Higurashi no Naku Koro ni Gou
Per me che sono un'amante delle opere di Ryukishi in particolare dell'universo di Higurashi e del suo successore, non posso dirmi delusa da ciò che questa serie è riuscita ad offrire, un nuovo mistero ai miei occhi anche abbastanza "alla luce del sole" per svariati elementi, che non per questo hanno reso meno interessante il proseguire nella visione. Ero ogni EP sempre più impaziente di capire come l'inganno venisse tessuto e be', il nostro tessitore ha intricato i fili nella maniera che io avrei personalmente avrei sperato. Già, una serie cosi è ciò che avrei voluto vedere e ne sono ampiamente soddisfatta.
Un buon successore, graficamente migliore rispetto all'anime DEEN, non c'è che dire per quanto non sia esattamente una fan del character design, dopo una serie intera ci si abitua, è gradevole unito ai colori molto accesi, iconici anche per la serie. Le scene violente, per quanto alle volte esagerate nell'esecuzione sono anche quelle ben fatte e ben animate. Non sono un'esperta, ma in generale è un anime con la qualità superiore che ci si aspetta dall'anno in cui ci troviamo. Voci, musiche ed atmosfere sono sublimi, non si possono fare chissà quali osservazioni a riguardo. Attendo con impazienza di vedere se la conclusione prevista per Luglio, mi darà le stesse emozioni e risponderà nuovamente alle mie aspettative.
In ogni caso, consiglio caldamente la lettura della VN sia di Higurashi che di Umineko, prima di addentrarsi in questa esperienza, cosi da poter godere al meglio ciò che questo anime vuole comunicare. Per quanto riguarda Higurashi va bene anche la visione dell'anime DEEN, per Umineko la visione della stagione animata, Ve la consiglio, ma decisamente la VN è migliore. Insomma, se amate l'universo penso valga la pena non fermarsi alle apparenze. Lo dico per esperienza. I misteri di Hinamizawa attendono solo una mente curiosa pronta a scoprirli.
E che ci crediate o meno, questa recensione contiene esattamente 1983 caratteri... Nipaa~
Un buon successore, graficamente migliore rispetto all'anime DEEN, non c'è che dire per quanto non sia esattamente una fan del character design, dopo una serie intera ci si abitua, è gradevole unito ai colori molto accesi, iconici anche per la serie. Le scene violente, per quanto alle volte esagerate nell'esecuzione sono anche quelle ben fatte e ben animate. Non sono un'esperta, ma in generale è un anime con la qualità superiore che ci si aspetta dall'anno in cui ci troviamo. Voci, musiche ed atmosfere sono sublimi, non si possono fare chissà quali osservazioni a riguardo. Attendo con impazienza di vedere se la conclusione prevista per Luglio, mi darà le stesse emozioni e risponderà nuovamente alle mie aspettative.
In ogni caso, consiglio caldamente la lettura della VN sia di Higurashi che di Umineko, prima di addentrarsi in questa esperienza, cosi da poter godere al meglio ciò che questo anime vuole comunicare. Per quanto riguarda Higurashi va bene anche la visione dell'anime DEEN, per Umineko la visione della stagione animata, Ve la consiglio, ma decisamente la VN è migliore. Insomma, se amate l'universo penso valga la pena non fermarsi alle apparenze. Lo dico per esperienza. I misteri di Hinamizawa attendono solo una mente curiosa pronta a scoprirli.
E che ci crediate o meno, questa recensione contiene esattamente 1983 caratteri... Nipaa~
Hinamizawa, piccolo paese non molto popolato, in cui ogni anno durante la festa principale chiamata "Il cotone alla deriva", si verifica una sparizione di una persona. Un mistero che va avanti da anni ormai, la causa di questa scomparsa viene attribuita alla vendetta del dio di questo paese, però non tutti pensano sia una semplice punizione divina. La storia si concentra su i cinque ragazzi, questi protagonisti sono compagni di club e di classe.
Non sono del tutto soddisfatto! Ci sono stati vari punti incongruenti, e la confusione creata durante i primi episodi è immensa. Mettiamo caso uno spettatore non abbia visto la seria precedente e questa sia la prima volta visioni questo anime: lo troverebbe impresentabile! Durante lo starting finché non si arriva a capire lo scorrimento delle linee temporali parallele è impossibile seguirlo. Ha rischiato il drop nei primi 10 episodi più di una volta. Praticamente si capisce il periodo solo perché viene mostrato un calendario all'inizio o durante la puntata, praticamente scorrevolezza e narrazione da cestinare. I personaggi non sono così male, Rika e Satoko soprattutto sono ben create.
Alcune scene splatter e le buone espressioni animate valorizzano il contenuto rendendolo un buon horror. Una volta si capisce come stanno veramente le cose diventa molto più godibile quindi nel finale migliora tantissimo lasciando tutto aperto per una seconda stagione. Musiche ben abbinate. Se si ha la pazienza di sfondare la prima parte non è male da vedere. Consigliato ad un pubblico adulto.
Non sono del tutto soddisfatto! Ci sono stati vari punti incongruenti, e la confusione creata durante i primi episodi è immensa. Mettiamo caso uno spettatore non abbia visto la seria precedente e questa sia la prima volta visioni questo anime: lo troverebbe impresentabile! Durante lo starting finché non si arriva a capire lo scorrimento delle linee temporali parallele è impossibile seguirlo. Ha rischiato il drop nei primi 10 episodi più di una volta. Praticamente si capisce il periodo solo perché viene mostrato un calendario all'inizio o durante la puntata, praticamente scorrevolezza e narrazione da cestinare. I personaggi non sono così male, Rika e Satoko soprattutto sono ben create.
Alcune scene splatter e le buone espressioni animate valorizzano il contenuto rendendolo un buon horror. Una volta si capisce come stanno veramente le cose diventa molto più godibile quindi nel finale migliora tantissimo lasciando tutto aperto per una seconda stagione. Musiche ben abbinate. Se si ha la pazienza di sfondare la prima parte non è male da vedere. Consigliato ad un pubblico adulto.
La recensione contiene spoiler
Sono passati quindici anni, ma l’atmosfera di Hinamizawa sembra essere rimasta immutata.
Si vociferava di un misterioso remake alla stregua d’una celebrazione, ma solo dopo pochi episodi, la scoperta che si trattasse di un altro seguito ha letteralmente fatto impazzire i fan di vecchia data.
Bisogna essere onesti: dopo tutto questo tempo il brand di Higurashi ha perso probabilmente un po' di mordente. Quando scoppiò il fenomeno in quella calda estate del 2006, fu un vero e proprio delirio: la rete, molto diversa da oggi, per quanto riguarda il popolo di nicchia che seguiva questo genere di eventi, non parlò d’altro. Lo stile super kawaii accostato ad orrori sovrannaturali e tragedie ultra-gore mescolate in una sequenza di eventi apparentemente incomprensibili e reiterati segnò una generazione di “amanti del genere” e non solo, lasciando uno strascico di fedelissimi per anni e anni, fra cui il sottoscritto. Seguirono così l’illuminante Higurashi Kai, ed infine ciò che si pensava la conclusione definitiva, il “Rei”, forte di alcune spiegazioni alla travagliata esistenza della piccola-grande Rika.
In questo ulteriore seguito (che non sarà l’ultimo, come si evince dal non-finale!), ogni cosa parrebbe rivisitata, ma è semplicemente (complicatamente) contigua. Il mistero di Frederika Bernkastel, delle altre reiteranti e delle altre “streghe” viene esplicitato già dai primi episodi, gettando le basi per un’ulteriore evoluzione della situazione sovrannaturale con cui hanno a che fare Rika Furude, Sakoto ed i suoi memorabili, indimenticabili e non deprecabili amici del cuore.
Per quanto riguarda i puristi del titolo, se inizialmente l’impatto con un chara design completamente differente potrebbe generare un involontario rigetto (modernizzato, più dinamico, adolescenziale), episodio dopo episodio si finisce per farci l’abitudine senza problemi, merito anche (e soprattutto) dell’ennesima riproposizione ciclica dei drammatici eventi, complice la sinistra e indimenticabile atmosfera del borgo rurale di Hinamizawa, luogo realmente esistente, rappresentato fedelmente in ogni suo spaccato urbano/naturale. A distanza di anni inconfondibile l’appeal torna prepotentemente a galla, anche se il motore della storia è un diesel piuttosto compassato: ci vuole del tempo prima che la storia esploda nuovamente in risvolti dapprima impercettibilmente differenti, poi sempre più distorti, spaventosi e sconcertanti oltre ogni immaginazione.
Si comincia come sempre con il trasferimento di Keiichi e la sua paranoia nei confronti di Rena, quel maledetto machete, la discarica al tramonto, le case vuote, il sole estivo che filtra dagli alberi delle alte colline, giugno inoltrato, le cicale che cantano disperatamente, foriere d’imminente tragedia.
Per chi sa, è subito pelle d’oca.
Gioca un ruolo altrettanto importante – scontatamente, diremmo, - una colonna sonora ancora una volta all’altezza: micidiale, contrastante, inquietante, perfetta. I rimandi sonori alla primissima opening del 2006, sfruttata come ending del primo episodio fanno schizzare l’hype dei fans alle stelle, ma anche l’attuale opening – e soprattutto la prima ending – risultano indimenticabili nel loro mantenere ritmo, feeling e “passo” che calzano perfettamente con il filone.
Una volta digerito il nuovo prodotto, bisogna ammettere che la cura nei dettagli artistici, le animazioni ed il connubio fra contrasti cromatici, ombre cupe e stacchi sonori emergono ancor meglio che nei precedenti archi narrativi; alcune sequenze animate sfoggiano una qualità memorabile, si prenda come esempio la danza di Rika durante la celebrazione della Festa del Cotone, punto chiave da cui si dipana e complica squisitamente la storia di Higurashi. A livello di trama vi sono spiegazioni più approfondite rispetto al primo arco (che tuttavia non chiariscono molto a chi non conosce i prequel), chiari rimandi ad Umineko (speriamo tirino fuori un remake degno del nome) e colpi di scena davvero inaspettati. Verso l’ultimo terzo di trama, finalmente, giungono nuove, importantissime evoluzioni dove il malefico, maledetto cerchio ridondante pare definitivamente spezzato, ma sarà proprio questa illusione a generare un ulteriore confronto fra volontà sovrannaturali, risolvendosi in un plot twist pazzesco che continuerà in un ulteriore cour (già annunciato ufficialmente dai produttori).
L’unica grande pecca di quest’opera horror, come già accennato poc'anzi, è che se non si conoscono le serie precedenti, seguirne il filo logico si rivelerà fattore non così semplice: iniziare a visionare questo imponente prodotto da "Higurashi no naku koro ni Gou" può confondere, stordire e a tratti anche annoiare, poiché mancano diverse basi concettuali che faciliterebbero la comprensione del 90% della storia, nonostante gli stessi autori abbiano sostenuto che conoscere le serie precedenti non fosse davvero necessario - cosa su cui dissento pienamente.
Higurashi Gou ci riporta in quella Hinamizawa che ci è mancata per anni e che è tornata a palpitare di orrori, camei spensierati, giochi estivi e misteri oltre l’umana comprensione: era quello di cui avevamo davvero bisogno, e no, non ha deluso le aspettative. Forse un po' meno intrigante rispetto a tanti anni fa, un po' demodé per i tempi di oggi, eppure sempre intriso di un fascino (im)mortale.
Il mio consiglio è: guardatevi tutto dall’inizio e lo apprezzerete in maniera molto più completa e soddisfacente.
Ni-paah!
Sono passati quindici anni, ma l’atmosfera di Hinamizawa sembra essere rimasta immutata.
Si vociferava di un misterioso remake alla stregua d’una celebrazione, ma solo dopo pochi episodi, la scoperta che si trattasse di un altro seguito ha letteralmente fatto impazzire i fan di vecchia data.
Bisogna essere onesti: dopo tutto questo tempo il brand di Higurashi ha perso probabilmente un po' di mordente. Quando scoppiò il fenomeno in quella calda estate del 2006, fu un vero e proprio delirio: la rete, molto diversa da oggi, per quanto riguarda il popolo di nicchia che seguiva questo genere di eventi, non parlò d’altro. Lo stile super kawaii accostato ad orrori sovrannaturali e tragedie ultra-gore mescolate in una sequenza di eventi apparentemente incomprensibili e reiterati segnò una generazione di “amanti del genere” e non solo, lasciando uno strascico di fedelissimi per anni e anni, fra cui il sottoscritto. Seguirono così l’illuminante Higurashi Kai, ed infine ciò che si pensava la conclusione definitiva, il “Rei”, forte di alcune spiegazioni alla travagliata esistenza della piccola-grande Rika.
In questo ulteriore seguito (che non sarà l’ultimo, come si evince dal non-finale!), ogni cosa parrebbe rivisitata, ma è semplicemente (complicatamente) contigua. Il mistero di Frederika Bernkastel, delle altre reiteranti e delle altre “streghe” viene esplicitato già dai primi episodi, gettando le basi per un’ulteriore evoluzione della situazione sovrannaturale con cui hanno a che fare Rika Furude, Sakoto ed i suoi memorabili, indimenticabili e non deprecabili amici del cuore.
Per quanto riguarda i puristi del titolo, se inizialmente l’impatto con un chara design completamente differente potrebbe generare un involontario rigetto (modernizzato, più dinamico, adolescenziale), episodio dopo episodio si finisce per farci l’abitudine senza problemi, merito anche (e soprattutto) dell’ennesima riproposizione ciclica dei drammatici eventi, complice la sinistra e indimenticabile atmosfera del borgo rurale di Hinamizawa, luogo realmente esistente, rappresentato fedelmente in ogni suo spaccato urbano/naturale. A distanza di anni inconfondibile l’appeal torna prepotentemente a galla, anche se il motore della storia è un diesel piuttosto compassato: ci vuole del tempo prima che la storia esploda nuovamente in risvolti dapprima impercettibilmente differenti, poi sempre più distorti, spaventosi e sconcertanti oltre ogni immaginazione.
Si comincia come sempre con il trasferimento di Keiichi e la sua paranoia nei confronti di Rena, quel maledetto machete, la discarica al tramonto, le case vuote, il sole estivo che filtra dagli alberi delle alte colline, giugno inoltrato, le cicale che cantano disperatamente, foriere d’imminente tragedia.
Per chi sa, è subito pelle d’oca.
Gioca un ruolo altrettanto importante – scontatamente, diremmo, - una colonna sonora ancora una volta all’altezza: micidiale, contrastante, inquietante, perfetta. I rimandi sonori alla primissima opening del 2006, sfruttata come ending del primo episodio fanno schizzare l’hype dei fans alle stelle, ma anche l’attuale opening – e soprattutto la prima ending – risultano indimenticabili nel loro mantenere ritmo, feeling e “passo” che calzano perfettamente con il filone.
Una volta digerito il nuovo prodotto, bisogna ammettere che la cura nei dettagli artistici, le animazioni ed il connubio fra contrasti cromatici, ombre cupe e stacchi sonori emergono ancor meglio che nei precedenti archi narrativi; alcune sequenze animate sfoggiano una qualità memorabile, si prenda come esempio la danza di Rika durante la celebrazione della Festa del Cotone, punto chiave da cui si dipana e complica squisitamente la storia di Higurashi. A livello di trama vi sono spiegazioni più approfondite rispetto al primo arco (che tuttavia non chiariscono molto a chi non conosce i prequel), chiari rimandi ad Umineko (speriamo tirino fuori un remake degno del nome) e colpi di scena davvero inaspettati. Verso l’ultimo terzo di trama, finalmente, giungono nuove, importantissime evoluzioni dove il malefico, maledetto cerchio ridondante pare definitivamente spezzato, ma sarà proprio questa illusione a generare un ulteriore confronto fra volontà sovrannaturali, risolvendosi in un plot twist pazzesco che continuerà in un ulteriore cour (già annunciato ufficialmente dai produttori).
L’unica grande pecca di quest’opera horror, come già accennato poc'anzi, è che se non si conoscono le serie precedenti, seguirne il filo logico si rivelerà fattore non così semplice: iniziare a visionare questo imponente prodotto da "Higurashi no naku koro ni Gou" può confondere, stordire e a tratti anche annoiare, poiché mancano diverse basi concettuali che faciliterebbero la comprensione del 90% della storia, nonostante gli stessi autori abbiano sostenuto che conoscere le serie precedenti non fosse davvero necessario - cosa su cui dissento pienamente.
Higurashi Gou ci riporta in quella Hinamizawa che ci è mancata per anni e che è tornata a palpitare di orrori, camei spensierati, giochi estivi e misteri oltre l’umana comprensione: era quello di cui avevamo davvero bisogno, e no, non ha deluso le aspettative. Forse un po' meno intrigante rispetto a tanti anni fa, un po' demodé per i tempi di oggi, eppure sempre intriso di un fascino (im)mortale.
Il mio consiglio è: guardatevi tutto dall’inizio e lo apprezzerete in maniera molto più completa e soddisfacente.
Ni-paah!
«Higurashi no Naku Koro ni Gou» è un anime, le cui animazioni sono curate dallo studio Passione, che riesce inizialmente ad angosciare lo spettatore conquistando la sua attenzione per poi stupirlo nel finale.
Si ritorna ad Hinamizawa ancora una volta, e la storia sembra aver un nuovo inizio, come se fosse un rifacimento della storica serie del 2006. Questo è quanto si si direbbe ad un primo sguardo, eppure osservando con attenzione già dai primi episodi, si comprende che questo è il continuo della storia. Chi non conosce nulla di quanto accaduto fino ad ora si chiederà se possa vederlo tranquillamente o deve prima farsi una cultura in merito, in realtà anche chi non conosce nulla può tranquillamente vedere la serie, che qualcosa risulti bizzarro e incomprensibile sarà la norma, il senso di smarrimento nel visionare la serie è voluto, ma quello che viene in aiuto dello spettatore sono quei rapidissimi flashback che ogni tanto si hanno, che fa vedere qualcosa di strano, qualcosa di macabro, qualcosa che non è ancora accaduto, forse.
Giugno 1983. La storia è incentrata su sei ragazzi di varia età che vivono tranquillamente le loro giornate fra scuola e attività di club in un piccolo paesino, non sapendo che potrebbero essere i loro ultimi momenti, ancora una volta, forse.
Non poteva andare in un altro modo? I primi episodi cercheranno di rispondere alla domanda che molti spettatori si saranno posti vedendo la prima serie del 2006: si ha sempre una scelta, si ha il controllo della situazione, non deve per forza degenerare. Durante la serie lo spettatore capirà come poteva andare la storia prendendo nuove decisioni, forse le migliori possibili. Ma chi ha scelto queste nuove strade? Qualcosa forse non è andato bene lo stesso, e nel caso perché? Sono normali domande che una volta finito di gustare la serie assumeranno sfumature completamente nuove.
Ad un certo punto la serie finisce di mostrare scelte alternative per mostrare una strada, una identità, propria. Alcuni episodi sembreranno sin troppo tranquilli, ma considerandolo un nuovo inizio, si va avanti scoprendo alla fine l'inimmaginabile.
“Gou” il karma, dietro a quella parola aggiunta al titolo quanta realtà. Se desideri ardentemente qualcosa sembra che quella ti sfugga. La forza di volontà che si oppone al destino infausto, una volontà che può essere passiva o attiva, essere spettatrice di una realtà o esserne protagonista? Due modi di affrontare il destino completamente diversi e al contempo affascinanti per come vengono analizzati durante la serie.
Terminata la visione suggerisco, nel caso si volesse, guardare prima gli episodi che vanno dal 18 fino alla fine e poi dal primo sino al 17, quello che considero il vero finale della serie.
La censura è censurata. Mentre la prima parte soffre di fastidiose censure le successive per quanto mostreranno scene brutali, splatter, saranno normalmente visibili, non importa quanto saranno efferate. Ricordo che la serie fu oggetto di polemiche in seguito all'uccisione di una persona (durante la trasmissione della seconda serie) per questo la scelta di mostrare certe scene assume un significato diverso. Certe scene di impatto, forti al limite dello splatter, raccomandano la visione a chi ha lo stomaco forte.
Per quanto riguarda le animazioni, esse sono a cura del recente studio Passione che ha curato anche le animazioni di "Citrus". Lo studio fa un buon lavoro, senza eccellere, mentre per i disegni, forse troppo morbidi considerando quanto si vedrà, sono nella media, da sottolineare come, rispetto agli altri protagonisti con un raffronto con le vecchie serie, sia leggermente cambiato l’aspetto di Keiichi Maebara.
Le OST come le sigle sono nella media. La sigla iniziale “I believe what you said" è cantata da Asaka mentre tre sono le ending: la prima che si ascolta solo alla fine del primo episodio è la nostalgica "Higurashi no Naku Koro" di Eiko Shimamiya (opening della serie del 2006), la seconda "Kamisama no Syndrome", la migliore per montaggio e immagini, di Ayane ci farà compagnia sino all’episodio 17 mentre per le restanti sarà "Fukisokusei Entropy", sempre di Ayane a chiudere l’anime.
Il finale rimanda in realtà troppo al proseguimento, che per quanto previsto non pone meriti: ricordiamoci che avere un finale aperto significa non avere un finale, in questo è preferibile la scelta avvenuta nella la prima serie del 2006 che aveva una sorta di conclusione: per quanto non esaustivo era un finale. Da premiare le buone scelte originali su cui si basa la seconda parte, mentre per quelle marginali si può non concordare: un eccessivo buonismo di fondo che evidenzia solo, probabilmente, la più irreale delle possibilità, da avvisare che alcuni episodi potranno risultare sottotono, per questo motivo.
Consigliato a chi ama il genere horror, splatter, e più generalmente, riuscendo a visionare certe scene crude e forti, a chi cerca una buona variante sul tema.
Si ritorna ad Hinamizawa ancora una volta, e la storia sembra aver un nuovo inizio, come se fosse un rifacimento della storica serie del 2006. Questo è quanto si si direbbe ad un primo sguardo, eppure osservando con attenzione già dai primi episodi, si comprende che questo è il continuo della storia. Chi non conosce nulla di quanto accaduto fino ad ora si chiederà se possa vederlo tranquillamente o deve prima farsi una cultura in merito, in realtà anche chi non conosce nulla può tranquillamente vedere la serie, che qualcosa risulti bizzarro e incomprensibile sarà la norma, il senso di smarrimento nel visionare la serie è voluto, ma quello che viene in aiuto dello spettatore sono quei rapidissimi flashback che ogni tanto si hanno, che fa vedere qualcosa di strano, qualcosa di macabro, qualcosa che non è ancora accaduto, forse.
Giugno 1983. La storia è incentrata su sei ragazzi di varia età che vivono tranquillamente le loro giornate fra scuola e attività di club in un piccolo paesino, non sapendo che potrebbero essere i loro ultimi momenti, ancora una volta, forse.
Non poteva andare in un altro modo? I primi episodi cercheranno di rispondere alla domanda che molti spettatori si saranno posti vedendo la prima serie del 2006: si ha sempre una scelta, si ha il controllo della situazione, non deve per forza degenerare. Durante la serie lo spettatore capirà come poteva andare la storia prendendo nuove decisioni, forse le migliori possibili. Ma chi ha scelto queste nuove strade? Qualcosa forse non è andato bene lo stesso, e nel caso perché? Sono normali domande che una volta finito di gustare la serie assumeranno sfumature completamente nuove.
Ad un certo punto la serie finisce di mostrare scelte alternative per mostrare una strada, una identità, propria. Alcuni episodi sembreranno sin troppo tranquilli, ma considerandolo un nuovo inizio, si va avanti scoprendo alla fine l'inimmaginabile.
“Gou” il karma, dietro a quella parola aggiunta al titolo quanta realtà. Se desideri ardentemente qualcosa sembra che quella ti sfugga. La forza di volontà che si oppone al destino infausto, una volontà che può essere passiva o attiva, essere spettatrice di una realtà o esserne protagonista? Due modi di affrontare il destino completamente diversi e al contempo affascinanti per come vengono analizzati durante la serie.
Terminata la visione suggerisco, nel caso si volesse, guardare prima gli episodi che vanno dal 18 fino alla fine e poi dal primo sino al 17, quello che considero il vero finale della serie.
La censura è censurata. Mentre la prima parte soffre di fastidiose censure le successive per quanto mostreranno scene brutali, splatter, saranno normalmente visibili, non importa quanto saranno efferate. Ricordo che la serie fu oggetto di polemiche in seguito all'uccisione di una persona (durante la trasmissione della seconda serie) per questo la scelta di mostrare certe scene assume un significato diverso. Certe scene di impatto, forti al limite dello splatter, raccomandano la visione a chi ha lo stomaco forte.
Per quanto riguarda le animazioni, esse sono a cura del recente studio Passione che ha curato anche le animazioni di "Citrus". Lo studio fa un buon lavoro, senza eccellere, mentre per i disegni, forse troppo morbidi considerando quanto si vedrà, sono nella media, da sottolineare come, rispetto agli altri protagonisti con un raffronto con le vecchie serie, sia leggermente cambiato l’aspetto di Keiichi Maebara.
Le OST come le sigle sono nella media. La sigla iniziale “I believe what you said" è cantata da Asaka mentre tre sono le ending: la prima che si ascolta solo alla fine del primo episodio è la nostalgica "Higurashi no Naku Koro" di Eiko Shimamiya (opening della serie del 2006), la seconda "Kamisama no Syndrome", la migliore per montaggio e immagini, di Ayane ci farà compagnia sino all’episodio 17 mentre per le restanti sarà "Fukisokusei Entropy", sempre di Ayane a chiudere l’anime.
Il finale rimanda in realtà troppo al proseguimento, che per quanto previsto non pone meriti: ricordiamoci che avere un finale aperto significa non avere un finale, in questo è preferibile la scelta avvenuta nella la prima serie del 2006 che aveva una sorta di conclusione: per quanto non esaustivo era un finale. Da premiare le buone scelte originali su cui si basa la seconda parte, mentre per quelle marginali si può non concordare: un eccessivo buonismo di fondo che evidenzia solo, probabilmente, la più irreale delle possibilità, da avvisare che alcuni episodi potranno risultare sottotono, per questo motivo.
Consigliato a chi ama il genere horror, splatter, e più generalmente, riuscendo a visionare certe scene crude e forti, a chi cerca una buona variante sul tema.
Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler
Tagliando corto: "Higurashi no naku koro ni Gou" è un sequel, ciò sta a significare che è necessario leggere prima il prodotto originale (visual novel, manga o quel che sia).
Tralasciando il mega troll della seconda puntata, questa stagione non mi ha deluso, ha comunque dei difetti, ma a parer mio ci sono degli elementi che rendono "gou" 'worth-watching'.
Ho apprezzato molto il nuovo design dei personaggi, soprattutto dei cinque protagonisti (sarà il fascino delle monogatari), le animazioni rimangono nella media, niente di troppo eclatante; il doppiaggio è sempre di altissimo livello, performance incredibili che danno vita ai nostri personaggi preferiti.
Non mi sento di giudicare totalmente la trama, poiché molte cose rimangono irrisolte nell'attesa della seconda stagione ("sotsu"); per ora posso solo dirvi che molti elementi delle prime 12 puntate sono molto fedeli alla visual novel, specialmente il rapporto dei vari personaggi ed i dialoghi; la parte "original" invece ha molti pregi e difetti: da un lato abbiamo la scrittura di un mistero ottima, foreshadowing intelligente e dettagli nascosti fanno aumentare ancora di più la voglia di andare avanti con gli episodi (più ti viene mostrato, più vuoi sapere insomma). Dall'altra invece ritengo la regia davvero debole, a volte trattando troppo superficialmente le vicende senza far immedesimare lo spettatore; gore troppo eccessivo che quasi sfocia nel ridicolo; luci ed ombre utilizzate molto... discutibilmente (?); inquadrature bizzarre e le solite battutine loli-con (che odio da morire).
Non abbiamo avuto l'opportunità di goderci alcuni personaggi, dato che la maggior parte dello spazio viene occupato da Satoko e Rika, ripeto quanto detto sopra, aspetterò "sotsu".
Tirando le somme, una buona prima stagione che ha potenzialità di brillare ancora di più, magari facendo da ponte ad un remake del mio amatissimo "Umineko When they cry"
voto finale: 8/10.
Tagliando corto: "Higurashi no naku koro ni Gou" è un sequel, ciò sta a significare che è necessario leggere prima il prodotto originale (visual novel, manga o quel che sia).
Tralasciando il mega troll della seconda puntata, questa stagione non mi ha deluso, ha comunque dei difetti, ma a parer mio ci sono degli elementi che rendono "gou" 'worth-watching'.
Ho apprezzato molto il nuovo design dei personaggi, soprattutto dei cinque protagonisti (sarà il fascino delle monogatari), le animazioni rimangono nella media, niente di troppo eclatante; il doppiaggio è sempre di altissimo livello, performance incredibili che danno vita ai nostri personaggi preferiti.
Non mi sento di giudicare totalmente la trama, poiché molte cose rimangono irrisolte nell'attesa della seconda stagione ("sotsu"); per ora posso solo dirvi che molti elementi delle prime 12 puntate sono molto fedeli alla visual novel, specialmente il rapporto dei vari personaggi ed i dialoghi; la parte "original" invece ha molti pregi e difetti: da un lato abbiamo la scrittura di un mistero ottima, foreshadowing intelligente e dettagli nascosti fanno aumentare ancora di più la voglia di andare avanti con gli episodi (più ti viene mostrato, più vuoi sapere insomma). Dall'altra invece ritengo la regia davvero debole, a volte trattando troppo superficialmente le vicende senza far immedesimare lo spettatore; gore troppo eccessivo che quasi sfocia nel ridicolo; luci ed ombre utilizzate molto... discutibilmente (?); inquadrature bizzarre e le solite battutine loli-con (che odio da morire).
Non abbiamo avuto l'opportunità di goderci alcuni personaggi, dato che la maggior parte dello spazio viene occupato da Satoko e Rika, ripeto quanto detto sopra, aspetterò "sotsu".
Tirando le somme, una buona prima stagione che ha potenzialità di brillare ancora di più, magari facendo da ponte ad un remake del mio amatissimo "Umineko When they cry"
voto finale: 8/10.
Dopo aver visto la serie "Higurashi no naku koro ni" fatta nel 2007 circa, sono soddisfatta di questo nuovo riadattamento grafico molto moderno e di come sia stata ricostruita la storia senza essere qualcosa che non centrasse assolutamente niente con l'altro anime. "Higurashi no naku koro ni Gou", riesce a tenerti incollato/a allo schermo in ogni episodio senza essere mai noioso o banale, la cosa migliore di questo anime (come anche nell'altro del 2007) è il fatto che sin dal primo episodio pensi di aver capito di cosa parla, ma la verità è che non lo capirai mai se non verso la fine.
Attenzione: questa parte contiene spoiler
La sua migliore caratteristica è il modo in cui tratta la schizofrenia paranoide (non l'ho vista trattata così bene in nessun altro anime); i più attenti capiranno anche che la opening con il suo titolo, rimanda esattamente a questo: "I belive what you said": non credere agli altri è un tratto tipico della malattia. Altra cosa mai vista fin ora in nessun altro anime è l'intervento dei servizi sociali in situazioni di abuso, di quanto può essere complesso sia chiedere aiuto e quanto è complesso aiutare chi ne ha bisogno.
Attenzione: questa parte contiene spoiler
La sua migliore caratteristica è il modo in cui tratta la schizofrenia paranoide (non l'ho vista trattata così bene in nessun altro anime); i più attenti capiranno anche che la opening con il suo titolo, rimanda esattamente a questo: "I belive what you said": non credere agli altri è un tratto tipico della malattia. Altra cosa mai vista fin ora in nessun altro anime è l'intervento dei servizi sociali in situazioni di abuso, di quanto può essere complesso sia chiedere aiuto e quanto è complesso aiutare chi ne ha bisogno.