Abbiamo lasciato il 2017 con una lezione importante nel cuore: quando si viaggia all'estero bisogna portare rispetto alla cultura e alle tradizioni del paese che si visita, cosa che gli youtuber Matt e Bise non hanno fatto visitando il Giappone.
Il concetto di rispetto, però, non sembra aver mai toccato lo youtuber Logan Paul, fratello maggiore dello youtuber altrettanto famoso Jake Paul, che in una serie di vlog ambientati in Giappone ha visitato Aokigahara, una foresta situata sulla pendice nord-occidentale del Monte Fuji, conosciuta come la 'foresta dei suicidi'.
 
Nel video, intitolato "We found a dead body in the Japanese Suicide Forest...", lo youtuber introduce ciò che i suoi 18 milioni di follower (per la maggior parte ragazzi sotto la maggiore età) hanno visto durante i 15 minuti di vlog.
"Questo non è un video clickbait. Questo è il vlog più reale che io abbia mai postato su questo canale", esordisce così lo youtuber, "Penso che tutto ciò segni un momento nella storia di Youtube perchè sono abbastanza sicuro e spero che una cosa del genere non sia mai accaduta a nessuno su Youtube. Detto questo: mettetevi le cinture, cazzo, perchè non vedrete mai più un video del genere!".
Il vlog mantiene il tono scherzoso del resto dei video, spesso demenziali, di Logan Paul: nel video scherza sul fatto che l'acqua Fiji non venga dal Monte Fuji, indossa un cappello bizzarro e, accompagnato dalla sua troupe di amici, si inoltra nella foresta con sacchi a pelo e attrezzature per passarvi la notte.
Quasi immediatamente il video viene tagliato sulla scena del ritrovamento, da parte del gruppo che si è allontanato volontariamente dal sentiero principale, della salma di un uomo.

La guida del gruppo chiama immediatamente la polizia mentre lo youtuber si avvicina al corpo, continuando a filmare, gridando "Ehi, sei vivo? Ci stai facendo uno scherzo?".
Le scene che seguono sono delle riprese da vicino delle mani della vittima, i suoi vestiti e la sua borsa, abbandonata a terra, il viso censurato.
Paul cambia inquadratura, filmandosi "Il suicidio non è una battuta. La depressione e le malattie mentali non sono degli scherzi. Siamo venuti quì con l'intento di concentrarci sulla foresta come luogo infestato, ma è diventato tutto troppo reale". Parole che hanno perso ogni significato nel momento in cui lo youtuber ha deciso di pubblicare le riprese del corpo di un uomo che non ha avuto pace in vita, e che non la sta avendo nemmeno nella morte.
Lo youtuber prosegue filmando le reazioni del gruppo, e viene visto mentre cerca di trattenere una risata: una volta tornati nel parcheggio all'ingresso della foresta, Logan filma il team venuto a recuperare il cadavere e beve del sakè, concludendo il video.
 
Sebbene lo youtuber si sia premurato di inserire dei messaggi standardizzati contro il suicidio e invitando gli spettatori con problemi mentali a cercare aiuto, il video ha comunque scatenato l'ira e le critiche di numerosi youtuber, personalità di internet e, in generale, di chiunque si sia accorto dell'enorme mancanza di rispetto portata dall'intrattenitore.
 

Il video, pubblicato il 31 dicembre, è stato cancellato l'1 gennaio da Paul stesso, che ha pubblicato subito dopo una lettera di scuse su twitter, e un video sul suo canale secondario.
Al momento della rimozione, però, il danno era già stato fatto e il video aveva raggiunto 6 milioni di visualizzazioni.
Alle 10 del mattino (zona oraria ET) Youtube ha rilasciato un comunicato ufficiale riguardo l'accaduto, scusandosi e assicurando il pubblico che video del genere vanno contro gli standard del sito, specie se non vengono accompagnati dalla giusta informazione.


Nonostante le dichiarazioni, molti utenti continuano a chiedere giustizia, e che l'account di Logan Paul, fonte di grossi introiti per Youtube, riceva lo stesso trattamento che molti youtuber hanno ricevuto recentemente, con demonetizzazioni, spesso ingiuste, e ban privi di motivazione.
Come riportato su Socialblade, a partire dall'accaduto l'account secondario di Paul ha guadagnato 131.000 iscrizioni; il video di scuse pubblicato sullo stesso account, monetizzato dallo youtuber, ha raggiunto 15 milioni di visualizzazioni.

Jiro Ito, coordinatore del gruppo di prevenzione dei suicidi giovanili Ova, ha dichiarato che le azioni di Paul potrebbero avere ripercussioni sulla prevenzione dei suicidi e che il video viola le linee guida della World Health Organization su come i media dovrebbero riportare il problema.

La foresta di Aokigahara, come già accennato, è il luogo in cui si verifica il maggior numero di suicidi in Giappone e il secondo al mondo dopo il Golden Gate Bridge.
A partire dal 1950 nel bosco fittissimo si sono verificati in media 30 suicidi all'anno, raggiungendo il numero massimo conosciuto di 247 tentativi di suicidio nel 2011. Le autorità giapponesi hanno smesso recentemente di rendere pubblici i numeri di morti per non incoraggiare ulteriormente questa usanza.
La reputazione del luogo è stata attribuita al romanzo Nami no tō di Seichō Matsumoto, che narra la storia di due amanti che si suicidano insieme nella foresta, ma è noto che già da prima le persone decidevano di togliersi la vita nella pace e nell'isolazione della foresta.
Risale al XIX secolo l'Ubasute, l'usanza di abbandonare i membri anziani della famiglia, di loro spontanea volontà, a morire in una località remota, spesso una montagna o una foresta come, in questo caso, Aokigahara.

Per prevenire il maggior numero di suicidi possibili, dei funzionari e dei volontari hanno piazzato dei cartelli nei sentieri principali della foresta, dai quali è proibito allontanarsi, invitando coloro stiano contemplando il suicidio di pensare alle persone care che lasceranno in vita e di chiedere aiuto a degli specialisti.
Nei cartelli vengono spesso inseriti dei numeri di associazioni che aiutano persone in situazioni difficili o in difficoltà economiche.


Fin dal 1970 sono state istituite delle ronde coordinate dalla polizia locale e da dei volontari per il ritrovamento dei numerosissimi cadaveri e per parlare con i visitatori della foresta per convincerli a non togliersi la vita.
"Ci sono persone che vengono qui per uccidersi ma non sapendo per certo dove sia la foresta, si suicidano nei boschi in zona." dice Masamichi Watanabe, capo dei vigili del fuoco dell'area. Molti corpi, dunque, non vengono ritrovati fino a molti anni dopo, oppure vengono portati via dagli animali selvatici del posto.

Il Giappone, com'è risaputo, ha un enorme problema relativo al tasso di suicidi: sesto al mondo e secondo tra le otto nazioni più industrializzate.
Il numero di suicidi annuali tra gli anni '90 e i primi anni 2000 è rimasto sopra i 30.000 con il picco del 2003 di 34.427 morti.
La campagna di prevenzione contro i suicidi, però, ha dato i suoi frutti: nel 2016 è stato registrato il numero più basso degli ultimi 22 anni, 21.897.
I fattori principali, secondo le ultime ricerche del governo giapponese, che portano al suicidio sono la disoccupazione, i periodi di crisi economica e le pressioni sociali.
Contribuisce, senza dubbio, la debole traccia della cultura giapponese del seppuku come atto nobile, che porta i giapponesi a considerare il suicidio una presa di posizione e un assunzione delle proprie responsabilità nella morte.

Le linee telefoniche di supporto e prevenzione dei suicidi offrono aiuto a chi ne ha bisogno. Contatta una linea telefonica di supporto e prevenzione se ne hai bisogno a livello personale o per aiutare un amico. Se il comportamento di un amico desta la tua preoccupazione, invitalo a contattare un numero di supporto telefonico.
Telefono Azzurro (per adolescenti minorenni)
Assistenza tramite chat
19696

Telefono Amico
199 284 284


Fonti consultate:
The Japan Times I, II