Il Giappone è tristemente famoso per l'alto tasso di suicidi fra la sua popolazione. Molteplici sono i fattori: da una società spesso opprimente sia verso gli adolescenti che verso gli adulti, che si sentono obbligati a rispettare determinati standard a un retaggio culturale che ritiene l'estremo sacrificio di sè come un modo ammirevole per assumersi le proprie responsabilità.
Fortunatamente però negli ultimi anni si è vista un'inversione di tendenza tanto che il Ministero della salute, del lavoro e del welfare del Giappone, dopo aver esaminato le statistiche dell'Agenzia di polizia nazionale, ha annunciato che durante il 2019 si sono suicidate in Giappone 19.959 persone. Nonostante sia un numero elevato, è la cifra più bassa mai registrata dal 1978, anno in cui si iniziò a tenere un bilancio dei suicidi.
Il rapporto ufficiale del ministero sarà pubblicato a marzo, ma da questi primi risultati annunciati, il 2019 potrebbe essere dunque stato il primo anno in cui sono stati registrati meno di 20.000 suicidi e il numero è in costante calo da dieci anni esatti. Da notare che questo miglioramento non è dovuto semplicemente alla diminuzione della popolazione totale del Giappone. Il ministero infatti afferma che nel 2019 ci sono stati 15,8 suicidi per 100.000 persone quindi un calo del 4,24% rispetto al 2018.
Non si può definire quale sia e se ci sia un fattore principale per questa diminuzione costante, ma il parlare più apertamente sia a livello pubblico che nel privato di rischi per la salute mentale e di depressione potrebbe aver contribuito.
Nonostante queste buone notizie, il tasso di suicidi del Giappone rimane ancora significativamente più alto rispetto a quello di altri paesi con lo stesso tenore di vita e c'è molta strada da fare per raggiungere l'obiettivo che il governo ha annunciato nel 2017 cioè scendere a un tasso di 13 suicidi per 100.000 persone.
Inoltre, mentre quasi tutte le fasce d'età hanno visto diminuire costantemente i loro tassi di suicidio, la cifra è rimasta invariata per le persone con meno di 20 anni. Il suicidio è risultata essere la principale causa di morte dai 10 ai 14 anni e dai 15 ai 19 anni nel 2017. Nel 2018, il suicidio è stata la principale causa di morte per tutti i gruppi demografici dai 15 ai 39 anni.
Fortunatamente però negli ultimi anni si è vista un'inversione di tendenza tanto che il Ministero della salute, del lavoro e del welfare del Giappone, dopo aver esaminato le statistiche dell'Agenzia di polizia nazionale, ha annunciato che durante il 2019 si sono suicidate in Giappone 19.959 persone. Nonostante sia un numero elevato, è la cifra più bassa mai registrata dal 1978, anno in cui si iniziò a tenere un bilancio dei suicidi.
Il rapporto ufficiale del ministero sarà pubblicato a marzo, ma da questi primi risultati annunciati, il 2019 potrebbe essere dunque stato il primo anno in cui sono stati registrati meno di 20.000 suicidi e il numero è in costante calo da dieci anni esatti. Da notare che questo miglioramento non è dovuto semplicemente alla diminuzione della popolazione totale del Giappone. Il ministero infatti afferma che nel 2019 ci sono stati 15,8 suicidi per 100.000 persone quindi un calo del 4,24% rispetto al 2018.
Non si può definire quale sia e se ci sia un fattore principale per questa diminuzione costante, ma il parlare più apertamente sia a livello pubblico che nel privato di rischi per la salute mentale e di depressione potrebbe aver contribuito.
Nonostante queste buone notizie, il tasso di suicidi del Giappone rimane ancora significativamente più alto rispetto a quello di altri paesi con lo stesso tenore di vita e c'è molta strada da fare per raggiungere l'obiettivo che il governo ha annunciato nel 2017 cioè scendere a un tasso di 13 suicidi per 100.000 persone.
Inoltre, mentre quasi tutte le fasce d'età hanno visto diminuire costantemente i loro tassi di suicidio, la cifra è rimasta invariata per le persone con meno di 20 anni. Il suicidio è risultata essere la principale causa di morte dai 10 ai 14 anni e dai 15 ai 19 anni nel 2017. Nel 2018, il suicidio è stata la principale causa di morte per tutti i gruppi demografici dai 15 ai 39 anni.
Credo vi sia scappato un errore
Considerando che sono il paese più vecchio del mondo, e che a suicidarsi spesso sono giovani o proprio minorenni, sarebbe forse il caso di fare qualche bilancio a livello sociale.
20.000 suicidi per 127 milioni di persone è un numero altissimo (in Italia siamo 60,5 milioni e nel 2018 ne abbiamo avuti circa 4.000, che è comunque una cifra molto alta), inoltre mi spaventa moltissimo questa frase
La principale causa di morte dai DIECI ai QUATTORDICI anni?
"Per il terzo anno consecutivo, esattamente da quando il numero totale ha cominciato a calare, il suicidio è la prima causa di morte tra i giovani giapponesi compresi nella fascia d’età tra i 15 ed i 24 anni. Si tratta di un “record”, se così vogliamo chiamarlo, assoluto: in tutti gli altri paesi del mondo industrializzato i giovani di quell’età perdono la vita per un’altra causa, gli incidenti stradali.
I giovani giapponesi, sempre più soli, abbandonati e/o iperprotetti, ma soprattutto demotivati, si tolgono la vita.
Il fenomeno, che anziché essere pubblicamente discusso continua ad essere volutamente sottovalutato (sia a livello governativo che scolastico e familiare) era stato previsto già qualche anno fa da Noritoshi Furuichi, un autorevole sociologo la cui parabola mediatica è stata inversamente proporzionale al suo successo editoriale. Quando nessuno lo conosceva, lo si vedeva sempre in tv, poi, appena pubblicato il suo controverso saggio Zetsubo no kuni no kofuku na wakamonotachi (“La gioventù felice di un paese disperato”) è sparito. Ma quello che ha scritto nell’oramai “lontano” 2011, resta drammaticamente attuale. “I nostri giovani sono tra i più felici al mondo. Mai stati così felici. Non troveranno, anche se pochi lo sanno e se ne preoccupano, mai più un lavoro fisso, né potranno contare su una pensione. Ma se ne fregano. Iperprotetti dalla ricchezza accumulata dai loro genitori e dai loro sensi di colpa che ne hanno allentato, fino ad eliminare, ogni tentativo di imporre una leadership etica e morale, facilitati dalla deflazione che rende facilmente accessibile cibo, vestiario e divertimenti vari, e immersi nel mondo virtuale di internet che soddisfa, senza esporli a rischi che non vogliono e non potrebbero sopportare, ogni esigenza di “intrattenimento” passivo, arrivano al capolinea più in fretta dei loro coetanei nelle altre parti del mondo. Molti si fermano. Molti cercano di tornare indietro. Ma molti si tolgono la vita”.
Corretto. Grazie per la segnalazione.
Non ho modo di confermare o smentire la cosa, ma non mi sorprenderebbe se fosse vero.
Comunque, forse un altro fattore potrebbero essere gli hikikomori, credo che più o meno siano tutti potenziali suicidi, tenuti in vita solo dalla rete; non dico che sia un bene eh, però mi è venuto in mente come possibile causa della diminuzione.
Bello e fa tirare un sospiro di sollievo ma... rimane tanto inquietante, sia a livello generale, sia per quel che è stato già sottolineato sia nella notizia che nei commenti, ovvero l'altissima presenza di giovani e giovanissimi in questa triste "conta".
Anche se, in verità, il suicidio tra giovani e giovanissimi è la seconda causa di morte anche da noi in Italia/Europa. Il solo pensarci è impressionante.
Le questioni di fondo non sono affrontate. E questo spiega parecchio questa tendenza al suicidio. Spaventosamente alta.
Credo che l'unico modo per combattere il suicidio in giappone sia di rifare la società dall'inizio. Troppe regole, troppo schiavismo e anche troppa mancanza di esprimere sentimenti.
Il pensiero del suicidio è molto più frequente di quello che si pensi...
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