“Con lo stomaco vuoto e con il dolore nel cuore, sei giovani furono portati in un riformatorio speciale. Fu proprio come se delle foglie cadute da un albero fossero state inghiottite da un vortice.”
Lasciando ad altre sedi, sicuramente più adatte, ogni tipo di discorso relativo al ruolo e all’utilità sociale, e focalizzando l’attenzione esclusivamente sul lato umano, il carcere resta comunque quel luogo capace di far tremare i polsi anche all’individuo caratterialmente più forte e navigato: un’esperienza emotivamente sconvolgente capace di cambiare radicalmente il carattere se non l’esistenza stessa di una persona. Pensate, dunque, come possa essere devastante se a varcare la soglia del carcere siano dei ragazzini appena entrati nell’adolescenza, e che vivono già in condizioni di pura indigenza, come i protagonisti di questo manga.
Rainbow ci porta nel 1955, in un Giappone dove sono ancora aperte le ferite della seconda guerra mondiale. Una nazione ben lontana da quella tutta grattacieli e tecnologia a cui siamo abituati oggi e che, anzi, deve convivere con lo straniero invasore, mentre nel frattempo dilagano fame e povertà come solo in un paese dilaniato dalla follia della guerra può accadere. Si tratta di quell'atmosfera che in fondo noi italiani di oggi possiamo ad esempio ritrovare nei vecchi film del neorealismo.
George Abe con una certa vena autobiografica - come vedremo in seguito - ci racconta le vicende di sette adolescenti finiti dietro le sbarre di un riformatorio, vittime di eventi più grandi di loro.
Questo non è ovviamente un manga con power-up o poteri magici, ma un titolo che appartiene a quel filone prolifico del fumetto giapponese che tratta temi gravi e maturi. Rainbow è un crudo e aberrante racconto di un incubo fatto di crudeltà, abusi fisici e morali. Un corollario di personaggi al limite tra la totale perdizione e la speranza di una vita diversa. Nessuna novità eclatante rispetto ad altre opere che hanno toccato l’argomento della detenzione minorile, come ad esempio il film americano Sleepers (1996) di Barry Levinson, ma per contesto e temi trattati, risulta senza dubbio un titolo piuttosto particolare nel panorama fumettistico nipponico di questi ultimi anni, pur celebrando un sentimento di per sé piuttosto abusato. Questo manga è, infatti, un inno all’unico vero collante capace di unire personalità - i protagonisti del manga di Abe - tanto diverse quanto disperate: l’amicizia.
I sette ragazzi, tutti con età comprese tra i 16 e i 17 anni, rinchiusi nella cella 2 del blocco 6 del riformatorio speciale Shonan, troveranno nel diciottenne Rokurota Sakuragi una figura carismatica cui appigliarsi nel vitale tentativo di mantenere una propria dignità in grado di restituirli a una vita normale una volta scampati alla reclusione forzata. Essi lo chiameranno Fratellone a testimonianza di un legame unico, quasi familiare, e inizieranno con lui non solo la lunga e penosa attesa della libertà, ma soprattutto una lunga e determinata lotta contro le umiliazioni e le crudeltà perpetrate dalla perfida guardia Ishihara e dal corrotto e libidinoso Dottor Sasaki.
Dicevamo della vena autobiografica in questa storia di “vite spezzate” in cerca di redenzione. George Abe, non può dirsi certo il classico mangaka, ruolo a cui è giunto alla soglia dei settant’anni dopo un’esistenza “romanzesca” che lo ha visto più volte finire dietro le sbarre, la prima delle quali a 19 anni con l’accusa di furto, tentato omicidio e porto d’armi illegale. Un dettaglio nella vita di chi ha fatto il pugile, il commentatore di kickboxing, il gestore di locali, il promoter, il ristoratore, il commerciante di droghe... senza dimenticarsi le sue collaborazioni con la Yakuza.
Scrittore quindi solo dal 1987, anche se raggiunto quasi subito dal successo, avendo tanto a cui ispirarsi .
In “Rainbow”, la sua prima prova nel fumetto, egli riversa molti aspetti della sua vita variegata e “al limite” anche con piccoli appunti prettamente personali tra un capitolo e l’altro. Visione personalizzata della sceneggiatura quindi a cui va ascritta una certa propensione alla retorica, forse anche ricercata e voluta, per far calare maggiormente la trama nell’'epoca in cui è ambientata.
Non ci sono argomenti tabù in questo manga che già dal primo numero arriva diretto come un pugno allo stomaco del lettore: violenza, crimini e abusi di ogni tipo fuoriescono senza pietà dalle sue pagine, come un fiume in piena.
A maggior ragione però era lecito aspettarsi, almeno nella prima parte della storia (quella fino ad ora uscita in Italia) una certa profondità psicologica dei vari personaggi che a mio avviso sono ritratti in maniera troppo dicotomica: buoni o cattivi, senza grandi sfumature intermedie; in maniera piuttosto idealizzata e semplicistica, quindi.
A parte questo, la storia è piuttosto avvincente, e riesce a catturare l’attenzione del lettore anche perché è davvero impossibile rimanere indifferenti di fronte alle tavole disegnate da Masasumi Kakizaki. I personaggi di questo mangaka sono realizzati in maniera estremamente caricaturale, soprattutto nei particolari e nei primi piani, come se trascinati in un gorgo di alienazione e perdizione ai limiti del sogno, anzi, dell'incubo. Un prepotente utilizzo di giochi di luce e ombra, nonchè una meticolosa cura del dettaglio che dà il meglio di se nel rendere l’espressività ed emozioni umane come rabbia e paura, fanno sì che non sia certo un caso che i manga realizzati da Kakizaki trattino argomenti forti, o addirittura l’horror, come il volume unico Hideout recentemente portato in Italia dalla stessa Planet Manga.
Rainbow è stato pubblicato per la prima volta in Giappone dal 2003 al 2010 sulle riviste Big Comic Spirits e Young Sunday dell’editore Shogakukan e raccolto poi in 22 tankobon. Nel 2005 viene premiato da suo editore nella categoria miglior seinen agli Shogakukan Manga Award e infine riceve la giusta consacrazione grazie alla trasposizione animata ad opera dello studio Madhouse, grazie alla quale inizia a farsi conoscere anche fuori dai confini giapponesi pur rimanendo un’opera piuttosto di nicchia, forse anche a causa degli argomenti trattati.
Planet Manga lo propone con un’edizione standard da 13x18 cm, in bianco e nero, senza sovracoperta o tavole a colori. Non un’edizione di lusso quindi, ma comunque discreta nella sua semplicità, a giudicare dai 6 volumi fino ad oggi pubblicati. Niente da eccepire invece sull'adattamento: la lettura risulta scorrevole, com'è giusto che sia in un titolo la cui forza evocativa proviene in buona parte dalla maestria del disegnatore.
Lasciando ad altre sedi, sicuramente più adatte, ogni tipo di discorso relativo al ruolo e all’utilità sociale, e focalizzando l’attenzione esclusivamente sul lato umano, il carcere resta comunque quel luogo capace di far tremare i polsi anche all’individuo caratterialmente più forte e navigato: un’esperienza emotivamente sconvolgente capace di cambiare radicalmente il carattere se non l’esistenza stessa di una persona. Pensate, dunque, come possa essere devastante se a varcare la soglia del carcere siano dei ragazzini appena entrati nell’adolescenza, e che vivono già in condizioni di pura indigenza, come i protagonisti di questo manga.
Rainbow ci porta nel 1955, in un Giappone dove sono ancora aperte le ferite della seconda guerra mondiale. Una nazione ben lontana da quella tutta grattacieli e tecnologia a cui siamo abituati oggi e che, anzi, deve convivere con lo straniero invasore, mentre nel frattempo dilagano fame e povertà come solo in un paese dilaniato dalla follia della guerra può accadere. Si tratta di quell'atmosfera che in fondo noi italiani di oggi possiamo ad esempio ritrovare nei vecchi film del neorealismo.
George Abe con una certa vena autobiografica - come vedremo in seguito - ci racconta le vicende di sette adolescenti finiti dietro le sbarre di un riformatorio, vittime di eventi più grandi di loro.
Questo non è ovviamente un manga con power-up o poteri magici, ma un titolo che appartiene a quel filone prolifico del fumetto giapponese che tratta temi gravi e maturi. Rainbow è un crudo e aberrante racconto di un incubo fatto di crudeltà, abusi fisici e morali. Un corollario di personaggi al limite tra la totale perdizione e la speranza di una vita diversa. Nessuna novità eclatante rispetto ad altre opere che hanno toccato l’argomento della detenzione minorile, come ad esempio il film americano Sleepers (1996) di Barry Levinson, ma per contesto e temi trattati, risulta senza dubbio un titolo piuttosto particolare nel panorama fumettistico nipponico di questi ultimi anni, pur celebrando un sentimento di per sé piuttosto abusato. Questo manga è, infatti, un inno all’unico vero collante capace di unire personalità - i protagonisti del manga di Abe - tanto diverse quanto disperate: l’amicizia.
I sette ragazzi, tutti con età comprese tra i 16 e i 17 anni, rinchiusi nella cella 2 del blocco 6 del riformatorio speciale Shonan, troveranno nel diciottenne Rokurota Sakuragi una figura carismatica cui appigliarsi nel vitale tentativo di mantenere una propria dignità in grado di restituirli a una vita normale una volta scampati alla reclusione forzata. Essi lo chiameranno Fratellone a testimonianza di un legame unico, quasi familiare, e inizieranno con lui non solo la lunga e penosa attesa della libertà, ma soprattutto una lunga e determinata lotta contro le umiliazioni e le crudeltà perpetrate dalla perfida guardia Ishihara e dal corrotto e libidinoso Dottor Sasaki.
Dicevamo della vena autobiografica in questa storia di “vite spezzate” in cerca di redenzione. George Abe, non può dirsi certo il classico mangaka, ruolo a cui è giunto alla soglia dei settant’anni dopo un’esistenza “romanzesca” che lo ha visto più volte finire dietro le sbarre, la prima delle quali a 19 anni con l’accusa di furto, tentato omicidio e porto d’armi illegale. Un dettaglio nella vita di chi ha fatto il pugile, il commentatore di kickboxing, il gestore di locali, il promoter, il ristoratore, il commerciante di droghe... senza dimenticarsi le sue collaborazioni con la Yakuza.
Scrittore quindi solo dal 1987, anche se raggiunto quasi subito dal successo, avendo tanto a cui ispirarsi .
In “Rainbow”, la sua prima prova nel fumetto, egli riversa molti aspetti della sua vita variegata e “al limite” anche con piccoli appunti prettamente personali tra un capitolo e l’altro. Visione personalizzata della sceneggiatura quindi a cui va ascritta una certa propensione alla retorica, forse anche ricercata e voluta, per far calare maggiormente la trama nell’'epoca in cui è ambientata.
Non ci sono argomenti tabù in questo manga che già dal primo numero arriva diretto come un pugno allo stomaco del lettore: violenza, crimini e abusi di ogni tipo fuoriescono senza pietà dalle sue pagine, come un fiume in piena.
A maggior ragione però era lecito aspettarsi, almeno nella prima parte della storia (quella fino ad ora uscita in Italia) una certa profondità psicologica dei vari personaggi che a mio avviso sono ritratti in maniera troppo dicotomica: buoni o cattivi, senza grandi sfumature intermedie; in maniera piuttosto idealizzata e semplicistica, quindi.
A parte questo, la storia è piuttosto avvincente, e riesce a catturare l’attenzione del lettore anche perché è davvero impossibile rimanere indifferenti di fronte alle tavole disegnate da Masasumi Kakizaki. I personaggi di questo mangaka sono realizzati in maniera estremamente caricaturale, soprattutto nei particolari e nei primi piani, come se trascinati in un gorgo di alienazione e perdizione ai limiti del sogno, anzi, dell'incubo. Un prepotente utilizzo di giochi di luce e ombra, nonchè una meticolosa cura del dettaglio che dà il meglio di se nel rendere l’espressività ed emozioni umane come rabbia e paura, fanno sì che non sia certo un caso che i manga realizzati da Kakizaki trattino argomenti forti, o addirittura l’horror, come il volume unico Hideout recentemente portato in Italia dalla stessa Planet Manga.
Rainbow è stato pubblicato per la prima volta in Giappone dal 2003 al 2010 sulle riviste Big Comic Spirits e Young Sunday dell’editore Shogakukan e raccolto poi in 22 tankobon. Nel 2005 viene premiato da suo editore nella categoria miglior seinen agli Shogakukan Manga Award e infine riceve la giusta consacrazione grazie alla trasposizione animata ad opera dello studio Madhouse, grazie alla quale inizia a farsi conoscere anche fuori dai confini giapponesi pur rimanendo un’opera piuttosto di nicchia, forse anche a causa degli argomenti trattati.
Planet Manga lo propone con un’edizione standard da 13x18 cm, in bianco e nero, senza sovracoperta o tavole a colori. Non un’edizione di lusso quindi, ma comunque discreta nella sua semplicità, a giudicare dai 6 volumi fino ad oggi pubblicati. Niente da eccepire invece sull'adattamento: la lettura risulta scorrevole, com'è giusto che sia in un titolo la cui forza evocativa proviene in buona parte dalla maestria del disegnatore.
Rainbow è quindi un titolo non adatto a tutti a causa dei temi forti trattati. Un manga drammaticamente coinvolgente che ci porta in una dimensione angosciante, sbattendoci in faccia temi, immagini e un linguaggio di una crudezza accentuata in maggior misura dallo stile disegnativo di un Kakizaki in stato di grazia. Il lettore finirà per affezionarsi ai personaggi e allo loro disavventure, nonostante un certo abuso di retorica ed un ricorso un po’ ingenuo ad alcuni stereotipi, specie nei cattivi che a volte sembrano ridursi a macchiette.
Quello di George Abe vuole essere un porre l'accento sulle condizioni del Giappone nel primo dopoguerra, molto prima del boom industriale. L'affresco di un’epoca in cui gli eroi pativano la fame e subivano le angherie del più forte, ma continuavano a credere nei sogni e nell’amicizia.
Quello di George Abe vuole essere un porre l'accento sulle condizioni del Giappone nel primo dopoguerra, molto prima del boom industriale. L'affresco di un’epoca in cui gli eroi pativano la fame e subivano le angherie del più forte, ma continuavano a credere nei sogni e nell’amicizia.
l'anime copre solo una parte del manga... se non sbaglio le prime 2 parti
In compenso è molto fedele, ma si ferma sul più bello. Questo manga a mio parere è fantastico!
Comunque ottima recensione, Ironic e sono d'accordo con quanto scrivi a riguardo.
Rainbow è un buon manga ma pecca nel fatto che i suoi personaggi sono assolutamente estremi, nel bene e nel male, con ben poche sfumature. I protagonisti sono idealizzati al massimo e gli altri sono dei "mostri" di una cattiveria totale, senza appello. Anche i drammi li trovo fin troppo eccessivi e a volte si ha la sensazione di voler far commuovere a tutti i costi, forzando la mano. Rainbow è un manga drammatico, intenso e commovente ma credo appunto che questi suoi punti di forza siano anche i suoi punti deboli
Mi dovrò accontentare dell'anime.
Sfogliando alcune tavole mi sembrava quasi di riconoscere il protagonista di Gene X e... infatti l'autore è il medesimo! Sarebbe stato un ulteriore motivo per comprarlo, ho adorato quel manga *__*
@leo io ho controllato le scan e c'erano tutti ma proprio tutte le storie raccontate nell'anime, eccetto appunto quella finale di Soldato in caserma, che comunque era una storia come un'altra. Per il resto è uguale (credo abbiano solo tagliuzzato alcune scene per far entrare i capitoli negli episodi).
UPDATE: Ok ho fatto una gaffe pazzesca!! Effettivamente riprende tutti i capitoli usciti in rete eccetto quello di Soldato, il fatto è che i capitoli non sono stati pubblicati tutti xD
Quindi l'anime riprende solo 100 capitoli e qualcosa (10 volumi) contro i 235 originali, insomma circa metà serie
Spolliciatemi in rosso lo merito.
Ve lo consiglio assolutamente è un anime fantastico (e Sakuragi ce lo vedrei bene con la voce di Ivo De Palma):
Gliene andasse bene una!!! E se va bene... vedi dopo come recuperi la sfiga arretrata!
Non male, anche se non ho idea di quando riprenderò a visionarlo, la mia pigrizia è troppo forte...(forse tra qualche mese lo finisco)
In ordine cronologico comunque è l'ultima cosa che ho visionato...dopo i primi episodi degli stagionali.
L'idea di comprare il manga mi era venuta, ma stranamente non sento la cosa così indispensabile...per questo titolo.
Un'anime che, nonostante sapessi che rivedere delle storie non fa per me, ho rivisto volentieri.
E nonostante fosse diminuita la passione per tale storia, non potevo farmi sfuggire il manga, un manga che sto adorando e non vedo l'ora arrivi agli episodi inediti, un manga che rileggendo più volte i primi volumi mi colpiva come la prima volta l'anime.
Unica cosa è che sentire i soprannomi "jappo" e poi leggere le versioni "italiane" è spiazzante anche se normale xD.
I personaggi infine li adoro tutti, volevo "uccidere" l'autore in un momento topico che non spoilero sennò chi non l'ha letto mi uccide a me xD.
Ho i miei preferiti e i miei "meno" preferiti ma se li analizzo ognuno ha la sua forza. Quindi una storia che consiglio a tutti di conoscere, un vero romanzo ben tratteggiato su carta.
Magari intanto se riuscissi a vedere il relativo anime, giusto come antipasto... Senza fretta e quando ho tempo naturally
Sono totalmente innamorato di questa opera e la straconsiglio a tutti quelli che vogliono leggersi qualcosa che trattia rgomenti seri e maturi.
Se non sapete cosa leggere e andare sul sicuro, allora scegliete rainbow. 22 volumi di pura goduria, sia dal punto di vista visivo (disegni superbi), che della trama (impegnativa, in quanto tratta argomenti del genere seinen).
Il prezzo, 4,5€ è eccellente, per una volta la Planet Manga ha fatto veramente un capolavoro.
Inoltre 2 parole a favori di Masasumi Kakizaki: sottovalutatissimo! Merita veramente tanto questo mangaka, uno dei migliori in circolazione =)
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