Non viviamo in tempi normali: tra pandemia più o meno presente e un mercato in continua evoluzione l'arrivo di un eFootball "così de botto, senza senso", ha lasciato noi tutti un po' meravigliati. Lo storico scontro Canada - Giappone cambia dunque i suoi connotati, non essendo più una battaglia a suon di visione del mondo del calcio ma una battaglia tra titoli profondamente diversi. Classico o moderno? Non ci vorrà molto per capire chi ha avuto ragione. Del resto, non viviamo in tempi normali.
Non viviamo in tempi normali. La pandemia, tra tutti i suoi difetti, ci ha fatto scoprire che la vicinanza non è fatta solo di quella fisica ma, al contempo, che sviluppare un videogioco ognuno da casa propria non è tra le cose più redditizie. Partiamo da qui dunque, dallo sviluppo e dalle difficoltà iniziate o comunque esacerbate dalla pandemia.
Nel lontano settembre 2020 ci siamo ritrovati tra le mani due prodotti totalmente diversi: da un lato FIFA 21, il classico pacchetto tutto compreso, fatto di poche novità e prezzo pieno. Dall'altro, qualcosa che sembrava impossibile e invocato da tutti quei giocatori che non hanno fatto che urlare "eh ma è sempre lo stesso". Di fatti Konami, complice appunto quelle difficoltà sopracitate e che conoscete bene, ha preferito riorganizzarsi e destinare maggiori risorse al nuovo capitolo next-gen piuttosto che sviluppare un eFootball PES 2021 nuovo di pacca. Il Season Update sembra essere stata una manna dal sapore molto onesto, con prezzo budget (30€) e un aggiornamento delle peculiarità della versione 2020. Questo è dunque l'artefatto, una direzione sul mercato totalmente diversa e sfociata in un duo sviluppo-marketing diametralmente opposto.
Ma Konami in realtà, aveva cominciato a sviluppare la sua furbizia già qualche anno fa. A un certo punto infatti, in Giappone si sono chiesti: ma perché dobbiamo spendere capitali per i diritti di interi campionati, se gli utenti utilizzano solo quella manciata di squadre? Effettivamente, noi di Serie A, capiamo molto bene. Tralasciando il trio Inter, Milan, Juventus, l'utilizzo del resto delle squadre del nostro campionato è molto risicato e stessa situazione, è visibile anche all'estero. Dunque, si è pensato di prendere i diritti solo di singole squadre.
Juventus, Inter e Milan le prime ─ anche se ora le milanesi sono a favore di FIFA ─, con l'aggiunta dell'ormai amico per la pelle Barcellona e altri team che ora si trovano solo su eFootball. Se da una parte questo ha provocato alcuni malumori, visto che ci ritroviamo in entrambi i titoli con campionati spezzettati tra Inter e Piemonte Calcio, dall'altra ha ravvivato lo scontro tra calcistici perché, diciamoci la verità, Konami non può competere con Electronic Arts, mai, nemmeno se EA fallisse. Dove appunto il "fu" Pro Evolution Soccer ha sempre fallito, è nella restituzione delle competizioni in senso globale e poca importano le mod. Con questo sgarbo al suo acerrimo nemico, eFootball è riuscito a portarsi dietro intere tifoserie, centinaia di migliaia di persone che trovano la loro squadra del cuore solo e soltanto nel titolo Konami. Atalanta, Lazio e Napoli, seguiranno lo stesso percorso.
Dall'altra parte, abbiamo Electronic Arts e sappiamo cosa state per dire: la "E" sta per "eccessiva" e la "A" per "avidità", ma in realtà le cose non stanno proprio così. Non del tutto almeno. È vero, le situazioni scaturite dalle loot box, microtransazioni varie e pacchetti aggiuntivi non hanno fatto bene all'immagine del colosso, ma non bisogna mai dimenticare che, prima di tutto, un prodotto deve vendere, il più possibile. Non è un caso che il "pacchetto" FIFA sia stato sempre curato anche dal punto di vista delle interfacce, colorate, accattivanti e più o meno semplici nell'utilizzo, appunto per mettere il giocatore a proprio agio e poco male se si spendono un paio di euro per il FUT. FIFA è prima di tutto ─ e quindi anche prima di un gioco di calcio ─ una macchina da soldi e messo il punto su questo, si può capire benissimo come FIFA 21 sia arrivato nella versione standardizzata.
In una live dedicata a questo titolo, sul canale Twitch di AnimeClick, si è accennato a un possibile futuro, un futuro in cui il titolo EA Sports si presenta come free to play, con modalità esibizione e FUT aperta a tutti e il resto delle modalità, a pagamento. Tutto ci saremmo aspettati, tranne che il primo a fare questo passo fosse stato PES.
Arriviamo all'oggi. Non viviamo in tempi normali. Non solo per la pandemia ma perché nel frattempo, siamo in pieno salto generazionale. Da quando Xbox Series X e PlayStation 5 sono state presentate, non si è fatto altro che pubblicizzare l'enorme salto evolutivo di ogni singola tecnologia, dagli SSD all'audio 3d. Si è visto ancora poco, è vero, eppure in uno dei due calcistici la potenza di calcolo sembra qualcosa di tangibile.
Benché tutto andrà ovviamente provato pad alla mano, l'Hypermotion Technology sembra una di quelle cose che potrebbe segnare una svolta non solo in ambito calcistico ma in tutto il panorama videoludico. Tutto parte dalla tuta fantascientifica Xsense, capace di permettere una rilevazione accurata di tutti i movimenti dei calciatori che, in combinazione con il Machine Learning e il sistema ML-Flow, farà in modo che le animazioni si creino da sole. Detta così suona un po' male ma grossomodo, questo sistema è in grado di rilevare quale movimento è più corretto far compiere al modello in tempo reale, inframezzando il più possibile le animazioni. Uno dei problemi dei calcistici infatti, è l'animazione netta, mitigata sì dal Controllo di Precisione implementato con i FIFA di vecchia generazione, ma ancora lontano dal realismo. Ci vorrebbe il cancelling preso in prestito dai picchiaduro, in grado di sostituire repentinamente un input con un altro, e qualcosa in questo frangente comincia a muoversi. Ma attenzione: sulla questione animazioni, le strade intraprese tra EA Sports e Konami sembrano quantomeno segnate. Hypermotion infatti, non solo permette lo studio delle animazioni ad personam ma di intere squadre. Un altro limite infatti, è sempre stato il rendere separato dal contesto totale della partita le animazioni del singolo calciatore, non in grado di leggere i movimenti di compagni e avversari. Tutto questo per limiti tecnici, certamente, ma sta finalmente per cambiare.
Se eFootball continua sul lavoro sul singolo calciatore, FIFA 22 sembra improntato a rendere le partite visivamente più realistiche consentendo a ogni uomo in campo di avere coscienza degli altri 21. Se funziona, è una rivoluzione. Finalmente vedremo vere partite e non inframezzi di uno contro uno. I più non ci fanno caso, ma fino a ora, siamo stati ben lontani dal concetto di "partita di calcio". Del resto, controllare 11 calciatori con una manciata di tasti non è certo semplice.
Finalmente potremmo vedere un I.A. degna di tale nome, inserendosi negli spazi quando serve o rinculando con una minima parvenza di contropiede. Tutti i calciatori sapranno dove si troveranno tutti gli altri. Sembra ovvio, ma così finora non è stato. E eFootball?
Beh, "RIP PES" è andato in tendenza su Twitter, fate un po' voi. Ma è davvero così sbagliato? Come detto precedentemente, il passare al modello free to play non è certo la scoperta dell'acqua calda: tutti noi nel profondo e non, abbiamo sempre sperato in aggiornamenti delle rose, soprattutto quando non c'è possibilità di apportare grosse migliorie. Ma la domanda è un'altra: ha senso fare questo passaggio sin da subito?
Non viviamo in tempi normali, e probabilmente lo sviluppo di PES 2022 è stato abbastanza travagliato, considerato anche il passaggio all'Unreal Engine. Dunque questa scelta freemium, potrebbe non essere stata decisa sin dall'inizio. Non viviamo in tempi normali: siamo al salto generazionale e come FIFA sta dimostrando, di margine per realizzare un titolo nuovo sfruttando le nuove tecnologie ce n'è abbastanza. Dunque, non era meglio aspettare il 2023 o addirittura 2024?
Seitaro Kimura (Producer Konami), sembra essere molto sicuro della scelta, mettendo l'accento sulla realisticità del titolo. Il Motion Maching è un'altra tecnologia di scansione, simile per certi versi ad Hypermotion. La precisione di rilevamento è migliorata sensibilmente e porterà a quadruplicare il numero di animazioni presenti nel titolo. Ma nell'uno contro uno. Non sembra infatti esserci alcun tentativo ─ anche se ci aspettiamo ulteriori info ad agosto ─ di replicare quanto fatto da EA. Ancora una volta dunque, ci troviamo di fronte a filosofie diverse.
Ma per evitare di che l'articolo duri come una cutscene di Kojima, arriviamo alle conclusioni. Abbiamo sempre notato approcci diversi al calcio da parte dei due contendenti ma mai come quest'anno le strade intraprese sono così diverse. FIFA 22 sarà il classico titolo a rilascio annuale, prezzo pieno e tutto ciò a cui siamo abituati. Ne vale la pena? Come detto più volte, non viviamo in tempi normali e se c'è un anno in cui vendere il proprio calcistico al massimo prezzo possibile è proprio questo. Il salto generazionale permette titoli nuovi e l'Hypermotion Technology sembra poter portare qualcosa di diverso, come fu per la Difesa Tattica in FIFA 12. FIFA probabilmente seguirà la strada di PES (scusate ma non riesco ancora a digerire "eFootball") diventando free to play. È l'unica strada percorribile e conviene a tutti; ma non adesso.
Konami ha fatto una scelta coraggiosa: è vero, tutti possiamo godere del nuovo calcistico approfittando anche del cross-platform ma sembra più una scelta dettata da problemi di sviluppo che da una reale strategia. Sicuramente la voglia di stravolgere tutto c'è e l'abbandono del brand "Pro Evolution Soccer" è una bella botta.
I pro e i contro sono innumerevoli, eppure si avverte qualcosa che non va: proprio perché non viviamo in tempi normali, tutti noi abbiamo bisogno di novità tangibili, non solo per i calcistici in sé ma anche per console che ancora hanno mostrato davvero poco. FIFA 22, in questo momento, sembra l'andar sul sicuro, con investimenti che sembrano veramente portar qualcosa di nuovo. La cosa bella è che per vedere chi avrà ragione basterà attendere solo qualche mese. Del resto, non viviamo in tempi normali.
Non viviamo in tempi normali. La pandemia, tra tutti i suoi difetti, ci ha fatto scoprire che la vicinanza non è fatta solo di quella fisica ma, al contempo, che sviluppare un videogioco ognuno da casa propria non è tra le cose più redditizie. Partiamo da qui dunque, dallo sviluppo e dalle difficoltà iniziate o comunque esacerbate dalla pandemia.
Nel lontano settembre 2020 ci siamo ritrovati tra le mani due prodotti totalmente diversi: da un lato FIFA 21, il classico pacchetto tutto compreso, fatto di poche novità e prezzo pieno. Dall'altro, qualcosa che sembrava impossibile e invocato da tutti quei giocatori che non hanno fatto che urlare "eh ma è sempre lo stesso". Di fatti Konami, complice appunto quelle difficoltà sopracitate e che conoscete bene, ha preferito riorganizzarsi e destinare maggiori risorse al nuovo capitolo next-gen piuttosto che sviluppare un eFootball PES 2021 nuovo di pacca. Il Season Update sembra essere stata una manna dal sapore molto onesto, con prezzo budget (30€) e un aggiornamento delle peculiarità della versione 2020. Questo è dunque l'artefatto, una direzione sul mercato totalmente diversa e sfociata in un duo sviluppo-marketing diametralmente opposto.
Ma Konami in realtà, aveva cominciato a sviluppare la sua furbizia già qualche anno fa. A un certo punto infatti, in Giappone si sono chiesti: ma perché dobbiamo spendere capitali per i diritti di interi campionati, se gli utenti utilizzano solo quella manciata di squadre? Effettivamente, noi di Serie A, capiamo molto bene. Tralasciando il trio Inter, Milan, Juventus, l'utilizzo del resto delle squadre del nostro campionato è molto risicato e stessa situazione, è visibile anche all'estero. Dunque, si è pensato di prendere i diritti solo di singole squadre.
Juventus, Inter e Milan le prime ─ anche se ora le milanesi sono a favore di FIFA ─, con l'aggiunta dell'ormai amico per la pelle Barcellona e altri team che ora si trovano solo su eFootball. Se da una parte questo ha provocato alcuni malumori, visto che ci ritroviamo in entrambi i titoli con campionati spezzettati tra Inter e Piemonte Calcio, dall'altra ha ravvivato lo scontro tra calcistici perché, diciamoci la verità, Konami non può competere con Electronic Arts, mai, nemmeno se EA fallisse. Dove appunto il "fu" Pro Evolution Soccer ha sempre fallito, è nella restituzione delle competizioni in senso globale e poca importano le mod. Con questo sgarbo al suo acerrimo nemico, eFootball è riuscito a portarsi dietro intere tifoserie, centinaia di migliaia di persone che trovano la loro squadra del cuore solo e soltanto nel titolo Konami. Atalanta, Lazio e Napoli, seguiranno lo stesso percorso.
Dall'altra parte, abbiamo Electronic Arts e sappiamo cosa state per dire: la "E" sta per "eccessiva" e la "A" per "avidità", ma in realtà le cose non stanno proprio così. Non del tutto almeno. È vero, le situazioni scaturite dalle loot box, microtransazioni varie e pacchetti aggiuntivi non hanno fatto bene all'immagine del colosso, ma non bisogna mai dimenticare che, prima di tutto, un prodotto deve vendere, il più possibile. Non è un caso che il "pacchetto" FIFA sia stato sempre curato anche dal punto di vista delle interfacce, colorate, accattivanti e più o meno semplici nell'utilizzo, appunto per mettere il giocatore a proprio agio e poco male se si spendono un paio di euro per il FUT. FIFA è prima di tutto ─ e quindi anche prima di un gioco di calcio ─ una macchina da soldi e messo il punto su questo, si può capire benissimo come FIFA 21 sia arrivato nella versione standardizzata.
In una live dedicata a questo titolo, sul canale Twitch di AnimeClick, si è accennato a un possibile futuro, un futuro in cui il titolo EA Sports si presenta come free to play, con modalità esibizione e FUT aperta a tutti e il resto delle modalità, a pagamento. Tutto ci saremmo aspettati, tranne che il primo a fare questo passo fosse stato PES.
Arriviamo all'oggi. Non viviamo in tempi normali. Non solo per la pandemia ma perché nel frattempo, siamo in pieno salto generazionale. Da quando Xbox Series X e PlayStation 5 sono state presentate, non si è fatto altro che pubblicizzare l'enorme salto evolutivo di ogni singola tecnologia, dagli SSD all'audio 3d. Si è visto ancora poco, è vero, eppure in uno dei due calcistici la potenza di calcolo sembra qualcosa di tangibile.
Benché tutto andrà ovviamente provato pad alla mano, l'Hypermotion Technology sembra una di quelle cose che potrebbe segnare una svolta non solo in ambito calcistico ma in tutto il panorama videoludico. Tutto parte dalla tuta fantascientifica Xsense, capace di permettere una rilevazione accurata di tutti i movimenti dei calciatori che, in combinazione con il Machine Learning e il sistema ML-Flow, farà in modo che le animazioni si creino da sole. Detta così suona un po' male ma grossomodo, questo sistema è in grado di rilevare quale movimento è più corretto far compiere al modello in tempo reale, inframezzando il più possibile le animazioni. Uno dei problemi dei calcistici infatti, è l'animazione netta, mitigata sì dal Controllo di Precisione implementato con i FIFA di vecchia generazione, ma ancora lontano dal realismo. Ci vorrebbe il cancelling preso in prestito dai picchiaduro, in grado di sostituire repentinamente un input con un altro, e qualcosa in questo frangente comincia a muoversi. Ma attenzione: sulla questione animazioni, le strade intraprese tra EA Sports e Konami sembrano quantomeno segnate. Hypermotion infatti, non solo permette lo studio delle animazioni ad personam ma di intere squadre. Un altro limite infatti, è sempre stato il rendere separato dal contesto totale della partita le animazioni del singolo calciatore, non in grado di leggere i movimenti di compagni e avversari. Tutto questo per limiti tecnici, certamente, ma sta finalmente per cambiare.
Se eFootball continua sul lavoro sul singolo calciatore, FIFA 22 sembra improntato a rendere le partite visivamente più realistiche consentendo a ogni uomo in campo di avere coscienza degli altri 21. Se funziona, è una rivoluzione. Finalmente vedremo vere partite e non inframezzi di uno contro uno. I più non ci fanno caso, ma fino a ora, siamo stati ben lontani dal concetto di "partita di calcio". Del resto, controllare 11 calciatori con una manciata di tasti non è certo semplice.
Finalmente potremmo vedere un I.A. degna di tale nome, inserendosi negli spazi quando serve o rinculando con una minima parvenza di contropiede. Tutti i calciatori sapranno dove si troveranno tutti gli altri. Sembra ovvio, ma così finora non è stato. E eFootball?
Beh, "RIP PES" è andato in tendenza su Twitter, fate un po' voi. Ma è davvero così sbagliato? Come detto precedentemente, il passare al modello free to play non è certo la scoperta dell'acqua calda: tutti noi nel profondo e non, abbiamo sempre sperato in aggiornamenti delle rose, soprattutto quando non c'è possibilità di apportare grosse migliorie. Ma la domanda è un'altra: ha senso fare questo passaggio sin da subito?
Non viviamo in tempi normali, e probabilmente lo sviluppo di PES 2022 è stato abbastanza travagliato, considerato anche il passaggio all'Unreal Engine. Dunque questa scelta freemium, potrebbe non essere stata decisa sin dall'inizio. Non viviamo in tempi normali: siamo al salto generazionale e come FIFA sta dimostrando, di margine per realizzare un titolo nuovo sfruttando le nuove tecnologie ce n'è abbastanza. Dunque, non era meglio aspettare il 2023 o addirittura 2024?
Seitaro Kimura (Producer Konami), sembra essere molto sicuro della scelta, mettendo l'accento sulla realisticità del titolo. Il Motion Maching è un'altra tecnologia di scansione, simile per certi versi ad Hypermotion. La precisione di rilevamento è migliorata sensibilmente e porterà a quadruplicare il numero di animazioni presenti nel titolo. Ma nell'uno contro uno. Non sembra infatti esserci alcun tentativo ─ anche se ci aspettiamo ulteriori info ad agosto ─ di replicare quanto fatto da EA. Ancora una volta dunque, ci troviamo di fronte a filosofie diverse.
Ma per evitare di che l'articolo duri come una cutscene di Kojima, arriviamo alle conclusioni. Abbiamo sempre notato approcci diversi al calcio da parte dei due contendenti ma mai come quest'anno le strade intraprese sono così diverse. FIFA 22 sarà il classico titolo a rilascio annuale, prezzo pieno e tutto ciò a cui siamo abituati. Ne vale la pena? Come detto più volte, non viviamo in tempi normali e se c'è un anno in cui vendere il proprio calcistico al massimo prezzo possibile è proprio questo. Il salto generazionale permette titoli nuovi e l'Hypermotion Technology sembra poter portare qualcosa di diverso, come fu per la Difesa Tattica in FIFA 12. FIFA probabilmente seguirà la strada di PES (scusate ma non riesco ancora a digerire "eFootball") diventando free to play. È l'unica strada percorribile e conviene a tutti; ma non adesso.
Konami ha fatto una scelta coraggiosa: è vero, tutti possiamo godere del nuovo calcistico approfittando anche del cross-platform ma sembra più una scelta dettata da problemi di sviluppo che da una reale strategia. Sicuramente la voglia di stravolgere tutto c'è e l'abbandono del brand "Pro Evolution Soccer" è una bella botta.
I pro e i contro sono innumerevoli, eppure si avverte qualcosa che non va: proprio perché non viviamo in tempi normali, tutti noi abbiamo bisogno di novità tangibili, non solo per i calcistici in sé ma anche per console che ancora hanno mostrato davvero poco. FIFA 22, in questo momento, sembra l'andar sul sicuro, con investimenti che sembrano veramente portar qualcosa di nuovo. La cosa bella è che per vedere chi avrà ragione basterà attendere solo qualche mese. Del resto, non viviamo in tempi normali.
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