Fra sms, chat, mail e social network, passiamo buona parte delle nostre giornate a comunicare con gli altri scrivendo. Ma mancando il tono della voce, spesso possono nascere fraintendimenti e quindi nasce l'esigenza di far capire le nostre intenzioni all'interlocutore di turno, in maniera semplice, veloce e perché no, carina. Da qui l'uso (e a volte l'abuso) delle faccine che esprimono una variegata serie di stati d'animo. Ma lo sapevate che dobbiamo dire grazie ai giapponesi se oggi usiamo gli Emoji?
 

All'inizio infatti gli emoji erano un insieme di 176 caratteri basici sviluppati dalla NTT Docomo, uno dei colossi nipponici delle telecomunicazioni. L'autore di questa geniale invenzione fu il signor Kurita Shigetaka, un impiegato della società che nel 1998 creò quelli che potremmo definire gli antenati delle faccine che usiamo ora. Iniziò appunto con 176 caratteri da 12×12 pixels su i-mode, la prima piattaforma Internet mobile al mondo.
Occorre ricordare che i giapponesi hanno un galateo piuttosto formale e ricco di espressioni codificate quando devono rivolgersi a qualcuno, che sia a voce o per iscritto. Quindi c'era bisogno di qualcosa che potesse rimpiazzare queste formule di rito per poter far stare tutto nei corti testi che permettevano i cellulari di quei tempi. Molte delle emoji concepite furono sviluppate dal signor Kurita Shigetaka ricordando sia i manga che leggeva da giovane che le forme dei kanji. E notare che non era un designer di professione!
 

Furono definiti emoji dall'unione delle due parole "e" che vuol dire "immagine" e "moji" che significa "lettera, carattere" (quindi benché servano a comunicare dei sentimenti, non ci sono legami linguistici con la parola "emozione"). A causa della loro semplicità, Docomo non poté vantare diritti d'autore sugli emoji, che furono quindi proposti alla loro clientela anche dalle altre società telefoniche; si accelerò così la loro diffusione, grazie anche all'immediato apprezzamento delle persone che amavano sia la loro facilità di utilizzo, il loro aspetto così kawaii e la facilità con cui permettevano di esprimere sentimenti e stati d'animo.
 

Nel 2008 l'iPhone sbarcò in Giappone e Son Masayoshi, presidente della Softbank (altro colosso telefonico) contattò direttamente Steve Jobs per chiedergli di integrare nell'iOS versione 2.2 gli emoji (che diventarono disponibili in tutto il mondo con l'uscita dell'iOS 5 nel 2011). Nel 2010 poi gli emoji furono integrati allo standard Unicode 6.0, grazie ad un accordo fra Google e Apple, aprendo loro le porte a ogni sorta di comunicazione elettronica.
La consacrazione definitiva degli emoji arrivò poi l'anno scorso, quando a novembre il Dizionario Oxford nominò parola dell'anno l'emoji "Viso con lacrime di gioia". Nonostante il loro successo mondiale, alcuni fecero notare che molti emoji "tradiscono" la loro natura nipponica: basti pensare a quelli che descrivono piatti tipicamente giapponesi come onigiri o ramen, oppure feste tradizionali come i koinobori della festa dei bambini o le decorazioni del Capodanno.
 
Badate bene però: gli emoji non sono i kaomoji! Questi ultimi sono l'equivalente nipponico degli emoticon in quanto utilizzano i caratteri della tastiera; ma mentre in Occidente gli emoticon sono piegati di lato ed esprimono i sentimenti principalmente con la bocca (ad esempio :)) oppure ;p ) i kaomoji non sono inclinati e le emozioni sono trasmesse dagli occhi: (^_^) è un viso sorridente e (> _ <) esprime fastidio o delusione. D'altronde la parola kaomoji deriva appunto da "kao" che vuol dire "viso". Nonostante gli emoji siano molto diffusi, non hanno ancora soppiantato del tutto i kaomoji, che sono ancora molto amati e usati: pensate che sembra ne esistano più di 10.000!
 

Per non parlare poi degli stickers, che si preannunciano come l'evoluzione naturale degli emoji; sono usati da numerose applicazioni di messaggistica istantanea come Line o Telegram. Grazie ai più famosi personaggi di anime e manga (come ad esempio Totoro) possiamo esprimere rabbia, gioia, divertimento o sonno! Alcuni pacchetti di stickers sono presenti all'interno dell'applicazione, mentre altri si possono scaricare dal web sia gratuitamente che a pagamento.
 

Io li trovo semplicemente geniali e adorabili. E voi?

Fonte consultata:
Nippon