In Giappone con Kotaro - Mostre, eventi, musei 2024 (parte 2)
Digimon, Kinnikuman, Ai to Makoto, Rurouni Kenshin, Junji Ito, CLAMP, Yokohama Otoko Matsuri,Tiger Mask
di Kotaro
TOKYO - MOSTRA DEL VENTICINQUESIMO ANNIVERSARIO DEI DIGIMON
Una volta, qualcuno ha detto di me "Sei l'incarnazione del Millenium Bug", intendendo che io sono una di quelle persone per cui il mondo sembra essersi fermato al 1999. E invece, checché io ne dica, il mondo è andato avanti e dal 1999 sono passati ben VENTICINQUE anni. Il che significa che le cose prodotte nel 1999 hanno compiuto venticinque anni, come la saga deI Digimon, che ha visto proprio intorno alla fine del millennio il suo inizio con la prima serie Digimon Adventure. In Giappone non si sono dunque lasciati scappare l'occasione, ed ecco che dal 10 al 25 agosto, nello spazio espositivo del Sunshine City di Ikebukuro, si è tenuta una mostra celebrativa dei venticinque anni del franchise e in particolare alla prima serie.
Sono stati mostrati bozzetti, schizzi, giocattoli, merchandise, figure e ripercorsa tutta la trama dell'anime, dall'arrivo all'isola di File fino allo scontro con Apocalymon, fra cartonati dei personaggi e ricostruzioni di luoghi, oggetti e momenti iconici.
C'era persino la possibilità di farsi una foto incorniciati con il "Pokedex" che analizzava i dati dei Digimon (io sono un vecchio dentro, perciò me la sono fatta con Nanimon, che ho anche messo nella mia squadra fissa in Digimon Cyber Sleuth). Chiaramente, al viaggio verso il mondo digitale si veniva introdotti dalla voce di Chika Sakamoto, storica doppiatrice di Agumon, e si veniva accompagnati dalle note delle iconiche "Butterfly" e "Brave Heart".
Uno spazio molto minore era dedicato ai film cinematografici e alle altre serie Digimon successive alla prima, alle quali era dedicata una sola, piccola, teca a testa con qualche giocattolo e qualche schizzo preparatorio dell'anime.
Da persona la cui serie Digimon preferita è Tamers, non ho molto apprezzato questo sbilanciamento in favore di Adventure, negli anni più recenti eccessivamente sfruttata (e stuprata) con inutili sequel e remake di dubbia qualità, ma mi sono ripreso con il fornitissimo shop alla fine della mostra, che vendeva di tutto e di più, dedicato a tutte le serie del franchise, e ha anche proposto diversi omaggi al compianto Kouji Wada, cantante che ha prestato la voce a tutti i brani più iconici del franchise fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 2016.
TOKYO - MOSTRA DEL QUARANTACINQUESIMO ANNIVERSARIO DI KINNIKUMAN
Nello stesso posto (e non stupisce, visto che uno dei personaggi della serie è ispirato proprio al Sunshine Building) e nello stesso intervallo di tempo della mostra dei Digimon, c'era anche una mostra dedicata al quarantacinquesimo anniversario di Kinnikuman, il bizzarro supereroe/lottatore creato nel 1979 dal duo Yudetamago e ancora oggi popolarissimo. In particolare, la scorsa estate è andata in onda la prima stagione della nuova serie animata Kinnikuman: Perfect Origin Arc, perciò i lottatori creati da Takashi Shimada e Yoshinori Nakai erano un po' ovunque in Giappone, fra pubblicità, merchandise e un sacco di collaborazioni ed eventi a tema.
In Italia è un franchise pressoché sconosciuto, dal momento che è stata trasmessa (in versione americana censuratissima col titolo Ultimate Muscle) solo la seconda serie su canali minori e sono arrivati negli anni '80 i pupazzetti Kinkeshi, rinominati Exogini e con nomi, storie e fisionomie (l'uomo-water rinominato Faraone sempre nel nostro cuore) totalmente riscritti rispetto all'originale.
Molto diversa la situazione in patria, dove questo bizzarro supereroe/lottatore è un'icona conosciuta da tutti e amatissima da un pubblico molto trasversale: è amato dagli adulti che negli anni '80 erano ragazzi e ne hanno letto il manga originale su Shounen Jump e i suoi vari sequel, è conosciuto da bambini e ragazzi che presumibilmente ne hanno sentito parlare dai loro genitori, e sopratutto è noto e amato anche da chi di manga e anime non sa nulla ma è appassionato di wrestling, arti marziali e sport da combattimento:
Kinnikuman è, infatti, sì uno shounen manga di combattimento, ma i combattimenti, sia pure con elementi fantastici, vengono risolti con incontri di wrestling e nell'opera ci sono infinite citazioni a veri wrestler, lottatori di arti marziali, giocatori di baseball. Perciò, non sono pochi gli attuali sportivi che sono cresciuti col mito di Kinnikuman e che poi, diventando grandi, sono diventati atleti famosi o sono diventati amici intimi degli autori del manga, e non sono pochi i fan che non sanno niente di anime e manga ma amano Kinnikuman perché parla di wrestling.
Noi italiani non possiamo quindi capire quanto sia stata importante e seguita la mostra del quarantacinquesimo anniversario di Kinnikuman, che nel frattempo si è anche spostata per qualche settimana a Osaka in autunno: personaggi famosi, mangaka, wrestler, animatori, gli stessi autori del manga sono andati a vederla e mi mangio le mani per non aver incontrato nessuno di loro quando sono andato io, ma è stata ugualmente un'esperienza stupenda. Un corridoio con appese interviste e le riproduzioni di tutte le copertine del manga allo stato attuale (dato che la serie storica è ripresa nel 2011 ed è ancora in corso) introduce sei sale che ripercorrono tutte le saghe della serie classica (fermandosi quindi alla battaglia per la conquista del trono del pianeta Kinniku), più una dedicata agli autori. Le varie sale contenevano tutta una serie di tavole originali, spesso anche a colori, tratte dal manga, che non era possibile fotografare, ma non mancavano diversi, divertentissimi, photo spot, dove era possibile ricreare dal vivo le scene più iconiche: difendersi col gong dagli artigli di Warsman, beccarsi un lariat da Neptuneman, farsi distruggere il braccio da Sunshine, farsi assordare da Stecase King e così via. Ovviamente, in sottofondo a tutto questo c'erano le note di "Kinnikuman Go Fight!", e cosa sennò?
Alla mostra, il mio superpotere che funziona solo in Giappone si è attivato subito e, chiedendo a un signore a caso che era lì con la moglie se poteva farmi una foto, è finita che ha voluto essere fotografato da me a sua volta, ha voluto farsi una foto assieme, ci siamo messi a chiacchierare, a guardare la mostra insieme, a commentare gli acquisti fatti e ci siamo anche scambiati i contatti di Line, tutto nell'arco di cinque minuti!
La mostra era completata da una sezione dedicata a figure e giocattoli vari, per poi concludersi con uno shop enorme, che vendeva di tutto: magliette, cancelleria, adesivi, pupazzi, cappellini e chi più ne ha più ne metta. Tra acquisti per me e souvenir da comprare agli amici, ho speso più di 10.000 yen: lo shop dove ho speso di più di tutti quelli delle mostre a cui sono stato, ma a Kinnikuman lo devo. E' una serie che ho conosciuto per caso, consigliatami anni fa da un utente e collega redattore di Animeclick, e che ho visto nella sua interezza soltanto di recente, dopo esserle corso dietro per circa dieci anni, ma che mi è piaciuta tantissimo. Il protagonista Suguru è il mio protagonista shounen preferito, con lui ho riso a crepapelle e mi sono esaltato e commosso, quindi, anche se in Italia lo conosco solo io, mi piace andare in giro con magliette che lo raffigurano. E' una serie che rappresenta un filo diretto con la mia amata epoca Showa, col mio amato wrestling, con le mie amate sottoculture e che quindi mi rappresenta molto anche se non ho potuto viverla in prima persona quando era all'apice del suo successo.
Suguru è ancora un personaggio iconico e amatissimo in Giappone, a differenza del figlio Mantaro (protagonista della serie sequel e perciò noto in Italia) che solitamente viene trattato poco. Ma nell'esatto momento in cui pensavo questo, nello shop della mostra è partita a smentirmi "Muscle Beat", la canzone principale del film pilota di Kinnikuman Nisei, cantata dal mio amatissimo Nobuaki Kakuda, di cui parleremo ancora, più giù, in questo articolo.
TOKYO - MOSTRA DI AI TO MAKOTO
Tra le mille mostre che mi ero segnato, alcune non sono riuscito a vederle perché ottenere il biglietto online era un'impresa impossibile. Altre, invece, mi sono capitate fra capo e collo nonostante non sapessi della loro esistenza. Come la mostra di Ai to Makoto, che si è tenuta dall'8 luglio al 20 agosto, e di cui non sapevo nulla. Alcuni amici venuti in Giappone in vacanza mi hanno invitato ad andarci insieme e perciò ci ho fatto volentieri un salto. Non ho letto Ai to Makoto, so solo vagamente di che parla, ma è un manga che prima o poi vorrei leggere. E' disegnato da Takumi Nagayasu (Poppoya, The legend of Mother Sarah) e scritto da Ikki Kajiwara, guru dei manga sportivi (suoi Ashita no Joe, Tiger Mask, Kyojin no Hoshi fra i miliardi di altre cose che ha fatto) qui in una sua rara incursione in un manga non sportivo ma che comunque parla di teppisti e teste calde quindi è sempre nel suo stile. A Ikki Kajiwara ho dedicato tre quarti della mia tesi di laurea, sul tema del wrestling giapponese e dei manga/anime/serial tv che ne parlano, quindi gli devo molto e ho cominciato a interessarmi anche alle sue opere inedite in Italia. Ai to Makoto non è ancora uscito da noi e non è sostenuto da un anime famoso (ci sono diversi adattamenti live action), ma chissà.
Il luogo della mostra meriterebbe un libro a parte: la Theodora Ozaki Residence, un'antichissima villa dell'epoca Meiji in stile occidentale che non c'entra niente col Giappone e con tutto ciò che c'è nei suoi dintorni, è arroccattissima e lontana dalla civiltà (bisogna camminare per circa venti minuti dalla stazione in mezzo al nulla, per raggiungerla) ed è stata la dimora di una traduttrice giapponese nata a Londra che ha vissuto facendo la spola fra Europa e Giappone nei primi del '900. L'edificio doveva essere demolito, ma a quanto pare ha riaperto nella primavera 2024 come spazio espositivo di eventi dedicati ai manga, ed è l'azione congiunta di diversi mangaka ad averlo permesso, infatti in una delle sale vi sono esposti numerosi disegni e messaggi di mangaka famosi, da Sho Kitagawa a Naoko Takeuchi, da Go Nagai a Megumi Mizusawa, da Rumiko Takahashi a Tetsuya Chiba, da Yoshikazu Yasuhiko a Naoki Urasawa.
Un paio di sale dove era possibile vedere esposte (purtroppo, non era possibile fotografarle) tutte le tavole più iconiche del manga, oltre a qualche illustrazione di Takumi Nagayasu non relativa ad Ai to Makoto, uno schermo che proiettava il trailer del live action del 2012, un guest book in cui ho subito provveduto ad abbassare il livello dei disegni presenti. La cosa insolita è che, oltre alle tavole appese alle pareti, la mostra ha sfruttato pienamente l'arredamento storico della residenza, e molte tavole erano contenute nei cassetti del mobilio, che bisognava aprire per poterle vedere.
Al classico shop ho avuto una grande delusione. Non era infatti presente il manga (non viene ristampato in edizione fisica ma solo digitale), ma sono rimasto sorpreso dal fatto che il grosso del merchandise (magliette, borse, cartoline) non era dedicato ai due protagonisti, ma a un personaggio secondario, sfortunato terzo polo del triangolo amoroso, che dichiara di poter anche morire per la protagonista femminile da lui amata. Come mai questa scena, che coinvolge un personaggio secondario, sia diventata così iconica mi è oscuro, non avendo letto il manga.
L'ultima sala della mostra era la più divertente: era possibile indossare i costumi dei due protagonisti, divise scolastiche anni '70. Per gente come noi cresciuta con gli anime vecchio stile era come un sogno che si avverava!
Aneddoto personale della mostra: appena messo piede nella sala d'ingresso della residenza, mi sento chiamare per nome da qualcuno. Mi giro, e trovo un signore giapponese che mi mostra il cellulare e il mio messaggio di auguri di compleanno che gli avevo scritto quella mattina, chiedendomi se fossi io. Era il signor Sugahara, espertissimo ricercatore di Ikki Kajiwara e delle sue opere, con cui parlo spesso e volentieri sui social ma che non avevo mai visto di persona... fino a quel momento!
Inutile dire che gli amici che erano con me, che non perdono mai l'occasione di prendermi in giro perché io riesco a farmi amici ovunque in Giappone e perché sono apparso in un programma tv giapponese perciò sono un personaggio famoso, non hanno smesso di ridere per tutto il giorno del fatto che io sia riuscito a trovare un amico un nanosecondo dopo essere arrivato.
TOKYO - CAFE' DI RUROUNI KENSHIN
Rurouni Kenshin di Nobuhiro Watsuki sta vivendo un periodo di rinnovato successo grazie al remake della serie animata (che per motivi di tempo non sto guardando, ma con la quale prima o poi mi rimetterò in pari). Non potevano quindi mancare diverse iniziative a tema, come ad esempio un piccolo café tempporaneo a tema, che è stato allestito nella caffetteria Dolce Festa di Asakusa dal 15 giugno al 30 agosto.
Una certa persona della nostra redazione che è una grandissima fan del samurai vagabondo mi ci ha portato a fare uno spuntino ed è stata una bella esperienza, nonostante l'aria condizionata del locale fosse così forte che per poco non congelavo. Al piano di sopra era stata allestita una piccola esposizione con schermi che mandavano le sigle della nuova serie, cartonati dei personaggi e un menu a tema. Abbiamo pasteggiato a onigiri e dolci, questi ultimi i soliti dolci supertrash e super diabetici che si rifanno a elementi degli anime/manga celebrati da questi café. Io ho mangiato una granita a forma di Sanosuke Sagara, con una spada di wafer: buona ma molto zuccherosa (mai quanto il pancake a forma di spilla di Sailor Moon con pan di Spagna alla fragola ripieno di marmellata di fragola con contorno di fragole e decorazione di succo di fragola e canditi e glassa alla fragola che ho mangiato al café di Sailor Moon!). I piatti e le bevande ci sono stati serviti con sottobicchieri e tovagliette a tema Kenshin, con illustrazioni inedite, che abbiamo poi potuto portarci a casa.
È stato molto bello farsi le foto coi cartonati dei personaggi e guardare i finti alberi di ciliegio appesi alle pareti dove i fan potevano scrivere messaggi e fare disegni sui petali rosa (purtroppo, erano finiti quando siamo andati quindi non abbiamo potuto scrivere i nostri).
Al primo piano c'era un piccolo shop e una bella iniziativa: era possibile raccogliere timbri a tema Kenshin sparsi qua e là per Asakusa per poi portarli al Dolce Festa e ricevere un omaggio. Purtroppo, avevamo poco tempo e faceva troppo caldo, perciò non siamo riusciti a farlo, ma ci siamo goduti la visita al cafè comunque.
TOKYO - MOSTRA DI JUNJI ITO
Junji ito è un autore tanto popolare in Italia quanto ignorato dal sottoscritto, che ha paura anche della sua ombra e non si sogna minimamente di leggere manga horror. L'unica opera dell'autore che ho letto è stata Rasputin Il patriota, che non era un horror e dove faceva soltanto i disegni. Sono però stato invitato alla gigantesca mostra dedicata all'autore che si è tenuta al centro culturale di Setagaya dal 27 aprile al 1 settembre, perciò ne ho approfittato per dare un'occhiata. Il posto era imboscatissimo, ci ho messo secoli per arrivare, ma la mostra era gigantesca. C'erano tavole e illustrazioni di tutte le opere dell'autore, dalle più famose come Uzumaki e Tomie alle più particolari come Cat Diary. C'erano le edizioni dei suoi manga in varie lingue straniere (anche la nostra della J-Pop), c'era una riproduzione della sua stanza, c'erano le sue opere disegnate da ragazzo (molto più belle di qualsiasi cosa io abbia disegnato alla sua età), c'era la possibilità di pescare da una scatola una piccola card in omaggio. Tantissime illustrazioni a colori, tantissime tavole, i suoi strumenti di disegno, video dove l'autore spiegava il suo metodo di disegnare, un gioco virtuale dov'era possibile scattarsi una foto "a spirale" come in Uzumaki, c'erano persino un paio di figure.
È stato un viaggio molto lungo (ci abbiamo messo due-tre ore a visitare tutto) e anche un po' disturbante. Si poteva fotografare tutto, vi lascerò qualcosa in gallery, ma non ho fotografato molte cose perché le trovavo disturbanti anche solo a guardarle di sfuggita, per quanto ne riconoscessi la bellezza a livello di espressività e disegno... niente, io e gli horror non andiamo proprio d'accordo, ma sono evidentemente una mosca bianca dato che la mostra era pienissima e c'erano anche tantissimi stranieri, visto che si tratta di un autore pubblicato e famoso in tutto il mondo. C'era, ovviamente, il solito shop che vendeva tutti i suoi manga, magliette, borse e quant'altro, ma stavolta mi sono ben volentieri risparmiato la spesa!
YOKOHAMA OTOKO MATSURI: BASEBALL E VERI UOMINI
Non sono un appassionato di sport, perciò continuo a non capirci niente del baseball. Tuttavia, per questo sport provo un'inspiegabile fascinazione, probabilmente perché so cosa rappresenta per i giapponesi e questa cosa mi affascina, perchè è lo sport simbolo dell'estate e io sono un uomo estivo, chissà.
Per tutta una serie di questioni, tuttavia, mi sono trovato ad assistere a una partita di baseball in Giappone. No, non il Koushien a cui ho la sensazione che prima o poi finirò, ma una partita di professionisti. C'ero già andato l'anno scorso, invitato in via del tutto casuale da un amico, e quest'anno avevamo in programma di bissare, ma alla fine sono andato da solo perchè per impegni improvvisi il mio amico ha dovuto rinunciare. Perché io abbia deciso, peraltro rinunciando a un altro impegno a cui tenevo, di recarmi da solo fino allo Yokohama Stadium nell'omonima città per vedere una partita di baseball è presto detto, e il motivo in realtà non c'entra nulla con lo sport in questione. Fra il 20 e il 22 agosto, si è tenuta allo Yokohama Stadium l'annuale edizione dello Yokohama Otoko Matsuri, ossia il "festival dei veri uomini". La partita che ho visto vedeva la squadra di casa, gli ormai lanciatissimi Yokohama Dena Bay Stars, contro una squadra per cui provo una particolare simpatia: i Chunichi Dragons. Che, in realtà, a quanto pare, sono una squadra parecchio scarsa (infatti hanno perso), ma è la squadra della mia Nagoya, è la squadra per cui tifava Akira Toriyama, dal 2016 giro con un cappellino dei Dragons comprato per caso in un negozio di vestiti usati perché mi serviva un cappellino e costava poco, perciò provo per loro qualcosa di speciale. Tanto da spingermi a vederli giocare? No, ma se a fare da mattatore prima, durante e dopo la partita c'è il già citato Nobuaki Kakuda, avete già i miei soldi del biglietto. Del resto, l'ho detto alla signorina che mi ha fatto un questionario all'ingresso e mi ha chiesto "Sei fan dei Bay Stars o dei Dragons?". "Sono qua perché sono un fan di Nobuaki Kakuda!" ho risposto.
Ho già parlato tante volte in passato di Nobuaki Kakuda, un personaggio molto famoso in Giappone e di cui sono un fan da circa una decina d'anni ormai. Ex karateka e arbitro di incontri di karate, attore, doppiatore, attualmente fa il cantante, l'attore teatrale e il bodybuilder. E' il sessantenne che tutti vorrebbero diventare, un uomo che (l'ha detto lui) ha cominciato ad andare in palestra perché trovava fighissima l'imbragatura per allenarsi di Hyuma Hoshi in Kyojin no Hoshi e ha raggiunto livelli elevatissimi in qualsiasi sport abbia provato, oltre a diventare un personaggio pubblico super iconico e un cantante dalla voce fighissima. In particolare, è un super fan delle opere di Tetsuo Hara: ha chiamato i suoi figli Kenshiro e Yuria, ha partecipato come doppiatore ai film della pentalogia di Hokuto no Ken, ma soprattutto è l'uomo-simbolo di Hana no Keiji, serie che da noi non ha avuto granché successo ma che per i salaryman giapponesi è un'icona, poiché le è stata dedicata una fortunata serie di pachinko in cui, fra una partita e l'altra, ci sono un sacco di bellissime canzoni con annesso videoclip: il cantante della maggior parte delle canzoni è proprio Kakuda, che compare in tutti i video nelle vesti di un fighissimo samurai che balla, flette i muscoli, suona il taiko, combatte zombie a mani nude, beve saké guardando la luna, balla in spiaggia attorniato da belle ragazze e canta con la sua voce calda e possente di veri uomini, giuramenti al chiaro di luna, amicizie, battaglie. In Giappone, qualsiasi adulto conosce Nobuaki Kakuda e le canzoni del pachinko di Keiji e gli appassionati di sport conoscono tutti questo atleta e personaggio unico al mondo.
Ho avuto la fortuna d'incontrarlo lo scorso anno alla Sportec, la fiera dello sport e degli articoli sportivi che si tiene ogni anno al Tokyo Big SIght, dove ha tenuto una conferenza in combo col bench-presser Daiki Kodama e ho avuto modo di parlarci un attimo e scattare una foto con lui. Da allora, ogni tanto, ci sentiamo su Instagram e mi aggiorna sulle cose che fa, sui suoi eventi che eventualmente posso andare a vedere quando sono in Giappone. E' così che sono venuto a conoscenza dello Yokohama Otoko Matsuri ed è per questo che mi sono ritrovato a guardare il baseball, da solo, in uno stadio di Yokohama. Guardare il baseball lì è un'esperienza mistica, perché della partita non ci si capisce niente a meno che tu non abbia il posto attaccato a dove giocano, e il tutto è inframezzato da un sacco di siparietti assurdi, fra mascotte pupazzose che entrano in campo, macchine che entrano in campo, cheerleader che entrano in campo, bambini che entrano in campo e sigle anime (neanche quella di Touch che avrebbe avuto senso, ma quella di Slam Dunk, per dire) sparate a caso dagli spalti. Ti diverti di più a vedere i tifosi che a seguire la partita, di cui alla fine non ti resta nulla. In mezzo a tutto questo marasma, che, non ce lo metti Nobuaki Kakuda che apre il match entrando con un gruppo di bambini in karategi e facendo con loro un'esibizione di karate, che fa il primo lancio, che va in giro fra gli spalti a intervistare la gente? La partita è durata sulle quattro ore, non finiva più, ma è stata super divertente, e alla fine sono stato premiato con una mezz'ora di concerto di Nobuaki Kakuda, che ha portato in campo ballerini, fiamme, fuochi d'artificio mentre lui cantava le canzoni di Hana no Keiji. Una delle cose più fighe che abbia mai visto in Giappone, che mi ha fatto esaltare anche se vista da un posto abbastanza lontano. Se lo rifanno l'anno prossimo, sono già lì!
TOKYO - MOSTRA DELLE CLAMP
Fra le mille che hanno fatto, la mostra più popolare dell'estate giapponese è stata quella dedicata alle CLAMP, tenutasi al National Art Center di Roppongi dal 31 luglio al 23 settembre. Qualsiasi straniero giunto in Giappone la scorsa estate era a conoscenza della mostra o era intenzionato a vederla, e anche se non lo sapevi ne beccavi le pubblicità ovunque nelle stazioni dei treni e delle metropolitane. Io con le CLAMP ho un rapporto strano: trovo che alcuni loro manga siano il non plus ultra dello stile grafico a cui riconduco i manga, ho amato in gioventù Cardcaptor Sakura e Magic Knight Rayearth, sia in versione manga che anime, adoro i disegni delle loro opere anni '80/'90, come RG Veda e Wish, ma finisce che non ne apprezzo molto le storie, anche se ho letto quasi tutto quello che hanno fatto, perlomeno le opere lunghe. Ma a una mostra si vanno a vedere i disegni, perciò, anche se non sono un fan sfegatatissimo delle CLAMP come narratrici, non potevo perdermi l'occasione di vedere dal vivo i loro disegni. Nota: era possibile fotografare tutto e troverete diverse foto in gallery, ma mi sono limitato a fotografare tavole prese dai manga che mi piacciono, o di cui mi piacciono i disegni, quindi ho praticamente ignorato le opere più recenti o manga che non ho letto, come XXX Holic o Gate 7.
Le CLAMP non badano a spese e hanno preso per la loro mostra il National Art Center di Roppongi, un palazzetto dove solitamente fanno mostre d'arte (c'ero andato qualche anno fa a vedere una mostra di Mucha). Paradossalmente, ha molto senso che una mostra delle CLAMP sia fatta lì, a due passi dalla Torre di Tokyo che è un elemento cardine di molti loro manga. Sei sale, ognuna dedicata a un tema: magia, amore, avventura, con centinaia di tavole e illustrazioni a colori esposte. Un vero e proprio viaggio a ritroso nello shoujo manga anni '90, fra disegni bellissimi e atmosfere magiche. Vedere in grande formato, appese alle pareti, le tavole ariose, fiabesche e luminose di Magic Knight Rayearth è stata un'esperienza da favola, che mi sono goduto nonostante la mostra fosse strapiena di gente. Siamo andati di prima mattina, il centro era ancora chiuso, ma abbiamo comunque fatto un sacco di fila, e anche all'interno c'era un sacco di gente, tanto che il nostro gruppetto si è sparpagliato e poi ritrovato all'uscita. Fra le mille cose esposte, anche le copertine di tutti i loro manga in ordine cronologico, un'area riposo con vista sulla skyline di Tokyo (ovviamente) che comprendeva uno schermo proiettante il trailer del prossimo venturo remake animato di Magic Knight Rayearth e una zona lettura dov'era possibile leggere i primi volumi di tutte le loro opere principali (maledetta bambina che si è piantonata lì a leggere Rayearth per mezz'ora, impedendomelo!), una zona dedicata alle collaborazioni con riviste varie e alle opere di cui le CLAMP hanno curato solo il character design, come Code Geass, una zona dedicata ai numeri di Nakayoshi con le loro opere in copertina, una sala interamente rivestita di decorazioni argentate con citazioni dai loro manga, un'installazione che proiettava tavole dei manga animate, qualche figure e oggetto di merchandise, un'illustrazione recentissima dove Ashura di RG Veda e Sakura Kinomoto sono ritratti nello stile di, appunto, Mucha. C'era di tutto e di più anche solo per me che non sono un fan particolarmente sfegatato, chi ha amato tutte le loro opere avrà rischiato proprio la tachicardia! Immancabile, ovviamente, lo shop che vendeva di tutto e di più: cartoline, cancelleria, borse, poster, portachiavi, adesivi, artbook... mi sono contenuto e ho preso solo una cartolina e qualche souvenir, dato che avevo già fatto acquisti a tema in precedenza, a una mostra dedicata a Nakayoshi che avevo visto nel 2019.
TOKYO - A LEZIONE DI STORIA CON.... L'UOMO TIGRE
Le cose strane che ti capitano in Giappone non finiscono mai. Te ne può capitare una al giorno, in modi e momenti totalmente inaspettati. Di eventi, ce ne sono a bizzeffe, se hai la fortuna di venirne a conoscenza tramite i social o qualche amico puoi divertirti ogni giorno andando a una mostra, un evento, una conferenza o qualcosa di nuovo ogni giorno. Per caso, ho scoperto che, l'8 settembre, si sarebbe tenuto al santuario Kanda Myojin un evento di Satoru Sayama, leggendario lottatore noto per aver indossato nei primi anni '80 la maschera dell'Uomo Tigre (Tiger Mask), personaggio del manga creato da Ikki Kajiwara e poi trasposto in una fortunata serie animata.
Ovviamente, non potevo mancare, anche se, per motivi di salute, l'amico che avrebbe dovuto accompagnarmi ha dovuto rinunciare.
Il Kanda Myojin ha un fortissimo legame con la pop culture e le sottoculture: lo sanno bene i fan di Love Live, dato che il personaggio di Honoka, nella prima serie, lavora come sacerdotessa proprio in quel tempio, e perciò è diventato una terra sacra per gli otaku e gli amanti delle nove school idol. E' meno noto, invece, il legame col pro-wrestling, giustificato dalla vicinanza con Suidobashi e la sua arena Korakuen Hall e con Jinbocho e le sue librerie che spesso vendono articoli vintage di wrestling.
Ero molto curioso di reincontrare Satoru Sayama, dato che, quando lo avevo incontrato nel 2019, era molto malato e girava la voce che non avrebbe più fatto incontri coi fan. Non sapevo cosa aspettarmi da questo evento, ma ero felice di essere lì. Non avevo tenuto conto del mio potere speciale di finire coinvolto in tutta una serie di situazioni uniche e imbarazzanti ogni volta che metto piede in qualsiasi posto in Giappone. Varcata la soglia della sala, trovo subito davanti ai miei occhi Morihara-san, un signore appassionatissimo di wrestling con cui corrispondo su Facebook e che non manca mai a eventi dedicati al wrestling d'annata. Non lo vedevo dal 2020, sono stato sorpreso e felicissimo di trovarmelo lì davanti, ma ancor più felice è stato lui, che mi ha subito presentato a due energumeni in giacca e cravatta. Pensavo fossero dei bodyguard, invece no, erano due lottatori della Strong Style Pro-Wrestling, la federazione di Sayama: Hayato Mashita e Yuji Sakuragi. Non solo, mi è anche stato presentato il fotografo ufficiale della federazione, che mi ha anche fotografato (chissà in quale articolo sarà finita quella foto...).
L'evento in sé è stato totalmente inaspettato: innanzitutto, Sayama si è presentato al naturale, senza la maschera di tigre che ha poi messo successivamente solo per fare qualche foto. Poi, l'ho trovato molto in salute, arzillo, capace di ricordare nozioni complesse, di capire chi aveva davanti a sé e di scherzare con il pubblico.
Pensavo avrebbe fatto una conferenza sul wrestling, ricordando i tempi in cui lottava, come aveva già fatto in precedenza ad un altro evento a cui avevo partecipato. Invece, Sayama ha fatto... ... ... una lezione di storia del Giappone, raccontando la storia del Giappone moderno, il suo rapporto coi paesi esteri e mettendo a confronto la generazione di allora con quella attuale. A quanto pare, questo evento si tiene ogni anno e ogni anno il tema cambia, a sorpresa, perciò ora che lo so non mi perderò le prossime edizioni!
In tutto ciò, sempre per la serie situazioni uniche e imbarazzanti, quando Sayama ha chiesto se c'erano domande dal pubblico, un vecchietto qualunque, pelato, con gli occhiali e il bastone, ha preso la parola solo per lamentarsi che l'aria condizionata della sala era troppo forte.
Lo stesso vecchietto che poi, alla fine dell'evento, Morihara-san ha insistito tantissimo per presentarmi, perché... .... ... era Hisashi Shinma, personaggio leggendario per il wrestling giapponese e non solo, essendo stato una figura importantissima sia per la New Japan Pro-Wrestling di Antonio Inoki sia per l'americana WWF (l'odierna WWE). Un vecchietto col bastone che si lamentava dell'aria condizionata e che, ovviamente, nel sentire che io ero italiano ha subito detto ciò che tutti i vecchietti giapponesi dicono agli Italiani: "Italia, Giappone e Germania erano alleati durante la guerra!". Quel vecchietto lì, quaranta, cinquant'anni fa era una delle personalità più influenti della scena sportiva giapponese, e io ci ho parlato così come se niente fosse. E' assodato che certe cose possano accadere solo a me...
RINGRAZIAMENTI
Grazie a Shingo Yasuno per la compagnia durante la mostra di Kinnikuman; Maria Brome e Jonathan Lara Zepeda per le mostre di Ai to Makoto, Junji Ito e le CLAMP; Kiyokazu Sugahara per il piacevolissimo, fortuito incontro alla mostra di Ai to Makoto; Zettailara per il café di Kenshin e l'avermi aspettato nel labirinto dell'ingresso della mostra delle CLAMP; Hiromasa Saito per il biglietto dello Yokohama Otoko Matsuri e Nobuaki Kakuda per l'indimenticabile concerto; Shigeo Nagami per la prenotazione dell'evento di Sayama; Satoru Sayama per l'esperienza unica al mondo, Yoshihiro Morihara per avermi presentato diverse persone del settore all'evento.