Quello che si è svolto al Napoli Comicon 2016 è stato un evento che non si vede tutti i giorni.
È da tempo infatti che ci frullava per la testa l’idea di riunire allo stesso tavolo i rappresentanti delle case editrici manga protagoniste del panorama editoriale italiano, per fare un po’ il punto della situazione e parlare, assieme ai lettori, dell’attuale stato di salute del mercato italiano.
In questa occasione abbiamo approfittato della presenza (e della disponibilità) al Napoli Comicon 2016 di Panini Comics, Star Comics e Goen.
L’incontro si è tenuto il 25 aprile alle ore 11:00 nella sala meeting dell'Asian Village. A condurre, il nostro Alessandro "Ironic74" Falciatore che ha posto alcune delle domande che più ricorrono tra i lettori.
A rispondere ad esse: Claudia Bovini, direttore editoriale di Star Comics; Alex Bertani direttore del Publishing Italia Panini Comics; Giovanni Santucci direttore editoriale Goen.
È da tempo infatti che ci frullava per la testa l’idea di riunire allo stesso tavolo i rappresentanti delle case editrici manga protagoniste del panorama editoriale italiano, per fare un po’ il punto della situazione e parlare, assieme ai lettori, dell’attuale stato di salute del mercato italiano.
In questa occasione abbiamo approfittato della presenza (e della disponibilità) al Napoli Comicon 2016 di Panini Comics, Star Comics e Goen.
L’incontro si è tenuto il 25 aprile alle ore 11:00 nella sala meeting dell'Asian Village. A condurre, il nostro Alessandro "Ironic74" Falciatore che ha posto alcune delle domande che più ricorrono tra i lettori.
A rispondere ad esse: Claudia Bovini, direttore editoriale di Star Comics; Alex Bertani direttore del Publishing Italia Panini Comics; Giovanni Santucci direttore editoriale Goen.
Abbiamo rotto il ghiaccio chiedendo subito un parere su come sia cambiato il mercato e i lettori negli ultimi anni.
Alex Bertani: “È una domanda molto complessa. È abbastanza difficile sintetizzare i movimenti di un mercato così vasto e importante negli anni. Per quel che posso dire io, è cambiato moltissimo.
Intanto è anagraficamente cresciuto: noi eravamo abituati fino a 5 o 6 anni fa alla programmazione televisiva di Mediaset che garantiva sempre un flusso costante di nuovi lettori, perché il pomeriggio lo si passava davanti a Italia 1, e si finiva inevitabilmente per avvicinarsi pian piano alla versione cartacea del proprio anime preferito, e da lì poi scoprire tutto un mondo di altri manga, anche di tematiche diverse da quelle classiche offerte dalla programmazione televisiva.
Quindi c’è sicuramente un innalzamento dell’età media dei lettori e purtroppo un inaridimento di quelli che sono i soliti canali di entrata nel mondo del manga.
Oggi ci sono nuove forme, come la televisione online, che stanno cominciando un pochino a soppiantare quella che un tempo era la programmazione televisiva. Ma per quanto sia abbastanza significativo, siamo ancora abbastanza lontani, anche da un punto di vista numerico, dai 2 milioni di ragazzi che un tempo guardavano Dragonball. Siamo ancora su livelli molto più modesti”.
Bertani quindi continua l’analisi spiegando inoltre come 15 anni fa tutti gli editori disponessero di “un bacino di opere importanti a cui attingere”, maturato in anni di pubblicazioni durante i quali l’Italia non aveva pubblicato niente di quanto uscito nel frattempo in Giappone. “Chiaramente nel tempo questo patrimonio è stato un po’ saccheggiato da noi editori. Oggi esistono anche meno titoli di alta qualità da cui attingere”.
E ancora l’offerta odierna, considerando tutti gli editori italiani “è molto ampia, quindi il nostro segmento di riferimento si è notevolmente frammentato”.
Infine c’è la questione dei generi, visto che tra i lettori manga è normale che si nutrano interessi diversi (c’è l'appassionato di manga sportivi, di manga sentimentale ecc) “e secondo me, le cose che stanno uscendo oggi in Giappone sono un po’ meno caratterizzate rispetto a un tempo, quando sicuramente avevamo dei filoni molto rigidi. Oggi abbiamo molti prodotti che sono ibridi, e noi stessi a volte fatichiamo a capire dove inserirli, in che collane. Quindi è proprio difficile oggi, secondo me, fare l’editore manga rispetto a qualche anno fa”.
Claudia Bovini: “Sì diciamo che io mi trovo molto d’accordo con quello che ha detto Alex finora. Per l’editore selezionare i titoli è difficile dato che non c’è la possibilità di veder magari degli anime di successo in Italia che possano darti garanzie di vendita. E sicuramente sarebbe utile, perché sapere i vostri gusti, cosa vi piace leggere, cosa guardate, è certamente un modo per capire meglio quali possano essere i titoli interessanti per voi”.
Claudia Bovini inoltre spiega come anche la riproposizione dei loro classici, sia un modo per attirare e ri-targettizzare nuovi lettori “Perché, come diceva Alex, di gradi successi non ce ne sono tanti; e possiamo provare a riproporre il lavoro che abbiamo fatto tanti anni fa, utilizzando appunto delle opere di grande successo che abbiamo lanciato in passato”. L’editore conclude affermando come questa particolare strategia, in un momento di difficoltà e frammentazione del mercato come quello attuale, stia portando un buon risultato e riscuota l’apprezzamento dei lettori.
Domanda più mirata a Goen, perché voi siete quelli che stanno riproponendo tesori del passato come Sam il ragazzo del West, La corazzata Yamato, Capitan Harlock. Come si colloca quindi il prodotto “girellaro” in mezzo ad una proposta che contiene anche successi del momento?
Giovanni Santucci, reduce da un anno di nuova gestione di Goen, rivela che “Titoli come Capitan Harlock sono stati tra i più venduti. Quindi c’è quest'interesse per i grandi classici. E la cosa strana è che questi stessi titoli, ai tempi di Play Press, sarebbero stati bocciati in maniera netta. Quindi si sta modificando sicuramente il mercato. C’è questo interesse sui classici, e questa scelta di puntarvi sembra stia andando bene”.
Come funziona l’acquisizione di una licenza? Come sono i rapporti con questi famosi editori giapponesi? Si vedano le difficoltà per soddisfarne le richieste, attenersi alle loro direttive e ottenere permessi.
Giovanni Santucci: “Dipende dai vari casi: possono risultare accomodanti su molti frangenti, ma su altro possono volere delle garanzie e dei requisiti. Non è che una volta che acquisisci i diritti di un’opera, puoi gestirtela come credi”. Santucci ci spiega come le approvazioni richiedano un gran dispendio di tempo e portino spesso ritardi perché, quando le cose vanno bene, è sufficiente ottenere solo l’approvazione della copertina; altrimenti quando le cose si fanno più complicate, entrano in ballo la revisione degli adattamenti, l’eventuale aggiunta di editoriali o note ecc... tutte cose queste da concordare e per le quali bisogna aspettare. “E questo insomma crea difficoltà a livello di programmazione. Rispetto ad altri, gli editori giapponesi sono molto più precisi, molto più pignoli”.
Claudia Bovini: “Sì, devo dire che in questi lunghi anni - il prossimo anno tra l’altro facciamo 30 anni di attività, ed è un po’ che siamo quindi in questo ambiente - in questi anni di collaborazione credo che abbiamo acquisito modalità di lavoro tipiche giapponesi. Uno schema preciso per far sì che comunque si riesca a rispettare la puntualità all’uscita che per noi è fondamentale.
Prosegue spiegando come i rapporti con gli editor giapponesi siano professionali ma allo stesso tempo diventino amichevoli, e come sia importante “venire incontro ai loro desideri ed esigenze, quindi mandare in approvazione il materiale con largo anticipo.
E ad esempio con alcuni editori americani abbiamo cercato di applicare lo stesso metodo, ma si trovano malissimo; ci dicono che non c’è bisogno di fare tutte queste cose. Ma in realtà è meglio il metodo giapponese”.
Presumiamo che voi applichiate le stesse regole.
Alex Bertani: “Ni, secondo me ci sono alcune differenze sostanziali nell’approccio tra un editore americano rispetto ad un editore giapponese. In genere quando un autore americano concede una sua opera per la pubblicazione, in Italia come in altri paesi, dà un po’ per scontato che l’editore cercherà in qualche modo di adattarla al gusto della nazione in cui viene pubblicata. Quindi è più propenso ad accettare alcune modifiche stilistiche e tutto quello che ritiene opportuno per rendere più facile la fruizione da parte del pubblico italiano, francese, spagnolo ecc”.
Bertani evidenzia come l’editore giapponese invece sia più rigido; “probabilmente per una forma mentis leggermente diversa” è portato a pensare che il proprio prodotto debba essere riproposto nel resto del mondo alla stessa maniera con la quale è stato pubblicato in Giappone “E questo porta secondo me ad alcune grosse differenze nel modo in cui ci si approccia a un autore francese, americano o giapponese”.
Poi Bertani continua spiegando come vi siano anche differenze tra i vari editori giapponesi; come alcuni si mostrino più o meno accomodanti, e come si cerchi col tempo di ottenere concessioni dove possibile, qualcosa in più. Ma in linea di massima è cosa difficile. In genere “Tutto viene visto, rivisto e approvato”, soprattutto quando vengono realizzati articoli o editoriali a corredo di un volume, c’è bisogno di tradurre, sottoporre il tutto all’editore giapponese che lo corregge apportando le sue modifiche e poi lo rispedisce all’editore italiano che deve pubblicare il tutto. È spesso un percorso abbastanza lungo, quindi.
Si sta diffondendo la pratica di allegare i manga ai giornali. È una cosa che sta andando benissimo con gli editori di anime. Può essere questa la strada per fidelizzare nuovi lettori?
Claudia Bovini: “Sicuramente Alex conosce questo tipo di mercato meglio di me, perché noi siamo alla primissima esperienza. Con One Piece, siamo appena usciti in abbinamento a La Gazzetta dello Sport e Il Corriere della Sera. E sicuramente sono dei progetti che, grazie anche a Panini [sorride] stiamo studiano da un po’ di tempo. Perché comunque vediamo che l’edicola sostanzialmente sta soffrendo moltissimo come canale distributivo. Noi abbiamo iniziato appunto tanti anni fa, e ricordo come l’edicola fosse il canale distributivo principale per i fumetti. Ma col passare degli anni le cose sono completamente cambiate.
Chiaro che un editore non è che possa arrendersi di fronte a questi cambiamenti a livello distributivo, quindi si cerca ovviamente di trovare le modalità e le collaborazioni che possano portare il lettore a cercare il fumetto in edicola. Sicuramente appoggiandosi ai grandi quotidiani con distribuzione così ampia, come La Gazzetta e Il Corriere, c’è possibilità di arrivare a un pubblico diverso che pian piano può fidelizzarsi; per canalizzare, diciamo, nuovi lettori nel circuito. Quindi sicuramente è una risorsa importante, che sta andando bene tra l’altro”.
Alex Bertani: “Premetto che Panini lavora nel campo della collaborazione coi giornali dal 2003; abbiamo una lunghissima storia in questo senso. E ce n’è voluto tanto di tempo per portare i manga coi quotidiani. Io personalmente mi sono speso tanto per questo. E ho trovato resistenze perché c’era questo pensiero secondo il quale il pubblico manga, avendo un’età media leggermente più bassa rispetto magari a quella del fumetto Marvel o della graphic novel, fosse inadatto ad essere in qualche modo collocato di fianco alle pubblicazioni dei giornali.
E abbiamo fatto il primo esperimento tre anni fa con risultati modesti, non particolarmente importanti, ma sono riuscito l’anno scorso a convincere gli amici di RCS a investire su Naruto che invece è stato un risultato veramente importante, tant’è che avevamo in una prima fase progettato i primi 27 numeri (che era la prima run, in cui si poteva concludere la collana con un finale che avesse un senso) ma al terzo numero, visti i risultati, hanno varato la collana fino al 72”.
Bertani rivela che non è escluso vengano infine inclusi nel progetto anche le varie guide e tutto il restante materiale riguardante Naruto.
Conclude infine affermando che, ora che anche One Piece va in edicola coi giornali, e considerando “altre cose che bollono in pentola”, sicuramente da qui in poi sarà sempre più normale vedere classici manga riproposti in allegato ai giornali.
Estrapolando un po’ di dati dal nostro database, notiamo come vi sia stato un notevole incremento di novità pubblicate da Goen: 35 nuovi numeri uno negli ultimi 12 mesi. Però poi non vediamo proseguire queste serie con regolarità (infatti nel frattempo solo 12 serie, contando anche i volumi unici, sono arrivate a conclusione). Credete che paghi questa politica editoriale?
Giovanni Santucci: “Più che politica, è una necessità”.
Santucci spiega che in quest’ultimo anno di nuova gestione, sono cambiate molte cose nella linea Goen, come la riorganizzazione dello staff interno ad esempio. E comunque vi è una situazione particolare derivante dalla vecchia gestione, in quanto è stato acquistato un notevole numero di licenze “che quindi, per rispettare gli accordi, vanno pubblicate. Anche perché sono serie validissime. Quindi ci siamo trovati con questo surplus di titoli e la velocità di lavorazione attuale non ci permette di essere regolari con tutto”.
Quindi spiega come si cerchi di accomodare al meglio questa situazione particolare per Goen ma “È il principio della coperta corta...”.
Ma per avere un calendario regolare per le uscite, cosa servirebbe? Qual è la difficoltà nel realizzare un calendario regolare?
Giovanni Santucci: “Il calendario è il risultato finale di vari step da rispettare. Ma spesso in alcune fasi subentrano delle criticità che ci impediscono di rispettare i giusti tempi.
Il problema è che gli annunci che facciamo sul Mega sono sempre fatti con tre mesi d’anticipo rispetto all’uscita effettiva” e in questi tre mesi, spiega, possono nascere contrattempi (vedi anche il discorso fatto in precedenza sulle approvazioni) che impediscono di rispettare quanto preventivato.
Ci sono stati esperimenti sul fronte manga digitale ma, correggeteci se sbagliamo, non pare aver mai preso davvero piede in Italia, diversamente dall’estero dove va tanto. Credete vi sia un futuro il Italia per il manga digitale?
Claudia Bovini: "Dunque, che all’estero vada tanto, va un po’ rivista come affermazione. Sicuramente c’è stato un piccolo boom, però in realtà i numeri di cui si parla sono piccoli e comunque non proprio interessantissimi; non tanto da spingere a investire sul manga digitale”.
Claudia Bovini prosegue affermando come non sia neanche un problema di concorrenza tra digitale e cartaceo “Sono due canali paralleli [...] e le pubblicazioni cartacee continuano a prosperare senza alcun problema.
Il problema principale sono attualmente per noi i numeri, e il fatto che non ci sia comunque tutta questa grande crescita. Noi ci stiamo prendendo del tempo, ci stiamo riflettendo. Ma diciamo che non è una nostra priorità al momento”.
Alex Bertani: “Sì, come ha detto Claudia, credo che l’idea che altrove il digitale stia facendo numeri importanti vada un pochettino rivista, perché non è così.
Gli stessi editori giapponesi a cui anni fa abbiamo chiesto licenza per pubblicazioni digitali di collane manga, evidentemente convinti che sarebbe stato un business importante, chiedevano cifre... importanti. Tant’è che non siamo partiti subito coi manga.
Una volta visto anche loro quali risultati portavano a casa, le aspettative, e quindi sicuramente anche le richieste, sono scese moltissimo. Tant’è che abbiamo potuto stringere un accordo con Shueisha per portare alcuni titoli manga in digitale anche in Italia.
Ma i numeri sono ininfluenti. Siamo nell’ordine delle decine di vendite, fatturati mensili di cento euro. È un non-business in Italia questo. Lo si fa più per esserci, per questioni di immagine".
Poi Bertani illustra come si tratti anche di una questione generazionale, e tra qualche decennio la situazione sarà differente: “I ragazzini nascono oggi già col cellulare o il tablet in mano, e per loro sarà molto più naturale fruire anche di un fumetto in maniera digitale, secondo me. È un percorso che ancora non è immediato. Per fortuna, aggiungerei; perché credo anche che quando questo accadrà, forse anche il fumetto correrà il pericolo di far la fine dell’home video o la musica: una riduzione dell’indotto e della produzione importante perché, tutti quanti lo sappiamo, quando la fruizione è soprattutto digitale, la possibilità di accedervi anche al di fuori dei canali ufficiali, è un po’ alla portata di tutti. Quindi credo che quando avverrà questa trasformazione, inevitabilmente anche il mercato subirà una simile trasformazione. Non dico un tracollo, per non essere pessimista, ma...”.
Ci sono molti lettori che sono appassionati e vorrebbero lavorare nel settore. Che consigli dareste a questi ragazzi? Quali sono le figure più richieste? Presumo che di offerte ve ne arrivino tutti i giorni.
Giovanni Santucci: “Diciamo che la “ manovalanza” costituita da traduttori e grafici per adattamenti, lettering ecc è sicuramente la più gettonata”.
Claudia Bovini: “Sì, concordo, perché sicuramente il lavoro di traduzione e impaginazione ci permette soprattutto di arruolare più persone perché si può lavorare da freelance, e non è necessario lavorare proprio all’interno della casa editrice. Sicuramente questi sono i ruoli che danno più opportunità”.
Alex Bertani: “Vado un po’ controcorrente rispetto ai miei colleghi [ride].
Quando in Italia siamo partiti [cita i Kappa Boys] col pubblicare manga, era più difficile avere bravi traduttori, bravi letteristi. Comunque c’era anche un livello di conoscenza della cultura giapponese più arretrato. Oggi non è più così. Secondo me la “giapponesità” è diventata anche una moda, e questo ha portato tantissime persone a studiare giapponese, a imparare la cultura. E anche la tecnologia si è perfezionata: oggi fare lettering è più facile rispetto a quando lo si faceva a mano anni fa.
Quindi noi di Panini che siamo un editore abbastanza in vista, abbiamo moltissime offerte di questo tipo, di persone che si propongono come traduttori, letteristi o che vogliono lavorare tecnicamente il prodotto.
Ma, secondo me, la parte più interessante è riuscire a imbarcare collaboratori capaci di fare quello che per me, che non ho più vent’anni, oggi è più faticoso; e cioè intercettare i gusti e i movimenti del lettore: è “facile” parlare giapponese, è invece più difficile capire, in mezzo alla produzione giapponese che è vasta e propone cose di qualità e cose di minor qualità, cos’è più capace di intercettare i gusti del lettore italiano.
Ecco, di collaboratori capaci di fare questo, da noi c’è sempre bisogno”.
Conclude raccontando come, durante le riunioni in cui si valutano le licenze da eventualmente acquistare “Io vedo le cose che mi piacciono e dico, queste non le prendiamo, che sicuramente io non c’azzecco più niente” [ride].
Parliamo del fenomeno degli autori italiani. Panini ha fatto per la prima volta un “manga italiano” con Somnia di Elena Zanzi e Federica Di Meo; e comunque anche Star Comics ha puntato molto sugli italiani, si pensi a Suore Ninja ad esempio.
Quanto ci credete e quali possono essere gli sviluppi futuri di questo tipo di mercato?
Alex Bertani: “Noi ci crediamo molto, ma chiaramente è un discorso di qualità. Il lavoro che hanno fatto Elena e Federica secondo me è incredibile. Però anche qui il lettore italiano è un po’ particolare: è partito molto forte quel prodotto, forse sull’ambiguità, perché all’inizio siamo stati un pochino reticenti a dire che fosse una cosa 100% italiana. Pian piano, quando poi si è capito fosse cosa italiana, nonostante si trattasse secondo me di un prodotto di livello anche superiore a tantissime cose che facciamo di giapponese, un pochino... ha nicchiato. Non so dire perché; probabilmente perché il seguire manga si porta dietro anche un amore verso questa cultura un po’ esotica rispetto alla nostra, e quando si apprende che dietro c’è una mano italiana, alla fine non ti raggiunge al 100%”.
Bertani comunque ribadisce come un’opera di valore prima o poi finisca sicuramente per essere riconosciuta come tale dai lettori.
Claudia Bovini: “Stiamo provando varie opzioni perché il fumetto per come lo abbiamo interpretato noi era molto legato al canale dell’edicola, e quindi abbiamo dovuto rivedere un po’ di cose, relativamente al discorso fatto prima sulla crisi dell’edicola stessa.
Adesso stiamo sicuramente valutando altre opzioni e canali differenti. In questo momento è un po’ difficile anche per noi, ma non siamo sicuramente interessati ad abbandonare il campo”.
Giovanni Santucci palesa come, al momento, non crede si cimenteranno in esperimenti simili.
Altra domanda ricorrente tra i lettori: perché tutto questo mistero sui dati di vendita in Italia?
Giovanni Santucci: “Guarda, non li so nemmeno io” [ride]
Che è la classica risposta che ci date sempre, no?
Claudia Bovini: “Vero, perché da quando sono in questo settore, bene o male si è sempre seguita una certa tradizione. E chi siamo noi per sparigliare le carte? [ride].
In linea di massima il nostro mercato funziona così, diversamente dagli Stati Uniti dove vi è un solo distributore che magari raccoglie i dati di tutti gli editori, ed è quindi facile renderli pubblici. Qui è più complesso, in un mercato più piccolo e più frammentato.”
Alex Bertani: "Sì, è un altro tema abbastanza longevo.
Che dire... quando io vado dal mio barista per fare colazione, non gli chiedo quanti caffè ha fatto fino a quel momento, o quanto ha fatturato il giorno prima. Ed è tutto sommato normale che nessuno di noi giri con la dichiarazione dei redditi in tasca da far vedere alla gente”.
Bertani spiega come “In alcuni casi ci sono anche dei contratti che hanno delle clausole di riservatezza. Però sono tanti i motivi che in generale portano un editore ad avere un atteggiamento quanto meno prudente in merito alla divulgazione dei propri dati di vendita. In alcuni casi poi certe cose si vengono comunque più o meno a sapere tramite canali non ufficiali; ma credo che la logica delle cose sia questa”.
Dal pubblico viene chiesto quanto sono importanti le riedizioni di classici. Ad esempio si vede come soprattutto Star Comics, nelle proprie conferenze con annunci, includa sempre un certo numero di riedizioni, assieme a titoli più recenti.
Claudia Bovini: “Per noi, come dicevo prima, sicuramente sono molto importanti proprio per la carenza di grandi titoloni. E noi abbiamo la fortuna di avere un catalogo molto importante con grandissimi titoli, e la nostra struttura particolare ci permette di conservare per lungo tempo anche edizioni vecchie nel nostro magazzino. Ma col tempo è importante riproporveli in una nuova veste editoriale, anche perché in Giappone nel frattempo continuano a uscire nuove edizioni, per cui anche stare al passo è importante”. E cita proprio gli annunci del Comicon.
Sempre dal pubblico: "Cosa ne pensate delle riedizioni a colori di fumetti giapponesi?"
Alex Bertani: “Riguardo la ristampa di Naruto a colori, sappiamo che è una sfida difficile perché rappresenta, rispetto a quella che è la normale percezione del prodotto manga, qualcosa di molto diverso. Nonostante sia un prodotto molto forte, non siamo “tranquillissimi” in merito a come verrà recepito dal pubblico. Però abbiamo fatto l’esperimento per cercare di capire cosa succede. Ogni tanto il cuore oltre l’ostacolo va gettato”.
Per chi fosse interessato, a questo indirizzo è possibile visionare il video della conferenza che è stata qui interamente trascritta. Purtroppo potrete notare come l’audio sia pessimo: abbiamo sfortunatamente sottovalutato i problemi d’acustica della sala, praticamente aperta su tre lati, e inoltre a due passi dal palco ove si stava svolgendo un’esibizione canora. Ce ne scusiamo.
Ringraziamo ancora i rappresentanti delle case editrici che son stati così disponibili, ed anche gli appassionati che son riusciti ad assistere dal vivo alla conferenza, nonostante a quell’ora vi fossero ancora lunghe code ai cancelli d’ingresso della fiera.
Fare un paniegirico di non so quanti minuti per l'assenza di alcune pagine che passate in velocità danno l'effetto animazione quando esiste l'animazione stessa lo trovo una perdita di tempo.
Peccato solo che quelle pagine sono state una delle cose che hanno fatto uscire l'opera dalla nicchia e che hanno evidenziato le capacità di Murata che superano quelle del semplice mangaka skillato in redesign.
...e in ogni caso quelle sequenze non sono state ricreate pari a come stavano da MadHouse nell'anime, sempre per i soliti motivi di budget.
Btw questo penso non sia il luogo per discuterne a riguardo (almeno rispetto al singolo caso di OPM) visto che siamo già abbondantemente andati in Offtopic.
vabbe il mio primo commento non voleva far prendere questa piega alla discussione, ma aprire il dibattito verso l'uso del digitale, come detto da sommobuta ormai c'è ovunque, solo qui gli editori fanno finta che non esista, quando arriverà il crunchyroll di turno a fregargli i titoli migliori voglio vedere che fine fanno
PS: ma state seguendo la situazione goen con i suoi (non)comunicati? XD
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