Il puroresu, il wrestling giapponese, si sviluppa negli anni '50 grazie agli sforzi del mitico "padre del puroresu" Rikidozan (1924 - 1963), fondatore della Nihon Puroresu Kyokai (Japan Wrestling Alliance), la prima federazione di wrestling giapponese, e vero e proprio eroe nazionale. E' figlio dell'occupazione americana, dell'incontro tra i lottatori americani portati in Giappone per intrattenere i militari e i lottatori giapponesi di sumo o arti marziali, del sentimento ambiguo di rivalsa provato dai giapponesi dell'epoca, desiderosi di riprendere la loro indipendenza, di rimettersi in piedi, di farla pagare agli stranieri che avevano occupato il loro paese dettando legge. La guerra si sposta dunque sui campi sportivi e sui ring di wrestling, dove Rikidozan e i suoi colleghi e allievi interpretano la parte di eroi buoni e giusti e si scontrano con i campioni stranieri, americani ed europei, eternamente visti come i nemici scorretti, razzisti, maleducati, violenti e brutali.
L'improvvisa morte del "padre del puroresu" è un enorme shock per il Giappone, ma il puroresu, e con esso la rivalsa dei giapponesi, non si ferma, in quanto, a onorare la memoria del maestro sui ring della Nihon Puroresu Kyokai per tutti gli anni '60 ci pensano gli allievi di Rikidozan, due personaggi destinati a diventare leggenda: Kanji "Antonio" Inoki e Shohei "Giant" Baba. Quest'ultimo in particolare, nell'ultimo periodo degli anni '60 è riuscito a superare la fama, la popolarità e la stima come lottatore del suo stesso maestro.
Di pari passo con l'ascesa del puroresu, si assiste a quella di Ikki Kajiwara (pseudonimo di Asaki Takamori), prolifico sceneggiatore e guru dei manga di genere sportivo, che aveva debuttato nel 1962 con Champion Futoshi (storia di un giovane lottatore di wrestling allievo di Rikidozan) e nel 1968, mentre lavorava a Giant Typhoon (biografia romanzata di Giant Baba), ha lanciato senza troppa convinzione quello che invece diventerà il maggior capolavoro dei manga sul puroresu, Tiger Mask. Intensissimo dramma umano, genererà una sterminata quantità di merchandising e otterrà un successo strepitoso, grazie anche alla popolarissima e longeva serie tv di Toei Animation (vi rimandiamo all'articolo che ne celebra il cinquantesimo anniversario per maggiori informazioni).
I fumetti di Kajiwara mettevano su carta tutti i sentimenti dei giapponesi del periodo: la voglia di riscatto, la crescita attraverso lo sport, il superamento di numerosi ostacoli e sacrifici mediante una forza di volontà incrollabile. Nel caso dei suoi manga sul puroresu, l'eroe, rigorosamente giapponese, era puro, indomito, con una volontà d'acciaio che gli permetteva di sconfiggere qualsiasi avversario, soprattutto gli stranieri, brutali, scorretti, cafoni e sgrammaticati, coi loro dialoghi sbruffoni quasi interamente riportati in caratteri katakana.
Tra gli anni '70 e '80, tuttavia, il mondo del wrestling cambia radicalmente. I lottatori stranieri che arrivano in Giappone per scontrarsi coi campioni locali non sono più dei generici selvaggi, "l'uomo più forte del mondo", "l'assassino", "il demone". Sono Hulk Hogan coi suoi iconici baffoni biondi e i bicipiti d'acciaio, il gigantesco e formidabile André the Giant, l'implacabile Stan Hansen col suo look da cowboy texano e il potentissimo Lariat, gli amatissimi fratelli Dory e Terry Funk, l'enorme e sanguinario Abdullah The Butcher e tantissimi altri: carismatici, con un look e mosse uniche, nomi scolpiti nella memoria collettiva, amatissimi in patria e troppo grandi per restare in eterno il punching ball vivente dei lottatori giapponesi. Essi finiscono infatti per essere amati come e più dei wrestler giapponesi, diventando popolarissimi tra il pubblico nipponico nonostante continuino a interpretare il ruolo degli avversari. Fondamentale spartiacque che dà il via alla nuova era è anche il fatto che, tra il marzo e il settembre del 1972, sia Inoki che Baba lasciano la Nihon Puroresu Kyokai (che chiuderà i battenti nel 1973) per fondare le loro rispettive federazioni: la Zen Nihon Puroresu (All Japan Pro-Wrestling) di Baba e la Shin Nihon Puroresu (New Japan Pro-Wrestling) di Inoki. E' questo l'evento che dà il via alla "Golden Age" del wrestling giapponese, caratterizzata dal dualismo di queste due federazioni: una, la Zen Nihon, più tradizionalista, fedele ai dettami del maestro Rikidozan; l'altra, la Shin Nihon, più all'avanguardia, incentrata sulla strabordante figura di Inoki, non nuova a collaborazioni con riviste, programmi tv, case di animazione, atleti di altre discipline. E' l'inizio di un boom stratosferico che caratterizzerà entrambe le decadi, portando il puroresu nelle vite di tutti i giapponesi, con programmi tv, riviste, un aumento esponenziale dei manga a tema, con ogni rivista shounen che ne ha almeno uno.
E' il 1981 e, in preda a questa febbre da wrestling che attraversa il Giappone, torna alla ribalta Ikki Kajiwara, pronto a narrare il suo amato puroresu da un nuovo punto di vista: il suo Puroresu Superstar Retsuden ("Biografie delle superstar del wrestling"), pubblicato dal 1981 al 1984 su Shounen Sunday della Shogakukan e poi raccolto in 17 volumi, fa numeri da capogiro piazzandosi addirittura al terzo posto della classifica dei manga più amati dai lettori della rivista (il perché lo vedremo successivamente). E' un Kajiwara ancora diverso, che ha abbandonato il manicheismo (lottatori giapponesi = eroi/lottatori stranieri = selvaggi e cattivi) delle opere precedenti e ci offre una retrospettiva sul mondo del puroresu ovviamente romanzata ma più vicina al realismo ed estremamente moderna, che ha come protagonisti non più esclusivamente i campioni giapponesi, ma anche e soprattutto quelli stranieri, ora visti come uomini (capaci di parlare in giapponese corretto) piuttosto che demoni e nemici, come atleti che si impegnano in nome di un sogno, per portare a casa la pagnotta, interpretando un personaggio diversissimo da ciò che sono realmente. Ma Puroresu Superstar Retsuden, nonostante il successo riscosso su rivista, parla ai fan del wrestling, usa personaggi reali, non può arrivare alle masse, non può arrivare in tv (dove, come visto con Tiger Mask, spesso e volentieri non è possibile mettere nomi e cognomi veri). Serve un personaggio che torni ad essere il simbolo del puroresu anche e soprattutto per i bambini. Serve Tiger Mask.
Il 20 aprile 1981, esattamente quarant'anni fa, debutta su Tv Asahi (che aveva una stretta collaborazione con la Shin Nihon Puroresu) Tiger Mask Nisei ("Tiger Mask II"), seconda incarnazione del lottatore con la maschera di tigre, che sarà poi trasmessa tra il 1981 e il 1982 in 33 episodi. Se la vecchia serie si avvaleva della collaborazione della Nihon Puroresu Kyokai, la nuova è stata realizzata dalla Toei Animation in collaborazione con la Shin Nihon Puroresu di Antonio Inoki, che infatti compare attivamente nell'anime insieme a moltissimi altri lottatori reali.
La serie viene preceduta dalla trasmissione, per qualche mese, delle repliche della vecchia serie (sulla Nippon Television, però) e vengono rilanciati anche i giocattoli. Contemporaneamente alla serie animata, viene serializzato per Kodansha, già editore del vecchio Tiger Mask, anche un adattamento manga di Tiger Mask Nisei scritto da Kajiwara e disegnato da Junichi Miyata, che durerà per un totale di quattro volumi.
Dagli anni '60 del primo Tiger Mask sono passati più di dieci anni, perciò questa nuova incarnazione del personaggio non può che essere inevitabilmente diversissima. Il Giappone del 1981 è infatti un paese profondamente diverso da quello del 1968: benestante, totalmente privo di quell'estrema povertà e di quei terribili drammi, luminoso e consumista. Lo struggente dramma umano di Naoto Date/Tiger Mask lascia quindi il posto a una vicenda più leggera, dove la terribile Tana delle Tigri si è trasformata in una semplice, spartana palestra e non ha più rilevanza nella narrazione, in quanto il nemico da abbattere è stavolta l'assurda Uchuu Puroresu Renmei (Lega di wrestling spaziale), che annovera tra i suoi membri presunti alieni, uomini delle nevi dalla forza sovrumana, atleti che utilizzano trucchi assurdi (c'è anche chi usa animali in combattimenti) e scorrettezze varie.
Il nuovo eroe dalla maschera di tigre è Tatsuo Aku, anche lui ex orfano della Chibikko House e fan di Naoto/Tiger Mask (no, non è Kenta della prima serie sotto pseudonimo!), che nella vita di tutti i giorni è uno scapestrato giornalista sportivo costretto costantemente a subire le ire del suo caporedattore perché non c'è mai quando si tratta di fare reportage sul nuovo campione del wrestling (e chissà come mai?), ma in realtà ha un passato da allievo di Tana delle Tigri e ha girato il mondo addestrandosi nei più svariati stili di arti marziali.
Storia più leggera, in linea coi tempi, che spesso si interseca con la commedia ed è ricca anche di storie d'amore (che, fortunatamente, a differenza della prima serie, stavolta vanno in porto), ma anche piena di elementi assurdi e paradossali (la tigre da compagnia, la macchina trasformabile, la piramide-palestra segreta alle pendici del monte Fuji, la maschera di tigre ottenuta in Egitto vincendo un leggendario torneo di lotta che si tiene sin dai tempi dei faraoni...) quella di Tiger Mask Nisei, estremamente vicina allo stile dei telefilm tokusatsu dell'era Showa e a quello dei supereroi americani come l'Uomo Ragno e Superman (l'eroe protagonista che nella vita reale è un giornalista sfigatello ma ha un'identità segreta). Non è un caso, dato che Toei era un'esperta di telefilm tokusatsu e aveva collaborato negli anni passati con la Marvel per la realizzazione di Supaidaman e dei primi serial del filone Super Sentai, e nemmeno la Shin Nihon Puroresu era nuova a collaborazioni di questo tipo, visto che aveva già collaborato con la Tsuburaya Production nel 1976 per la serie Puroresu no hoshi Azteckaiser, telefilm tokusatsu con innesti di animazione incentrato sulla figura di un supereroe lottatore di wrestling.
L'inizio della storia è scioccante per chi aveva seguito soltanto il vecchio anime di Tiger Mask, ignorando la storia del manga di Ikki Kajiwara, in quanto il passaggio di consegne tra Naoto e Tatsuo è narrato svelando la tragica sorte del precedente Tiger Mask, inequivocabilmente drammatica nel manga (dallo stesso autore di Ashita no Joe che ci aspettavamo?) ma più lasciata all'immaginazione dello spettatore nell'anime. I rimandi alla vecchia serie finiscono più o meno qui, e la nuova vicenda è ben più scanzonata, pur con qualche estemporaneo episodio tragico qua e là.
Ancora una volta, l'eroe dalla maschera di tigre incarna lo spirito del Giappone del suo tempo e lotta contro i problemi della sua nazione: la povertà e il senso di inferiorità nei confronti dell'occidente nel caso della vecchia serie; la crisi petrolifera che minacciava la stabilità del benessere anni ottanta in tutto il mondo (e dunque anche in Giappone) e i tumulti in Medio Oriente in Tiger Mask Nisei. Nemico ultimo che tira le fila della farsesca Uchuu Puroresu Renmei è, infatti, Arman Hassan, sceicco arabo definito "re del petrolio" che mira al monopolio della scena sportiva mondiale e, dunque, anche alla scena del puroresu nipponico. Lo sceicco ha un passato da wrestler e ha decretato che, se Tiger Mask dovesse perdere contro i suoi lottatori, interromperà la fornitura di petrolio al Giappone, e scenderà lui stesso in campo in veste di lottatore nello scontro finale, mentre nel suo paese scoppiano tumulti e rivolte contro la sua dittatura.
Se, detto così, al giorno d'oggi, può sembrare una stupidaggine, quello dello sceicco-wrestler è in realtà un artifizio narrativo perfettamente figlio dei suoi tempi, dove, tra la crisi petrolifera e l'incidente degli ostaggi americani in Iraq del 1979, lottatori come The Sheik o Iron Sheik hanno raggiunto la popolarità proprio interpretando la figura di uno sceicco malvagio. Si tratta di piccole cose, ma aiutano tantissimo a definire un contesto storico ben preciso e, oggi, molto affascinante.
力は正義ではない、正義が力だ!
"Non è la forza ad essere giustizia, è la giustizia ad essere forza!"
Queste le parole che aprono ogni episodio, una frase che ha ispirato tantissimi bambini degli anni ottanta oggi cresciuti col mito di un grande eroe, indubbiamente meno concreto del suo predecessore ma che maggiormente ha assunto i connotati del supereroe invincibile e amato dai bambini. Tatsuo/Tiger Mask II si batte contro avversari scorretti convinti che il vincitore sia in ogni caso dalla parte del giusto, e riesce in molti casi anche a cambiarli, a portarli dalla sua parte, a fargli rivedere le proprie posizioni, perché in fondo, nel 1981 i giapponesi erano pronti a capirlo, il wrestling non è una guerra, è uno sport, un combattimento tra due atleti che interpretano un personaggio e che possono poi capirsi e trovare un punto d'incontro dentro o fuori dal ring. Tiger Mask Nisei, nel suo essere esagerato e fantasioso, ha un po' deluso chi veniva dallo spietato dramma umano della prima serie, ma è in qualche modo stato l'eroe di una nuova generazione di bambini, che ai tempi di Naoto non erano ancora nati, e hanno finito per credere in quella giustizia che diventa forza e li guida ancora oggi. Del resto, se a dirtelo è la calda e rassicurante voce di Hideyuki Hori (Ikki in Saint Seiya, Momotaro in Otoko Juku), e a rimarcare il concetto c'è una sigla cantata dal mitico Ichiro Mizuki ancora oggi cantatissima al karaoke dagli ex bambini degli anni ottanta, inevitabilmente finisci per farlo tuo.
Toei ha puntato parecchio su Tiger Mask Nisei, cavalcando un boom di crescente interesse per il puroresu, e lo ha realizzato con particolare cura sfruttando anche la collaborazione con la Shin Nihon Puroresu e la rete di contatti dell'autore originale. Il character design di Hiroshi Azuma (Ikkyu-san) lo rende moderno e accattivante, più in linea coi tempi e più piacevole agli occhi dello sgraziato stile della vecchia serie; le sigle e le molte canzoni interne a cura del grande Ichiro Mizuki sono esaltanti, così come la colonna sonora orchestrata; tra il cast di doppiatori vi sono anche grandi nomi come Banjo Ginga e Chikao Ohtsuka; il direttore delle animazioni Eisaku Fukaya ha raccontato di averci lavorato in maniera maniacale tentando di essere il più rispettoso possibile dell'opera originale e usando come riferimento le molte foto scattate personalmente al Kuramae Kokugikan. Tuttavia, nonostante il buon successo di pubblico, la sterminata produzione di merchandising ad esso correlata (se vi fate un giro al Puroresu Mask World di Suidobashi, a Tokyo, vedrete in esposizione giocattoli di Tiger Mask che non potete neppure immaginare) e l'amore che i quaranta-cinquantenni di oggi provano ancora nei suoi confronti, Tiger Mask Nisei non ha lasciato troppo il segno come serie in sé, ma è un'opera fondamentale per lo studio dei manga/anime sul tema di wrestling e per capire il grandissimo cambiamento che ha attraversato il mondo del puroresu durante la sua epoca d'oro.
Ruolo parecchio importante ha nella serie lo stesso Antonio Inoki, che partecipa ai combattimenti come partner di Tiger Mask e viene spesso visto anche come fondatore e capo della Shin Nihon Puroresu, federazione alla quale Tiger Mask viene affiliato. Assente giustificato è Giant Baba, che aveva un ruolo fondamentale nella prima serie (dato che all'epoca era la stella della Nihon Puroresu Kyokai) e qui non compare (fa una comparsata soltanto nel manga) in quanto all'epoca capo della Zen Nihon Puroresu, rivale diretta della federazione che ha collaborato alla creazione dell'anime. Compaiono numerosi wrestler reali (dapprima con nomi modificati per questioni di diritti, poi con nomi e cognomi veri una volta che i suddetti entrano a far parte del roster della Shin Nihon Puroresu nella realtà), da André The Giant a Stan Hansen, ma soprattutto Abdullah The Butcher, che ha un ruolo particolarmente importante sia nel manga che nell'anime.
La figura dell'imponente canadese di discendenza africana è usata da Kajiwara proprio per mostrare il sostanziale cambiamento del mondo del puroresu: apparso di sfuggita nel primo manga di Tiger Mask e rappresentato come un demone sanguinario che affronta Inoki e Baba, riappare nel manga di Tiger Mask Nisei dove è invece l'idolo dei fan giapponesi, gentilissimo coi bambini e coi colleghi e viene usato come inaspettato comic relief. Cos'è successo nel mezzo? Quella rivoluzione di cui si diceva in apertura, che ha permesso ai wrestler stranieri di imporsi come superstar amatissime dal pubblico anche in Giappone nonostante siano i cattivi sul ring, cosa che proprio il primissimo emissario della Uchuu Puroresu Renmei rinfaccia a Butcher attaccandolo, non riuscendo ad accettare i tempi che cambiano.
Kajiwara stesso aveva smascherato le regole del gioco del puroresu usando proprio Abdullah The Butcher nel contemporaneo Puroresu Superstar Retsuden, che nei primi due volumi della serie svela i retroscena del "macellaio", rappresentandolo come un uomo buono, con un genuino amore e interesse nei confronti delle arti marziali, un padre di famiglia che sopporta angherie e difficoltà, accettando di interpretare sul ring un demone sanguinario allo scopo di guadagnare il denaro necessario per mantenere la famiglia. Dato che, per questioni di diritti, l'anime sostituisce nei primi episodi Butcher con un altro personaggio simile ma dal nome diverso, molte delle scene riguardanti il lottatore perdono un po' di forza ed interesse nella versione animata, venendo tagliate, ma quando, nella seconda parte dell'anime, Butcher viene introdotto formalmente con nome e cognome, assume un ruolo importante nella storia e gli viene dedicato persino un ampio flashback in due puntate che narra il suo passato... che altro non è che la trasposizione animata di quanto narrato nei primi due volumi di Puroresu Superstar Retsuden! Insomma, quel furbone di Kajiwara è riuscito nell'intento di far animare contemporaneamente, all'interno della stessa serie, due suoi manga appartenenti a due diverse case editrici!
La storia di Tatsuo Aku, tuttavia, è servita come trampolino di lancio per un'altra leggenda, ad essa inscindibilmente legata e destinata a diventare ben più grande, quella di Satoru Sayama.
Sfruttando il lancio della nuova serie anime di Tiger Mask, infatti, Kajiwara, Inoki e la Shin Nihon Puroresu hanno avuto la folle idea di far debuttare il lottatore dalla maschera di tigre dal vivo. Il debutto avviene il 21 aprile del 1981, il giorno immediatamente successivo alla trasmissione del primo episodio dell'anime, al Kuramae Kokugikan. Un "Tiger Mask Nisei" con un costume ancora grezzo affronta e sconfigge il britannico Dynamite Kid con uno spettacolare German Suplex, ottenendo così il titolo vacante della categoria Junior Heavyweight. Sotto la maschera, ma nessuno lo sa, si cela Satoru Sayama, lottatore da poco rientrato da un lungo periodo di addestramento in Inghilterra e Messico, capace di riprodurre alla perfezione e con una straordinaria agilità le mosse e le acrobazie del lottatore dei cartoni animati.
I giornalisti dell'epoca hanno ritenuto la cosa una farsa, in quanto la Shin Nihon Puroresu era una federazione molto seria e non hanno visto di buon grado il fatto che un personaggio dei cartoni animati debuttasse come wrestler e vincesse anche un titolo. Tuttavia, i bambini che hanno assistito all'evento sono impazziti, apprezzando tantissimo la cosa e convincendo Inoki a riprovarci.
Il risultato è che, parallelamente all'anime, i bambini giapponesi hanno potuto assistere alla gesta di Tiger Mask anche sui ring reali, con addirittura brevi segmenti dedicati alla fine delle puntate del cartone animato. In men che non si dica, Tiger Mask/Sayama diventa l'idolo indiscusso dei bambini di tutto il Giappone, richiestissimo dai programmi tv e dalle riviste sportive, inseguito dai fan durante le trasferte, gli indici di ascolto dei programmi tv sul wrestling salgono alle stelle, e Puroresu Superstar Retsuden gli dedica la sua parte più corposa, ben tre volumi, che faranno schizzare l'opera sul podio delle più amate tra quelle pubblicate su Shounen Sunday.
Anime e wrestling reale che si incrociano, esaltando i fan e dando vita a un ulteriore boom di merchandise che coinvolge cd musicali, giocattoli e molto altro, facendo sì che alla figura di Tatsuo Aku si sovrapponga inevitabilmente quella di Satoru Sayama, eroe straordinario che ancora oggi fa brillare gli occhi di chi era bambino durante la golden age del puroresu. L'incanto dura fino al 1983, quando Sayama rivela la sua identità e lascia la Shin Nihon Puroresu in seguito a contrasti con la dirigenza. Del resto, Tiger Mask Nisei si era già concluso nel 1982, Toei non poteva più sfruttarlo e probabilmente non è un caso che, subito dopo, passerà a realizzare l'adattamento animato di Kinnikuman, altro popolare manga dell'epoca dedicato al wrestling, per il quale probabilmente Tiger Mask Nisei è servito come banco di prova, avendo poi animazioni molto simili. La gimmick di Tiger Mask passerà successivamente, tra il 1984 e il 1990, alla Zen Nihon Puroresu, dove Mitsuharu Misawa interpreterà Tiger Mask II. Quanto a Sayama, si dedicò alle arti marziali, all'allenamento degli allievi e, diversi anni dopo, fonderà la sua Real Japan Pro-Wrestling, oggi nota anche come The First Tiger Mask Strong Style Pro-Wrestling (il caso, o forse no, vuole il direttore esecutivo della compagnia per quanto riguarda le relazioni internazionali sia Ted E. Pelc, figlio proprio di quel Gene Pelc che, contribuendo al sodalizio tra la Toei e la Marvel in Giappone negli anni '70 ha avuto in qualche modo un indiretto ruolo in questa nostra tigrata leggenda). Personaggio ancora oggi ammantato di un'aura mitica, Satoru Sayama è amatissimo, venerato come una leggenda, ha un museo dedicato e ogni tanto partecipa anche a talk show e ad incontri coi fan, oggi purtroppo parecchio diradati a causa della grave malattia simile al morbo di Parkinson che lo affligge (la foto seguente è stata scattata il 23 novembre del 2019 al Puroresu Mask World di Tokyo, in una delle ultimissime occasioni in cui Sayama si è mostrato in pubblico per incontrare i fan).
Una leggenda, quella di Tiger Mask Nisei, che racconta ben più di quello che mostra, che va oltre il semplice anime di 33 episodi e che si rivela essere parecchio significativa per gli amanti del wrestling e per chi studia la società giapponese. L'anime, col titolo L'Uomo Tigre II, è stato trasmesso in Italia a partire dal 1982, come appendice della prima serie (la sigla era infatti la stessa), dove ha riscosso un buon successo sia pur venendo molto meno amato della serie storica. L'adattamento, chiaramente mutuato da script inglesi e debitore di una certa inesperienza per quanto riguarda la scena del wrestling giapponese e non, modificava qualche nome qua e là, aveva diversi errori nei termini più tecnici del wrestling (ricordiamo, ad esempio, il grande lottatore di origine italiana Bruno Sammartino, noto in Giappone come "la centrale elettrica umana", e qui rinominato erroneamente, per via di una cattiva traduzione degli script inglesi, "l'uomo pianta di Saint Martin") e non ci ha permesso di godere appieno di quel contesto che serve per apprezzare al 100% un'opera del genere, essendo anche inedito il relativo manga. Tuttavia, la contemporanea trasmissione di incontri di puroresu (compresi quelli del Tiger Mask di Sayama) su qualche rete regionale ha aiutato i fan italiani a contestualizzare un minimo l'epopea tutta giapponese di Tiger Mask Nisei, ancora oggi amata dal pubblico italiano che ha potuto riviverla nel corso dagli anni su Man-Ga e con le uscite in dvd della Yamato Video.
NOTE DELL'AUTORE
Un ringraziamento speciale agli innumerevoli amici giapponesi e non che hanno condiviso con me i loro ricordi e preziosissime informazioni riguardanti Tiger Mask, Nisei e non solo, nel corso degli ultimi cinque anni, dandomi la possibilità di scrivere questo articolo in maniera completa. Grazie al Puroresu Mask World, al Todokan, al Champion e agli innumerevoli negozi specializzati in puroresu che è possibile visitare qua e là per il Giappone; al blog Turtime Machine per la condivisione del materiale fotografico; a Eisaku Fukaya per aver condiviso con me i suoi ricordi relativi alla lavorazione della serie; a Satoru Sayama, che ho avuto l'onore di incontrare in diversi eventi durante la mia permanenza a Tokyo; a Shigeo Nagami e Michinori Haga (forse i più grandi fan di Sayama del Giappone) che mi hanno reso possibile incontrarlo.
L'improvvisa morte del "padre del puroresu" è un enorme shock per il Giappone, ma il puroresu, e con esso la rivalsa dei giapponesi, non si ferma, in quanto, a onorare la memoria del maestro sui ring della Nihon Puroresu Kyokai per tutti gli anni '60 ci pensano gli allievi di Rikidozan, due personaggi destinati a diventare leggenda: Kanji "Antonio" Inoki e Shohei "Giant" Baba. Quest'ultimo in particolare, nell'ultimo periodo degli anni '60 è riuscito a superare la fama, la popolarità e la stima come lottatore del suo stesso maestro.
Di pari passo con l'ascesa del puroresu, si assiste a quella di Ikki Kajiwara (pseudonimo di Asaki Takamori), prolifico sceneggiatore e guru dei manga di genere sportivo, che aveva debuttato nel 1962 con Champion Futoshi (storia di un giovane lottatore di wrestling allievo di Rikidozan) e nel 1968, mentre lavorava a Giant Typhoon (biografia romanzata di Giant Baba), ha lanciato senza troppa convinzione quello che invece diventerà il maggior capolavoro dei manga sul puroresu, Tiger Mask. Intensissimo dramma umano, genererà una sterminata quantità di merchandising e otterrà un successo strepitoso, grazie anche alla popolarissima e longeva serie tv di Toei Animation (vi rimandiamo all'articolo che ne celebra il cinquantesimo anniversario per maggiori informazioni).
I fumetti di Kajiwara mettevano su carta tutti i sentimenti dei giapponesi del periodo: la voglia di riscatto, la crescita attraverso lo sport, il superamento di numerosi ostacoli e sacrifici mediante una forza di volontà incrollabile. Nel caso dei suoi manga sul puroresu, l'eroe, rigorosamente giapponese, era puro, indomito, con una volontà d'acciaio che gli permetteva di sconfiggere qualsiasi avversario, soprattutto gli stranieri, brutali, scorretti, cafoni e sgrammaticati, coi loro dialoghi sbruffoni quasi interamente riportati in caratteri katakana.
Tra gli anni '70 e '80, tuttavia, il mondo del wrestling cambia radicalmente. I lottatori stranieri che arrivano in Giappone per scontrarsi coi campioni locali non sono più dei generici selvaggi, "l'uomo più forte del mondo", "l'assassino", "il demone". Sono Hulk Hogan coi suoi iconici baffoni biondi e i bicipiti d'acciaio, il gigantesco e formidabile André the Giant, l'implacabile Stan Hansen col suo look da cowboy texano e il potentissimo Lariat, gli amatissimi fratelli Dory e Terry Funk, l'enorme e sanguinario Abdullah The Butcher e tantissimi altri: carismatici, con un look e mosse uniche, nomi scolpiti nella memoria collettiva, amatissimi in patria e troppo grandi per restare in eterno il punching ball vivente dei lottatori giapponesi. Essi finiscono infatti per essere amati come e più dei wrestler giapponesi, diventando popolarissimi tra il pubblico nipponico nonostante continuino a interpretare il ruolo degli avversari. Fondamentale spartiacque che dà il via alla nuova era è anche il fatto che, tra il marzo e il settembre del 1972, sia Inoki che Baba lasciano la Nihon Puroresu Kyokai (che chiuderà i battenti nel 1973) per fondare le loro rispettive federazioni: la Zen Nihon Puroresu (All Japan Pro-Wrestling) di Baba e la Shin Nihon Puroresu (New Japan Pro-Wrestling) di Inoki. E' questo l'evento che dà il via alla "Golden Age" del wrestling giapponese, caratterizzata dal dualismo di queste due federazioni: una, la Zen Nihon, più tradizionalista, fedele ai dettami del maestro Rikidozan; l'altra, la Shin Nihon, più all'avanguardia, incentrata sulla strabordante figura di Inoki, non nuova a collaborazioni con riviste, programmi tv, case di animazione, atleti di altre discipline. E' l'inizio di un boom stratosferico che caratterizzerà entrambe le decadi, portando il puroresu nelle vite di tutti i giapponesi, con programmi tv, riviste, un aumento esponenziale dei manga a tema, con ogni rivista shounen che ne ha almeno uno.
E' il 1981 e, in preda a questa febbre da wrestling che attraversa il Giappone, torna alla ribalta Ikki Kajiwara, pronto a narrare il suo amato puroresu da un nuovo punto di vista: il suo Puroresu Superstar Retsuden ("Biografie delle superstar del wrestling"), pubblicato dal 1981 al 1984 su Shounen Sunday della Shogakukan e poi raccolto in 17 volumi, fa numeri da capogiro piazzandosi addirittura al terzo posto della classifica dei manga più amati dai lettori della rivista (il perché lo vedremo successivamente). E' un Kajiwara ancora diverso, che ha abbandonato il manicheismo (lottatori giapponesi = eroi/lottatori stranieri = selvaggi e cattivi) delle opere precedenti e ci offre una retrospettiva sul mondo del puroresu ovviamente romanzata ma più vicina al realismo ed estremamente moderna, che ha come protagonisti non più esclusivamente i campioni giapponesi, ma anche e soprattutto quelli stranieri, ora visti come uomini (capaci di parlare in giapponese corretto) piuttosto che demoni e nemici, come atleti che si impegnano in nome di un sogno, per portare a casa la pagnotta, interpretando un personaggio diversissimo da ciò che sono realmente. Ma Puroresu Superstar Retsuden, nonostante il successo riscosso su rivista, parla ai fan del wrestling, usa personaggi reali, non può arrivare alle masse, non può arrivare in tv (dove, come visto con Tiger Mask, spesso e volentieri non è possibile mettere nomi e cognomi veri). Serve un personaggio che torni ad essere il simbolo del puroresu anche e soprattutto per i bambini. Serve Tiger Mask.
Il 20 aprile 1981, esattamente quarant'anni fa, debutta su Tv Asahi (che aveva una stretta collaborazione con la Shin Nihon Puroresu) Tiger Mask Nisei ("Tiger Mask II"), seconda incarnazione del lottatore con la maschera di tigre, che sarà poi trasmessa tra il 1981 e il 1982 in 33 episodi. Se la vecchia serie si avvaleva della collaborazione della Nihon Puroresu Kyokai, la nuova è stata realizzata dalla Toei Animation in collaborazione con la Shin Nihon Puroresu di Antonio Inoki, che infatti compare attivamente nell'anime insieme a moltissimi altri lottatori reali.
La serie viene preceduta dalla trasmissione, per qualche mese, delle repliche della vecchia serie (sulla Nippon Television, però) e vengono rilanciati anche i giocattoli. Contemporaneamente alla serie animata, viene serializzato per Kodansha, già editore del vecchio Tiger Mask, anche un adattamento manga di Tiger Mask Nisei scritto da Kajiwara e disegnato da Junichi Miyata, che durerà per un totale di quattro volumi.
Dagli anni '60 del primo Tiger Mask sono passati più di dieci anni, perciò questa nuova incarnazione del personaggio non può che essere inevitabilmente diversissima. Il Giappone del 1981 è infatti un paese profondamente diverso da quello del 1968: benestante, totalmente privo di quell'estrema povertà e di quei terribili drammi, luminoso e consumista. Lo struggente dramma umano di Naoto Date/Tiger Mask lascia quindi il posto a una vicenda più leggera, dove la terribile Tana delle Tigri si è trasformata in una semplice, spartana palestra e non ha più rilevanza nella narrazione, in quanto il nemico da abbattere è stavolta l'assurda Uchuu Puroresu Renmei (Lega di wrestling spaziale), che annovera tra i suoi membri presunti alieni, uomini delle nevi dalla forza sovrumana, atleti che utilizzano trucchi assurdi (c'è anche chi usa animali in combattimenti) e scorrettezze varie.
Il nuovo eroe dalla maschera di tigre è Tatsuo Aku, anche lui ex orfano della Chibikko House e fan di Naoto/Tiger Mask (no, non è Kenta della prima serie sotto pseudonimo!), che nella vita di tutti i giorni è uno scapestrato giornalista sportivo costretto costantemente a subire le ire del suo caporedattore perché non c'è mai quando si tratta di fare reportage sul nuovo campione del wrestling (e chissà come mai?), ma in realtà ha un passato da allievo di Tana delle Tigri e ha girato il mondo addestrandosi nei più svariati stili di arti marziali.
Storia più leggera, in linea coi tempi, che spesso si interseca con la commedia ed è ricca anche di storie d'amore (che, fortunatamente, a differenza della prima serie, stavolta vanno in porto), ma anche piena di elementi assurdi e paradossali (la tigre da compagnia, la macchina trasformabile, la piramide-palestra segreta alle pendici del monte Fuji, la maschera di tigre ottenuta in Egitto vincendo un leggendario torneo di lotta che si tiene sin dai tempi dei faraoni...) quella di Tiger Mask Nisei, estremamente vicina allo stile dei telefilm tokusatsu dell'era Showa e a quello dei supereroi americani come l'Uomo Ragno e Superman (l'eroe protagonista che nella vita reale è un giornalista sfigatello ma ha un'identità segreta). Non è un caso, dato che Toei era un'esperta di telefilm tokusatsu e aveva collaborato negli anni passati con la Marvel per la realizzazione di Supaidaman e dei primi serial del filone Super Sentai, e nemmeno la Shin Nihon Puroresu era nuova a collaborazioni di questo tipo, visto che aveva già collaborato con la Tsuburaya Production nel 1976 per la serie Puroresu no hoshi Azteckaiser, telefilm tokusatsu con innesti di animazione incentrato sulla figura di un supereroe lottatore di wrestling.
L'inizio della storia è scioccante per chi aveva seguito soltanto il vecchio anime di Tiger Mask, ignorando la storia del manga di Ikki Kajiwara, in quanto il passaggio di consegne tra Naoto e Tatsuo è narrato svelando la tragica sorte del precedente Tiger Mask, inequivocabilmente drammatica nel manga (dallo stesso autore di Ashita no Joe che ci aspettavamo?) ma più lasciata all'immaginazione dello spettatore nell'anime. I rimandi alla vecchia serie finiscono più o meno qui, e la nuova vicenda è ben più scanzonata, pur con qualche estemporaneo episodio tragico qua e là.
Ancora una volta, l'eroe dalla maschera di tigre incarna lo spirito del Giappone del suo tempo e lotta contro i problemi della sua nazione: la povertà e il senso di inferiorità nei confronti dell'occidente nel caso della vecchia serie; la crisi petrolifera che minacciava la stabilità del benessere anni ottanta in tutto il mondo (e dunque anche in Giappone) e i tumulti in Medio Oriente in Tiger Mask Nisei. Nemico ultimo che tira le fila della farsesca Uchuu Puroresu Renmei è, infatti, Arman Hassan, sceicco arabo definito "re del petrolio" che mira al monopolio della scena sportiva mondiale e, dunque, anche alla scena del puroresu nipponico. Lo sceicco ha un passato da wrestler e ha decretato che, se Tiger Mask dovesse perdere contro i suoi lottatori, interromperà la fornitura di petrolio al Giappone, e scenderà lui stesso in campo in veste di lottatore nello scontro finale, mentre nel suo paese scoppiano tumulti e rivolte contro la sua dittatura.
Se, detto così, al giorno d'oggi, può sembrare una stupidaggine, quello dello sceicco-wrestler è in realtà un artifizio narrativo perfettamente figlio dei suoi tempi, dove, tra la crisi petrolifera e l'incidente degli ostaggi americani in Iraq del 1979, lottatori come The Sheik o Iron Sheik hanno raggiunto la popolarità proprio interpretando la figura di uno sceicco malvagio. Si tratta di piccole cose, ma aiutano tantissimo a definire un contesto storico ben preciso e, oggi, molto affascinante.
力は正義ではない、正義が力だ!
"Non è la forza ad essere giustizia, è la giustizia ad essere forza!"
Queste le parole che aprono ogni episodio, una frase che ha ispirato tantissimi bambini degli anni ottanta oggi cresciuti col mito di un grande eroe, indubbiamente meno concreto del suo predecessore ma che maggiormente ha assunto i connotati del supereroe invincibile e amato dai bambini. Tatsuo/Tiger Mask II si batte contro avversari scorretti convinti che il vincitore sia in ogni caso dalla parte del giusto, e riesce in molti casi anche a cambiarli, a portarli dalla sua parte, a fargli rivedere le proprie posizioni, perché in fondo, nel 1981 i giapponesi erano pronti a capirlo, il wrestling non è una guerra, è uno sport, un combattimento tra due atleti che interpretano un personaggio e che possono poi capirsi e trovare un punto d'incontro dentro o fuori dal ring. Tiger Mask Nisei, nel suo essere esagerato e fantasioso, ha un po' deluso chi veniva dallo spietato dramma umano della prima serie, ma è in qualche modo stato l'eroe di una nuova generazione di bambini, che ai tempi di Naoto non erano ancora nati, e hanno finito per credere in quella giustizia che diventa forza e li guida ancora oggi. Del resto, se a dirtelo è la calda e rassicurante voce di Hideyuki Hori (Ikki in Saint Seiya, Momotaro in Otoko Juku), e a rimarcare il concetto c'è una sigla cantata dal mitico Ichiro Mizuki ancora oggi cantatissima al karaoke dagli ex bambini degli anni ottanta, inevitabilmente finisci per farlo tuo.
Toei ha puntato parecchio su Tiger Mask Nisei, cavalcando un boom di crescente interesse per il puroresu, e lo ha realizzato con particolare cura sfruttando anche la collaborazione con la Shin Nihon Puroresu e la rete di contatti dell'autore originale. Il character design di Hiroshi Azuma (Ikkyu-san) lo rende moderno e accattivante, più in linea coi tempi e più piacevole agli occhi dello sgraziato stile della vecchia serie; le sigle e le molte canzoni interne a cura del grande Ichiro Mizuki sono esaltanti, così come la colonna sonora orchestrata; tra il cast di doppiatori vi sono anche grandi nomi come Banjo Ginga e Chikao Ohtsuka; il direttore delle animazioni Eisaku Fukaya ha raccontato di averci lavorato in maniera maniacale tentando di essere il più rispettoso possibile dell'opera originale e usando come riferimento le molte foto scattate personalmente al Kuramae Kokugikan. Tuttavia, nonostante il buon successo di pubblico, la sterminata produzione di merchandising ad esso correlata (se vi fate un giro al Puroresu Mask World di Suidobashi, a Tokyo, vedrete in esposizione giocattoli di Tiger Mask che non potete neppure immaginare) e l'amore che i quaranta-cinquantenni di oggi provano ancora nei suoi confronti, Tiger Mask Nisei non ha lasciato troppo il segno come serie in sé, ma è un'opera fondamentale per lo studio dei manga/anime sul tema di wrestling e per capire il grandissimo cambiamento che ha attraversato il mondo del puroresu durante la sua epoca d'oro.
Ruolo parecchio importante ha nella serie lo stesso Antonio Inoki, che partecipa ai combattimenti come partner di Tiger Mask e viene spesso visto anche come fondatore e capo della Shin Nihon Puroresu, federazione alla quale Tiger Mask viene affiliato. Assente giustificato è Giant Baba, che aveva un ruolo fondamentale nella prima serie (dato che all'epoca era la stella della Nihon Puroresu Kyokai) e qui non compare (fa una comparsata soltanto nel manga) in quanto all'epoca capo della Zen Nihon Puroresu, rivale diretta della federazione che ha collaborato alla creazione dell'anime. Compaiono numerosi wrestler reali (dapprima con nomi modificati per questioni di diritti, poi con nomi e cognomi veri una volta che i suddetti entrano a far parte del roster della Shin Nihon Puroresu nella realtà), da André The Giant a Stan Hansen, ma soprattutto Abdullah The Butcher, che ha un ruolo particolarmente importante sia nel manga che nell'anime.
La figura dell'imponente canadese di discendenza africana è usata da Kajiwara proprio per mostrare il sostanziale cambiamento del mondo del puroresu: apparso di sfuggita nel primo manga di Tiger Mask e rappresentato come un demone sanguinario che affronta Inoki e Baba, riappare nel manga di Tiger Mask Nisei dove è invece l'idolo dei fan giapponesi, gentilissimo coi bambini e coi colleghi e viene usato come inaspettato comic relief. Cos'è successo nel mezzo? Quella rivoluzione di cui si diceva in apertura, che ha permesso ai wrestler stranieri di imporsi come superstar amatissime dal pubblico anche in Giappone nonostante siano i cattivi sul ring, cosa che proprio il primissimo emissario della Uchuu Puroresu Renmei rinfaccia a Butcher attaccandolo, non riuscendo ad accettare i tempi che cambiano.
Kajiwara stesso aveva smascherato le regole del gioco del puroresu usando proprio Abdullah The Butcher nel contemporaneo Puroresu Superstar Retsuden, che nei primi due volumi della serie svela i retroscena del "macellaio", rappresentandolo come un uomo buono, con un genuino amore e interesse nei confronti delle arti marziali, un padre di famiglia che sopporta angherie e difficoltà, accettando di interpretare sul ring un demone sanguinario allo scopo di guadagnare il denaro necessario per mantenere la famiglia. Dato che, per questioni di diritti, l'anime sostituisce nei primi episodi Butcher con un altro personaggio simile ma dal nome diverso, molte delle scene riguardanti il lottatore perdono un po' di forza ed interesse nella versione animata, venendo tagliate, ma quando, nella seconda parte dell'anime, Butcher viene introdotto formalmente con nome e cognome, assume un ruolo importante nella storia e gli viene dedicato persino un ampio flashback in due puntate che narra il suo passato... che altro non è che la trasposizione animata di quanto narrato nei primi due volumi di Puroresu Superstar Retsuden! Insomma, quel furbone di Kajiwara è riuscito nell'intento di far animare contemporaneamente, all'interno della stessa serie, due suoi manga appartenenti a due diverse case editrici!
La storia di Tatsuo Aku, tuttavia, è servita come trampolino di lancio per un'altra leggenda, ad essa inscindibilmente legata e destinata a diventare ben più grande, quella di Satoru Sayama.
Sfruttando il lancio della nuova serie anime di Tiger Mask, infatti, Kajiwara, Inoki e la Shin Nihon Puroresu hanno avuto la folle idea di far debuttare il lottatore dalla maschera di tigre dal vivo. Il debutto avviene il 21 aprile del 1981, il giorno immediatamente successivo alla trasmissione del primo episodio dell'anime, al Kuramae Kokugikan. Un "Tiger Mask Nisei" con un costume ancora grezzo affronta e sconfigge il britannico Dynamite Kid con uno spettacolare German Suplex, ottenendo così il titolo vacante della categoria Junior Heavyweight. Sotto la maschera, ma nessuno lo sa, si cela Satoru Sayama, lottatore da poco rientrato da un lungo periodo di addestramento in Inghilterra e Messico, capace di riprodurre alla perfezione e con una straordinaria agilità le mosse e le acrobazie del lottatore dei cartoni animati.
I giornalisti dell'epoca hanno ritenuto la cosa una farsa, in quanto la Shin Nihon Puroresu era una federazione molto seria e non hanno visto di buon grado il fatto che un personaggio dei cartoni animati debuttasse come wrestler e vincesse anche un titolo. Tuttavia, i bambini che hanno assistito all'evento sono impazziti, apprezzando tantissimo la cosa e convincendo Inoki a riprovarci.
Il risultato è che, parallelamente all'anime, i bambini giapponesi hanno potuto assistere alla gesta di Tiger Mask anche sui ring reali, con addirittura brevi segmenti dedicati alla fine delle puntate del cartone animato. In men che non si dica, Tiger Mask/Sayama diventa l'idolo indiscusso dei bambini di tutto il Giappone, richiestissimo dai programmi tv e dalle riviste sportive, inseguito dai fan durante le trasferte, gli indici di ascolto dei programmi tv sul wrestling salgono alle stelle, e Puroresu Superstar Retsuden gli dedica la sua parte più corposa, ben tre volumi, che faranno schizzare l'opera sul podio delle più amate tra quelle pubblicate su Shounen Sunday.
Anime e wrestling reale che si incrociano, esaltando i fan e dando vita a un ulteriore boom di merchandise che coinvolge cd musicali, giocattoli e molto altro, facendo sì che alla figura di Tatsuo Aku si sovrapponga inevitabilmente quella di Satoru Sayama, eroe straordinario che ancora oggi fa brillare gli occhi di chi era bambino durante la golden age del puroresu. L'incanto dura fino al 1983, quando Sayama rivela la sua identità e lascia la Shin Nihon Puroresu in seguito a contrasti con la dirigenza. Del resto, Tiger Mask Nisei si era già concluso nel 1982, Toei non poteva più sfruttarlo e probabilmente non è un caso che, subito dopo, passerà a realizzare l'adattamento animato di Kinnikuman, altro popolare manga dell'epoca dedicato al wrestling, per il quale probabilmente Tiger Mask Nisei è servito come banco di prova, avendo poi animazioni molto simili. La gimmick di Tiger Mask passerà successivamente, tra il 1984 e il 1990, alla Zen Nihon Puroresu, dove Mitsuharu Misawa interpreterà Tiger Mask II. Quanto a Sayama, si dedicò alle arti marziali, all'allenamento degli allievi e, diversi anni dopo, fonderà la sua Real Japan Pro-Wrestling, oggi nota anche come The First Tiger Mask Strong Style Pro-Wrestling (il caso, o forse no, vuole il direttore esecutivo della compagnia per quanto riguarda le relazioni internazionali sia Ted E. Pelc, figlio proprio di quel Gene Pelc che, contribuendo al sodalizio tra la Toei e la Marvel in Giappone negli anni '70 ha avuto in qualche modo un indiretto ruolo in questa nostra tigrata leggenda). Personaggio ancora oggi ammantato di un'aura mitica, Satoru Sayama è amatissimo, venerato come una leggenda, ha un museo dedicato e ogni tanto partecipa anche a talk show e ad incontri coi fan, oggi purtroppo parecchio diradati a causa della grave malattia simile al morbo di Parkinson che lo affligge (la foto seguente è stata scattata il 23 novembre del 2019 al Puroresu Mask World di Tokyo, in una delle ultimissime occasioni in cui Sayama si è mostrato in pubblico per incontrare i fan).
Una leggenda, quella di Tiger Mask Nisei, che racconta ben più di quello che mostra, che va oltre il semplice anime di 33 episodi e che si rivela essere parecchio significativa per gli amanti del wrestling e per chi studia la società giapponese. L'anime, col titolo L'Uomo Tigre II, è stato trasmesso in Italia a partire dal 1982, come appendice della prima serie (la sigla era infatti la stessa), dove ha riscosso un buon successo sia pur venendo molto meno amato della serie storica. L'adattamento, chiaramente mutuato da script inglesi e debitore di una certa inesperienza per quanto riguarda la scena del wrestling giapponese e non, modificava qualche nome qua e là, aveva diversi errori nei termini più tecnici del wrestling (ricordiamo, ad esempio, il grande lottatore di origine italiana Bruno Sammartino, noto in Giappone come "la centrale elettrica umana", e qui rinominato erroneamente, per via di una cattiva traduzione degli script inglesi, "l'uomo pianta di Saint Martin") e non ci ha permesso di godere appieno di quel contesto che serve per apprezzare al 100% un'opera del genere, essendo anche inedito il relativo manga. Tuttavia, la contemporanea trasmissione di incontri di puroresu (compresi quelli del Tiger Mask di Sayama) su qualche rete regionale ha aiutato i fan italiani a contestualizzare un minimo l'epopea tutta giapponese di Tiger Mask Nisei, ancora oggi amata dal pubblico italiano che ha potuto riviverla nel corso dagli anni su Man-Ga e con le uscite in dvd della Yamato Video.
NOTE DELL'AUTORE
Un ringraziamento speciale agli innumerevoli amici giapponesi e non che hanno condiviso con me i loro ricordi e preziosissime informazioni riguardanti Tiger Mask, Nisei e non solo, nel corso degli ultimi cinque anni, dandomi la possibilità di scrivere questo articolo in maniera completa. Grazie al Puroresu Mask World, al Todokan, al Champion e agli innumerevoli negozi specializzati in puroresu che è possibile visitare qua e là per il Giappone; al blog Turtime Machine per la condivisione del materiale fotografico; a Eisaku Fukaya per aver condiviso con me i suoi ricordi relativi alla lavorazione della serie; a Satoru Sayama, che ho avuto l'onore di incontrare in diversi eventi durante la mia permanenza a Tokyo; a Shigeo Nagami e Michinori Haga (forse i più grandi fan di Sayama del Giappone) che mi hanno reso possibile incontrarlo.
In ogni caso, grazie per l'articolo
Negli anni '60, per dare forza al paese nel difficile dopoguerra "allungato", nei primi anni '80, per far fronte alla crisi economica e petrolifera che stava facendo venire una fifa blu più o meno a tutto il mondo, e negli anni '10 del nuovo millennio con Tiger Mask W a rincuorare il Giappone dopo il terribile terremoto di qualche anno prima (ricordiamo che il protagonista di quest'ultima serie viene proprio dalle zone colpite dal cataclisma, e lo ha vissuto).
Una figura mitica, insomma, che cambia con i decenni per poter restare fedele a sé stesso, un po' come l'autore di questo articolo, che, sia che scriva di manga e anime anni '60, '70, '80, '90, '00 o attuali rimane sempre epico.
Ricordo bene questo anime.
Sì non era all'altezza del primo per tematiche (mentre lo superava per animazioni) ma lo stesso sapeva conquistare pur con tutte le sue ingenuità da supereroi dell'epoca.
Certi dettagli mi sono rimasti impressi, tipo il bambino che studiava per diventare bonzo già con la testa rasata o lo scontro finale con lo "sceicco-wrestler" dove il pubblico si gasa ed esplode in un fragoroso appaluso incantato dal fair play dei combattenti.
Sì, era kitsch, ma sapeva far emozionare a modo suo.
Comunque la foto di Kotaro che stringe la mano a TIger Mask e' impagabile
Inoltre il protagonista, per tempra morale e indole, era di molto inferiore a Naoto.
mi dispiace, è anni luce lontana dalla prima serie, che guardo ancora oggi meravigliato, la seconda può essere bella quanto volete, ma la prima è qualcosa che ti entra nel cuore per sempre.
Certo, detta così suona strano...
Tanti auguri di buon compleanno
"L'Uomo Tigre" per me si ferma con la prima, mitica serie, e con l'inimitabile Naoto Date, pur con i suoi movimenti legnosi e il disegno grezzo e sporco (che però personalmente preferisco).
Se non sbaglio ha lo stesso chara design del primo uomo tigre giusto?
Tuttavia, ci tenevo a rendere giustizia a una serie che in Italia viene troppo spesso (e i commenti alla notizia ne sono la prova provata ) liquidata con "è brutta" "è inferiore alla prima" "è infantile" "è pacchiana" "la tigre" "la piramide" "la macchina" "eeh, non c'è Naoto che lottava per i bambini" ecc ecc, quando invece è una serie che ha moltissimo da dire se si conosce un minimo il contesto storico/sociale/sportivo in cui è stata creata. Contesto che, dati i dodici anni di distanza tra le due serie (in Italia le hanno sempre trasmesse una di seguito all'altra quindi non si è percepito) non è e non può essere quello della prima serie, perciò lo stile, i temi, tutto è inevitabilmente diverso così come è ovviamente ancora diverso in W.
Ho avuto modo di parlarne con tantissimi giapponesi adulti: c'è chi mi ha detto di essere rimasto deluso e di aver preferito la prima serie, ma anche chi mi ha detto di averlo amato, di averlo guardato tutte le settimane, di aver comprato i giocattoli, di essersi sentito come in un sogno quando il giorno dopo Sayama ha interpretato sul serio Tiger Mask su un ring reale, chi mi ha dato informazioni sullo staff e chi dello staff faceva addirittura parte ed è comparso a sorpresa per darmi informazioni di prima mano. E' una serie che in sé e per sé magari è stata dimenticata, ma ha significato tanto per chi l'ha vista all'epoca e ha significato tantissimo per tutto il mondo del wrestling, avendo permesso il debutto di Tiger Mask/Sayama, un vero e proprio eroe in carne ed ossa che continua a far sognare i suoi fan.
Un po' (tanto) mi dispiace che a noi italiani manchi tutto il contesto e perciò non possiamo capire alla perfezione questa serie, soprattutto se la si guarda in italiano con tutti gli adattamenti fatti male del caso.
La mia sarà un'opinione impopolare, ma l'ho preferita alla prima serie, in quanto più breve, più leggera (niente 100 puntate di bambini lamentosi con la voce di Goku, per fortuna) e più moderna nella trattazione di certe tematiche, laddove la prima era ancora debitrice dei primi lavori di Kajiwara da cui scopiazza artifizi narrativi e una tematica del "Giappone = buono/stranieri = cattivi" sicuramente accettabile per il tempo della pubblicazione, ma che limita molto i personaggi e svilisce gli atleti reali, dipinti come i mostri che ovviamente nella realtà non erano, e negli anni ottanta di Tiger Mask Nisei il Giappone lo aveva fortunatamente capito.
(E poi Tatsuo alla fine si mette insieme a Midori, mentre Naoto e Ruriko hanno fatto i santarellini tutto il tempo senza combinare nulla, questo per me è un incentivo estremamente importante )
Un ringraziamento dal profondo del cuore a tutti gli amici, soprattutto giapponesi, che mi hanno aiutato nella stesura di questo articolo e che si sono presi cura di me mentre svolgevo le mie ricerche per la tesi e per la fantomatica "Tesi 2" che un giorno scriverò. Mai avrei pensato che un giorno avrei incontrato dal vivo Tiger Mask e che, nonostante la grave malattia che lo affligge e che gli dà problemi a ricordarsi molte cose, si sarebbe ricordato di me dicendomi "Oh, tu sei l'italiano che è venuto l'altra volta!" al nostro secondo incontro. Questa è stata un'emozione indescrivibile, e anche solo perché mi ha dato questo a Tiger Mask Nisei perdonerò qualsiasi difetto possa avere.
Intendevo il chara design di Kick no oni, avevo letto qualcosa a riguardo tempo fa su un articolo e mi pareva che il chara design fosse molto simile a quello del primo uomo tigre.
Solo per questo hai tutta la mia stima!
Capisco anche il tuo punto di vista su questa seconda serie, e apprezzo lo sforzo che hai fatto per mettere in luce il contesto storico-sociale in cui collocarla, per chiarire certe scelte narrative. Resta il fatto che a me non ha proprio entusiasmato, anzi, e l'ho vista sia da bambino - avevo 6 anni durante la prima messa in onda - sia da adulto, dopo svariati rewatch della serie originale, che al contrario ho sempre ammirato per la serietà con cui affrontava certi temi di attualità (per l'epoca, ovviamente). In questa seconda incarnazione tutto mi è sempre parso un po' troppo carnevalesco, troppo guascone, con il risultato di far perdere forza ai quei riferimenti al mondo contemporaneo che invece sarebbero potuti essere una carta vincente. Oddio, il contesto generale è forse più in linea con il mondo del puroresu, cosa che però nel media animato, a parer mio, ha finito per fargli perdere di incisività.
GIà, tutti titoli che vorrei anch'io venissero importati e doppiati in italiano, è un peccato lasciarli inediti, saranno anche vintage ma hanno sempre il loro fascino, del resto noi bambini degli anni 80 guardavamo anche produzioni di 20 o 30 anni più vecchie e ci appassionavano ugualmente.
E' indubbiamente diverso e può apparire più infantile della prima serie, ma non ne sta banalizzando o edulcorando i temi, semplicemente i temi sono altri, così come altri ancora sono quelli di W, che ti dà una visione del puroresu ancora diversa dalle altre serie perché oggi è cambiato ancora. Purtroppo, essendo Nisei (e W) direttamente sponsorizzati dalla Shin Nihon Puroresu, comprendo che se non si è addentro nel mondo del puroresu ci si perde buona parte del gioco, quando invece entrambe le serie fatto un ottimo lavoro nel mettere in scena le rispettive società, esattamente come faceva la prima serie, che in Italia ha questa nomea di serie adulta e profondissima quando, nonostante sia effettivamente bella e abbia un protagonista carismatico e dei bei temi, per metà serie vedi mocciosi che frignano e rompono le scatole (l'episodio col bambino che rifiuta di farsi adottare dalla famiglia ricca che ha la villa con piscina perché gli manca stare insieme a quel pirla di Kenta non si dimentica ) e basta farsi un giro in qualsiasi Mandarake per vedere quanti giocattoli dedicati aveva.
Ma appunto la parte con i bambini che frignano e' quella che piace ai cultori del vintage
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