Kotaro Giappone 1Come molti di voi già sanno, dallo scorso 11 gennaio mi trovo in Giappone, più precisamente a Okazaki, nella prefettura di Aichi, per seguire un corso di lingua di durata trimestrale che terminerà a fine marzo.
Approfitto, dunque, di questo spazio per offrirvi una piccola, personale, finestra su un paese molto lontano (dall'Italia sono più di dodici ore di volo diretto, che aumentano in caso di scali) ma che, in un modo o nell'altro, tutti noi appassionati di manga e/o anime ci siamo ritrovati ad amare.

È un paese strano, fondato da sempre su ambivalenze e contraddizioni: tradizionale e moderno, orientale e occidentale, templi e grattacieli, salaryman e cosplayer, idol efebici e corpulenti lottatori di sumo, innovazioni tecnologiche e riti dal sapore ancestrale. Elementi diversissimi fra loro che coesistono nella stessa realtà, affascinante e, in un certo senso, unica al mondo.

L'ho sognato anch'io per molto tempo, il Giappone, l'ho studiato all'università in diversi suoi aspetti e, adesso che ho la possibilità di viverci per un po', devo ammettere che, tutto sommato, è come lo immaginavo. Il che non significa che non ne sia rimasto sorpreso: del resto, da un paese che ti accoglie all'aeroporto di Osaka con una toilette superaccessoriata che sembra l'interno di uno space shuttle, con tanto di attrezzatura per cambiare i pannolini ai neonati e wc con tavoletta riscaldata e vari tipi di getto d'acqua incorporati, puoi e devi aspettarti davvero di tutto!
Va specificato che questo mio resoconto è, innanzitutto, figlio delle mie impressioni personali, che come tali non possono né vogliono essere universalmente condivise, e al momento è riferito alla sola, piccola e non famosissima, Okazaki, e probabilmente la realtà delle altre città più grandi o turistiche è differente.
Man mano che proseguirà il mio soggiorno, probabilmente, continuerò a tenervi aggiornati, perciò restate in ascolto, se vi farà piacere.

Se i controlli di passaporti e documenti vari in aeroporto mi avevano, in un primo momento, spaventato un po', ho subito avuto modo di realizzare qualcosa che mi ha tranquillizzato e che, in qualche modo, ha placato alcuni dei dubbi e delle paure che mi portavo dietro nei riguardi di un soggiorno trimestrale in un paese così lontano e diverso dalla mia Italia.
In Giappone, la gente si fa sempre in quattro per aiutarti, anche se tu sei chiaramente un occidentale un po' spaesato che non capisce il menu del ristorante.
Sei atterrato all'aeroporto di Osaka e non sai come fare per raggiungere Okazaki? La signorina della biglietteria ti fornirà i biglietti e il percorso completo, con tanto di orari di partenza e di arrivo dei vari treni che devi prendere.
Ti è caduta una monetina dal portafogli mentre pagavi il gelato? Un gentilissimo ragazzo ti inseguirà per tutto il centro commerciale per riportarti la monetina che ha raccolto, anche se si tratta solo di pochi spiccioli.
Ti trovi davanti allo splendido torii di un santuario shinto e chiedi timidamente se puoi entrare a dare un'occhiata? Nel giro di cinque minuti sarai catapultato nella sala dove si svolgono le esercitazioni di taiko, il tamburo tradizionale giapponese, con tanto di sorridente maestro che ti mette i bastoni in mano per farti provare a suonare e ti chiede di ritornare a vedere le prove, ringraziandoti addirittura.

Certo, io un po' sono avvantaggiato, perché gli anni di studio mi hanno fornito quantomeno le basi per poter comunicare in giapponese i miei bisogni, ma, anche quando mi è capitato di andare un attimo nel pallone perché non capivo questo o quel termine, ho sempre ricevuto un paziente aiuto da parte del mio interlocutore.
Purtroppo, a dispetto delle tante scuole d'inglese che spuntano qua e là per le strade di Okazaki, sono ben pochi i giapponesi che lo parlano, e quelli che lo fanno comprendono solo il "katakanago", l'inglese "storpiato" dal sistema fonetico nipponico. Puoi, dunque, spendere le ore in un centro commerciale cercando l' "hair dryer" che ti serve: non lo troverai finché non chiederai un "heaa dorayaa" o finché la commessa non ti fornirà carta e penna per farti disegnare quello di cui hai bisogno (storie di vita vissuta)!
 
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Okazaki è una città piccola e tranquilla, dove ci si ambienta facilmente e si può girare senza troppi problemi, godendosi gli ultimi scampoli del Natale che ancora rimangono nella forma di luci colorate, a patto di resistere al vento freddissimo che inizia a soffiare già di prima mattina e non la smette più o alla pioggia torrenziale che, puntualmente, pare colpire la città esclusivamente di giovedì.
Sembra a tratti uscita da un cartone animato, Okazaki, con il suo esercito di studenti in divisa che, puntualmente, alle otto e mezza del mattino, vedi incamminarsi alla volta del liceo: a piedi o in bicicletta, incuranti del vento, del freddo e della pioggia. Mai un ombrello o un cappotto, al massimo una sciarpa al collo o, a coprire il volto, una di quelle strambe mascherine da chirurgo per il raffreddore che qui indossano un po' tutti. Li vedi in giro per la città anche ad altre ore del giorno, gli studenti, vuoi perché vanno a rilassarsi al centro commerciale, vuoi perché tornano da scuola tardi per via dei club. Già, perché esistono davvero, i famosi club scolastici dei cartoni animati, in primis, ovviamente, quello di baseball.

Passeggiare per la città il sabato mattina e trovarsi davanti agli occhi l'enorme campo da baseball della scuola elementare con i bambini che fanno una partita è un'emozione indescrivibile, per chi, come me, ha passato la sua adolescenza ad emozionarsi coi manga di Mitsuru Adachi e a dannarsi perché nel suo liceo, in Italia, si giocava all'odiato calcio e mai a quel baseball tanto curioso.
Tanti gli elementi a me noti per via dei fumetti e dei cartoni animati che sto ritrovando qui in città: dall'okonomiyaki da riscaldare sulla piastra incorporata al tavolino (mi ci sono voluti circa trent'anni, ma ora so come si sente Marrabbio!) ai bento da comprare in stazione per consumare sul treno a mo' di protagonista dei manga di Jiro Taniguchi, dai McDonald's che fanno panini strambi tipo il Teriyaki Burger al gyudon di Kinnikuman (è buono, veloce ed economico!), senza dimenticare i mitici taiyaki a forma di pesce (che, per carità, son buonissimi, ma avessero il cioccolato al posto della marmellata di fagioli rossi ci guadagneremmo un po' tutti!).
Il cibo qui è decisamente strano. Entrando nei supermercati, sembra che i giapponesi sfoghino tutto il loro estro creativo nel realizzare i cibi più assurdi: patatine fritte al gusto di ramen, al cioccolato o di colore viola, Pocky (i nostri Mikado) e Kit Kat di ogni forma, gusto e colore, i cereali di Aikatsu che sono di colore rosa e aromatizzati alla fragola; bibite gassate dei gusti più strambi, pizza condita con la pasta e mille altre stramberie. E, soprattutto, riso. Riso ovunque, che non gli farebbe male, ogni tanto, friggerlo per farci una bella arancina, soprattutto considerando che ad Okazaki i ristoranti italiani non mancano, e, fra frasi in italiano sgrammaticato scritte sulle vetrine o pronunciate dalle cameriere, ci si mangia pure bene, devo dire.
 
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I fumetti e i cartoni animati fanno decisamente sentire la loro presenza in ogni dove, quasi a far parte della struttura stessa del Giappone. Ci sono immense librerie che traboccano di manga, con innumerevoli riedizioni una più pregiata dell'altra per i classici o i titoli più famosi (ho contato almeno sei edizioni diverse di Ken il guerriero, altro che le cinque italiane di Dragon Ball!), romanzi illustrati da mangaka famosi o con copertine in stile manga, installazioni pubblicitarie che mettono in bella vista i manga del momento (Ao haru ride, The seven deadly sins, Assassination Classroom, Sailor Moon, Akatsuki no Yona, Shigatsu wa kimi no uso, per citarne alcuni) da cui hanno tratto un anime o un film, con gadget annessi o uno schermo che manda le puntate dell'anime o i trailer del film. Nei supermercati, nelle librerie e nei convenience store non manca mai uno scaffale dedicato alle riviste di manga o ai volumetti. E qui i giapponesi si sbizzarriscono nei modi più assurdi: riviste contenitore dedicate solo alla pubblicazione a puntate delle storie di Mitsuru Adachi, riviste di fumetti per salaryman che traboccano di mafiosi virili, riviste dedicate solo ai fumetti che trattano di pesca e molto altro ancora.

E poi loro, i miei amatissimi Book Off, negozi dell'usato con una vasta, vastissima scelta di manga, libri, dvd, blu ray, giocattoli e videogiochi di ogni tempo, tenuti come nuovi e venduti ad un prezzo stracciato (se disponibili, si possono trovare intere serie manga a 100 yen, 70 centesimi di euro, a volume), con cui ho già stretto una profondissima amicizia recuperando alcune serie che desideravo da tempo e che in Italia temo non arriveranno mai.
Sono andato al cinema a vedere il nuovissimo film dei Super Sentai di quest'anno e mi sono reso conto di quanto qui i cartoni animati siano importanti. Attualmente programmano l'ultimo film di Naruto, il film dell'Attacco dei giganti, il film di Youkai Watch, il film di Aikatsu e il live action tratto da Kuragehime.

Il cinema traboccava di trailer e locandine dei film d'animazione che verranno nei prossimi mesi: Doraemon, Crayon Shin-chan, Pretty Cure, Dragon Ball, Pokemon, Detective Conan.
Pochi i film occidentali attualmente in programmazione: Lo Hobbit, Big Hero 6 (che qui si chiama Baymax), Gone Girl. Prossimamente usciranno American Sniper, 50 sfumature di grigio, Una notte al museo 3, Mortdecai e, con un enorme ritardo rispetto al resto del mondo, Tartarughe Ninja e Chef.
I film giapponesi, siano essi cartoni animati o live action, vengono pubblicizzati tantissimo, sia all'interno del cinema che nelle librerie che ne vendono eventuali romanzi o fumetti.
Dei film per bambini, come i cartoni animati o i tokusatsu, vendono venduti o regalati all'interno del cinema stesso un sacco di oggetti di merchandising, articoli di cartoleria, cartoline promozionali, card, opuscoli informativi o gashapon. Gashapon che, tra l'altro, non mancano mai: ogni supermercato, sala giochi, centro commerciale, libreria o negozio di giocattoli o elettronica ha, puntualmente, almeno una mezza dozzina di macchinette che, per poche centinaia di yen, ti regalano oggettini e ninnoli. E qui ho visto davvero di tutto: Kuroko no basket, L'attacco dei giganti, Persona, Sailor Moon, Street Fighter, Otoko Juku, Diabolik Lovers, Chihayafuru, Jojo, sentai e tokusatsu, Dragon Ball, One Piece, Pokemon, Free, Pretty Cure, Rayearth, Stilly e lo specchio magico, Super Mario, Dragon Quest, Marmalade Boy, soldatini, animaletti, cibarie di plastica e mille altre cose.
 
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Le serie attualmente più di successo sono, comprensibilmente, quelle per il pubblico infantile, di cui si trova veramente di tutto in giro per Okazaki, nei posti più insospettabili: gashapon, videogiochi, giocattoli, capi di abbigliamento, maschere, quaderni, cibarie o anche solo pubblicità.
In testa, c'è Youkai Watch, col suo gattone rosso che puoi letteralmente vedere ogni volta che giri lo sguardo, dato che è presente praticamente ovunque nelle sue varie forme, persino come testimonial di una pizzeria. A seguire, gli inossidabili Pokemon, Happiness Charge Pretty Cure, Aikatsu, Pripara, Ressha Sentai Toqger, Kamen Rider Drive, Avengers Disk Wars, Oreca Battle, One Piece, Doraemon, Anpanman.
Non mi stupisce constatare l'enorme successo riscosso ad ogni loro nuova uscita dal sodalizio Toei Animation e Bandai Namco, che realizzano anime tv da cui nascono giocattoli, videogiochi, carte e molte altre cose seguitissime dai bambini, che poi trovi insospettabilmente nelle sale giochi a far ballare le idol in computer grafica di Pripara o a far smazzare i Saiyan di Dragon Ball Heroes.

Di sale giochi, a differenza del nostro paese, qui ce n'è ancora tante e sono molto frequentate, specialmente nel weekend. Se da noi a farla da padrone sono i videopoker, qui invece tirano tantissimo i pachinko (spesso e volentieri a tema anime, come Ken il guerriero, Kinnikuman, Keiji, Evangelion) o le macchinette che permettono di pescare e vincere dei premi (spesso e volentieri a tema anime anche questi... c'è una macchinetta dove puoi pescare le nuove statuine di Sailor Moon e ci ho buttato invano diversi yen!). ll gioco più "normale" che ho trovato è stato Ultra Street Fighter IV (finito con Zangief con un gettone solo, cosa che non mi era mai successa in anni di conoscenza coi cabinati di Street Fighter e che mi ha reso molto felice), per il resto è tutto un tripudio di simulatori di Gundam, simulatori di guida di Initial D, giochi sul Sangokushi, simulatori di corse dei cavalli (sul serio, e c'è gente anche giovane che ci gioca!).
E poi loro, i maledettissimi, deliranti, assuefacenti, giochi musicali: l'inossidabile Taiko no tatsujin (che nell'edizione di quest'anno ti permette di suonare al tamburo evergreen come il tema di Super Mario o vari brani di musica classica, ma anche brani tratti da Kamen Rider Gaim, Happiness Charge Pretty Cure, Free Eternal Summer, Ressha Sentai Toqger, Dragon Ball Heroes, Youkai Watch, Pokemon Rubino Omega e Zaffiro Alpha, L'attacco dei giganti, Aikatsu, Doki Doki Pretty Cure, Zyuden Sentai Kyoryuger), lo psichedelico Groove Coaster e MaiMai, tanto strambo quanto spassoso.
Infine, nonostante il Giappone abbia innumerevoli prodotti d'animazione propri, non si può non citare il grande appeal che i prodotti Disney hanno nella terra del Sol Levante: oltre alla commercializzazione dei dvd e blu ray dei film, non mancano gadgets di ogni tipo dedicati a Topolino e Paperino, ma anche ai personaggi di Monsters University e, soprattutto, Frozen (qui Ana to yuki no joou, "Anna e la regina delle nevi").

A più di un anno di distanza dall'uscita del film nelle sale, i negozi giapponesi sono ancora pieni zeppi di pupazzi, cibarie, peluches, gashapon che raffigurano Anna, Elsa e Olaf. Non passa giorno che non senta Let it go alla radio di qualche locale, anche più volte nel corso della stessa giornata, e la sua versione giapponese, "Ari no mama de", campeggia in bella vista nel nuovo Taiko no tatsujin, di cui è la prima traccia selezionabile. Dispiace per Big Hero 6, film anche volutamente più vicino all'estetica dei cartoni giapponesi, di cui si parla poco, a parte qualche giocattolo o libro nei negozi, perché anche l'Oriente è ancora scosso da Frozen.
 
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Per il momento termino qui questo mio primo report (che, come temevo, si è dilungato anche troppo!), lasciandovi qualcuna delle migliaia di fotografie che vado scattando giorno dopo giorno (cliccando sui link in blu nel testo potrete vederne altre).
Ci si risentirà prossimamente per qualche altra novità dal Giappone. Stay tuned!