Tante volte ci è stato chiesto di fare una rubrica dove inserire il bianco e il nero, Capuleti e Montecchi, Livorno e Pisa, giorno e notte...insomma due punti di vista diametralmente opposti su cui poter discutere e magari anche schierarsi.
Dobbiamo ammetterlo, il timore che tutto finisca in un inutile flame ci ha sempre frenato ma, visto che ultimamente voi utenti vi siete dimostrati meno "scalmanati" e che i nostri detrattori scarseggiano a fantasia, ci siamo detti in Redazione "Why not"?
AnimeRing!
Un titolo, anime o manga, due recensioni a confronto. Due recensioni di voi utenti, il vostro diverso punto di vista sul "palco" di AnimeClick.it.
Come nel miglior incontro di Wrestling, come nella più epica delle Battle rap, saranno le vostre opinioni a sfidarsi fino all'ultimo colpo anzi...spoiler!
Un titolo, anime o manga, due recensioni a confronto. Due recensioni di voi utenti, il vostro diverso punto di vista sul "palco" di AnimeClick.it.
Come nel miglior incontro di Wrestling, come nella più epica delle Battle rap, saranno le vostre opinioni a sfidarsi fino all'ultimo colpo anzi...spoiler!
Andiamo a scoprire il titolo, da oggi in poi cercheremo di fare qualche appuntamento in più al mese!
Questa volta parliamo di un titolo piuttosto atteso dagli amanti del genere, la trasposizione in anime per la TV dello shoujo manga di Ayuko Hatta Wolf Girl & Black Prince (Ōkami Shōjo to Kuro Ōji), manga approdato recentemente in Italia per le edizioni Star Comics. atteso tanto da convincere Yamato Animation a proporlo in streaming sub ita e in simulcast con il Giappone sul suo canale Youtube a fine 2014.
La serie ha diviso i fan tra coloro che l'hanno giudicata una onesta commediola che alla fine diverte e chi, invece, non ha gradito per nulla il ruolo della ragazza.
Oggi facciamo scendere in campo due contendenti, casualmente anche della stessa regione.
La domanda è una sola: voi da che parte state?
Wolf Girl & Black Prince
7.0/10
Premetto che non ho mai amato gli shoujo, soprattutto per lo stile grafico e per la stucchevolezza delle sceneggiature, quindi potete immaginare con quale spirito mi possa essere avvicinato a questa serie: scetticismo puro. Gli shoujo però, così come la loro controparte maschile, vanno presi per ciò che sono, prodotti per adolescenti (quindi un target abbastanza ampio) e con bassissime pretese artistiche e narrative; fondamentalmente dei passatempi creati ad arte per vendere e intrattenere, ma che spesso e volentieri possono riserbare piacevoli sorprese anche per chi non è amante del genere. In questa categoria rientra "Wolf Girl & Black Prince", anime in dodici puntate trasmesso in simulcast da Yamato Video durante la stagione autunnale 2014.
Erika Shinohara è una studentessa al primo anno delle superiori, abbastanza inesperta e spaurita, il cui intento è quello di rendere quanto più positiva è possibile questa nuova esperienza scolastica. Non essendo stata inserita nella stessa classe con l'amica Ayumi, Erika prova a fare nuove amicizie, approcciando il "terribile" duo formato da Marin e Ari, vere e proprie arpie che a confronto Novella 2000 è il giornalino della chiesa. Messa subito alle strette dalle sue nuove compagne di classe, Erika finisce per mentire dicendo di avere un fidanzato, inesistente, e per rendere la bugia ancora più credibile fotografa il primo belloccio che gli capita a tiro per strada. Peccato però che il ragazzo da lei fotografato altro non sia che Kyouya Sata, suo compagno d'istituto noto a tutti per la sua fama di sciupafemmine dal cuore di pietra. Presa da ulteriore panico Erika supplica Kyouya di fingersi suo fidanzato per un po' e in cambio lui avrebbe potuto chiederle qualunque cosa. Kyouya accetta, ma questo non è che l'inizio delle "complicazioni"...
Arrivati a questo punto si cominciano ad avere i primi problemi di "empatia".
Kyouya ed Erika sono una coppia decisamente disfunzionale, caratterizzata da una spropositata remissività da parte di lei e un becero sadismo da parte di lui, in particolar modo nei primi episodi, dove ci risulterà decisamente complicato capire il perché dell'affezione della ragazza nei confronti di Kyouya, vera e propria carogna senza cuore dal carattere nero come la pece. Saranno talmente tante le "umiliazioni" patite dalla povera (fino a un certo punto) Erika che è quasi impossibile non tifare per lo scioglimento della coppia (ma l'anime poi sarebbe finito troppo presto e si sa che è maleducazione lasciare le cose a metà. Ok, torno serio...).
Superata questa fase iniziale di "assestamento" la storia comincia ad evolversi verso una giusta direzione, smussando gli "angoli" più ostici dei caratteri di entrambi e spostando gradualmente il baricentro della coppia da Kyouya (ragazzo dal carattere sì insopportabile, ma decisamente meno cattivo di quanto aveva dato a vedere) a Erika, monumento vivente alla perseveranza e all'onestà. Non saranno poche le volte in cui la ragazza rimprovererà veementemente Kyouya per i suoi comportamenti bruschi e insensibili, lasciandolo di stucco e senza parole (com'è anche giusto che sia, dico io). A questo va aggiunta una ottima serie di gag a cui è difficile resistere, basate per lo più sulle stramberie di Erika e sulle eccentricità dei personaggi secondari (questi ultimi pronti a tutto pur di imbarazzare Kyouya - cosa che riesce spesso e volentieri fra le altre cose).
Seppur la serie sviluppi molto bene lo strambo rapporto della coppia, c'è da dire come alcune cose di "contorno" proprio non convincono. "Wolf Girl & Black Prince" soffre purtroppo della sua stessa natura, quella dello shoujo, e circoscrive il tutto alla sola riuscita dei due protagonisti, relegando il resto, personaggi secondari su tutti, a meri elementi di contorno quasi del tutto irrilevanti. Non vi saranno difatti personaggi che andranno oltre il loro "compitino" (il più irritante di tutti è senza dubbio Yuu Kusakabe, sedicente quanto inutile spasimante di Erika), lasciando così l'introspezione psicologica a solo uso e consumo dei due protagonisti. Nonostante questo, "Wolf Girl & Black Prince" è un titolo da considerarsi riuscito in quanto appassiona e tiene, nel bene e nel male, lo spettatore attaccato allo schermo fino alla fine, fra gag, litigi, gelosie e paturnie tipiche dei primi amori.
Tecnicamente la serie non brilla di certo per originalità di character design (tutti i personaggi rientrano nello stereotipo del "corpo esile e viso spigoloso" tipico degli shoujo) né tantomeno risalta per il dinamismo delle animazioni, ma si lascia guardare senza problemi grazie a una buona colorazione e a un doppiaggio degno di tale nome. Da segnalare inoltre l'accattivante sigla iniziale, motivetto che vi trapanerà il cervello fino alla nausea.
Vale dunque la pena di guardare "Wolf Girl & Black Prince"? Sì, ma senza aspettarsi chissà che. Come detto in precedenza, questa serie rientra nella categoria degli shoujo commerciali e come tale va presa, senza pretese di sorta e/o chissà quali aspettative narrative. "Wolf Girl & Black Prince" fa semplicemente il suo sporco lavoro di commedia sentimentale romantica e lo fa pure con buoni risultati. Il voto finale è arrotondato per eccesso, ma per le risate che è riuscito a farmi fare direi che tutto sommato se l'è meritato. Visione consigliata.
Erika Shinohara è una studentessa al primo anno delle superiori, abbastanza inesperta e spaurita, il cui intento è quello di rendere quanto più positiva è possibile questa nuova esperienza scolastica. Non essendo stata inserita nella stessa classe con l'amica Ayumi, Erika prova a fare nuove amicizie, approcciando il "terribile" duo formato da Marin e Ari, vere e proprie arpie che a confronto Novella 2000 è il giornalino della chiesa. Messa subito alle strette dalle sue nuove compagne di classe, Erika finisce per mentire dicendo di avere un fidanzato, inesistente, e per rendere la bugia ancora più credibile fotografa il primo belloccio che gli capita a tiro per strada. Peccato però che il ragazzo da lei fotografato altro non sia che Kyouya Sata, suo compagno d'istituto noto a tutti per la sua fama di sciupafemmine dal cuore di pietra. Presa da ulteriore panico Erika supplica Kyouya di fingersi suo fidanzato per un po' e in cambio lui avrebbe potuto chiederle qualunque cosa. Kyouya accetta, ma questo non è che l'inizio delle "complicazioni"...
Arrivati a questo punto si cominciano ad avere i primi problemi di "empatia".
Kyouya ed Erika sono una coppia decisamente disfunzionale, caratterizzata da una spropositata remissività da parte di lei e un becero sadismo da parte di lui, in particolar modo nei primi episodi, dove ci risulterà decisamente complicato capire il perché dell'affezione della ragazza nei confronti di Kyouya, vera e propria carogna senza cuore dal carattere nero come la pece. Saranno talmente tante le "umiliazioni" patite dalla povera (fino a un certo punto) Erika che è quasi impossibile non tifare per lo scioglimento della coppia (ma l'anime poi sarebbe finito troppo presto e si sa che è maleducazione lasciare le cose a metà. Ok, torno serio...).
Superata questa fase iniziale di "assestamento" la storia comincia ad evolversi verso una giusta direzione, smussando gli "angoli" più ostici dei caratteri di entrambi e spostando gradualmente il baricentro della coppia da Kyouya (ragazzo dal carattere sì insopportabile, ma decisamente meno cattivo di quanto aveva dato a vedere) a Erika, monumento vivente alla perseveranza e all'onestà. Non saranno poche le volte in cui la ragazza rimprovererà veementemente Kyouya per i suoi comportamenti bruschi e insensibili, lasciandolo di stucco e senza parole (com'è anche giusto che sia, dico io). A questo va aggiunta una ottima serie di gag a cui è difficile resistere, basate per lo più sulle stramberie di Erika e sulle eccentricità dei personaggi secondari (questi ultimi pronti a tutto pur di imbarazzare Kyouya - cosa che riesce spesso e volentieri fra le altre cose).
Seppur la serie sviluppi molto bene lo strambo rapporto della coppia, c'è da dire come alcune cose di "contorno" proprio non convincono. "Wolf Girl & Black Prince" soffre purtroppo della sua stessa natura, quella dello shoujo, e circoscrive il tutto alla sola riuscita dei due protagonisti, relegando il resto, personaggi secondari su tutti, a meri elementi di contorno quasi del tutto irrilevanti. Non vi saranno difatti personaggi che andranno oltre il loro "compitino" (il più irritante di tutti è senza dubbio Yuu Kusakabe, sedicente quanto inutile spasimante di Erika), lasciando così l'introspezione psicologica a solo uso e consumo dei due protagonisti. Nonostante questo, "Wolf Girl & Black Prince" è un titolo da considerarsi riuscito in quanto appassiona e tiene, nel bene e nel male, lo spettatore attaccato allo schermo fino alla fine, fra gag, litigi, gelosie e paturnie tipiche dei primi amori.
Tecnicamente la serie non brilla di certo per originalità di character design (tutti i personaggi rientrano nello stereotipo del "corpo esile e viso spigoloso" tipico degli shoujo) né tantomeno risalta per il dinamismo delle animazioni, ma si lascia guardare senza problemi grazie a una buona colorazione e a un doppiaggio degno di tale nome. Da segnalare inoltre l'accattivante sigla iniziale, motivetto che vi trapanerà il cervello fino alla nausea.
Vale dunque la pena di guardare "Wolf Girl & Black Prince"? Sì, ma senza aspettarsi chissà che. Come detto in precedenza, questa serie rientra nella categoria degli shoujo commerciali e come tale va presa, senza pretese di sorta e/o chissà quali aspettative narrative. "Wolf Girl & Black Prince" fa semplicemente il suo sporco lavoro di commedia sentimentale romantica e lo fa pure con buoni risultati. Il voto finale è arrotondato per eccesso, ma per le risate che è riuscito a farmi fare direi che tutto sommato se l'è meritato. Visione consigliata.
Wolf Girl & Black Prince
3.0/10
Durante il passaggio dalle scuole medie alle scuole superiori, capita spesso di pensare che con l'avanzamento di classe inizierà una nuova vita. Gli shōjo manga ci hanno abituati a incipit simili, dove le protagoniste sono convinte che arrivare al liceo vuol dire fidanzarsi con un buon partito, avere una vita spassosa e nuove amicizie con le quali condividere l'ogni giorno. Shinohara Erika parte proprio con quest'aspirazione, ma subito si ritrova a cozzare contro la sua essenza di bugiarda compulsiva. Da vecchio lupo qual è, non inizia nemmeno a varcare la soglia dell'aula con entrambi i piedi che subito comincia a sparare balle pur di non lasciarsi scaricare dalle nuove compagne. In questo modo, mente alle amiche dicendo di essere fidanzata e mostra loro la fotografia di un figo che ha invece incontrato casualmente per strada. Il destino vuole che l' -issimo non sia altro che il principe del suo liceo che tutte le ragazze agognano. Una bugia. Una semplice e arguta menzogna è il primo legame che la protagonista instaura col bello e affascinante Sata Kyōya, il quale sotto la maschera da bravo ragazzo, sorridente e brillante, nasconde un ghigno da perfetto manipolatore. Da quando accetta di essere il suo finto fidanzato, ogni scusa diventa buona per prendere in giro Erika, ormai il suo divertimento quotidiano. La stuzzica, la istiga, la provoca, la manipola, ci gioca come gli pare! In questo tira la fune Kyōya sembra vincere su tutta la linea, arriva addirittura a paragonare Erika al suo cane e a metterle il collare; tuttavia è proprio seguitando a percuoterla e osservando la tenacia dei sentimenti che la ragazza gli dichiara, che sboccia l'amore. Un amore nato da una bugia fra il lupo e il principe nero a cosa potrà portare?
Wolf Girl & Black Prince (オオカミ少女と黒王子, Ōkami shōjo to kuro ōji) è una commediola di dodici episodi tratta dal manga in corso di Ayuko Hatta, edito dalla Star Comics, che la Yamato Video ha deciso di mandare in simulcast sul suo portale youtube e poi concesso i diritti di trasmissione al canale satellitare Man-ga, in un esperimento che spero sarà riuscito. La storia prende avvio in maniera molto semplice, come di recente se ne stanno vedendo spesso, con una protagonista che per crearsi dei legami mente spudoratamente ai compagni di classe. Non mi raccapezzo nel concetto di amicizia che i Giapponesi hanno maturato nel decennio corrente, ma il valore che conosco io e che i manga hanno tramandato per tanti anni è alieno da questo mercificio di fandonie. Oltre alla sua falsità intrinseca, se pensiamo ad Erika, l'unica cosa che ci sovviene alla mente è il tappetino per poggiare i piedi all'uscita dalla doccia, oppure una persona che di sua iniziativa si procura punture di api. E non siamo a "Io e la mia ossessione" in onda su Real Time! In entrambi i casi parliamo di una ragazza che adora star male, farsi prendere in giro, vedere il boyfriendO che gioca coi suoi sentimenti, che la approccia con sufficienza come se fosse uno scarafaggio da schiacciare, che la maltratta come le valigie fanno coi vestiti, ma soprattutto la considera un cane. Ma pure i cani mordono se il padrone li prende a calci! Avere a che fare con uno come Kyōya, che definirlo black prince è un eufemismo bell'e buono, e meglio gli si addice il titolo che il 71 ha nella smorfia napoletana, è darsi uno sputo allo specchio e dirsi da soli di essere indegni di vivere in questo mondo. E nessuno dovrebbe permettersi di far sentire qualcun altro non adatto alla vita. Quand'è che Erika e Kyōya si faranno un esame di coscienza e si ricorderanno di essere stati la vergogna del genere femminile e maschile per ben dodici puntate, be' mi vengano a fare un fischio!
D'altra parte Kyōya non va lontano dal definire Erika un cagnolino. Perché sapete come fanno i cani quando il padrone li sgrida, no? Abbassano le orecchie e infilano la coda fra le gambe, aspettando il primo momento utile per far subito pace, scodinzolando così forte come se avessero montata un'elica al didietro. Erika fa esattamente lo stesso, dimenticando che esiste l'opzione abbaiare, o l'opzione del mio Yorkshire, quella del cane emancipato che il rimprovero da un orecchio se lo fa entrare e dall'altro se lo fa elegantemente uscire, e come un damerino che snobba il barbone gira i tacchi e cambia stanza. E se l'emancipazione l'ha raggiunta il mio cane, può e deve riuscirci una ragazza come Erika! Invece è succube dei suoi stessi sentimenti: in preda ai bollenti spiriti l'unica reazione che ha alla cattiveria gratuita del suo Principe Nero è quella di sbiascicare la voce in un lamento, o mettere il muso di una bambina capricciosa, o peggio ancora fare dal sarcasmo quando di sarcastica c'è solo la sua mancata dignità. L'unico barlume di narcisismo che ha avuto è stato rovesciargli un bicchiere in testa o frequentare un altro ragazzo che la trattava come una signora, per dargli il benservito successivamente e preferire l'odioso e tronfio pollo di prima. E il pollo ben sa di essere una gallina faraona! Nemmeno fosse l'unico uomo della Terra, Kyōya fa il prezioso e non si concede facilmente ad Erika, solletica i suoi sentimenti per farle scoprire il fianco e, non appena lei si confida, affonda il coltello con un sorrisetto malefico e qualche parolina redarguente. Ebbene, il Principe Nero dalla sua posizione di superiorità bacchetta l'umanità di essere troppo mediocre, insulsa, scontata come quelle coppiette che si imboccano a vicenda al parco. Lui è un pollo che sa volare, cribbio! Quasi a voler giustificare questo suo caratteraccio, l'autrice sembra aver affidato al personaggio di Kyōya un passato traumatico, nel quale gli è mancato l'affetto necessario a crescere con valori sani, ma soprattutto con un atteggiamento meno ostile nei riguardi delle persone e meno sfiduciato. Background che rischia di venir inficiato dall'episodio finale, credo il più banale fra i dodici. Per quanto mi riguarda, un bastardo mascherato da tsundere è l'ennesima truffa ai danni degli spettatori, che si infilano in una spirale di sentimentalismo e procedono a suon di poverino, poverello e poveretto. Traumi in ambito familiare chiunque può averli, ma non penso che una persona assennata si prenda gioco del prossimo o lo tratti come straccio per la polvere solo per soddisfazione personale. La cattiveria gratuita non si giustifica con le tragedie infantili, perché se una sola persona ce la fa ad essere buona nonostante tutto, allora devono riuscirci anche gli altri.
Il masochismo del genere umano a volte può raggiungere livelli inimmaginabili. Il mio in primis, che sono riuscita a concludere questa serie con somma sorpresa! Spesso si sente come scusante del proprio atteggiamento remissivo e accomodante l'essere innamorati, ma la teoria dell'amore cieco non regge la candela, poiché amare non significa annullarsi, calpestare la propria dignità e soffrire, casomai l'esatto opposto. Qualcuno, di grazia, ficchi questo concetto nella mente delle ragazzine e non permetta loro di farsi trattare a pesci in faccia dall'arrogante di turno. Purtroppo Wolf Girl & Black Prince non passa in questo senso un messaggio positivo, perché una Erika o un Kyōya sono personaggi da non imitare assolutamente. E pensare che quest'anime riesce in un'impresa epocale, quella di accoppiare lo stereotipo della ragazza zerbino con lo schifo umano incarnato nel corpo di un bel fusto. Bello si fa per dire! Il chara design non è esaltante né così pulito o curato, quindi non aggiunge nulla alla mediocrità del tutto. La colonna sonora è orecchiabile, carine sia l'opening sia l'ending, ma il solo fatto di associarle a quest'anime mi provoca malore fisico. Infine l'ambientazione scolastica è ancor più stuprata del solito, sfiorando quasi il plagio. Risultato finale: raccapriccio e nausea.
Ammetto di essere arrivata fino alla fine solo per godere della nuova frontiera che il cattivo gusto degli shōjo di ultima generazione ha abbattuto. Inaugurando la nuova fiera del cliché, il divertimento della visione di Wolf Girl & Black Prince non sta nel godere di una delicata o turbolenta storia d'amore, nemmeno di personaggi ben caratterizzati, dal momento che urliamo allo stereotipo più abusato, ma nel prevedere gli eventi prima che accadono. E se si è forti, anche le battute! Soprattutto l'episodio finale tocca l'acme della banalità reinvestendo sul peggio della collana Harmony, con frasi fatte che neanche in bocca ai Ken starebbero bene! L'autrice di quest'abominio riesce a vincere persino contro le maestre del riciclaggio come Inga Lindstrom e Rosamunde Pilcher, sfornando una storia che si è già vista sulle caverne degli uomini della pietra e che di nuovo non ha niente di più dell'altissimo grado di ignominia che ha toccato. Mi domando ancora -perché non riesco a farmene una ragione?!- come sia possibile che anime del genere piacciano. Forse vivono del "basta che se ne parli", perché parlare bene di questa roba è al di fuori del buon senso, perciò mi spiego il successo soltanto col passaparola della sua bruttezza. Perché a volte una cosa più brutta è e più si è invogliati a guardarla. D'altronde non c'è limite al masochismo, giusto?
Wolf Girl & Black Prince (オオカミ少女と黒王子, Ōkami shōjo to kuro ōji) è una commediola di dodici episodi tratta dal manga in corso di Ayuko Hatta, edito dalla Star Comics, che la Yamato Video ha deciso di mandare in simulcast sul suo portale youtube e poi concesso i diritti di trasmissione al canale satellitare Man-ga, in un esperimento che spero sarà riuscito. La storia prende avvio in maniera molto semplice, come di recente se ne stanno vedendo spesso, con una protagonista che per crearsi dei legami mente spudoratamente ai compagni di classe. Non mi raccapezzo nel concetto di amicizia che i Giapponesi hanno maturato nel decennio corrente, ma il valore che conosco io e che i manga hanno tramandato per tanti anni è alieno da questo mercificio di fandonie. Oltre alla sua falsità intrinseca, se pensiamo ad Erika, l'unica cosa che ci sovviene alla mente è il tappetino per poggiare i piedi all'uscita dalla doccia, oppure una persona che di sua iniziativa si procura punture di api. E non siamo a "Io e la mia ossessione" in onda su Real Time! In entrambi i casi parliamo di una ragazza che adora star male, farsi prendere in giro, vedere il boyfriendO che gioca coi suoi sentimenti, che la approccia con sufficienza come se fosse uno scarafaggio da schiacciare, che la maltratta come le valigie fanno coi vestiti, ma soprattutto la considera un cane. Ma pure i cani mordono se il padrone li prende a calci! Avere a che fare con uno come Kyōya, che definirlo black prince è un eufemismo bell'e buono, e meglio gli si addice il titolo che il 71 ha nella smorfia napoletana, è darsi uno sputo allo specchio e dirsi da soli di essere indegni di vivere in questo mondo. E nessuno dovrebbe permettersi di far sentire qualcun altro non adatto alla vita. Quand'è che Erika e Kyōya si faranno un esame di coscienza e si ricorderanno di essere stati la vergogna del genere femminile e maschile per ben dodici puntate, be' mi vengano a fare un fischio!
D'altra parte Kyōya non va lontano dal definire Erika un cagnolino. Perché sapete come fanno i cani quando il padrone li sgrida, no? Abbassano le orecchie e infilano la coda fra le gambe, aspettando il primo momento utile per far subito pace, scodinzolando così forte come se avessero montata un'elica al didietro. Erika fa esattamente lo stesso, dimenticando che esiste l'opzione abbaiare, o l'opzione del mio Yorkshire, quella del cane emancipato che il rimprovero da un orecchio se lo fa entrare e dall'altro se lo fa elegantemente uscire, e come un damerino che snobba il barbone gira i tacchi e cambia stanza. E se l'emancipazione l'ha raggiunta il mio cane, può e deve riuscirci una ragazza come Erika! Invece è succube dei suoi stessi sentimenti: in preda ai bollenti spiriti l'unica reazione che ha alla cattiveria gratuita del suo Principe Nero è quella di sbiascicare la voce in un lamento, o mettere il muso di una bambina capricciosa, o peggio ancora fare dal sarcasmo quando di sarcastica c'è solo la sua mancata dignità. L'unico barlume di narcisismo che ha avuto è stato rovesciargli un bicchiere in testa o frequentare un altro ragazzo che la trattava come una signora, per dargli il benservito successivamente e preferire l'odioso e tronfio pollo di prima. E il pollo ben sa di essere una gallina faraona! Nemmeno fosse l'unico uomo della Terra, Kyōya fa il prezioso e non si concede facilmente ad Erika, solletica i suoi sentimenti per farle scoprire il fianco e, non appena lei si confida, affonda il coltello con un sorrisetto malefico e qualche parolina redarguente. Ebbene, il Principe Nero dalla sua posizione di superiorità bacchetta l'umanità di essere troppo mediocre, insulsa, scontata come quelle coppiette che si imboccano a vicenda al parco. Lui è un pollo che sa volare, cribbio! Quasi a voler giustificare questo suo caratteraccio, l'autrice sembra aver affidato al personaggio di Kyōya un passato traumatico, nel quale gli è mancato l'affetto necessario a crescere con valori sani, ma soprattutto con un atteggiamento meno ostile nei riguardi delle persone e meno sfiduciato. Background che rischia di venir inficiato dall'episodio finale, credo il più banale fra i dodici. Per quanto mi riguarda, un bastardo mascherato da tsundere è l'ennesima truffa ai danni degli spettatori, che si infilano in una spirale di sentimentalismo e procedono a suon di poverino, poverello e poveretto. Traumi in ambito familiare chiunque può averli, ma non penso che una persona assennata si prenda gioco del prossimo o lo tratti come straccio per la polvere solo per soddisfazione personale. La cattiveria gratuita non si giustifica con le tragedie infantili, perché se una sola persona ce la fa ad essere buona nonostante tutto, allora devono riuscirci anche gli altri.
Il masochismo del genere umano a volte può raggiungere livelli inimmaginabili. Il mio in primis, che sono riuscita a concludere questa serie con somma sorpresa! Spesso si sente come scusante del proprio atteggiamento remissivo e accomodante l'essere innamorati, ma la teoria dell'amore cieco non regge la candela, poiché amare non significa annullarsi, calpestare la propria dignità e soffrire, casomai l'esatto opposto. Qualcuno, di grazia, ficchi questo concetto nella mente delle ragazzine e non permetta loro di farsi trattare a pesci in faccia dall'arrogante di turno. Purtroppo Wolf Girl & Black Prince non passa in questo senso un messaggio positivo, perché una Erika o un Kyōya sono personaggi da non imitare assolutamente. E pensare che quest'anime riesce in un'impresa epocale, quella di accoppiare lo stereotipo della ragazza zerbino con lo schifo umano incarnato nel corpo di un bel fusto. Bello si fa per dire! Il chara design non è esaltante né così pulito o curato, quindi non aggiunge nulla alla mediocrità del tutto. La colonna sonora è orecchiabile, carine sia l'opening sia l'ending, ma il solo fatto di associarle a quest'anime mi provoca malore fisico. Infine l'ambientazione scolastica è ancor più stuprata del solito, sfiorando quasi il plagio. Risultato finale: raccapriccio e nausea.
Ammetto di essere arrivata fino alla fine solo per godere della nuova frontiera che il cattivo gusto degli shōjo di ultima generazione ha abbattuto. Inaugurando la nuova fiera del cliché, il divertimento della visione di Wolf Girl & Black Prince non sta nel godere di una delicata o turbolenta storia d'amore, nemmeno di personaggi ben caratterizzati, dal momento che urliamo allo stereotipo più abusato, ma nel prevedere gli eventi prima che accadono. E se si è forti, anche le battute! Soprattutto l'episodio finale tocca l'acme della banalità reinvestendo sul peggio della collana Harmony, con frasi fatte che neanche in bocca ai Ken starebbero bene! L'autrice di quest'abominio riesce a vincere persino contro le maestre del riciclaggio come Inga Lindstrom e Rosamunde Pilcher, sfornando una storia che si è già vista sulle caverne degli uomini della pietra e che di nuovo non ha niente di più dell'altissimo grado di ignominia che ha toccato. Mi domando ancora -perché non riesco a farmene una ragione?!- come sia possibile che anime del genere piacciano. Forse vivono del "basta che se ne parli", perché parlare bene di questa roba è al di fuori del buon senso, perciò mi spiego il successo soltanto col passaparola della sua bruttezza. Perché a volte una cosa più brutta è e più si è invogliati a guardarla. D'altronde non c'è limite al masochismo, giusto?
Cioè, la gente che è cattiva e basta esiste, non serve necessariamente un passato difficile, che, a mio parere, è solo una giustificazione da quattro soldi.
Prendendo in considerazione l'opera nel suo complesso, sono più vicina al pensiero di Thorgrim. Si tratta di un anime piuttosto piacevole e senza grandi aspettative. Inoltre, anche io ho apprezzato opening ed ending.
Tuttavia, le osservazioni fatte da LaMelina sulla caratterizzazione dei personaggi sono più che giustificate.
Kyouya può essere cattivo quanto vuole, quello che risulta irrazionale è l'atteggiamento di Erika nei suoi confronti...
In un AnimeRing.
Voi mi volete male.
E' una commedia romantica basata sul rapporto S/M fra un sadico e una masochista. E allora? Cosa c'è di così sconvolgente? The Real Her/Honto no Kanojo come manga lo fa piu' delicatamente, ma BP&WG e' uno shojo classico (e non uno yuri) quindi meno delicatezze e piu' bonazzi.
In se l'anime e' piacevole, ma non eccelso. Il 7 della prima recensione ci sta perfettamente.
scusate lo dovevo scrivere
Insomma, alla fine sono arrivata sana e salva all'ultimo episodio solo perché sono stati pochi e tutto sommato è una visione leggera, mica per altro.
In conclusione il 7 ci sta tutto, se non per la trama per Kyoya, che da solo vale la visione di ogni minuto della serie. XD
Io non ce la posso fare, non trovo per nulla divertente vedere gente che si annulla, mente e si umilia per farsi amare o apprezzare dagli altri. Gli zerbini mi danno il voltastomaco nella vita reale e vederli nella finzione non fa che peggiorare le cose: non li trovo divertenti e anzi, penso che si meritino tutte le pedate che prendono, gliene darei volentieri qualcuna anche io!
Poi se ci aggiungiamo i soliti cliché del trauma, dello str***o che è tale solo in apparenza ma nasconde un cuore di panna che deve essere svelato dall'eroina a suon di umiliazioni e sopportazione, terzi incomodi messi li solo per far risaltare alla fin fine la superiorità del protagonista... no grazie. Per me questo ammasso di roba è l'opposto di un buon shojo.
D'altro canto però capisco che a qualcuno tutto questo non dia per nulla fastidio e anzi, lo consideri simpatico e divertente, è normale, è meno peggio di chi trova divertenti i film di De Sica e Boldi. Io personalmente rigetto questo genere di produzioni che fanno fare pessime figure alle protagoniste femminile e mettono lo shojo manga in cattiva luce, preferisco mille volte la smielatezza, la tenerezza e le ingenuità di un Soredemo, di una Yona o di un kamisama, e lo dice una persona per nulla romantica. Io sto assolutamente con la recensione di LaMelina ma nessun problema con il giudizio generale di Thorgrim, sono modi di "vivere" e pensare le letture diversi e personali.
Vorrei dissentire invece su una parte generale dell'analisi di Thorgrim, che non riguarda questo anime in sé ma lo shojo manga in generale. Lui scrive:
"Gli shoujo però, così come la loro controparte maschile, vanno presi per ciò che sono, prodotti per adolescenti (quindi un target abbastanza ampio) e con bassissime pretese artistiche e narrative; fondamentalmente dei passatempi creati ad arte per vendere e intrattenere"
Questo è vero ma è vero per il manga in generale, il manga è intrattenimento. Senza dubbio ci sono le letture più impegnate, ma accade per ogni genere e target, dallo shojo/shonen al seine/josei! Ci sono josei che sono zerbinate o porcherie peggiori di molti shojo (vorrei ricordare i volumi unici di Kanae Hazuki), così come i seinen non sono tutti di alta levatura artistica, anche Oreimo e Blade Play sono seinen, niente contro questi titoli ma sono anche loro frivolo intrattenimento (ed è giusto così). Insomma, non sono d'accordo nel generalizzare che lo shojo (e lo shonen) siano tutta robetta per ridere, ci sono shojo manga che hanno fatto la storia, se la maggior parte sono roba semplice, credo che accada così per ogni target. Inoltre, la semplicità di base non deve giustificare ogni magagna.
La seconda cosa su cui non mi trovo d'accordo è:
""Wolf Girl & Black Prince" soffre purtroppo della sua stessa natura, quella dello shoujo, e circoscrive il tutto alla sola riuscita dei due protagonisti, relegando il resto, personaggi secondari su tutti, a meri elementi di contorno quasi del tutto irrilevanti."
Anche questa è una generalizzazione errata, potrei fare una lista infinita di shojo manga in cui i comprimari contano tanto quanto i protagonisti, e sicuramente altrettanto lunga sarebbe la lista di quelli nello stile di Wolf Girl. Quando le storie si incentrano solo sui due protagonisti i motivi sono due: l'autore voleva concentrarsi solo sulla coppia, non gli importa di avere elementi esterni, oppure, l'autore non è capace di far interagire questi personaggi con i protagonisti e con il contesto, relegandoli al ruolo di panza e presenza o mero cliché, come nel caso di questo anime. Le protagoniste dei manga come Wolf Girl sono modellate in base al protagonista maschile, sono create per nascere e crescere con lui, vivere in funzione di lui ed esistere in funzione di lui. Cosa che personalmente trovo terribilmente triste e noiosa, ma che spiega perché i secondari non contino nulla.
Le mie prime zerbinate le ho lette da ragazzina e non mi ci sono mai ritrovata né sentita coinvolta in nessun aspetto, anzi, mi chiedevo cosa si potesse trovare di interessante in simili eroine e in simili personaggi maschili padroni e arroganti. Oggi penso semplicemente che mostrino un brutto lato dell'essere umano (maschio o femmina che sia), non mi piacerebbe che mia figlia/sorellina/cuginetta ne fosse appassionata, ma che al contempo ognuno è libero di farsi piacere quello che vuole. Semplicemente io me ne tengo a debita distanza e spero che in Italia si torni a pubblicare anche roba di altro genere, almeno così si capirebbe che lo shojo manga non è tutto una divertente zerbinata.
Sono d'accordo con Rygar: bisogna considerare in generale la decadenza del genere shoujo. Anzi, più che decadenza, mancanza di nuove idee.
Quest'opera non è male in sè, ma è la riproposizione di alcune immagine classiche, viste e riviste. ormai neanche i personaggi mostrano una qualche sorta in "identità", sprofondando invece nella marea indistinta di anime "per ragazze".
Questo tipo di produzioni sono quelle che sopporto di meno, perchè danno un'immagine che io ritengo assolutamente distorta di come dovrebbe funzionare un rapporto amoroso, e lo trovo ancora più dannoso perchè il pubblico di riferimento è giovanile. Forse esagero io, ma penso sia sbagliatissimo che le ragazzine si ritrovino come "modelli di relazione" della situazioni del genere, in cui un figo può trattarti come una pezza e tu lo devi accettare (che sia per tenere in piedi una bugia o per un cosiddetto "amore", poco cambia). Sarò arretrata io, ma per me i modelli di relazione sono ben altri.
E non riesce ad andarmi giù nemmeno la scusa dell' "intrattenimento", perchè per quanto mi riguarda non mi fa assolutamente divertire vedere il protagonista in preda ai suoi deliri di superiorità o la protagonista trattata a pesci in faccia, anzi, mi fa solo salire il nervoso.
Di conseguenza, non posso che trovarmi pienamente d'accordo con la recensione di LaMelina, che avevo già letto e spolliciato ai tempi.
Tuttalpiù può essere considerato un ibrido in quanto di base è uno shounen che prende elementi anche da altri generi, ma seinen assolutamente no. Il taglio della narrazione è troppo scanzonato per un seinen e le tematiche "adulte" sono appena abbozzate, quindi è da escludervi l'appartenenza. Se viene pubblicato su di una rivista di seinen è solo per evitare problemi legali (anche se abbozzata, la tematica dell'incesto è sempre un problema che può portare rogne).
Ad ogni modo vorrei far notare come tutte le critiche a Wolf Girl & Black Prince siano arrivate da parte dell'utenza femminile... non è che vi siete immedesimate troppo nella protagonista? (e qui ci scatta il flame, me lo sento! xD)
Vedila dal lato opposto, magari le critiche arrivano più dalle ragazze non perché si ritrovino nella protagonista (perché se no a quel punto gli piacerebbe) ma proprio perché detestano quel tipo di ragazza!
Non è la rivista a fare il genere, pensarla in questo modo è una banalizzazione grossolana.
Poi citarmi tutte le serie che vuoi, ma Oreimo di seinen non ha nulla e se non la pensi così allora vattelo a rivedere e/o a rileggere.
Detto questo chiudiamo qui la questione riguardante questa serie che altrimenti andiamo troppo OT.
E daje, stiamo parlando di target e non generi.
Mi spiace ma sei tu a sbagliarti, le generalizzazioni non piacciono neanche a me ma sono i giappi a farle e nel momento in cui le tiriamo fuori, io mi baso su quello che loro hanno deciso di fare. Non ho bisogno di "andare a rileggermi" niente perché non è il contenuto che fa il target, ma ti rifiuti di capirlo. Se poi dobbiamo fare "per me è più shonen perché non è maturo", allora non stiamo neanche a nominarli i target visto che vogliamo disporne a modo nostro e non a modo di chi li ha creati originariamente. Io mi baso su quello che dicono i giapponesi, tu ti basi su una tua concezione. Resta pure convinto.
Video Girl Ai è uno shonen, Saiyuki uno josei e Oreimo un seinen e da qui proprio non si scappa. Se qualcuno la dovesse pensare diversamente può provare a contattare l'editore giapponese e chiedergli, possibilmente gentilmente e in maniera educata, se gli può eventualmente fare il favore di cambiare rivista di pubblicazione
Per quanto mi riguarda considero la protagonista uno degli esempi più infimi del genere femminile, e probabilmente quest'opinione è comune fra le ragazze che hanno espresso pareri negativi a proposito dell'opera in questione. Ti pregerei quindi di non associarmi(ci?) a un'esempio del genere, lo trovo potenzialmente offensivo, nonostante capisca dal tono del tuo messaggio che l'intento non era quello XD
Basandomi su quanto ho visto, i personaggi erano banalissimi, privi di spessore ed interesse, e la protagonista tra le più insignificanti degli ultimi anni. Leggo che più avanti si giustifica lui col passato triste. La cosa è abbastanza inutile, non è necessario un trauma infantile per comportarsi in quel modo, perchè una ragazza idiota e inutile come la protagonista ti fa venir voglia di trattarla male... zerbino, punching-ball, registratore per insulti, vengono naturali.
Tuttavia, se la serie fosse stata quantomeno divertente come l'hanno trovata alcuni forse si poteva chiudere un occhio (anche due) e tapparsi il naso, purtroppo però era di una noia terribile, in due episodi ci saranno state un paio di gag decenti. Per cui, non essendoci assolutamente nulla di meritevole da spingermi a proseguire, la serie è finita nella lista dei drop stagionali.
Lo shoujo ha sfornato in passato (e tuttora) decine e decine di prodotti di altissima qualità, per cui considerare quest'opera come un suo portavoce iconico è abbastanza offensivo per tutta la categoria. Se mai può identificarne uno suo sottogruppo, allora sì.
@Arashi: è una battaglia persa, oramai si è radicata (colpa di chi per primi hanno portato i manga in Italia senza sostenerli con un'adeguata campagna culturale? Probabile) la credenza che tali targettizzazioni proprie del mercato editoriale delle riviste in Giappone (e quindi poco utile se non fuorviante in molti casi qui in Italia) siano assegnabili a caso o tramite disquisizioni personali sui contenuti, anzichè discendere semplicemente dalla divisione in riviste dell'editoria giapponese. E sono ben poche le persone con la necessaria onestà intellettuale da mettere in discussione le proprie credenze, radicate in anni di disinformazione. Ed ecco quindi credere Orange Road uno shoujo perchè è una storia d'amore e non di mazzate o Death Note un seinen perchè "maturo" o "profondo".
Citando Matt Thorn, traduttore di manga, antropologo culturale e docente per alcuni corsi di dottorato della facoltà sui manga dell'università Seika di Kyoto:
Most people seem to think that shôjo manga are distinguished by certain features of content and style. For example: the eyes are unusually large (even by manga standards); flowers and bubbles are often seen floating in the background; they are romances; or they invariably have a female protagonist. I've seen fans debate these fine points on English-language message boards for ten years or more, and when I intervene and offer my own two cents (based on 15 years of studying shôjo manga, their readers, their creators, their editors, their publishers, and their retailers), participants are usually disappointed. This is probably because, after they have plumbed the depths of style and content ad nauseam, I simply tell them that shôjo manga are manga published in shôjo magazines (as defined by their publishers), and shônen manga are manga published in shônen manga magazines (likewise defined by publishers).
Ed è proprio per questa loro prevedibilità che il genere non mi è mai interessato.
In ogni caso, ringrazio chi l'ha letta e la redazione per la fiducia, non ci speravo nemmeno, dato che altre mie recensioni dal tono "sarcastico" non sono state apprezzate. Così almeno mettiamo a tacere quelli che dicono che io recensisco solo roba che mi piace e regalo voti altissimi. Anzi, a dirla tutta ultimamente stanno uscendo tutte le mie recensioni con voto negativo...
@Thorgrim
come hanno spiegato arashi e anche slan è la rivista a determinare il target, i generi non c'entrano nulla. e fidati che lo so bene, faccio schede manga per il sito da diversi anni ormai. come slanzard ha detto, complice anche il fatto che quando sono sbarcati i manga in italia non si è fatta chiarezza su queste cose (ricordo ancora le spiegazioni abbastanza generiche che lasciavano comunque molta confusione sui vecchi albi della star), qui non si ha ben chiara la definizione di shojo/shonen/josei/seinen/ecc.
mi viene male ogni volta che sento dire "questo manga è molto maturo quindi è un seinen" o "parla di sentimenti allora è uno shojo", perchè la realtà è che la rivista è l'unica discriminante per decidere questa etichetta e non è un caso che nelle nostre schede il target venga riportato come tipologia e non mischiato ai generi.
ai giapponesi piace inscatolare i manga nelle categorie dei target di riferimento delle loro riviste e poi creare mille eccezioni, quindi appena si accetta l'idea che termini come shojo/shonen ecc. non riguardano i contenuti ma un vago target della rivista si smette di farsi esplodere la testa per niente e si vive meglio
Io non leggo decine di shojo, però ne ho letti abbastanza e posso tranquillamente portare numerosissimi esempi di opere per questo target veramente valide, senza zerbinate varie, e profondamente diverse ognuna dall'altra!
Insomma: la rivista su cui viene pubblicata l'opera ne determina il target e per ciascuna di esse, shonen, shojo, josei ecc..., ci sono sia opere meritevoli, che ciofeche della peggior specie e genralizzare è sempre sbagliato.
E' come dire che Berlusconi è innocente poiché il tribunale ha annullato la condanna.
Per me Oreimo è un prodotto borderline abbastanza atipico per il tipo di rivista per cui esce. Cito testualmente da Wikipedia che a sua volta trae da ANN:
Oreimo non ha nessuna di queste caratteristiche e l'unica tematica apparentemente seria, ovvero l'incesto, viene trattata in modo grossolano e superficiale.
Se si volevano fare esempi di seinen allora si è preso l'esempio sbagliato.
E per favore, chiudiamo qui il discorso su Oreimo che già siamo andati troppo OT.
Poi si può discutere sul perché ecc.. ma questo è un altro discorso.
La prima 6 serie de le Bizzarre Avventure di JoJo son pubblicate su una rivista shonen e quindi shonen restano, le ultime due serie son pubblicate su una rivista seinen e quindi e quindi appartengono a quest'ultimo target, per quanto le tematiche affrontate siano esattamente le stesse. Punto. Non ci sono "se" o "ma" che tengano, è così e basta che piaccia o no. I giapponesi amano catallogare tutto e così han fatto, perché noi dovremmo complicarci la vita da soli? Target e genere di opera sono due cose completamente differenti: pensare che siano la stessa cosa è semplicemente sbagliato.
di nuovo, quella è l'interpretazione occidentale del termine. e citando dalla wiki inglese:
"Seinen manga (青年漫画?) are manga marketed to men 18 or older. In Japanese, the word seinen literally means "young man" or "young men" but the term "seinen manga" is also used to describe the audience of comics like Weekly Manga Times and Weekly Manga Goraku which are aimed at men on into their 50's. Seinen manga are distinguished from Shōnen manga which are for younger boys,"
la discriminante è l'età, non i contenuti.
Seinen manga can focus on action, adventure, business, comedy, games, relationships or sports, and may have some mild sexual content
di nuovo: i contenuti dei seinen manga possono riguardare aspetti più profondi come mondo del lavoro, introspezione psicologica, ecc ma non è questo il fattore determinante.
dalla wiki giapponese si parla sempre di età (uomini tra i 20/30 anni) e aggiunge che altri fattori che possono far capire il fatto che sia un seinen è l'assenza del furigana nella lettura dei kanji e l'assenza di young nel titolo della rivista. nessun accenno ai contenuti.
puoi tradurre la pagina con google translate in inglese, quello che viene fuori è sorprendentemente comprensibile.
Forse proprio per questo innamoramento la protagonista si fa trattare in questo modo, perchè se si è innamorati di una persona la si accetta per ogni suo lato...
Direi che è questo il messaggio che Ayuko Hatta vuole inviarci, poi magari mi sbaglio...
Ripeto: io sto leggendo il manga, l'anime non l'ho mai visto
Così come ho iniziato scherzosamente la discussione, allo stesso modo ho provato a chiuderla per ben due volte dopo aver spiegato il perché mettere in ballo quella serie fosse stata una scelta poco felice.
La pensate diversamente da me? Nessun problema, il mondo è bello perché vario, ma smettiamola di parlare di Oreimo e della definizione di seinen, ve ne sarei grato.
Di sadico però non ha proprio niente...anzi non ha niente di sessuale in genere.
Lascio perdere Erika che è davvero fastidiosa, ma per il resto è passabile, ogni tanto strappa qualche risata.
Infatti proprio questo non capisco, come fai ad innamorarti di una persona che ti tratta male? Perchè Erika non ha avuto il colpo di fulmine non appena l'ha visto, se n'è innamorata nonostante lui la trattasse come un cane. E che la protagonista "sopporti" questo suo modo di fare perchè ne è innamorata è un altro messaggio sbagliatissimo. Ripeto, magari sarò io che ho una visione all'antica delle cose, ma in una relazione ideale non devi "sopportare" di essere trattata a pesci in faccia, non devi "tener duro" e ingerire il boccone amaro perchè, povero, è fatto così e ha avuto un passato tragico(?). Il passato tragico(?) non giustifica proprio niente, per quanto mi riguarda. Se sei fatto così meriti solo di toglierti dalla mia strada e starmi il più lontano possibile.
con questo ragionamento siamo nel far west allora, ognuno dà la sua interpretazione in base ai propri gusti o metro di giudizio. e non si capisce in base a quale parametro l'opinione di uno deve prevalere su quella di un'altra persona.
quindi dire "oreimo non è un seinen" è la tua opinione personale che non puoi pretendere di spacciarla come verità assoluta.
per quanto riguarda me e l'uniformità del database di ac si sceglie di adottare la definizione dei giapponesi, con buona pace se questa poi molte volte non c'ha senso ai nostri occhi.
l'importante è giudicare un'opera per i suoi contenuti, non per l'etichetta che gli viene affibbiata
Non si tratta di stare nel Far West, ma di discutere del perché in alcuni casi le etichette non rispecchiano i veri contenuti di un'opera.
Confrontarsi è una cosa che apprezzo e quando ho torto non ho problemi ad ammetterlo (se sono stato troppo irruento sappiate che mi dispiace), ma il discorso è nato e proseguito partendo proprio dal presupposto di una divergenza di opinioni.
Inoltre non ho mai obbligato nessuno a pensarla come me e mai lo farò, ma se così fosse sembrato, sappiate che quasi sicuramente è perché ho espresso male il mio pensiero.
Io ritengo che, allo stato attuale delle cose, l'etichetta seinen /shonen ecc... ecc... possa essere applicata di fatto solo guardando alla tipologia di rivista di riferimento, anche se la definizione radicata in occidente spesso possa far storcere il naso quando vengono presentati certi accostamenti.
In ogni caso, per alcune opere, tali etichette non riguardano il genere (come già argomentato da molti) ma nemmeno il target di riferimento della rivista.
Bisogna infatti tenere conto che si parla scelte editoriali, e un buon editore fa di tutto per mantenere il suo range di clientela ma deve anche ampliarlo.
In tal modo le opere seinen-non seinen (passatemi il temine) servono:
1) Per ampliare il market share. Il fatto che una rivista sia seinen non significa che un adolescente, specie se vicino all'età adulta, non possa acquistarla.
2) Per favorire la transizione (e ci si ricollega al punto 1), presentando opere che possano già rientrare nel range di gradimento del neolettore, che così acquista qualcosa che apprezzerà sicuramente e pian piano scoprirà anche gli altri contenuti.
Poi ovviamente, per motivi simili, una rivista shonen può pubblicare un'opera più adulta dello standard di riferimento.
@Thorgrim più che altro si tratta di discutere perchè a te non vanno bene delle categorizzazioni che ai giapponesi e anche a una buona fetta dell'utenza del sito non creano alcun problema.
Target= riferito all' età del lettore,
Genere= riferito ai contenuti. Alcuni contenuti potrebbero essere non adatti ai più piccoli ma non vi è mica una regola che una serie colorata, dal chara infantile o con tematiche semplici non possa essere indirizzata ad un pubblico di adulti. Mica c'è la censura per i maggiori di 18 anni!XD
Chiudo qui per non ripetere il resto che altri hanno già spiegato.
Non mi permetto di dire che sia un capolavoro, ma è un buon shoujo (l'opera, non l'anime in sè).
Purtroppo, come già detto, l'hanno reso male, e quindi può non piacere a tutti, anzi, a molti, come si è visto, non piace un granché.
Alla fine gli shoujo hanno avuto sempre la caratteristica di essere fatti tutti un po' con lo stampino e quindi riusciamo già a capire cosa sta per succedere, però per questo non si può dire che in generale l'opera fa schifo.
Ho letto e visto opere che mi hanno fatto quasi piangere da tanto che facevano schifo o erano banali.
Wolf girl & Black Prince, alla fine, almeno la "comicità" ce l'ha, ma l'anime l'han fatto proprio male xD
Grazie, finalmente qualcuno che ha capito il senso del mio discorso! Mi sento meno infelice ora
Come donna non posso approvare una protagonista che si annulla per il bellone di turno, ma Erika secondo me potrebbe essere pure peggio, non si annulla per lui ma per le sue amiche, il suo obiettivo primario sembra essere avere un ragazzo (possibilmente figo) di cui vantarsi con le "amiche", la superficialità fatta persona!
Quelle che si annullano per l'uomo puoi scusarle con "accecata dall'amore" e "sindrome da crocerossina", esistono donne così nella realtà, ma queste eroine mi urtano soprattutto perché poi immancabilmente cambiano il lui cattivone che ritrovarà la retta via perché conquistato dalla purezza d'animo della protagonista, non mi sembra giusto raccontare simili panzane che potrebbero esser prese per vere da un pubblico giovanissimo.
Secondo me, oltre a essere impossibile, è sbagliatissimo voler cambiare il prossimo, è più saggio evitare di frequentare certi soggetti.
Il lui stronzo perché traumatizzato ha stancato, poi qui il trauma sembra essere un pupazzo di neve XD, però ammetto che a me Kyoya non è così antipatico, non è il classico sciupafemmine è più il tipo "deluso/annoiato dalla vita", dice di preferire i cani alle ragazze (io adoro i cani quindi non ci vedo niente di sbagliato in questi ragionamenti ).
Kyoya dice chiaramente di voler una specie di serva, se poi è così fortunato da trovare la scema che accetta possiamo forse criticarlo? Certo non è la persona migliore del mondo, ma farsi passare per il ragazzo della scodinzolante Erika è una bella scocciatura, non trovo sbagliato che lui cerchi il suo tornaconto.
Alla fine la colpa peggiore di questo anime per me è lo svolgersi prevedibilissimo della trama, ripeto che ritengo pura fantascienza cambiare il partner grazie alla forza dell'amore e questo tipo di shoujo passa il triste messaggio "sopporta che verrai ripagata", mi piacerebbe uno shoujo con questo tipo di coppia in cui alla fine lei lo molla perché stanca dei soprusi, sarebbe una cosa nuova.
Capisco e condivido eventuali critiche sulla realizzazione tecnica, sulle gag che possono non piacere e sulla narrazione non sempre brillante, ma applicarsi sul fatto che lei sia "succube" di lui... (e lo metto rigorosamente fra virgolette perché così non è) ...è come voler criticare le leggi della fisica in Dragonball. E' lapalissiano che certi comportamenti in questa serie siano stati volutamente esasperati per creare un certo tipo di situazione narrativa (anche se nella realtà c'è ben peggio). Stiamo pur sempre parlando di un lavoro di fantasia a sfondo comico, ricordatevelo.
Volendo poi essere pignoli, la tanto criticata Erika si prende non poche soddisfazioni dalla seconda metà della serie in poi (se non sbaglio molla anche un bel ceffone a Kyouya in un episodio) e il "principino" finisce per essere perculeggiato da tutti per il suo carattere infantile e viziato.
Ci sono prodotti ben peggiori di questo, siate onesti.
Concordo in pieno con la recensione di LaMelina. Assolutamente da evitare.
Erika l'ho trovata sopportabile solo nel primo episodio, poi è una discesa senza fine. Però credo che a rendere tutto di una bruttezza disarmante è Kyoya. Prima di tutto non ha assolutamente alcun trauma infantile come vuol far credere, in fin dei conti ha fatto tutto lui la madre non ha fatto nulla di male nei suoi confronti, anzi! Il suo comportamento mi è sembrato più un "ti odio a prescindere", infatti poi si riappacificano solo perché la madre ha aiutato a trovare la collana di Erika, alla faccia del trauma decennale . Poi vorrei ricordare a tutti i mangaka che anche se si ha qualche trauma infantile non si diventa per forza degli stronzi. I 90% dei manga presentano questa connessione trauma-stronzo, bah! Ritornando ad Erika... mamma mia! Io a uno come Kyoya ne avrei date tante di bastonate! Invece Erika lo perdona quando lui per "chiedere scusa" le regala una collana dicendo che non poteva regalarle un guinzaglio... scherziamo??? C'è qualcuna che trova romantica una cosa del genere?
Come voto totale dell'opera darei 4 perché ce la devono smettere di propinarci a ripetizione questa tipologia di ragazzi e ragazze. Sono d'accordo con Eoin, se creassero uno stronzo nel vero senso della parola, senza traumi o balle varie lo preferirei 1000 volte di più.
Sinceramente a me piace, forse lei è troppo cagnolino, ma il titolo ne spiega il perché.
Mi piacciono molto questi tipo di Shojo e non lo trovo una zerbinata, almeno fino a quello che ho potuto vedere io per ora.
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