Di seguito, la seconda e ultima parte della traduzione del dialogo tra Nicole Coolidge Rousmaniere (attualmente, direttrice per la ricerca al Sainsbury Institute for the Studies of Japanese Art and Culture), Taku Oishi (direttore del Yokote Masuda Manga Museum) e Masashi Okamoto (a capo della sezione di Shueisha dedicata ai contenuti digitali). Registrato il 12 febbraio 2021, in corrispondenza con l'avvio del progetto Shueisha Manga-Art Heritage, segue come temi principali i manga, l'arte, e le implicazioni connesse a digitalizzazione e archiviazione.
Okamoto: Come illustrazione principale per la mostra sui manga al British Museum, avete scelto un'immagine da Golden Kamui, ambientato a Sakhalin, un'isola a nord di Hokkaido. Molti manga sono connessi al territorio e al clima: Takao Yaguchi, ad esempio, in Sanpei e in altre sue opere ritrae il suo luogo di nascita. Per rimanere nell'ambito delle opere edite da Shueisha, Eiichiro Oda mantiene un profondo legame con Kumamoto. Ritengo che il nesso tra il luogo di provenienza di un artista e le opere da lui create sia importante.
Rousmaniere: Credo davvero che il luogo di nascita di un artista sia importante. Nella mostra al British Museum abbiamo esposto opere di 50 artisti. Sui pannelli dedicati ai mangaka era inserita una mappa del Giappone con il loro luogo di provenienza. Da Kyoto a Tokyo, da Kyushu ad Aomori, ogni luogo del Giappone è del tutto differente dall'altro. Per esempio, Akita ha montagne stupende, neve, risaie, e il tutto crea un'atmosfera speciale. Penso che questi incontri con la natura abbiano una profonda influenza.
Okamoto: Il Giappone è un paese unico, che si estende in lunghezza da nord a sud, con grande varietà di contesti ambientali.
Oishi: Sono sicuro che in ogni regione vi siano artisti che creano opere che ritraggono gli aspetti o abbiano comunque qualche nesso con il loro luogo di nascita. Non vale solo per Akita.
Infatti, uno degli obiettivi principali del nostro centro per l'archiviazione è quello di preservare illustrazioni originali da ogni parte del Giappone. Sarei molto contento se musei in tutto il territorio aprissero anche solo una piccola parte dei loro depositi per illustrazioni originali, realizzate da mangaka di quella regione. "Luogo di nascita" è, in questo caso, il concetto rilevante.
Yoshihiro Takahashi, noto per Ginga Nagareboshi Gin, manga che ha come protagonisti dei cani, proviene da un villaggio vicino al nostro museo. Lo sfondo per la storia sono le montagne Oou, e i paesaggi dei luoghi in cui l'artista è nato e cresciuto sono a volte il punto in cui si svolgono scontri importanti.
Takao Yaguchi ci ha lasciato uno spaccato estremamente realistico di natura e vita nel territorio di Akita ai suoi tempi, e così, quel materiale diventa rilevante anche per lo studio del folklore.
Perciò, ritengo che se nelle prefetture si lavorasse in sintonia per proteggere i lavori degli artisti nelle loro città natali, considerandoli come motivo di orgoglio per tutti coloro che provengano da quel territorio, questi sforzi porteranno a dei risultati.
Okamoto: Di certo, le possibilità aumenterebbero se vi fossero più luoghi pronti a conservare ed esibire queste collezioni.
Rousmaniere: Ritengo che tutto ciò potrebbe ben intrecciarsi con il turismo interessato al patrimonio culturale. Spero che molte persone, sia giapponesi sia straniere, vengano a vedere le illustrazioni, nonostante le difficoltà legate al viaggio. I siti storicamente più antichi, come quelli del periodo Jomon, o quelli che rientrano nel patrimonio dell'umanità, sono ovviamente importanti, ma lo è anche la cultura contemporanea, del XX e XXI secolo. Sarebbe fantastico se queste opere invogliassero le persone a visitare varie regioni del paese.
Okamoto: Nella mostra al British Museum, erano presenti illustrazioni del XIX secolo, foto di negozi di libri illustrati, e altri reperti inerenti la cultura del periodo Edo, ma io credo che la ricerca sui manga sia appena iniziata.
Fino ad ora, ci sono stati molti studi sui lavori e sugli artisti, ma sento che non si sia fatto granché nella ricerca sugli aspetti industriali e sulla lavorazione, sul loro posto nella storia della cultura nipponica. Relativamente a composizione (typesetting) e produzione delle lastre di stampa (platemaking), tutto ciò di cui siamo in possesso sono le regole di alcune compagnie, e quasi non vi sono libri che documentino questi processi.
Questo è un argomento davvero affascinante, e quando giorni fa ne ho parlato con Nicole, il discorso si è spostato sul formato. Mentre il formato A è tipicamente occidentale, il formato B ha origine nel periodo Edo, e lo ritroviamo nelle riviste manga. La carta per disegnare manga è in formato B4 (250x353 mm, N.d.T.) Credo che lo stile moderno per i manga abbia avuto inizio con Osamu Tezuka, dopo la Seconda guerra mondiale, ma i formati sono gli stessi sin dal tempo degli ukiyo-e. Lo stesso termine "lastra" assume un significato ben diverso, nel formato, tra Giappone e altri paesi.
Poi c'è il formato per i brossurati tascabili, uno di quelli canonici per i volumetti manga. Si dice che questo formato sia stato influenzato dalle proporzioni dei libri pubblicati dall'editore inglese Penguin Books, diventando lo standard. È altresì interessante notare come le riviste siano distribuite con grandi tirature, in tutto il paese, allo stesso modo di come accade per i libri di Penguin Books nel Regno Unito, pur con un formato tipicamente nipponico.
Oishi: La ricerca in questo campo sarà iniziata da poco, ma sento che la natura industriosa dei giapponesi abbia a che fare con i fattori che hanno portato i manga a prosperare. Il Giappone è una piccola nazione insulare, ma è possibile acquistare Jump ogni lunedì in ogni angolo del paese. Sento che la ricerca da quella prospettiva, compresi gli aspetti industriali, si rivelerà interessante.
Okamoto: Una parte di me sente che il Giappone sia un paese strano, quando visto dall'estero. Ho lavorato per lungo tempo sui fumetti digitali, e così ho visto i dati sulla mole del mercato, e la percentuale di manga, romanzi e riviste pubblicati in digitale, e i manga occupano il 90% del mercato nipponico, e sono in crescita. Il mercato editoriale straniero è del tutto differente. Storie d'amore, fantascienza e altre letture sono in cima alla lista. Credo che all'estero le persone potrebbero stupirsi, se sapessero che il 90% degli e-book in Giappone sono manga. Potrebbero pensare "i manga non sono per bambini?", oppure "gli adulti, in Giappone, leggono per tutto il tempo manga per bambini?" Che ne pensi?
Rousmaniere: Non sono in possesso dei dati, ma di recente ho visto alcune statistiche sulle pubblicazioni negli USA, e la percentuale di vendite dei manga è in grande ascesa. Ma mi riferisco alle vendite cartacee, piuttosto che agli e-book, come se il consumatore volesse tenere i manga tra le mani e leggerli su carta. È un aspetto un po' conservatore, o magari una tradizione americana. Nel Regno Unito, è differente; lì molte persone pensano che i manga siano per bambini, ma con le pubblicazioni elettroniche non è possibile vedere cosa ci sia sugli smartphone, e sono facili da acquistare.
Mi chiedo però come cambierà il formato dei manga quando le pubblicazioni elettroniche diverranno preponderanti. Cosa pensi al riguardo?
Okamoto: Penso che sia il medium a definire l'arte, e quando esso cambia, l'impatto è considerevole. Proprio adesso, il mercato dei fumetti digitali noti come webtoons – nato in Corea – è in crescita a livello globale, quindi in un contesto totalmente diverso rispetto a quelli dei manga. È del tutto differente da quanto visto in passato, poiché il formato è intrinsecamente legato allo scorrimento verticale.
Nei manga, la tecnologia per creare scene su due pagine, con sinistra e destra combinate in un'unica tavola, si è certamente evoluta, ma a volte è difficile comprendere cosa stia accadendo se si legge in digitale. Inoltre, il cartaceo consente l'uso di una tecnica nota come "mekuri", in cui la vignetta in basso a sinistra consente al lettore di immaginare cosa accadrà dopo, sfogliando la pagina; anche questo è un effetto difficile da ottenere. Quando penso a questi aspetti, mi domando se il modo in cui noi guardiamo i manga stia cambiando contestualmente alla transizione verso i media digitali. Più questi ultimi si diffonderanno, più credo che la suddivisione delle pagine si semplificherà.
Impegnarsi per creare un archivio per i prossimi 100 anni.
Okamoto: Contemporaneamente, le tecniche adoperate dagli artisti stanno evolvendosi. Di recente mi sono occupato di un fumetto di fantascienza, Ex-Arm, e l'illustratore, Shinya Komi, è una persona affascinante. Il prodotto finale è realizzato digitalmente, ma lui vuole che gli assistenti disegnino a mano sfondi e piccoli oggetti. Hai presenti le linee cinetiche presenti nei manga? Non vengono altrettanto bene se realizzate in digitale, quindi lui scansiona i disegni fatti a mano e li utilizza. C'è una tecnica per disegnarle che prevedere l'uso di bastoncini in vetro, roteando i quali puoi disegnare linee parallele in maniera efficace; questa tecnica permette di disegnare linee a raggiera, cambiando l'angolo man mano che si prosegue. Ho fatto delle foto perché si diceva che la tecnica fosse andata perduta.
Rousmaniere: Ho sentito che il numero di persone che disegna manga a mano ad alto livello sia in calo, poiché gran parte del lavoro è ormai realizzata in digitale. Non che ci sia qualcosa di inaccettabile nell'uso di strumenti digitali, ma un numero sempre maggiore di giovani sembra non disegni su carta.
Okamoto: La questione non riguarda solo la presentazione di opere complete e illustrazioni. Ma anche come esse siano state create, da quali persone e con quali intenzioni. Credo sia molto importante parlare con gli artisti e con chi li circonda, e scrivere dei resoconti su di loro, da lasciare alle prossime generazioni.
Rousmaniere: Organizzando l'esposizione sui manga, ho notato che ogni artista e il suo editor hanno un proprio, peculiare, rapporto lavorativo, e che ogni editore ha differenti approcci sulla produzione di manga. Ci sono molti modi per creare manga e trovo tutto ciò affascinante.
Okamoto: Potrebbe essere una buona idea comprendere in cosa consista, in questo momento storico, l'intero processo produttivo dei manga. Se stai documentando come i manga siano creati, dal manoscritto dell'artista fino al momento in cui arriva tra le mani del lettore, sarebbe allora interessante includere come procede Shueisha, come Kodansha ecc... Siamo anche circondati da una moltitudine di persone che amano i manga, parte importante del fenomeno.
Oishi: Credo che chiunque viva in quest'epoca abbia la missione di vedere cosa possiamo tramandare alla prossima generazione, anche se ognuno di noi potrebbe essere coinvolto in differenti ambiti. Per quanto riguarda me, l'ambito è quello relativo alle illustrazioni originali dei manga, ma penso che se ognuno potesse trovare qualcosa del genere su cui lavorare, non importa quanto più o meno vasto sia, allora saremmo in grado di trasmettere una molteplicità di cose alla prossima generazione.
Preservare l'incredibile ammontare di tavole originali esistenti chissà dove, a volte, sembra a dir poco scoraggiante. Ma finché avrò vita, tutto quello che potrò fare sarà proteggere, o meglio ancora salvaguardare il maggior numero di manoscritti possibile, e lasciarli alla prossima generazione. Per questo motivo, dovremmo parlare di questo processo considerando tempi di cento o duecento anni. Desidero che il mio lavoro mi dia la spinta necessaria per preservare il più possibile, così che ciò che rimarrà possa essere oggetto di studio per i futuri storici.
Fonte consultata:
Sito ufficiale Manga-Art Heritage
Il nesso tra un'opera e i ricordi d'infanzia.
Okamoto: Come illustrazione principale per la mostra sui manga al British Museum, avete scelto un'immagine da Golden Kamui, ambientato a Sakhalin, un'isola a nord di Hokkaido. Molti manga sono connessi al territorio e al clima: Takao Yaguchi, ad esempio, in Sanpei e in altre sue opere ritrae il suo luogo di nascita. Per rimanere nell'ambito delle opere edite da Shueisha, Eiichiro Oda mantiene un profondo legame con Kumamoto. Ritengo che il nesso tra il luogo di provenienza di un artista e le opere da lui create sia importante.
Rousmaniere: Credo davvero che il luogo di nascita di un artista sia importante. Nella mostra al British Museum abbiamo esposto opere di 50 artisti. Sui pannelli dedicati ai mangaka era inserita una mappa del Giappone con il loro luogo di provenienza. Da Kyoto a Tokyo, da Kyushu ad Aomori, ogni luogo del Giappone è del tutto differente dall'altro. Per esempio, Akita ha montagne stupende, neve, risaie, e il tutto crea un'atmosfera speciale. Penso che questi incontri con la natura abbiano una profonda influenza.
Okamoto: Il Giappone è un paese unico, che si estende in lunghezza da nord a sud, con grande varietà di contesti ambientali.
Oishi: Sono sicuro che in ogni regione vi siano artisti che creano opere che ritraggono gli aspetti o abbiano comunque qualche nesso con il loro luogo di nascita. Non vale solo per Akita.
Infatti, uno degli obiettivi principali del nostro centro per l'archiviazione è quello di preservare illustrazioni originali da ogni parte del Giappone. Sarei molto contento se musei in tutto il territorio aprissero anche solo una piccola parte dei loro depositi per illustrazioni originali, realizzate da mangaka di quella regione. "Luogo di nascita" è, in questo caso, il concetto rilevante.
Yoshihiro Takahashi, noto per Ginga Nagareboshi Gin, manga che ha come protagonisti dei cani, proviene da un villaggio vicino al nostro museo. Lo sfondo per la storia sono le montagne Oou, e i paesaggi dei luoghi in cui l'artista è nato e cresciuto sono a volte il punto in cui si svolgono scontri importanti.
Takao Yaguchi ci ha lasciato uno spaccato estremamente realistico di natura e vita nel territorio di Akita ai suoi tempi, e così, quel materiale diventa rilevante anche per lo studio del folklore.
Perciò, ritengo che se nelle prefetture si lavorasse in sintonia per proteggere i lavori degli artisti nelle loro città natali, considerandoli come motivo di orgoglio per tutti coloro che provengano da quel territorio, questi sforzi porteranno a dei risultati.
Okamoto: Di certo, le possibilità aumenterebbero se vi fossero più luoghi pronti a conservare ed esibire queste collezioni.
Rousmaniere: Ritengo che tutto ciò potrebbe ben intrecciarsi con il turismo interessato al patrimonio culturale. Spero che molte persone, sia giapponesi sia straniere, vengano a vedere le illustrazioni, nonostante le difficoltà legate al viaggio. I siti storicamente più antichi, come quelli del periodo Jomon, o quelli che rientrano nel patrimonio dell'umanità, sono ovviamente importanti, ma lo è anche la cultura contemporanea, del XX e XXI secolo. Sarebbe fantastico se queste opere invogliassero le persone a visitare varie regioni del paese.
Cosa ha portato alla differenza di formato tra riviste e volumetti manga?
Okamoto: Nella mostra al British Museum, erano presenti illustrazioni del XIX secolo, foto di negozi di libri illustrati, e altri reperti inerenti la cultura del periodo Edo, ma io credo che la ricerca sui manga sia appena iniziata.
Fino ad ora, ci sono stati molti studi sui lavori e sugli artisti, ma sento che non si sia fatto granché nella ricerca sugli aspetti industriali e sulla lavorazione, sul loro posto nella storia della cultura nipponica. Relativamente a composizione (typesetting) e produzione delle lastre di stampa (platemaking), tutto ciò di cui siamo in possesso sono le regole di alcune compagnie, e quasi non vi sono libri che documentino questi processi.
Questo è un argomento davvero affascinante, e quando giorni fa ne ho parlato con Nicole, il discorso si è spostato sul formato. Mentre il formato A è tipicamente occidentale, il formato B ha origine nel periodo Edo, e lo ritroviamo nelle riviste manga. La carta per disegnare manga è in formato B4 (250x353 mm, N.d.T.) Credo che lo stile moderno per i manga abbia avuto inizio con Osamu Tezuka, dopo la Seconda guerra mondiale, ma i formati sono gli stessi sin dal tempo degli ukiyo-e. Lo stesso termine "lastra" assume un significato ben diverso, nel formato, tra Giappone e altri paesi.
Poi c'è il formato per i brossurati tascabili, uno di quelli canonici per i volumetti manga. Si dice che questo formato sia stato influenzato dalle proporzioni dei libri pubblicati dall'editore inglese Penguin Books, diventando lo standard. È altresì interessante notare come le riviste siano distribuite con grandi tirature, in tutto il paese, allo stesso modo di come accade per i libri di Penguin Books nel Regno Unito, pur con un formato tipicamente nipponico.
Oishi: La ricerca in questo campo sarà iniziata da poco, ma sento che la natura industriosa dei giapponesi abbia a che fare con i fattori che hanno portato i manga a prosperare. Il Giappone è una piccola nazione insulare, ma è possibile acquistare Jump ogni lunedì in ogni angolo del paese. Sento che la ricerca da quella prospettiva, compresi gli aspetti industriali, si rivelerà interessante.
Con l'espansione del mercato digitale, che impatto ha la digitalizzazione sull'arte dei manga?
Okamoto: Una parte di me sente che il Giappone sia un paese strano, quando visto dall'estero. Ho lavorato per lungo tempo sui fumetti digitali, e così ho visto i dati sulla mole del mercato, e la percentuale di manga, romanzi e riviste pubblicati in digitale, e i manga occupano il 90% del mercato nipponico, e sono in crescita. Il mercato editoriale straniero è del tutto differente. Storie d'amore, fantascienza e altre letture sono in cima alla lista. Credo che all'estero le persone potrebbero stupirsi, se sapessero che il 90% degli e-book in Giappone sono manga. Potrebbero pensare "i manga non sono per bambini?", oppure "gli adulti, in Giappone, leggono per tutto il tempo manga per bambini?" Che ne pensi?
Rousmaniere: Non sono in possesso dei dati, ma di recente ho visto alcune statistiche sulle pubblicazioni negli USA, e la percentuale di vendite dei manga è in grande ascesa. Ma mi riferisco alle vendite cartacee, piuttosto che agli e-book, come se il consumatore volesse tenere i manga tra le mani e leggerli su carta. È un aspetto un po' conservatore, o magari una tradizione americana. Nel Regno Unito, è differente; lì molte persone pensano che i manga siano per bambini, ma con le pubblicazioni elettroniche non è possibile vedere cosa ci sia sugli smartphone, e sono facili da acquistare.
Mi chiedo però come cambierà il formato dei manga quando le pubblicazioni elettroniche diverranno preponderanti. Cosa pensi al riguardo?
Okamoto: Penso che sia il medium a definire l'arte, e quando esso cambia, l'impatto è considerevole. Proprio adesso, il mercato dei fumetti digitali noti come webtoons – nato in Corea – è in crescita a livello globale, quindi in un contesto totalmente diverso rispetto a quelli dei manga. È del tutto differente da quanto visto in passato, poiché il formato è intrinsecamente legato allo scorrimento verticale.
Nei manga, la tecnologia per creare scene su due pagine, con sinistra e destra combinate in un'unica tavola, si è certamente evoluta, ma a volte è difficile comprendere cosa stia accadendo se si legge in digitale. Inoltre, il cartaceo consente l'uso di una tecnica nota come "mekuri", in cui la vignetta in basso a sinistra consente al lettore di immaginare cosa accadrà dopo, sfogliando la pagina; anche questo è un effetto difficile da ottenere. Quando penso a questi aspetti, mi domando se il modo in cui noi guardiamo i manga stia cambiando contestualmente alla transizione verso i media digitali. Più questi ultimi si diffonderanno, più credo che la suddivisione delle pagine si semplificherà.
Impegnarsi per creare un archivio per i prossimi 100 anni.
Okamoto: Contemporaneamente, le tecniche adoperate dagli artisti stanno evolvendosi. Di recente mi sono occupato di un fumetto di fantascienza, Ex-Arm, e l'illustratore, Shinya Komi, è una persona affascinante. Il prodotto finale è realizzato digitalmente, ma lui vuole che gli assistenti disegnino a mano sfondi e piccoli oggetti. Hai presenti le linee cinetiche presenti nei manga? Non vengono altrettanto bene se realizzate in digitale, quindi lui scansiona i disegni fatti a mano e li utilizza. C'è una tecnica per disegnarle che prevedere l'uso di bastoncini in vetro, roteando i quali puoi disegnare linee parallele in maniera efficace; questa tecnica permette di disegnare linee a raggiera, cambiando l'angolo man mano che si prosegue. Ho fatto delle foto perché si diceva che la tecnica fosse andata perduta.
Rousmaniere: Ho sentito che il numero di persone che disegna manga a mano ad alto livello sia in calo, poiché gran parte del lavoro è ormai realizzata in digitale. Non che ci sia qualcosa di inaccettabile nell'uso di strumenti digitali, ma un numero sempre maggiore di giovani sembra non disegni su carta.
Okamoto: La questione non riguarda solo la presentazione di opere complete e illustrazioni. Ma anche come esse siano state create, da quali persone e con quali intenzioni. Credo sia molto importante parlare con gli artisti e con chi li circonda, e scrivere dei resoconti su di loro, da lasciare alle prossime generazioni.
Rousmaniere: Organizzando l'esposizione sui manga, ho notato che ogni artista e il suo editor hanno un proprio, peculiare, rapporto lavorativo, e che ogni editore ha differenti approcci sulla produzione di manga. Ci sono molti modi per creare manga e trovo tutto ciò affascinante.
Okamoto: Potrebbe essere una buona idea comprendere in cosa consista, in questo momento storico, l'intero processo produttivo dei manga. Se stai documentando come i manga siano creati, dal manoscritto dell'artista fino al momento in cui arriva tra le mani del lettore, sarebbe allora interessante includere come procede Shueisha, come Kodansha ecc... Siamo anche circondati da una moltitudine di persone che amano i manga, parte importante del fenomeno.
Oishi: Credo che chiunque viva in quest'epoca abbia la missione di vedere cosa possiamo tramandare alla prossima generazione, anche se ognuno di noi potrebbe essere coinvolto in differenti ambiti. Per quanto riguarda me, l'ambito è quello relativo alle illustrazioni originali dei manga, ma penso che se ognuno potesse trovare qualcosa del genere su cui lavorare, non importa quanto più o meno vasto sia, allora saremmo in grado di trasmettere una molteplicità di cose alla prossima generazione.
Preservare l'incredibile ammontare di tavole originali esistenti chissà dove, a volte, sembra a dir poco scoraggiante. Ma finché avrò vita, tutto quello che potrò fare sarà proteggere, o meglio ancora salvaguardare il maggior numero di manoscritti possibile, e lasciarli alla prossima generazione. Per questo motivo, dovremmo parlare di questo processo considerando tempi di cento o duecento anni. Desidero che il mio lavoro mi dia la spinta necessaria per preservare il più possibile, così che ciò che rimarrà possa essere oggetto di studio per i futuri storici.
Fonte consultata:
Sito ufficiale Manga-Art Heritage
Grazie mille
Grazie ancora
oltretutto le immagini che accompagnano sono eccezionali, davvero suggestive.
verissimo, lho pensato ma non scritto, alla fine hai espresso i miei pensieri ahah
molto suggestivo.
ci verrebbe un museo favoloso
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