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Prosegue la collaborazione tra AnimeClick.it e Una Stanza Piena di Manga, blog dedicato al fumetto giapponese, che, pur dando un'indubbia importanza ai “classici del manga”, presenta anche approfondimenti dedicati a titoli più recenti.
In questa rubrica aperiodica andremo a riportare le analisi di questi manga, per la maggior parte inediti in Italia, così da far conoscere ai nostri lettori alcuni titoli di sicuro interesse, benché forse poco noti, e magari convincere qualche editore italiano a curare un'edizione per il nostro Paese.
Alcune di queste analisi potrebbero contenere spoiler più o meno pesanti sulla trama dell'opera analizzata (finale compreso), per cui all'inizio di ogni recensione verrà segnalato il “livello” di spoiler presente.

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L'appuntamento odierno è con Killa, manga in 5 volumi (3 per l'edizione bunko) di Waki Yamato del 1977-1978. La recensione contiene consistenti spoiler sulla trama dell'opera.
 

Autore: Yamato Waki
Anno di pubblicazione: 1977-1978
Numero di volumi: 3
Edizione consultata: Kōdansha Manga Bunko
Editore: Kōdansha

killa-3.jpgÈ difficile fornire un giudizio globale su Killa, uno shōjo manga di Yamato Waki (n. 1948) pubblicato sulle pagine di Shūkan Shōjo Friend tra il 1977 e il 1978. All’interno della sua produzione, infatti, Killa è l’unico esempio di un approccio del tutto sperimentale sul piano narrativo. Questo perché la Yamato è famosa per le sue commedie scanzonate, per quei deliranti teatrini di personaggi strampalati catapultati in avventure tragicomiche.
Non a caso, il nome della Yamato continua a essere associato a una serie divenuta ormai un classico, Haikarasan ga tooru (trad. it. Una ragazza alla moda, 1975-1977), in cui comicità e divertimento si mescolano a personaggi stravaganti e avventure trascinanti. Ma Killa è diverso.

Per Killa, la Yamato si ispira al romanzo picaresco, optando, quindi, per una narrazione più cupa in cui i personaggi sono disposti a tutto, perfino a uccidere, pur di rimanere in vita. Il protagonista del manga - Killa per l’appunto - ne è l’emblema e la sua vita viene raccontata al lettore dalla nascita nei bassifondi, fino alla sua maturità culminata con l’ascesa sociale.

Riassumere la storia di questo shōjo manga è un compito piuttosto arduo, soprattutto perché la Yamato si diverte a sconvolgere il lettore con innumerevoli colpi di scena e con l’inserimento di nuovi personaggi. In breve la trama. Killa è il figlio di una prostituta che per sbaglio viene creduto morto con la dipartita della donna e viene sepolto con lei nella stessa tomba. Quando la gente del villaggio si accorge che il bambino non è affatto morto, la bara viene aperta e Killa portato in salvo. Ma la sua sarà una rinascita all’insegna della vendetta. Chiuso nel suo mutismo, gli viene dato il nome della madre e viene abbandonato in un orfanotrofio. Dopo aver subito abusi e soprusi, Killa, grazie alla sua bellezza efebica, si mantiene prostituendosi o barando a carte nelle bettole. La sua vita è a un bivio quando incontra un attore, tale Fedric Rimon, che vede in lui le potenzialità per farne una grande star, ma soprattutto per mettere in atto la sua vendetta. Killa diviene l’amante di Fedric e inizia il suo lungo percorso nel mondo del teatro. Due vendette si muovono parallele, quella di Fedric e quella di Killa che incurante di tutto e tutti non esita un solo istante a corrompere le persone, a sedurle per i propri scopi, a ucciderle quando ormai non gli servono più. Non contento del suo successo a teatro, la sua ambizione cresce quando si sposa con la giovane Alice, la figlia di un industriale: abbandonate le scene, farà di tutto per spodestare il suocero e ambire a cariche sempre più importanti. Dietro di lui soltanto una lunga scia di sangue.
Bisogna ammettere che il plot di base del manga è interessante e soprattutto nella prima parte è ben orchestrato dalla Yamato grazie a una narrazione coinvolgente e senza cadute di tono. Poi, però, l’autrice calca troppo la mano e, dal secondo volume, il manga cambia improvvisamente rotta: parallelamente all’abbandono della carriera di attore da parte di Killa, la storia rimane impantanata in una serie infinita di cliché che anche un lettore di shōjo manga alle prime armi saprebbe cogliere, senza dimenticare, poi, i continui coup de théâtre a cui difficilmente ci si abitua. Il finale poi, nonostante veda il trionfo assoluto di Killa su tutti i suoi nemici, non rende giustizia a un manga il cui inizio faceva ben sperare. Forse se la storia fosse stata progettata senza pensare alla serialità sulla rivista (e quindi senza ricorrere a continui colpi di scena per rendere avvincente la lettura settimana dopo settimana), il risultato sarebbe stato ben diverso. Un vero peccato.