Lucky★Star
"Lucky☆Star", noto in Giappone anche come "Raki~Suta", è un anime di tipo "slice of life" prodotto dalla Kyoto Animation nel lontano 2007, trasposizione del manga, col medesimo titolo, scritto da Kagami Yoshimizu, che inizierà la sua carriera nel mondo dei fumetti proprio con questa opera.
La serie conta in totale ventiquattro episodi, suddivisi in due archi narrativi, dove l'unica differenza fra il primo e il secondo è l'arrivo di nuovi personaggi, pronti ad allargare il cast; la trama è semplice e lineare, ruota attorno alla vita quotidiana di quattro studentesse delle scuole superiori: Konata Izumi, Miyuki Takara e le gemelle Hiiragi.
Verso la fine di ogni episodio, però, ha inizio il "Lucky Channel", segmento della breve durata di tre minuti circa dove incontriamo l'instabile idol delle scuole medie, Akira Kogami, e il suo povero assistente, Minoru Shiraishi.
Qui l'umorismo si fa più tagliente e cupo, desideroso di apparire realistico ma allo stesso tempo mai forzato, con iconica tensione tra i due presentatori, alleggerita da ospiti speciali, assai noti al pubblico nipponico, come Ono Daisuke o Yuko Gōto.
Poiché all'interno dell'opera non è presente un vero e proprio sviluppo che porta il plot ad evolversi, questo anime potrà risultare noioso a coloro che divorano con certa voracità gli shonen pieni di pura azione e colpi di scena, è invece un'opera perfetta per coloro che sono alla ricerca di un qualcosa di piacevole e rilassante da guardare.
Ho amato molto ogni episodio, l'iconica sigla, apprezzato le basiche conversazioni fatte dai personaggi e casualmente ritrovato tratti della mia personalità nelle protagoniste.
Spero che in futuro riusciremo ad avere ristampe dei volumi in inglese, inclusi gli ultimi due, tuttora mai tradotti, e, chissà, forse anche un adattamento italiano dei capitoli.
La serie conta in totale ventiquattro episodi, suddivisi in due archi narrativi, dove l'unica differenza fra il primo e il secondo è l'arrivo di nuovi personaggi, pronti ad allargare il cast; la trama è semplice e lineare, ruota attorno alla vita quotidiana di quattro studentesse delle scuole superiori: Konata Izumi, Miyuki Takara e le gemelle Hiiragi.
Verso la fine di ogni episodio, però, ha inizio il "Lucky Channel", segmento della breve durata di tre minuti circa dove incontriamo l'instabile idol delle scuole medie, Akira Kogami, e il suo povero assistente, Minoru Shiraishi.
Qui l'umorismo si fa più tagliente e cupo, desideroso di apparire realistico ma allo stesso tempo mai forzato, con iconica tensione tra i due presentatori, alleggerita da ospiti speciali, assai noti al pubblico nipponico, come Ono Daisuke o Yuko Gōto.
Poiché all'interno dell'opera non è presente un vero e proprio sviluppo che porta il plot ad evolversi, questo anime potrà risultare noioso a coloro che divorano con certa voracità gli shonen pieni di pura azione e colpi di scena, è invece un'opera perfetta per coloro che sono alla ricerca di un qualcosa di piacevole e rilassante da guardare.
Ho amato molto ogni episodio, l'iconica sigla, apprezzato le basiche conversazioni fatte dai personaggi e casualmente ritrovato tratti della mia personalità nelle protagoniste.
Spero che in futuro riusciremo ad avere ristampe dei volumi in inglese, inclusi gli ultimi due, tuttora mai tradotti, e, chissà, forse anche un adattamento italiano dei capitoli.
Indubbiamente il "Lucky Channel" è la parte più avvincente di tutta la storia, in quanto lì, a differenza del resto della serie, c'è una vera evoluzione nei rapporti. Non che fosse un punto fondamentale, dato che pur sempre parliamo di un anime scolastico/demenziale/slice-of-life, ma ha dato un po' di brio a una serie che è sì carina, ma ha avuto una fisiologica perdita di "smalto" a causa degli anni che porta sulle spalle e del format usato: le gag autoconclusive, a parer mio, funzionano meglio quando la durata degli episodi e della serie stessa non è eccessiva. Con ventiquattro episodi da ventiquattro minuti l'uno si è sfiorato il limite, difatti gli ultimi (con un'eccezione, l'unico episodio davvero toccante di tutta la serie, non 'spoilero' quale) li ho guardati in gran parte con relativo disinteresse. Ma ne conservo comunque complessivamente un buon ricordo.
Tra i pro: musiche orecchiabili; animazioni ottime, considerati i tempi in cui è stato fatto; disegni che, insieme ad altre serie storiche, hanno rappresentato l'archetipo del "moe" (nel bene e nel male); personaggi tutto sommato simpatici (Minoru & Akira sugli scudi); tutti i crismi per essere uno slice of life di successo, e la fanbase ancora fedele oggigiorno ne è la prova vivente.
Riassumendo: contento di averlo visto... ma una volta basta e avanza.
Tra i pro: musiche orecchiabili; animazioni ottime, considerati i tempi in cui è stato fatto; disegni che, insieme ad altre serie storiche, hanno rappresentato l'archetipo del "moe" (nel bene e nel male); personaggi tutto sommato simpatici (Minoru & Akira sugli scudi); tutti i crismi per essere uno slice of life di successo, e la fanbase ancora fedele oggigiorno ne è la prova vivente.
Riassumendo: contento di averlo visto... ma una volta basta e avanza.
Nel 2007 il celebre studio Kyoto Animation sforna un’opera che è destinata a rimanere nell’albo degli anime comici più amati del nuovo millennio: si tratta di “Lucky Star”, serie di ventiquattro episodi tratta dall’omonimo manga yonkoma scritto e illustrato da Kagami Yoshimizu.
Protagonista della storia è Konata Izumi, una piccola ma energica liceale appassionata di anime, manga e videogiochi. Il suo sfrenato lato “otaku” non esita a venir fuori nelle conversazioni con le amiche Kagami, Tsukasa e Miyuki, dando origine a varie gag che non mettono da parte neanche gli aspetti più comuni della vita quotidiana.
Qual è il segreto del successo di “Lucky Star”? Una protagonista moe e otaku, in cui diversi spettatori possono identificarsi? Delle battute divertenti e geniali, all’apparenza insignificanti? Forse la risposta è un mix di tutto questo, fatto sta che l’anime è riuscito a conquistare la sottoscritta all’incirca per i suddetti motivi. L’opera, infatti, è densa di citazioni ad altri anime e manga, che non possono che generare un sorriso ogniqualvolta si allude a un titolo conosciuto; in aggiunta, nonostante non sia un’otaku sfegatata come Konata, spesso diventa facile riconoscersi in certe abitudini o linee di pensiero (quali, ad esempio, il grande dispiacere provato tutte le volte che i manga vengono considerati “diseducativi” facendo riferimento esclusivamente al genere hentai). L’anime, tuttavia, non ha nessuna intenzione di promuovere la “cultura otaku” anche nei suoi aspetti più torbidi, tant’è vero che gli asociali comportamenti della protagonista sono soggetti, spesso e volentieri, alla tagliente lama della tsundere Kagami. Quasi sempre geniali sono i “botta e risposta” (più propriamente detti “boke e tsukkomi”) messi in scena dalle due ragazze, che assieme formano la coppia più irriverente di tutta l’opera.
Ma, se è vero che una minima conoscenza dell’universo di anime, manga e videogame è indispensabile per capire gran parte degli sketch, è altrettanto vero che una buona quantità di gag è assolutamente fruibile anche dal resto del pubblico. Come accennato prima, “Lucky Star” riesce a far sorridere anche con le situazioni più banali e insignificanti prese dalla vita di tutti i giorni. La suspense di tutta la famiglia davanti a un quiz televisivo, la strana mania di gesticolare al telefono anche se l’interlocutore non può vederci o il perfetto tempismo del parente che ti sorprende giusto quando sei in “pausa studio” sono alcuni esempi delle innumerevoli scene a cui assistiamo quotidianamente e che l’anime ripropone fedelmente. Non mancano neanche le velate critiche alla società, ai commercianti o alle dinamiche dello show business. Ovviamente non tutti gli sketch sono riusciti, e alle volte la narrazione risulta abbastanza lenta o noiosa.
Altra mossa geniale da parte degli autori è rappresentata dal frizzante Lucky Channel, nel quale Akira Kogami e Minoru Shiraishi intavolano le situazioni comiche più divertenti di tutta l’opera. Nota di merito va soprattutto alla pseudo-idol (e alla sua doppiatrice), capace di passare in un baleno da un atteggiamento super moe a uno totalmente sfacciato e infastidito.
Per quanto riguarda il lato tecnico, ci troviamo di fronte a un character design molto semplice e “kawaii”, reso attraverso disegni che mantengono una buona qualità per tutta la durata della serie. Ottime come sempre le animazioni, mentre gli sfondi, forse per una scelta di stile, risultano alquanto abbozzati e poco realistici. Ulteriore nota positiva da segnalare è costituita dalle sigle. L’opening, infatti, è un miscuglio di nonsense sia a livello visivo che musicale: le varie sequenze mostrano le protagoniste impegnate in strani balletti, mentre la canzone “Motteke! Sailor Fuku”, col suo ritmo di primo acchito irritante ma che col tempo diventa indimenticabile, presenta un testo ricco di assurdità sparate una dietro l’altra. Le ending, per la prima parte della serie, vedono le nostre ragazze cantare a squarciagola sigle di anime o brani popolari in Giappone al karaoke; nella seconda parte, invece, l’anime diventa più divertente che mai grazie a delle esilaranti scene in live-action in cui Minoru Shiraishi si lancia in ridicoli balletti e interpretazioni di vari singoli.
In conclusione, “Lucky Star” è un’opera dal successo non immeritato: le varie gag, che spaziano dalla cultura otaku alle più semplici abitudini quotidiane, riescono spesso a strappare un sorriso. Geniali, inoltre, le varie trovate degli autori, dal Lucky Channel alle sigle finali. Purtroppo, però, l’anime non mantiene lo stesso ottimo livello per tutta la sua durata, per cui alcune scene o episodi possono risultare estremamente lente o noiose. Voto comunque positivo: 8.
Protagonista della storia è Konata Izumi, una piccola ma energica liceale appassionata di anime, manga e videogiochi. Il suo sfrenato lato “otaku” non esita a venir fuori nelle conversazioni con le amiche Kagami, Tsukasa e Miyuki, dando origine a varie gag che non mettono da parte neanche gli aspetti più comuni della vita quotidiana.
Qual è il segreto del successo di “Lucky Star”? Una protagonista moe e otaku, in cui diversi spettatori possono identificarsi? Delle battute divertenti e geniali, all’apparenza insignificanti? Forse la risposta è un mix di tutto questo, fatto sta che l’anime è riuscito a conquistare la sottoscritta all’incirca per i suddetti motivi. L’opera, infatti, è densa di citazioni ad altri anime e manga, che non possono che generare un sorriso ogniqualvolta si allude a un titolo conosciuto; in aggiunta, nonostante non sia un’otaku sfegatata come Konata, spesso diventa facile riconoscersi in certe abitudini o linee di pensiero (quali, ad esempio, il grande dispiacere provato tutte le volte che i manga vengono considerati “diseducativi” facendo riferimento esclusivamente al genere hentai). L’anime, tuttavia, non ha nessuna intenzione di promuovere la “cultura otaku” anche nei suoi aspetti più torbidi, tant’è vero che gli asociali comportamenti della protagonista sono soggetti, spesso e volentieri, alla tagliente lama della tsundere Kagami. Quasi sempre geniali sono i “botta e risposta” (più propriamente detti “boke e tsukkomi”) messi in scena dalle due ragazze, che assieme formano la coppia più irriverente di tutta l’opera.
Ma, se è vero che una minima conoscenza dell’universo di anime, manga e videogame è indispensabile per capire gran parte degli sketch, è altrettanto vero che una buona quantità di gag è assolutamente fruibile anche dal resto del pubblico. Come accennato prima, “Lucky Star” riesce a far sorridere anche con le situazioni più banali e insignificanti prese dalla vita di tutti i giorni. La suspense di tutta la famiglia davanti a un quiz televisivo, la strana mania di gesticolare al telefono anche se l’interlocutore non può vederci o il perfetto tempismo del parente che ti sorprende giusto quando sei in “pausa studio” sono alcuni esempi delle innumerevoli scene a cui assistiamo quotidianamente e che l’anime ripropone fedelmente. Non mancano neanche le velate critiche alla società, ai commercianti o alle dinamiche dello show business. Ovviamente non tutti gli sketch sono riusciti, e alle volte la narrazione risulta abbastanza lenta o noiosa.
Altra mossa geniale da parte degli autori è rappresentata dal frizzante Lucky Channel, nel quale Akira Kogami e Minoru Shiraishi intavolano le situazioni comiche più divertenti di tutta l’opera. Nota di merito va soprattutto alla pseudo-idol (e alla sua doppiatrice), capace di passare in un baleno da un atteggiamento super moe a uno totalmente sfacciato e infastidito.
Per quanto riguarda il lato tecnico, ci troviamo di fronte a un character design molto semplice e “kawaii”, reso attraverso disegni che mantengono una buona qualità per tutta la durata della serie. Ottime come sempre le animazioni, mentre gli sfondi, forse per una scelta di stile, risultano alquanto abbozzati e poco realistici. Ulteriore nota positiva da segnalare è costituita dalle sigle. L’opening, infatti, è un miscuglio di nonsense sia a livello visivo che musicale: le varie sequenze mostrano le protagoniste impegnate in strani balletti, mentre la canzone “Motteke! Sailor Fuku”, col suo ritmo di primo acchito irritante ma che col tempo diventa indimenticabile, presenta un testo ricco di assurdità sparate una dietro l’altra. Le ending, per la prima parte della serie, vedono le nostre ragazze cantare a squarciagola sigle di anime o brani popolari in Giappone al karaoke; nella seconda parte, invece, l’anime diventa più divertente che mai grazie a delle esilaranti scene in live-action in cui Minoru Shiraishi si lancia in ridicoli balletti e interpretazioni di vari singoli.
In conclusione, “Lucky Star” è un’opera dal successo non immeritato: le varie gag, che spaziano dalla cultura otaku alle più semplici abitudini quotidiane, riescono spesso a strappare un sorriso. Geniali, inoltre, le varie trovate degli autori, dal Lucky Channel alle sigle finali. Purtroppo, però, l’anime non mantiene lo stesso ottimo livello per tutta la sua durata, per cui alcune scene o episodi possono risultare estremamente lente o noiose. Voto comunque positivo: 8.
<b>Attenzione: la recensione contiene spoiler</b>
Pensate di saperne molto di anime/manga? Pensate di definirvi otaku? Pensate di conoscere bene il Giappone? Pensate di conoscere la qualunque? Allora non avete conosciuto "Lucky★Star", anime made in Kyoto Animation.
"Lucky★Star " fa parte del genere slice of life-comico, ovvero vita quotidiana con situazioni o dialoghi all'insegna della risata, infarciti con scene che ironizzano sugli usi e costumi, sui luoghi comuni, la cultura, in particolare dei media nipponici, come anime, manga, videogame, light novel, cosplay e altro, che strizzano l'occhio alla cultura otaku in tutte le loro sfaccettature. Ovviamente servono dei punti di vista, e la serie ne presenta molti, dalle quattro protagoniste, cioè Konata Izumi, una vera e propria otaku incallita ma con un rendimento scolastico all'opposto del suo interesse, Hiiragi Kagami, studiosa e seria col complesso del peso-forma e con un carattere da tsundere, sua sorella Tsukasa, che è il suo opposto, cioè dolce ma incredibilmente sbadata, e Takara Miyuki, un esempio vivente di moe gentile e cordiale, ai molti personaggi a loro collegati, come i parenti - nel caso di Konata abbiamo il padre Sojiro, che ha trasmesso alla figlia la sua passione da otaku, la cugina poliziotta Yui Narumi, che spesso non rispetta il suo ruolo, e la cugina più giovane, Yutaka Kobayakawa, facile di malattia ma di buon cuore -, fino alle altre compagne di classe, tra cui Minami Iwasaki, molto pacata e con un complesso per la sue misure, Ayano Minegishi, Misao Kusakabe, Patricia "Patty" Martin, studentessa americana con una passione da otaku, Hiyori Tamura, scrittrice di doujinshi con storie d'amore molto particolari e dalla fantasia romance un po' strana, e la loro insegnante Nanako Kuroi, determinata e amichevole, anche quando si tratta di riprendere, nonché giocatrice online.
Con questo particolare cast viviamo continui sketch comici della loro quotidianità, in cui vedremo le ragazze impegnate in continue chiacchiere che culminano sempre in discussioni su luoghi comuni e abitudini, e continue citazioni al mondo dei manga/anime, oltre a visitare vari luoghi come negozi (uno in particolare con uno staff assurdo), quartieri otaku come Akihabara, il Comiket, la fiera d'estate e perfino Kyoto con visita alla Kyoto Animation, di cui l'anime fa spesso citazioni di alcune opere, in particolare da "La malinconia di Haruhi Suzumiya", a cui l'anime fa continui richiami, da poster a caffè a tema e altro.
E non finisce qui, dal momento che dopo ogni episodio vi è il bizzarro Lucky Channel, a prima vista un mini-show a tema dell'anime, peccato che poi culmina in continue discussioni fra i conduttori, cioè Akira Kagami, all'apparenza una tipa simpatica, ma che è in realtà una ragazza inacidita alla continua ricerca della fama, e la spalla, nonché figura mediatica realmente esistente in Giappone, Minoru Shiraishi, che spesso fa apparizioni nella saga principale.
In ambito grafico si va sul semplice, tranne in certi casi e, se nelle OST vengono utilizzate varie musichette di genere vario, andiamo al bizzarro caso di opening ed ending: l'opening, per tutta la serie, è una bizzarria d'immagini e musica, e il testo non è da meno, mentre le ending sono un caso diverso, perché variano di continuo. Nelle prime dodici puntate vediamo le protagoniste al karaoke mentre cantano svariate sigle di anime e telefilm, mentre le restanti dodici sono riprese in live-action con protagonista Minoru mentre improvvisa bizzarri balletti e canzoni, spesso con l'aiuto della doppiatrice di Akira, in vari paesaggi nipponici.
Che altro dire, "Lucky★Star " è un "anime per otaku", se lo si può definire così. Se siete interessati, oltre a scoprire che Kyoto Animation sa anche creare anime da guardare a cervello spento, dateci un'occhiata.
Pensate di saperne molto di anime/manga? Pensate di definirvi otaku? Pensate di conoscere bene il Giappone? Pensate di conoscere la qualunque? Allora non avete conosciuto "Lucky★Star", anime made in Kyoto Animation.
"Lucky★Star " fa parte del genere slice of life-comico, ovvero vita quotidiana con situazioni o dialoghi all'insegna della risata, infarciti con scene che ironizzano sugli usi e costumi, sui luoghi comuni, la cultura, in particolare dei media nipponici, come anime, manga, videogame, light novel, cosplay e altro, che strizzano l'occhio alla cultura otaku in tutte le loro sfaccettature. Ovviamente servono dei punti di vista, e la serie ne presenta molti, dalle quattro protagoniste, cioè Konata Izumi, una vera e propria otaku incallita ma con un rendimento scolastico all'opposto del suo interesse, Hiiragi Kagami, studiosa e seria col complesso del peso-forma e con un carattere da tsundere, sua sorella Tsukasa, che è il suo opposto, cioè dolce ma incredibilmente sbadata, e Takara Miyuki, un esempio vivente di moe gentile e cordiale, ai molti personaggi a loro collegati, come i parenti - nel caso di Konata abbiamo il padre Sojiro, che ha trasmesso alla figlia la sua passione da otaku, la cugina poliziotta Yui Narumi, che spesso non rispetta il suo ruolo, e la cugina più giovane, Yutaka Kobayakawa, facile di malattia ma di buon cuore -, fino alle altre compagne di classe, tra cui Minami Iwasaki, molto pacata e con un complesso per la sue misure, Ayano Minegishi, Misao Kusakabe, Patricia "Patty" Martin, studentessa americana con una passione da otaku, Hiyori Tamura, scrittrice di doujinshi con storie d'amore molto particolari e dalla fantasia romance un po' strana, e la loro insegnante Nanako Kuroi, determinata e amichevole, anche quando si tratta di riprendere, nonché giocatrice online.
Con questo particolare cast viviamo continui sketch comici della loro quotidianità, in cui vedremo le ragazze impegnate in continue chiacchiere che culminano sempre in discussioni su luoghi comuni e abitudini, e continue citazioni al mondo dei manga/anime, oltre a visitare vari luoghi come negozi (uno in particolare con uno staff assurdo), quartieri otaku come Akihabara, il Comiket, la fiera d'estate e perfino Kyoto con visita alla Kyoto Animation, di cui l'anime fa spesso citazioni di alcune opere, in particolare da "La malinconia di Haruhi Suzumiya", a cui l'anime fa continui richiami, da poster a caffè a tema e altro.
E non finisce qui, dal momento che dopo ogni episodio vi è il bizzarro Lucky Channel, a prima vista un mini-show a tema dell'anime, peccato che poi culmina in continue discussioni fra i conduttori, cioè Akira Kagami, all'apparenza una tipa simpatica, ma che è in realtà una ragazza inacidita alla continua ricerca della fama, e la spalla, nonché figura mediatica realmente esistente in Giappone, Minoru Shiraishi, che spesso fa apparizioni nella saga principale.
In ambito grafico si va sul semplice, tranne in certi casi e, se nelle OST vengono utilizzate varie musichette di genere vario, andiamo al bizzarro caso di opening ed ending: l'opening, per tutta la serie, è una bizzarria d'immagini e musica, e il testo non è da meno, mentre le ending sono un caso diverso, perché variano di continuo. Nelle prime dodici puntate vediamo le protagoniste al karaoke mentre cantano svariate sigle di anime e telefilm, mentre le restanti dodici sono riprese in live-action con protagonista Minoru mentre improvvisa bizzarri balletti e canzoni, spesso con l'aiuto della doppiatrice di Akira, in vari paesaggi nipponici.
Che altro dire, "Lucky★Star " è un "anime per otaku", se lo si può definire così. Se siete interessati, oltre a scoprire che Kyoto Animation sa anche creare anime da guardare a cervello spento, dateci un'occhiata.
Per prima cosa bisogna specificare l'origine del titolo: "Lucky Star" originariamente è un 4-koma, ossia "un particolare formato di striscia a fumetti diffuso in Giappone, composto appunto da quattro vignette e generalmente utilizzato per racconti umoristici" (cit. Wikipedia). Pertanto, vista la sua natura, non ci si deve aspettare una classica serie animata con trama principale, sviluppo della stessa, con un inizio e una fine - le puntate sono praticamente tutte uguali, ossia una raccolta di più scenette a sfondo umoristico.
La storia, se così si può dire, racconta della vita scolastica di quattro (anche altre, ma in maniera più marginale) ragazze delle scuole superiori con le loro vicissitudini... studio, svago, preoccupazioni, studio, preparazione agli esami, compiti, studio e preparazione agli esami (le ripetizioni sono volute).
La grafica è gradevole con stile moe: in pratica le studentesse delle superiori sembrano bambine delle elementari e gli adulti/professori sembrano studenti liceali... il classico stile "puccioso" - ad ogni modo la grafica è sempre di buon livello. In particolare è senza dubbio da citare il fatto che una delle protagoniste (se non la protagonista) è doppiata da Aya Hirano (Haruhi Suzumiya) e quando fa la parte di Haruhi è davvero uno spasso; sì, perché all'interno delle puntate ci sono una miriade di citazioni tra anime, manga, light novel, telefilm, ecc.
La visione all'inizio più spiazzare un po' e magari far storcere il naso, vista l'inconsueta tipologia di animazione, ma andando avanti si apprezza la sua particolarità e ci si affeziona ai personaggi. Consigliato per una visione leggera e divertente senza pretese e per passare un momento di allegria e spensieratezza.
P.S. Minoru Shiraishi è proprio fuori!
La storia, se così si può dire, racconta della vita scolastica di quattro (anche altre, ma in maniera più marginale) ragazze delle scuole superiori con le loro vicissitudini... studio, svago, preoccupazioni, studio, preparazione agli esami, compiti, studio e preparazione agli esami (le ripetizioni sono volute).
La grafica è gradevole con stile moe: in pratica le studentesse delle superiori sembrano bambine delle elementari e gli adulti/professori sembrano studenti liceali... il classico stile "puccioso" - ad ogni modo la grafica è sempre di buon livello. In particolare è senza dubbio da citare il fatto che una delle protagoniste (se non la protagonista) è doppiata da Aya Hirano (Haruhi Suzumiya) e quando fa la parte di Haruhi è davvero uno spasso; sì, perché all'interno delle puntate ci sono una miriade di citazioni tra anime, manga, light novel, telefilm, ecc.
La visione all'inizio più spiazzare un po' e magari far storcere il naso, vista l'inconsueta tipologia di animazione, ma andando avanti si apprezza la sua particolarità e ci si affeziona ai personaggi. Consigliato per una visione leggera e divertente senza pretese e per passare un momento di allegria e spensieratezza.
P.S. Minoru Shiraishi è proprio fuori!
Lucky star è di sicuro uno dei maggiori rappresentati del genere slice of life, con relativi pregi e difetti. Gli spezzoni di vita che ci vengono raccontati, sono quasi tutti incentrati a seguire le bizzarrie della protagonista, Konata Izumi, inguaribile otaku, e del suo gruppo di amiche.
Kagami Hiiragi, ad esempio, l'amica "antagonista" perfetta di Konata, tsundere, è l'unica che cerca di portare alla ragione Konata nei vari episodi con alterni risultati. Sua gemella Tsukasa Hiiragi, pasticciona, timida e in perenne lotta con il suo telefonino, ha un carattere molto pià cordiale della sorella. Infine Miyuri Takahara, la più assennata del gruppo, la migliore studentessa della classe, eccelle in tutto (anche fisicamente), e rappresenta pienamente (come la stessa Konata la definisce) la categoria moe. Un altro personaggio degno di nota dell'anime, ma che non è posizionato all'interno della storia di Konata e delle sue amiche (e per questo se ne "rincresce" ogni volta) è Akira Kogami, la co-conduttrice di u,no show, "Lucky channel", molto particolare posto alla fine di ogni episodio
Il tratto dei personaggi, la semplicità degli sfondi, risulta essere l'ideale per far risaltare la comicità dell'opera che in nessun caso ha pretese di serietà.
L'anime in definitiva non può essere preso in considerazione se si cerca una bella trama, particolareggiata con toni seri o comunque che si evolva nel succedersi delle puntate.
Lucky star, anime dal notevole successo, sa intrattenere chiunque sia alla ricerca di puro divertimento, demenziale il più delle volte, soprattutto grazie alla indiscussa protagonista. Konata.
Kagami Hiiragi, ad esempio, l'amica "antagonista" perfetta di Konata, tsundere, è l'unica che cerca di portare alla ragione Konata nei vari episodi con alterni risultati. Sua gemella Tsukasa Hiiragi, pasticciona, timida e in perenne lotta con il suo telefonino, ha un carattere molto pià cordiale della sorella. Infine Miyuri Takahara, la più assennata del gruppo, la migliore studentessa della classe, eccelle in tutto (anche fisicamente), e rappresenta pienamente (come la stessa Konata la definisce) la categoria moe. Un altro personaggio degno di nota dell'anime, ma che non è posizionato all'interno della storia di Konata e delle sue amiche (e per questo se ne "rincresce" ogni volta) è Akira Kogami, la co-conduttrice di u,no show, "Lucky channel", molto particolare posto alla fine di ogni episodio
Il tratto dei personaggi, la semplicità degli sfondi, risulta essere l'ideale per far risaltare la comicità dell'opera che in nessun caso ha pretese di serietà.
L'anime in definitiva non può essere preso in considerazione se si cerca una bella trama, particolareggiata con toni seri o comunque che si evolva nel succedersi delle puntate.
Lucky star, anime dal notevole successo, sa intrattenere chiunque sia alla ricerca di puro divertimento, demenziale il più delle volte, soprattutto grazie alla indiscussa protagonista. Konata.
Alfred Hitchcock diceva che il cinema è la vita con le parti noiose tagliate. Mi piacerebbe sapere cosa penserebbe di "Lucky Star", slice of life demenziale si concentra esclusivamente su ciò che chiunque altro scarterebbe in quanto privo di qualsivoglia interesse. Considerato quanto costa in media realizzare un singolo episodio di un anime, inoltre, viene spontaneo domandarsi come mai la Kyoto Animation - KyoAni per gli amici, e non vi è dubbio che tra gli otaku ne annoveri parecchi - abbia sentito l'esigenza di bruciarsi così tanti yen in dissertazioni su come mangiare un cornetto al cioccolato e altre questioni di altrettanta vitale importanza. Che dire poi della rivista che, in primo luogo, ne ha pubblicato il relativo manga? Cos'avrà visto in quello che, ad un primo sguardo, si potrebbe considerare un emule di "Azumanga Daioh"?
Eppure, per motivi che io stessa, probabilmente a causa della mia mentalità da eterna parvenue nel mondo degli anime e dei manga, non riesco bene a comprendere, "Lucky Star" funziona. Gli argomenti di cui parla sanno indubbiamente di stantio, ma vi è senza dubbio un che di corroborante nella freschezza parodistica e spesso autoreferenziale con cui vengono trattati.
Con fare amabilmente confidenziale l'anime segue da vicino le vicende quotidiane di un quartetto di liceali come tante... o quasi: Miyuki, colta e raffinata meganekko; le gemelle Kagami e Tsukasa, tsundere la prima, perennemente svagata la seconda; e infine lei, Konata, una che sul modulo di iscrizione per l'università scrive di voler diventare maestra della Scuola di Nanto e che è una presenza fissa a tutte le più importanti fiere del fumetto e del videogioco da quando, a soli cinque anni, il padre - vittima tutt'altro che penitente del complesso di Lolita - la portò al suo primo ComiKet. Tramite ideale tra lo show e il pubblico, in particolar modo di quella sua parte che ne condivide le fisse, è proprio quest'ultima a bucare maggiormente lo schermo, tanto da essere riuscita ad assurgere allo status di icona in modo repentino ma inequivocabile - merito anche del(l'ennesimo) superlativo doppiaggio di Aya Hirano, che riesce a renderla simpatica come difficilmente potrebbe accadere nella vita reale. "Sappiamo chi siete", sembra dire attraverso di lei lo studio di animazione, "e vi vogliamo bene, per questo ci prendiamo la libertà di prendervi un po' in giro". E gli otaku - quelli veri, non coloro che si definiscono tali ignorando a bella posta la connotazione dispregiativa di questo termine - si prestano al gioco.
Konata non è mai oggetto di discriminazione o di seri rimproveri per via delle sue passioni, che comunque non le impediscono di interagire con gli altri in maniera tutto sommato socialmente accettabile, ma deve lo stesso fare i conti con sguardi vacui, silenzi imbarazzati e battute a denti stretti. A lungo andare chiunque altro se ne avrebbe a male, ma non lei, gloriosamente impermeabile a qualsiasi critica le venga rivolta; non si tratta di una negazione della realtà, bensì di una spontanea e quasi miracolosa coesistenza intrinseca di differenti punti di vista.
Anche i personaggi migliori, tuttavia, hanno bisogno di una spalla. Konata ha Kagami, doppiata da Emiri Kato, che funge da grillo parlante sia a lei che alla sorella - un grillo dai lunghi codini color malva che, a dispetto dei suoi modi bruschi, prende molto sul serio la sua missione. Tsukasa e Miyuki, invece, non sono altrettanto incisive, ma non vi può essere un gruppo di primedonne e zero gregari, che possono comunque riscuotere successo proprio in virtù del fatto che non brillano mai. Eccezion fatta per il padre di Konata possiamo applicare questo discorso a tutti i variopinti comprimari che ruotano attorno alle quattro amiche, dalla professoressa Kuroi, segretamente fissata con i giochi di ruolo e convinta di essere destinata a morire zitella, alla taciturna Minami con la sua prima scarsa. Simpatico anche il segmento parallelo allo show vero e proprio denominato "Lucky Channel", dove una bisbetica idol che non vuole ammettere di stare andando in declino si diverte a tartassare il suo assistente, vale a dire l'attore, doppiatore e cantante Minoru Shiraishi nel ruolo di se stesso.
Visivamente il comparto tecnico è a metà tra il pigro e il carente: non si contano gli sfondi statici o a tinta unita, così come quelli in cui la folla è rappresentata da una massa grigia e compatta che di umano ha ben poco. La fotografia, tuttavia, pur non essendo molto accurata vanta una gamma di colori carezzevoli e riposanti. Il character design non è entusiasmante, ma che vi piaccia o meno moe non tarderete a farci l'abitudine.
La colonna sonora ricalca la ripetitività del canovaccio utilizzato per la maggior parte delle situazioni narrate, concedendosi di tanto in tanto il lusso di qualche ripresa o di un tema famoso riarrangiato per l'occasione. L'opening è artatamente accattivante, così come le ending, affidate nella prima metà al cast regolare (memorabile nel suo essere terrificante la cover di "Cha-La Head-Cha-La", storica sigla di "Dragonball Z", fatta da Konata nel quinto episodio) e nella seconda a uno Shiraishi in versione "live action" e decisamente su di giri.
C'è poco da fare gli snob e da gridare allo scandalo: "Lucky Star" non sarà un capolavoro, ma non è neppure responsabile di un fantomatico tracollo qualitativo dell'animazione giapponese, di cui costituisce un campione soltanto parzialmente rappresentativo. Non parlerà di nulla, ma lo fa, se non proprio con stile, con un garbo che personalmente non mi aspettavo e che mi sembra giusto premiare.
Eppure, per motivi che io stessa, probabilmente a causa della mia mentalità da eterna parvenue nel mondo degli anime e dei manga, non riesco bene a comprendere, "Lucky Star" funziona. Gli argomenti di cui parla sanno indubbiamente di stantio, ma vi è senza dubbio un che di corroborante nella freschezza parodistica e spesso autoreferenziale con cui vengono trattati.
Con fare amabilmente confidenziale l'anime segue da vicino le vicende quotidiane di un quartetto di liceali come tante... o quasi: Miyuki, colta e raffinata meganekko; le gemelle Kagami e Tsukasa, tsundere la prima, perennemente svagata la seconda; e infine lei, Konata, una che sul modulo di iscrizione per l'università scrive di voler diventare maestra della Scuola di Nanto e che è una presenza fissa a tutte le più importanti fiere del fumetto e del videogioco da quando, a soli cinque anni, il padre - vittima tutt'altro che penitente del complesso di Lolita - la portò al suo primo ComiKet. Tramite ideale tra lo show e il pubblico, in particolar modo di quella sua parte che ne condivide le fisse, è proprio quest'ultima a bucare maggiormente lo schermo, tanto da essere riuscita ad assurgere allo status di icona in modo repentino ma inequivocabile - merito anche del(l'ennesimo) superlativo doppiaggio di Aya Hirano, che riesce a renderla simpatica come difficilmente potrebbe accadere nella vita reale. "Sappiamo chi siete", sembra dire attraverso di lei lo studio di animazione, "e vi vogliamo bene, per questo ci prendiamo la libertà di prendervi un po' in giro". E gli otaku - quelli veri, non coloro che si definiscono tali ignorando a bella posta la connotazione dispregiativa di questo termine - si prestano al gioco.
Konata non è mai oggetto di discriminazione o di seri rimproveri per via delle sue passioni, che comunque non le impediscono di interagire con gli altri in maniera tutto sommato socialmente accettabile, ma deve lo stesso fare i conti con sguardi vacui, silenzi imbarazzati e battute a denti stretti. A lungo andare chiunque altro se ne avrebbe a male, ma non lei, gloriosamente impermeabile a qualsiasi critica le venga rivolta; non si tratta di una negazione della realtà, bensì di una spontanea e quasi miracolosa coesistenza intrinseca di differenti punti di vista.
Anche i personaggi migliori, tuttavia, hanno bisogno di una spalla. Konata ha Kagami, doppiata da Emiri Kato, che funge da grillo parlante sia a lei che alla sorella - un grillo dai lunghi codini color malva che, a dispetto dei suoi modi bruschi, prende molto sul serio la sua missione. Tsukasa e Miyuki, invece, non sono altrettanto incisive, ma non vi può essere un gruppo di primedonne e zero gregari, che possono comunque riscuotere successo proprio in virtù del fatto che non brillano mai. Eccezion fatta per il padre di Konata possiamo applicare questo discorso a tutti i variopinti comprimari che ruotano attorno alle quattro amiche, dalla professoressa Kuroi, segretamente fissata con i giochi di ruolo e convinta di essere destinata a morire zitella, alla taciturna Minami con la sua prima scarsa. Simpatico anche il segmento parallelo allo show vero e proprio denominato "Lucky Channel", dove una bisbetica idol che non vuole ammettere di stare andando in declino si diverte a tartassare il suo assistente, vale a dire l'attore, doppiatore e cantante Minoru Shiraishi nel ruolo di se stesso.
Visivamente il comparto tecnico è a metà tra il pigro e il carente: non si contano gli sfondi statici o a tinta unita, così come quelli in cui la folla è rappresentata da una massa grigia e compatta che di umano ha ben poco. La fotografia, tuttavia, pur non essendo molto accurata vanta una gamma di colori carezzevoli e riposanti. Il character design non è entusiasmante, ma che vi piaccia o meno moe non tarderete a farci l'abitudine.
La colonna sonora ricalca la ripetitività del canovaccio utilizzato per la maggior parte delle situazioni narrate, concedendosi di tanto in tanto il lusso di qualche ripresa o di un tema famoso riarrangiato per l'occasione. L'opening è artatamente accattivante, così come le ending, affidate nella prima metà al cast regolare (memorabile nel suo essere terrificante la cover di "Cha-La Head-Cha-La", storica sigla di "Dragonball Z", fatta da Konata nel quinto episodio) e nella seconda a uno Shiraishi in versione "live action" e decisamente su di giri.
C'è poco da fare gli snob e da gridare allo scandalo: "Lucky Star" non sarà un capolavoro, ma non è neppure responsabile di un fantomatico tracollo qualitativo dell'animazione giapponese, di cui costituisce un campione soltanto parzialmente rappresentativo. Non parlerà di nulla, ma lo fa, se non proprio con stile, con un garbo che personalmente non mi aspettavo e che mi sembra giusto premiare.
Lucky Star. Un nome, una leggenda. Il motivo principale dell'enorme successo (nonostante sia un anime demenziale e comico) si deve ritrovare sopratutto nella protagonista: Konata. Perché? Perché ella rappresenta lo stereotipo, più che di otaku, come molto sostengono, di un normale amante abbastanza appassionato di anime e manga. Dopo un inizio decisamente noioso, anche per un anime come questo, si va a una visione leggera, mai impegnativa che fa spesso rilassare lo spettatore, spesso fino alla noia.
Dalla ragazza otaku che passa giornate intere tra anime e manga, ormai idolo di molti, e vari personaggi, che potrebbero sembrare stereotipati, invece (considerando che il genere di quest'anime non è certo un seinen o un majokko) rappresentano i caratteri che spesso possiamo trovare nelle scuole normali giapponesi. E stupisce proprio questo in Lucky Star. Tutto è (caso più unico che raro per un anime) normale. Semplici avventure scolastiche comiche, riuscite e non. La pecca di quest'anime, che io recensisco in base alla categoria di appartenenza, è proprio la noia che genera nelle gag meno riuscite, spesso anche irritanti per lo spettatore, che verrà tentato più volte di fermare la visione. Ovvio che non ci sia quella suspense che si può trovare in altri anime.
Trovo tuttavia che sia un modo per trascorrere un po' la giornata, per staccare dagli altri generi a cui siamo normalmente abituati, sopratutto perché la protagonista rispecchia più o meno quello che è la figura fantomatica dell'amante degli anime/manga. Voto totale:7 (considerando che si tratti di un anime comico/demenziale).
Dalla ragazza otaku che passa giornate intere tra anime e manga, ormai idolo di molti, e vari personaggi, che potrebbero sembrare stereotipati, invece (considerando che il genere di quest'anime non è certo un seinen o un majokko) rappresentano i caratteri che spesso possiamo trovare nelle scuole normali giapponesi. E stupisce proprio questo in Lucky Star. Tutto è (caso più unico che raro per un anime) normale. Semplici avventure scolastiche comiche, riuscite e non. La pecca di quest'anime, che io recensisco in base alla categoria di appartenenza, è proprio la noia che genera nelle gag meno riuscite, spesso anche irritanti per lo spettatore, che verrà tentato più volte di fermare la visione. Ovvio che non ci sia quella suspense che si può trovare in altri anime.
Trovo tuttavia che sia un modo per trascorrere un po' la giornata, per staccare dagli altri generi a cui siamo normalmente abituati, sopratutto perché la protagonista rispecchia più o meno quello che è la figura fantomatica dell'amante degli anime/manga. Voto totale:7 (considerando che si tratti di un anime comico/demenziale).
"Lucky Star" è un anime tanto stravagante, quanto interessante, ma soprattutto è una vera e propria pietra miliare, che ogni Otaku degno di questo nome dovrebbe vedere almeno una volta. Il motivo di ciò? Credo si possa riassumere in: Konata Izumi, la protagonista.
"Lucky Star" nasce come Yonkoma, per poi essere trasposto in anime nel 2007, e da li in poi fu un vero e proprio successone, non tanto per il character design Moe over 9000, forse anche più di K-on, non tanto per l'ipnotica opening, e neanche per la somiglianza al ben più divertente "Azumanga Daioh", ma per la già citata protagonista dell'anime, Konata, altri non è che un Otaku. Ma non un otaku alla massima potenza come Keima Katsuragi di "Kaminomi", lei è letteralmente una di noi, una ragazza piuttosto bassa, con doti intellettive più che buone, poca voglia di studiare, e tanto, tanto interesse in anime e manga, come qualunque persona appassionata del genere, me compreso. Non mancano infatti continui riferimenti ad altre serie ben piu famose, soprattutto ad "Haruhi Suzumiya", che consiglio di aver gia visto, per comprendere meglio certe battute.
E' quest'empatia tra la protagonista la cosa più convincente dell'intera serie; a chi importa di Kagami, la Tsundere di turno? Tutt'al più si può rivolgere un po d'attenzione a Tsukasa, la sua sorellina imbranata, per scordarsi totalmente di Miyuki e tutti gli altri personaggi secondari, e dedicarsi totalmente alle vicende quotidiane di Konata, che ricordano vagamente la vita giornaliera di tutti noi: scuola la mattina, anime e manga il pomeriggio/sera, e lunghe sessioni di videogaming fino a notte fonda. Questa è la giornata tipo di Konata, ed anche quella di molti di noi, ho indovinato? Altra cosa che ho apprezzato sono i Karaoke, che sostituiscono le ending, in cui le protagoniste cantano a turno vecchie canzoni, alcune a noi familiare, come la ben conosciuta opening di "Dragonball Z". Una trovata originale, che accentua l'interesse per questa serie.
Se però vogliamo parlare dei difetti, comincerei dicendo che la prima metà della prima puntata è altamente soporifera e inutile ai fini della trama; se non vi va di stare a sentire i vari metodi su come mangiare un cannolo al cioccolato per piu di 10 minuti (esatto, avete capito bene) saltate pure e partite dalla seconda metà dell'episodio, per poi dedicarvi all'anime nella sua interezza. Seppure l'intero anime sia parecchio noioso in certi punti, talmente tanto da farmi sbadigliare almeno una volta ad ogni puntata.
Altra cosa, è l'umorismo presente nelle varie puntate. Ci sono un sacco di tsukkomi tra Konata e Kagami, cioè il classico sketch giapponese dove uno (Konata) dice boiate, e l'altro(Kagami) lo corregge, riprendendolo. Tuttavia un umorismo del genere può funzionare solo in giappone appunto, visto che sono abituati a questo genere di battute, ma difficilmente farà ridere uno di noi, difatti ho finito per ignorare o non capire la maggior parte di questi sketch, ma vabbè, è una cosa trascurabile.
Detto ciò, che altro aggiungere? Siete dei veri appassionati di anime e manga? Allora non potete perdervi Lucky Star, anzi, non potete perdervi Konata.
PS: Evitate pure la rubrica Lucky Channel, posta alla fine di ogni puntata; non aggiunge niente alla trama, e non fa neanche ridere. A mio parere almeno.
"Lucky Star" nasce come Yonkoma, per poi essere trasposto in anime nel 2007, e da li in poi fu un vero e proprio successone, non tanto per il character design Moe over 9000, forse anche più di K-on, non tanto per l'ipnotica opening, e neanche per la somiglianza al ben più divertente "Azumanga Daioh", ma per la già citata protagonista dell'anime, Konata, altri non è che un Otaku. Ma non un otaku alla massima potenza come Keima Katsuragi di "Kaminomi", lei è letteralmente una di noi, una ragazza piuttosto bassa, con doti intellettive più che buone, poca voglia di studiare, e tanto, tanto interesse in anime e manga, come qualunque persona appassionata del genere, me compreso. Non mancano infatti continui riferimenti ad altre serie ben piu famose, soprattutto ad "Haruhi Suzumiya", che consiglio di aver gia visto, per comprendere meglio certe battute.
E' quest'empatia tra la protagonista la cosa più convincente dell'intera serie; a chi importa di Kagami, la Tsundere di turno? Tutt'al più si può rivolgere un po d'attenzione a Tsukasa, la sua sorellina imbranata, per scordarsi totalmente di Miyuki e tutti gli altri personaggi secondari, e dedicarsi totalmente alle vicende quotidiane di Konata, che ricordano vagamente la vita giornaliera di tutti noi: scuola la mattina, anime e manga il pomeriggio/sera, e lunghe sessioni di videogaming fino a notte fonda. Questa è la giornata tipo di Konata, ed anche quella di molti di noi, ho indovinato? Altra cosa che ho apprezzato sono i Karaoke, che sostituiscono le ending, in cui le protagoniste cantano a turno vecchie canzoni, alcune a noi familiare, come la ben conosciuta opening di "Dragonball Z". Una trovata originale, che accentua l'interesse per questa serie.
Se però vogliamo parlare dei difetti, comincerei dicendo che la prima metà della prima puntata è altamente soporifera e inutile ai fini della trama; se non vi va di stare a sentire i vari metodi su come mangiare un cannolo al cioccolato per piu di 10 minuti (esatto, avete capito bene) saltate pure e partite dalla seconda metà dell'episodio, per poi dedicarvi all'anime nella sua interezza. Seppure l'intero anime sia parecchio noioso in certi punti, talmente tanto da farmi sbadigliare almeno una volta ad ogni puntata.
Altra cosa, è l'umorismo presente nelle varie puntate. Ci sono un sacco di tsukkomi tra Konata e Kagami, cioè il classico sketch giapponese dove uno (Konata) dice boiate, e l'altro(Kagami) lo corregge, riprendendolo. Tuttavia un umorismo del genere può funzionare solo in giappone appunto, visto che sono abituati a questo genere di battute, ma difficilmente farà ridere uno di noi, difatti ho finito per ignorare o non capire la maggior parte di questi sketch, ma vabbè, è una cosa trascurabile.
Detto ciò, che altro aggiungere? Siete dei veri appassionati di anime e manga? Allora non potete perdervi Lucky Star, anzi, non potete perdervi Konata.
PS: Evitate pure la rubrica Lucky Channel, posta alla fine di ogni puntata; non aggiunge niente alla trama, e non fa neanche ridere. A mio parere almeno.
Ci sono pochi anime (e quasi tutti di generi differenti) che sono riuscito davvero ad amare, e uno di questi è "Lucky Star".
Non sarà obiettivamente il migliore o il più divertente, ma è sicuramente un anime che vale la pena di vedere più e più volte se siete amanti del Giappone e del genere.
Ciò che Lucky Star vi propone non è certamente un viaggio dettagliato nella cultura giapponese, ma sicuramente offre uno spaccato vitalizio (a volte fedele, a volte portato all'estremo) degli usi e costumi del paese del Sol Levante, dando agli amanti del genere l'impressione di sentirsi più vicini a ciò che amano.
I personaggi principali dell'anime rappresentano differenti stereotipi delle ragazzine giapponesi: troviamo la "moe", la "tsundere" e la 100% otaku Konata - impossibile non aver visto la liceale dai capelli blu, anche per errore, in giro per internet -, dando allo spettatore spaccati di vita quotidiana sempre più variopinta. Del resto i dialoghi - così come tutto l'anime in generale - sono molto veloci e possono vertere sugli argomenti più disparati; la prima puntata è l'esempio migliore che possiamo portare all'attenzione di chi legge: più di 8 minuti di discussione sul cibo (come mangiare determinati cibi) per poi cambiare rapidamente scena su altre vicissitudini della storia.
"Lucky Star" è un anime adatto a ogni età e genere... Certo, coloro che vivono di pane e Berserk (per fare un esempio) magari storcerebbero il naso anche solo nel vedere l'opening, ma questo è un anime che, al pari di pochi, spazia su più tematiche, riuscendo ad abbracciare più generi possibili, e un "otaku" non può non amare le ending della prima metà, autentici tributi a vecchi anime.
"Lucky Star": irrazionale, divertente, dolce, serio... Per me è da 9.
Non sarà obiettivamente il migliore o il più divertente, ma è sicuramente un anime che vale la pena di vedere più e più volte se siete amanti del Giappone e del genere.
Ciò che Lucky Star vi propone non è certamente un viaggio dettagliato nella cultura giapponese, ma sicuramente offre uno spaccato vitalizio (a volte fedele, a volte portato all'estremo) degli usi e costumi del paese del Sol Levante, dando agli amanti del genere l'impressione di sentirsi più vicini a ciò che amano.
I personaggi principali dell'anime rappresentano differenti stereotipi delle ragazzine giapponesi: troviamo la "moe", la "tsundere" e la 100% otaku Konata - impossibile non aver visto la liceale dai capelli blu, anche per errore, in giro per internet -, dando allo spettatore spaccati di vita quotidiana sempre più variopinta. Del resto i dialoghi - così come tutto l'anime in generale - sono molto veloci e possono vertere sugli argomenti più disparati; la prima puntata è l'esempio migliore che possiamo portare all'attenzione di chi legge: più di 8 minuti di discussione sul cibo (come mangiare determinati cibi) per poi cambiare rapidamente scena su altre vicissitudini della storia.
"Lucky Star" è un anime adatto a ogni età e genere... Certo, coloro che vivono di pane e Berserk (per fare un esempio) magari storcerebbero il naso anche solo nel vedere l'opening, ma questo è un anime che, al pari di pochi, spazia su più tematiche, riuscendo ad abbracciare più generi possibili, e un "otaku" non può non amare le ending della prima metà, autentici tributi a vecchi anime.
"Lucky Star": irrazionale, divertente, dolce, serio... Per me è da 9.
Volevo dare come voto 10 a quest'anime perché rinchiude tutto ciò che deve avere un anime scolastico demenziale: che piaccia o meno non si può dire che non sia completo. L'unica cosa che mi ha trattenuto dal farlo è la lentezza che segue ogni puntata: io sinceramente non l'ho trovata un punto a sfavore perché mi piace che sia così, però fondamentalmente non dovrebbe esserlo. D'altronde il voler riportare la struttura delle striscette comiche sotto forma di anime può provocare questo senso di lentezza a causa di uno smarrimento temporale per colpa delle numerosi ellissi. Naturalmente questa "critica" è molto a livello personale, probabilmente molte persone non hanno visto questa grande lentezza, perciò viva i gusti di tutti.
Comunque questa è l'unica cosa un po' così così dell'anime, il resto è perfetto: con situazioni demenziali e divertentissime, "Lucky Star" è come uno slice of life, ma esagerato, in cui ogni singolo carattere viene enfatizzato, come la tsundere Kagami oppure la sbadata e sempre nelle nuvole Tsukasa; ma anche Miyuki la moe, per non parlare dell'otaku Konata-chan.
Insomma, "Lucky Star" è stato realizzato con i fiocchi, per non parlare dell'idea geniale nelle ending della seconda parte: le scene demenziali sono quelle della realtà. Insomma, a mio avviso questa serie è geniale e veramente ben fatta. Ricapitolando: demenziale e scolastico 100%, tutto quello che chiedi a un anime di questo tipo è presente qui; l'unica cosa è che a causa delle varie ellissi temporali, dovute al voler tenere la struttura delle striscette comiche, l'anime può sembrare un po' lento e spesso anche le situazioni sono lente di per sé.
Comunque questa è l'unica cosa un po' così così dell'anime, il resto è perfetto: con situazioni demenziali e divertentissime, "Lucky Star" è come uno slice of life, ma esagerato, in cui ogni singolo carattere viene enfatizzato, come la tsundere Kagami oppure la sbadata e sempre nelle nuvole Tsukasa; ma anche Miyuki la moe, per non parlare dell'otaku Konata-chan.
Insomma, "Lucky Star" è stato realizzato con i fiocchi, per non parlare dell'idea geniale nelle ending della seconda parte: le scene demenziali sono quelle della realtà. Insomma, a mio avviso questa serie è geniale e veramente ben fatta. Ricapitolando: demenziale e scolastico 100%, tutto quello che chiedi a un anime di questo tipo è presente qui; l'unica cosa è che a causa delle varie ellissi temporali, dovute al voler tenere la struttura delle striscette comiche, l'anime può sembrare un po' lento e spesso anche le situazioni sono lente di per sé.
Lucky Star è l'adattamento animato di una serie a fumetti in yonkoma - strisce di quattro vignette - realizzata a partire dal gennaio del 2004 per Kadokawa Shoten. Il titolo può essere facilmente - e aggiungerei, doverosamente - accostato a un altro rappresentante del proprio genere, Azumanga Daioh, serializzato dal '99 e andato in onda dal 2002, da cui si riprendono quadretti di vita quotidiana e anche alcuni modelli di personaggio - Nanako Kuroi è palesemente ispirata a Yukari Tanizaki, Yutaka a Chiyo-chan e così via.
Pur affiancandosi ad Azumanga nelle verbose ma divertenti osservazioni che il folto gruppo di protagoniste si ritrova spesso a fare in proposito delle sfaccettature della vita di tutti i giorni, Lucky Star rivela fin da subito un lato comico distintivo, che ne esalta una natura più spiccatamente 'otaku'. Principale portavoce dei continui riferimenti all'immaginario videoludico/fumettistico giapponese cui l'anime del 2007 tende, molto esplicitamente, a tappezzarsi, è Izumi Konata, il cui protagonismo assoluto riesce quasi ad adombrare il ruolo delle figure di contorno. È il suo personaggio, valorizzato dal doppiaggio eccezionale di Aya Hirano, a prendere le redini della rappresentazione, incarnando i desideri, le attitudini e i punti di vista di ogni otaku 'modello'. I sovrabbondanti richiami non sono legati soltanto alla sfera dell'intrattenimento, ma anche ad abitudini e topoi inerenti al Giappone sia tradizionale sia contemporaneo. Per questo motivo, godere dell'umorismo di Lucky Star risulta veramente difficile se non si possiede anzitutto una modesta dimestichezza in ambito 'Nippolandia', o addirittura impossibile se non ci si sente da subito a proprio agio con il repentino susseguirsi di macchiette che compongono la narrazione.
Molte più soddisfazioni saranno invece garantite a coloro che solitamente non riescono a nascondere la propria indole 'nerd', proprio come Kona-chan - beh, evitando comunque di ridursi a uno stadio cronico come il suo; se rientrerete in quel caso, infatti, non di rado vi capiterà di comprendere perfettamente certe situazioni, magari provate sulla propria pelle, e immedesimarvi all'istante nei ragionamenti delle protagoniste, il che rende la visione molto più divertente.
Visto così, Lucky Star potrebbe anche figurarsi in una posizione estremamente di parte nei confronti dello stile di vita degli otaku che, al contrario, sarà spesso soggetto alle ironiche, quasi nauseate minimizzazioni di personaggi come Kagami: insomma, pur presentandosi come una sorta di encomio alla sindrome del 'kawaii-baka-neko', l'opera non sembra avere nessuna intenzione di ridimensionare la figura dell'otaku, che viene piuttosto recepita come estranea e incomprensibile. A dispetto delle antipatie che il brand sembra aver attirato su di sé nel corso degli anni, ma anche della divulgazione fin troppo smodata cui è stato soggetto, personalmente non ho esitato ad accoglierlo con simpatia e a digerirne la vena demenziale, né a paragonarlo ai lavori di Azuma Kiyohiko, cui bisogna sicuramente attribuire una fonte d'ispirazione. D'altro canto, trovate come il Lucky Channel o i siparietti che accompagnano i titoli di coda, e la presenza di un personaggio che merita di appellarsi a icona, gli conferiscono una certa singolarità.
Per quanto riguarda il lato tecnico, KyoAni riesce a dosare perfettamente la qualità delle animazioni che, data la prevalenza di dialoghi, non hanno bisogno di troppi accorgimenti, se non in scene stilisticamente divergenti.
Promosso.
Pur affiancandosi ad Azumanga nelle verbose ma divertenti osservazioni che il folto gruppo di protagoniste si ritrova spesso a fare in proposito delle sfaccettature della vita di tutti i giorni, Lucky Star rivela fin da subito un lato comico distintivo, che ne esalta una natura più spiccatamente 'otaku'. Principale portavoce dei continui riferimenti all'immaginario videoludico/fumettistico giapponese cui l'anime del 2007 tende, molto esplicitamente, a tappezzarsi, è Izumi Konata, il cui protagonismo assoluto riesce quasi ad adombrare il ruolo delle figure di contorno. È il suo personaggio, valorizzato dal doppiaggio eccezionale di Aya Hirano, a prendere le redini della rappresentazione, incarnando i desideri, le attitudini e i punti di vista di ogni otaku 'modello'. I sovrabbondanti richiami non sono legati soltanto alla sfera dell'intrattenimento, ma anche ad abitudini e topoi inerenti al Giappone sia tradizionale sia contemporaneo. Per questo motivo, godere dell'umorismo di Lucky Star risulta veramente difficile se non si possiede anzitutto una modesta dimestichezza in ambito 'Nippolandia', o addirittura impossibile se non ci si sente da subito a proprio agio con il repentino susseguirsi di macchiette che compongono la narrazione.
Molte più soddisfazioni saranno invece garantite a coloro che solitamente non riescono a nascondere la propria indole 'nerd', proprio come Kona-chan - beh, evitando comunque di ridursi a uno stadio cronico come il suo; se rientrerete in quel caso, infatti, non di rado vi capiterà di comprendere perfettamente certe situazioni, magari provate sulla propria pelle, e immedesimarvi all'istante nei ragionamenti delle protagoniste, il che rende la visione molto più divertente.
Visto così, Lucky Star potrebbe anche figurarsi in una posizione estremamente di parte nei confronti dello stile di vita degli otaku che, al contrario, sarà spesso soggetto alle ironiche, quasi nauseate minimizzazioni di personaggi come Kagami: insomma, pur presentandosi come una sorta di encomio alla sindrome del 'kawaii-baka-neko', l'opera non sembra avere nessuna intenzione di ridimensionare la figura dell'otaku, che viene piuttosto recepita come estranea e incomprensibile. A dispetto delle antipatie che il brand sembra aver attirato su di sé nel corso degli anni, ma anche della divulgazione fin troppo smodata cui è stato soggetto, personalmente non ho esitato ad accoglierlo con simpatia e a digerirne la vena demenziale, né a paragonarlo ai lavori di Azuma Kiyohiko, cui bisogna sicuramente attribuire una fonte d'ispirazione. D'altro canto, trovate come il Lucky Channel o i siparietti che accompagnano i titoli di coda, e la presenza di un personaggio che merita di appellarsi a icona, gli conferiscono una certa singolarità.
Per quanto riguarda il lato tecnico, KyoAni riesce a dosare perfettamente la qualità delle animazioni che, data la prevalenza di dialoghi, non hanno bisogno di troppi accorgimenti, se non in scene stilisticamente divergenti.
Promosso.
Bisognerebbe giudicare vedendo tutta un'opera, questo è vero, ma con "Lucky Star" a mio avviso ciò è davvero impossibile, si riesce a stento a uscire vivi da un solo episodio.
Innanzittutto partiamo dalla sigla: si vedranno le protagoniste fare irritanti balletti avendo per sottofondo una canzoncina che ricorda quelle per dei giocattoli per bambini, per intenderci, quelli chiassosi che si fa sempre fatica a spegnere; se si sopravvive a quel punto inizia l'episodio e il tutto continua solo a peggiorare. I personaggi di quest'anime infatti chiacchierano di cose a caso proprio come chiacchiererebbero delle normali liceali, o per meglio dire delle liceali senza un minimo di cervello. Si avranno infatti racconti del tipo descrizioni di come vanno mangiati dei dolci o cosa piaccia ai personaggi, il tutto naturalmente trattato nel modo più noioso. Si susseguiranno poi delle gag senza né filo logico né senso, ma neppure esse riusciranno a strappare poco più di un sorriso.
Uno dei punti di forza di quest'anime dovrebbe essere il citarne altri, ad esempio nel primo episodio vi è una citazione di "Kanon", ma ciò non capisco come possa alzarne la qualità, citare anime belli e di successo non rende a sua volta l'anime con le citazioni un capolavoro. Non si capisce neanche il vero senso di creare un'opera simile, sembra quasi una scusa per mettere in mostra delle studentesse disegnate in modo tenero per qualche lolicon giapponese. Questo secondo me è in definitiva un anime da non guardare.
Innanzittutto partiamo dalla sigla: si vedranno le protagoniste fare irritanti balletti avendo per sottofondo una canzoncina che ricorda quelle per dei giocattoli per bambini, per intenderci, quelli chiassosi che si fa sempre fatica a spegnere; se si sopravvive a quel punto inizia l'episodio e il tutto continua solo a peggiorare. I personaggi di quest'anime infatti chiacchierano di cose a caso proprio come chiacchiererebbero delle normali liceali, o per meglio dire delle liceali senza un minimo di cervello. Si avranno infatti racconti del tipo descrizioni di come vanno mangiati dei dolci o cosa piaccia ai personaggi, il tutto naturalmente trattato nel modo più noioso. Si susseguiranno poi delle gag senza né filo logico né senso, ma neppure esse riusciranno a strappare poco più di un sorriso.
Uno dei punti di forza di quest'anime dovrebbe essere il citarne altri, ad esempio nel primo episodio vi è una citazione di "Kanon", ma ciò non capisco come possa alzarne la qualità, citare anime belli e di successo non rende a sua volta l'anime con le citazioni un capolavoro. Non si capisce neanche il vero senso di creare un'opera simile, sembra quasi una scusa per mettere in mostra delle studentesse disegnate in modo tenero per qualche lolicon giapponese. Questo secondo me è in definitiva un anime da non guardare.
Leggendo le recensioni mi trovo d'accordo e in disaccordo riguardo quest'anime.
Le prime quattro puntate sono molto noiose, poi inspiegabilmente dalla quinta l'anime cambia completamente marcia diventando molto più interessante e divertente.
Ho trovato molte gag davvero esilaranti e geniali, sopratutto la battaglia di personalità tra Konata e Kagami, dove spesso quest'ultima viene umiliata dagli accorgimenti di Konata. Io non ho preso "Lucky Star" come un vero e proprio anime a puntate, in quanto per me era come se leggessi quelle strisce di fumetti che si trovano sui quotidiani in maniera molto separata da una situazione all'altra.
Io personalmente vi consiglio di pazientare per le prime cinque puntate; se poi l'anime non vi prende vuol dire che non farà al caso vostro, se invece vi ha preso vi consiglio di vedere anche il mega live da quattro ore che i doppiatori hanno fatto al Budokan di Tokyo.
Le prime quattro puntate sono molto noiose, poi inspiegabilmente dalla quinta l'anime cambia completamente marcia diventando molto più interessante e divertente.
Ho trovato molte gag davvero esilaranti e geniali, sopratutto la battaglia di personalità tra Konata e Kagami, dove spesso quest'ultima viene umiliata dagli accorgimenti di Konata. Io non ho preso "Lucky Star" come un vero e proprio anime a puntate, in quanto per me era come se leggessi quelle strisce di fumetti che si trovano sui quotidiani in maniera molto separata da una situazione all'altra.
Io personalmente vi consiglio di pazientare per le prime cinque puntate; se poi l'anime non vi prende vuol dire che non farà al caso vostro, se invece vi ha preso vi consiglio di vedere anche il mega live da quattro ore che i doppiatori hanno fatto al Budokan di Tokyo.
Quando scrisse "Il Nome della Rosa", Umberto Eco lo iniziò con 100 pagine di inumana lentezza e descrizione al solo fine di "selezionare i propri lettori". Cioè, chi fosse riuscito a leggere le prime 100 pagine sarebbe stato degno di leggere il resto del libro, che ritengo di una bellezza assoluta.
Sembrerebbe quasi che gli autori di "Lucky Star" abbiano avuto la stessa idea, iniziando la prima puntata con 10 minuti di chiacchiere sul miglior modo di mangiare un cono al cioccolato. Difficile resistere e la tentazione normale è quella di cambiare programma e guardare dell'altro.
Ma chi resiste, soprattutto alla prima puntata, quella decisamente più sottotono della serie, poi verrà gratificato da un gioiello di rara bellezza.
"Lucky Star" parla della vita di quattro liceali rappresentandola per quello che è, cioè un vero e proprio slice of life: nessun evento straordinario, niente mostri strani, nessun personaggio soprannaturale, solo la vita che, a loro come a noi, scorre giorno dopo giorno scandita dai ritmi di un qualsiasi studente liceale: scuola, casa, studio, amici. E proprio come nella vita reale, non esiste una vera e propria trama, solo tanti piccoli episodi a volte completamente slegati fra loro.
Ma cosa rende incommensurabilmente bello quest'anime sono proprio i personaggi, a partire dall'indiscussa protagonista Izumi Konata, uno dei personaggi più perfettamente riusciti nella storia dell'animazione giapponese. Konata, infatti, oltre a essere un'otaku fino al midollo e oltre, è la perfetta incarnazione di ogni studente: diciamocelo sinceramente, tutti noi preferivamo stare incollati al computer o alla televisione piuttosto che metterci a studiare (almeno per me è stato così), salvo poi ridursi all'ultimo minuto e oltre. Le altre protagoniste, le gemelle Kagami e Tsukasa e la supermoe Miyuki, pur stando un buon gradino sotto Konata, sono perfette e divertentissime a modo loro.
Tra gli altri personaggi, merita una menzione d'onore il padre di Konata, uno sceneggiatore, affetto dal complesso delle lolicon, otaku all'ennesima potenza e causa prima dell' "otakutaggine" della figlia, spesso scambiato per un maniaco tanto che, ogni volta che alla televisione si parla di arresti per comportamenti osceni, Konata tema si tratti di lui.
Ogni puntata finisce con un siparietto chiamato "Lucky Channel" condotto dalla idol Kogami Akira e dal doppiatore Shiraishi Minoru: Akira è la classica idol, eterna ragazzina un po' svampita finché è in trasmissione, salvo poi trasformarsi in donna cinica, egoista, perfida e preoccupata solo della propria carriera quando pensa di non essere inquadrata. Minoru altro non è che il vero e proprio doppiatore (Suzumiya Haruhi e Ga-Rei-Zero tra le opere cui ha partecipato), qui in versione liceale.
Per quanto riguarda le sigle, l'opening è uno di quei tormentoni che, per quanto assolutamente fuori dai miei gusti musicali, non riesco a non vedere ogni volta, orecchiabile al punto giusto e davvero carina. Le ending sono, per le prime 12 puntate, esibizioni delle quattro protagoniste (ma anche qui Konata tiene banco) di vecchie sigle di anime o di serie televisive in versione karaoke; per le ultime 12 sono esibizioni del vero Shiraishi Minoru in ambientazioni una più assurda dell'altra (da una scogliera a un ponte sospeso) di rivisitazioni a solo di sigle e brani di altre opere.
Voto 9,5.
Sembrerebbe quasi che gli autori di "Lucky Star" abbiano avuto la stessa idea, iniziando la prima puntata con 10 minuti di chiacchiere sul miglior modo di mangiare un cono al cioccolato. Difficile resistere e la tentazione normale è quella di cambiare programma e guardare dell'altro.
Ma chi resiste, soprattutto alla prima puntata, quella decisamente più sottotono della serie, poi verrà gratificato da un gioiello di rara bellezza.
"Lucky Star" parla della vita di quattro liceali rappresentandola per quello che è, cioè un vero e proprio slice of life: nessun evento straordinario, niente mostri strani, nessun personaggio soprannaturale, solo la vita che, a loro come a noi, scorre giorno dopo giorno scandita dai ritmi di un qualsiasi studente liceale: scuola, casa, studio, amici. E proprio come nella vita reale, non esiste una vera e propria trama, solo tanti piccoli episodi a volte completamente slegati fra loro.
Ma cosa rende incommensurabilmente bello quest'anime sono proprio i personaggi, a partire dall'indiscussa protagonista Izumi Konata, uno dei personaggi più perfettamente riusciti nella storia dell'animazione giapponese. Konata, infatti, oltre a essere un'otaku fino al midollo e oltre, è la perfetta incarnazione di ogni studente: diciamocelo sinceramente, tutti noi preferivamo stare incollati al computer o alla televisione piuttosto che metterci a studiare (almeno per me è stato così), salvo poi ridursi all'ultimo minuto e oltre. Le altre protagoniste, le gemelle Kagami e Tsukasa e la supermoe Miyuki, pur stando un buon gradino sotto Konata, sono perfette e divertentissime a modo loro.
Tra gli altri personaggi, merita una menzione d'onore il padre di Konata, uno sceneggiatore, affetto dal complesso delle lolicon, otaku all'ennesima potenza e causa prima dell' "otakutaggine" della figlia, spesso scambiato per un maniaco tanto che, ogni volta che alla televisione si parla di arresti per comportamenti osceni, Konata tema si tratti di lui.
Ogni puntata finisce con un siparietto chiamato "Lucky Channel" condotto dalla idol Kogami Akira e dal doppiatore Shiraishi Minoru: Akira è la classica idol, eterna ragazzina un po' svampita finché è in trasmissione, salvo poi trasformarsi in donna cinica, egoista, perfida e preoccupata solo della propria carriera quando pensa di non essere inquadrata. Minoru altro non è che il vero e proprio doppiatore (Suzumiya Haruhi e Ga-Rei-Zero tra le opere cui ha partecipato), qui in versione liceale.
Per quanto riguarda le sigle, l'opening è uno di quei tormentoni che, per quanto assolutamente fuori dai miei gusti musicali, non riesco a non vedere ogni volta, orecchiabile al punto giusto e davvero carina. Le ending sono, per le prime 12 puntate, esibizioni delle quattro protagoniste (ma anche qui Konata tiene banco) di vecchie sigle di anime o di serie televisive in versione karaoke; per le ultime 12 sono esibizioni del vero Shiraishi Minoru in ambientazioni una più assurda dell'altra (da una scogliera a un ponte sospeso) di rivisitazioni a solo di sigle e brani di altre opere.
Voto 9,5.
"Lucky star" è un anime molto piacevole. Può dare l'impressione di qualcosa di trito e ritrito, di già visto, ma non è così. Non essendo io stessa un'amante dello slice of life/commedia scolastica, temevo che il titolo non rispondesse ai miei gusti, invece ho trovato una serie divertente, anzi esilarante.
Le protagoniste, pur essendo ragazze normali che fanno cose normali, riescono a far divertire sul serio, e talvolta anche a emozionare. I personaggi sono forse un po' troppo stereotipati: c'è l'otaku, la tsundere, la ragazza un po' imbranata... Direi che c'è un vero e proprio insieme di cose viste e riviste, ma rivisitate in maniera fresca e divertente. Sì, insomma, scordatevi le commediucole che pretendono di fare ridere mentre fanno pena: con "Lucky Star" si ride sul serio! Ho dato 8 a questa serie proprio grazie alla simpatia delle protagoniste e alle loro gag umoristiche.
I personaggi sono ben caratterizzati, compresi quelli secondari, che verso la fine della serie emergeranno sempre di più.
Faccio una menzione particolare agli "special" di fine episodio: sono incredibili, fanno troppo ridere, e i personaggi di Akira e Minoru sono a mio avviso esilaranti.
"Lucky Star" non ha grandi pretese come anime, ma nel suo piccolo racconta storie normali in chiave divertente, che a volte fanno anche riflettere. Lo consiglierei ovviamente agli amanti del genere, ma soprattutto a coloro che non ne sono appassionati, dato che questo si discosta a parer mio dalle classiche commedie scolastiche.
Buona visione!
Le protagoniste, pur essendo ragazze normali che fanno cose normali, riescono a far divertire sul serio, e talvolta anche a emozionare. I personaggi sono forse un po' troppo stereotipati: c'è l'otaku, la tsundere, la ragazza un po' imbranata... Direi che c'è un vero e proprio insieme di cose viste e riviste, ma rivisitate in maniera fresca e divertente. Sì, insomma, scordatevi le commediucole che pretendono di fare ridere mentre fanno pena: con "Lucky Star" si ride sul serio! Ho dato 8 a questa serie proprio grazie alla simpatia delle protagoniste e alle loro gag umoristiche.
I personaggi sono ben caratterizzati, compresi quelli secondari, che verso la fine della serie emergeranno sempre di più.
Faccio una menzione particolare agli "special" di fine episodio: sono incredibili, fanno troppo ridere, e i personaggi di Akira e Minoru sono a mio avviso esilaranti.
"Lucky Star" non ha grandi pretese come anime, ma nel suo piccolo racconta storie normali in chiave divertente, che a volte fanno anche riflettere. Lo consiglierei ovviamente agli amanti del genere, ma soprattutto a coloro che non ne sono appassionati, dato che questo si discosta a parer mio dalle classiche commedie scolastiche.
Buona visione!
Tanti possono definirlo "noioso". Ma se ci pensiamo bene, cos'ha di diverso dalla vita di tutti i giorni? Niente. E "Lucky Star" è proprio questo: racconta la comunissima vita di quattro liceali qualunque. Non succede niente di speciale, come in un qualsivoglia anime: "Lucky Star" rappresenta infatti la vita quotidiana, perché, se ci riflettiamo bene, quello che capita a Konata, Kagami, Tsukasa e Miyuki potrebbe benissimo succedere a chiunque di noi. Quindi le gag comiche di una Konata pigra e assonata, di una Kagami indaffarata a riprendere la sorella Tsukasa un po' sbadata e una Miyuki che fa da enciclopedia universale sono un po' ovunque. E' questo il suo punto di forza, perché è bello una volta tanto identificarsi in un anime: quello che capita in un episodio potrebbe succedermi domani, a dispetto di un qualsiasi altro anime, ed è stato questo che mi ha conquistata. In fondo, anche noi quando siamo con i nostri amici finiamo per parlare di argomenti totalmente idioti (come nel primo episodio: si riflette se i cannoli al cioccolati vanno mangiati prima dalla parte piccola o da quella grossa), o copiamo i compiti dal geniaccio del gruppo (come fanno Tsukasa e Konata con Kagami). E poi ho trovato semplicemente fantastico il Lucky Channel a fine episodio: Akira e Minoru sono straordinariamente divertenti insieme, li adoro! Akira, a mio parare, rappresenta la classica "vip" che agli occhi del mondo si mostra carina e gentile, ma che in realtà è tutto l'opposto, ha cioè una doppia personalità, come lei, che all'inizio è dolcissima, poi si gira e diventa intrattabile e arrogante. E Minoru, il tipico assistente: che compare poco, ma che alla fine è il vero supporto dello show.
Concludendo, ho trovato sinceramente divertente e simpatico quest'anime e mi sento dunque di dargli un bel 8.
Concludendo, ho trovato sinceramente divertente e simpatico quest'anime e mi sento dunque di dargli un bel 8.
La prima parte dell'episodio di questa serie metterà a dura prova la pazienza di chiunque. Dieci, noiosissimi minuti, dove vedremo quattro ragazze liceali discutere su quale sia il metodo giusto di mangiare un dolce al cioccolato, un dannato dolce al cioccolato: mezzo episodio.
Non poteva esistere inizio peggiore per "Lucky Star", serie prodotta nel 2007 dalla Kyoto Animation pochi mesi dopo quel "Suzumiya Haruhi no Yuutsu" che aveva generato tormentoni (la Hare Hare Yukai), e una valanga di merchandising, un tentativo quindi di ripetersi.
E al via quindi sigla carina-deficiente con balletto annesso, "Motteke! Sailor Fuku", con un testo senza senso e una melodia che prima risulterà irritante ma che in seguito, con il passare degli episodi, martellerà nel vostro cervello facendovela anche canticchiare e dimostrando così tutta la sua pericolosità.
Tornando all'anime e al dolce al cioccolato, fortuna vuole che solo il primo episodio sia uno schifo. Se qualcuno, colto da un'insana curiosità decidesse di continuarne la visione, dal secondo in poi non potrà più farne a meno, finendo letteralmente catturato nelle avventure quotidiane di queste quattro liceali, ognuna con le sue caratteristiche specifiche.
Il successo di "Lucky Star" ha un nome e un cognome, Konata Izumi. Se dovessero chiedermi quale fosse, secondo me, il personaggio più rappresentativo dell'animazione giapponese post-2000, risponderei proprio "quella tappetta con i capelli blu". Konata è otaku a mille, passa gran parte del suo tempo libero a leggere manga, a guardare anime e a giocare ai videogiochi, rappresenta la maggior parte degli spettatori di "Lucky Star". Impossibile quindi non immedesimarsi nelle sue peripezie, nel suo studiare all'ultimo secondo e distrarsi con qualunque sciocchezza, ma non finisce qui.
Konata vanta il più alto numero di citazioni della storia, che variano dai più recenti successi ("Full Metal Panic", "Fate/Stay Night", "Code Geass", "Haruhi Suzumiya", videogames di ogni tipo, dai picchiaduro alle visual novel sentimentali), ai classici del passato che, per ovvie ragioni anagrafiche, le sue amiche si chiedono come faccia a conoscere.
Abbiamo poi Kagami, tsundere del gruppo (viene esplicitamente definita così da Konata), è il secondo personaggio in ordine di apparizioni, sempre pronta a criticare le scelte e gli stili di Konata, ma con un atteggiamento quasi rinunciatario. Ha una sorella gemella di nome Tsukasa, il suo opposto, timida e sbadata, va un po' male a scuola e chiede spesso aiuto alla sorella. La vedremo alle prese con le faccende più inutili, ma allo stesso tempo le più divertenti, dato che è anche alquanto sfortunata. Infine c'è Takara Miyuki, la secchiona del gruppo dai modi gentili ma allo stesso smemorata. Delle quattro è quella che diverte di meno e infatti è l'ultimo personaggio per numero di gag/apparizioni.
Tra i personaggi secondari spicca la professoressa Nanako Kuroi, che passa anche lei il suo tempo libero sui videogame; la poliziotta nullafacente e cugina di Konata, Yui Narumi; il padre della protagonista Sojiro Izumi, affetto dalla sindrome lolicon. Ma il personaggio secondario che probabilmente nelle sue poche apparizioni vi divertirà di più è il leggendario fumettaro Meito Anizawa, un miscuglio di vari personaggi (Manga Bomber, G Gundam). Lui e i suoi collaboratori considerano Konata una leggendaria "Ragazza A", ovvero la tipologia di clienti più alta in assoluto. Faranno quindi di tutto per venderle i loro prodotti con tattiche militari e quant'altro, fallendo ogni volta. Da non perdere poi l'episodio ambientato alla fiera del fumetto Comicket.
"Lucky Star" è una visione leggera ed esplosiva allo stesso tempo, dove si alternano episodi divertentissimi ad altri più noiosi, ma che strapperanno sempre un sorriso. Le animazioni sono essenziali, ma non per questo sono scadenti, le persone sullo sfondo sono spesso anonime figure monocromatiche, come per sottolineare i personaggi principali sui quali ruotano le storie - similmente ai Peanuts, dove non si vedevano mai gli adulti. Gli sfondi sono buoni e i colori sempre azzeccati. Eccezionale è il doppiaggio.
Non aspettatevi storie sentimentali, non esistono in "Lucky Star". L'anime è una raccolta di fatti quotidiani, senza un inizio e senza una fine che possono divertire senza tante pretese.
Chicca finale di ogni episodio, lo spassosissimo Lucky Channel, dove un'idol apparentemente ultra-kawaii, Akira Kagami, e il suo assistente Minoru Shiraishi (stesso nome del suo mitico doppiatore, che vedremo più avanti), illustreranno varie curiosità della serie. Tutto nella norma, se non fosse che Akira-sama perde spesso le staffe (a causa del povero assistente), cala la maschera da idol moe e si trasforma letteralmente in una cinica, egoista e inquietante ragazza dalla voce profonda che ha la sua carriera - già in bilico - come unico interesse.
Ultima e geniale trovata sono le ending. "Lucky Star" non ne ha una propria, ma tramite la trovata del karaoke personalizza canzoni tratte da altri anime, o addirittura da telefilm anni '70, con le voci di Konata e delle altre. Questo per i primi 12 episodi; nella seconda parte vedremo invece il doppiatore Minoru Shiraishi esibirsi in assurde performance in luoghi improbabili (tipo scogliere), cantando varie sigle e canzoni, in particolare tratte da "La Malinconia di Haruhi Suzumiya".
Nel 2008 è stato prodotto un OAV di circa 40 minuti, da vedere, ma che non aggiunge molto, dove abbiamo però il Lucky Star in live action sulle note di "You Wa Shock"
Cos'altro aggiungere, se avete intenzione di guardare "Lucky Star" spero che ora saprete, almeno un poco, a cosa andate incontro. L'anime non entrerà nella storia, ma se si passa su alcuni difetti e si accetta la sua natura semplice, esso intrattiene come pochi altri.
Non poteva esistere inizio peggiore per "Lucky Star", serie prodotta nel 2007 dalla Kyoto Animation pochi mesi dopo quel "Suzumiya Haruhi no Yuutsu" che aveva generato tormentoni (la Hare Hare Yukai), e una valanga di merchandising, un tentativo quindi di ripetersi.
E al via quindi sigla carina-deficiente con balletto annesso, "Motteke! Sailor Fuku", con un testo senza senso e una melodia che prima risulterà irritante ma che in seguito, con il passare degli episodi, martellerà nel vostro cervello facendovela anche canticchiare e dimostrando così tutta la sua pericolosità.
Tornando all'anime e al dolce al cioccolato, fortuna vuole che solo il primo episodio sia uno schifo. Se qualcuno, colto da un'insana curiosità decidesse di continuarne la visione, dal secondo in poi non potrà più farne a meno, finendo letteralmente catturato nelle avventure quotidiane di queste quattro liceali, ognuna con le sue caratteristiche specifiche.
Il successo di "Lucky Star" ha un nome e un cognome, Konata Izumi. Se dovessero chiedermi quale fosse, secondo me, il personaggio più rappresentativo dell'animazione giapponese post-2000, risponderei proprio "quella tappetta con i capelli blu". Konata è otaku a mille, passa gran parte del suo tempo libero a leggere manga, a guardare anime e a giocare ai videogiochi, rappresenta la maggior parte degli spettatori di "Lucky Star". Impossibile quindi non immedesimarsi nelle sue peripezie, nel suo studiare all'ultimo secondo e distrarsi con qualunque sciocchezza, ma non finisce qui.
Konata vanta il più alto numero di citazioni della storia, che variano dai più recenti successi ("Full Metal Panic", "Fate/Stay Night", "Code Geass", "Haruhi Suzumiya", videogames di ogni tipo, dai picchiaduro alle visual novel sentimentali), ai classici del passato che, per ovvie ragioni anagrafiche, le sue amiche si chiedono come faccia a conoscere.
Abbiamo poi Kagami, tsundere del gruppo (viene esplicitamente definita così da Konata), è il secondo personaggio in ordine di apparizioni, sempre pronta a criticare le scelte e gli stili di Konata, ma con un atteggiamento quasi rinunciatario. Ha una sorella gemella di nome Tsukasa, il suo opposto, timida e sbadata, va un po' male a scuola e chiede spesso aiuto alla sorella. La vedremo alle prese con le faccende più inutili, ma allo stesso tempo le più divertenti, dato che è anche alquanto sfortunata. Infine c'è Takara Miyuki, la secchiona del gruppo dai modi gentili ma allo stesso smemorata. Delle quattro è quella che diverte di meno e infatti è l'ultimo personaggio per numero di gag/apparizioni.
Tra i personaggi secondari spicca la professoressa Nanako Kuroi, che passa anche lei il suo tempo libero sui videogame; la poliziotta nullafacente e cugina di Konata, Yui Narumi; il padre della protagonista Sojiro Izumi, affetto dalla sindrome lolicon. Ma il personaggio secondario che probabilmente nelle sue poche apparizioni vi divertirà di più è il leggendario fumettaro Meito Anizawa, un miscuglio di vari personaggi (Manga Bomber, G Gundam). Lui e i suoi collaboratori considerano Konata una leggendaria "Ragazza A", ovvero la tipologia di clienti più alta in assoluto. Faranno quindi di tutto per venderle i loro prodotti con tattiche militari e quant'altro, fallendo ogni volta. Da non perdere poi l'episodio ambientato alla fiera del fumetto Comicket.
"Lucky Star" è una visione leggera ed esplosiva allo stesso tempo, dove si alternano episodi divertentissimi ad altri più noiosi, ma che strapperanno sempre un sorriso. Le animazioni sono essenziali, ma non per questo sono scadenti, le persone sullo sfondo sono spesso anonime figure monocromatiche, come per sottolineare i personaggi principali sui quali ruotano le storie - similmente ai Peanuts, dove non si vedevano mai gli adulti. Gli sfondi sono buoni e i colori sempre azzeccati. Eccezionale è il doppiaggio.
Non aspettatevi storie sentimentali, non esistono in "Lucky Star". L'anime è una raccolta di fatti quotidiani, senza un inizio e senza una fine che possono divertire senza tante pretese.
Chicca finale di ogni episodio, lo spassosissimo Lucky Channel, dove un'idol apparentemente ultra-kawaii, Akira Kagami, e il suo assistente Minoru Shiraishi (stesso nome del suo mitico doppiatore, che vedremo più avanti), illustreranno varie curiosità della serie. Tutto nella norma, se non fosse che Akira-sama perde spesso le staffe (a causa del povero assistente), cala la maschera da idol moe e si trasforma letteralmente in una cinica, egoista e inquietante ragazza dalla voce profonda che ha la sua carriera - già in bilico - come unico interesse.
Ultima e geniale trovata sono le ending. "Lucky Star" non ne ha una propria, ma tramite la trovata del karaoke personalizza canzoni tratte da altri anime, o addirittura da telefilm anni '70, con le voci di Konata e delle altre. Questo per i primi 12 episodi; nella seconda parte vedremo invece il doppiatore Minoru Shiraishi esibirsi in assurde performance in luoghi improbabili (tipo scogliere), cantando varie sigle e canzoni, in particolare tratte da "La Malinconia di Haruhi Suzumiya".
Nel 2008 è stato prodotto un OAV di circa 40 minuti, da vedere, ma che non aggiunge molto, dove abbiamo però il Lucky Star in live action sulle note di "You Wa Shock"
Cos'altro aggiungere, se avete intenzione di guardare "Lucky Star" spero che ora saprete, almeno un poco, a cosa andate incontro. L'anime non entrerà nella storia, ma se si passa su alcuni difetti e si accetta la sua natura semplice, esso intrattiene come pochi altri.
Chissà perché ho rimandato più volte la visione di questa spassosissima serie, forse per il chara design troppo elementare che mi convinceva poco e per l'assenza di una trama, ma ora che ho concluso questi 24 episodi non posso fare a meno di sorridere. "Lucky Star" è davvero carino, divertente, rilassante e geniale. Avevo il sentore che un anime tanto acclamato potesse rivelarsi una completa delusione, che si trattasse di una pagliacciata, che non fosse all'altezza della fama ricevuta, per i numerosi gadget correlati, adattamenti in light novel e i diversi videogiochi usciti; sì insomma, che fosse un disastro sotto tutti i punti di vista. Sono lieta di appurare l'esatto contrario di quanto ho ipotizzato, perché tutte le mie impressioni negative, con l'avanzare degli episodi, si sono poi rivelate positive. Certo, il chara design è comunque elementare, e ricorda molto lo stile moe, con i tipici occhioni e i lineamenti puerili, però una volta familiarizzato con i personaggi strampalati e presa coscienza dell'andamento scollegato degli eventi della suddetta serie - intorno al quarto/quinto episodio - ho trovato questo tipo di disegno adatto a una storia tanto semplice quanto piacevole.
Tratto da un manga di Kagami Yoshimizu, "Lucky Star" racconta la vita quotidiana di quattro studentesse delle superiori: Konata, Kagami, Tsukasa e Miyuki, un quartetto eccezionale, ognuna caratterizzata benissimo e tutte adorabili. Verso metà serie, si aggregheranno altri personaggi che contribuiranno a incrementare il livello di comicità. Gli episodi sono composti perlopiù da scenette brevi piene di gag esilaranti, di dialoghi assurdi che risultano divertenti e per niente sgradevoli, di botta e risposta tra le protagoniste, di trovate simpatiche nonché credibili. Le puntate si concludono tutte con l'appuntamento fisso di un programma televisivo denominato "Channel Lucky", condotto dalla idol Akira Kogami, apparentemente docile e garbata ma che sa essere anche violenta e scorbutica, che insieme al suo assistente novellino, Shiraishi Minoru, intrattengono gli spettatori tramite i siparietti dei due presentatori.
"Lucky Star" è una serie demenziale, lo si capisce sin dalla prima puntata. Molto probabilmente il lungo sproloquio su come mangiare un cornetto di cioccolato spiazzerà la maggior parte di voi, ha spiazzato anche me del resto, il che può portare alle persone meno pazienti di stroncarlo. Cosa sbagliatissima.
L'anime parte in modo un po' confuso, ci mette un paio di episodi prima che decolli, pertanto non fermatevi alle prime battute, perché sicuramente non vi prenderà da subito, sembrerà ridicolo a una prima occhiata, ma una "genialata" alla fine, tant'è che si sentirà il bisogno di riguardare tutto l'anime con lo spirito giusto.
La star in assoluto è la protagonista principale, l'otaku Konata, doppiata nientemeno che da Aya Hirano, la voce di Suzumiya Haruhi. Questo è particolarmente esilarante quando Konata imita la sua beniamina. Non è difficile immedesimarsi nel personaggio di Konata, così svogliata e spiritosa, la quale ha una passione incommensurabile per i manga, gli anime, i videogames e i drama (sceneggiati asiatici). Lei, insieme alla pseudo-tsudere Kanami, creano delle scene da sganascio: ho riso di gusto in determinati sketch. In generale tutti i personaggi presenti sanno come fare divertire lo spettatore, chi più e chi meno. Come c'era da immaginarselo - considerando il genere alla "Ichigo Mashimaro" e alla "Azumanga daioh" - mancano le controparti maschili, ma è un dettaglio irrilevante in quanto le sole ragazze sono in grado di reggere la scena. L'unica presenza maschile rincorrente è il padre di Konata: un mito! Il suo rapporto con la figlia è qualcosa di inusuale e al contempo straordinario. Credo che la ventiduesima puntata sia una delle più belle, una delle più memorabili. A ogni modo, Konata finisce nella top 10 dei personaggi femminili meglio apprezzati dalla sottoscritta.
La moltitudine di citazioni di anime e fumetti famosi e degli MMORPG all'interno della serie sono una vera delizia per coloro che ne sono appassionati. Vengono menzionate spesso opere dal calibro di "Full metal panic fumoffu", "Keroro", "Pokémon", anche se il più gettonato è senza dubbio "La maliconia di Suzumiya Haruhi"; d'altronde quest'ultimo è prodotto dallo studio Kyoto Animation, lo stesso di "Lucky Star". Naturalmente non bisogna essere degli otaku incalliti per seguire "Lucky Star", anche perché è impensabile cogliere tutti i riferimenti all'interno dell'anime.
L'opening, "Motteke! Sailor Fuku!" è cantata dalle quattro doppiatrici, una sigla assai orecchiabile e ben riuscita.
Se c'è una cosa che alla lunga può stancare è il "Channel Lucky", diventa monotono e per certi versi anche disturbante. Un anno dopo la realizzazione di "Lucky star", nel 2008 esce l'OAV dalla durata di 45 minuti.
Vedrete che spettacolo di anime, la simpatia di Konata&co. è irresistibile. "Bye-biii!"
Tratto da un manga di Kagami Yoshimizu, "Lucky Star" racconta la vita quotidiana di quattro studentesse delle superiori: Konata, Kagami, Tsukasa e Miyuki, un quartetto eccezionale, ognuna caratterizzata benissimo e tutte adorabili. Verso metà serie, si aggregheranno altri personaggi che contribuiranno a incrementare il livello di comicità. Gli episodi sono composti perlopiù da scenette brevi piene di gag esilaranti, di dialoghi assurdi che risultano divertenti e per niente sgradevoli, di botta e risposta tra le protagoniste, di trovate simpatiche nonché credibili. Le puntate si concludono tutte con l'appuntamento fisso di un programma televisivo denominato "Channel Lucky", condotto dalla idol Akira Kogami, apparentemente docile e garbata ma che sa essere anche violenta e scorbutica, che insieme al suo assistente novellino, Shiraishi Minoru, intrattengono gli spettatori tramite i siparietti dei due presentatori.
"Lucky Star" è una serie demenziale, lo si capisce sin dalla prima puntata. Molto probabilmente il lungo sproloquio su come mangiare un cornetto di cioccolato spiazzerà la maggior parte di voi, ha spiazzato anche me del resto, il che può portare alle persone meno pazienti di stroncarlo. Cosa sbagliatissima.
L'anime parte in modo un po' confuso, ci mette un paio di episodi prima che decolli, pertanto non fermatevi alle prime battute, perché sicuramente non vi prenderà da subito, sembrerà ridicolo a una prima occhiata, ma una "genialata" alla fine, tant'è che si sentirà il bisogno di riguardare tutto l'anime con lo spirito giusto.
La star in assoluto è la protagonista principale, l'otaku Konata, doppiata nientemeno che da Aya Hirano, la voce di Suzumiya Haruhi. Questo è particolarmente esilarante quando Konata imita la sua beniamina. Non è difficile immedesimarsi nel personaggio di Konata, così svogliata e spiritosa, la quale ha una passione incommensurabile per i manga, gli anime, i videogames e i drama (sceneggiati asiatici). Lei, insieme alla pseudo-tsudere Kanami, creano delle scene da sganascio: ho riso di gusto in determinati sketch. In generale tutti i personaggi presenti sanno come fare divertire lo spettatore, chi più e chi meno. Come c'era da immaginarselo - considerando il genere alla "Ichigo Mashimaro" e alla "Azumanga daioh" - mancano le controparti maschili, ma è un dettaglio irrilevante in quanto le sole ragazze sono in grado di reggere la scena. L'unica presenza maschile rincorrente è il padre di Konata: un mito! Il suo rapporto con la figlia è qualcosa di inusuale e al contempo straordinario. Credo che la ventiduesima puntata sia una delle più belle, una delle più memorabili. A ogni modo, Konata finisce nella top 10 dei personaggi femminili meglio apprezzati dalla sottoscritta.
La moltitudine di citazioni di anime e fumetti famosi e degli MMORPG all'interno della serie sono una vera delizia per coloro che ne sono appassionati. Vengono menzionate spesso opere dal calibro di "Full metal panic fumoffu", "Keroro", "Pokémon", anche se il più gettonato è senza dubbio "La maliconia di Suzumiya Haruhi"; d'altronde quest'ultimo è prodotto dallo studio Kyoto Animation, lo stesso di "Lucky Star". Naturalmente non bisogna essere degli otaku incalliti per seguire "Lucky Star", anche perché è impensabile cogliere tutti i riferimenti all'interno dell'anime.
L'opening, "Motteke! Sailor Fuku!" è cantata dalle quattro doppiatrici, una sigla assai orecchiabile e ben riuscita.
Se c'è una cosa che alla lunga può stancare è il "Channel Lucky", diventa monotono e per certi versi anche disturbante. Un anno dopo la realizzazione di "Lucky star", nel 2008 esce l'OAV dalla durata di 45 minuti.
Vedrete che spettacolo di anime, la simpatia di Konata&co. è irresistibile. "Bye-biii!"
L'anime di Lucky Star, composto da 24 episodi più un OAV, è tratto dal manga Yonkoma, manga umoristico composto da quattro vignette, creato da Kagami Yoshimizu.
L'anime non presenta una trama lineare, infatti all'interno della serie non ci saranno momenti d'azione né colpi di scena, ma un insieme di sketch umoristici sulla vita quotidiana delle protagoniste: Konata Izumi, il personaggio che spicca maggiormente nella serie, un otaku al femminile che non perde occasione di citare e fare riferimenti ad anime, manga e videogiochi; le gemelle Kagami e Tsukasa Hiiragi e Miyuki Takara, che saranno affiancate da vari personaggi fra i quali compagni di scuola, professori e famigliari.
Alla fine di ogni episodio c'è il Lucky Channel, un programma presentato da altri due personaggi: l'idol Akira Kagami, che non compare ufficialmente all'interno della serie, e il suo assistente Minoru Shiraishi, che appare anche in alcuni episodi come compagno di classe di Konata.
In Lucky Star, oltre alle gag, l'aspetto umoristico viene messo in risalto grazie all'aspetto infantile e deformato dei personaggi e dai colori chiari e luminosi.
Lucky Star è un anime molto divertente, consigliato a tutti gli appassionati di manga e anime.
L'anime non presenta una trama lineare, infatti all'interno della serie non ci saranno momenti d'azione né colpi di scena, ma un insieme di sketch umoristici sulla vita quotidiana delle protagoniste: Konata Izumi, il personaggio che spicca maggiormente nella serie, un otaku al femminile che non perde occasione di citare e fare riferimenti ad anime, manga e videogiochi; le gemelle Kagami e Tsukasa Hiiragi e Miyuki Takara, che saranno affiancate da vari personaggi fra i quali compagni di scuola, professori e famigliari.
Alla fine di ogni episodio c'è il Lucky Channel, un programma presentato da altri due personaggi: l'idol Akira Kagami, che non compare ufficialmente all'interno della serie, e il suo assistente Minoru Shiraishi, che appare anche in alcuni episodi come compagno di classe di Konata.
In Lucky Star, oltre alle gag, l'aspetto umoristico viene messo in risalto grazie all'aspetto infantile e deformato dei personaggi e dai colori chiari e luminosi.
Lucky Star è un anime molto divertente, consigliato a tutti gli appassionati di manga e anime.
Guardo i generi e vedo "commedia", "demenziale", "scolastico". Sì, certo, è anche quello, ma Lucky Star è anche qualcosa di più.
Quest'opera, che, ora che ci penso, mi ha avvicinato al mondo degli anime, riesce a presentare dei fatti che non faticherei a definire "di vita quotidiana" in modo del tutto diverso, nuovo, sorprendente.
Fin dal primo episodio capii di essere davanti a qualcosa di diverso: ai tempi mi sembrava semplicemente strano. Un dialogo tra quattro strane ragazzine su come andava "attaccato" un dolce non mi sembrava affatto normale.
Poi, bum! Lentamente l'anime si è fatto strada nel mio cuore, a forza di gag, ma soprattutto a forza di semplicità.
Perché questo è un anime semplice, che presenta quattro ragazze che alla fine sono, sì, gli stereotipi del mondo dell'animazione, ma che interagiscono tra di loro in un modo che mi è sembrato genuino.
La storia, semplicemente, non c'è. Piccoli spezzoni di vita quotidiana vengono messi in fila l'uno dopo l'altro senza nemmeno la pretesa di una trama di fondo. E così, ovviamente, l'anime stesso procede con calma, lentamente, non avendo dove andare. Tutto ciò non non mi ha però creato noia, bensì tranquillità, relax.
A prima vista avrei definito Lucky Star nonsense, ma poi mi sono reso conto che sono narrate cose normalissime, calate in un contesto normalissimo, con personaggi che, alla fine, sono normalissimi. Grazie probabilmente anche alla fantastica Konata, divertentissima otaku in cui tutti un po' ci rispecchiamo, e che oserei definire protagonista indiscusso dell'opera, quest'anime è diventato un po' il manifesto della cultura otaku, seminando migliaia di fan in tutto il mondo.
Dal tratto semplice e kawaii alle animazioni modeste, quest'anime non spicca di certo per il comparto tecnico, ma, non so bene il perché, mi è rimasto impresso. Spesso capita che non avendo niente da fare recupero qualche puntata che magari avrò visto già decine di volte e mi rimetto a guardarla, senza stancarmi mai.
C'è poi il fantastico Lucky Channel, che a ogni fine puntata delizia grazie a due personaggi del tutto anormali: una idol dalla doppia personalità, o ragazza simpatica e pucciosa o vecchia bisbetica che si è fatta le ossa nel mondo dello spettacolo; e un ragazzo che è semplicemente troppo, troppo normale, ma che essendo calato in un contesto così strambo, riesce sempre a creare situazioni divertenti e al limite dell'assurdo.
Chiunque si dica appassionato di anime non può non guardare Lucky Star, che poi ne diventi un fan sfegatato o meno.
Quest'opera, che, ora che ci penso, mi ha avvicinato al mondo degli anime, riesce a presentare dei fatti che non faticherei a definire "di vita quotidiana" in modo del tutto diverso, nuovo, sorprendente.
Fin dal primo episodio capii di essere davanti a qualcosa di diverso: ai tempi mi sembrava semplicemente strano. Un dialogo tra quattro strane ragazzine su come andava "attaccato" un dolce non mi sembrava affatto normale.
Poi, bum! Lentamente l'anime si è fatto strada nel mio cuore, a forza di gag, ma soprattutto a forza di semplicità.
Perché questo è un anime semplice, che presenta quattro ragazze che alla fine sono, sì, gli stereotipi del mondo dell'animazione, ma che interagiscono tra di loro in un modo che mi è sembrato genuino.
La storia, semplicemente, non c'è. Piccoli spezzoni di vita quotidiana vengono messi in fila l'uno dopo l'altro senza nemmeno la pretesa di una trama di fondo. E così, ovviamente, l'anime stesso procede con calma, lentamente, non avendo dove andare. Tutto ciò non non mi ha però creato noia, bensì tranquillità, relax.
A prima vista avrei definito Lucky Star nonsense, ma poi mi sono reso conto che sono narrate cose normalissime, calate in un contesto normalissimo, con personaggi che, alla fine, sono normalissimi. Grazie probabilmente anche alla fantastica Konata, divertentissima otaku in cui tutti un po' ci rispecchiamo, e che oserei definire protagonista indiscusso dell'opera, quest'anime è diventato un po' il manifesto della cultura otaku, seminando migliaia di fan in tutto il mondo.
Dal tratto semplice e kawaii alle animazioni modeste, quest'anime non spicca di certo per il comparto tecnico, ma, non so bene il perché, mi è rimasto impresso. Spesso capita che non avendo niente da fare recupero qualche puntata che magari avrò visto già decine di volte e mi rimetto a guardarla, senza stancarmi mai.
C'è poi il fantastico Lucky Channel, che a ogni fine puntata delizia grazie a due personaggi del tutto anormali: una idol dalla doppia personalità, o ragazza simpatica e pucciosa o vecchia bisbetica che si è fatta le ossa nel mondo dello spettacolo; e un ragazzo che è semplicemente troppo, troppo normale, ma che essendo calato in un contesto così strambo, riesce sempre a creare situazioni divertenti e al limite dell'assurdo.
Chiunque si dica appassionato di anime non può non guardare Lucky Star, che poi ne diventi un fan sfegatato o meno.
No, è inutile: non riesco a finire di vedere Lucky Star. E' più forte di me, quasi fosse troppo per il mio cervello, non riesco a proseguire la visione di quest'anime.
Lucky Star è una serie di 24 episodi in cui vengono narrate le vicende quotidiane che vedono come protagoniste le quattro studentesse Konata, Miyuki, Kagami e Tsukasa.
Di per sé la trama non c'è, infatti tutto ruota attorno alla vita di tutti i giorni di queste quattro ragazze, in totale tranquillità, senza fretta, e in totale franchezza è l'anime più lento che abbia mai visto.
Il disegno, a primo impatto, può apparire veramente brutto, ma man mano che guardi le puntate ti ci abitui, ergo alla fine, non apparirà completamente orrendo. Ora come ora lo ritengo simpatico, divertente.
Più guardavo l'anime, più mi rendevo conto di non avere le rotelle del tutto al loro posto per i seguenti motivi:
- i personaggi impiegano circa 10 minuti per compiere ogni sorta di azione;
- ho avuto come l'impressione che la fantasiosa demenza di Konata avesse iniziato a penetrarmi i neuroni, pertanto ho creduto fosse meglio interrompere subito la visione.
Per carità, ho riso durante le puntate, ma forse per l'esasperazione causata dalla speranza che versavo nei personaggi affinché riuscissero a combinare qualche cosa. Non oso nemmeno immaginare cosa mi accadrebbe se vedessi i seguenti 20 episodi in cui Konata, per 8 minuti e 20 secondi, rispiega come mangiare un cannolo al cioccolato.
Non posso negare che l'opening, ormai divenuta quasi una sottospecie di inno ovunque, non sia fenomenale, e in oltre modo, geniale. Non è di certo la melodia più bella del mondo, e non sarà la canzone più giocata del vostro mp3, ma di sicuro vi sarà entrata in testa dopo averla ascoltata, o per un motivo o per l'altro.
Alla fine di ogni puntata vi è una sottospecie di telegiornale, ecco, quello è ciò che ho ritenuto fosse il fattore più inutile di tutti. Lo trovo noioso, non fa ridere, e se venisse tolto la trama non cambierebbe, pertanto mi chiedo, a cosa serve? A niente.
Sto ancora cercando di capacitarmi come questo anime, attualmente, riesca ad avere come media voti l'8,040. Il mio voto è sicuramente, senza ombra di dubbio, un bellissimo 4.
Lucky Star è una serie di 24 episodi in cui vengono narrate le vicende quotidiane che vedono come protagoniste le quattro studentesse Konata, Miyuki, Kagami e Tsukasa.
Di per sé la trama non c'è, infatti tutto ruota attorno alla vita di tutti i giorni di queste quattro ragazze, in totale tranquillità, senza fretta, e in totale franchezza è l'anime più lento che abbia mai visto.
Il disegno, a primo impatto, può apparire veramente brutto, ma man mano che guardi le puntate ti ci abitui, ergo alla fine, non apparirà completamente orrendo. Ora come ora lo ritengo simpatico, divertente.
Più guardavo l'anime, più mi rendevo conto di non avere le rotelle del tutto al loro posto per i seguenti motivi:
- i personaggi impiegano circa 10 minuti per compiere ogni sorta di azione;
- ho avuto come l'impressione che la fantasiosa demenza di Konata avesse iniziato a penetrarmi i neuroni, pertanto ho creduto fosse meglio interrompere subito la visione.
Per carità, ho riso durante le puntate, ma forse per l'esasperazione causata dalla speranza che versavo nei personaggi affinché riuscissero a combinare qualche cosa. Non oso nemmeno immaginare cosa mi accadrebbe se vedessi i seguenti 20 episodi in cui Konata, per 8 minuti e 20 secondi, rispiega come mangiare un cannolo al cioccolato.
Non posso negare che l'opening, ormai divenuta quasi una sottospecie di inno ovunque, non sia fenomenale, e in oltre modo, geniale. Non è di certo la melodia più bella del mondo, e non sarà la canzone più giocata del vostro mp3, ma di sicuro vi sarà entrata in testa dopo averla ascoltata, o per un motivo o per l'altro.
Alla fine di ogni puntata vi è una sottospecie di telegiornale, ecco, quello è ciò che ho ritenuto fosse il fattore più inutile di tutti. Lo trovo noioso, non fa ridere, e se venisse tolto la trama non cambierebbe, pertanto mi chiedo, a cosa serve? A niente.
Sto ancora cercando di capacitarmi come questo anime, attualmente, riesca ad avere come media voti l'8,040. Il mio voto è sicuramente, senza ombra di dubbio, un bellissimo 4.
Lucky Star è un'opera immancabile per gli appassionati del genere della commedia, molto spesso si notano molte somiglianze con un'altra grande opera dello stesso genere, Azumanga Daioh, sia per la medesima ambientazione sia per alcune somiglianze caratteriali delle stereotipate protagoniste, ma fondamentalmente le opere sono molto diverse, anche sul piano tecnico, in cui Lucky star sbaraglia la concorrenza, con disegni e animazioni decisamente migliori. Peccato che ciò si noti solo sulle protagoniste e sui personaggi secondari, tutte le comparse vengono invece rappresentate come sfocate figure stilizzate, quasi per rappresentare uno stacco tra le quattro amiche e il fondale, per focalizzare la scena su di loro.
Ottime sono le voci di doppiaggio, che danno il meglio di sé nelle prime sigle di chiusura dove si cimentano in un improvvisato karaoke su sigle molto famose (in Giappone perlomeno, salvo rare eccezioni), ma anche qui il distacco tra cast principale e comparse è netto, dato che ogni comparsa che sia femminile o maschile ha la medesima voce. Gli autori avrebbero potuto fare di più sotto questo punto di vista.
Ottime sono le voci di doppiaggio, che danno il meglio di sé nelle prime sigle di chiusura dove si cimentano in un improvvisato karaoke su sigle molto famose (in Giappone perlomeno, salvo rare eccezioni), ma anche qui il distacco tra cast principale e comparse è netto, dato che ogni comparsa che sia femminile o maschile ha la medesima voce. Gli autori avrebbero potuto fare di più sotto questo punto di vista.
Ho terminato di vedere Lucky Star qualche giorno fa.
Ero partito abbastanza cauto e poco predisposto, non amando particolarmente lo stile "moe". Ero convinto che avrei ceduto dopo qualche puntata, ma cavolo, una possibilità volevo dargliela.
E invece, mi ritrovo ad aver terminato le 24 puntate, più l'OAV, pienamente soddisfatto e appagato dalla visione.
Raccontare la trama di Lucky Star è decisamente superfluo, dal momento che una trama vera e propria non esiste, o meglio, ci viene offerto una sorta di leggero "tappeto" che ci condurrà fino alla fine, senza cercare particolari risvolti o approfondimenti del caso. Ogni puntata è autoconclusiva, un concentrato di situazioni esilaranti, che strizzano l'occhio a tutto quello che circonda il mondo di anime, manga e videogiochi, un percorso attraverso la sub-cultura nipponica raccontato in chiave comica.
Le protagoniste principali sono quattro ragazze liceali (alle quali si aggiungono altre figure di contorno), ognuna con la propria particolarità, che incarnano gli stereotipi dei tanti personaggi che costellano le innumerevoli serie giapponesi.
Abbiamo Konata Izumi, probabilmente il personaggio più amato, che rompe lo schermo grazie alla sua natura di vero otaku, offrendo allo spettatore tutte quelle manie tipiche di ogni amante di anime, manga e videogiochi. Insomma, è molto facile ritrovare un po' di noi in tutti i suoi gesti.
Senza tralasciare il meraviglioso doppiaggio di Aya Hirano.
Abbiamo le due gemelle Kagami e Tsukasa, la prima studiosa e responsabile e amante del cibo, e la seconda più timida e infantile, assolutamente spassosa.
E infine c'è Miyuki Takara, un vero concentrato moe, distratta e imbranata al punto giusto.
Questa è la piccola cornice che racchiude un quadro molto più grande, come la professoressa single fissata con gli MMORPG, che passa le nottate a grindare con Konata.
Insomma, diciamo che una buona dose di fan-service c'è tutta, come nella maggior parte delle serie di questo genere. Ma il divertimento è assicurato, con quel pizzico di genialità che tanto ci piace. Il tutto è condito da una lunga serie di citazioni tra anime, manga e videogiochi che non potranno che fare la felicità di tutti i veri otaku, e soprattutto mettere alla prova la vostra preparazione.
Ma la vera chicca arriva alla fine. Perché se la sigla di apertura, per quanto mi riguarda, è veramente molto carina sempre in stile con la serie, è nella parte finale che Lucky Star dà il meglio di se. Perché alla fine di ogni puntata partirà un piccolo siparietto chiamato Lucky Channel, condotto da una idol nevrotica e piena di sé, accompagnata da un povero ragazzotto che cercherà in tutti i modi di arrivare al successo. Il tutto attraverso una serie di situazioni assolutamente geniali, che ci condurranno alla sigla finale (altra chicca per intenditori) che vedrà un'inquadratura fissa su di una porta, dietro la quale le quattro protagoniste si cimenteranno in un Karaoke costellato di sigle di ogni genere. A voi riconoscerle tutte.
Da metà serie in poi, la parte finale vedrà invece i doppiatori, in carne e ossa, dei due protagonisti del Lucky Channel, cimentarsi in una lunga serie di siparietti assolutamente assurdi e divertenti.
In conclusione, Lucky Star è assolutamente consigliato.
Ero partito abbastanza cauto e poco predisposto, non amando particolarmente lo stile "moe". Ero convinto che avrei ceduto dopo qualche puntata, ma cavolo, una possibilità volevo dargliela.
E invece, mi ritrovo ad aver terminato le 24 puntate, più l'OAV, pienamente soddisfatto e appagato dalla visione.
Raccontare la trama di Lucky Star è decisamente superfluo, dal momento che una trama vera e propria non esiste, o meglio, ci viene offerto una sorta di leggero "tappeto" che ci condurrà fino alla fine, senza cercare particolari risvolti o approfondimenti del caso. Ogni puntata è autoconclusiva, un concentrato di situazioni esilaranti, che strizzano l'occhio a tutto quello che circonda il mondo di anime, manga e videogiochi, un percorso attraverso la sub-cultura nipponica raccontato in chiave comica.
Le protagoniste principali sono quattro ragazze liceali (alle quali si aggiungono altre figure di contorno), ognuna con la propria particolarità, che incarnano gli stereotipi dei tanti personaggi che costellano le innumerevoli serie giapponesi.
Abbiamo Konata Izumi, probabilmente il personaggio più amato, che rompe lo schermo grazie alla sua natura di vero otaku, offrendo allo spettatore tutte quelle manie tipiche di ogni amante di anime, manga e videogiochi. Insomma, è molto facile ritrovare un po' di noi in tutti i suoi gesti.
Senza tralasciare il meraviglioso doppiaggio di Aya Hirano.
Abbiamo le due gemelle Kagami e Tsukasa, la prima studiosa e responsabile e amante del cibo, e la seconda più timida e infantile, assolutamente spassosa.
E infine c'è Miyuki Takara, un vero concentrato moe, distratta e imbranata al punto giusto.
Questa è la piccola cornice che racchiude un quadro molto più grande, come la professoressa single fissata con gli MMORPG, che passa le nottate a grindare con Konata.
Insomma, diciamo che una buona dose di fan-service c'è tutta, come nella maggior parte delle serie di questo genere. Ma il divertimento è assicurato, con quel pizzico di genialità che tanto ci piace. Il tutto è condito da una lunga serie di citazioni tra anime, manga e videogiochi che non potranno che fare la felicità di tutti i veri otaku, e soprattutto mettere alla prova la vostra preparazione.
Ma la vera chicca arriva alla fine. Perché se la sigla di apertura, per quanto mi riguarda, è veramente molto carina sempre in stile con la serie, è nella parte finale che Lucky Star dà il meglio di se. Perché alla fine di ogni puntata partirà un piccolo siparietto chiamato Lucky Channel, condotto da una idol nevrotica e piena di sé, accompagnata da un povero ragazzotto che cercherà in tutti i modi di arrivare al successo. Il tutto attraverso una serie di situazioni assolutamente geniali, che ci condurranno alla sigla finale (altra chicca per intenditori) che vedrà un'inquadratura fissa su di una porta, dietro la quale le quattro protagoniste si cimenteranno in un Karaoke costellato di sigle di ogni genere. A voi riconoscerle tutte.
Da metà serie in poi, la parte finale vedrà invece i doppiatori, in carne e ossa, dei due protagonisti del Lucky Channel, cimentarsi in una lunga serie di siparietti assolutamente assurdi e divertenti.
In conclusione, Lucky Star è assolutamente consigliato.
La vita di tutti i giorni di quattro liceali, divise tra studio, lavoro, famiglia, manga, e tanto altro ancora.
Buon Lucky a tutti!
Se avete intenzione di fare un viaggio in Nippolandia, prima vi consiglio di vedere almeno qualche puntata di Lucky Star. Non credo che sia in grado di sostituire pienamente una buona guida turistica, ma di sicuro sa dare uno spaccato su quella che è la cultura moderna giapponese e su come viene vissuta più vivo che mai.
Perché il bello di Lucky Star è che la sua briosa struttura a slice of life (brevi momenti di vita collegati senza soluzione di continuità) non fotografa "momenti di vita dei personaggi", ma "momenti di vita dei personaggi giapponesi". La differenza sembra sottile, ma in realtà è rilevantissima, perché così i protagonisti risultano perfettamente calati nel loro contesto quotidiano, che appare più reale che mai: il Giappone odierno!
Continue discussioni su manga, anime, cibi, usanze più o meno antiche... tanti piccoli indizi ci danno un assaggio di quello che vuol dire crescere in un paese dalla cultura e le abitudini così radicate.
Di contro, le vicende non vanno a parare da nessuna parte. Neanche ce n'è bisogno, a dire il vero. Come ho detto, l'anime segue le vicende quotidiane di alcune studentesse, quindi l'unica cosa a procedere sarà la loro vita di tutti i giorni, fatta di piccoli cambiamenti.
Doveroso parlare dei personaggi, pienamente moe o seguenti altri stereotipi, ma l'anime, grazie soprattutto all'otaku del gruppo, Konata (che spesso ruba la scena, devo ammetterlo), ironizza molto su questo aspetto, diventando di fatto quasi una parodia del genere.
E proseguendo nella storia si aggiungeranno altri personaggi, tutti decisamente simpatici.
A dispetto di quanto potesse sembrare inizialmente, ho trovato il ritmo piuttosto lento (nessuna accezione negativa del termine), semplicemente la serie procede senza fretta. Ma non per questo non riserva sorprese, anzi, Lucky Star se ne esce spesso con trovate che sapranno spingervi ulteriormente alla visione.
Oltre ovviamente a cercare di cogliere tutte le citazioni presenti, abbiamo il Lucky Channel alla fine, praticamente un anime a parte, ancor più divertente della puntata normale.
E il piacere continua anche alla fine della puntata, con i titoli di coda costituiti dalle ragazze che cantano al karaoke, e da una certa puntata in poi verranno sostituite da qualcosa di ancor più demenziale e irresistibile. Vedere per credere.
Probabilmente Lucky Star non è un prodotto per tutti, ma ritengo che un paio di puntate vadano viste per decidere se l'atmosfera si confà ai vostri gusti. Potreste restarne stregati. Voto: 8,5
Buon Lucky a tutti!
Se avete intenzione di fare un viaggio in Nippolandia, prima vi consiglio di vedere almeno qualche puntata di Lucky Star. Non credo che sia in grado di sostituire pienamente una buona guida turistica, ma di sicuro sa dare uno spaccato su quella che è la cultura moderna giapponese e su come viene vissuta più vivo che mai.
Perché il bello di Lucky Star è che la sua briosa struttura a slice of life (brevi momenti di vita collegati senza soluzione di continuità) non fotografa "momenti di vita dei personaggi", ma "momenti di vita dei personaggi giapponesi". La differenza sembra sottile, ma in realtà è rilevantissima, perché così i protagonisti risultano perfettamente calati nel loro contesto quotidiano, che appare più reale che mai: il Giappone odierno!
Continue discussioni su manga, anime, cibi, usanze più o meno antiche... tanti piccoli indizi ci danno un assaggio di quello che vuol dire crescere in un paese dalla cultura e le abitudini così radicate.
Di contro, le vicende non vanno a parare da nessuna parte. Neanche ce n'è bisogno, a dire il vero. Come ho detto, l'anime segue le vicende quotidiane di alcune studentesse, quindi l'unica cosa a procedere sarà la loro vita di tutti i giorni, fatta di piccoli cambiamenti.
Doveroso parlare dei personaggi, pienamente moe o seguenti altri stereotipi, ma l'anime, grazie soprattutto all'otaku del gruppo, Konata (che spesso ruba la scena, devo ammetterlo), ironizza molto su questo aspetto, diventando di fatto quasi una parodia del genere.
E proseguendo nella storia si aggiungeranno altri personaggi, tutti decisamente simpatici.
A dispetto di quanto potesse sembrare inizialmente, ho trovato il ritmo piuttosto lento (nessuna accezione negativa del termine), semplicemente la serie procede senza fretta. Ma non per questo non riserva sorprese, anzi, Lucky Star se ne esce spesso con trovate che sapranno spingervi ulteriormente alla visione.
Oltre ovviamente a cercare di cogliere tutte le citazioni presenti, abbiamo il Lucky Channel alla fine, praticamente un anime a parte, ancor più divertente della puntata normale.
E il piacere continua anche alla fine della puntata, con i titoli di coda costituiti dalle ragazze che cantano al karaoke, e da una certa puntata in poi verranno sostituite da qualcosa di ancor più demenziale e irresistibile. Vedere per credere.
Probabilmente Lucky Star non è un prodotto per tutti, ma ritengo che un paio di puntate vadano viste per decidere se l'atmosfera si confà ai vostri gusti. Potreste restarne stregati. Voto: 8,5
Bello, proprio carino!
Senz'altro è stata questa la mia prima e ultima impressione, nonostante all'inizio fossi un po' scettico per via dei disegni (troppo "pucciosi" e in stile moe, per non dire altro...).
Questa serie si caratterizza rispetto a molte altre per non avere una vera e proprio trama di base e per essere appunto dotata di episodi autoconclusivi e, anzi, spesso anche all'interno degli episodi sono presenti brevi scatch fini a se stessi; infatti è tratta dall'omonimo manga in stile Yonkoma, cioè composto da brevi sequenze di quattro vignette disposte verticalmente, che spesso non sono neanche collegate con le successive, o lo sono solo in minima parte.
Ogni puntata si presenta con un'opening avvolgente, che riesce subito a catturare lo spettatore nell'atmosfera di Lucky star.
Nelle scenette vengono rappresentati i momenti della vita di tutti i giorni, soffermandosi spesso sulle nostre azioni "inconscie" e su ciò che facciamo abitualmente sovrappensiero, cioè senza dargli alcun peso. Ed è proprio l'approfondire questi argomenti il tema centrale di Lucky Star: mettere in evidenza i nostri "difetti" (se così li vogliamo chiamare), e approfondirli concettualmente, cadendo appunto spesso nel ridicolo (nel senso buono però), e rendendo il clima generale molto effervescente e umoristico. E' questo il punto forte di questa serie, riuscire a intrattenere con una comicità diversa dal solito stampo giapponese, e quindi più raffinata e intelligente, senza ripetersi o scadere nella qualità (anche se lo stile rimane vagamente sempre lo stesso), come invece ci si aspetterebbe con ben 24 episodi concentrati di gag umoristiche. Certo, non dico che riesca a far ridere sempre a crepapelle, ma riesce comunque molto bene a divertire e a intrattenere, svolgendo bene il proprio compito.
Seppur spesso gli scatch siano al solo scopo umoristico, non scherzo quando dico che ce ne sono alcuni che fanno riflettere; quindi non vi consiglio di non scartare subito quest'opzione e di prenderla in seria considerazione ogni tanto, gioverà alla vostra esperienza di vita e alla mentalità in generale.
Sono presenti diverse citazioni ad anime, serie tv e aspetti caratteristici della società giapponese, fra cui in primo piano "La malinconia di Haruhi Suzumiya" o la colonna sonora di Gunbuster che scherzosamente viene immessa in certe situazioni.
Ma l'arma a doppio taglio di Lucky Star è rappresentata dai personaggi, che sono i soliti sterotipi che abbiamo nel nostro immaginario e che abbiamo già avuto modo di incontrare in altri anime o situazioni televisive, a cui vi affezionerete facilmente, anche perché non smetteranno mai di parlare neanche per un momento!
Ah, da premettere comunque che sono tutte ragazze i personaggi, per cui abbiamo:
1 - Konata: la protagonista, classica otaku super appassionata di anime, manga e videogiochi. E' davvero troppo divertente e simpatica, soprattutto se riuscite a immedesimarvici o vi sentite chiamati in causa, come nel mio caso... e vi posso assicurare che il risultato è stupefacente. Grazie a lei avremo anche luce su tutti gli aspetti della mentalità, delle abitudini e dei costumi del classico otaku giapponese, avendo perciò anche modo di approfondire questo fantastico punto di vista della cultura nipponica.
2 - Miyuki: la classica ragazza bella (anche sul davanzale), tranquilla, maldestra per le piccole cose e brava a scuola; comprende proprio tutto ciò che rientra nel moe (la stessa Konata glielo riferisce più di una volta infatti, suscitandogli imbarazzo)
3 - Kagami: lo stereotipo della tsundere, anche se non troppo "estrema", perché alla lunga risulterebbe noiosa e poco digeribile.
4 - Tsukasa (lei e Kagami sono gemelle): la solita ragazza infantile, ingenua, deboluccia e dipendente dalla sorella maggiore (sì, anche se sono gemelle c'è sempre una che è nata prima)
5 - Il padre di Konata: il pervertito di turno con la solita mania da lolicon, l'asso nella manica di ogni scena comica che si rispetti, ne vedrete delle belle.
Nella seconda parte della serie verranno poi introdotti nuovi personaggi, fra i quali lo stereotipo della ragazza sempre silenziosa e perfetta e altri proprio originali, fra cui un'immigrata dall'America che si affeziona subito ai manga e agli anime (sulla scia di Konata, ma non certo ai suoi livelli), e una disegnatrice di doujinshi, che non perde mai l'occasione di raffigurare e interpretare a suo modo delle scene equivoche viste dal vivo; poi sono presenti anche altre due ragazze, ma non godono dello stesso impatto di quelle descritte finora, essendo meno originali, carismatiche e "presentate".
Insomma l'insieme di queste icone darà vita a situazioni davvero spensierate, allegre e spassose.
Come ho già accennato all'inizio, un elemento di dubbio gusto (o quantomeno per l'approccio iniziale, come nel mio caso) possono essere i disegni, dal chara design tipicamente moe e dagli sfondi spesso inesistenti o poco dettagliati; ma essendo tratto dal manga, non potevano che essere altrimenti, e servono anche a dare quel tocco di spensieratezza a chi guarda. FENOMENALI poi gli spezzoni con quei personaggi pazzi e dal chara design completamente stonante con l'ambiente circostante, che danno un tocco di classe in più quando appaiono.
Gli episodi quindi si lasceranno seguire sempre con piacere, senza stufarvi mai, con delle musiche deliziose (nel vero senso della parola, non lo dico tanto per dire) e sempre azzeccatissime, che non vi annoieranno mai.
Gli ultimi minuti di ogni episodio sono occupati dal Lucky Channel, un extra (sempre animato) in cui viene mostrata scherzosamente il "dietro le quinte" di Lucky Star, con due personaggi davvero molto avvincenti, i cui sviluppi e comportamenti sono più che credibili e divertenti: Akira-sama (altrimenti se la metto in secondo piano si arrabbia) e Shiraishi Minoru, timido all'inizio e più sicuro di sé in seguito.
A fine di ogni puntata non c'è la solita ending sempre uguale a cui siamo abituati, ma nei primi 13 episodi la nostra cara Konata si esibisce nei suoi karaoke di vecchie e famose opening o ending di anime, o anche comuni e popolari canzoni pop giapponesi; invece negli ultimi 13 c'è un attore dal vivo che "canta" varie canzoni, con scenografie di contorno sempre diverse e caratteristiche.
Comunque ho letto qualche capitolo del manga da cui è tratto, e per una volta mi trovo a favore della trasposizione animata, meglio riuscita secondo me, un punto in più a favore.
Per concludere consiglio quest'anime a chiunque voglia farsi quattro risate o passare del tempo in allegria, perché senza pretendere chissà cosa riesce molto bene in questo.
Sconsigliato invece a chi ha un senso dell'umorismo troppo severo (insomma provate a vedere i primi cinque minuti, capirete subito se sarà appetibile al vostro palato) o a chi è spinto dai pregiudizi su questo tipo di anime e di disegni; in ogni caso è necessaria una minima conoscenza della cultura giapponese, degli otaku e di qualche altro anime, insomma ve lo sconsiglio come primo anime da vedere.
Senz'altro è stata questa la mia prima e ultima impressione, nonostante all'inizio fossi un po' scettico per via dei disegni (troppo "pucciosi" e in stile moe, per non dire altro...).
Questa serie si caratterizza rispetto a molte altre per non avere una vera e proprio trama di base e per essere appunto dotata di episodi autoconclusivi e, anzi, spesso anche all'interno degli episodi sono presenti brevi scatch fini a se stessi; infatti è tratta dall'omonimo manga in stile Yonkoma, cioè composto da brevi sequenze di quattro vignette disposte verticalmente, che spesso non sono neanche collegate con le successive, o lo sono solo in minima parte.
Ogni puntata si presenta con un'opening avvolgente, che riesce subito a catturare lo spettatore nell'atmosfera di Lucky star.
Nelle scenette vengono rappresentati i momenti della vita di tutti i giorni, soffermandosi spesso sulle nostre azioni "inconscie" e su ciò che facciamo abitualmente sovrappensiero, cioè senza dargli alcun peso. Ed è proprio l'approfondire questi argomenti il tema centrale di Lucky Star: mettere in evidenza i nostri "difetti" (se così li vogliamo chiamare), e approfondirli concettualmente, cadendo appunto spesso nel ridicolo (nel senso buono però), e rendendo il clima generale molto effervescente e umoristico. E' questo il punto forte di questa serie, riuscire a intrattenere con una comicità diversa dal solito stampo giapponese, e quindi più raffinata e intelligente, senza ripetersi o scadere nella qualità (anche se lo stile rimane vagamente sempre lo stesso), come invece ci si aspetterebbe con ben 24 episodi concentrati di gag umoristiche. Certo, non dico che riesca a far ridere sempre a crepapelle, ma riesce comunque molto bene a divertire e a intrattenere, svolgendo bene il proprio compito.
Seppur spesso gli scatch siano al solo scopo umoristico, non scherzo quando dico che ce ne sono alcuni che fanno riflettere; quindi non vi consiglio di non scartare subito quest'opzione e di prenderla in seria considerazione ogni tanto, gioverà alla vostra esperienza di vita e alla mentalità in generale.
Sono presenti diverse citazioni ad anime, serie tv e aspetti caratteristici della società giapponese, fra cui in primo piano "La malinconia di Haruhi Suzumiya" o la colonna sonora di Gunbuster che scherzosamente viene immessa in certe situazioni.
Ma l'arma a doppio taglio di Lucky Star è rappresentata dai personaggi, che sono i soliti sterotipi che abbiamo nel nostro immaginario e che abbiamo già avuto modo di incontrare in altri anime o situazioni televisive, a cui vi affezionerete facilmente, anche perché non smetteranno mai di parlare neanche per un momento!
Ah, da premettere comunque che sono tutte ragazze i personaggi, per cui abbiamo:
1 - Konata: la protagonista, classica otaku super appassionata di anime, manga e videogiochi. E' davvero troppo divertente e simpatica, soprattutto se riuscite a immedesimarvici o vi sentite chiamati in causa, come nel mio caso... e vi posso assicurare che il risultato è stupefacente. Grazie a lei avremo anche luce su tutti gli aspetti della mentalità, delle abitudini e dei costumi del classico otaku giapponese, avendo perciò anche modo di approfondire questo fantastico punto di vista della cultura nipponica.
2 - Miyuki: la classica ragazza bella (anche sul davanzale), tranquilla, maldestra per le piccole cose e brava a scuola; comprende proprio tutto ciò che rientra nel moe (la stessa Konata glielo riferisce più di una volta infatti, suscitandogli imbarazzo)
3 - Kagami: lo stereotipo della tsundere, anche se non troppo "estrema", perché alla lunga risulterebbe noiosa e poco digeribile.
4 - Tsukasa (lei e Kagami sono gemelle): la solita ragazza infantile, ingenua, deboluccia e dipendente dalla sorella maggiore (sì, anche se sono gemelle c'è sempre una che è nata prima)
5 - Il padre di Konata: il pervertito di turno con la solita mania da lolicon, l'asso nella manica di ogni scena comica che si rispetti, ne vedrete delle belle.
Nella seconda parte della serie verranno poi introdotti nuovi personaggi, fra i quali lo stereotipo della ragazza sempre silenziosa e perfetta e altri proprio originali, fra cui un'immigrata dall'America che si affeziona subito ai manga e agli anime (sulla scia di Konata, ma non certo ai suoi livelli), e una disegnatrice di doujinshi, che non perde mai l'occasione di raffigurare e interpretare a suo modo delle scene equivoche viste dal vivo; poi sono presenti anche altre due ragazze, ma non godono dello stesso impatto di quelle descritte finora, essendo meno originali, carismatiche e "presentate".
Insomma l'insieme di queste icone darà vita a situazioni davvero spensierate, allegre e spassose.
Come ho già accennato all'inizio, un elemento di dubbio gusto (o quantomeno per l'approccio iniziale, come nel mio caso) possono essere i disegni, dal chara design tipicamente moe e dagli sfondi spesso inesistenti o poco dettagliati; ma essendo tratto dal manga, non potevano che essere altrimenti, e servono anche a dare quel tocco di spensieratezza a chi guarda. FENOMENALI poi gli spezzoni con quei personaggi pazzi e dal chara design completamente stonante con l'ambiente circostante, che danno un tocco di classe in più quando appaiono.
Gli episodi quindi si lasceranno seguire sempre con piacere, senza stufarvi mai, con delle musiche deliziose (nel vero senso della parola, non lo dico tanto per dire) e sempre azzeccatissime, che non vi annoieranno mai.
Gli ultimi minuti di ogni episodio sono occupati dal Lucky Channel, un extra (sempre animato) in cui viene mostrata scherzosamente il "dietro le quinte" di Lucky Star, con due personaggi davvero molto avvincenti, i cui sviluppi e comportamenti sono più che credibili e divertenti: Akira-sama (altrimenti se la metto in secondo piano si arrabbia) e Shiraishi Minoru, timido all'inizio e più sicuro di sé in seguito.
A fine di ogni puntata non c'è la solita ending sempre uguale a cui siamo abituati, ma nei primi 13 episodi la nostra cara Konata si esibisce nei suoi karaoke di vecchie e famose opening o ending di anime, o anche comuni e popolari canzoni pop giapponesi; invece negli ultimi 13 c'è un attore dal vivo che "canta" varie canzoni, con scenografie di contorno sempre diverse e caratteristiche.
Comunque ho letto qualche capitolo del manga da cui è tratto, e per una volta mi trovo a favore della trasposizione animata, meglio riuscita secondo me, un punto in più a favore.
Per concludere consiglio quest'anime a chiunque voglia farsi quattro risate o passare del tempo in allegria, perché senza pretendere chissà cosa riesce molto bene in questo.
Sconsigliato invece a chi ha un senso dell'umorismo troppo severo (insomma provate a vedere i primi cinque minuti, capirete subito se sarà appetibile al vostro palato) o a chi è spinto dai pregiudizi su questo tipo di anime e di disegni; in ogni caso è necessaria una minima conoscenza della cultura giapponese, degli otaku e di qualche altro anime, insomma ve lo sconsiglio come primo anime da vedere.
Che dire se non FANTASTICO. È proprio l'anime che mi serviva per fare quattro risate, è fantastico (so di ripetermi, ma ci vuole).
All'inizio può sembrare strano ma poi si prende il ritmo e diventa normale, inoltre le ending sono una genialata dopo l'altra, soprattutto la seconda ondata (Mino-run-run mitico).
Ancora mi stupisco come Aya Hirano (la seiyu di Konata, la protagonista) riesca a tenere quel tono di voce per tutto un episodio, quando in realtà la sua voce è molto diversa.
Per capire veramente bene l'anime che è pieno zeppo di citazioni (soprattutto di Haruhi Suzumiya no Yuutsu e Full Metal Panic!) bisognerebbe essere abbastanza otaku o per lo meno essere appassionati di animazione giapponese.
La serie oltre che divertente è molto matura e tratta argomenti di vita quotidiana e situazioni che chiunque può aver vissuto anche se come ho già detto molte gag riguardano citazioni di manga, anime e videogiochi più o meno famosi; inoltre ritengo che ad un certo punto (verso fine serie) la serie diventi più commovente e triste, anche se alcune alcune situazioni serie poi possono trasformarsi in scenette comiche.
Per gli otaku sarà una manna dal cielo, per le "persone normali" (come vengono definiti nell'anime i personaggi che non sono grandi fan di anime/manga/videogiochi) è una bella serie animata da vedere.
All'inizio può sembrare strano ma poi si prende il ritmo e diventa normale, inoltre le ending sono una genialata dopo l'altra, soprattutto la seconda ondata (Mino-run-run mitico).
Ancora mi stupisco come Aya Hirano (la seiyu di Konata, la protagonista) riesca a tenere quel tono di voce per tutto un episodio, quando in realtà la sua voce è molto diversa.
Per capire veramente bene l'anime che è pieno zeppo di citazioni (soprattutto di Haruhi Suzumiya no Yuutsu e Full Metal Panic!) bisognerebbe essere abbastanza otaku o per lo meno essere appassionati di animazione giapponese.
La serie oltre che divertente è molto matura e tratta argomenti di vita quotidiana e situazioni che chiunque può aver vissuto anche se come ho già detto molte gag riguardano citazioni di manga, anime e videogiochi più o meno famosi; inoltre ritengo che ad un certo punto (verso fine serie) la serie diventi più commovente e triste, anche se alcune alcune situazioni serie poi possono trasformarsi in scenette comiche.
Per gli otaku sarà una manna dal cielo, per le "persone normali" (come vengono definiti nell'anime i personaggi che non sono grandi fan di anime/manga/videogiochi) è una bella serie animata da vedere.
Lucky star è un'anime, creato nel 2007 dalla Kyoto Animation. L'anime si basa sul manga creato nel 2004 dalla Kadokawa Shoten.
La trama di questo anime si basa su quattro ragazze che quasi sempre cucinano, che si scambiano tra di loro confidenze e dubbi e che passano il tempo a leggere manga/light novel, a vedere gli anime e a giocare ai videogames. Cosa c'è di meglio?
La storia, anche se ordinata, è senza pause e procede senza soluzioni di continuità. Le scene si susseguono rapidamente così come le ambientazioni e personaggi. Ciò, a parer mio, potrebbe confondere certe scene tra di loro.
I personaggi sono disegnati in una maniera comica, in stile deformed. Ogni personaggio ha una personalità ben definita.
L'ambientazione, anche se precisa, viene nella maggior parte delle volte esclusa dalla storia. Certi personaggi secondari (studenti, gente comune, ecc.) sono completamente ignorati.
La musica, anche se ripetitiva, viene usata nella maniera giusta, in modo da essere al punto giusto nel momento giusto. Ottima è anche la sigla di apertura.
Il punto di forza di questo anime è la sua lunghezza, visto che ha ben 24 episodi.
Voglio aggiungere inoltre che questo anime è molto famoso in Giappone e ad esso sono stati dedicati giochi per PS2, PSP e per DS. Sono anche state create varie light novel (ancora in corso di svolgimento) ed è stato prodotto anche un OAV.
Questo anime secondo il mio giudizio è ottimo e, se è piaciuto anche a voi, vi consiglio di vedervi anche l'OAV.
La trama di questo anime si basa su quattro ragazze che quasi sempre cucinano, che si scambiano tra di loro confidenze e dubbi e che passano il tempo a leggere manga/light novel, a vedere gli anime e a giocare ai videogames. Cosa c'è di meglio?
La storia, anche se ordinata, è senza pause e procede senza soluzioni di continuità. Le scene si susseguono rapidamente così come le ambientazioni e personaggi. Ciò, a parer mio, potrebbe confondere certe scene tra di loro.
I personaggi sono disegnati in una maniera comica, in stile deformed. Ogni personaggio ha una personalità ben definita.
L'ambientazione, anche se precisa, viene nella maggior parte delle volte esclusa dalla storia. Certi personaggi secondari (studenti, gente comune, ecc.) sono completamente ignorati.
La musica, anche se ripetitiva, viene usata nella maniera giusta, in modo da essere al punto giusto nel momento giusto. Ottima è anche la sigla di apertura.
Il punto di forza di questo anime è la sua lunghezza, visto che ha ben 24 episodi.
Voglio aggiungere inoltre che questo anime è molto famoso in Giappone e ad esso sono stati dedicati giochi per PS2, PSP e per DS. Sono anche state create varie light novel (ancora in corso di svolgimento) ed è stato prodotto anche un OAV.
Questo anime secondo il mio giudizio è ottimo e, se è piaciuto anche a voi, vi consiglio di vedervi anche l'OAV.
Oha-lucky!!!
E… Bum, catapultati dentro le giornate normalissime e le conversazioni sottosopra di un mix di quattro amiche (e poi altre quattro) dell’ultimo anno di superiori. Ma che amiche! Magari saranno anche lo stereotipo dell’otaku, della tsundere, della ragazza/secchia moe-svampita e della bamboccia pucciosa, ma messe insieme, e soprattutto messi insieme i loro dialoghi di non sense puro e di riflessioni che traboccano gag a go-go, il risultato è freschissimo e incredibilmente distensivo. Le puntate scivolano via come l’acqua, i personaggi secondari che appaiono come razzi (anche letteralmente) fanno morire dal ridere, ogni giornata non annoia mai ed ha sempre più di uno spunto per mettere giù citazioni a raffica di anime e manga e cultura popolare nipponica, con discorsi che partono da osservazioni banalissime e ragionamento dopo ragionamento, con il contributo delle quattro menti (soprattutto quella genialmente fancazzista di Konata), diventano dei siparietti comici irresistibili. Nella loro piccola quotidianità e in ogni circostanza ed evento, le quattro protagoniste vengono scrutate in ogni banalissimo gesto di cui sono fatti i momenti delle loro giornate, sempre con leggerezza, osservando così le differenze tra i loro modus vivendi e i lati esilaranti dei loro approcci alla vita in generale – dal fare/scopiazzare i compiti, al cacciare gli ultimi manga e light novel, fino alle faccende di casa, all’uso dei telefonini, di internet, tv, eccetera. Chi scolasticamente si è rivisto in Konata alzi la mano. Con Kagamin, è assolutamente perfetta, e i loro duetti otaku-incallito contro rigore-inflessibile sono uno spasso. I ragionamenti di Konata, le sue abitudini e le sue frecciatine che mandano fuori di testa Kagamin sono l’in più che dà frizzantezza e humor piccante al tutto, poiché moltissimi ammiccamenti sono riservati a una comicità più adulta (gal game, padri pervertiti, doujin yaoi e tanto altro).
Inoltre il risultato dato dal chara volutamente infantile e kawai è azzeccatissimo, risaltando l’effetto buffo e a tratti demenziale del tutto con i visi tondeggianti e super espressivi, e soprattutto con un deformed onnipresente, marcatissimo e comicissimo. Buonissimi i disegni, le animazioni fluide e i colori pastello sempre chiari e brillanti; semplicemente perfette le musiche che si legano specificatamente a ogni situazione o personaggio (quelle delle spiegazioni di Konata e quelle dei commessi fuori di testa fanno morire). Indovinatissimi anche i comprimari, dalla sensei alla cugina Yui, e menzione a parte meritano il Lucky channel e Akira e Minoru, che chiudono alla grande ogni puntata con delle scenette senza senso e senza scopo ma che sono esilaranti proprio per questo. Il doppiaggio è poi pazzesco, con delle voci felicissime per ogni personaggio – cui si incollano alla perfezione – che rendono i dialoghi spontanei e che aderiscono alla lettera alle espressioni e alle caratteristiche di tutte le protagoniste, con delle modulazioni e un camaleontismo (vedi Konata e Akira) virtuosistici, oltre che da ribaltarsi dalle risate. Volendo c’è pure un pizzico di riflessione sullo sviluppo dei rapporti con gli altri, sullo scoprirsi e sul crescere e vedersi crescere nell’arco di un anno, e c’è anche la malinconia che si avvicina con la fine di qualcosa che vorresti non debba finire. Perché ci si affeziona veramente a Lucky Star. Perché è semplicissimo, simpaticissimo, strampalatissimo, sensazionale.
E… Bum, catapultati dentro le giornate normalissime e le conversazioni sottosopra di un mix di quattro amiche (e poi altre quattro) dell’ultimo anno di superiori. Ma che amiche! Magari saranno anche lo stereotipo dell’otaku, della tsundere, della ragazza/secchia moe-svampita e della bamboccia pucciosa, ma messe insieme, e soprattutto messi insieme i loro dialoghi di non sense puro e di riflessioni che traboccano gag a go-go, il risultato è freschissimo e incredibilmente distensivo. Le puntate scivolano via come l’acqua, i personaggi secondari che appaiono come razzi (anche letteralmente) fanno morire dal ridere, ogni giornata non annoia mai ed ha sempre più di uno spunto per mettere giù citazioni a raffica di anime e manga e cultura popolare nipponica, con discorsi che partono da osservazioni banalissime e ragionamento dopo ragionamento, con il contributo delle quattro menti (soprattutto quella genialmente fancazzista di Konata), diventano dei siparietti comici irresistibili. Nella loro piccola quotidianità e in ogni circostanza ed evento, le quattro protagoniste vengono scrutate in ogni banalissimo gesto di cui sono fatti i momenti delle loro giornate, sempre con leggerezza, osservando così le differenze tra i loro modus vivendi e i lati esilaranti dei loro approcci alla vita in generale – dal fare/scopiazzare i compiti, al cacciare gli ultimi manga e light novel, fino alle faccende di casa, all’uso dei telefonini, di internet, tv, eccetera. Chi scolasticamente si è rivisto in Konata alzi la mano. Con Kagamin, è assolutamente perfetta, e i loro duetti otaku-incallito contro rigore-inflessibile sono uno spasso. I ragionamenti di Konata, le sue abitudini e le sue frecciatine che mandano fuori di testa Kagamin sono l’in più che dà frizzantezza e humor piccante al tutto, poiché moltissimi ammiccamenti sono riservati a una comicità più adulta (gal game, padri pervertiti, doujin yaoi e tanto altro).
Inoltre il risultato dato dal chara volutamente infantile e kawai è azzeccatissimo, risaltando l’effetto buffo e a tratti demenziale del tutto con i visi tondeggianti e super espressivi, e soprattutto con un deformed onnipresente, marcatissimo e comicissimo. Buonissimi i disegni, le animazioni fluide e i colori pastello sempre chiari e brillanti; semplicemente perfette le musiche che si legano specificatamente a ogni situazione o personaggio (quelle delle spiegazioni di Konata e quelle dei commessi fuori di testa fanno morire). Indovinatissimi anche i comprimari, dalla sensei alla cugina Yui, e menzione a parte meritano il Lucky channel e Akira e Minoru, che chiudono alla grande ogni puntata con delle scenette senza senso e senza scopo ma che sono esilaranti proprio per questo. Il doppiaggio è poi pazzesco, con delle voci felicissime per ogni personaggio – cui si incollano alla perfezione – che rendono i dialoghi spontanei e che aderiscono alla lettera alle espressioni e alle caratteristiche di tutte le protagoniste, con delle modulazioni e un camaleontismo (vedi Konata e Akira) virtuosistici, oltre che da ribaltarsi dalle risate. Volendo c’è pure un pizzico di riflessione sullo sviluppo dei rapporti con gli altri, sullo scoprirsi e sul crescere e vedersi crescere nell’arco di un anno, e c’è anche la malinconia che si avvicina con la fine di qualcosa che vorresti non debba finire. Perché ci si affeziona veramente a Lucky Star. Perché è semplicissimo, simpaticissimo, strampalatissimo, sensazionale.
Anime estremamente noioso!
Ho cominciato a provare a vederlo spinto dalle recensioni favorevoli in giro e dalla curiosità per il genere comico.
Ebbene gran parte delle due prime puntate i personaggi non fanno altro che parlare, parlare e parlare.
Nella prima puntata metà è dedicata a come si mangia cornetti alla crema, bignè e quant'altro... non capisco cosa ci sia di divertente.
Concludono le puntate degli interventi di una ipotetica trasmissione televisiva dedicata alle quattro protagoniste... non capivo nemmeno queste gag.
Ho letto che gran parte della comicità punta sulle citazioni ad altre opere... insomma... trovavo le gag stantie, mancava verve.
Gli stessi disegni sono troppo semplici, troppo poco curati e secondo me anche inespressivi, anche lo studio dei personaggi è stato sottovalutato... non c'è alcun motivo che permetta di simpatizzare verso i protagonisti di questa serie.
I personaggi sono piatti e decisamente noiosi, con uno stile molto adatto ad anime per bambini ma senza la freschezza tipica degli anime dedicati a questa fascia d'età.
Decisamente bocciato!
Ho cominciato a provare a vederlo spinto dalle recensioni favorevoli in giro e dalla curiosità per il genere comico.
Ebbene gran parte delle due prime puntate i personaggi non fanno altro che parlare, parlare e parlare.
Nella prima puntata metà è dedicata a come si mangia cornetti alla crema, bignè e quant'altro... non capisco cosa ci sia di divertente.
Concludono le puntate degli interventi di una ipotetica trasmissione televisiva dedicata alle quattro protagoniste... non capivo nemmeno queste gag.
Ho letto che gran parte della comicità punta sulle citazioni ad altre opere... insomma... trovavo le gag stantie, mancava verve.
Gli stessi disegni sono troppo semplici, troppo poco curati e secondo me anche inespressivi, anche lo studio dei personaggi è stato sottovalutato... non c'è alcun motivo che permetta di simpatizzare verso i protagonisti di questa serie.
I personaggi sono piatti e decisamente noiosi, con uno stile molto adatto ad anime per bambini ma senza la freschezza tipica degli anime dedicati a questa fascia d'età.
Decisamente bocciato!
Lucky Star è un anime di 24 episodi prodotto dalla Kyoto animation tratto dall’omonimo manga realizzato da Kagami Yoshimizu tutt’ora in corso di pubblicazione, ma che ahi noi non è edito in Italia.
La trama dell’anime è semplicissima, in pratica lo spettatore viene proiettato nella vita di quattro liceali giapponesi seguendole nel corso del tempo fino al termine della loro esperienza scolastica. Sebbene le protagoniste siano quattro e, anzi, andando avanti il numero dei personaggi aumenta in modo sensibile, direi che molto gira intorno a Konata Izumi, una vera Otaku d.o.c. che teme pochi rivali, e a Kagami Hiiragi, perfetta incarnazione di una tsundere apparentemente sembra scorbutica, irascibile e sempre pronta a “litigare” con Konata, ma poi nei fatti nel gruppo sono quelle più legate tra di loro. La prima parte dell’anime si concentra principalmente sulle quattro protagoniste, alle due già dette vanno aggiunte Tsukasa Hiiragi, la gemella di Kagami, e Miyuki Takara, ragazza bella e geniale. La seconda parte invece vede l’aggiunta di nuovi personaggi, in pratica da un certo punto gli episodi si dividono in due, una parte dedicata ai “vecchi” personaggi e una ai “nuovi”. Per il resto la trama non fa altro che raccontare eventi quotidiani, quindi le situazione rientrano tutte in quella che potremmo definire la normale vita di un gruppo di liceali, certo il tutto è ravvivato dalla veste comica usata dall’autore.
Dal punto di vista della realizzazione come si può vedere dagli screen l’anime ha una grafica particolare, sembrerebbe più consona ad un anime per bambini, però una volta fatto l’occhio risulta piacevole, per il resto le parti parlate sono tantissime, come tante sono anche le citazioni da otaku, d’altronde Konata in materia non teme confronti, le stesse sigle finali sono delle citazioni, questa volta sonore.
Quindi tirando le conclusioni dal mio punto di vista è un anime da vedere sicuramente, la prima puntata magari potrebbe scoraggiare, o quanto meno io non riuscivo a capire se mi trovassi di fronte ad un’opera geniale o semplicemente brutta, ma andate avanti perché ne vale la pena, l’unico consiglio è di preparavi bene alla lettura perché come detto i personaggi parlano a ruota libera senza mai fermarsi.
La trama dell’anime è semplicissima, in pratica lo spettatore viene proiettato nella vita di quattro liceali giapponesi seguendole nel corso del tempo fino al termine della loro esperienza scolastica. Sebbene le protagoniste siano quattro e, anzi, andando avanti il numero dei personaggi aumenta in modo sensibile, direi che molto gira intorno a Konata Izumi, una vera Otaku d.o.c. che teme pochi rivali, e a Kagami Hiiragi, perfetta incarnazione di una tsundere apparentemente sembra scorbutica, irascibile e sempre pronta a “litigare” con Konata, ma poi nei fatti nel gruppo sono quelle più legate tra di loro. La prima parte dell’anime si concentra principalmente sulle quattro protagoniste, alle due già dette vanno aggiunte Tsukasa Hiiragi, la gemella di Kagami, e Miyuki Takara, ragazza bella e geniale. La seconda parte invece vede l’aggiunta di nuovi personaggi, in pratica da un certo punto gli episodi si dividono in due, una parte dedicata ai “vecchi” personaggi e una ai “nuovi”. Per il resto la trama non fa altro che raccontare eventi quotidiani, quindi le situazione rientrano tutte in quella che potremmo definire la normale vita di un gruppo di liceali, certo il tutto è ravvivato dalla veste comica usata dall’autore.
Dal punto di vista della realizzazione come si può vedere dagli screen l’anime ha una grafica particolare, sembrerebbe più consona ad un anime per bambini, però una volta fatto l’occhio risulta piacevole, per il resto le parti parlate sono tantissime, come tante sono anche le citazioni da otaku, d’altronde Konata in materia non teme confronti, le stesse sigle finali sono delle citazioni, questa volta sonore.
Quindi tirando le conclusioni dal mio punto di vista è un anime da vedere sicuramente, la prima puntata magari potrebbe scoraggiare, o quanto meno io non riuscivo a capire se mi trovassi di fronte ad un’opera geniale o semplicemente brutta, ma andate avanti perché ne vale la pena, l’unico consiglio è di preparavi bene alla lettura perché come detto i personaggi parlano a ruota libera senza mai fermarsi.
Il 9 se lo merita con tutto il cuore. All'inizio è
noiosissimo,ci sono dei discorsi idioti,ma poi diventa una perla per chi ama il genere. I personaggi sono molto originali,soprattutto Konata.
Interessanti i riferimenti alla cultura giapponese.
Le uniche pecche sono le ending cantate(ascoltabili per qualche episodio,poi risultano noiose...senza contare che solo qualcuna merita e fa ridere)e l'impostazione del finale(il ballo finale doveva essere mostrato durante lo spettacolo,non nelle prove).
Insomma,delude un po',ma non fatevi ingannare dalle prime puntate e godetevelo appieno.
BUONA VISIONE!
noiosissimo,ci sono dei discorsi idioti,ma poi diventa una perla per chi ama il genere. I personaggi sono molto originali,soprattutto Konata.
Interessanti i riferimenti alla cultura giapponese.
Le uniche pecche sono le ending cantate(ascoltabili per qualche episodio,poi risultano noiose...senza contare che solo qualcuna merita e fa ridere)e l'impostazione del finale(il ballo finale doveva essere mostrato durante lo spettacolo,non nelle prove).
Insomma,delude un po',ma non fatevi ingannare dalle prime puntate e godetevelo appieno.
BUONA VISIONE!
Lucky Star è una delle commedie scolastiche più originali e geniali di questi anni. Sostanzialmente narra la vita di 4 studentesse delle superiori e i loro piccoli problemi giornalieri, senza troppe esagerazioni ma rimandano sempre nella normalità più assoluta. Attenzione però: sarebbe sbagliatissimo aspettarsi un anime alla Azumanga Daioh, perché mentre quest'ultimo mira a far ridere con cose demenziali, Lucky Star fa più che altro ridere (o sorridere, comunque non si arriverà mai a spanciarsi dalle risate) sulle parodie di cui è composto. Difatti le citazioni si sprecano: dal famosissimo Suzumiya Haruhi no Yuuutsu a Full Metal Panic, per poi passare da Death Note, Full Metal Alchemist e da anime meno conosciuti come Ikki Tousen e Kiddy Grade. Insomma, ce n'è per tutti i gusti. Questa cosa è facilitata anche dal fatto che Konata (una delle quattro protagoniste) è un otaku dalla testa ai piedi, che pensa quasi esclusivamente agli anime, ai manga e ai videogiochi.
Il punto forte di questo anime è sicuramente la caratterizzazione dei personaggi che si faranno subito adorare nella loro normalità, soprattutto Konata e Kagami che sono le due "colonne portanti" dell'anime.
Una delle particolarità di questo anime è il fatto di avere per ogni episodio un'ending diversa. Per la prima parte dell'anime saranno canzoni giapponesi famose (tra cui sigle di altri anime) cantate dalle nostre quattro protagoniste, più avanti invece saranno sostituite da video di Minoru (il presentatore del Lucky Channel, piccolo siparietto comico a fine anime condotto da lui e Akira) in carne ed ossa. Le musiche in generale invece sono semplici ma carine e azzeccate, che si adattano perfettamente al ritmo tranquillo e pacato dell'anime.
Metto "solo" 9 perché in alcuni punti annoia, ma la genialità del tutto compensa il resto.
In conclusione lo raccomando almeno a chi ha una cultura base di anime, sconsigliatissimo ai neofiti che potrebbero lasciarsi perdere fin troppe cose.
Il punto forte di questo anime è sicuramente la caratterizzazione dei personaggi che si faranno subito adorare nella loro normalità, soprattutto Konata e Kagami che sono le due "colonne portanti" dell'anime.
Una delle particolarità di questo anime è il fatto di avere per ogni episodio un'ending diversa. Per la prima parte dell'anime saranno canzoni giapponesi famose (tra cui sigle di altri anime) cantate dalle nostre quattro protagoniste, più avanti invece saranno sostituite da video di Minoru (il presentatore del Lucky Channel, piccolo siparietto comico a fine anime condotto da lui e Akira) in carne ed ossa. Le musiche in generale invece sono semplici ma carine e azzeccate, che si adattano perfettamente al ritmo tranquillo e pacato dell'anime.
Metto "solo" 9 perché in alcuni punti annoia, ma la genialità del tutto compensa il resto.
In conclusione lo raccomando almeno a chi ha una cultura base di anime, sconsigliatissimo ai neofiti che potrebbero lasciarsi perdere fin troppe cose.
Anime demenziale, con molte gag "no-sense".
Nella maggior parte dei discorsi delle alunne protagoniste, si parla di manga e anime famosissimi, ma anche di videogame.
La protagonista assoluta della serie, Konata, è la classica otaku giapponese, che arriva a comprare i manga in più copie per essere sicura di non perderli o sciuparli, passa molto tempo a giocare con gli mmorpg online e studia sempre all'ultimo momento!
Man mano i vari personaggi vengono introdotti durante la serie.
Principalmente l'anime non ha un senso suo, o meglio, non ha una trama specifica, si limita solo a seguire la vita giornaliera, scolastica e non, di queste ragazze. Ottimo per chi vuole capire, qualcosa in più sul Giappone e sulla vita dei giapponesi.
Per quanto riguarda le gag, sono davvero molte e inaspettate, con le quali vengono citati anime del calibro dei Pokemon, Keroro, Full Metal Alchemist, Yu-Gi-Oh! e tanti altri. Compaiono molte volte, sempre in citazioni comiche, il Nintendo Ds, il Wii, la Playstation e il Game Boy. Poi ci sono i vari e divertenti litigi tra le alunne, e le discussioni (forse troppo lunghe) sui modi di fare giapponesi.
Il character design è semplice e pulito, adatto ad una serie demenziale. Questo fa si che la serie sia ancora più divertente.
Aggiungere dettagli avrebbe solo peggiorato l'anime.
E' presente una sola opening, molto divertente che si ascolta volentieri prima di ogni episodio.
Manca di un ending, che viene però sostituita dalle protagoniste che cantano al karaoke, sigle molto famose come la prima opening di dragon ball Z.
Non sempre, ma a volte, specialmente all'inizio, ci sono vari momenti di lunghezza eccessiva, sui modi di fare una determinata azione, come ad esempio, il solo fatto di come mangiare un cannolo al cioccolato, porta via diversi minuti nella prima puntata.
Altre mancanze sono ad esempio la presenza di un elemento maschile, il che fa pensare, a chi ha visto pochi episodi o solo varie immagini, che sia una serie femminile...
basta guardare un po' di episodi per capire che non lo è affatto.
Inoltre spesso e volentieri noioso, il siparietto alla fine, con Akira e il suo assistente. Troppo ripetitivo.
Conclusione: Anime divertente, senz'altro da seguire per chi ha voglia di divertirsi ma non sa come fare e non vuole vedersi troppi episodi con trama intrigata e lunga.
Sconsigliato per chi si aspetta che da un momento all'altro arrivi la gag, l'elemento forte di questa serie è la sorpresa.
Non lasciarsi ingannare, non è un anime esclusivamente femminile.
Voto 8, veramente meritato.
Nella maggior parte dei discorsi delle alunne protagoniste, si parla di manga e anime famosissimi, ma anche di videogame.
La protagonista assoluta della serie, Konata, è la classica otaku giapponese, che arriva a comprare i manga in più copie per essere sicura di non perderli o sciuparli, passa molto tempo a giocare con gli mmorpg online e studia sempre all'ultimo momento!
Man mano i vari personaggi vengono introdotti durante la serie.
Principalmente l'anime non ha un senso suo, o meglio, non ha una trama specifica, si limita solo a seguire la vita giornaliera, scolastica e non, di queste ragazze. Ottimo per chi vuole capire, qualcosa in più sul Giappone e sulla vita dei giapponesi.
Per quanto riguarda le gag, sono davvero molte e inaspettate, con le quali vengono citati anime del calibro dei Pokemon, Keroro, Full Metal Alchemist, Yu-Gi-Oh! e tanti altri. Compaiono molte volte, sempre in citazioni comiche, il Nintendo Ds, il Wii, la Playstation e il Game Boy. Poi ci sono i vari e divertenti litigi tra le alunne, e le discussioni (forse troppo lunghe) sui modi di fare giapponesi.
Il character design è semplice e pulito, adatto ad una serie demenziale. Questo fa si che la serie sia ancora più divertente.
Aggiungere dettagli avrebbe solo peggiorato l'anime.
E' presente una sola opening, molto divertente che si ascolta volentieri prima di ogni episodio.
Manca di un ending, che viene però sostituita dalle protagoniste che cantano al karaoke, sigle molto famose come la prima opening di dragon ball Z.
Non sempre, ma a volte, specialmente all'inizio, ci sono vari momenti di lunghezza eccessiva, sui modi di fare una determinata azione, come ad esempio, il solo fatto di come mangiare un cannolo al cioccolato, porta via diversi minuti nella prima puntata.
Altre mancanze sono ad esempio la presenza di un elemento maschile, il che fa pensare, a chi ha visto pochi episodi o solo varie immagini, che sia una serie femminile...
basta guardare un po' di episodi per capire che non lo è affatto.
Inoltre spesso e volentieri noioso, il siparietto alla fine, con Akira e il suo assistente. Troppo ripetitivo.
Conclusione: Anime divertente, senz'altro da seguire per chi ha voglia di divertirsi ma non sa come fare e non vuole vedersi troppi episodi con trama intrigata e lunga.
Sconsigliato per chi si aspetta che da un momento all'altro arrivi la gag, l'elemento forte di questa serie è la sorpresa.
Non lasciarsi ingannare, non è un anime esclusivamente femminile.
Voto 8, veramente meritato.
A volte può deludere. Stà di fatto però che l'anime (oltre ad essere disegnato in modo kawaii) affronta alcuni "enigmi" della vita reale. Anche io mi chiedevo come si mangiasse la torta alle fragole e e ora l'ho scoperto. Questo anime da un senso di serenitò e calore...diciamo da vederlo con una tazza di latte caldo. Konata è un otaku fantastica e si riconosce in molte persone come pure Kagami e Tsukasa. Lo consiglio a chi ha volgia di ridere un pò e a chi ha voglia di scoprire un mondo tutto kawaii.
P.s. l'unica cosa che si poteva non fare era LUCKY CHANNEL
P.s. l'unica cosa che si poteva non fare era LUCKY CHANNEL
Questo anime è spettacolare perchè semplicemente non parla di niente! Mi sono innamorato di questa serie dopo i primi 5 minuti perchè sono stato preso dalla discussione sul cannolo (secondo me l'inizio è la parte più stretta). Il mio personaggio preferito è senza dubbio Konata Izumi, non solo perchè è la copia di me al femminile ma anche perchè è KAWAII in qualsiasi cosa faccia! Consiglio questo anime a tutte le persone che vogliono farsi 4 risate e che vogliono ascoltare discorsi inutili, ma pieni di umorismo... BUONA VISIONE.
Anime davvero divertente! Attraverso 4 protagoniste che verranno affiancate da altri personaggi a metà serie, questo anime offre una panoramica sui costumi delle studentesse giapponesi. La genialità dell'anime sta nell'aver accostato 4 personaggi davvero diversi tra loro; ci si trova a ridere come matti semplicemente per come Konata, Kagami, Miyuki e Tsukasa affrontano assieme o da sole incombenze quotidiane come l'appuntamento col dentista, l'acquisto di un nuovo cellulare, ecc...
Lo consiglio a chiunque abbia voglia di rasserenare il proprio spirito con un anime semplice (soprattutto per l'animazione), ma davvero simpatico. Alla fine il mio commento è: FORZA KONATA!
Lo consiglio a chiunque abbia voglia di rasserenare il proprio spirito con un anime semplice (soprattutto per l'animazione), ma davvero simpatico. Alla fine il mio commento è: FORZA KONATA!
Siiii... magari alle volte delude un pò, ma comunque i personaggi sono tutti molto simpatici (soprattutto Kona-chan, la mia preferita) e le domande che si pongono penso che siano quelle domande che ci poniamo tutti dentro di noi, e che non diciamo mai ad alta voce... come chara non e male (un pò bambinesco, il che sottolinea che le ragazze devono ancora crescere) e anche gli altri personaggi sono piacevoli... insomma, un 9 è più che meritato.
P.s.: non si deve mai paragonare un anime ad un altro perchè ogni anime ha il suo punto forte!
P.s.: non si deve mai paragonare un anime ad un altro perchè ogni anime ha il suo punto forte!
MOLTO PARLATO e` il primo commento che mi viene in mente, le protagoniste parlano molto, di argomenti "normalissimi" (cibo, fumetti, ecc..) e hanno in generale atteggiamenti NORMALI.
Il tutto pero` ha un sapore allegro che rende la visione piacevole.
Le protagoniste (come pure i personaggi attorno) sono ragazze qualunque, con le loro passioni e piccole manie che mai scadono nella parodia.
Unico personaggio sopra le righe o molto di piu` del resto del cast) e` la ragazzina che presenta l`angolo della posta, aspetto KAWAII, con parlata infantile di ordinanza che pero` tende spesso a divagare mostrando lati del suo carattere non proprio piacevoli.
Insomma LUCKY STAR e` una specie di SIT COM alla FRIENDS con personaggi stralunati, ma alla fine dei conti non poi cosi` strani.
Nota di merito le sigle: quella d'apertura e incredibilmente orecchiabile, mentre non esiste quella finale (le ragazze cantano vecchie sigle di altri cartoni).
Il tutto pero` ha un sapore allegro che rende la visione piacevole.
Le protagoniste (come pure i personaggi attorno) sono ragazze qualunque, con le loro passioni e piccole manie che mai scadono nella parodia.
Unico personaggio sopra le righe o molto di piu` del resto del cast) e` la ragazzina che presenta l`angolo della posta, aspetto KAWAII, con parlata infantile di ordinanza che pero` tende spesso a divagare mostrando lati del suo carattere non proprio piacevoli.
Insomma LUCKY STAR e` una specie di SIT COM alla FRIENDS con personaggi stralunati, ma alla fine dei conti non poi cosi` strani.
Nota di merito le sigle: quella d'apertura e incredibilmente orecchiabile, mentre non esiste quella finale (le ragazze cantano vecchie sigle di altri cartoni).
Credo che Lucky Star non possa essere paragonato a School Rumble o ad Azumanmga Daioh, semplicemente perché non sono dello stesso genere! Trae in inganno che la scuola faccia da ambientazione comune ai tre. Io do 9 a Lucky Star per la sua novità, per la semplicità, per le idee. Questo è il succo: non è un anime demenziale, spesso è caricato ma non demenziale^^ E ciò elimina quelli che potrebbero essere i termini di paragone. In effetti si ride di meno, ma, non essendo quello l'obiettivo dell'anime i conti tornano. Credo che Lucky Star voglia rappresentare la vita normale, normale, di quattro ragazze e Co. facendo però lo zoom sui lati divertenti, simpatici (e quasi mai assurdi) dei loro dialoghi e loro, come personaggi unici e fortemente caratterizzati. 9
Sopravvalutato. Questo è il mio giudizio. Ne ho sentito parlare come la quintessenza del divertimento, paragonato da alcuni ad Azumanga, ma in realtà con quest'ultimo non c'è proprio competizione. Intendiamoci, ogni tanto una risata la strappa anche, ma per il resto si rimane sempre solo con il sorriso e a volte si aspetta una gag che invece non arriva. Il primo episodio ad esempio che si apre con il lunghissimo monologo sul cibo ne è un'esempio lampante. Per questo mi sento di consigliarlo solo agli appassionati di anime simili, anime scolastici in cui non c'è trama.
Non mi piace normalmente fare recensioni parziali, tuttavia questo spettacolo sembra avere un portamento piuttosto non definito e da l'impressione di volere dare il meglio nel durante piu' che nel finale.
Lucky Star e' fondamentalmente creato da gran parte dello staff di "Haruhi Suzumiya" e la voice actress di Konata e' Haruhi.
Pur non giungendo allo stesso livello di sincretismo tra elementi tipicamente "fanservice" e genio registico. Lucky Star puo' ben essere considerata una animazione di un certo valore, decisamente amabile se apprezzate la comicita'/situazioni nonsense di Haruhi. C'e' una netta predominanza di dialogo che si articola come fossero delle gag da palcoscenico, persino con un certo strizzare l'occhio all'improvvisazione. E' anche uno slice of life scolastico, in cui vengono affrontate situazioni assolutamente comuni. il bello di questa serie e' che come haruhi, ha un grande carattere, personalita'. puo' non piacere, esattamente come non amiano il carattere di certe persone, ma non si puo' dire che non sia sui generis. Oltretutto non ha un aspetto "costoso", ma si vede che ogni yen e' stato messo a frutto.
In cima a tutto cio' e' altamente citazionale, molte citazioni richiedono una cultura fittissima di anime manga, date simulator games, Tokusatsu..
Ce ne saranno centinaia.. 4-10 ad episodio.
Sebbene e' necessario avere una certa cultura per goderselo appieno, penso sia perfettamente apprezzabile senza capire ogni citazione... immagino che fino a Death Note, Full Metal Panic, To Heart, Kanon e Haruhi possiamo arrivarci tutti.
Decisamente una serie da vedere nell'attesa che ci giunga la nuova serie di "Melancholy of Suzumiya Haruhi".
Lucky Star e' fondamentalmente creato da gran parte dello staff di "Haruhi Suzumiya" e la voice actress di Konata e' Haruhi.
Pur non giungendo allo stesso livello di sincretismo tra elementi tipicamente "fanservice" e genio registico. Lucky Star puo' ben essere considerata una animazione di un certo valore, decisamente amabile se apprezzate la comicita'/situazioni nonsense di Haruhi. C'e' una netta predominanza di dialogo che si articola come fossero delle gag da palcoscenico, persino con un certo strizzare l'occhio all'improvvisazione. E' anche uno slice of life scolastico, in cui vengono affrontate situazioni assolutamente comuni. il bello di questa serie e' che come haruhi, ha un grande carattere, personalita'. puo' non piacere, esattamente come non amiano il carattere di certe persone, ma non si puo' dire che non sia sui generis. Oltretutto non ha un aspetto "costoso", ma si vede che ogni yen e' stato messo a frutto.
In cima a tutto cio' e' altamente citazionale, molte citazioni richiedono una cultura fittissima di anime manga, date simulator games, Tokusatsu..
Ce ne saranno centinaia.. 4-10 ad episodio.
Sebbene e' necessario avere una certa cultura per goderselo appieno, penso sia perfettamente apprezzabile senza capire ogni citazione... immagino che fino a Death Note, Full Metal Panic, To Heart, Kanon e Haruhi possiamo arrivarci tutti.
Decisamente una serie da vedere nell'attesa che ci giunga la nuova serie di "Melancholy of Suzumiya Haruhi".
Questa serie è caratterizzata da un design semplice ma pulito, che non esagera sulle proporzioni ma anzi gioca sul rimpicciolimento (seppur non troppo vistoso) delle protagoniste, addirittura gli adulti sembrano ragazzi di 17 anni. Nonostante non sia uno dei miei stili di disegno preferiti sono stato catturato da questo anime per le sue spudorate citazioni su videogiochi e altri anime.
La protagonista è piatta e bassa (lo sottolineo) ma è intelligente (difatti studia sempre all'ultimo minuto ottenendo ottimi voti) ed è bravissima negli sport e soprattutto nella corsa. Tuttavia la blu capelluta Konata Izumi è estremamente pigra (come si poteva notare da come scritto sopra) al punto da lasciare addirittura i libri a scuola. Il giorno lo passa giocando ai MMORPG con la stessa prof come appoggio nello stesso gioco o guardando anime (addirittura un pome invece di studiare dice apertamente "toh è iniziato harui suzumiya") difatti è una grande otaku a cui piaciono le situazioni stile anime che spesso tenta di ricreare e che comunque cita in continuazione. Arriva al punto da tenere 3 copie di volumi a tiratura limitata (un piccolo mostro). Detto ciò potete immaginarvi il resto dell'anime condito dalla sua amicizia con due gemelle molto diverse (una lenta e dormigliona, l'altra intelligente e grintosa perennemente provocata dalla superprotagonista Izumi. C'è anche la belloccia di turno (maggiorata secondo gli standard dell'anime) super intelligente e studiosa e anche di famiglia ricca, ma spesso imbranata ed impacciata nonchè terrorizzata dai dentisti.
Una delle parti più interessanti della serie è il Lucky Show condotto da una idol del mondo di questo anime: tale Akira. Perennemente accompagnata da un compagno di classe delle 4 amiche conduce l'angolo della posta e parla come se lucky star fosse un telefilm. Il suo fattore comico è che dovrebbe essere un personaggio puccioso e docile che fa smorfiette simpatiche ecc, ma alla fine emerge sempre il suo lato "oscuro" in cui si lamenta della sua vita da idol e del fatto che deve ancora consegnare tutti i suoi guadagni da cantante/presentatrice ai genitori. Poi torna all'improvviso docile e gentile.
La sigla di apertura è fantastica ed in chiusura troviamo le ragazze chiuse in una karaoke room dove cantano di volta in volta una vecchia canzone di anime diversa (una volta hanno cantato db giapponese... non l'avevo mai sentita) spesso a cantare è la protagonista perchè sa imitare bene le voci dei vari personaggi.
Raccomandato appieno come nuovo Azumanga e simile per certi aspetti a School Rumble (Anche se per ora non è ai loro livelli).
La protagonista è piatta e bassa (lo sottolineo) ma è intelligente (difatti studia sempre all'ultimo minuto ottenendo ottimi voti) ed è bravissima negli sport e soprattutto nella corsa. Tuttavia la blu capelluta Konata Izumi è estremamente pigra (come si poteva notare da come scritto sopra) al punto da lasciare addirittura i libri a scuola. Il giorno lo passa giocando ai MMORPG con la stessa prof come appoggio nello stesso gioco o guardando anime (addirittura un pome invece di studiare dice apertamente "toh è iniziato harui suzumiya") difatti è una grande otaku a cui piaciono le situazioni stile anime che spesso tenta di ricreare e che comunque cita in continuazione. Arriva al punto da tenere 3 copie di volumi a tiratura limitata (un piccolo mostro). Detto ciò potete immaginarvi il resto dell'anime condito dalla sua amicizia con due gemelle molto diverse (una lenta e dormigliona, l'altra intelligente e grintosa perennemente provocata dalla superprotagonista Izumi. C'è anche la belloccia di turno (maggiorata secondo gli standard dell'anime) super intelligente e studiosa e anche di famiglia ricca, ma spesso imbranata ed impacciata nonchè terrorizzata dai dentisti.
Una delle parti più interessanti della serie è il Lucky Show condotto da una idol del mondo di questo anime: tale Akira. Perennemente accompagnata da un compagno di classe delle 4 amiche conduce l'angolo della posta e parla come se lucky star fosse un telefilm. Il suo fattore comico è che dovrebbe essere un personaggio puccioso e docile che fa smorfiette simpatiche ecc, ma alla fine emerge sempre il suo lato "oscuro" in cui si lamenta della sua vita da idol e del fatto che deve ancora consegnare tutti i suoi guadagni da cantante/presentatrice ai genitori. Poi torna all'improvviso docile e gentile.
La sigla di apertura è fantastica ed in chiusura troviamo le ragazze chiuse in una karaoke room dove cantano di volta in volta una vecchia canzone di anime diversa (una volta hanno cantato db giapponese... non l'avevo mai sentita) spesso a cantare è la protagonista perchè sa imitare bene le voci dei vari personaggi.
Raccomandato appieno come nuovo Azumanga e simile per certi aspetti a School Rumble (Anche se per ora non è ai loro livelli).