Suite PreCure
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Cosa non manca mai nella vita di tutti? Il sentire ogni rumore, ogni suono, ogni voce, e in particolare ogni musica.
La musica intrattiene chiunque e accompagna sempre e comunque tutti noi nelle nostre giornate, poiché senza musica non c’è ragione di fare niente, e si va alla noia; per questo motivo la musica si evolve col tempo per incontrare i gusti di tutti, diventando, fin dai tempi più remoti, una vera e propria forma di vita e di arte.
Per una amante dei maho shojo, una saga che raggiunge un certo numero di serie può essere considerata musica per le sue orecchie, e nel caso della saga delle Pretty Cure si è arrivati, con “Suite”, a ben otto capitoli, da, per fare un paragone, un semplice duetto a una vera e propria orchestra; ma la domanda è: “Vale la pena far suonare questa orchestra dopo la, secondo molti e non per me, nota stonata di “Heartcatch”?” Con l’aggiunta di questa “Suite”, la risposta è sì.
A fare da portabandiera per la luce e l’oscurità in questo capitolo è il conflitto fra Major Land, il mondo della musica governato dalla magnifica sovrana Aphrodite, e Minor Land, suo opposto abitato da oppositori, governati dal sovrano folle quanto scemo Mephisto.
Tutto ha inizio quando Minor Land, su ordine di Mephisto, attacca Major Land con l’intento di mettere le mani sulla Melodia della Felicità, chiamata così per i suoi effetti miracolosi, che stava per essere suonata dalla nuova fata del canto Hummy, per mano di un’abitante del regno passata dalla parte del nemico, Seiren, che fu fata del canto in passato, in modo da trasformarla nella Melodia della Tristezza, che ha invece effetti negativi. Nella confusione la regina Aphrodite fa disperdere tutte le note dello spartito sulla Terra, e chiede ad Hummy di andarle a recuperare insieme alle otto fate musicali Fairy Tone, rappresentanti le sette note della scala musicale (il do è diviso in maggiore e minore), al contempo trovare le leggendarie guerriere Pretty Cure indispensabili per la ricerca e fermare Mephisto, il Trio The Minor, i suoi bizzarri scagnozzi, e Seiren, prima che essi trovino le note per primi. E il luogo dove avverrà questa caccia alla nota è la città di Kanon, anch’essa un luogo a tema musicale.
Come nel caso di “Heartcatch”, questa serie si può dividere in quattro atti: il primo di essi è dedicato al rapporto fra le prime due protagoniste della serie, Hibiki Hojo/Cure Melody, figlia unica di famosi musicisti, e Kaname Minamino/Cure Rhythm, figlia maggiore, dal momento che ha un fratellino, di due pasticcieri.
Entrambe riprendono il concetto delle protagoniste delle prime tre serie, ovvero di due ragazze dai caratteri opposti in tutto; in questa serie la loro differenza caratteriale viene resa molto più incisiva, specialmente all’inizio, dal momento che un tempo erano amiche d’infanzia, mentre all’inizio delle medie cadono entrambe vittime di un equivoco (scoperto in seguito) che le porterà a rompere la loro amicizia, e da allora i loro incontri finiscono sempre in feroci battibecchi. Quando però entrambe verranno coinvolte nelle vicende per mano di Hummy e acquisiscono il potere di trasformarsi in Pretty Cure, e stavolta la trasformazione in tandem per le due è d’obbligo, saranno costrette ad aiutarla a recuperare le note dello spartito e a fronteggiare gli sgherri di Minor Land e i loro mostri Negatone.
La prima parte, di fatto, fa da introduzione alle vicende e permette di conoscere meglio le due protagoniste, che, tra litigi e riappacificazioni, specialmente in ambito di hobby, talenti, sogni e situazioni, ritroveranno pian piano il loro legame perduto.
La seconda parte invece riguarda proprio Hummy e Seiren, che può diventare umana col nome di Eren Kurokawa, scoprendo che anche loro un tempo erano amiche, oltre che allieva e istruttrice, e comprendendo i motivi che hanno portato Seiren a tradire Major Land per unirsi a Mephisto; il tutto culminerà infine in un cambio di posizione con tanto di trasformazione in Pretty Cure (Cure Beat) e a diventare amica e alleata delle protagoniste. In entrambe le storie vi è la misteriosa presenza di una guerriera mascherata che risponde al nome di Cure Muse, quindi la carne al fuoco non manca fin da subito.
Le ultime due parti cambiano notevolmente il tutto, riprendendo quanto visto da “Fresh” e “Heartcatch”, con colpi di scena rocamboleschi, terremoti nelle file nemiche, per cambi di posizione, e alleate, con l’ingresso nel team di Cure Muse (portando il team, prima in duo, poi in trio e infine in quartetto) e l’apparizione del vero nemico, Noise, tanto carismatico e potente quanto “umano” caratterialmente nel suo agire, e non scherzo.
“Suite” mette in scena parecchio, tutto quello che un appassionato di maho shojo, specialmente di quelli degli anni ‘90, possa desiderare, ovvero protagoniste molto caratterizzate e antagonisti che non mostrano soltanto malvagità, salvo quando serve, ma anche qualcos’altro.
Ovviamente vi sono le classiche puntate dedicate a uno o più personaggi e ai rapporti di famiglia, ai loro hobby, sogni e soprattutto ai loro legami di amicizia, e soprattutto al loro passato, che giocherà un ruolo fondamentale nella serie, intervallate dagli ormai noti scontri da battle shonen, che cresceranno d’intensità man mano che la serie va avanti. In ambito di armamento si raggiunge un alto numero di attacchi tutti a tema musicale, con attacchi eseguiti “a mano” o mediante strumenti, la cui chiave di attivazione sta nei Fairy Tone, attacchi in duo, combinazioni, arrivando infine all’attacco di gruppo e alla trasformazione potenziamento nella emozionante e adrenalinica battaglia finale, che a differenza delle precedenti serie e successive si consumerà nel penultimo episodio.
Graficamente la serie è eccellente, con ottime ambientazioni e personaggi, specialmente le protagoniste, che riprendono lo stile adolescenziale di “Fresh”, e con spettacolari sequenze in CGI nelle trasformazioni e negli attacchi.
Ma la vetta dell’eccellenza, in un anime basato sulla musica, che è anche il tema di “Suite”, avviene in ambito sonoro, con musiche azzeccate per ogni occasione, da piccoli motivetti a pezzi di musica rock, fino alle fanfare, arrivando addirittura ai cori, mentre in ambito di voci (solo giapponesi, dal momento che questa e le successive non sono state trasmesse in Italia) vengono tirati fuori veri e propri pezzi grossi sia recenti che veterani. Molto carina l’opening, con ampi usi di termini musicali, così come le ending, con le ormai note coreografie in CGI, in particolare la prima con una inedita e ipnotica impronta jazz da discoteca davvero fenomenale.
“Suite Pretty Cure” porta una nota eccezionale nella saga delle Pretty Cure, con tutti gli elementi tipici della saga uniti a una vera e propria pletora di personaggi e combattimenti, e chi più ne ha più ne metta, con una vera e propria storia appassionante a modulare questa magnifica orchestra di emozioni.
Cosa non manca mai nella vita di tutti? Il sentire ogni rumore, ogni suono, ogni voce, e in particolare ogni musica.
La musica intrattiene chiunque e accompagna sempre e comunque tutti noi nelle nostre giornate, poiché senza musica non c’è ragione di fare niente, e si va alla noia; per questo motivo la musica si evolve col tempo per incontrare i gusti di tutti, diventando, fin dai tempi più remoti, una vera e propria forma di vita e di arte.
Per una amante dei maho shojo, una saga che raggiunge un certo numero di serie può essere considerata musica per le sue orecchie, e nel caso della saga delle Pretty Cure si è arrivati, con “Suite”, a ben otto capitoli, da, per fare un paragone, un semplice duetto a una vera e propria orchestra; ma la domanda è: “Vale la pena far suonare questa orchestra dopo la, secondo molti e non per me, nota stonata di “Heartcatch”?” Con l’aggiunta di questa “Suite”, la risposta è sì.
A fare da portabandiera per la luce e l’oscurità in questo capitolo è il conflitto fra Major Land, il mondo della musica governato dalla magnifica sovrana Aphrodite, e Minor Land, suo opposto abitato da oppositori, governati dal sovrano folle quanto scemo Mephisto.
Tutto ha inizio quando Minor Land, su ordine di Mephisto, attacca Major Land con l’intento di mettere le mani sulla Melodia della Felicità, chiamata così per i suoi effetti miracolosi, che stava per essere suonata dalla nuova fata del canto Hummy, per mano di un’abitante del regno passata dalla parte del nemico, Seiren, che fu fata del canto in passato, in modo da trasformarla nella Melodia della Tristezza, che ha invece effetti negativi. Nella confusione la regina Aphrodite fa disperdere tutte le note dello spartito sulla Terra, e chiede ad Hummy di andarle a recuperare insieme alle otto fate musicali Fairy Tone, rappresentanti le sette note della scala musicale (il do è diviso in maggiore e minore), al contempo trovare le leggendarie guerriere Pretty Cure indispensabili per la ricerca e fermare Mephisto, il Trio The Minor, i suoi bizzarri scagnozzi, e Seiren, prima che essi trovino le note per primi. E il luogo dove avverrà questa caccia alla nota è la città di Kanon, anch’essa un luogo a tema musicale.
Come nel caso di “Heartcatch”, questa serie si può dividere in quattro atti: il primo di essi è dedicato al rapporto fra le prime due protagoniste della serie, Hibiki Hojo/Cure Melody, figlia unica di famosi musicisti, e Kaname Minamino/Cure Rhythm, figlia maggiore, dal momento che ha un fratellino, di due pasticcieri.
Entrambe riprendono il concetto delle protagoniste delle prime tre serie, ovvero di due ragazze dai caratteri opposti in tutto; in questa serie la loro differenza caratteriale viene resa molto più incisiva, specialmente all’inizio, dal momento che un tempo erano amiche d’infanzia, mentre all’inizio delle medie cadono entrambe vittime di un equivoco (scoperto in seguito) che le porterà a rompere la loro amicizia, e da allora i loro incontri finiscono sempre in feroci battibecchi. Quando però entrambe verranno coinvolte nelle vicende per mano di Hummy e acquisiscono il potere di trasformarsi in Pretty Cure, e stavolta la trasformazione in tandem per le due è d’obbligo, saranno costrette ad aiutarla a recuperare le note dello spartito e a fronteggiare gli sgherri di Minor Land e i loro mostri Negatone.
La prima parte, di fatto, fa da introduzione alle vicende e permette di conoscere meglio le due protagoniste, che, tra litigi e riappacificazioni, specialmente in ambito di hobby, talenti, sogni e situazioni, ritroveranno pian piano il loro legame perduto.
La seconda parte invece riguarda proprio Hummy e Seiren, che può diventare umana col nome di Eren Kurokawa, scoprendo che anche loro un tempo erano amiche, oltre che allieva e istruttrice, e comprendendo i motivi che hanno portato Seiren a tradire Major Land per unirsi a Mephisto; il tutto culminerà infine in un cambio di posizione con tanto di trasformazione in Pretty Cure (Cure Beat) e a diventare amica e alleata delle protagoniste. In entrambe le storie vi è la misteriosa presenza di una guerriera mascherata che risponde al nome di Cure Muse, quindi la carne al fuoco non manca fin da subito.
Le ultime due parti cambiano notevolmente il tutto, riprendendo quanto visto da “Fresh” e “Heartcatch”, con colpi di scena rocamboleschi, terremoti nelle file nemiche, per cambi di posizione, e alleate, con l’ingresso nel team di Cure Muse (portando il team, prima in duo, poi in trio e infine in quartetto) e l’apparizione del vero nemico, Noise, tanto carismatico e potente quanto “umano” caratterialmente nel suo agire, e non scherzo.
“Suite” mette in scena parecchio, tutto quello che un appassionato di maho shojo, specialmente di quelli degli anni ‘90, possa desiderare, ovvero protagoniste molto caratterizzate e antagonisti che non mostrano soltanto malvagità, salvo quando serve, ma anche qualcos’altro.
Ovviamente vi sono le classiche puntate dedicate a uno o più personaggi e ai rapporti di famiglia, ai loro hobby, sogni e soprattutto ai loro legami di amicizia, e soprattutto al loro passato, che giocherà un ruolo fondamentale nella serie, intervallate dagli ormai noti scontri da battle shonen, che cresceranno d’intensità man mano che la serie va avanti. In ambito di armamento si raggiunge un alto numero di attacchi tutti a tema musicale, con attacchi eseguiti “a mano” o mediante strumenti, la cui chiave di attivazione sta nei Fairy Tone, attacchi in duo, combinazioni, arrivando infine all’attacco di gruppo e alla trasformazione potenziamento nella emozionante e adrenalinica battaglia finale, che a differenza delle precedenti serie e successive si consumerà nel penultimo episodio.
Graficamente la serie è eccellente, con ottime ambientazioni e personaggi, specialmente le protagoniste, che riprendono lo stile adolescenziale di “Fresh”, e con spettacolari sequenze in CGI nelle trasformazioni e negli attacchi.
Ma la vetta dell’eccellenza, in un anime basato sulla musica, che è anche il tema di “Suite”, avviene in ambito sonoro, con musiche azzeccate per ogni occasione, da piccoli motivetti a pezzi di musica rock, fino alle fanfare, arrivando addirittura ai cori, mentre in ambito di voci (solo giapponesi, dal momento che questa e le successive non sono state trasmesse in Italia) vengono tirati fuori veri e propri pezzi grossi sia recenti che veterani. Molto carina l’opening, con ampi usi di termini musicali, così come le ending, con le ormai note coreografie in CGI, in particolare la prima con una inedita e ipnotica impronta jazz da discoteca davvero fenomenale.
“Suite Pretty Cure” porta una nota eccezionale nella saga delle Pretty Cure, con tutti gli elementi tipici della saga uniti a una vera e propria pletora di personaggi e combattimenti, e chi più ne ha più ne metta, con una vera e propria storia appassionante a modulare questa magnifica orchestra di emozioni.
Esiste un regno magico chiamato Major Land, retto dalla saggia e buona regina Aphrodite e fondato sulla forza creatrice e benevola della musica, in particolare sulle note della Melodia della Felicità. La solenne cerimonia attraverso la quale il brano, eseguito dal folletto-gatto Hummy, avrebbe dovuto portare gioia e armonia al mondo, viene però interrotta dall'arrivo di Mephisto, malvagio sovrano del ribelle regno di Minor Land, intenzionato a cambiare lo spartito per creare la negativa Melodia del Dolore e usarne il potere per diffondere la tristezza e l'infelicità. Il piano malvagio di Mephisto viene sventato, ma le note della Melodia della Felicità si disperdono nel mondo degli umani e le due fazioni si organizzano, dunque, per mettersi alla loro ricerca.
Le vicende dei due regni magici in lotta si intrecciano ben presto con la vita di due ragazze, Hibiki Hojo e Kanade Minamino, raggiunte da Hummy e investite della missione di recuperare le note e salvare il mondo dalla minaccia di Minor Land nei panni delle eroine Cure Melody e Cure Rhythm.
Ottava serie del franchise Toei Animation trasmessa in patria fra il 2011 e il 2012, "Suite Pretty Cure" si distingue dalle precedenti per la complessità dell'intreccio, che riprende e migliora la struttura della precedente "Heartcatch Pretty Cure".
La chiave (di violino) di volta del nostro racconto è la dualità, espressa in modi differenti nel corso della vicenda, a partire dal principale brano della colonna sonora, che riecheggia in diverse versioni in sottofondo alle scene, cantato o suonato dai personaggi e che, infatti, ha titolo "Futari no Concerto", ossia "Concerto per due".
"Suite Pretty Cure" segue le orme di Heartcatch e si suddivide, idealmente, anch'essa in saghe, che ampliano via via il cast delle guerriere incentrandosi di volta in volta su una (o due) di loro in particolare. Man mano che la storia prosegue, l'universo narrativo di "Suite Pretty Cure" si espande, aggiungendo nuovi personaggi e nuovi risvolti, ma il punto fisso che accomuna ogni saga è proprio quel "Concerto per due", che accompagna il rapporto fra due personaggi o schieramenti e lo pone come centro della narrazione.
La prima saga si incentra sul rapporto fra le due protagoniste, che non potrebbero essere più diverse: Hibiki, figlia d'arte di un famoso pianista e di una violinista ancor più famosa, è aperta, spigliata, mascolina, brava negli sport, gioca a calcio e vive la vita con allegria e spensieratezza, mentre Kanade, figlia maggiore di una famiglia di pasticcieri, è più introversa, tranquilla e studiosa, ama cucinare e prova di nascosto un timido amore per un senpai. Amiche d'infanzia, le due sono attualmente in rotta di collisione e difficilmente si parlano, se non per litigare furiosamente, ma per avere successo nella loro missione di leggendarie guerriere dovranno imparare a far rivivere la loro vecchia amicizia.
Il rimando alle prime tre serie, dove protagoniste erano le coppie opposte Nagisa/Honoka e Saki/Mai, è palese, anche nel fatto che anche Hibiki e Kanade si trasformano unicamente insieme e hanno persino un attacco che nasce dalla congiunzione delle loro mani e dall'armonia dei loro pensieri.
Elemento di novità e differenza è che l'opposizione fra Hibiki e Kanade non si manifesta unicamente in sporadici litigi, ma le due battibeccano di continuo, persino durante i combattimenti, con esiti a volte innegabilmente comici e a volte incastonati nella trama, in quanto le loro discordie finiranno per impedir loro di trasformarsi o saranno sfruttate dai cattivi a loro vantaggio.
Questi primi episodi sono ancora acerbi, con un ritmo narrativo che cade nel ripetitivo quasi subito, ma introducono un buon cast di personaggi, un'ambientazione decisamente suggestiva e una storia dalle buone potenzialità, e si riesce a rivalutarli in positivo successivamente, quando ci si accorge che la storia di Hibiki e Kanade è solo uno dei tasselli di qualcosa di più grande e significativo.
Con la seconda saga, che segna un punto di svolta nella serie, il "Concerto per due" diventa quello della gattina Hummy e di Siren, la gatta nera sua migliore amica e maestra ora passata dalla parte di Mephisto. Una storia intrigante e ricca di sentimento, la loro, che non lascia indifferente lo spettatore. Vedremo come Siren inganni ripetutamente l'ex amica e come Hummy, puntualmente, ci caschi e ci ricaschi, ma mai, per un momento, perda fiducia in Siren o si arrabbi con lei, continuando sempre a rivolgerle un grande e sincero sorriso.
Gran bel personaggio, Hummy, forse il miglior folletto-mascotte sinora mostrato nella saga Pretty Cure. Una gattina bianca di un'umanità e una tenerezza irresistibili, goffa e dal cuore d'oro, che nonostante i fallimenti continua a sorridere e ad essere gentile con tutti, dimostrando di avere una grandissima forza interiore. Nel vedere come s'impegni a sorridere all'ex amica Siren, mentre cade ancora una volta nei suoi tranelli, non possiamo che ripensare alla splendida Usagi Tsukino, buffa e imbranata ma dal cuore grande e caloroso, che prendeva brutti voti nei compiti ma non si arrendeva mai ed era pronta a rivolgere un sorriso anche ai nemici più temibili, riuscendo a trovare sempre e comunque del buono persino in loro. E infatti, ad accomunare Hummy e Usagi c'è anche la dolcissima voce di una Kotono Mitsuishi in gran forma, che ci accompagna ancora una volta in una storia di ragazze dai poteri magici e di una coppia di gatti bianchi e neri che provano sentimenti estremamente umani. E' solo il primo di una numerosa serie di punti di contatto che accomunano "Suite Pretty Cure" e il capostipite "Sailor Moon", ma ne riparleremo più avanti.
Il riferimento principale di questa seconda saga è, infatti, quel "Fresh Pretty Cure" di un paio d'anni prima, da cui si riprende l'intelligente introspezione e maturazione psicologica dei cattivi e la tematica della loro redenzione, che "Suite Pretty Cure", ancora una volta, affronta con maturità, poesia e tenerezza.
Nella terza e quarta saga, differenti negli eventi ma accomunabili nelle tematiche, la dualità diventa quella delle due fazioni, i buoni del regno di Major Land e i cattivi di Minor Land. Mentre i numerosi misteri sapientemente dosati lungo il corso della serie giungono a una loro risoluzione tramite un'escalation di risvolti e colpi di scena, lo spettatore scopre qualcosa di più sulla storia dei due regni, sui personaggi che li abitano e i rapporti che fra loro intercorrono. Al centro di questo gioco di rivelazioni, emerge la figura di Cure Muse, la misteriosa guerriera che appariva mascherata nei primi episodi, la cui storia personale è il fulcro delle ultime due parti della vicenda.
Gli autori scelgono di raccontarci la parte culminante di "Suite Pretty Cure" attraverso una storia di regni in lotta, re, regine e principesse, cavalieri, entità oscure, amanti divisi e ribaltamenti di ruoli che strizzano ripetutamente gli occhi a diverse trame di "Sailor Moon". L'affresco che ne viene fuori è avvincente e ricco di colpi di scena, ma anche di emozioni e bei messaggi. Uno su tutti, la splendida trattazione dei cattivi, mai malvagi al 100% bensì vittime delle loro scelte, che, eventualmente, possono rinnegare, ritrovando la retta via.
Uno dei maggiori pregi di "Suite Pretty Cure" sta nell'ottima caratterizzazione dei suoi personaggi e dell'universo in cui si muovono. La serie si ambienta in una città molto particolare, dove le case sono coloratissime, le strade sono lastricate in modo da ricordare i tasti di un pianoforte e la gente canta e suona liberamente, in una grande allegria collettiva. Qui si muovono studentesse dai capelli variopinti, boyband di liceali bellocci in giacche azzurre, strampalati professori di musica, registi televisivi, paciosi pasticcieri, bambini delle elementari ai primi contatti con l'altro sesso, vecchietti bizzarri che girano su strane biciclette. E' un cast corale e di gran simpatia, che ci permette di conoscere le nostre eroine anche grazie ai loro hobby, ai loro amici e compagni di scuola, alle loro famiglie o ai vari abitanti della loro città. Hummy e gli otto Fairy Tone (otto dolci e coloratissimi esserini legati alle note musicali) sono fra i folletti più teneri e simpatici mai visti nella saga, mentre i cattivi decisamente si fanno ricordare, vuoi perché protagonisti di siparietti comici esilaranti, vuoi perché si viaggia un po' all'interno delle loro motivazioni e storie personali, e i loro ruoli vengono continuamente ridefiniti e ribaltati, donando varietà e un buon ritmo alla serie.
Dopo un inizio un po' stentato, "Suite Pretty Cure" trova ben presto una sua precisa identità e trasporta lo spettatore in una storia avvincente, ricca di risvolti e fascino, che esplora nuovamente le tematiche dell'amicizia, dei rapporti familiari, dei sogni per il futuro, della fiducia reciproca, della lotta fra il bene e il male in maniera affascinante e personale, nonostante i palesi rimandi a serie Pretty Cure precedenti o a majokko sentai del passato.
E' un piacere, dopo il particolarissimo e sgradevole stile di "Heartcatch Pretty Cure", ritornare a vedere dei disegni più classici, forse un po' troppo magri o caricaturali in certi frangenti, ma decisamente gradevoli all'occhio. Come nei majokko sentai degli anni '90 e in "Fresh Pretty Cure", Hibiki, Kanade e le loro compagne hanno dei fisici magri, longilinei, più maturi della loro età effettiva, una ventata d'aria fresca dopo le bambine della serie precedente. Akira Takahashi, artista noto per "Kaidan Restaurant" che ha realizzato il character design di "Suite Pretty Cure", ha dato vita a dei personaggi assai simpatici e molto vari, pur con qualche difetto grafico (qualcuno gli dica che le montature degli occhiali van sopra le lenti e non sotto) su cui si può tranquillamente passar sopra.
"Suite Pretty Cure", graficamente, è splendido. Ricco di colori accesi e vivaci, con un uso della computer grafica non troppo invasivo, e delle animazioni di gran fluidità. Culmine grafico della serie sono le variopinte trasformazioni, le più lunghe e dettagliate mai viste nella serie (si parla di un minuto e mezzo-due minuti circa di trasformazione), in cui i maturi corpi nudi e sfumati delle protagoniste vengono avvolti da nastri e fiocchi (ulteriore rimando a "Sailor Moon"), mentre i loro capelli cambiano forma e colore in un turbinio di spettacolari note e partiture musicali.
Questa ottava serie è anche quella col maggior numero di attacchi, tutti di gran spettacolarità.
Essendo basato sul tema della musica, è logico che "Suite Pretty Cure" dia il meglio di sé anche sul lato della colonna sonora. Yasunaru Takanashi, compositore che lavora alla saga Pretty Cure dalla sesta serie, realizza per la storia di Hibiki e Kanade delle musiche orchestrate di grande impatto, esaltanti e ricche di cori solenni. Ognuna delle guerriere avrà una determinata tipologia di musiche ad accompagnare i suoi attacchi, ora più movimentate ("Strimpellando una melodia selvaggia, Cure Melody!") ora più tranquille ("Strimpellando una melodia aggraziata, Cure Rhythm!") ora un coinvolgente rock. Musiche indubbiamente molto belle, che hanno l'unico, tutto sommato trascurabile, difetto di essere troppe e, ogni tanto, abbastanza simili fra loro, rendendo difficile allo spettatore (che comunque si esalterà ugualmente ascoltandole) ricordare quale musica accompagni quale attacco, perché, come detto su, gli attacchi sono veramente tanti, e ognuno di essi ha la sua musica di sottofondo specifica.
La opening, in due versioni con testo differente e tre diversi accompagnamenti video, è piacevole e orecchiabile, mentre le due ending non si fanno ricordare troppo e vengono accompagnate dall'ormai consolidato balletto in computer grafica, che personalmente mi è sempre stato indigesto, ma in Giappone piace, visto che anche le serie successive continuano a mantenerlo.
Su ottimi livelli anche il doppiaggio giapponese, che schiera fuoriclasse come la succitata Kotono Mitsuishi, un divertente Kenyuu Horiuchi, un'energica Ami Koshimizu, una dolce Fumiko Orikasa o una sempre professionale Noriko Hidaka.
Questa ottava serie è un Pretty Cure maturo, che fa tesoro di tutti i suoi episodi precedenti, più o meno riusciti, e ne convoglia i pregi e gli elementi caratteristici in una storia non più lineare e schematica, ma articolata e ricca di colpi di scena, che non rinuncia alla spettacolarità dei combattimenti, a uno spiccato senso dell'umorismo, a una profonda caratterizzazione dei personaggi, calati in un contesto vivo e corale, e a un grande pathos nella trattazione dei messaggi di amicizia, fiducia e coraggio che continua a lanciare ai suoi spettatori piccoli e grandi, incantandoli e commuovendoli, persino, all'occorrenza.
"Suite Pretty Cure" è un ulteriore omaggio ai majokko sentai degli anni '90, con le loro ragazze longilinee, i loro regni magici di stampo fantasy, i loro riferimenti mitologici, le loro trame articolate, le loro eroine dal cuore d'oro. Chi in passato ha amato serie come "Sailor Moon" o "Wedding Peac"h può star certo che qui si troverà perfettamente a suo agio e tendenzialmente apprezzerà.
Ancora una volta, siamo di fronte all'ideale apice di una saga che, pur con i suoi alti e bassi, continua a incantare ed emozionare i suoi spettatori con una grafica al passo coi tempi, musiche bellissime, combattimenti adrenalinici, ma anche un cuore grande, che batte con un ritmo forte e sostenuto donandoci momenti teneri, divertenti, dolci, esaltanti e piacevolmente intensi.
"Suite Pretty Cure" è una delle migliori opere del genere uscite negli ultimi anni, che compensa i suoi piccoli difetti col grandissimo calore che trabocca da ogni sua scena, da ogni suo personaggio, da ogni sua nota. Un'avventura coinvolgente di cui sarà piacevolissimo ricordarsi, ripensando con un sorriso alla bellezza delle sue musiche e alla simpatia dei personaggi con cui l'abbiamo condivisa.
Le vicende dei due regni magici in lotta si intrecciano ben presto con la vita di due ragazze, Hibiki Hojo e Kanade Minamino, raggiunte da Hummy e investite della missione di recuperare le note e salvare il mondo dalla minaccia di Minor Land nei panni delle eroine Cure Melody e Cure Rhythm.
Ottava serie del franchise Toei Animation trasmessa in patria fra il 2011 e il 2012, "Suite Pretty Cure" si distingue dalle precedenti per la complessità dell'intreccio, che riprende e migliora la struttura della precedente "Heartcatch Pretty Cure".
La chiave (di violino) di volta del nostro racconto è la dualità, espressa in modi differenti nel corso della vicenda, a partire dal principale brano della colonna sonora, che riecheggia in diverse versioni in sottofondo alle scene, cantato o suonato dai personaggi e che, infatti, ha titolo "Futari no Concerto", ossia "Concerto per due".
"Suite Pretty Cure" segue le orme di Heartcatch e si suddivide, idealmente, anch'essa in saghe, che ampliano via via il cast delle guerriere incentrandosi di volta in volta su una (o due) di loro in particolare. Man mano che la storia prosegue, l'universo narrativo di "Suite Pretty Cure" si espande, aggiungendo nuovi personaggi e nuovi risvolti, ma il punto fisso che accomuna ogni saga è proprio quel "Concerto per due", che accompagna il rapporto fra due personaggi o schieramenti e lo pone come centro della narrazione.
La prima saga si incentra sul rapporto fra le due protagoniste, che non potrebbero essere più diverse: Hibiki, figlia d'arte di un famoso pianista e di una violinista ancor più famosa, è aperta, spigliata, mascolina, brava negli sport, gioca a calcio e vive la vita con allegria e spensieratezza, mentre Kanade, figlia maggiore di una famiglia di pasticcieri, è più introversa, tranquilla e studiosa, ama cucinare e prova di nascosto un timido amore per un senpai. Amiche d'infanzia, le due sono attualmente in rotta di collisione e difficilmente si parlano, se non per litigare furiosamente, ma per avere successo nella loro missione di leggendarie guerriere dovranno imparare a far rivivere la loro vecchia amicizia.
Il rimando alle prime tre serie, dove protagoniste erano le coppie opposte Nagisa/Honoka e Saki/Mai, è palese, anche nel fatto che anche Hibiki e Kanade si trasformano unicamente insieme e hanno persino un attacco che nasce dalla congiunzione delle loro mani e dall'armonia dei loro pensieri.
Elemento di novità e differenza è che l'opposizione fra Hibiki e Kanade non si manifesta unicamente in sporadici litigi, ma le due battibeccano di continuo, persino durante i combattimenti, con esiti a volte innegabilmente comici e a volte incastonati nella trama, in quanto le loro discordie finiranno per impedir loro di trasformarsi o saranno sfruttate dai cattivi a loro vantaggio.
Questi primi episodi sono ancora acerbi, con un ritmo narrativo che cade nel ripetitivo quasi subito, ma introducono un buon cast di personaggi, un'ambientazione decisamente suggestiva e una storia dalle buone potenzialità, e si riesce a rivalutarli in positivo successivamente, quando ci si accorge che la storia di Hibiki e Kanade è solo uno dei tasselli di qualcosa di più grande e significativo.
Con la seconda saga, che segna un punto di svolta nella serie, il "Concerto per due" diventa quello della gattina Hummy e di Siren, la gatta nera sua migliore amica e maestra ora passata dalla parte di Mephisto. Una storia intrigante e ricca di sentimento, la loro, che non lascia indifferente lo spettatore. Vedremo come Siren inganni ripetutamente l'ex amica e come Hummy, puntualmente, ci caschi e ci ricaschi, ma mai, per un momento, perda fiducia in Siren o si arrabbi con lei, continuando sempre a rivolgerle un grande e sincero sorriso.
Gran bel personaggio, Hummy, forse il miglior folletto-mascotte sinora mostrato nella saga Pretty Cure. Una gattina bianca di un'umanità e una tenerezza irresistibili, goffa e dal cuore d'oro, che nonostante i fallimenti continua a sorridere e ad essere gentile con tutti, dimostrando di avere una grandissima forza interiore. Nel vedere come s'impegni a sorridere all'ex amica Siren, mentre cade ancora una volta nei suoi tranelli, non possiamo che ripensare alla splendida Usagi Tsukino, buffa e imbranata ma dal cuore grande e caloroso, che prendeva brutti voti nei compiti ma non si arrendeva mai ed era pronta a rivolgere un sorriso anche ai nemici più temibili, riuscendo a trovare sempre e comunque del buono persino in loro. E infatti, ad accomunare Hummy e Usagi c'è anche la dolcissima voce di una Kotono Mitsuishi in gran forma, che ci accompagna ancora una volta in una storia di ragazze dai poteri magici e di una coppia di gatti bianchi e neri che provano sentimenti estremamente umani. E' solo il primo di una numerosa serie di punti di contatto che accomunano "Suite Pretty Cure" e il capostipite "Sailor Moon", ma ne riparleremo più avanti.
Il riferimento principale di questa seconda saga è, infatti, quel "Fresh Pretty Cure" di un paio d'anni prima, da cui si riprende l'intelligente introspezione e maturazione psicologica dei cattivi e la tematica della loro redenzione, che "Suite Pretty Cure", ancora una volta, affronta con maturità, poesia e tenerezza.
Nella terza e quarta saga, differenti negli eventi ma accomunabili nelle tematiche, la dualità diventa quella delle due fazioni, i buoni del regno di Major Land e i cattivi di Minor Land. Mentre i numerosi misteri sapientemente dosati lungo il corso della serie giungono a una loro risoluzione tramite un'escalation di risvolti e colpi di scena, lo spettatore scopre qualcosa di più sulla storia dei due regni, sui personaggi che li abitano e i rapporti che fra loro intercorrono. Al centro di questo gioco di rivelazioni, emerge la figura di Cure Muse, la misteriosa guerriera che appariva mascherata nei primi episodi, la cui storia personale è il fulcro delle ultime due parti della vicenda.
Gli autori scelgono di raccontarci la parte culminante di "Suite Pretty Cure" attraverso una storia di regni in lotta, re, regine e principesse, cavalieri, entità oscure, amanti divisi e ribaltamenti di ruoli che strizzano ripetutamente gli occhi a diverse trame di "Sailor Moon". L'affresco che ne viene fuori è avvincente e ricco di colpi di scena, ma anche di emozioni e bei messaggi. Uno su tutti, la splendida trattazione dei cattivi, mai malvagi al 100% bensì vittime delle loro scelte, che, eventualmente, possono rinnegare, ritrovando la retta via.
Uno dei maggiori pregi di "Suite Pretty Cure" sta nell'ottima caratterizzazione dei suoi personaggi e dell'universo in cui si muovono. La serie si ambienta in una città molto particolare, dove le case sono coloratissime, le strade sono lastricate in modo da ricordare i tasti di un pianoforte e la gente canta e suona liberamente, in una grande allegria collettiva. Qui si muovono studentesse dai capelli variopinti, boyband di liceali bellocci in giacche azzurre, strampalati professori di musica, registi televisivi, paciosi pasticcieri, bambini delle elementari ai primi contatti con l'altro sesso, vecchietti bizzarri che girano su strane biciclette. E' un cast corale e di gran simpatia, che ci permette di conoscere le nostre eroine anche grazie ai loro hobby, ai loro amici e compagni di scuola, alle loro famiglie o ai vari abitanti della loro città. Hummy e gli otto Fairy Tone (otto dolci e coloratissimi esserini legati alle note musicali) sono fra i folletti più teneri e simpatici mai visti nella saga, mentre i cattivi decisamente si fanno ricordare, vuoi perché protagonisti di siparietti comici esilaranti, vuoi perché si viaggia un po' all'interno delle loro motivazioni e storie personali, e i loro ruoli vengono continuamente ridefiniti e ribaltati, donando varietà e un buon ritmo alla serie.
Dopo un inizio un po' stentato, "Suite Pretty Cure" trova ben presto una sua precisa identità e trasporta lo spettatore in una storia avvincente, ricca di risvolti e fascino, che esplora nuovamente le tematiche dell'amicizia, dei rapporti familiari, dei sogni per il futuro, della fiducia reciproca, della lotta fra il bene e il male in maniera affascinante e personale, nonostante i palesi rimandi a serie Pretty Cure precedenti o a majokko sentai del passato.
E' un piacere, dopo il particolarissimo e sgradevole stile di "Heartcatch Pretty Cure", ritornare a vedere dei disegni più classici, forse un po' troppo magri o caricaturali in certi frangenti, ma decisamente gradevoli all'occhio. Come nei majokko sentai degli anni '90 e in "Fresh Pretty Cure", Hibiki, Kanade e le loro compagne hanno dei fisici magri, longilinei, più maturi della loro età effettiva, una ventata d'aria fresca dopo le bambine della serie precedente. Akira Takahashi, artista noto per "Kaidan Restaurant" che ha realizzato il character design di "Suite Pretty Cure", ha dato vita a dei personaggi assai simpatici e molto vari, pur con qualche difetto grafico (qualcuno gli dica che le montature degli occhiali van sopra le lenti e non sotto) su cui si può tranquillamente passar sopra.
"Suite Pretty Cure", graficamente, è splendido. Ricco di colori accesi e vivaci, con un uso della computer grafica non troppo invasivo, e delle animazioni di gran fluidità. Culmine grafico della serie sono le variopinte trasformazioni, le più lunghe e dettagliate mai viste nella serie (si parla di un minuto e mezzo-due minuti circa di trasformazione), in cui i maturi corpi nudi e sfumati delle protagoniste vengono avvolti da nastri e fiocchi (ulteriore rimando a "Sailor Moon"), mentre i loro capelli cambiano forma e colore in un turbinio di spettacolari note e partiture musicali.
Questa ottava serie è anche quella col maggior numero di attacchi, tutti di gran spettacolarità.
Essendo basato sul tema della musica, è logico che "Suite Pretty Cure" dia il meglio di sé anche sul lato della colonna sonora. Yasunaru Takanashi, compositore che lavora alla saga Pretty Cure dalla sesta serie, realizza per la storia di Hibiki e Kanade delle musiche orchestrate di grande impatto, esaltanti e ricche di cori solenni. Ognuna delle guerriere avrà una determinata tipologia di musiche ad accompagnare i suoi attacchi, ora più movimentate ("Strimpellando una melodia selvaggia, Cure Melody!") ora più tranquille ("Strimpellando una melodia aggraziata, Cure Rhythm!") ora un coinvolgente rock. Musiche indubbiamente molto belle, che hanno l'unico, tutto sommato trascurabile, difetto di essere troppe e, ogni tanto, abbastanza simili fra loro, rendendo difficile allo spettatore (che comunque si esalterà ugualmente ascoltandole) ricordare quale musica accompagni quale attacco, perché, come detto su, gli attacchi sono veramente tanti, e ognuno di essi ha la sua musica di sottofondo specifica.
La opening, in due versioni con testo differente e tre diversi accompagnamenti video, è piacevole e orecchiabile, mentre le due ending non si fanno ricordare troppo e vengono accompagnate dall'ormai consolidato balletto in computer grafica, che personalmente mi è sempre stato indigesto, ma in Giappone piace, visto che anche le serie successive continuano a mantenerlo.
Su ottimi livelli anche il doppiaggio giapponese, che schiera fuoriclasse come la succitata Kotono Mitsuishi, un divertente Kenyuu Horiuchi, un'energica Ami Koshimizu, una dolce Fumiko Orikasa o una sempre professionale Noriko Hidaka.
Questa ottava serie è un Pretty Cure maturo, che fa tesoro di tutti i suoi episodi precedenti, più o meno riusciti, e ne convoglia i pregi e gli elementi caratteristici in una storia non più lineare e schematica, ma articolata e ricca di colpi di scena, che non rinuncia alla spettacolarità dei combattimenti, a uno spiccato senso dell'umorismo, a una profonda caratterizzazione dei personaggi, calati in un contesto vivo e corale, e a un grande pathos nella trattazione dei messaggi di amicizia, fiducia e coraggio che continua a lanciare ai suoi spettatori piccoli e grandi, incantandoli e commuovendoli, persino, all'occorrenza.
"Suite Pretty Cure" è un ulteriore omaggio ai majokko sentai degli anni '90, con le loro ragazze longilinee, i loro regni magici di stampo fantasy, i loro riferimenti mitologici, le loro trame articolate, le loro eroine dal cuore d'oro. Chi in passato ha amato serie come "Sailor Moon" o "Wedding Peac"h può star certo che qui si troverà perfettamente a suo agio e tendenzialmente apprezzerà.
Ancora una volta, siamo di fronte all'ideale apice di una saga che, pur con i suoi alti e bassi, continua a incantare ed emozionare i suoi spettatori con una grafica al passo coi tempi, musiche bellissime, combattimenti adrenalinici, ma anche un cuore grande, che batte con un ritmo forte e sostenuto donandoci momenti teneri, divertenti, dolci, esaltanti e piacevolmente intensi.
"Suite Pretty Cure" è una delle migliori opere del genere uscite negli ultimi anni, che compensa i suoi piccoli difetti col grandissimo calore che trabocca da ogni sua scena, da ogni suo personaggio, da ogni sua nota. Un'avventura coinvolgente di cui sarà piacevolissimo ricordarsi, ripensando con un sorriso alla bellezza delle sue musiche e alla simpatia dei personaggi con cui l'abbiamo condivisa.
Ridendo, scherzando e tirando nel frattempo qualche cazzotto, le Pretty Cure, titolari nel ruolo del majokko sentai nella scuderia di Toei Animation, giungono alla serie televisiva numero otto, una delle saghe più longeve nell'animazione nipponica.
Cambiando quasi ogni volta soggetto, storia e protagonisti giungiamo dunque a questo Suite Precure, che, come intuibile, ha come sfondo e area di interesse quelli della musica.
Una musica che non è certo affrontata (o sfruttata) dal punto di vista tecnico-musicale, ma più messa al servizio della storia e dello stile di un majokko sentai quale è questa serie. Ecco dunque la musica assumere la funzione di un'energia spirituale che funge da legame tra le creature viventi, influenzandole e venendo influenzata da essi.
Proprio per il controllo della musica torneranno a scontrarsi le forze del bene contro quelle del male, qui rappresentate dei contrapposti regni di Major e Minor Land con la contesa spostata in campo neutro nella cittadina di Kanon.
Ancora volta al fianco dei buoni ci saranno le Pretty Cure. Inizialmente solo in due, Cure Melodi alias Hibiki Hojo e Cure Rhythm alias Kanade Minamino, con la felina mascotte Hummy al seguito, ma a cui poi si aggiungeranno anche le due alleate Cure Beat e Cure Muse.
Come le serie che l'hanno preceduta, anche Suite Precure si muove nel corso della strada già tracciata dalla tradizione: episodi che si susseguiranno seguendo il ben collaudato schema degli show dei sentai con una parte di vita quotidiana e un'altra riservata allo scontro con i cattivi e con il mostro di turno. Una produzione come questa però non trova solo in questo il suo valore aggiunto (altrimenti avremo molte serie tutte uguali), ma lo rintraccia in altre cose come i personaggi, il contesto o in altri elementi accessori di contorno. Proprio in questo troviamo, a mio avviso, il punto debole di Suite Precure, specialmente nei personaggi.
Non che ci sia chissà quale o chissà quali elementi detestabili o male inseriti, purtroppo molti di essi vengono poco o per niente sviluppati mostrandosi solo in modo superficiale. Non parliamo dei comprimari o dei personaggi secondari, ma la cosa qui è sensibile sui protagonisti: perché, insomma, presentare quattro pretty cure quando a conti fatti ne diamo risalto solo a una e mezza, due scarse? In pratica a serie inoltrata ci si accorge che c'è solo Hibiki/Cure Melody, e un pochino Muse e Beat quando vengono introdotte, mentre Kanade/Cure Rhythm fa veramente da tappezzeria, oltre a essere la più scarsa in battaglia tra tutte le pretty cure finora apparse.
Detto che i comprimari sono poco pervenuti (un peccato), non ci risolleviamo poi molto con il versante dei cattivi: il Minor Trio dei tre scagnozzi-base per lo meno è simpatico sulla distanza; il mid-boss Mephisto nel suo ruolo è una macchietta; il vero malvagio Noise è in realtà un vero e proprio uccellaccio del malaugurio e dunque, pur se oscuro e minaccioso, rimane un uccellaccio senza possedere chissà quale carisma.
Calato in un contesto musicale, per lo meno Suite Precure non fa una figuraccia sotto questo punto di vista, anzi diverse arie sono piuttosto buone e gradevoli all'orecchio, specialmente quelle relative alla battaglia. Darei una sufficienza anche alle sigle, ma più per merito della seconda ending, mentre l'altra sigla di chiusura e l'opening sono piuttosto anonime.
Piuttosto buono dal canto suo si rivela il doppiaggio grazie in particolare alla presenza e alla bravura di due professioniste ben note nel settore, come Kotono Mitsuishi (Hammy) e Ami Koshimizu (Hibiki); bene anche Fumiko Orisaka (Kanade), che almeno, da questo punto di vista, salva il suo personaggio.
Dignitoso è anche il comparto grafico nel suo insieme con occasionali punte di buon livello (le trasformazioni e qualche scontro) e altri momenti con i disegni che calano in qualità. Piuttosto fantasiose sono la città di Kanon e le altre locazioni dell'anime, anche se siamo ben lontani come resa dalla bella cittadina che faceva da sfondo a Splash Star. Ultima nota per i mostri avversari di turno (stavolta detti Negatone) dal non molto felice design scheletrico e minimalista, che li rende poco fantasiosi e troppo simili l'uno all'altro.
A conti fatti Suite Precure è, tra le serie delle Pretty Cure da me visionate finora, quella meno riuscita a causa, principalmente, di carenze nell'approfondimento e nel carisma dell'intera rosa dei personaggi sia nel versante dei buoni sia in quello dei cattivi. Carenze a cui va ad aggiungersi una realizzazione tecnica non malvagia ma nulla di più.
Una serie sicuramente indirizzabile agli appassionati della saga o magari anche all'esordiente totale, che di Pretty Cure ancora non ha visto nulla. Certamente però le vette più alte della saga stessa sono state toccate in ben altre occasioni.
Cambiando quasi ogni volta soggetto, storia e protagonisti giungiamo dunque a questo Suite Precure, che, come intuibile, ha come sfondo e area di interesse quelli della musica.
Una musica che non è certo affrontata (o sfruttata) dal punto di vista tecnico-musicale, ma più messa al servizio della storia e dello stile di un majokko sentai quale è questa serie. Ecco dunque la musica assumere la funzione di un'energia spirituale che funge da legame tra le creature viventi, influenzandole e venendo influenzata da essi.
Proprio per il controllo della musica torneranno a scontrarsi le forze del bene contro quelle del male, qui rappresentate dei contrapposti regni di Major e Minor Land con la contesa spostata in campo neutro nella cittadina di Kanon.
Ancora volta al fianco dei buoni ci saranno le Pretty Cure. Inizialmente solo in due, Cure Melodi alias Hibiki Hojo e Cure Rhythm alias Kanade Minamino, con la felina mascotte Hummy al seguito, ma a cui poi si aggiungeranno anche le due alleate Cure Beat e Cure Muse.
Come le serie che l'hanno preceduta, anche Suite Precure si muove nel corso della strada già tracciata dalla tradizione: episodi che si susseguiranno seguendo il ben collaudato schema degli show dei sentai con una parte di vita quotidiana e un'altra riservata allo scontro con i cattivi e con il mostro di turno. Una produzione come questa però non trova solo in questo il suo valore aggiunto (altrimenti avremo molte serie tutte uguali), ma lo rintraccia in altre cose come i personaggi, il contesto o in altri elementi accessori di contorno. Proprio in questo troviamo, a mio avviso, il punto debole di Suite Precure, specialmente nei personaggi.
Non che ci sia chissà quale o chissà quali elementi detestabili o male inseriti, purtroppo molti di essi vengono poco o per niente sviluppati mostrandosi solo in modo superficiale. Non parliamo dei comprimari o dei personaggi secondari, ma la cosa qui è sensibile sui protagonisti: perché, insomma, presentare quattro pretty cure quando a conti fatti ne diamo risalto solo a una e mezza, due scarse? In pratica a serie inoltrata ci si accorge che c'è solo Hibiki/Cure Melody, e un pochino Muse e Beat quando vengono introdotte, mentre Kanade/Cure Rhythm fa veramente da tappezzeria, oltre a essere la più scarsa in battaglia tra tutte le pretty cure finora apparse.
Detto che i comprimari sono poco pervenuti (un peccato), non ci risolleviamo poi molto con il versante dei cattivi: il Minor Trio dei tre scagnozzi-base per lo meno è simpatico sulla distanza; il mid-boss Mephisto nel suo ruolo è una macchietta; il vero malvagio Noise è in realtà un vero e proprio uccellaccio del malaugurio e dunque, pur se oscuro e minaccioso, rimane un uccellaccio senza possedere chissà quale carisma.
Calato in un contesto musicale, per lo meno Suite Precure non fa una figuraccia sotto questo punto di vista, anzi diverse arie sono piuttosto buone e gradevoli all'orecchio, specialmente quelle relative alla battaglia. Darei una sufficienza anche alle sigle, ma più per merito della seconda ending, mentre l'altra sigla di chiusura e l'opening sono piuttosto anonime.
Piuttosto buono dal canto suo si rivela il doppiaggio grazie in particolare alla presenza e alla bravura di due professioniste ben note nel settore, come Kotono Mitsuishi (Hammy) e Ami Koshimizu (Hibiki); bene anche Fumiko Orisaka (Kanade), che almeno, da questo punto di vista, salva il suo personaggio.
Dignitoso è anche il comparto grafico nel suo insieme con occasionali punte di buon livello (le trasformazioni e qualche scontro) e altri momenti con i disegni che calano in qualità. Piuttosto fantasiose sono la città di Kanon e le altre locazioni dell'anime, anche se siamo ben lontani come resa dalla bella cittadina che faceva da sfondo a Splash Star. Ultima nota per i mostri avversari di turno (stavolta detti Negatone) dal non molto felice design scheletrico e minimalista, che li rende poco fantasiosi e troppo simili l'uno all'altro.
A conti fatti Suite Precure è, tra le serie delle Pretty Cure da me visionate finora, quella meno riuscita a causa, principalmente, di carenze nell'approfondimento e nel carisma dell'intera rosa dei personaggi sia nel versante dei buoni sia in quello dei cattivi. Carenze a cui va ad aggiungersi una realizzazione tecnica non malvagia ma nulla di più.
Una serie sicuramente indirizzabile agli appassionati della saga o magari anche all'esordiente totale, che di Pretty Cure ancora non ha visto nulla. Certamente però le vette più alte della saga stessa sono state toccate in ben altre occasioni.
Non mi sento di dare un voto pieno pieno a questa serie, anche se è un'ottima produzione. Cambio, nuovamente, di personaggi e temi dominanti: stavolta si tratta di musica! Infatti le due nuovissime Pretty Cure sono Cure Melody e Cure Rythm, che, successivamente, verranno accompagnate da Cure Symphony e Cure Beat. Le Suite Pretty Cure dovranno trovare tutte le note della "Melodia della Felicità" e riportarle alla regina Aphrodite, incaricata di ricomporre la gioiosa melodia. Ad ostacolarle, però, c'è il malvagio Mephisto con i suoi sudditi: Siren e il Minor Trio! Molti problemi, però, disturbano le due ragazze (Hibiki e Kanade) che si ritrovano spesso separate da un litigio. Ma, accompagnate dalla tenera gattina Hummy, le due ragazze troveranno il modo di risolvere, legate da un'amicizia che dura dall'infanzia, e si trasformeranno per salvare il mondo.
Il character design è ottimo, anche se ogni tanto pecca di scarsa originalità. Le trasformazioni sono bellissime e gli accessori che usano sono particolari e pregiati. Anche se la serie manca di azione (qualche calcio o pugno c'è, ma solo ogni tanto) è un'ottima produzione che non annoierà mai il pubblico appassionato delle Pretty Cure. In sintesi, c'è poco da dire, meglio guardare la serie e giudicare di persona. Ve la consiglio.
Il character design è ottimo, anche se ogni tanto pecca di scarsa originalità. Le trasformazioni sono bellissime e gli accessori che usano sono particolari e pregiati. Anche se la serie manca di azione (qualche calcio o pugno c'è, ma solo ogni tanto) è un'ottima produzione che non annoierà mai il pubblico appassionato delle Pretty Cure. In sintesi, c'è poco da dire, meglio guardare la serie e giudicare di persona. Ve la consiglio.
Ottava serie di Pretty Cure con un nuovo cambio di personaggi e ambientazioni. In questa serie il tema portante è la musica e (per il momento) troviamo due nuove protagoniste: Hibiki Hojo e Kanade Minamino, capaci, rispettivamente, di trasformarsi in Cure Melody e Cure Rhythm. Il loro compito è quello di ritrovare le note della "Legendary Partiture", la "Melodia della Felicità", sotto la guida di Hammy, una gattina mandata sulla Terra da Aphrodite, la regina di "Major Land", con lo scopo di trovare "le ragazze con il marchio" (le Pretty Cure, per l'appunto). Insieme ad Hammy ci sono le tonalità, piccole creature che infondono il potere della trasformazione. A contrastarle ci sono i nuovi nemici, capitanati da Mephisto, re di "Minor Land" il quale vuole trasformare la "Legendary Partiture" nella "Melody of Sorrow", la "Melodia della Tristezza". Braccio destro di Mephisto è Siren, una gatta nera capace di trasformarsi in una ragazza umana, Ellen. Siren è nata a Major Land ma, sentendosi tradita da Hammy e Aphrodite, si è fatta ammaliare da Mephisto. Tra i cattivi compare anche il "Trio dei Minori", composto da Bassdrum, Baritone e Falsetto, i quali odiano Siren/Ellen in quanto lei ha rubato i loro posti.
Si sa già che in questa serie le Pretty Cure saranno quattro, infatti oltre alle attuali Cure Melody (rosa) e Cure Rhythm (bianca) nel corso della serie appariranno anche Cure Beat (blu) e Cure Symphony (viola), anche se il loro ruolo non è ancora noto (non è detto che comporranno una squadra a quattro).
Un altro personaggio molto misterioso, per il momento apparso solo nell'Opening, è una Pretty Cure mascherata che apparirà con l'andare avanti della serie (e probabilmente sarà una tra Cure Beat e Cure Symphony).
La grafica è a mio parere molto bella, le trasformazioni sono "maestose" e coinvolgenti. Anche le musiche scelte come "OST" sono molto carine.
Le premesse per un'ottima serie, a mio parere, ci sono tutte. Consigliato soprattutto agli amanti del genere, il mio voto, per il momento, è un 9, che con l'andare avanti della serie potrebbe anche cambiare.
Si sa già che in questa serie le Pretty Cure saranno quattro, infatti oltre alle attuali Cure Melody (rosa) e Cure Rhythm (bianca) nel corso della serie appariranno anche Cure Beat (blu) e Cure Symphony (viola), anche se il loro ruolo non è ancora noto (non è detto che comporranno una squadra a quattro).
Un altro personaggio molto misterioso, per il momento apparso solo nell'Opening, è una Pretty Cure mascherata che apparirà con l'andare avanti della serie (e probabilmente sarà una tra Cure Beat e Cure Symphony).
La grafica è a mio parere molto bella, le trasformazioni sono "maestose" e coinvolgenti. Anche le musiche scelte come "OST" sono molto carine.
Le premesse per un'ottima serie, a mio parere, ci sono tutte. Consigliato soprattutto agli amanti del genere, il mio voto, per il momento, è un 9, che con l'andare avanti della serie potrebbe anche cambiare.