Nell'ambito del Niigata International Animation Film Festival si è svolta una conferenza che ha snocciolato alcuni interessanti punti riguardo le co-produzioni internazionali per quanto riguarda l'animazione giapponese. Perché ce ne sono poche e quali sono i vantaggi che porterebbero alle produzioni? Riportiamo qui un riassunto dettagliato dei vari interventi, grazie al reportage svolto da Alicia Haddick per Anime News Network.
Gli anime sono sempre più popolari in tutto il mondo e sempre più compagnie internazionali hanno dimostrato interesse nella collaborazione con le realtà nipponiche. Non si tratta di un fenomeno nato da poco: Ghost in the shell era già all'epoca una co-produzione internazionale, nel 1995, con quella che all'ora era Manga Entertainment, e anche spostando lo sguardo verso i primi anni del nuovo decennio, progetti come Space Dandy ci hanno permesso di anticipare un po' il futuro. Ora però l'interesse verso questi progetti è più forte che mai.
C'è però una barriera che pare insormontabile. Il sistema dei comitati di produzione è una realtà che nell'ambito dell'entertainment giapponese è ormai ben radicato. Secondo questo sistema, le compagnie si riuniscono per dividersi gli investimenti in un progetto e potersi poi spartire sia l'influenza che il profitto che ne deriveranno. Questa prassi è comune del Sol Levante e solo pochi soggetti stranieri sono in grado di integrarsi in maniera efficiente, proprio perché molto lontana da come gli altri paesi mettono a sistema la produzione artistica (i soggetti esterni sono solitamente compagnie di streaming on demand come Crunchyroll). Non solo: anche chi riesce ad integrarsi finisce per trovare ostacoli che non gli permettono di incastrarsi alla perfezione nel macchinario dell'industria, ad esempio la conoscenza dei sistemi industriali e progettuali.
Tra i panel del Niigata International Animation Film Festival si è svolto un talk al riguardo di due casi di studio su due modelli estremamente differenti di co-produzione internazionale potenzialmente seguibili dagli studi di produzione. Uno era quello di Dozens of North, casa di produzione indipendente gestita in maniera autonoma dall'autore Koji Yamamura. Si tratta di un corto fatto di paesaggi onirici e orrorifici senza dialoghi, ispirati alla tragedia del terremoto del Tohoku. L'altro è quello di Inu-Oh, una produzione ad alto budget capitanata dal famoso regista Masaaki Yuasa per Science SARU, amato dai critici e dal pubblico dei grandi festival del cinema e dell'animazione.
Al panel hanno presenziato molti produttori dell'industria dell'animazione con diverse prospettive. Tra loro Fumie Takeuchi, produttore per ASMIK Ace e Emmanuel-Alain Rayanal, fondatore dello studio MIYU, che ha aiutato alla realizzazione di Dozen of North e ha lavorato per molte co-produzioni internazioali con studi giapponesi, compreso un altro lavoro che sarebbe stato mostrato al Niigata Film Festival, Nezumikozō Jirokichi diretto da Rintarō. Nel panel ha parlato anche Tarō Maki, il presidente di GENCO, assieme al produttore Kenzo Horikoshi a moderare la discussione.
Ad iniziare il panel è stata Takeuchi che ha subito sottolineato il dibattito avuto con il team di lavorazione durante la pre-produzione di Inu-Oh proprio riguardo il voler intraprendere una co-produzione internazionale, e soprattutto come la discussione abbia aiutato in generale la riuscita della pellicola. Nei primi giorni, infatti, mentre il team stava calcolando il budget del film per gli animatori e il bilancio, l'impossibilità di accedere ad ulteriori fondi era data proprio dalla decisione di affidarsi ad una produzione locale, nonché ad incassi locali, se comparati a film di altri paesi. Hanno intravisto un potenziale negli appassionati non giapponesi e il team ha puntato ad una co-produzione internazionale per poter aumentare il budget e la pubblicità.
Ad ogni modo, questo ha impattato altre aree della produzione che il team era meno abituato a gestire, come appunto la promozione e la comunicazione. "Le produzioni giapponesi non sono sempre comprese, e quando ci si sposta su un piano internazionale l'annuncio iniziale del progetto dev'essere fatto molto prima di quanto siamo abituati, anche se ancora non si è deciso nulla" ha spiegato Takeuchi. "In Giappone gli annunci per gli anime fatti da produzioni nazionali vengono fatti poco prima della proiezione, ma per queste co-produzioni devono avvenire in tempi utili affinché si riesca a mostrarli prima ai partner e vendere le prevendite delle licenze internazionali".
"Annunciare un progetto prima del solito significa dover incontrare più persone e avere pronti dei materiali da mostrare ai festival", continua. Questi annunci aiutano a creare una certa attesa e aumentare il budget disponibile se le prevendite si confermano, perché assicurerebbero il successo economico dell'opera. Da qui la spaccatura tra le finestre di annuncio giapponesi e quelle internazionali, che è nei fatti una barriera imponente tra le due localizzazioni. Ecco perché tanta reticenza. "Quando le opere giapponesi mirano ad ottenere supporto internazionale, devono capire che le compagnie estere hanno un'idea diversa di queste meccaniche".
L'altra nota è sul supporto che ha ricevuto Inu-oh dal governo in termini di fondi del Ministero della Cultura, uno dei due fondi governativi elargiti per aiutare la produzione di film live-action e, più di recente, anche gli anime. Più o meno come i fondi dati dal BFI della Gran Bretagna, è un contributo mirato a finanziare progetti culturalmente importanti. La Francia è un altro paese che offre, attraverso il Centre National du Cinéma ed de l'image animée (CNC), un fondo simile alle produzioni autoctone oppure a film che impiegano compagnie Francesi. Spiega Raynal che la poca generosità e flessibilità dei finanziamenti in Giappone, rispetto al resto dei paesi, può mettere i bastoni tra le ruote a progetti collaborativi.
"In Francia il nostro finanziamento la considera quella che chiamiamo una 'eccezione culturale' ed è diversa dai lavori commerciali", dice. "Nei cinema tutti i biglietti venduti sono già tassati e questi fondi verranno usati per aiutare produzioni culturalmente eccezionali. Molti dei biglietti venduti in Francia vengono dai film commerciali ma questi fondi vengono poi dati a diversi progetti che non si limitano al mainstream ma sono più legati alla cultura o più sperimentali". Facendo un paragone, gli altri presenti al panel, inclusa Takeuchi, si sono trovati ad invidiare questo sistema perché il metodo Giapponese tende a favorire prodotti commerciali e limitarne l'accesso da parte di altri beneficiari sia per una piccola finestra temporale all'anno concessa dal Ministero della Cultura, sia con un uso limitato ad un solo anno finanziario. Tutti i fondi devono essere usati entro uno o due anni fiscali, altrimenti vanno perduti.
"Grazie alla volontà culturale del Giappone Inu-oh ha visto la luce", ha ammesso Takeuchi. "Per quanto riguarda i finanziamenti, abbiamo avuto solo un anno per usarli. Solitamente ci si mette tre o quattro anni per spendere tutti i soldi di un budget cinematografico, al massimo due, ma senza avremmo avuto bisogno di altri liquidi."
L'abilità del fondo del CNC francese di aiutare le co-produzioni internazionali e di incentivare la distribuzione e la produzione, nel caso fossero prodotti da studi francesi, deve la sua riuscita all'obiettivo ultimo del fondo, cioè rendere più variegata l'offerta cinematografica francese, e garantirne maggiore diffusione (ci tiene a sottolineare che alcuni esempi di finanziamenti elargiti comprendono dei live-action giapponesi come Plan 75 e Love Life). Questo li avvantaggia nel venire inclusi nelle co-produzioni internazionali, proprio per la maggiore possibilità che offrono di ampliare il budget.
Il CNC e MIYU hanno finanziato una serie di corti di New Deer, uno studio fondato da Nobuaki Doi, specializzato in animazione indipendente.
MIYU è stato coinvolto in varie produzioni giapponesi, tra cui Nezumikozo Hirokichi e Dozens of North di Yamamura sicuramente per l'amore che lo studio prova per l'animazione giapponese, ma sono stati i soldi frutto della collaborazione tra Giappone e Francia che hanno aiutato l'ultimo film di Yamamura ad essere ultimato.
Il moderatore Horikoshi ha ammesso che il suo coinvolgimento con il film è stato dettato dal suo amore per il manga. Però c'è stato il rischio di perdere la possibilità di aggiudicarsi i fondi di entrambi i paesi, ma hanno comunque creduto fino in fondo al progetto, noncuranti del pericolo. Ora MIYU sta lavorando per Yamamura ad un nuovo corto.
Alla fine del panel si sono aggiunti altri commenti di altri specialisti del settore, compreso un rappresentante del Ministero della Cultura giapponese che ha risposto ai commenti riguardo le limitazioni nell'assegnazione dei fondi. "Credo che sia difficile comparare il CNC con il nostro sistema di finanziamenti: la Francia mette a disposizione un solo finanziamento, mentre in Giappone ne propone di più", ha risposto. "Per entrambi i fondi abbiamo bisogno che ci lavori una compagnia di produzione giapponese, ma permette alle co-produzioni di ottenere sia i fondi domestici che internazionali. Ad ogni modo, non possiamo ignorare il sistema finanziario nipponico e dobbiamo dunque diluirli per due anni".
Questo commento si riferisce in particolare al finanziamento di queste sovvenzioni attraverso la tassazione, motivo per cui devono rientrare nelle tasse l'anno dopo essere stati elargiti. In più, in Francia, il CNC è una grossa organizzazione che controlla tutti i film del paese: tutti i biglietti arrivano nelle loro tasche e non è ciò che accade in Giappone. La Francia deve anche proteggere la propria cultura dagli altri mercati, dandole un'ulteriore ragione storica per difendere quest'industria. Comparare i due sistemi, dunque, diventa sempre più complesso.
Un produttore dell'equivalente coreana del CNC, il KOFIC, ha similmente affermato di desiderare maggiori collaborazioni sul versante dell'animazione come sta accadendo con i live-action, o come nel caso di Broker di Hirukazu Kore'eda. "Vorrei sottolineare quanto sia importante aumentare le relazioni tra Giappone e Corea per la produzione di anime e film. Prima avevamo questo tipo di connessioni ma ultimamente gli sviluppi economici ne hanno dettato una ricaduta. Spero che la prossima visita del presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol possa aiutare a risollevarla".
Il panel giunge quindi a conclusione, mostrando produttori interessati alle co-produzioni internazionali nell'ambito dell'animazione giapponese. L'interesse per le co-produzioni internazionali da parte di studi come MIYU, la volontà di poter accedere a maggiori fondi e l'acquisita comprensione delle logiche di mercato sono tutti fattori che fanno ben sperare.
Molte barriere all'accesso, sia dei finanziamenti domestici, sia erette tra i comitati di produzione, hanno sottolineato come sia necessario ripensare le prassi industriali ormai cementificate per permettere la semplificazione delle collaborazioni. Tra nuove produzioni come quelle mostrate al Niigata International Animation Film Festival e create da studi come MIYU che vogliono investire in talenti giapponesi, il futuro di questi cross-over geografici non può che apparire roseo.
Fonte consultata:
Anime News Network
Quando si tratta di spartirsi il bottino (o le perdite in caso di fiasco), si fa sempre complicata... in ogni caso, le multinazionali più grandi come Disney e Warner Bros hanno direttamente le loro filiali in Giappone (chiamate proprio Disney Japan e Warner Bros Japan) per produrre e distribuire prodotti più agevolmente. C'è poi chi possiede proprio intere aziende, come la Sony che possiede la Aniplex.
In ogni caso, queste coproduzioni dovevano essere più facili in passato perché tra gli anni 60 e gli anni 90, l'Occidente produceva opere Made in Japan come se non ci fosse un domani. Praticamente tutti i Saturday Morning Cartoons degli USA negli anni 80 erano fatti in Giappone. Penso che la coproduzione più famosa, nonché una delle più redditizie, siano stati i Transformers, originari della Takara, una delle migliori compagnie di giocattoli del Sol Levante. L'ha fatto anche l'Italia (coi cartoni di Calimero e Topo Gigio). Anche le serie animate del Disney Afternoon negli anni 90 erano fatte al 50% in Giappone (e il resto in Australia). Non penso, però, che, in questi casi, gli studio giapponesi ci guadagnassero qualcosa aldilà della paga per la manodopera.
A questo proposito, se vi siete mai chiesti come mai è difficile distribuire a livello internazionale i film anime è perché i giapponesi proteggono gelosamente il box office domestico (dove un film anime può restare in sala, a seconda della zona, anche per mesi) e non si fidano che gli altri paesi abbiano leggi altrettanto severe contro la pirateria e la diffusione in rete dei film. E non hanno mica torto visto che, nei nostri paesi, come un film esce al cinema è subito disponibile nei siti di streaming/download.. ecco perché da noi arriva tutto in ritardo (DVD e blu-ray compresi).
Sarà una serie tv in carne ed ossa (oppure un film? O entrambi?) e non un anime, ma se questa cosa dei Duffer Brothers e Death Note dovesse andare in porto, forse potrebbe aprirsi una nuova era: quella nuova era che sembrava stesse per iniziare qualche anno fa grazie a Netflix, ma che mai fu. Idem se Waititi dovesse fare un buon lavoro con Akira (se mai potrà/vorrà continuare). L'ipotetico successo di almeno una di queste iniziative potrebbe portare nuova linfa creativa e valide collaborazioni internazionali anche nel mondo degli anime veri e propri.
Oppure potrebbe finire tutto a tarallucci e vino (come con Domu di Katsuhiro Otomo, che sia Guillermo Del Toro che perfino David Lynch cercarono inutilmente di portare sul grande schermo, e con Monster a cui sempre Del Toro si era interessato) come al solito, con Hollywood che continuerà ad americanizzare senza criterio ogni manga/anime su cui metterà gli occhi e con Crunchyroll che produrrà netflixate al posto di Netflix.
Chi vivrà, vedrà.
Ti quoto solo per dire che è incredibile che un commento così preciso e informativo avesse più pollici negativi che positivi nel momento in qui l'ho letto, solitamente non la reputo una cosa importante ma in questo caso dovevo proprio dirlo
Molto gentile e ti ringrazio ma io a queste cose mica ci faccio caso paremi che su questo forum ci sia gente che mette i pollici su a prescindere, forse sperando che la cosa faccia dispiacere... beh, se mi leggono in questo momento, sappiate che non attacca XD ma a te grazie per il pensiero!
Esattamente. Le edizioni DVD/Blu-ray giapponesi costano molto più di quelle occidentali e se uscissero contemporaneamente o a breve distanza tutti si comprerebbero solo la versione occidentale per risparmiare.
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