivalutato, l'ho sempre ritenuto ampiamente sottovalutato dai lettori italiani!
E' un manga che parte lento, ma questi ultimi numeri sono emozionanti e non sono riuscito a staccarmi dalle pagine malgrado il formato piuttosto notevole.
Personalmente all'inizio mi piaceva, ma poi continua a migliorare ed esce sempre più l'abilità del grande Urasawa che riesce ad intrecciare magistralmente gli avvenimenti e crea personaggi dalle caratterizzazioni sempre più umane e riuscite, portando al contempo corpose crescite personali per diversi personaggi.
Insomma, un manga emozionante, divertente ed appassionante nel quale si affacciano tantissimi personaggi dalle sublimi caratterizzazioni, buoni e cattivi compresi, nei quali traspare una profonda umanità come in pochi altri manga.
Comunque l'edizione non sembra sgradevole nè esageratamente costosa: 300 pagine (con sovraccoperta e illustrazioni a colori) a 11 euro superano di gran lunga la scadente qualità delle ultime edizioni deluxe della Planet (ad es. Seraphim 266613336wings, 232 pg a 12 euro )
I primi numeri sono molto altanelanti e non valgono qualitativamente a livello di storia i 10.90, poi dal volume 6-7 in poi, la storia migliora di molto pari passo con i materiali dell'edizione. Ottimi personaggi (Thinderman su tutti).
Intanto complimentoni a Oberon per l'ottima recensione
E' riuscito ad accendere in me l'interesse per questo manga
Spero di riuscire a trovarlo, anche se usato....
Certo è che 163 euro complessivi sicuramente non avvicinano i lettori a queste opere.....
Complimenti a Oberon di cui amo tantissimo il modo di scrivere (non dimentico quella bellissima recensione di "Ikigami"! )
Penso proprio che piano piano me lo recupererò, appena sarò in vista di una fumetteria
Condivido pienamente la recensione, lo spessore dei personaggi è qualcosa di magnifico, e insieme alla tecnica narrativa fa raggiungere livelli davvero alti nel complesso
Però 15 numeri per 10,9 euro sono un furto bello e buono....
Ok che l'edizione tutto sommato è buona (mi regalarono il primo volume in fumetteria) e ha molte pagine, però...
Aspetto ancora di trovare una bella occasione (come farò per Yawara!), quello sì ^^
PS: e l'attesa funziona... ho trovato Early Works super scontato nella mia fumetteria (presto mi arriverà insieme agli arretrati)!!
Poi mi sono imbattuta in Yawara, ottimo spokon, e alla fine ho ripreso Happy. Non me ne sono pentita.
Applauso di 90 minuti.
Ci insegna che quando la vita ti spala letame addosso a volontà, quella in cui ci si ritrova è, tutto sommato, una situazione propositiva dalla quale si può solo risalire.
Altro applauso di 90 minuti.
Non sarà sicuramente al livello delle altre sue 4 opere più famose, ma ci scommetterei che anche questa è un opera ben realizzata.
Mi auguro, prossimamente, di avere l' occasione di leggerla!
Tra i pochi manga di Urasawa che mi manca. Adesso ho iniziato Yawara, potrei fare un mese uno un mese l'altro.
Vediamo ora Yawara!,che ho appena iniziato,e Master Keaton di cui devo ancora prendere il primo volume.
Ora però, devo ricominciare da capo. Riprendere dal quarto volume non ha molto senso. Devo, o meglio, dovrò un giorno riprenderlo dal primo numero e non avere fretta nel concluderlo.
Ammetto che l'edizione "jumbo" di Planet, volume dopo volume che si andavano ad accumulare, mi ha quasi portato a sospenderla. Tuttavia, odio le serie in sospeso! Avere una serie a metà in casa è una cosa insopportabile per me. Per fortuna però che c'è Miyuki.
Amo Miyuki Umino.
Io devo ammettere di aver quasi snobbato Happy! al tempo del suo varo in Italia: lessi il primo volume ma... un po' per l'edizione che inizialmente mi scoraggiò, e un po' per il pregiudizio nei confronti di questa commedia (ho sempre e solo identificato Urasawa coi suoi polizieschi), mi accodai a chi manifestò una apprezzamento tiepido (pur avendolo trovato simpatico) e finii per lasciarlo da parte senza quasi accorgermene.
Di recente però ho deciso di dargli questa seconda opportunità... ed ora credo di poterlo considerare uno dei miei manga preferiti di sempre
In Italia non so se è stato un vero e proprio "flop"; ma non credo, altrimenti Yawara! ce lo potevamo scordare. Di certo non se ne è sentito parlare molto in giro. Ma son certo che prima o poi verrà rivalutato, come avvenuto con gli stessi 20th CB e Monster.
@KazuyaRyuzaki
Vero, però Pineapple Army non l'ho praticamente considerato essendo rimasto interrotto e non avendo neanche contribuito più di tanto (che mi si corregga se sbaglio) a diffondere il "culto di Urasawa" in Italia .
Prima di tutto complimenti ad Oberon!
Poi: quanto mi piacerebbe poter recuperare questa serie. Il tennis, avendolo giocato per tre anni, non mi è completamente estraneo come sport e mi sono bastate le poche immagini della recensione per farmi innamorare (i tre bambini che corrono in primis: Urasawa mi fa impazzire quando disegna i bambini: li rappresenta con una vitalità trascinante, sarà per questo che ho adorato maggiormente 20thCB rispetto Monster e Pluto). E pure la positività della serie è una qualità che reputo prioritaria in un manga.
Peccato solo per l'edizione: per quel che costa non credo riuscirò mai a recuperarla. Purtroppo in questo periodo devo sacrificare serie per proseguirne altre (principalmente non-manga) e 11€ a volume per un prodotto che reputo negativo sotto l'aspetto materiale (non mi piace proprio esteriormente, né la carta usata: i volumi Deluxe, per fare un esempio, li reputo nettamente migliori) sono veramente troppi (165,5€ totali).
Comunque, per conoscere dall'interno il mondo professionistico tennistico, dovete assolutamente leggere i saggi di David Foster Wallace: "Tennis, trigonometria e tornado" e "L'abilità professionistica del tennista Michael Joyce come paradigma di una serie di cose tipo la scelta, la libertà, i limiti, la gioia, l'assurdità e la completezza dell'essere umano", presenti nella raccolta "Tennis, tv, trigonometria, tornado (e altre cose divertenti che non farò mai più)".
Davvero: due delle cose più belle mai lette su questo argomento; dannatamente divertenti, approfondite e realistiche.
Vero. Infatti ho sempre pensato che Urasawa sia uno di quegli adulti che prova nostalgia per l'età dell'infanzia, o almeno è questa l'impressione che mi ha sempre dato. E spesso i suoi personaggi migliori son proprio i bambini (che bene o male ci sono in ogni suo manga).
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