Tante volte ci è stato chiesto di fare una rubrica dove inserire il bianco e il nero, Capuleti e Montecchi, Livorno e Pisa, giorno e notte...insomma due punti di vista diametralmente opposti su cui poter discutere e magari anche schierarsi.
Dobbiamo ammetterlo, il timore che tutto finisca in un inutile flame ci ha sempre frenato ma, visto che ultimamente voi utenti vi siete dimostrati meno "scalmanati", ci siamo detti in Redazione "Why not"?
AnimeRing!
Un titolo, anime o manga, due recensioni a confronto. Due recensioni di voi utenti, il vostro diverso punto di vista sul "palco" di AnimeClick.it.
Come nel miglior incontro di Wrestling, come nella più epica delle Battle rap, saranno le vostre opinioni a sfidarsi fino all'ultimo colpo anzi...spoiler!
Andiamo a scoprire il titolo su cui faremo discutere voi utenti!
Oggi è giunto il momento di emettere un verdetto!
La domanda è una sola: voi da che parte state?
ANIME
MANGA
Potete far sentire la vostra voce, oltre che nei commenti, anche con un mini sondaggio che durerà tre giorni!
Dobbiamo ammetterlo, il timore che tutto finisca in un inutile flame ci ha sempre frenato ma, visto che ultimamente voi utenti vi siete dimostrati meno "scalmanati", ci siamo detti in Redazione "Why not"?
AnimeRing!
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Come nel miglior incontro di Wrestling, come nella più epica delle Battle rap, saranno le vostre opinioni a sfidarsi fino all'ultimo colpo anzi...spoiler!
Andiamo a scoprire il titolo su cui faremo discutere voi utenti!
Esattamente 30 anni fa, il 16 luglio 1988, usciva al cinema il film d'animazione giapponese più costoso fino a quel momento: Akira.
Tratto dall'omonimo manga di Katsuhiro Otomo, Akira fu importantissimo nella diffusione dell'animazione giapponese in Occidente negli anni '90, convincendo critico e pubblico delle sue potenzialità espressive.
Per celebrare il trentennale di quest'opera le abbiamo dedicato un AnimeRing, in cui vi chiediamo se preferite il manga originale, pubblicato in Italia da Planet Manga, o la trasposizione animata, a cura di Dynit.
Tratto dall'omonimo manga di Katsuhiro Otomo, Akira fu importantissimo nella diffusione dell'animazione giapponese in Occidente negli anni '90, convincendo critico e pubblico delle sue potenzialità espressive.
Per celebrare il trentennale di quest'opera le abbiamo dedicato un AnimeRing, in cui vi chiediamo se preferite il manga originale, pubblicato in Italia da Planet Manga, o la trasposizione animata, a cura di Dynit.
Oggi è giunto il momento di emettere un verdetto!
La domanda è una sola: voi da che parte state?
ANIME
Akira
9.0/10
Stairway90
-
Tratto dall'omonimo manga di Katsuhiro Otomo, regista della pellicola, costato un miliardo di yen e realizzato con la collaborazione di dieci fra le maggiori compagnie di produzione cinematografica giapponese dell'epoca, Akira costituisce una pietra miliare dell'animazione nipponica e, a 25 anni dalla sua realizzazione, un traguardo ancora insuperato anche dalle produzioni più recenti. Inizialmente il film non ebbe il successo sperato, né in Giappone né all'estero, ma nel corso degli anni le repliche al cinema, la vendita di VHS e DVD per il mercato home video e tutto il merchandising associato permisero di recuperare l'investimento. Un altro importante merito di Akira è stato quello di aver definitivamente conquistato l'attenzione del mercato occidentale verso l'animazione giapponese.
La storia è ambientata nel 2019 (lo stesso anno in cui è ambientato Blade Runner, film spesso associato e paragonato all'opera di Otomo) in una Neo-Tokyo che si prepara a ospitare i giochi olimpici e in cui sfrecciano e si combattono bande di motociclisti; di una di queste fanno parte i due protagonisti, Kaneda e Tetsuo. Quest'ultimo subirà una svolta inaspettata quando, in seguito all'incontro con un misterioso bambino dal volto di vecchio, scoprirà di possedere poteri psichici inimmaginabili, finendo per scontrarsi con l'esercito e col suo vecchio amico Kaneda, il quale a sua volta, grazie all'incontro con una giovane terrorista di nome Kei, scoprirà cosa si nasconde dietro il progetto Akira.
Nel film si intrecciano tematiche di varia natura: l'incompetenza della classe dirigente cui si contrappone la risolutezza dell'esercito, nella figura emblematica del colonnello Shikishima; il degrado di Neo-Tokyo e la deriva dei giovani, che sono ribelli, rissosi, insofferenti alle regole e all'autorità; il richiamo alla tragedia della guerra mondiale e delle bombe atomiche, argomento così sentito in Giappone per ovvi motivi storici; il tema dell'evoluzione umana, di cui i poteri Esper sono il naturale risultato. Appena accennata, invece, è la tematica religiosa che nel manga è molto più presente.
Dal punto di vista visivo e tecnico, Akira costituisce indubbiamente un capolavoro, inutile negarlo. È una delle prime produzioni nipponiche a fare ricorso alla CGI, limitata ad alcune sequenze del film per rendere al meglio sullo schermo i poteri mentali degli Esper. Un'altra particolarità della pellicola è che fu realizzata con la tecnica del pre-recording, già utilizzata in Occidente ma inedita nel paese del Sol Levante: il doppiaggio fu registrato prima di animare i personaggi, potendo così modellare le movenze e il labiale stesso sulla base delle battute registrate. La colonna sonora, poi, mescola musica elettronica, classica e orientale con grande efficacia.
La sceneggiatura, invece, risente di due fattori: la durata del film e il fatto che, nel 1988, il manga da cui è tratto il lungometraggio fosse ancora in corso di pubblicazione. Otomo dovette quindi non solo comprimere in due ore una trama ricca e complessa (limitandosi alla prima parte della storia e quindi escludendo qualsiasi riferimento al Grande impero di Tokyo), ma creare un finale inedito, ricordato tuttora per la sua spettacolarità (basti pensare all'abnorme e cruda trasformazione di Tetsuo). Molte questioni della trama sono lasciate in sospeso e la stessa figura di Akira, che nel fumetto originale aveva un ruolo importante, qui compare solo nei minuti finali della pellicola; non è mai spiegato perché il governo lo temesse tanto e cosa ha fatto di preciso prima di finire sezionato e ibernato. Si ha quasi l'impressione, a più riprese, che Otomo abbia voluto puntare tutto sulla spettacolarità grafica, con sequenze mozzafiato tuttora insuperabili ma che, di fatto, dicono poco e sono un puro (e riuscitissimo) esercizio di stile. Questi elementi non pregiudicano più di tanto la visione del film, ma rendono comunque consigliabile la lettura del manga originale, se non altro per una questione di completezza.
Akira resta uno di quei must dell'animazione giapponese, anche se come film di mero intrattenimento funziona poco e potrebbe deludere chi è alla ricerca di un'opera più leggera, mentre chi è alla ricerca di film più impegnativi, graficamente sontuosi e con ottimi spunti di riflessione, non può lasciarselo sfuggire.
La storia è ambientata nel 2019 (lo stesso anno in cui è ambientato Blade Runner, film spesso associato e paragonato all'opera di Otomo) in una Neo-Tokyo che si prepara a ospitare i giochi olimpici e in cui sfrecciano e si combattono bande di motociclisti; di una di queste fanno parte i due protagonisti, Kaneda e Tetsuo. Quest'ultimo subirà una svolta inaspettata quando, in seguito all'incontro con un misterioso bambino dal volto di vecchio, scoprirà di possedere poteri psichici inimmaginabili, finendo per scontrarsi con l'esercito e col suo vecchio amico Kaneda, il quale a sua volta, grazie all'incontro con una giovane terrorista di nome Kei, scoprirà cosa si nasconde dietro il progetto Akira.
Nel film si intrecciano tematiche di varia natura: l'incompetenza della classe dirigente cui si contrappone la risolutezza dell'esercito, nella figura emblematica del colonnello Shikishima; il degrado di Neo-Tokyo e la deriva dei giovani, che sono ribelli, rissosi, insofferenti alle regole e all'autorità; il richiamo alla tragedia della guerra mondiale e delle bombe atomiche, argomento così sentito in Giappone per ovvi motivi storici; il tema dell'evoluzione umana, di cui i poteri Esper sono il naturale risultato. Appena accennata, invece, è la tematica religiosa che nel manga è molto più presente.
Dal punto di vista visivo e tecnico, Akira costituisce indubbiamente un capolavoro, inutile negarlo. È una delle prime produzioni nipponiche a fare ricorso alla CGI, limitata ad alcune sequenze del film per rendere al meglio sullo schermo i poteri mentali degli Esper. Un'altra particolarità della pellicola è che fu realizzata con la tecnica del pre-recording, già utilizzata in Occidente ma inedita nel paese del Sol Levante: il doppiaggio fu registrato prima di animare i personaggi, potendo così modellare le movenze e il labiale stesso sulla base delle battute registrate. La colonna sonora, poi, mescola musica elettronica, classica e orientale con grande efficacia.
La sceneggiatura, invece, risente di due fattori: la durata del film e il fatto che, nel 1988, il manga da cui è tratto il lungometraggio fosse ancora in corso di pubblicazione. Otomo dovette quindi non solo comprimere in due ore una trama ricca e complessa (limitandosi alla prima parte della storia e quindi escludendo qualsiasi riferimento al Grande impero di Tokyo), ma creare un finale inedito, ricordato tuttora per la sua spettacolarità (basti pensare all'abnorme e cruda trasformazione di Tetsuo). Molte questioni della trama sono lasciate in sospeso e la stessa figura di Akira, che nel fumetto originale aveva un ruolo importante, qui compare solo nei minuti finali della pellicola; non è mai spiegato perché il governo lo temesse tanto e cosa ha fatto di preciso prima di finire sezionato e ibernato. Si ha quasi l'impressione, a più riprese, che Otomo abbia voluto puntare tutto sulla spettacolarità grafica, con sequenze mozzafiato tuttora insuperabili ma che, di fatto, dicono poco e sono un puro (e riuscitissimo) esercizio di stile. Questi elementi non pregiudicano più di tanto la visione del film, ma rendono comunque consigliabile la lettura del manga originale, se non altro per una questione di completezza.
Akira resta uno di quei must dell'animazione giapponese, anche se come film di mero intrattenimento funziona poco e potrebbe deludere chi è alla ricerca di un'opera più leggera, mentre chi è alla ricerca di film più impegnativi, graficamente sontuosi e con ottimi spunti di riflessione, non può lasciarselo sfuggire.
MANGA
Akira
9.0/10
Negli ultimi anni le maggiori case di produzioni cinematografiche americane hanno iniziato a puntare lo sguardo verso l'interminabile serbatoio dei manga e degli anime, proficuo bacino di idee rimasto finora quasi del tutto inesplorato. Si è parlato di molti titoli, alcuni dei quali anche molto famosi, come Death Note, Cowboy Bebop, Mai la ragazza psichica, con annessi dubbi e perplessità sulla validità di un ipotetica versione statunitense. Tra tutti questi spicca un titolo che, paradossalmente potrebbe venir trasposto in maniera molto fedele dal cinema americano visti i suoi contenuti. Sto parlando di Akira.
Akira nasce dalla fervida mente del mangaka Katsuhiro Otomo nel 1982 continuando per un lungo periodo di serializzazione fino al 1990, contando 6 numeri, edito da Kodansha. La visionaria opera ci porta nell'anno 2019 in una Tokyo risorta dalle ceneri della Terza Guerra Mondiale e che, a fatica cerca a stento di ritirarsi su dal disastro mondiale. In questa giungla metropolitana, costituita da degrado e criminalità come mai se ne sono visti di simili si muove la disordinata banda di teppisti capitanata dal giovane Kaneda e dal fido amico Tetsuo. I ragazzi sono un gruppo di sbandati, giovani senza una guida, senza genitori, senza nessuno che badi a loro o che gli impartisca i giusti doveri e valori morali. Un giorno, durante una corsa in moto il gruppo si imbatte in uno strano ragazzino con il volto insolitamente da vecchio e uno di loro, Tetsuo, nel tentativo di evitarlo finisce per avere un incidente. Mentre i suoi amici cercano di soccorrerlo interviene quasi immediatamente l'esercito e, cercando il misterioso ragazzino ormai scomparso preleva il povero Tetsuo e lo porta via in gran segreto. Da questo momento Kaneda e i suoi fidi amici cercheranno di scoprire cosa c'è dietro questo insolito sequestro e che cosa trama in gran segreto il governo di Neo-Tokyo.
Ciò che colpisce maggiormente il lettore, durante le prime pagine del manga è la cura maniacale riposta nei disegni e nei vari dettagli, specialmente della metropoli e nei vari lati tecnologici che man mano faranno la loro comparsa nella vicenda: la monumentale città di Neo-Tokyo appare come un gigante, un'imponente serie di grattacieli che si stagliano all'infinito verso il cielo in una sequenza claustrofobica. La visionaria città rappresenta la punta massima dell'evoluzione tecnologica ma allo stesso tempo il degrado e l'implosione sociale che ne è derivata: la società proposta in Akira è completamente allo sbando, senza più controllo, senza più ordine etico e sociale, senza più certezze e sicurezza, un inferno urbano dove a farla da padrone c'è la corruzione e la criminalità. La punta di questo iceberg nonchè simbolo della rovina umana è rappresentata dal giovane Tetsuo, amico nonchè nemesi del protagonista Kaneda. Il giovane, alienato dalla società ha represso per anni le proprie incertezze e paure, diventando uno dei tanti emarginati allontanato da tutto e da tutti e pieno di rancore e odio per ciò che lo ha reso così. Tetsuo vede nell'amico Kaneda un modello da seguire e ammirare ma al tempo stesso ne subisce un profondo senso di inferiorità che sfocia in invidia. Kaneda non si accorge di tutto questo e continua a ritenere Tetsuo un amico sincero ma la visione del suo amico cambierà definitivamente dopo lo sfortunato incidente nel quale verrà coinvolto suo malgrado.
I temi trattati in Akira sono molteplici, primo su tutti l'emarginazione sociale del quale farà un grande perno centrale per l'evoluzione della vicenda ma arriverà a trattare anche grandi problemi come la corruzione, il lato peggiore del potere politico continuando anche per il già citato sopra degrado urbano e sociologico, qui portato al limite massimo possibile. Ovviamente, in tutto questo sarà presente anche l'amicizia e l'amore, in un turbine di eventi che culminerà nella seconda parte a dir poco epica.
Akira è un manga, ma riprende molto lo stile fantascientifico americano, calcandone la mano e rendendolo più occidentale che orientale. Numerose le fonti di ispirazioni evidenti, Katsuhiro Otomo ha sempre ammesso di essere un grande fan della cinematografia americana e detto questo si potrà scorgere tranquillamente un po' di Blade Runner e di Brazil nella struttura della cosmopolita megalopoli di Neo-Tokyo, così imponente ma allo stesso tempo così fragile e decadente, così affollata ma così marcia nelle fondamenta sociali da diventare un grande cellula tumorale dell'umanità stessa. Si scorge anche un po' di 1997: Fuga da New York nella seconda parte del manga, con una Neo-Tokyo da incubo che ricorda tantissimo il mega carcere di sicurezza che era diventato l'isola di Manhatthan nel film di John Carpenter. Si passa anche ad Alien, nelle cupe e tetre mura fatte di tubi, fili, impianti e reti di circuiti che caratterizzeranno molti laboratori e celle di massima sicurezza, un'orgia di tecnologia futuristica da brivido. Esplosioni, grattacieli che crollano, strade che si aprono, enormi crateri che si creano dal nulla, spostamenti d'aria immani, Akira è caratterizzato da una continua nonché inesauribile corsa alla distruzione di tutto e di tutti, sia al livello fisico che mentale. Un grande viaggio introspettivo della persona, del mondo in cui viviamo ma anche del senso stesso della vita, di come percepiamo il potere, di come lo useremmo una volta ottenuto, di ciò che vogliamo veramente dalla vita, di ciò che conta maggiormente per noi. Nonostante i contenuti siano di rilievo e molto delicati la vicenda non pesa affatto e tranne qualche passaggio un po' più pesante nei primi numeri la trama difficilmente annoierà o peserà al lettore, trovandosi terribilmente incollato alle pagine della serie.
Akira, nonostante sia un must capace di incidere il proprio nome nella lunga storia dei fumetti giapponesi non è esente da difetti, uno su tutti i personaggi stessi: di caratterizzazione non eccelsa ma comunque buona e valida, molti verranno "inglobati" dalla catastrofica sequenza di eventi, risultando così schiacciati e soffocati senza spiccare in maniera particolare. Niente paura, perchè già dal terzo volume ognuno troverà una sua strada permettendo così al lettore di inquadrarlo in maniera ottimale e di farsi un'idea su essi.
Akira in Italia è stato riproposto di recente da parte di Planet Manga ristampando i 6 maxi volumi di Akira Collection precedentemente andati esauriti. L'edizione non è delle migliori purtroppo, avendo un prezzo non accessibile a tutti e una qualità fisica del volume mediocre. Vari disguidi e non precisate motivazioni della casa giapponese, Kodansha, hanno impedito all'editore nostrano di rilasciare una nuova edizione completamente nuova, indi si è optato per una semplice ristampa dell'ultima edizione rilasciata.
Akira fa parte della storia dei fumetti giapponesi. Un titolo che è stato capace di rivoluzionare la concezione stessa di manga, così come ha fatto per gli anime l'omonimo film uscito nel 1988, scritto e diretto sempre dallo stesso Otomo. Non una lettura per tutti ma che al tempo stesso consiglio caldamente a tutti coloro che sono appassionati e che amano il vasto mondo dei manga, che ne amano le caratteristiche, gli inaspettati risvolti, i carismatici personaggi, i bei disegni e i finali commoventi. Un capolavoro immortale pieno di messaggi e di valori, un'opera titanica che rimarrà tale per sempre.
"Il ricordo di Akira vive per sempre nei nostri cuori".
Akira nasce dalla fervida mente del mangaka Katsuhiro Otomo nel 1982 continuando per un lungo periodo di serializzazione fino al 1990, contando 6 numeri, edito da Kodansha. La visionaria opera ci porta nell'anno 2019 in una Tokyo risorta dalle ceneri della Terza Guerra Mondiale e che, a fatica cerca a stento di ritirarsi su dal disastro mondiale. In questa giungla metropolitana, costituita da degrado e criminalità come mai se ne sono visti di simili si muove la disordinata banda di teppisti capitanata dal giovane Kaneda e dal fido amico Tetsuo. I ragazzi sono un gruppo di sbandati, giovani senza una guida, senza genitori, senza nessuno che badi a loro o che gli impartisca i giusti doveri e valori morali. Un giorno, durante una corsa in moto il gruppo si imbatte in uno strano ragazzino con il volto insolitamente da vecchio e uno di loro, Tetsuo, nel tentativo di evitarlo finisce per avere un incidente. Mentre i suoi amici cercano di soccorrerlo interviene quasi immediatamente l'esercito e, cercando il misterioso ragazzino ormai scomparso preleva il povero Tetsuo e lo porta via in gran segreto. Da questo momento Kaneda e i suoi fidi amici cercheranno di scoprire cosa c'è dietro questo insolito sequestro e che cosa trama in gran segreto il governo di Neo-Tokyo.
Ciò che colpisce maggiormente il lettore, durante le prime pagine del manga è la cura maniacale riposta nei disegni e nei vari dettagli, specialmente della metropoli e nei vari lati tecnologici che man mano faranno la loro comparsa nella vicenda: la monumentale città di Neo-Tokyo appare come un gigante, un'imponente serie di grattacieli che si stagliano all'infinito verso il cielo in una sequenza claustrofobica. La visionaria città rappresenta la punta massima dell'evoluzione tecnologica ma allo stesso tempo il degrado e l'implosione sociale che ne è derivata: la società proposta in Akira è completamente allo sbando, senza più controllo, senza più ordine etico e sociale, senza più certezze e sicurezza, un inferno urbano dove a farla da padrone c'è la corruzione e la criminalità. La punta di questo iceberg nonchè simbolo della rovina umana è rappresentata dal giovane Tetsuo, amico nonchè nemesi del protagonista Kaneda. Il giovane, alienato dalla società ha represso per anni le proprie incertezze e paure, diventando uno dei tanti emarginati allontanato da tutto e da tutti e pieno di rancore e odio per ciò che lo ha reso così. Tetsuo vede nell'amico Kaneda un modello da seguire e ammirare ma al tempo stesso ne subisce un profondo senso di inferiorità che sfocia in invidia. Kaneda non si accorge di tutto questo e continua a ritenere Tetsuo un amico sincero ma la visione del suo amico cambierà definitivamente dopo lo sfortunato incidente nel quale verrà coinvolto suo malgrado.
I temi trattati in Akira sono molteplici, primo su tutti l'emarginazione sociale del quale farà un grande perno centrale per l'evoluzione della vicenda ma arriverà a trattare anche grandi problemi come la corruzione, il lato peggiore del potere politico continuando anche per il già citato sopra degrado urbano e sociologico, qui portato al limite massimo possibile. Ovviamente, in tutto questo sarà presente anche l'amicizia e l'amore, in un turbine di eventi che culminerà nella seconda parte a dir poco epica.
Akira è un manga, ma riprende molto lo stile fantascientifico americano, calcandone la mano e rendendolo più occidentale che orientale. Numerose le fonti di ispirazioni evidenti, Katsuhiro Otomo ha sempre ammesso di essere un grande fan della cinematografia americana e detto questo si potrà scorgere tranquillamente un po' di Blade Runner e di Brazil nella struttura della cosmopolita megalopoli di Neo-Tokyo, così imponente ma allo stesso tempo così fragile e decadente, così affollata ma così marcia nelle fondamenta sociali da diventare un grande cellula tumorale dell'umanità stessa. Si scorge anche un po' di 1997: Fuga da New York nella seconda parte del manga, con una Neo-Tokyo da incubo che ricorda tantissimo il mega carcere di sicurezza che era diventato l'isola di Manhatthan nel film di John Carpenter. Si passa anche ad Alien, nelle cupe e tetre mura fatte di tubi, fili, impianti e reti di circuiti che caratterizzeranno molti laboratori e celle di massima sicurezza, un'orgia di tecnologia futuristica da brivido. Esplosioni, grattacieli che crollano, strade che si aprono, enormi crateri che si creano dal nulla, spostamenti d'aria immani, Akira è caratterizzato da una continua nonché inesauribile corsa alla distruzione di tutto e di tutti, sia al livello fisico che mentale. Un grande viaggio introspettivo della persona, del mondo in cui viviamo ma anche del senso stesso della vita, di come percepiamo il potere, di come lo useremmo una volta ottenuto, di ciò che vogliamo veramente dalla vita, di ciò che conta maggiormente per noi. Nonostante i contenuti siano di rilievo e molto delicati la vicenda non pesa affatto e tranne qualche passaggio un po' più pesante nei primi numeri la trama difficilmente annoierà o peserà al lettore, trovandosi terribilmente incollato alle pagine della serie.
Akira, nonostante sia un must capace di incidere il proprio nome nella lunga storia dei fumetti giapponesi non è esente da difetti, uno su tutti i personaggi stessi: di caratterizzazione non eccelsa ma comunque buona e valida, molti verranno "inglobati" dalla catastrofica sequenza di eventi, risultando così schiacciati e soffocati senza spiccare in maniera particolare. Niente paura, perchè già dal terzo volume ognuno troverà una sua strada permettendo così al lettore di inquadrarlo in maniera ottimale e di farsi un'idea su essi.
Akira in Italia è stato riproposto di recente da parte di Planet Manga ristampando i 6 maxi volumi di Akira Collection precedentemente andati esauriti. L'edizione non è delle migliori purtroppo, avendo un prezzo non accessibile a tutti e una qualità fisica del volume mediocre. Vari disguidi e non precisate motivazioni della casa giapponese, Kodansha, hanno impedito all'editore nostrano di rilasciare una nuova edizione completamente nuova, indi si è optato per una semplice ristampa dell'ultima edizione rilasciata.
Akira fa parte della storia dei fumetti giapponesi. Un titolo che è stato capace di rivoluzionare la concezione stessa di manga, così come ha fatto per gli anime l'omonimo film uscito nel 1988, scritto e diretto sempre dallo stesso Otomo. Non una lettura per tutti ma che al tempo stesso consiglio caldamente a tutti coloro che sono appassionati e che amano il vasto mondo dei manga, che ne amano le caratteristiche, gli inaspettati risvolti, i carismatici personaggi, i bei disegni e i finali commoventi. Un capolavoro immortale pieno di messaggi e di valori, un'opera titanica che rimarrà tale per sempre.
"Il ricordo di Akira vive per sempre nei nostri cuori".
Potete far sentire la vostra voce, oltre che nei commenti, anche con un mini sondaggio che durerà tre giorni!
per esempio io il manga non l'ho letto, quindi non posso esprimermi
Quando Prometeo donò il transistor.
Il film resta una pietra miliare dell'animazione mondiale, ma la storia del fumetto a mio parere è più convincente.
Il senso di movimento che Otomo riesce a dare ad ogni disegno è sbalorditivo, ma le animazioni del film non sono da meno; tecnicamente entrambi i prodotti solo di altissimo livello.
Per il film il regista scelse giustamente di riscrivere la trama da capo, mantenendo degli elementi ma modificandone molti altri. Una scelta a mio parere giustissima, sarebbe stato impossibile condensare la storia originale in due ore in modo soddisfacente.
Quindi, nonostante io preferisca il fumetto, a conti fatti li consiglio entrambi.
E non solo agli appassionati del genere, Akira è uno di quei titoli che tutti dovrebbero leggere e vedere almeno una volta nella vita.
Sinceramente a me il film dice meno di zero tutte le tre volte che l'ho visto, cercando di capire cosa la gente ci vede. Spettacolare quanto si vuole, ma completamente senza un senso...
Non si può discutere, però,nè sulla sua qualità - ed è giusta l'annotazione di Orange la colonna sonora andrebbe rivalutata - nè sul suo ruolo nello sviluppo dell'Animazione jap.
Qualcuno ha detto che Otomo non si è mai più ripetuto a quei livelli, bhè consentitemi era difficile farlo.
Ma iil Manga...il manga ha una forza in se assoluta. Oltre al maggior approfondimento davvero ogni pagina può esser letta e considerata, ha un valore per se, ma non si tratta di una serie di illustrazioni legate dal tenue filo della trama...Tutto è fluido, illuminato dalla capacità di Otomo di rendere i movimenti e le emozioni delle persone...era forse inevitabile che, con l'andare del tempo si trasformasse in un'artista a tutto tondo, tralasciando un pò il mondo dei manga.
Siamo messi male....
Animazioni, disegni, colonna sonora erano, e sono tuttora, a livelli stratosferici. Il manga, per quanto più completo, non so quale notorietà avrebbe avuto, senza questa formidabile cassa di risonanza.
Però i personaggi hanno più spazio e godono di maggiore respiro e approfondimento.
il manga di Akira e il film sono due binari che portano nel solito posto (cioè la soddisfazione di chi ne usufruisce) ma ognuno seguendo la sua strada.
Il manga,bisogna dirlo, ha per me un significato simbolico, essendo il primissimo (a mia memoria) manga arrivato in italia, edito dalla Glènat in formato assurdo ma che ha aperto un portale immenso su questa forma di espressione che sono i manga.
Il film, per definizione, è una forma di espressione diversa dal manga (a differenza delle serie anime usate ai giorni d'oggi che si avvicinano molto al manga da cui sono tratte) con ritmi tutti indipendenti, lavorazioni uniche, equilibri e incastri portati avanti dalla collaborazione di tantissimi artisti; quanto la visione dei singoli coincide alla filosofia generale determina la buona riuscita o meno di un film. Al contrario il manga vola sull'ispirazione di una singola persona.
personalmente non riesco a decidere se uno dei due prevale sull'altro......
Io non ne farei una tragedia...
Sono tra quelli a cui non piace ne uno nell'altro. (da possessore)
In effetti a stupito un po anche me. credevo in svariati pollici in giù al mio commento, ma a quanto sembra i fan di otomo sono meno di quello che pensassi
Se.piace o no, ognuno è libero di pensarla come vuole..
Mi sorprendo di altro: sito anime -uguale- mai visto/letto Akira.
Suona strano.
Come in un forum/sito del cinema horror e nessuno ha visto l'esorcista!!!
Prova con la nuova traduzione, ha molto più senso.
Per motivo di affetto preferisco il manga anche nella verione colorata dal buon Steve Oliff.
Concordo con Goonie.
Akira può piacere o meno, ma è strano che molti fan di anime e manga non abbiano visto nemmeno il film, che oltre ad essere famosissimo (anche tra i non appassionati) è anche facile da trovare (al momento è disponibile sia su Netflix che su Prime Video).
Forse mi sono espresso male, ma intendevo proprio quello che dici......
Personalmente li adoro entrambi, anche se per motivi differenti.
Il manga è un caposaldo del Cyberpunk giapponese, ha una trama solida, sviluppata con sapienza e con una serie di colpi di scena non indifferenti. Se lo paragoniamo al materiale che circolava all'epoca batteva tutti a man bassa e senza troppe difficoltà.
Il film invece... è IL film, punto.
Un lavoro di una bellezza tecnica tale che a tutt'oggi è imbattuto, soprattutto tenendo conto dei mezzi tecnici con cui venne realizzato e l'anno d'uscita (1988).
La trama è decisamente poca rispetto al manga, ma la bellezza del comparto tecnico ti fa ignorare ampiamente questo macroscopico difetto.
Che dire, un capolavoro a prescindere.
Finalmente!
Purtroppo non l'ho potuto vedere al cinema (nella mia città non è stato proiettato), quindi lo attendevo da tempo.
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