Credere che lo shojo manga sia fatto solo di storie romantiche ambientate tra i banchi di scuola, è un grosso e comunissimo errore; il manga per ragazze non disdegna infatti la componente soprannaturale o fantasy, specie quella che trasporta il lettore in uno spazio-tempo lontano e favoleggiante. Ai giorni nostri, in tal senso, dominano in Giappone Princess, Princess Gold e Mistery Bonita, magazine di casa Akita Shoten che raccolgono storie fantasy dal taglio maturo e dall’ambientazione esotica. Seppur con stili e temi diversi, anche le riviste dell’editore Hakusensha non trascurano il genere fantasy, tanto che Hana to Yume, Lala e Lala DX, offrono oggi alcuni tra gli shojo fantasy attualmente di maggior successo: Akagami no Shirayukihime, Soredemo sekai wa utsukushii e Akatsuki no Yona. La dolce Shirayuki godrà della sua serie animata nel corso dell’estate 2015, mentre Nike e la rossa Yona hanno già beneficiato dei propri anime durante il 2014. In particolare, Yona dispiega la sua storia nel corso di 24 episodi, cosa oggi abbastanza rara, specie per uno shojo di questo genere.
 

La giovane Yona, unica figlia del Re Il, vive i suoi giorni a palazzo in maniera felice e spensierata, sospirando d’amore per l’adorato cugino Soo-Won. Il suo unico problema sembra essere l’inusuale chioma rossa, ma dopotutto, se anche l’amato apprezza, allora pure quei bizzarri capelli possono diventare motivo di soddisfazione. Il mondo della ragazza cambia improvvisamente quando Soo-Won usurpa il trono uccidendo il sovrano. Una Yona ancora attonita viene tratta in salvo dall’amico d’infanzia e servitore Hak, che la porta via da palazzo conducendola alla sua tribù di origine. Dopo un breve ma doloroso viaggio i due giovani giungono infine da Ik-Soo, detentore di un’antica profezia secondo la quale Yona dovrà radunare quattro draghi, i quali le doneranno il loro potere così come fecero in passato per il leggendario Re Hiryuu.
Yona non sa ancora cosa questa profezia significhi, né quale sia la cosa migliore da fare, né come contenere i sentimenti contrastanti che prova per Soo-Won; adesso il suo unico desiderio è proteggere se stessa e coloro che ama, per cui parte insieme ad Hak e al giovane medico Yun alla ricerca dei misteriosi draghi.
 
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Sentendo parlare di una ragazza il cui scopo principale è riunire dei guerrieri, il primo campanello d’allarme che suonerà per i lettori/spettatori più navigati, sarà probabilmente Fushigi Yuugi, l’opera più famosa di Yuu Watase. Se è vero che l’influenza del manga della Watase ha colpito molte autrici delle generazioni successive e il manga di Mizuho Kusanagi risente di svariate influenze anni ’90, le somiglianze tra le due opere sono solo superficiali, poiché trama e caratterizzazione dei personaggi perseguono fini totalmente differenti. Un punto in comune (seppur con qualche piccola differenza) tra le due opere riguarda però il rapporto tra la protagonista e i suoi guerrieri: così come le stelle di Suzaku seguono e affiancano Miaka in ogni passo del suo cammino, allo stesso modo i draghi di Yona provano per la ragazza un sentimento che pare sfiorare l’amore (in un’occasione Ki-ja usa, tra gli altri, il termine “Aishiteru” riferendosi a Yona) ma che allo stesso tempo va oltre, trascendendo in una sorta di devozione divina. Non chiamatelo “reverse-harem” quindi, perché il sentimento che accompagna i quattro draghi è lo stesso che si prova per una divinità, qualcosa che è inciso sulla loro pelle e nel loro sangue; la loro esistenza è tale in virtù di quella di Yona. Completamente diverse sono invece le due protagoniste, perché se Miaka inizia la sua avventura come un gioco per sfuggire alla realtà domestica e scolastica, Yona prende la situazione in modo molto serio sin dall’inizio, poiché al suo viaggio è legata la sua stessa sopravvivenza. Uno dei tempi portanti della serie anime di Akatsuki no Yona è appunto quello del viaggio, visto non nell’ottica di un semplice e passivo pellegrinaggio ma di un percorso che la porterà a cambiare se stessa e il suo modo di vedere il mondo. L’omicidio del padre, la disperata fuga da palazzo e la realtà che si mostra davanti ai suoi occhi ingenui, rappresentano il crollo di quella che era stata la sua vita fino a quel momento: una vita pacifica e tranquilla, l’ideale di un padre buono come genitore e sovrano vengono distrutti dalla crudeltà che vige fuori dalle mura di palazzo, dalla fame, dalla morte e dai soprusi che i più deboli sono costretti a subire. Yona vive quindi un contrasto interno tra la vecchia e la nuova se stessa, la quale deve armarsi di coraggio per poter andare avanti e sopravvivere. Il taglio di capelli, che spesso rappresenta per le ragazze la voglia di cambiamento, è qui un atto intrinsecamente legato all’abbandono del proprio io passato che fa spazio ad una rinnovata se stessa, a quel nuovo io che si troverà costretto anche a togliere la vita per aver salva la propria. La nuova Yona è quindi un personaggio che vive all'insegna dei contrasti, anche e soprattutto per ciò che concerne i sentimenti per Soo-Won, l’uomo che ha distrutto la sua vita ma che al contempo non riesce a scacciare dal proprio cuore.
 
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Yona è quindi un personaggio che cresce e cambia, piange e ride ma esprime sempre i suoi sentimenti con un’eleganza discreta che non sfocia mai nel dramma patetico e artificioso, permettendo così allo spettatore di comprendere al meglio le sue emozioni. Utile ricordare a tal proposito che Akatsuki no Yona è tratto da un manga perfettamente inquadrabile nel cosiddetto “stile Hakusensha”, i cui shojo, con le dovute eccezioni, seguono determinate linee guida che li distinguono dalle altre pubblicazioni per alcuni tratti comuni e peculiari. Come detto inizialmente, il fantasy di Akatsuki no Yona e delle sue colleghe di rivista è abbastanza diverso da quello dei prodotti Akita Shoten, e offre un taglio meno realistico e serio, o meglio, pur conservando una certa maturità, si rende più accessibile anche alle lettrici/spettatrici molto giovani: senza fossilizzarsi sul pathos perenne, sul romanticismo concreto e fisico, o sul dramma ammorbante, la serie viaggia sul doppio binario del serio e faceto, per cui non rinuncia, per la maggior parte del tempo, ad un’atmosfera positiva e allegra. Inutile quindi paragonare questa serie ad un fantasy di tipo adulto e maturo, ad un qualsiasi manga fantasy di Chie Shinohara o peggio ancora a qualcosa che si rivolge a tutt’altro target; il suo intento non è evidentemente quello di offrire un drammone lacrimevole o dei personaggi a misura di adulto pretenzioso.
 
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Anche se è facilmente intuibile che Yona sia la protagonista indiscussa della serie e punto focale attorno a cui tutto ruota, i personaggi comprimari, tra l’altro abbastanza numerosi, sono stati tratteggiati con cura. Il misterioso Soo-Won, l’amico/protettore Hak, il medico Yun e i quattro draghi sono presenze costanti nella vita di Yona, con un ruolo e un carattere ben definito. Ognuno di essi ha delle caratteristiche peculiari che lo contraddistinguono, creando all’interno del gruppo un’ottima alchimia di caratteri. Discorso diverso per Soo-Won, i cui intenti non sono stati ancora del tutto svelati, che da presenza amorevole nella mente e nel cuore di Yona, cambia il suo ruolo, diventando per la ragazza motivo di tormento e tristezza e allo stesso tempo motore propulsivo della sue azioni e del suo cambiamento. Yona, Hak e Soo-Won formano un triangolo la cui maggiore evidenza è attualmente la posizione di svantaggio della bella bestia del tuono, Hak, palesemente innamorato della sua principessa ma allo stato attuale fuori dal suo campo visivo. Il sentimento romantico e la caratterizzazione dei personaggi in tal senso, si discosta dall’attuale immaginario dello shojo romantico che vede quasi sempre al comando un ragazzo bello e dominante a fronte di una ragazza abbastanza inerme e priva di personalità tanto da poter essere plasmata con le sue mani. Nel caso di Akatsuki no Yona vi è un vero e proprio ribaltamento della prospettiva, nella quale, pur senza consapevolezza, è Yona a decretare i tempi e le azioni del suo spasimante, il quale a sua volta, riconoscendone la determinazione e il coraggio, si adatta alle sue decisioni, proteggendola da lontano ma lasciandole sempre la libertà di essere, senza imposizioni e prevaricazioni. Nota di merito in un panorama in cui sembra impossibile che una protagonista femminile respiri e decida da sé, senza farsi influenzare o prevaricare dal protagonista maschile.
 
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Lo Studio Pierrot, che già in passato aveva curato Fushigi Yuugi e recentemente il collega di rivista Soredemo Sekai wa Utsukushii, confeziona un prodotto molto ben curato dal punto di vista tecnico. A parte qualche scivolone sulle proporzioni e animazioni a volte un po’ statiche, l’anime di Akatsuki no Yona conserva il bel chara della Kusanagi mettendo in evidenza il fascino dei personaggi maschili ma anche quello di Yona. Se design e regia fanno il loro dovere ma non spiccano per particolari meriti, altrettanto non si può dire per la colonna sonora, vero punto di forza del comparto tecnico dell’anime. Ryo Kunihiko, memore del lavoro svolto su Saiunkoku Monogatari, crea una colonna sonora che perfettamente si adatta all’ambientazione spazio temporale della storia, con brani ricchi di archi e suggestioni orientali, basti pensare alla prima opening, dal titolo Akatsuki no Yona, interamente strumentale ma che trasporta immediatamente lo spettatore nelle atmosfere della storia. Di altro stampo ma sempre dolce e delicata è la prima ending, Yoru dei vistlip. Dalla seconda metà della serie, le sigle di Yona sembrano voler cambiare pelle ed è proprio la opening Akatsuki no Hana delle Cyntia, che grazie al suo ritmo dance e frenetico rompe completamente il legame con la canzone che l’aveva preceduta. Scelta sicuramente spiazzante ma dopo qualche ascolto si riesce a fare l’orecchio al suo ritmo concitato, il quale è in una certa misura anche galvanizzante. Peccato però per il riciclo di quasi tutte le scene della precedente sigla di apertura. Discorso a parte per la seconda bellissima ending, Akatsuki, composta, arrangiata e cantata dall’infallibile Akiko Shikata, famosa tra i videogiocatori per i suoi contributi alla colonna sonora di Ar Tonelico, Tales of Symphonia, Ar no surge e alcuni capitoli della serie Atelier. Gli amanti degli anime la ricorderanno invece per la particolarissima opening di Umineko no naku koro ni e recentemente per la ost di Cross Ange. Come suo solito la Shikata compone una canzone che mischia elementi celtici con tipicità dei canti religiosi, della musica classica e orientale, ottenendo una miscela che unita al suo particolarissimo timbro di voce crea qualcosa di assolutamente fuori dall’ordinario.
Il doppiaggio vede alla ribalta tutti i seiyuu già sentiti nel vecchio drama cd, con Chiwa Saito e Tomoaki Maeno pronti a spiccare su tutti con le loro ottime interpretazioni.
 
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Akatsuki no Yona non è una serie innovativa, a volte è fin troppo ingenua ed è probabilmente quel tipo di storia che rende meglio in versione cartacea, poiché alcune lungaggini appaiono come più cospicue quando i tempi sono dettati dagli episodi televisivi. L’anime si chiude senza un vero finale dato che copre, in maniera abbastanza fedele, poco meno di 8 volumi sui 17 attualmente pubblicati in Giappone. Insomma, la serie si dispiega con un ritmo abbastanza lento per permettere allo spettatore di conoscere al meglio Yona e compagni, offrendo una visione dello scorcio iniziale di quella che sarà la grande avventura del gruppo di guerrieri capitanati dalla rossa principessa. A fronte di qualche difetto, Akatsuki no Yona è una serie gradevolissima ed emozionante, con dei personaggi ben caratterizzati e una trama interessante, che non sprofonda mai nel dramma e nel sentimentalismo becero e costruito a tavolino. Yona è un’ottima protagonista femminile, che in un’era dominata da ragazze prive di personalità propria e incapaci di muovere un passo senza essere tenute per mano, si erge sulle colleghe di categoria mostrando come ancora oggi il “girl power” esista, perché una donna potente non è una donna che nasce forte ma una che lo diventa, piangendo, sacrificando, lottando e vivendo intensamente tutti i contrasti del suo cuore.
Akatsuki no Yona è una serie consigliabile a chiunque voglia godersi un’avventura che sappia essere leggera e profonda, sentimentale ma non smielata, forte e delicata. Sembra che le eroine di casa Hakusensha stiano vivendo il loro momento di gloria, mettendo in mostra quello che personalmente considero il lato bello dello shojo manga, quello che non ingabbia protagoniste femminili e partner maschili negli stereotipi più beceri e svilenti, e da amante dei manga per ragazze, non posso che gioire di questa ribalta che, si spera sia, solo all’inizio.