Se penso alle carte da gioco, mi vengono sempre in mente lunghi pomeriggi estivi passati ad ingannare il tempo in spiaggia o a casa giocando a briscola oppure a scopone. Quando non c'era nessuno da sfidare si iniziava un solitario, sperando che risolverlo avrebbe portato fortuna e magari alla sera si sarebbe materializzato quel bel ragazzo notato giorni prima.
Ma giocare a carte è sicuramente un passatempo che aiuta a mantenere attivo il cervello e allenata la memoria. Se poi studiassimo il giapponese, giocare a Karuta, sarebbe anche un ottimo esercizio linguistico! Vediamo perché!
Il termine "karuta" deriva dal portoghese "carta" perché furono proprio i Portoghesi ad introdurre i mazzi di carte nel 16esimo secolo. In realtà già in epoca Heian esisteva un gioco simile, uno dei più famosi passatempi della nobiltà giapponese: si chiamava kai-awase ed era formato da 360 coppie di conchiglie hamaguri.
Ogni hamaguri era diviso in due e al suo interno erano disegnate immagini poetiche, stagionali, letterarie andando dai fiori a nobili fanciulle vestite per danzare. I giocatori seduti sul tatami dovevano cercare fra le conchiglie rivolte verso il basso davanti a loro la coppia giusta, in maniera simile all'odierno "Memory".
I gusci erano riposti in una scatola chiamata kaioke che, a causa della natura aristocratica del gioco, era comunemente tra gli elementi del corredo di ogni donna appartenente alla nobiltà.
I disegni poi furono sostituiti dalle poesie: come per l’attuale karuta bisognava completare le poesie divise a metà sulle conchiglie. Il gioco divenne popolare anche tra la gente comune grazie appunto all'introduzione delle carte, più economiche delle conchiglie. Se all'inizio si presero in prestito i semi europei (ori, spade, coppe e bastoni) nel Tensho karuta, nel 1633 lo shogun Tokugawa vietò queste carte, costringendo i produttori giapponesi a ridisegnarle radicalmente.
Esistono tantissime versioni di karuta, ma tutti hanno la stessa idea di base: c'è un mazzo composto da due diversi mazzi detti torifuda e yomifuda, rispettivamente il mazzo delle carte da pescare e il mazzo delle carte da leggere. Le torifuda, le carte che andranno pescate durante la partita, sono sparse sul terreno di gioco e una persona, che non partecipa come giocatore, recita man mano le carte dello yomifuda.
I giocatori devono trovare la carta giusta abbinata alla carta appena letta e afferrarla prima dell'avversario, proprio come fa Chihaya che, nell'opera intitolata "Chihayafuru", persegue lo scopo di diventare una campionessa di karuta.
Una delle versioni più conosciute è senz'altro l'Uta Karuta molto complesso poiché le carte contengono 100 waka, brevi componimenti di poesie, divise a metà tra due mazzi e lo scopo è quello di cercare di ricomporre la poesia.
Le cento poesie dei cento poeti furono raccolte da Fujiwara no Sadaie (1162-1241), scegliendole da varie raccolte di poesie dal settimo al 13esimo secolo, come ad esempio Kokin Wakashu, Shin Kokin Wakashu, Senzai Wakashu, Shuui Wakashu ecc...
Fujiwara le scelse mentre viveva sulla collina Ogurayama a Kyoto, per cui sono anche chiamate Ogura Hyakunin Isshu: "Hyakunin" significa "cento persone", mentre "isshu" vuol dire "una" ("shu" è il classificatore per le poesie).
Ogni anno si svolge una gara a livello nazionale nel tempio scintoista Oumi Jingu in Shiga a cui partecipano anche le scuole.
Un altro molto famoso soprattutto fra i bambini delle elementari è l'Iroha Karuta: qui il mazzo contiene 96 carte, 48 contengono un proverbio, mentre le altre 48 contengono una scenetta che rappresenta il proverbio, con scritta in alto la sillaba iniziale. Sono rappresentate tutte le sillabe dell'alfabeto giapponese più la sillaba cinese "Kyo" (che sostituisce la lettera "n") ed ognuna è l'iniziale di uno dei proverbi.
Ma le varianti sono quasi infinite: c'è l'Obake Karuta, creato nel periodo Edo e molto popolare tra il 1910 e il 1920; in questa versione sono accoppiate le sillabe dell'hiragana e una creatura dalla mitologia giapponese.
Poi c'è l'Hokkaido Hougen Karuta, per imparare il dialetto dell'isola più settentrionale del paese, così come il Kyo-Kotoba Karuta lo è per il dialetto di Kyoto.
Oppure ancora l'hana karuta (letteralmente carte dei fiori) il cui mazzo è composto da 48 carte divise in 12 serie. Ogni serie rappresenta un mese ed è formata da 4 carte su cui sono rappresentati gli uccelli, le farfalle, gli animali terrestri, i fiori o le poesie che tale mese caratterizzano.
Quindi.... che la sfida abbia inizio!
Fonti consultate:
Wikipedia inglese
Hanamiblog
Grandebanzai
Grazie Hachi per questo bellissimo e interessantissimo articolo che mi ha permesso di imparar un sacco di cose sul mondo del karuta. Interessante l'origine del termine, così come l'evoluzione del gioco nel corso dei secoli!
Il perfect husbandO Taichi è uno di quelli che nel suo gioco punta molto sulla memoria!
Mi piacerebbe un sacco giocarci ma bisognerebbe farne una versione tradotta!
Articolo interessantissimo, mi è servito per comprendere meglio uno dei tanti aspetti della cultura nipponica disseminati negli anime che ho visto.
mazzi di carte sono davvero molto belli...li voglio!!!
Grazie Hachi!
In Italia ci si potrebbe anche pensare a creare qualcosa di simile visto che abbiamo un'infinita di poesie da poter adattare, ma la vedo comunque come un idea irrealizzabile.
Ultimamente nei manga l'ho visto in Beelzebub.... E sì sarei anch'io come Hilda... purtroppo
Che altro dire, spargete il verbo di Chihayafuru
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