Fra i piccoli oggetti che si possono comprare come souvenir ma di cui magari non sappiamo bene nè il nome né il significato troviamo l'Okiagari koboshi che letteralmente può essere tradotto come "il piccolo monaco rotondetto sempre in piedi".
Infatti questa bambola tradizionale giapponese, fatta di cartapesta, è costruita in modo che, se viene colpita per farlo ribaltare, il suo peso la riporta sempre in piedi.
Originaria della città di Aizu nella prefettura di Fukushima, la sua prima produzione risale a circa 400 anni fa, quando il daimyo Gamo diede ordine di fabbricare queste bamboline come souvenir da vendere in occasione del capodanno.
Verosimilmente le sue origini risalgono ad un giocattolo cinese chiamato Budaoweng ("il vecchio che non cade") che è bilanciato in modo simile. L'okiagari koboshi è stato per lungo tempo molto popolare tra i bambini giapponesi, tanto da essere menzionato in un'opera teatrale del XIV secolo intitolata Manju-Kui.
Inoltre ne troviamo traccia anche in uno scritto di Lafcadio Hearn, scrittore statunitense naturalizzato giapponese, che ha registrato una ninna nanna di Matsue, nella provincia di Izumo risalente all'inizio del XX secolo dove questa bambola è citata come regalo per un bambino:
Nenneko, nenneko nenneko ya! Kono ko nashite naku-yara?
O-chichi ga taranuka? O-mama ga taranuka?
Ima ni ototsan no ototo no o-kaeri ni.
Ame ya, o-kwashi ya, hii-hii ya, Gara-gara,
nagureba fuito tatsu Okiagarikoboshi! Neneko, neneko, nenneko ya!
La traduzione suona più o meno così:
Dormi, dormi, dormi, piccolino! Perché questo bimbo continua a piangere?
Gli manca forse l'onorevole latte? - Gli manca l'onorevole riso?
Adesso appena torna papà dal palazzo del grande Signore,
Avrai un Ame, ed anche un dolce, e pure un hii-hii,
E anche un sonaglio, e un okiagari koboshi
Che tornerà subito in piedi dopo essere stato buttato giù
Gli okiagari koboshi possono essere comprati ovunque ma il luogo principale dove acquistarli è il Tokaichi ("mercato del decimo giorno") che si tiene ogni 10 di gennaio nella regione di Aizu della Prefettura di Fukushima, dove le bambole sono vendute nelle varianti rossa e blu.
La prassi è che gli acquirenti buttino giù molti okiagari koboshi tutti in una volta: solo quelli che restano in piedi sono considerati portatori di fortuna.
Inoltre la tradizione vuole che si compri un okiagari koboshi per ogni membro della famiglia più uno extra, posto sull’altarino domestico, nella speranza che la famiglia crescerà nel corso dell'anno.
Nel corso del 2015 poi gli okiagari koboshi sono stati protagonisti anche di un'interessante mostra a scopo benefico: l'Okiagari Koboshi project for Fukushima, 150 bambole okiagari koboshi, decorate da mangaka, illustratori, artisti di tutto il mondo per ricordare la tragedia del 2011.
Promossa dallo stilista Takada Kenzo, portavoce di un messaggio di solidarietà a sostegno delle popolazioni di Fukushima, duramente colpite dal disastro dell’11 marzo 2011, l'okiagari koboshi è stato scelto come simbolo del progetto. Infatti nonostante le sue piccole dimensioni, l’okiagari koboshi è simbolo di pazienza e perseveranza e, per questo, considerato un portafortuna per il lavoro, la famiglia, i soldi.
Tra i primi a rispondere all’iniziativa, gli attori Alain Delon, Jean Reno, gli chef Dominique Bouchet e Paul Bocuse, gli stilisti Jean-Paul Gaultier e Jean-Charles de Castelbajac, il violinista Ivry Gitlis. Alle personalità francesi si sono presto affiancati artisti spagnoli e celebri mangaka giapponesi (tra cui Monkey Punch, Leiji Matsumoto, Tetsuya Chiba), che hanno decorato oltre cento okiagari koboshi. Le opere sono andate via via aumentando, artisti e personalità di tanti Paesi del Mondo hanno continuato a realizzare le Koboshi ed esse viaggeranno per approdare infine a Fukushima, per essere donate alla popolazione.
Fonti consultate:
Wikipedia
LauraImaiMessina
Animeclick
Infatti questa bambola tradizionale giapponese, fatta di cartapesta, è costruita in modo che, se viene colpita per farlo ribaltare, il suo peso la riporta sempre in piedi.
Originaria della città di Aizu nella prefettura di Fukushima, la sua prima produzione risale a circa 400 anni fa, quando il daimyo Gamo diede ordine di fabbricare queste bamboline come souvenir da vendere in occasione del capodanno.
Verosimilmente le sue origini risalgono ad un giocattolo cinese chiamato Budaoweng ("il vecchio che non cade") che è bilanciato in modo simile. L'okiagari koboshi è stato per lungo tempo molto popolare tra i bambini giapponesi, tanto da essere menzionato in un'opera teatrale del XIV secolo intitolata Manju-Kui.
Inoltre ne troviamo traccia anche in uno scritto di Lafcadio Hearn, scrittore statunitense naturalizzato giapponese, che ha registrato una ninna nanna di Matsue, nella provincia di Izumo risalente all'inizio del XX secolo dove questa bambola è citata come regalo per un bambino:
O-chichi ga taranuka? O-mama ga taranuka?
Ima ni ototsan no ototo no o-kaeri ni.
Ame ya, o-kwashi ya, hii-hii ya, Gara-gara,
nagureba fuito tatsu Okiagarikoboshi! Neneko, neneko, nenneko ya!
La traduzione suona più o meno così:
Gli manca forse l'onorevole latte? - Gli manca l'onorevole riso?
Adesso appena torna papà dal palazzo del grande Signore,
Avrai un Ame, ed anche un dolce, e pure un hii-hii,
E anche un sonaglio, e un okiagari koboshi
Che tornerà subito in piedi dopo essere stato buttato giù
Gli okiagari koboshi possono essere comprati ovunque ma il luogo principale dove acquistarli è il Tokaichi ("mercato del decimo giorno") che si tiene ogni 10 di gennaio nella regione di Aizu della Prefettura di Fukushima, dove le bambole sono vendute nelle varianti rossa e blu.
La prassi è che gli acquirenti buttino giù molti okiagari koboshi tutti in una volta: solo quelli che restano in piedi sono considerati portatori di fortuna.
Inoltre la tradizione vuole che si compri un okiagari koboshi per ogni membro della famiglia più uno extra, posto sull’altarino domestico, nella speranza che la famiglia crescerà nel corso dell'anno.
Nel corso del 2015 poi gli okiagari koboshi sono stati protagonisti anche di un'interessante mostra a scopo benefico: l'Okiagari Koboshi project for Fukushima, 150 bambole okiagari koboshi, decorate da mangaka, illustratori, artisti di tutto il mondo per ricordare la tragedia del 2011.
Promossa dallo stilista Takada Kenzo, portavoce di un messaggio di solidarietà a sostegno delle popolazioni di Fukushima, duramente colpite dal disastro dell’11 marzo 2011, l'okiagari koboshi è stato scelto come simbolo del progetto. Infatti nonostante le sue piccole dimensioni, l’okiagari koboshi è simbolo di pazienza e perseveranza e, per questo, considerato un portafortuna per il lavoro, la famiglia, i soldi.
Tra i primi a rispondere all’iniziativa, gli attori Alain Delon, Jean Reno, gli chef Dominique Bouchet e Paul Bocuse, gli stilisti Jean-Paul Gaultier e Jean-Charles de Castelbajac, il violinista Ivry Gitlis. Alle personalità francesi si sono presto affiancati artisti spagnoli e celebri mangaka giapponesi (tra cui Monkey Punch, Leiji Matsumoto, Tetsuya Chiba), che hanno decorato oltre cento okiagari koboshi. Le opere sono andate via via aumentando, artisti e personalità di tanti Paesi del Mondo hanno continuato a realizzare le Koboshi ed esse viaggeranno per approdare infine a Fukushima, per essere donate alla popolazione.
Fonti consultate:
Wikipedia
LauraImaiMessina
Animeclick
Mi piacerebbe averne una, le tradizioni giapponesi mi piacciono molto.. poi in foto c'è quella con la striscia rossa che mi piace parecchio, la trovo simpatica
Un articolo molto interessante, come al solito
"だるまさんがころっころっころころ
ころころ転びません"
Carine le bamboline decorate, un motivo in più per prendersene una.
che rappresentano...vidi a suo tempo quelli della mostra dei
grandi artisti ed erano uno più bello dell'altro!
Grazie mille Hachi!
Ogni volta che leggo uno di questi articoli viene voglia anche a me di procurarmene uno!
Pur avendole senz'altro viste da qualche parte, di queste bambole non conoscevo affatto il nome, né tanto meno la storia. Grazie mille ancora!
Mi ha fatto ricordare che anche da noi in Italia c'era un giocattolo simile negli anni '60, "Ercolino sempre in piedi", che veniva regalato con i punti della Galbani. Anche io da piccolo ne avevo uno.
Devo assolutamente rimediare e prenderne almeno una nel mio prossimo viaggio in Giappone, magari proprio nel Sendai.
Grazie Hachi, come sempre.
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