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Episodi visti: 1/1 --- Voto 9,5
"Mai fiore più orgoglioso sbocciò nella mia vita. Tu, loto di fiamma scarlatta, tu eri il vento che sfiorava la mia cima. Lo senti? È il poema del vento e degli alberi. Il fremere della mia giovinezza."

Queste righe fanno da intermezzo ad una delle opere più particolari dell'animazione nipponica.

1887.
Un giovane uomo, Serge Battour, è in visita all'istituto Lacombrade, nei pressi di Arles, l'ex collegio in cui studiò e dove visse la sua adolescenza. L'occasione non è solo un modo per fare un viaggio sul viale dei ricordi, ma per rievocare un passo fondamentale della sua vita, una stagione fatta di immense gioie e orrori, di passioni e dolori, seguendo le orme di un ricordo dolce e struggente che come un fantasma aleggia ancora nelle camere vuote e nei giardini appesantiti da un autunno malinconico.
È l'inizio di un flashback che riporterà Serge ai tempi in cui visse il periodo più gioioso e drammatico della sua vita, quando conobbe il suo compagno di stanza, Gilbert Cocteau.

"Il poema del vento e degli alberi" è un OAV del 1987 tratto dall'omonimo manga di Keiko Takemiya, opera culto del genere shojo e seminale per quello allora nascente del Boys' Love.

L'anime, prodotto dalla Shogakukan e dall'Herald Enterprise, è diretto da un gigante come Yoshikazu Yasuhiko (YAS), regista, mangaka e character designer che ha prestato il suo talento ad anime che al loro tempo fecero scuola, legando il suo nome a franchise del calibro di "Gundam".
Esclusi titoli simili tuttavia, YAS si segnala spesso per le sue produzioni altamente autoriali, squisitamente di nicchia, nonostante le sue doti tecniche e narrative non abbiano nulla da invidiare al sensazionalismo pop.
Basti pensare al sense of wonder che emerge in serie come "Giant Gorg" o in molti dei suoi film.
Ad uno di questi, "Crusher Joe", prestò anche il suo contributo proprio Keiko Takemiya nel 1983.

La sua scelta come possibile traduttore della monumentale opera della mangaka non è quindi affatto strana, soprattutto se si considera che YAS non è del tutto insensibile a modelli e forme estetiche dal gusto omoerotico. Reduce da "Arion", il regista si cimenta stavolta con un genere e un filone narrativo molto particolari, all'epoca poco noti fuori dalla ridotta cerchia degli appassionati, perlopiù donne.

Un altro manga simile della Takemiya, "Natsu e no Tobira", era già stato tradotto in un film anime nel 1981 dallo studio Madhouse. Tuttavia i temi sentimentali (omoerotici o meno) e i toni melò di quest'altra opera sono anni luce dal carattere acceso e potente del manga che YAS si apprestava ad adattare.
La scommessa era forte e forse fu in parte sottovalutata.

L'intenzione iniziale era probabilmente quella di produrre una serie di OAV, ma purtroppo il primo non ebbe un successo sufficiente da permettere di proseguire l'adattamento dei seguenti capitoli del manga, che a tutt'oggi risulta praticamente animato solo per un decimo.

L'anime si ferma infatti all'incirca a metà del terzo capitolo, di cui riprende nel titolo originale la dicitura Sanctus. Riassumere in una serie di OAV tutti i capitoli dell'opera di riferimento era senza dubbio un'impresa molto ambiziosa, e la trama ne ha fatto le spese, perdendo molte sfumature, sviluppi e dettagli di contorno, nonché alcuni personaggi secondari, sacrificati d'importanza o completamente spariti.

Tuttavia lo zampino della Takemiya alla supervisione si coglie nel fatto che il suo lavoro non è stato affatto mutilato o snaturato nei suoi temi fondamentali, e anzi per paradosso il senso principale del manga ne risulta perfino esaltato con l'aggiunta di elementi di trama inediti. I quali, attraverso l'espediente del flashback, sembrano creare una sorta di suggello che, oltre a fungere da epilogo formale della storia, pare invitare lo spettatore a riviverla, fantasticando sui suoi esiti o invitando al recupero del manga stesso.
Dato che l'idea originale di possibili seguiti non ha purtroppo trovato esito, diversi elementi cardine della trama risultano troncati di netto, con suggerimenti di possibili sviluppi non chiariti e totalmente irrisolvibili senza l'ausilio del supporto cartaceo.

Ma la perizia registica di YAS riesce a far dimenticare anche questa pecca, consentendo all'opera di risultare perfettamente organica e coerente pur nella sua incompletezza e brevità (sessanta minuti).
La forza dell'anime sta proprio nel risultato di essere una piccola perla grezza, un non finito, che si segnala per il carattere pionieristico nelle trasposizioni del genere.
Traguardo tutt'altro che scontato, se si considera che "Il poema del vento e degli alberi" è un'opera difficile, che trovò resistenze nell'essere pubblicata, per via del suo carattere molto intenso, che non risparmia tematiche scomode, all'epoca perlopiù estranee al mondo del fumetto e dell'animazione.
Un prodotto audace dove pathos e afflati di passione struggente si accompagnano a momenti di abusi e violenze, tra sensualismo e sopraffazione, affetto e stupri, in un iter narrativo che punta sul melodrammatico col chiaro intento di proporre un potente e spassionato atto d'amore per il pensiero romantico e le sue ricadute nelle espressioni e negli accenti del XIX secolo.

L'anime rende alla perfezione questo contesto, grazie a un sapiente uso del colore tendente a toni cupi ma tenui, che richiamano le tinte pastello o il seppiato delle vecchie pellicole e fotografie, creando in questo modo un ottimo parallelismo filologico con il concetto di soffuso dell'idea dei ricordi.
Dominano non a caso i contrasti di luci e ombre, di assolate ma languide mattinate occitane alternate a grigie serate tagliate da fiocchi di neve candidi ma pesanti.

Il tutto esaltato da una colonna sonora perfettamente coerente al contesto storico, chiamando in causa le cupe sinfonie di Bach e le dolenti sonate di Chopin, accrescendo un tono generale che strizza l'occhio al Romanticismo gotico.
Suoni però a volte alternati da silenzi assordanti, usati per far urlare le emozioni nei momenti più accesi o drammatici.

La ricostruzione è perfetta, e nonostante alcune ingenuità restituisce al meglio l'idea di un'ambientazione romanzesca. Grazie alla cura per le scenografie di Yamako Ishikawa, interni e paesaggi non sfigurano con i loro corrispettivi cartacei.
Tuttavia, se il chara dei due protagonisti rispetta perlopiù il sema della Takemiya, praticamente quasi tutti gli altri personaggi sono filtrati da una chiara rilettura di YAS. Non ce n'è uno in sostanza che non sembri uscito da un episodio di "Gundam", il che permette subito di cogliere la firma a monte.

Come il manga, l'anime non lesina sugli eccessi e i toni drammatici delle vicende più importanti, perfettamente rispettati nel doppiaggio italiano anche nei suoi aspetti più forti, senza risparmiare insulti o imprecazioni pesanti. E anche se l'anime è un piccolo cult del genere erotico (al punto da essere qui da noi vietato ai minori di quattordici anni), il senso generale non arriva mai ai livelli del porno vero e proprio.
"Il poema del vento e degli alberi" non è mero intrattenimento a luci rosse, ma un elegante concentrato di temi e modelli figurativi e narrativi ben consolidati o proposti per la prima volta all'epoca con un carattere inedito.

L'autrice fu infatti una delle esponenti di punta del cosiddetto Gruppo 24, una comitiva di autrici perlopiù coetanee (nate soprattutto nel 1949, il ventiquattresimo anno dell'era Showa) che fu protagonista di una nuova stagione del fumetto giapponese, fino ad allora appannaggio quasi esclusivo di autori maschi che pubblicavano anche le storie dedicate alle ragazze.
Oltre alla Takemiya, figure come Moto Hagio, Yumiko Ooshima e Ryoko Yamagishi si ritrovarono quindi in un ruolo da pioniere, decise a portare una nuova sensibilità narrativa e figurativa che soddisfacesse soprattutto quelle esigenze da fan che le autrici per prime volevano tradotte nelle opere a loro destinate. Una vera rivoluzione, che per gusti e tematiche cercava di discostarsi dal gusto tezukiano originale, ancora legato ai modelli fumettistici disneyani, per perseguire un binario autonomo figlio delle neocorrenti autoriali del gekiga.
Gusti trasognati e romantici, tratti fini e delicati, trame intense e appassionate, divennero un marchio di fabbrica di questo nuovo corso di stile dei manga. Un modello che generò stilemi riconoscibili anche fuori dal genere specifico: come i famigerati occhi dei protagonisti di queste storie, grandi e brillanti come gioielli che sembrano tagliare e catturare una luce propria, esaltando le emozioni delle vicende.

E soprattutto tematiche nuove, incentrate su relazioni omoerotiche dal sapore romanzesco e melodrammatico, ma anche da un senso erotico fortemente estetizzante, genesi del topos dei bishonen che si può ricondurre al testo di Taruho Inagaki "Shonen'ai no Bigaku" ("L'estetica dell'amore tra ragazzi"), opera che ha probabilmente ispirato nel titolo una delle denominazioni canoniche di questo nuovo genere.

Autrici come Moto Hagio e la Takemiya attinsero però anche a diversi modelli narrativi ed estetici della cultura occidentale, come i romanzi di Herman Hesse, da cui trassero le ambientazioni tipiche delle loro prime trame: istituti scolastici europei (rigorosamente maschili) improntati sul modello dei college britannici.

"Il Cuore di Thomas" della Hagio rende perfettamente questi modelli estetico-formali, e l'opera della Takemiya ne segue il segno, mutuando semantiche figurative e grafiche dell'arte occidentale fin de siecle, nel segno del Simbolismo e dell'Art Nouveau. Letture artistiche che emergono potentemente in film come "Morte a Venezia" di Luchino Visconti, tratto dall'omonimo romanzo di Thomas Mann.
Interessanti non a caso le somiglianze soprattutto estetiche fra il personaggio di Gilbert e l'iconico Tadzio. Figure androgine simbolo di un'infanzia idealizzata: pura e angelicata nella forma ma foriera di dannazioni ontologiche e tentazioni neoplatoniche.

Sia la Hagio che la Takemiya furono anche ispirate in origine da "Le amicizie particolari", romanzo di Roger Peyrefitte, da cui nel 1964 venne tratta un'omonima pellicola di Jean Delannoy.
Romanzo e film sono stati perlopiù ignorati in Occidente, ma il secondo pare fosse invece divenuto un piccolo cult per le giovani donne della generazione del Gruppo 24.

La Takemiya ha sicuramente tratto ispirazione da questo film, non fosse altro per la curiosa coincidenza per cui l'istituto in cui si svolge il dramma principale si chiama esattamente come uno degli attori protagonisti della pellicola del '64: Francis "Lacombrade".

Ambientazione e diversi sviluppi sono del resto quasi mutuati alla perfezione. Ma anche in relazione al tema del contesto sociale e culturale ostile, del finale drammatico di una relazione contrastata, delle tentazioni e dei desideri clandestini sussurrati o inespressi.

Tutti luoghi narrativi e tematici che saranno il perno delle prime opere del Gruppo 24 e che faranno letteralmente scuola per i classici del genere. Infatti, per estensione, i canoni espressi dalle opere ispirate a "Le amicizie particolari" diverranno un topos semantico che come un fil rouge arriva fino ad opere come "Banana Fish" di Akimi Yoshida o "Sakuragari" di Yu Watase.

Elementi che risultano più marcati grazie al "difetto" dell'anime di concentrarsi solo sui primi capitoli del manga, permettendo un metro di paragone e assonanza con il film francese che ispirò la fonte cartacea.

E in questo caso specifico un trait d'union fondamentale tra l'OAV e il film di Delannoy è il tema religioso, semantizzato in un sottofondo permeato da un cattolicesimo imperante e castrante, sintomo di un tradizionalismo bigotto e performativo che funge allo stesso tempo da elemento narrativo perturbatore ma anche da catalizzatore filologico che arricchisce il gioco dei contrasti e delle opposizioni semantiche tra il vecchio e il nuovo, l'età adulta dalla gioventù, il rigore dalla passione, la cappa della morale dalla catarsi del peccato.
Non sfuggano del resto le continue apparizioni del Cristo sulla croce, sintesi stessa del concetto di martirio, e per riflesso dello stesso carattere erogeno dell'estasi martiriale. Assume quindi nuova valenza anche il riferimento al sottotitolo originale dell'anime, dove il liturgico SANCTUS a caratteri cubitali sa di maliziosa connotazione di un senso velatamente morboso della santità.
Vale la pena in questo caso citare la scena dove il crocefisso in piena esaltazione durante una messa viene alternato alle scene in cui Gilbert copula violentemente con uno dei suoi amanti, godendo/soffrendo dei suoi catartici peccati.
Un effetto cinematografico che cita il montaggio delle attrazioni di eisensteiniana memoria.

In tal senso è pregevole anche l'effetto ottenuto dalla colonna sonora, che crea l'ennesimo contrasto artistico alternando i ritmi da clavicembalo di Bach (barocchi e austeri) ai virtuosismi da pianoforte di Chopin (romantici e melanconici).

Stanti tutti questi accorgimenti stilistici, nonostante i problemi di riduzione e adattamento o le limitazioni di minutaggio e sceneggiatura, l'OAV di YAS si fa notare per un ottimo comparto tecnico e una trasposizione a suo modo completa, che può soddisfare tutti i palati, anche quelli di chi non è avvezzo ai temi omoerotici o shojo in generale.


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YoiChan

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
"Kaze to chi no uta", meglio noto come "Il poema del vento e degli alberi" è un anime tratto dal manga di Keiko Takemiya. L'OAV s'incentra sul rapporto d'intensa amicizia che lega due studenti dell'istituto "Lacombrade": Serge Battour e Gilbert Cocteau. La narrazione degli eventi si presenta sotto forma di flashback. Serge ritornato nel vecchio istituto, ormai adulto, rivive il tempo passato nella scuola con il suo compagno di stanza Gilbert, che non aveva una buona reputazione tra i compagni di classe. Nel momento in cui Serge arriva nella sua ex camera del dormitorio i ricordi vissuti da ragazzino si intensificano dando vita all'anime vero e proprio. I disegni, come si può notare, sono tipici degli anime e manga degli anni '70 e '80.

Appena ho visto quest'anime me ne sono innamorata, sia per il carattere storico sia per la trattazione dei personaggi. La profondità e le sottili sfaccettature psicologiche che contraddistinguono i due protagonisti arricchiscono la storia, che tratta temi anche molto crudi e impegnativi. La drammaticità dell'opera si avverte sin dal suo inizio per poi dare la conferma allo spettatore alla fine dell'OAV.
Il mio voto non può che essere positivo, essendo una grande fan di Keiko Takemiya e amando i manga e gli anime a carattere storico con un'introspezione psicologica profonda dei personaggi.


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Micerino

Episodi visti: 1/1 --- Voto 6
<b>-- Spoiler diffusi (più o meno) --</b>

Ho tenuto quest'anime tra gli scaffali di casa per molto tempo. Attendevo una storia sicuramente romantica, dolce, un po' lenta, ma travolgente e con un finale disegnato su punti di sospensione e poetica incertezza.
Mi sono trovato, invece, a guardare con curiosità un anime che mi ha stupito. Non sapevo bene che cosa mi aspettasse, sapevo solo di guardare un anime del '87, ripreso da un manga di ben 10 anni prima (circa). Ecco, praticamente ho guardato un anime che ha la mia età. Con questo spirito mi sono accomodato sulla poltrona e ho iniziato la visione.

I disegni "seppiati" dal tempo (ovviamente no, ma è una bella immagine) e l'ambientazione dell'anime alla fine dell'800 hanno sottolineato maggiormente l'antichità preziosa che stavo per accingermi a guardare, e il tutto ha contribuito alla mia meraviglia nello scoprire, da subito, che avrei assistito a un shounen-ai. Pensando a mente fredda posso dire che trovare un soggetto così delicato a metà degli anni '70 è già di per sé avanguardia pura, poi, prendendo informazioni, mi sono reso conto di avere visto una vera e propria icona per un genere che non guardo spesso, ma che comunque riesce sempre ad affascinarmi.

E' infatti, più che l'omoerotismo leggero e mai esplicito, quel rumore di sottofondo che pervade la storia a lasciare in soggezione. La storia, narrata dal ragazzo Serge, narra della sua convivenza con un ragazzo particolarmente effeminato ed estremamente disinibito di nome Gilbert. E' in realtà proprio Gilbert il vero motore della storia che vede Serge solo coprotagonista dell'unica star dell'anime. Il "poema", intriso d'una malinconia profonda e densa come melassa, contrappone il buonismo di Serge alla vita disinibita e amara di Gilbert, che, tra l'altro, è disegnato di una bellezza intensa, diafana e asessuata. E' difficile infatti distinguere il sesso di Gilbert guardando solo il suo viso. Trovo in questi due personaggi e nella prima frase dell'anime un profondo senso di identificazione, là dove Gilbert rappresenta gli alberi (immutabili) e Serge il vento (che cammina e vola via). Immagine meravigliosa che non potevo non sottolineare.

Parlavo prima del rumore di sottofondo che pervade la storia, e da quel punto riprendo la mia impressione. Infatti questo che ho definito "rumore" altro non è che una intensa sensazione di ipocrisia della società. Ipocrisia del sapere e non voler sapere, dello sfruttare per i propri piaceri carnali il bel fisico di Gilbert per poi piegarsi al perbenismo e schernire chi con tanta sincerità si mostra per ciò che è.
Solo alla fine si giunge a capire i perché di quei comportamenti, si inizia a soffrire per una vita piegata fin dall'infanzia per i piaceri di pochi. Di Serge capiamo i passi, di Gilbert resta solo un'ombra che corre tra gli alberi.

L'anime è bello, con musiche discrete, ma troppo breve, e lascia troppi punti di domanda che con poco sarebbero stati chiariti, queste le pecche peggiori. Di certo va visto se piace il genere e se si vuole accedere a un mondo con minori pregiudizi.


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dawnraptor

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
<b>**** ATTENZIONE! CONTIENE NUMEROSI SPOILER ****</b>

Difficile, davvero, recensire questo film, per molti motivi.
Intanto, è piuttosto vecchiotto, e quindi i disegni soffrono di una certa patina di antichità, che però può facilmente essere superata, specie da chi ama un certo gusto un po' rétro. Del resto, le animazioni sono pregevoli, e ciò contribuisce a rendere il tutto molto più godibile.
Stiamo parlando quasi di archeologia omoerotica, visto che il manga da cui è stato tratto risale alla metà degli anni '70. Non ho letto il fumetto, né ho intenzione di farlo, quindi non posso dire se questo anime sia stato o meno purgato nelle rappresentazioni più scabrose. Di fatto, più che descrivere, accenna, visto che le scene di sesso, pur presenti, non sono mai sguaiate, e forse nemmeno del tutto erotiche: sembrano più che altro la descrizione di un accadimento, funzionali alla storia. La quale storia, sì, è raccontata con l'impeto poetico di una tragedia annunciata.
Vediamo dunque l'ingenuo studente Serge arrivare fresco fresco in un nuovo collegio, dove viene messo nella stanza con Gilbert, pecora nera dell'istituto. Egli, biondo efebo di sregolata peccaminosità, sembra passare tutto il suo tempo saltando da un letto all'altro. Letti di altri uomini, beninteso. Ben presto, cerca di attrarre a sé anche Serge, il quale pare cadere vittima del suo incantesimo e tentennare, seppur frenato dal proprio profondo perbenismo. Di certo, conduce una difesa appassionata del suo compagno di stanza contro i compagni di scuola, che lo disprezzano profondamente, ma che spesso non si esimono dallo sfruttarlo per il proprio piacere.

Quella che, a prima vista, traspare dalla visione, è una denuncia dell'ipocrisia del mondo, che condanna il diverso ma che non esita a farne uso per il proprio tornaconto, pur schernendolo.
In principio, il personaggio di Gilbert non suscita soverchia simpatia. Ci si domanda perché sia così respingente, e come e perché possa essere così assatanato. La risposta si ottiene fra le righe, quando scopriamo che è stato ed è vittima di pederasti che lo sfruttano per il proprio piacere senza curarsi dei suoi sentimenti.
L'anime non offre speranza, per la sua situazione. Si intuisce che Serge, pur avendo sofferto di una momentanea sbandata, proseguirà con successo negli studi e nella vita. Di Gilbert non ci è dato sapere di preciso cosa accadrà, ma gli indizi che ci vengono dati non fanno sperare per il meglio. E' una vittima, semplicemente.
Tutto l'anime è pervaso da una malinconia cupa, da un senso di pesantezza che è impossibile scrollarsi di dosso. Più che un poema, è una tragedia. Eppure, viene descritta con tocco di ali di farfalla, accennando, suggerendo, sussurrando.
E' pur vero che ci sono un paio di scene piuttosto forti, considerata l'epoca. Si vede un rapporto in cui il giovanissimo Gilbert chiede che gli venga fatto del male, si intuisce la sua disperazione per una situazione che forse nemmeno lui capisce. Ma l'autocensura visiva del film copre le parti strategiche con opportuni panni, e mai nulla viene "allo scoperto". Pure i "viaggi mentali" del protagonista, dove lo si vede completamente nudo, sono censurati: l'anoressica figura di Gilbert manca delle parti salienti, come le bambole dei nostri figli. A dire il vero, trovo più sconcio questo espediente della visione di un organo maschile, quanto meno stilizzato. Nella sua lapalissiana mancanza, focalizza l'attenzione proprio su quello che manca… vabbé.

Mi dicono che il manga sia molto più esteso della riduzione animata. Di certo, questa soffre un po' di una mancanza di spiegazioni, di un finale forse un poco affrettato e poco concludente. Un film più lungo, una mezzoretta in più, avrebbe forse potuto sviluppare ancor meglio la psicologia dei personaggi, che rimangono così un po' carenti di spessore. Ma, a ogni modo, la storia ha un senso compiuto.
In definitiva, credo sia un'opera che debba essere vista. Una pietra miliare nel panorama omoerotico degli anime. E anche al di fuori di tale panorama. Semplicemente, deve essere vista. In un modo o nell'altro, non lascerà indifferenti.


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God87

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
Francia, 1880, Provenza: in un vecchio collegio in decadenza fa ritorno, dopo molti anni di lontananza, lo studente ormai adulto Serge Batouille. Preso dai ricordi, inizia a rammentare la sua adolescenza in quelle mura, sopratutto il particolare rapporto d'amicizia/amore con l'allora diciasettente Gilbert Cocteau, bellissimo e quasi efebico ragazzino biondo che, odiato ed emarginato dai suoi compagni per il suo anticonformismo, sfogava i suoi dispiaceri nella turpitudine e nel sesso con gli uomini...

"Kaze to chi Uta", o "Il poema del vento e degli alberi", è lo Yoshikazu Yasuhiko che non ci si aspetta. Dopo la fantascienza avventurosa e il fantasy puro, senza dimenticare i contributi alla saga di Gundam, nell'85 l'artista fornisce sceneggiatura e regia all'adattamento di un celebre manga non suo. Opera di riferimento è appunto il popolarissimo fumetto di Keiko Takemiya, autrice quasi del tutto snobbata in Occidente, ma dall'importanza storica fondamentale in Giappone, dove oltre a dare i natali al commovente shounen fantascientifico "Toward the Terra" (conosciuto internazionalmente grazie agli adattamenti filmici e televisivi) è anche creatrice del primo shounen-ai della storia dei manga, ossia le storie d'amore tra uomini. Quella di "Kaze to chi Uta" è una genesi travagliata, considerato inizialmente scabrosissimo, visti gli argomenti trattati, e che costerà ben nove anni di accese discussioni tra l'artista e la casa editrice per riuscire a pubblicarlo, salvo conoscere una grande rivalutazione negli anni da venire accompagnata da importanti riconoscimenti. Con l'adattamento animato Yoshikazu Yasuhiko rende omaggio alla creatura della Takemiya (già sua collaboratrice come guest star character designer su "Crusher Joe"), dirigendo una sorta di sintesi/manifesto dell'altrimenti lungo manga. Il nome famosissimo del regista non basterà comunque come garanzia di vendita, tanto che, ironicamente, l'OVA conoscerà una distribuzione internazionale unicamente qui, in quest'Italia dal semi-inesistente e snobbato mercato anime.

Questo è sinceramente un peccato, perché dietro i suoi temi la produzione merita la visione, anche da chi non è avvezzo o interessato a simili tematiche. "Il poema del vento e degli alberi", per quanto vistosamente "incompiuto" nelle sue strade narrative, convince in buona parte della sua durata: merito dell'ottima caratterizzazione del background storico e dei protagonisti Serge e Ghilbert, interessanti nella contrapposizione dei loro animi moralisti/trasgressivi, e convincenti nell'evolversi del loro particolare rapporto.

Quello che però rende davvero interessante l'OVA è la cura deliziosa nella sua confezione, eccellente nel rendere tangibile l'aria di colpevolezza e paura che non abbandona mai il protagonista Serge. Animazioni di ottimo livello si intrecciano con una colonna sonora al pianoforte di grande lirismo, capace di abbracciare liriche suite di Nobuyuki Nakamura e rileggere celebri composizioni di Chopin e Bach. La visione delicata di Yas sull'argomento si nota nelle atmosfere decadenti e nel poetico aspetto visivo, dato da soluzioni grafiche particolari utilizzate nelle scene "scabrose" (per quanto non si sconfini nell'erotismo e nella volgarità, sequenze di sesso ci sono), uso di colori caldi e minacciosi come metafora della crescita, momenti di ottimo impatto registico... In quest'opera "minore" di Yasuhiko si respira tutta la sua professionalità di regista e il suo intimismo di uomo nel tratteggiare una sentita ma maledetta storia d'amore, "poeticizzandola" al massimo grazie a riusciti dialoghi estetizzanti perfettamente in tema (supportati, nell'edizione italiana, da un buon doppiaggio).

Unici difetti, inevitabilmente, vanno ricercati nel chara design tipicamente shoujo, e nel fatto, già preannunciato, che la storia si rivela solo un vago sunto di pochi volumi del manga originale, lasciando mille dubbi in sospeso e personaggi di cui non si capisce lo scopo. Rimane comunque una visione di qualità, sconsigliata unicamente a chi non pensa di poter sopportare scene d'amore e di sesso tra uomini e ha poca affinità con gli shounen-ai.


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Sonoko

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
Ho visto questo OAV appena ieri, dopo averne letto tanti commenti entusiastici qua e là in rete. Non sapevo però nulla della trama, soltanto che era una bella storia, con bellissimi disegni; in più m'ispirava molto il titolo.
La prima scena, quella in cui Serge torna in visita al suo vecchio collegio e rivede il suo professore, mi ha fatto ripensare a due film, "L'attimo fuggente" e, meno noto ma più somigliante per via del salto temporale, "Il club degli imperatori"; insomma, mi era parsa una di quelle storie ambientate in ambiente collegio/scuola, con tutte le conseguenti situazioni fra professori ed allievi. Ma quando è apparso, all'inizio del lungo ricordo di Serge, Gilbert, mi sono resa conto di essermi sbagliata di grosso! E ho provato subito grande antipatia per quel piccolo pervertito, che pensava sempre e solo a fare sesso e rigorosamente con uomini. Ma anche qui non bisognava fermarsi all'apparenza, non si tratta di un anime sconcio a tematiche shounen ai (il protagonista puro e innocente si ritrova proprio in camera con il gay pervertito del collegio, che lo seduce e lo porta sulla "cattiva strada"), ma di una storia molto più complessa e drammatica.

Purtroppo l'OAV è troppo frettoloso, sarebbe stata molto più opportuna una serie per comprendere meglio il tutto, altrimenti ti restano comunque molti punti oscuri, fra cui il finale: come è scritto in altre recensioni, anche questo punto avrebbe potuto essere chiarito meglio. Infatti c'è solo un brevissimo, fugace scorcio sulla sorte riservata a Gilbert, senza che se ne comprendano precisamente la motivazione e la dinamica. Perciò io sono andata nel sito più ricco d'informazioni e ho letto la sinossi del manga, e mi sono vista costretta a cambiare la mia opinione: Gilbert non è un personaggio da odiare, ma solo da compatire. E nel manga l'autrice mostra, in termini e immagini crude, senza nessun tentativo d'indorare la pillola, quanto possano essere devastanti gli effetti della pedofilia su un bambino innocente, a livello fisico e psicologico. Un tema molto coraggioso che, ho letto, non era mai stato affrontato prima in un manga, che perciò meriterebbe di essere seriamente considerato per un'eventuale pubblicazione anche qui in Italia.

Tuttavia qui è richiesto un voto per l'anime che, per i motivi di cui sopra - oltre che per il fatto che mi infastidisce molto quando gli autori danno ai personaggi maschili voci da donne, e qui ce ne sono troppi così -, non può essere il massimo.
Un vero peccato, perché questo OAV ha anche altri punti positivi, oltre al character design stile anni '70-80 che adoro, c'è anche la musica.


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Hadrill

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
Anime incentrato sull'ambigua relazione tra due studenti di un elitario collegio francese.
Preponderante è l'elemento drammatico, unito a una profonda riflessione sull'amore, sulla vita e la morte, che rendono questo anime decisamente complesso e affascinante: nonostante il dramma sia sempre in agguato, l'atmosfera generale è malinconica e poetica, molto particolare.
Ottime le animazioni e il character design, pur non riuscendo molto originale, è morbido, curato e dettagliato.
Questo OAV si attesta dunque su altissimi livelli qualitativi, mentre la trama soffre forse di eccessiva compressione, lasciando alcuni punti irrisolti, soprattutto nel finale.


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Syaoran93

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Nonostante la storia sia bella e coinvolgente non posso che dare un 8 a "Il poema del vento e degli alberi".
Il motivo è che non sono riuscito a comprenderne la fine, forse sono io che sono ottuso, però davvero non credo di aver afferrato bene il senso del finale, affrontare tutte quelle pene per poi far finire tutto con uno schiocco di dita? Questa soluzione non mi è piaciuta è per questo che ho dato questo voto all'anime.
La storia come ripeto mi ha coinvolto subito, forse per via della sua "malinconia", infatti tutti dolori subiti dai due protagonisti è narrato con estrema precisione e serietà, cosa che mi ha colpito notevolmente.
Il disegno è bellissimo,un po' mi ricorda Versailles No Bara a dir la verità,uno stile che rimanda tutto al passato,come è giusto che sia,ma che esprime tutta la malinconia dei personaggi e i loro sentimenti.
Spesso ho pensato che la storia sia priva di passione, ma mi sbagliavo perchè il solo momento di passione che si vede(verso la fine) basta e avanza per tutto l'episodio.
Come ho già detto prima la storia è bellissima ma il finale mi ha deluso, vi consiglio comunque di guardarlo,anche perchè è stata anche tradotta da noi e pubblicata dalla Yamato Video e perchè è un'opera davvero bella.