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kirk

Episodi visti: 13/13+3 --- Voto 9
Asao Takimori può essere definito come uno dei padri del genere spokon, infatti ha iniziato presto in questo genere, lavorando come sceneggiatore sia ad opere uscite con il suo nome sia ad altre uscite con vari pseudonimi, il più conosciuto di tutti Ikki Kajiwara. Con il suo nome originale ha creato uno dei personaggi più iconici della rivista “Shonen Magazine”, ovvero il pugile Rocky Joe, mentre con il suo pseudonimo ha collezionato successi anche parlando di altri sport: baseball (“Kyoijn no Hoshi” - “Tommy la stella dei Giants”), wrestling (“Tiger Mask” - “L’uomo tigre”), calcio (“Akakichi no Eleven” - “Arrivano i Superboys”)...
Nel 2017, su “Edge” della Kodansha riappare il suo nome in una storia che dura solo due volumi ed è disegnata da Chikara Sakuma, una storia di boxe ambientata nel futuro: “Megalo Box” - “Shukumei no Souken”. Com’è possibile? Takimori mi risulta morto nel 1970 e la storia, pur ispirandosi a “Rocky Joe” poteva essere sviluppata in modo indipendente, senza chiamare in causa i morti e le vecchie glorie...

Comunque, “Megalo Box” nel 2018 divenne una serie TV e il soggetto fu attribuito ai due vecchi autori di “Rocky Joe”, cioè lo stesso defunto Takamori e l’ancora vegeto Tetsuya Chiba, di cui oltre “Rocky Joe” mi ricordo solo il divertentissimo “Io sono Teppei!”.
Attribuire il soggetto a due mostri sacri è una buona mossa commerciale, ma fortunatamente, ora che l’ho visto, posso dire che non è solo l’effetto nostalgia, c’è qualche citazione, qualche richiamo a “Rocky Joe”, ma questa è un’opera a parte, ed è un’opera che per di più funziona... perché parla di boxe, ma parla anche di ingiustizie, di sogni, di lotta contro sé stesso e contro gli altri per sopravvivere, per emergere, per non essere spazzatura.
Nella vita gli sbagli si pagano, dimostra la fine di Nanbu, ma si può essere comunque utili, ci si può trasformare in qualcosa di meglio, si può fare qualcosa di buono... a volte si deve combattere a mani nude contro persone rese corazzate da una vita fortunata, di ricchezza, e si può anche vincere, ci insegna Gearless Joe, il quale, non potendosi permettere la costosa attrezzatura che rafforza i pugni e le difese degli avversari, li affronta a mani nude: sempre meglio che ritirarsi e accettare ignavi il destino scelto dagli altri.

Voto finale? Nove.


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IgnisSphero

Episodi visti: 13/13+3 --- Voto 8,5
“Megalo Box” è una serie ambientata, nel futuro, in una città caratterizzata dalla presenza di forti distinzioni sociali, tra persone che hanno l’autorizzazione per poterci abitare e altre che vivono clandestinamente. Questi ultimi vivono nella periferia e vengono lasciati in una condizione di forte abbandono, tale che essi, pur di sopravvivere, sono disposti a fare qualunque cosa. Inoltre in questo mondo è molto praticato il Megalo Boxing, uno sport popolare simile al pugilato ma con tecnologie cyberpunk.

Il protagonista, chiamato Joe, è proprio uno di questi clandestini. All’inizio della storia gareggia costantemente in combattimenti abusivi truccati di pugilato, assieme al suo allenatore Gansaku Nambu che lo sfrutta senza ritegno. Il destino vuole però che il protagonista incontri Yukiko, la direttrice di una compagnia che organizza veri incontri di pugilato, e Yuri, la sua guardia personale. Tra di loro si crea una collisione di interessi per capire cos’è la vera “Megalo Box”, tanto che alla fine Joe stesso parteciperà ad uno di questi tornei. Da questo punto in poi, l’anime prende una piega diversa. Joe e Nambu cambieranno soprattutto nel loro legame e nel modo di pensare, affrontando varie avversità legate al proseguimento del torneo

“Gli altri possono avere delle colpe, ma alla fine siamo noi a fare delle scelte.”

Per quanto l’anime sia di genere spokon, sembra dare più rilevanza all’aspetto psicologico dei personaggi, più che impuntarsi seriamente sull’approfondimento dello sport stesso. Viene utilizzato questo espediente per comunicare quel senso di durezza della vita che attanaglia la maggior parte dei personaggi della serie. Essi vivono in condizioni disagiate e sanno cosa significa essere rifiutati dalla società o da chi è a loro vicino. Tutte queste frustrazioni verranno poi rilasciate apertamente sul ring, migliorando forza e tempra di chi è soggetto a questi sentimenti. Si affronteranno vari temi, tipo l’allontanamento e l’abbandono o la ripresa di un sogno in cui Joe farà da catalizzatore, attraverso le sue varie imprese.

L’anime presenta una sceneggiatura ben impostata, riuscendo a catturare lo spettatore fino alla fine con collegamenti precisi e lineari. L’ambientazione tipica delle baraccopoli e il carattere dei personaggi sono apprezzabili e conformi all’atmosfera che l’anime ci vuole proporre. In tutto questo anche le musiche “hip hop” di Mabuana rendono l’opera maggiormente drammatica, comunicandoci un senso di dolorosa spensieratezza.

L’opera si focalizza sulla visione dei personaggi, ma in soli tredici episodi riesce a spiegare solo limitatamente ciò che avviene esternamente in questo mondo. Sappiamo che chi non è in regola viene discriminato ed è costretto a vivere ogni giorno come se non ci fosse un domani, ma poco e niente sappiamo dire di tutto il resto. I combattimenti sono apprezzabili, ma non sempre l’animazione è stata realizzata in modo tale da coinvolgere particolarmente lo spettatore. Negli scontri, comunque si mantiene alto l’impatto psicologico.

L’anime quindi è degno di essere annoverato come uno dei migliori realizzati nel 2018, di corta durata. Consiglio particolarmente quest’opera (e ci tengo a ripeterlo) a chi vuole entrare in un mondo dove "l'atmosfera del contesto" gioca un ruolo fondamentale, capace di regalarci emozioni e di farci riflettere sul fatto che le persone possono influenzarci in molti modi. Lo sport è solo un mezzo per realizzare questo tema profondo.
“Not dead yet”


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Ferz In The Box

Episodi visti: 13/13+3 --- Voto 8
La cosa che più spinse la mia curiosità fu leggere che "Megalo Box" era una serie realizzata come tributo ad "Ashita no Joe" ("Rocky Joe") per il suo cinquantesimo anniversario.
Le atmosfere di "Rocky Joe" per me resteranno sempre indimenticabili; sono un amante di anime di vecchia data, di quelli appartenenti alla generazione anni '80, fortunata ad aver vissuto un'epoca dove in Italia avvenne il boom dei prodotti di animazione giapponese. "Rocky Joe" era tra i miti che abbiamo vissuto, e chi ha avuto modo di vederlo con attenzione ne conserva sicuramente un ricordo vivo nel cuore: il fascino della boxe unito a un grande personaggio e ad una meravigliosa e sofferta storia di sentimenti e coraggio.

"Megalo Box" si prende il compito di raccontare qualcosa che si avvicina all'opera di cinquant'anni fa, senza utilizzare in nessun'occasione "copia e incolla" imbarazzanti; si tratta di un'opera originale che si permette sporadicamente di strizzare l'occhio al manga di Asao Takamori; niente di più e niente di invasivo o già visto (per fortuna).
La maturità e il fascino di Joe in quest'ultima serie rimane lo stesso del Joe originale: stessa determinazione, stessa tigna, stesso coraggio e stessa follia sul ring; il fascino è più o meno quello, ma condito con elementi leggermente più futuristici in un contesto totalmente nuovo. Il risultato è una serie che, sia nella regia che nelle animazioni (e anche un po' nella soundtrack) inganna lo spettatore, facendogli credere di venire dagli anni '70, con dei riverberi che richiamano continuamente l'opera a cui fa riferimento, senza correre il rischio di sacrificare una sceneggiatura del tutto nuova.
Unica pecca lo scarso numero di episodi, secondo me: considerando quanto sono mature le atmosfere e i personaggi, avrei cercato di lavorare molto di più sul torneo principale della serie, valorizzando maggiormente alcuni boxer avversari troppo sotto tono.

In fin dei conti, però, si tratta di un prodotto che va giù come un bicchiere d'acqua; se si è amanti degli anime "vecchia scuola" o degli anime sulla boxe, dategli tranquillamente una possibilità, perché per molti aspetti si tratta di un lavoro che merita almeno una visione.


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alessiox1

Episodi visti: 13/13+3 --- Voto 8,5
“Megalo Box” è un anime che è stato fatto per il cinquantesimo anniversario del manga “Rocky Joe”.
Incominciamo dicendo che non bisogna aver letto il manga per apprezzare l’anime, e che la storia è molto diversa; adesso partiamo dalla trama.

L’anime si svolge in un futuro non troppo distante da noi: da una parte abbiamo una città dove tutti i cittadini sono registrati e vivono le loro vite in modo normale e agiato, mentre da un'altra parte abbiamo una gigantesca baraccopoli nella periferia, dove gli abitanti di questo girone infernale non sono registrati (come degli invisibili) e cercano di adattarsi e sopravvivere al massimo delle loro possibilità. E qui troviamo il nostro protagonista, ovvero Junk Dog (è un soprannome), il cui nome vero nome è sconosciuto: lui è un pugile che combatte incontri clandestini truccati (anche se controvoglia), il suo allenatore è Gansaku Nanbu, che in passato aveva una palestra, ma a causa di alcuni eventi (che poi verranno spiegati nell’anime) ha deciso di chiuderla e passare a incontri clandestini truccati.
Junk Dog vive la sua vita sempre al limite, non avendo troppa paura della morte; guida una motocicletta, ma spesso esagera e rischia di morire, e la danneggia a causa di incidenti, ma gli viene riparata da Abuhachi, che sotto sotto tiene a lui (un meccanico della baraccopoli che vive in mezzo al nulla). Un giorno, guidando la sua motocicletta in modo spericolato, ha un incidente con un’auto; dentro il veicolo si trova Yukiko Shirato, la presidente del gruppo Shirato. Tale gruppo gestisce il torneo di Megalonia, e in tale toreo i pugili combattono usando dei Gear (mini-esoscheletri che si mettono alle braccia per potenziare i colpi, usati anche per parare). Insieme a lei si trova Yuri (che fa molto Ivan Drago), sua guardia del corpo e attuale campione di Megalo Box, che ha dei Gear innestati nel corpo (quasi come arti cibernetici). Yukiko voleva dare dei soldi a Junk Dog per via dell’incidente e chiuderla lì, ma il nostro Junk Dog le dice di no e la insulta pure; dopo tale fatto Yuri, non accettando gli insulti alla sua “padrona”, vuole combattere contro di lui, ma Yukiko lo ferma e le cose sembrano finite così. Passa un po’ di tempo e, mentre il nostro Junk Dog sta disputando un incontro clandestino come al solito, spunta dal nulla Yuri, lui lo sfida e combattono; ovviamente il nostro protagonista viene sonoramente sconfitto, e Yuri gli dice che, se vuole combattere contro di lui in un vera arena, dovrà partecipare al torneo di Megalonia. Il nostro Junk Dog, durante un incontro clandestino, sente l’ordine del suo allenatore, grazie a un auricolare nascosto (così truccano gli incontri), di perdere l’incontro, ma questa volta decide di disubbidire e sconfigge l’avversario. L’allenatore è sconvolto, lui e il protagonista vengono presi dal boss mafioso Fujimaki, che gestisce gli incontri truccati e all’inizio ha intenzione di ucciderli entrambi, ma Junk Dog e l’allenatore decidono di fargli una proposta per salvarsi, ovvero combatteranno al torneo di Megalonia e, se vinceranno, il premio sarà del boss e loro saranno finalmente liberi. Il Boss accetta, e crea un’identità fittizia per il nostro protagonista, che da oggi ottiene il nome Joe, ma questo è solo il primo passo per combattere; gli serve anche un Gear (i mini-esoscheletri di cui parlavo prima), e inizialmente ne prende uno da Abuhachi (quello che gli aggiusta la moto), ma dopo varie peripezie e altre cose che non vi svelo decide di combattere senza Gear contro pugili col Gear, e il suo nome da pugile diventa “Gearless” Joe.
Qui inizia la sua scalata, il cui obbiettivo finale è arrivare fino a Yuri e sottrargli il titolo di campione.

Uno degli elementi cyberpunk dell’opera è la forte divisione sociale tra ricchi e poveri: da una parte, come dicevo prima, abbiamo i normali cittadini (di cui alcuni molto benestanti), che trascorrono la loro vita come se nulla fosse, mentre dall’altra abbiamo degli invisibili (in tutti i sensi), persone che non esistono per il sistema, e al massimo vengono visti solo come un problema, come dei cani randagi, cittadini di serie B, anzi non cittadini ma persone di serie B, che non devono venire considerati, devono rimanere in quelle baraccopoli e non si devono mischiare con gli abitanti della città, perché non ne sono degni, o almeno molti la pensano così.
Un altro elemento fortemente cyberpunk in “Megalo Box” sono le corporazioni: ovviamente tutta l’attenzione è sul gruppo Shirato, ma ce ne sono altre, e infatti questo torneo non è solo una mera questione sportiva, ma serve a dimostrare che i Gear integrati di Yuri fatti dalla Shirato sono superiori a quegli degli altri. Infatti la Shirato lavora anche con le aziende militari, e per certi versi questo torneo serve a mettere in mostra la loro tecnologia, per convincerli ad acquistarla.

In “Megalo Box” un aspetto importante lo hanno i Gear: questi non sono solo strumenti per combattere, ma essi a loro modo riflettono il divario sociale che esiste tra poveri e ricchi, dato che, avendo questi strumenti e scegliendo quegli più accessoriati e costosi, si può essere molto avvantaggiati in uno scontro, e quindi, avendo dei Gear scarsi, si viene sconfitti facilmente; non avendoli, non si può neanche partecipare, dato che la boxe senza Gear sembra scomparsa, escludendo quella clandestina. Il nostro protagonista è autorizzato a combattere senza Gear contro pugili col Gear solo per motivi speciali, ma è un caso eccezionale, appunto.

“Megalo Box”, nonostante sia un anime corto (tredici episodi), riesce a raccontare molto bene la sua storia (forse il finale poteva essere spiegato meglio), e i personaggi principali sono molto caratterizzati, e anche la loro storia, i loro motivi e molto della loro personalità è fatto magistralmente. Ovviamente, avendo molti personaggi e pochi episodi, per altri personaggi secondari non si può dire lo stesso.

In conclusione, “Megalo Box” è un anime d’azione, di fantascienza e sportivo, che può essere apprezzato anche da chi non ha mai visto anime sportivi e non gli piacciono tanto (come il sottoscritto); qui vediamo lo scontro tra due mondi, tra chi parte da zero e vuole scalare la torre e chi è sulla cima della torre, ognuno che vuole trionfare sull’altro in uno scontro all’ultimo sangue, pronto a fare valere le proprie ragioni ad ogni costo, pronto a mettere anima, corpo, sangue e budella in questo scontro per “l’onore”, per così dire.
Uno dei migliori anime del 2018, purtroppo con poche visualizzazioni.


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Ataru Moroboshii

Episodi visti: 12/13+3 --- Voto 7
"Megalo Box" è una serie nata per festeggiare il cinquantenario di "Rocky Joe". Vi sono inserite molte citazioni, a partire dall'allenatore per arrivare al nome d'arte che ad un certo punto il nostro pugile Junk Dog cambierà in Gearless Joe.

Tuttavia, "Megalo Box" ha una storia tutta sua, infatti non è solo un anime di box, ma è anche un cyberpunk! Nell'ambientazione della nostra storia, come spesso succede nei cyberpunk, viene mostrato un divario socio-economico enorme fra i più ricchi e i più poveri, disparità accentuata dal fatto che nella box del futuro si usano dei gear per aumentare le prestazioni degli atleti, portando anche all'interno del ring il divario salariale. Il cammino di riscatto del nostro pugile si fa quindi molto più duro e sproporzionato rispetto alla sua controparte del '68, e in definitiva ben raccontato.
Se personaggi come il pugile e il suo secondo sono caratterizzati e narrati molto bene, non lo sono purtroppo molti degli avversari e le loro relative sotto-trame. Alcuni pugili come l'americano e il messicano sono raccontati velocemente attraverso stereotipi, ma il peggio accade con il personaggio del moccioso e il suo ridicolo background, e con la ditta Shirato, costruttrice dei migliori gear in commercio: nonostante il corposo screentime dedicato al campione Yuri, alla presidentessa e al fratello di lei, le sotto-trame che girano attorno alla Shirato sono estremamente deboli e finiscono per sporcare anche la figura di Yuri, pugile rivale del nostro Junk Dog.

Registicamente molti episodi sono validi, una spanna sopra a tutti i due episodi legati al pugile Aragaki. Molto pasticciato invece il tentativo di dare alla serie un finale alla "Ping Pong The Animation": se nell'opera di Yuasa più si procedeva con la trama e più il ping-pong diventava secondario rispetto alla crescita dei personaggi, qui il match finale, pur essendo anche esso solo il veicolo del riscatto di Junk Dog, è centrale per il pugile, per l'antagonista, per gran parte dei personaggi e per il racconto stesso. Il finale scelto dal regista diventa quindi molto poco incisivo e finisce per smorzare pesantemente l'impatto dell'opera.


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AnThei

Episodi visti: 13/13+3 --- Voto 8
Un regista, Moriyama, davanti alla sua prima produzione televisiva di tale portata, e due sceneggiatori dal background poco rassicurante hanno tirato fuori una delle serie più belle dell'anno. Serie che nasce con l'intento di celebrare il cinquantesimo anniversario di "Ashita no Joe", il capolavoro di Asao Takamori.

Partiamo subito dal presupposto che questo a mio avviso non è propriamente un anime sportivo (spokon), principalmente per due ragioni. La prima riguarda le modalità con cui la “megalo box” viene praticata, ovvero con l’ausilio del cosiddetto “gear”: un equipaggiamento utilizzato dai pugili in grado di aumentarne notevolmente le prestazioni che, a seconda delle caratteristiche del macchinario preso in esame, quindi in base alla qualità e alla sua struttura, varia in termini di potenza, velocità, stabilità et cetera. Ciò va a influenzare in maniera drastica lo sviluppo di un match, dato che ne aumenta radicalmente il numero di fattori incontrollabili da parte dello sportivo in questione. Intendo tutta quella serie di elementi che vanno oltre l’abilità del pugile e che, a causa della natura stessa del gear, possono avvantaggiare o svantaggiare il suddetto in base alle proprie risorse economiche. Non è solo una questione di scelta, nel senso di saper valutare al meglio il proprio equipaggiamento. Sicuramente è uno dei fattori. Il problema risiede nel quanto effettivamente la propria condizione sociale precluda, di fatto, la possibilità di competere alla pari con gli altri. La stessa azienda organizzatrice dei principali tornei è produttrice di gear, di conseguenza ha tutto l’interesse nel pubblicizzare prodotti di estrema qualità, senza realmente preoccuparsi della sportività degli incontri. Anzi, in quest’ottica, più le loro creazioni si rivelano soverchianti, più il loro obiettivo può dirsi raggiunto.

In secondo luogo, non ho trovato la boxe così centrale nell’anime. Sicuramente è uno degli elementi principali, la vicenda ruota in parte attorno ad essa. C’è da dire però che ci troviamo di fronte a un modus operandi già visto, per esempio, in “Ping Pong the Animation”. Lì il ping-pong è soltanto un mezzo, uno strumento narrativo finalizzato al racconto e allo sviluppo dei personaggi, i quali evolvono intorno ad esso, riducendolo paradossalmente a un elemento secondario. Non è importante che sia il ping-pong in sé l’oggetto intorno al quale far ruotare lo sviluppo dei personaggi, ma che vi sia qualcosa a renderlo tale. Allo stesso modo, “Megalo Box” utilizza lo “sport” di riferimento come pretesto per raccontare una storia di crescita, maturazione e autorealizzazione. JD è un ragazzo che lotta con le unghie e con i pugni contro il proprio status, allo scopo di raggiungere obiettivi a lui apparentemente preclusi per il semplice fatto di essere nato nel posto sbagliato al momento sbagliato. La storia mette in scena in primo luogo una lotta per l’autodeterminazione, in eterno contrasto coi limiti della propria condizione sociale, e la boxe in tutto ciò è un mezzo, non un fine. Come ho detto prima, non è importante che essa sia di per sé il perno, ma che la vicenda vada in un certo modo per sviluppare i propri temi. Prima di essere una storia sulla boxe, è il racconto di un riscatto verso la società e verso sé stessi. JD (Junk Dog, il protagonista) combatte per mostrare al mondo, e ancora prima a sé stesso, il suo valore, fino a quel momento rimasto latente a causa delle costrizioni e degli impedimenti della sua condizione. In un certo qual modo si tratta anche di una lotta contro la propria natura.

“Un cane randagio rimane sempre un cane randagio.”

È giusto che sia la totale contingenza, l’imprevedibile casualità della posizione sociale in cui nasciamo, a determinare chi siamo e chi possiamo diventare?
È giusto rassegnarsi al caso, o al “destino”, a seconda di come lo si voglia intendere, e smettere di lottare per ambire alla propria felicità?
Sono questi i quesiti posti silenziosamente da “Megalo Box” allo spettatore.

In tutto quello detto poc’anzi, credo risieda il cuore di questa serie. Di fatto, riprende a piene mani la filosofia del manga che vuole omaggiare e la trasporta in una storia inedita.
Voglio rassicurare tutti coloro che potrebbero restare delusi dal mio aver descritto una boxe in secondo piano, perché comunque vi garantisco avrà il suo spazio. Uno dei temi principali dell’anime, benché chiaramente subordinato a quello sopra descritto, è sicuramente la ricerca della sportività, di “una vera megalo box”.

“Megalo Box” è quel genere di anime che non ha bisogno di ‘spiegoni’ di sorta o narratori esterni sempre pronti a chiarire l’intento di ciò che viene mostrato a schermo. Uno degli aspetti fondamentali di qualsiasi produzione cinematografica è la capacità di ampliare il racconto mediante la regia e l’immagine. Da questo punto di vista, “Megalo Box” si eleva in mezzo alla miriade di produzioni televisive stagionali di questi anni di animazione giapponese, proprio grazie alla sua capacità di descrivere un contesto, quindi un ambiente narrativo, plausibile e solido. Un mondo che è in grado di parlare grazie al come viene mostrato. Per farla semplice, tra i temi principali ci sono proprio il contrasto tra la ricchezza e la povertà, la disparità sociale, la discriminazione, la frustrazione nata dall’aver una sfortuna, o un destino avverso, tale da relegare l’individuo a una condizione che lo svilisce, e il tutto viene reso magnificamente da un’ottima fotografia più volte finalizzata a sottolineare questo contrasto. Nel corso degli episodi si alternano numerose panoramiche che mettono in mostra in ogni suo aspetto la doppia natura del mondo di “Megalo Box”: la società ricca e quella povera. In ogni campo, in ogni piano, sia esso ambientato in interni o esterni, la regia continuerà a comunicare a gran voce questa disparità. La città è viva e parla allo spettatore. Un modo, e forse una capacità, di costruire un’ambientazione credibile che mi ha ricordato quella perla di “Cowboy Bebop”, il quale riusciva, con pochi ma curatissimi ed eleganti movimenti di macchina, a descrivere alla perfezione l’ambiente di ogni singolo episodio, comunicandone insieme lo stato d’animo degli abitanti e le caratteristiche peculiari del posto.


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WatchMan

Episodi visti: 13/13+3 --- Voto 8,5
Credo di non essere l'unico a pensare che, quando annunciarono "Megalo Box", in molti temevano un buco nell'acqua, soprattutto quando di mezzo c'è "Rocky Joe", di cui deve rendere onore per il cinquantesimo anniversario. Il trailer aveva lasciato un buon riscontro, però c'era sempre quello spiraglio che potesse essere un mero anime senza anima (dovuto anche agli innesti bionici sulle braccia dei pugili, che sembrano non avere un senso particolare, mentre invece c'è una ragione dietro), ma con stupore devo ammettere il contrario.
Nonostante i chiari riferimenti all'opera dei maestri Takamori e Chiba, lo staff TMS Entertainment ri-arrangia e riesce a creare un'opera a sé stante di ottima fattura, con un finale che, per colpa della brevità, non riesce a incidere come si sperava durante l'arco crescente degli episodi.

Chi ha letto/visto "Ashita no Joe" certamente percepirà con affetto e piacevolezza le relative allusioni, ciò non vuol dire che per guardare "Megalo Box" bisogna prima aver visto il pugile ribelle nato negli anni '70. Diciamo che individuare gli 'easter egg' ha il suo lato positivo, per cui lo si può visionare anche ignorando il manga, tuttavia consiglio caldamente di recuperarlo, se siete appassionati del genere spokon.

Quindi, malgrado le citazioni siano tante, lo staff non cade nell'errore di esagerare, né tantomeno di scopiazzare qua e là l'opera cui fa riferimento, anzi, ne esalta di più le qualità, introducendo parti originali che alzano l'asticella, creando un mix perfetto tra vecchio e nuovo, con una propria anima e filosofia.
I personaggi non sono tanti, e alcuni possono apparire solo come pretesto per muovere la storia, ciononostante possiedono una loro essenza dovuta a un passato turbolento e/o alla situazione attuale che li costringe a scardinare il ruolo che gli è stato affidato contro la propria volontà, motivo per cui vogliono raggiungere l'obbiettivo prefissatosi per capovolgere la natura delle cose.

Sul lato tecnico, la regia prontamente efficace tende a deviare la staticità dei match di pugilato per coinvolgere di più lo spettatore, anche se un occhio vigile e attento se ne accorgerà, ma il suo punto forte è chiaramente un altro: le OST. La colonna sonora è per modo di dire la colonna portante di questa serie, passando dal rap a note rockeggianti, come se graffiasse in sottofondo, che fa accapponare la pelle al solo sentirla, e che ricorda moltissimo gli anime degli anni '90, perfino nella veste grafica 'old school'.

In conclusione, "Megalo Box" è assolutamente una delle serie di quest'anno che ha saputo stupire e ribaltare i pregiudizi iniziali. Per colpa di un finale frettoloso e poco appassionante, in confronto agli episodi precedenti, non raggiunge l'eccellenza. Dimostra in ogni caso che non è solo un anime sportivo, bensì qualcosa di più. Rimane comunque un anime che non fa brutta figura davanti all'onnipotenza di "Rocky Joe", che resta lo stesso su un altro livello, ma che gli rende assolutamente onore.