Fra i tanti nomi noti presenti alla manifestazione, abbiamo avuto modo di incontrare al Lucca Comics & Games anche Luca Raffaelli, giornalista e saggista da sempre molto vicino al mondo del fumetto, in occasione di una conferenza dedicata al ventesimo anniversario del suo libro Le anime disegnate.
La conferenza è cominciata con un racconto dei lontani anni '80, in cui il giornalista Raffaelli, che sino a quel momento non aveva una grande opinione dei fumetti e dei cartoni animati giapponesi, è stato inviato a Tokyo a visitare gli studi della Toei Animation.
Quel che la stampa italiana del periodo pensava dei cartoni animati giapponesi è tristemente noto (lo ricordiamo in un nostro articolo sul tema di qualche tempo fa): cartoni prodotti in serie con l'aiuto di un elaboratore elettronico che lavora sulla base di dati riguardanti le storie, i disegni e i colori che vi vengono immessi.
Una visione, chiaramente, del tutto diversa quella che si presenta agli occhi del giornalista una volta arrivato a Tokyo: gli studi della Toei non sono astronavi alla Guerre Stellari dotate di supercomputer, ma hanno le porte in legno e sono frequentati da disegnatori che arrivano in bicicletta e si siedono al tavolo da lavoro, disegnando alacremente a mano. Le cels, ossia i fogli trasparenti sui quali si realizzavano a mano i disegni dei cartoni animati, all'epoca erano vendute persino nei supermercati giapponesi.
 
Lucca Raffaelli 1

Un aneddoto in particolare, fra quelli raccontati da Raffaelli, svela un toccante legame fra l'Italia e il Giappone dell'epoca, uniti da cartoni animati di successo che colpivano al cuore tanti piccoli spettatori, aldilà delle maldicenze della stampa nostrana.
In virtù della sua nazionalità e lingua madre, Raffaelli è stato capace di leggere e tradurre agli impiegati della Toei le moltissime lettere inviate agli studi dai piccoli fans italiani, che si esaltavano ogni giorno a seguire le avventure di Goldrake o Mazinga sulle nostre tv: una moltitudine di lettere indirizzate alla Toei, quando non a Mazinga o Goldrake stessi, in cui tanti bambini italiani mostravano in maniera sincera amore ed entusiasmo per quegli eroi e quella casa di produzione di un paese tanto lontano che regalavano loro sogni e fantasie per loro importantissimi, al punto da spingerli a scrivere in un altro continente per confidare ai produttori la loro passione per i cartoni, il loro desiderio di vivere/lavorare in quello che per loro era un paese dei sogni e il disagio che provavano poiché i loro genitori non vedevano di buon occhio cartoni giapponesi e gli vietavano di guardarli.
Un'esperienza, per un giornalista dell'epoca che non amava molto i cartoni giapponesi, decisamente toccante, che è stata capace di fargli cambiare prospettiva nei confronti di quel tipo di animazione, grazie anche all'incontro, durante il suo soggiorno in Giappone, con personalità di spicco quali Moebius. che all'epoca lavorava a Little Nemo, e Osamu Tezuka, che regalò a Raffaelli un libro molto prezioso.
Proprio Osamu Tezuka è, probabilmente, il principale anello di congiunzione fra l'animazione e i fumetti occidentali e giapponesi, in quanto è sì considerato il padre del manga moderno, ma ha iniziato a lavorare copiando i fumetti americani, come la serie di Arcibaldo e Petronilla (Bringing up father) di Geo McManus.
 
 
I fumetti sono ancora oggi un importante elemento caratterizzante della società giapponese, in quanto i Giapponesi si spostano molto sui mezzi pubblici e durante questi spostamenti comprano e leggono molti fumetti (un po' come accadeva in Italia con Diabolik delle sorelle Giussani, che veniva letto in maniera particolare da chi viaggiava molto). Esistono musei dedicati al fumetto e agli autori più importanti, come il succitato Tezuka.
La scuola segue ed istruisce i Giapponesi, spesso e volentieri donandogli anche punizioni molto severe e corporali. I Giapponesi sono, così, abituati sin da piccoli a reprimere le loro emozioni e a mettere da parte la loro individualità in favore di un lavoro comune.
I fumetti e i cartoni animati, di contro, aiutano i giovani ad esprimere le emozioni che sono portati a tenersi dentro, mostrando nelle loro storie quanto siano importanti le emozioni e quanto sia importante mostrarle agli altri, senza tenerle represse dentro di sé. A proposito di questo, lo scrittore e orientalista Fosco Maraini disse che in Giappone vi è un uso sociale dei cartoni animati.
 
Lucca Raffaelli 2


Raffaelli conclude il suo excursus parlando di un altro grande del fumetto e dell'animazione che ha avuto il piacere di incontrare e intervistare in occasione dell'uscita del suo ultimo film, Hayao Miyazaki.
L'intervista è stata pubblicata qualche mese fa sul Venerdì di Repubblica, in concomitanza con l'uscita di Si alza il vento nelle sale italiane.
Le parole del regista sono estremamente commoventi: "Si alza il vento è un film che mostra come si possa realizzare il proprio sogno senza, tuttavia, raggiungere la felicità".
Alla domanda di Raffaelli "Adesso che ha tanti fan che la amano in tutto il mondo, sente di aver raggiunto la felicità?", Miyazaki aveva risposto che, piuttosto che l'ammirazione di una moltitudine di fan in tutto il mondo, cosa che lo spaventava un po', a renderlo felice erano stati piuttosto piccoli, singoli, gesti, come quello del nipote di Arturo Ferrarin, l'aviatore omaggiato dal regista in Porco Rosso, che ha spedito a Miyazaki un libro su suo nonno e una lettera.
In occasione dell'intervista a Miyazaki, il giornalista aveva anche avuto modo di parlare con Toshio Suzuki (produttore cinematografico dello Studio Ghibli che ha da poco annunciato il suo ritiro), dichiaratosi felice di concludere la sua esperienza lavorativa, e con il capo animatore di Si alza il vento, che aveva rivelato quanto lavorare con Hayao Miyazaki e Isao Takahata sia duro per un disegnatore.
I due registi, infatti, sono molto critici sul lavoro dei loro disegnatori e, in particolar modo, è duro disegnare per Takahata, poiché quest'ultimo è solo un regista, non un disegnatore come Miyazaki, e non riesce ad esprimere con disegni chiari ciò che ha in mente e che vorrebbe realizzato dai suoi collaboratori.

A chiudere l'incontro, una riflessione scaturita da una domanda del pubblico, che riguarda l'attuale situazione del mercato dell'animazione in Giappone. Una nota amara, in quanto, secondo Raffaelli, viviamo in un momento di crisi produttiva, poiché la maggior parte dei cartoni animati recenti sono realizzati soltanto per un pubblico specifico, più che essere produzioni mainstream.

Si ringrazia Luca Raffaelli per la disponibilità.