Vivy: Fluorite Eye's Song
Regia: 9,5
Non so se è stato a causa del numero canonico di episodi, troppo pochi per raccontare tutto, o per una scelta ad hoc del regista, ma il ritmo è veramente alto. Preciso, non confusionario, ma si corre. Forse lo spettatore potrà avere problemi ad assimilare tutto quello che vede e analizzarlo prima della scena successiva, però il non lasciare tempi morti fa sparire tutto il superfluo. E non parlo solo delle scene d'azione, splendide, spettacolari ed emozionanti, ma anche dei momenti di analisi della situazione o dell'approfondimento psicologico dei personaggi. Il tutto è girato in maniera eccelsa, ma sicuramente non è un anime che si può guardare per rilassarsi la sera dopo otto ore di lavoro davanti a un PC.
In ogni caso, è uno dei punti di forza della serie, difficile trovare altri lavori di questo calibro (sempre che piaccia il run & run). Aggiungerei che, vista la complessità narrativa della sceneggiatura, riuscire a star dietro agli avvenimenti senza perdersi nel filo logico ingarbugliato che ne deriva non era facile. Un punto in più solo per quello.
Sceneggiatura: 7,5
Mmm... Uno spoiler piccolo piccolo (ma credo che, leggendo l'intro, si capisca già) devo farlo: si parla di viaggi nel tempo. Ok, ho finito lo spoiler.
Quando ci si addentra in questo campo, tutto può risultare complicato, pure dare un voto. Di per sé la storia sta su, e già qui non è una cosa ovvia. Anzi, a dir la verità, da quello che avevo letto, in realtà molto poco, perché preferisco non saperne nulla prima della visione, mi aspettavo un qualcosa che immediatamente è diventato esattamente l'opposto. Pensavo a una specie di slice of life in veste futuristica e tecnologica con approfondimenti psicologici, e invece sono stato sbalzato in qualcosa che solo in parte rispecchia questi aspetti, ma non posso dire altro, per non rovinarvi i primi splendidi minuti.
La regia aiuta molto ad apprezzare la sceneggiatura, anche se i tempi rapidi con cui si sviluppa il tutto non rendono sempre facile metabolizzare e analizzare una sceneggiatura più complessa di quello che sembra. Ovviamente, si capisce tutto, non ci sono strafalcioni, se non negli ultimissimi episodi, dove bisogna prendere il tutto così com'è, cioè completamente fantascientifico e assolutamente non provato da nessun fisico ad oggi.
Gli eventi hanno una sequenza precisa, il lavoro è stato fatto bene, però ammetto che l'uso di tredici episodi sta veramente stretto a questa serie. Quanto odio quest'obbligo a rimanere dentro certi canoni... Con giusto un paio di episodi in più si poteva ottenere un lavoro decisamente migliore, quasi perfetto, cosa che invece per me non è avvenuta. L'idea di base è stata seguita fino in fondo senza errori, eppure alcune scene sono state troppo concentrate e alcuni punti chiave troppo poco approfonditi. Inoltre, la parte finale (ma non il finale stesso molto bello) è stata chiusa in modo troppo semplicistico, con azioni e situazioni un po' al limite. A parte questo, più che apprezzabile la storia in sé, prendendo in esame tutta la serie al completo.
Design: 9,5
Semplicemente 'wow' per molti aspetti, ma poi in certe scene, poche, ci sono cali che stonano immensamente con la perfezione vista nella maggior parte delle scene.
I movimenti dei personaggi sono perfetti, soprattutto quando c'è veramente molta azione. L'uso della CGI è ottima, fin troppo alcune volte, sforando il 10 e rendendo il resto del lavoro, seppur ottimo, di minore impatto. In particolare, i primi piani di Vivy sono qualcosa da farti innamorare. Da guardare come se ammirassi un capolavoro in movimento.
Ottimi i disegni, l'uso dei colori e praticamente tutto il resto. Rimane solo qualche macchiolina, come detto, che non fa arrivare al 10 questa serie.
Caratterizzazione dei personaggi: 8
È una serie incentrata su Vivy e basta. Poco da dire.
Come in altre, come "Violet Evergarden" per fare un esempio, tutto si sviluppa intorno ai problemi esistenziali di questo personaggio. La sua evoluzione psicologica segue pari passo la storia e te la fa amare oppure odiare, se non riesci ad empatizzare con lei. Purtroppo, è un punto chiave, se non ti piace lei, se la trovi pesante e insicura, se trovi che quello che fa e il modo in cui lo fa siano ridicoli nonostante quello che è, non riuscirai ad apprezzare fino in fondo l'anime.
In realtà, ci sono anche personaggi di contorno assolutamente fondamentali sia per lo svolgersi della storia sia per Vivy stessa. Il "peluche", capirete guardandolo, è tanto insensibile, quanto adorabile, mano a mano che avanzerà la storia. Si può dire che nel suo piccolo anche lui avrà uno sviluppo coerente, anche se molto più lento e di minor impatto sulle vicende. Per il resto, nessun altro da segnalare. Può piacere un anime come questo, dove i riflettori sono tutti su un'unica persona, oppure no, è estremamente soggettivo.
In ogni caso, io sono uno che è riuscito a capire abbastanza Vivy e ad apprezzarla, anzi forse a volerle anche bene, ma oggettivamente credo che uno sviluppo un pochino più equo dei personaggi dia più spessore al tutto, per questo non posso dare un voto troppo alto.
Sonoro: 9
È un anime in cui la musica dovrebbe farla da padrona, ma in realtà è solo un tema che vedrà veramente la luce solo più avanti. Le canzoni potrebbero piacere o no, ma conta poco, non è un anime che deve lanciare un nuovo gruppo musicale, sono lì per creare una storia e caratterizzarla.
In ogni caso sia l'opening che l'ending le ho apprezzate, soprattutto in tema con l'anime.
Ottimo anche quello che io chiamo "rumore di fondo", che dà l'idea che le scene si svolgano non in una bolla, ma in un'area in cui di suoni ce ne devono essere per forza. Effetti speciali più che ok, insomma un bel lavoro fatto anche su questo lato.
Per concludere: 8,7 (ma come al solito arrotondiamo)
"Vivy: Fluorite Eye's Song" non è un anime per tutti, ma non capisco come mai nonostante questo non se ne parli molto di più e non abbia avuto il successo che avrebbe meritato.
Bello da "ammirare", protagonista perfetta (se si empatizza con lei), una storia interessante con qualche calo solo nel finale e un ritmo tosto lo rendono veramente un ottimo lavoro sotto tutti i punti di vista. Tutti i paragoni che ho letto con altre creazioni simili sono ovvie, vista la tematica principale su cui si fonda l'idea, ma tutto si ferma lì. È un'opera a sé stante, con una sua visione e un suo prosieguo unico, a mio parere soggettivo assolutamente da vedere per svariati motivi.
Non so consigliarlo, come altre volte, a chi ama questo genere piuttosto che un altro, visto il miscuglio vario di generi che incorpora, sorry!
Non so se è stato a causa del numero canonico di episodi, troppo pochi per raccontare tutto, o per una scelta ad hoc del regista, ma il ritmo è veramente alto. Preciso, non confusionario, ma si corre. Forse lo spettatore potrà avere problemi ad assimilare tutto quello che vede e analizzarlo prima della scena successiva, però il non lasciare tempi morti fa sparire tutto il superfluo. E non parlo solo delle scene d'azione, splendide, spettacolari ed emozionanti, ma anche dei momenti di analisi della situazione o dell'approfondimento psicologico dei personaggi. Il tutto è girato in maniera eccelsa, ma sicuramente non è un anime che si può guardare per rilassarsi la sera dopo otto ore di lavoro davanti a un PC.
In ogni caso, è uno dei punti di forza della serie, difficile trovare altri lavori di questo calibro (sempre che piaccia il run & run). Aggiungerei che, vista la complessità narrativa della sceneggiatura, riuscire a star dietro agli avvenimenti senza perdersi nel filo logico ingarbugliato che ne deriva non era facile. Un punto in più solo per quello.
Sceneggiatura: 7,5
Mmm... Uno spoiler piccolo piccolo (ma credo che, leggendo l'intro, si capisca già) devo farlo: si parla di viaggi nel tempo. Ok, ho finito lo spoiler.
Quando ci si addentra in questo campo, tutto può risultare complicato, pure dare un voto. Di per sé la storia sta su, e già qui non è una cosa ovvia. Anzi, a dir la verità, da quello che avevo letto, in realtà molto poco, perché preferisco non saperne nulla prima della visione, mi aspettavo un qualcosa che immediatamente è diventato esattamente l'opposto. Pensavo a una specie di slice of life in veste futuristica e tecnologica con approfondimenti psicologici, e invece sono stato sbalzato in qualcosa che solo in parte rispecchia questi aspetti, ma non posso dire altro, per non rovinarvi i primi splendidi minuti.
La regia aiuta molto ad apprezzare la sceneggiatura, anche se i tempi rapidi con cui si sviluppa il tutto non rendono sempre facile metabolizzare e analizzare una sceneggiatura più complessa di quello che sembra. Ovviamente, si capisce tutto, non ci sono strafalcioni, se non negli ultimissimi episodi, dove bisogna prendere il tutto così com'è, cioè completamente fantascientifico e assolutamente non provato da nessun fisico ad oggi.
Gli eventi hanno una sequenza precisa, il lavoro è stato fatto bene, però ammetto che l'uso di tredici episodi sta veramente stretto a questa serie. Quanto odio quest'obbligo a rimanere dentro certi canoni... Con giusto un paio di episodi in più si poteva ottenere un lavoro decisamente migliore, quasi perfetto, cosa che invece per me non è avvenuta. L'idea di base è stata seguita fino in fondo senza errori, eppure alcune scene sono state troppo concentrate e alcuni punti chiave troppo poco approfonditi. Inoltre, la parte finale (ma non il finale stesso molto bello) è stata chiusa in modo troppo semplicistico, con azioni e situazioni un po' al limite. A parte questo, più che apprezzabile la storia in sé, prendendo in esame tutta la serie al completo.
Design: 9,5
Semplicemente 'wow' per molti aspetti, ma poi in certe scene, poche, ci sono cali che stonano immensamente con la perfezione vista nella maggior parte delle scene.
I movimenti dei personaggi sono perfetti, soprattutto quando c'è veramente molta azione. L'uso della CGI è ottima, fin troppo alcune volte, sforando il 10 e rendendo il resto del lavoro, seppur ottimo, di minore impatto. In particolare, i primi piani di Vivy sono qualcosa da farti innamorare. Da guardare come se ammirassi un capolavoro in movimento.
Ottimi i disegni, l'uso dei colori e praticamente tutto il resto. Rimane solo qualche macchiolina, come detto, che non fa arrivare al 10 questa serie.
Caratterizzazione dei personaggi: 8
È una serie incentrata su Vivy e basta. Poco da dire.
Come in altre, come "Violet Evergarden" per fare un esempio, tutto si sviluppa intorno ai problemi esistenziali di questo personaggio. La sua evoluzione psicologica segue pari passo la storia e te la fa amare oppure odiare, se non riesci ad empatizzare con lei. Purtroppo, è un punto chiave, se non ti piace lei, se la trovi pesante e insicura, se trovi che quello che fa e il modo in cui lo fa siano ridicoli nonostante quello che è, non riuscirai ad apprezzare fino in fondo l'anime.
In realtà, ci sono anche personaggi di contorno assolutamente fondamentali sia per lo svolgersi della storia sia per Vivy stessa. Il "peluche", capirete guardandolo, è tanto insensibile, quanto adorabile, mano a mano che avanzerà la storia. Si può dire che nel suo piccolo anche lui avrà uno sviluppo coerente, anche se molto più lento e di minor impatto sulle vicende. Per il resto, nessun altro da segnalare. Può piacere un anime come questo, dove i riflettori sono tutti su un'unica persona, oppure no, è estremamente soggettivo.
In ogni caso, io sono uno che è riuscito a capire abbastanza Vivy e ad apprezzarla, anzi forse a volerle anche bene, ma oggettivamente credo che uno sviluppo un pochino più equo dei personaggi dia più spessore al tutto, per questo non posso dare un voto troppo alto.
Sonoro: 9
È un anime in cui la musica dovrebbe farla da padrona, ma in realtà è solo un tema che vedrà veramente la luce solo più avanti. Le canzoni potrebbero piacere o no, ma conta poco, non è un anime che deve lanciare un nuovo gruppo musicale, sono lì per creare una storia e caratterizzarla.
In ogni caso sia l'opening che l'ending le ho apprezzate, soprattutto in tema con l'anime.
Ottimo anche quello che io chiamo "rumore di fondo", che dà l'idea che le scene si svolgano non in una bolla, ma in un'area in cui di suoni ce ne devono essere per forza. Effetti speciali più che ok, insomma un bel lavoro fatto anche su questo lato.
Per concludere: 8,7 (ma come al solito arrotondiamo)
"Vivy: Fluorite Eye's Song" non è un anime per tutti, ma non capisco come mai nonostante questo non se ne parli molto di più e non abbia avuto il successo che avrebbe meritato.
Bello da "ammirare", protagonista perfetta (se si empatizza con lei), una storia interessante con qualche calo solo nel finale e un ritmo tosto lo rendono veramente un ottimo lavoro sotto tutti i punti di vista. Tutti i paragoni che ho letto con altre creazioni simili sono ovvie, vista la tematica principale su cui si fonda l'idea, ma tutto si ferma lì. È un'opera a sé stante, con una sua visione e un suo prosieguo unico, a mio parere soggettivo assolutamente da vedere per svariati motivi.
Non so consigliarlo, come altre volte, a chi ama questo genere piuttosto che un altro, visto il miscuglio vario di generi che incorpora, sorry!
Al termine della visione mi è rimasta l'impressione che, al di là dell'individuazione del facile "citazionismo" ai mostri sacri della cinematografia e ai capolavori letterari sul rapporto tra umanità e IA (Intelligenze Artificiali), l'intenzione fosse quella di creare qualcosa di "nuovo", utilizzando, anche in modo furbo oltre che creativo, le nobili arti della musica e della rappresentazione grafica.
Parto da quest'ultima, sulla quale credo che si sia formato un consenso quasi unanime: l'opera è graficamente bella e a tratti stupefacente. Le scene di azione sono superlative e in generale le animazioni e il world building sono notevoli per l'accuratezza, e anche per la completezza e il realismo (anche le scene più cruente...)
Sulla musica, l'opening è piuttosto curata, al pari dell'intera colonna sonora, che viene cantata dalla protagonista Diva/Vivy.
E la musica viene inoltre utilizzata come messaggio universale di fondo: una sorta di esperanto che sia in grado di accomunare e unire in questo caso umani e IA al fine di superare la "barriera" della dipendenza dei robot dagli essere umani e renderli "uguali" per capacità, coscienza, sensibilità e autodeterminazione.
In fondo era un po' anche il messaggio di un anime completamente diverso ("Carole & Tuesday"), in cui la musica veniva utilizzata per accomunare gli umani terrestri e quelli marziani in perenne lotta per la supremazia reciproca e per rompere la dipendenza di quelli di Marte da quelli della Terra.
In Vivy si parte da un androide speciale che deve cantare per allietare il pubblico umano, e al termine riesce (non si sa come) a comporre in autonomia una melodia che verrà poi adottata dalle IA come "manifesto" per la ribellione contro gli umani... Il tutto inframmezzato dai vani tentativi di Vivy/Diva e da Matsumoto, venuto non si sa come dal futuro, di modificare il passato per prevenire lo scontro tra IA e umanità e la possibile estinzione di quest'ultima.
E così l'opera, sebbene utilizzi uno stratagemma tutto sommato "originale", non spiega bene la capacità di autodeterminazione delle IA, la coscienza di Diva/Vivy, le motivazioni delle IA ("The Archive") di portare all'estinzione la razza umana (solo per affrancarsi dalla solita umanità sfruttatrice? O per dominarla?).
Manca in apparenza la sostanza, facendo assomigliare quest'opera ad un'altra vista tempo fa ("Beatless") per il percorso che le IA seguono per dimostrare la loro autonomia e superiorità, ponendo l'accento solo sul "conflitto" esplicito e non sul rapporto più intimistico tra creatore e creato nel loro rapporto di (inter)dipendenza e servizio, tipico di opere del passato più complesse e controverse ("2001: Odissea nello spazio" e "Blade Runner", tanto per citare un paio di mostri sacri).
Tutto l'arrovellamento interiore delle coscienze delle IA qui non c'è, se non quello di Vivy/Diva e dell'Archive... eppure qualche bell'episodio anche da questo punto di vista è stato inserito: mi riferisco all'incidente dell'hotel in orbita, al "matrimonio" tra un umano e un androide, e soprattutto all'episodio in cui Diva/Vivy si trova nel museo e interagisce con Matsumoto umano e lo vede crescere da bambino ad adulto. Tutte occasioni poco sfruttate in favore di un mix più sbilanciato sull'azione e sul finale piuttosto prevedibile, in cui Vivy/Diva diventa l'IA che redime la "tecnologia ribelle" come nel sequel di "Terminator", compreso l'epilogo piuttosto commovente e molto "umano" per un androide.
A questo punto bastava far cantare a Vivy la canzone di un noto cantautore italiano: "Se bastasse una canzone"... e vivevano tutti felici e contenti.
Parto da quest'ultima, sulla quale credo che si sia formato un consenso quasi unanime: l'opera è graficamente bella e a tratti stupefacente. Le scene di azione sono superlative e in generale le animazioni e il world building sono notevoli per l'accuratezza, e anche per la completezza e il realismo (anche le scene più cruente...)
Sulla musica, l'opening è piuttosto curata, al pari dell'intera colonna sonora, che viene cantata dalla protagonista Diva/Vivy.
E la musica viene inoltre utilizzata come messaggio universale di fondo: una sorta di esperanto che sia in grado di accomunare e unire in questo caso umani e IA al fine di superare la "barriera" della dipendenza dei robot dagli essere umani e renderli "uguali" per capacità, coscienza, sensibilità e autodeterminazione.
In fondo era un po' anche il messaggio di un anime completamente diverso ("Carole & Tuesday"), in cui la musica veniva utilizzata per accomunare gli umani terrestri e quelli marziani in perenne lotta per la supremazia reciproca e per rompere la dipendenza di quelli di Marte da quelli della Terra.
In Vivy si parte da un androide speciale che deve cantare per allietare il pubblico umano, e al termine riesce (non si sa come) a comporre in autonomia una melodia che verrà poi adottata dalle IA come "manifesto" per la ribellione contro gli umani... Il tutto inframmezzato dai vani tentativi di Vivy/Diva e da Matsumoto, venuto non si sa come dal futuro, di modificare il passato per prevenire lo scontro tra IA e umanità e la possibile estinzione di quest'ultima.
E così l'opera, sebbene utilizzi uno stratagemma tutto sommato "originale", non spiega bene la capacità di autodeterminazione delle IA, la coscienza di Diva/Vivy, le motivazioni delle IA ("The Archive") di portare all'estinzione la razza umana (solo per affrancarsi dalla solita umanità sfruttatrice? O per dominarla?).
Manca in apparenza la sostanza, facendo assomigliare quest'opera ad un'altra vista tempo fa ("Beatless") per il percorso che le IA seguono per dimostrare la loro autonomia e superiorità, ponendo l'accento solo sul "conflitto" esplicito e non sul rapporto più intimistico tra creatore e creato nel loro rapporto di (inter)dipendenza e servizio, tipico di opere del passato più complesse e controverse ("2001: Odissea nello spazio" e "Blade Runner", tanto per citare un paio di mostri sacri).
Tutto l'arrovellamento interiore delle coscienze delle IA qui non c'è, se non quello di Vivy/Diva e dell'Archive... eppure qualche bell'episodio anche da questo punto di vista è stato inserito: mi riferisco all'incidente dell'hotel in orbita, al "matrimonio" tra un umano e un androide, e soprattutto all'episodio in cui Diva/Vivy si trova nel museo e interagisce con Matsumoto umano e lo vede crescere da bambino ad adulto. Tutte occasioni poco sfruttate in favore di un mix più sbilanciato sull'azione e sul finale piuttosto prevedibile, in cui Vivy/Diva diventa l'IA che redime la "tecnologia ribelle" come nel sequel di "Terminator", compreso l'epilogo piuttosto commovente e molto "umano" per un androide.
A questo punto bastava far cantare a Vivy la canzone di un noto cantautore italiano: "Se bastasse una canzone"... e vivevano tutti felici e contenti.
"Vivy: Fluorite Eye's Song" è un anime originale realizzato da Wit Studio.
L'anime action/fantascientifico tratta di intelligenza artificiale attraverso la nostra protagonista, un IA sperimentale dotata di un corpo umanoide che come tutte le IA della serie ha una sua specifica missione, nonché sua ragione di vita: la missione dell'androide Diva è quella di rendere felici le persone cantando. La sua programmatrice le ha anche dato come esperimento una specifica riguardo alla missione, quella di "metterci il cuore", cosa che per un IA risulta essere un nonsense, e che la costringerà durante il suo percorso a un lavoro di astrazione che non dovrebbe far parte della sua natura. Apparentemente questa domanda ricorda il "Che cos'è l'amore?" di "Violet Evegarden", ma fortunatamente la cosa è trattata un attimino meglio, e risulta essere un rebus più plausibile e impegnativo per un intelligenza artificiale, rispetto a quello che era per una persona nell'anime di Kyoto Animation.
Oltre a questa sua missione, Diva, soprannominata Vivy da una sua giovane e accanita supporter, ne avrà straordinariamente un'altra: un sofisticato programma proveniente dal futuro le chiederà di collaborare con lui per cambiare alcuni avvenimenti della storia; la missione di questo programma è quella di impedire una rivolta delle IA fra cento anni nel futuro. Ricordando molto "L'uomo bicentenario", l'anime seguirà la storia e l'evoluzione sia delle IA in generale sia della cantante androide Diva attraverso un secolo intero; l'anime "Vivy: Fluorite Eye's Song" è semplicemente animato da favola da parte dello studio Wit, che potrà sbizzarrirsi nelle molte scene d'azione che lo show prevede. Scene d'azione che, per quanto siano un piacere per gli occhi, abbassano paradossalmente la qualità dell'anime, nel loro essere strabordanti ad ogni episodio. Molto più interessante poteva infatti essere un maggiore focus sulla scoperta da parte di Diva dell'umanità e delle sue peculiarità, non casualmente infatti l'episodio migliore della serie è l'unico privo di azione, in cui Diva durante un periodo pluridecennale concepisce qualcosa che si pensava non potere essere ad appannaggio delle IA. Gli episodi d'azione risultano invece caotici e palesemente velocizzati, non facendo mai respirare la scena, difetto che, a dirla tutta, è più imputabile alla regia che alla sceneggiatura. Il quasi perenne ritmo serrato ci impedisce il più delle volte inoltre di conoscere ed empatizzare abbastanza con i vari umani e IA conosciuti lungo un secolo, a cui Diva sottoporrà senza molto successo il suo astratto rebus.
La scelta estetica non è esente da un certo fanservice, visto che quasi tutte le IA degne di un approfondimento per lo show sono delle super gnocche robotiche; ottimo invece il chara design riguardo alle parti artificiali di queste androidi al femminile, come il collo o gli occhi o i segni di rotture e danneggiamento che accadono all'interno dello show.
Nel complesso, la sceneggiatura è abbastanza buona, le vicende e le domande di Diva hanno una chiusura completa e soddisfacente. Gli episodi non risultano mai ripetitivi, pur mancando appunto un adeguato focus su molti personaggi. Nel complesso, "Vivy: Fluorite Eye's Song", pur trattando il tema dell'intelligenza artificiale ben al di sotto dei livelli a cui ci hanno abituato Isaac Asimov o i film di genere e serie britanniche come "Westworld" o "Ex Machina", risulta essere un anime da 8 grazie alle stupende animazioni, ma avrebbe potuto essere anche un 8,5, se si fosse preso la briga di raccontare la sua storia con più calma e qualche episodio in più, e la regia non si fosse focalizzata solo sulla parte action.
L'anime action/fantascientifico tratta di intelligenza artificiale attraverso la nostra protagonista, un IA sperimentale dotata di un corpo umanoide che come tutte le IA della serie ha una sua specifica missione, nonché sua ragione di vita: la missione dell'androide Diva è quella di rendere felici le persone cantando. La sua programmatrice le ha anche dato come esperimento una specifica riguardo alla missione, quella di "metterci il cuore", cosa che per un IA risulta essere un nonsense, e che la costringerà durante il suo percorso a un lavoro di astrazione che non dovrebbe far parte della sua natura. Apparentemente questa domanda ricorda il "Che cos'è l'amore?" di "Violet Evegarden", ma fortunatamente la cosa è trattata un attimino meglio, e risulta essere un rebus più plausibile e impegnativo per un intelligenza artificiale, rispetto a quello che era per una persona nell'anime di Kyoto Animation.
Oltre a questa sua missione, Diva, soprannominata Vivy da una sua giovane e accanita supporter, ne avrà straordinariamente un'altra: un sofisticato programma proveniente dal futuro le chiederà di collaborare con lui per cambiare alcuni avvenimenti della storia; la missione di questo programma è quella di impedire una rivolta delle IA fra cento anni nel futuro. Ricordando molto "L'uomo bicentenario", l'anime seguirà la storia e l'evoluzione sia delle IA in generale sia della cantante androide Diva attraverso un secolo intero; l'anime "Vivy: Fluorite Eye's Song" è semplicemente animato da favola da parte dello studio Wit, che potrà sbizzarrirsi nelle molte scene d'azione che lo show prevede. Scene d'azione che, per quanto siano un piacere per gli occhi, abbassano paradossalmente la qualità dell'anime, nel loro essere strabordanti ad ogni episodio. Molto più interessante poteva infatti essere un maggiore focus sulla scoperta da parte di Diva dell'umanità e delle sue peculiarità, non casualmente infatti l'episodio migliore della serie è l'unico privo di azione, in cui Diva durante un periodo pluridecennale concepisce qualcosa che si pensava non potere essere ad appannaggio delle IA. Gli episodi d'azione risultano invece caotici e palesemente velocizzati, non facendo mai respirare la scena, difetto che, a dirla tutta, è più imputabile alla regia che alla sceneggiatura. Il quasi perenne ritmo serrato ci impedisce il più delle volte inoltre di conoscere ed empatizzare abbastanza con i vari umani e IA conosciuti lungo un secolo, a cui Diva sottoporrà senza molto successo il suo astratto rebus.
La scelta estetica non è esente da un certo fanservice, visto che quasi tutte le IA degne di un approfondimento per lo show sono delle super gnocche robotiche; ottimo invece il chara design riguardo alle parti artificiali di queste androidi al femminile, come il collo o gli occhi o i segni di rotture e danneggiamento che accadono all'interno dello show.
Nel complesso, la sceneggiatura è abbastanza buona, le vicende e le domande di Diva hanno una chiusura completa e soddisfacente. Gli episodi non risultano mai ripetitivi, pur mancando appunto un adeguato focus su molti personaggi. Nel complesso, "Vivy: Fluorite Eye's Song", pur trattando il tema dell'intelligenza artificiale ben al di sotto dei livelli a cui ci hanno abituato Isaac Asimov o i film di genere e serie britanniche come "Westworld" o "Ex Machina", risulta essere un anime da 8 grazie alle stupende animazioni, ma avrebbe potuto essere anche un 8,5, se si fosse preso la briga di raccontare la sua storia con più calma e qualche episodio in più, e la regia non si fosse focalizzata solo sulla parte action.
«Vivy -Fluorite Eye's Song-» è un anime le cui animazioni sono curate dallo studio Wit Studio, che ben intrattiene lo spettatore offrendo spunti interessanti.
In un mondo dove le intelligenze artificiali non si distinguono dagli esseri umani, una di loro, Vivy, a cui è stata affidata la missione di cantare con il cuore, un giorno incontra una IA proveniente dal futuro. Fra cento anni esatti ci sarà una rivoluzione di tutte le intelligenze robotiche, uccideranno gli esseri umani volendo sostituirsi a loro. Cosa ha fatto scaturire tale ribellione? Il viaggiatore spaziale, che occuperà per un lasso di tempo un orsacchiotto di peluche, ha alcune date che identificano eventi ritenuti importanti che potrebbero essere la causa indiretta o meno della successiva ribellione. La IA chiede l’aiuto di Vivy per tentare di salvare l’umanità, correggendo nei limiti del possibile gli eventi e il loro risalto mediatico. Il motivo per cui è stata scelta proprio questa cantante e l’evento che ha causato la ribellione saranno chiariti durante le visione della serie
IA, le intelligenze artificiali, robot a cui da un momento all’altro puoi cambiare dati, programmi, personalità. Nella scienza c’è chi realmente considera le IA come delle minacce ed esiste anche una loro etica, ma qui siamo ben oltre la scienza.
Considerare la protagonista una IA è davvero una bella sfida per qualunque storia, per qualunque autore, una scelta coraggiosa che si apprezza. Le intelligenze artificiali non cambiano con il passare del tempo, possono essere attive per centinaia di anni, non sono vive, non sono forme di vita alternative alla nostra, ma sono prodotti del genere umano che insegue il sogno di creare la vita.
C’è un equilibrio da considerare: non puoi creare facilmente empatia fra spettatore e un robot, altrimenti avresti sbagliato, ma dall’altro canto, se non crei un minimo di empatia, lo spettatore che magari non ama il genere non riesce ad affezionarsi alla serie, passando oltre. Vivy, non seguendo soltanto il suo semplice programma a cui sarà sempre fedele, vive, impara, cresce, ma la serie non ci fa mai dimenticare la sua natura, può correre e rompersi un lato del viso, ma continuerà a correre, e non importa quanto umana sembra essere diventata, basterà un virus, un reset, per farla diventare un’altra entità, eppure qualche ricordo rimane nella sua coscienza o è un qualche file che non è stato cancellato del tutto? La serie gioca bene su questo filo del rasoio.
Se alla fine avete pianto per lei o più semplicemente avete provato qualcosa, Vivy ha vissuto nel vostro cuore compiendo la sua missione. Questa è, a pensarci, la vera trama, ed è questo il bello della serie. Vivy ha cantato con il cuore solo con lo spettatore.
Il resto è un contorno alla storia principale. Una strada che ti porta a capire di cosa l’anime parla.
Ad ogni IA viene affidata una missione particolare e ognuna di loro (nella serie vedremo solo IA di aspetto femminile) farà di tutto per seguire quella missione affidatagli. Estella, Grace e Ophelia sono personaggi importanti, sfaccettature del mondo delle IA, seguono idee classiche come il potersi innamorare o il voler suicidarsi, ma le eseguono non tradendo la loro natura. Esploriamo altre possibilità, che di riflesso arricchiscono il bagaglio di vita di Vivy. Sono parentesi che potrebbero risultare banali, ma, concentrandoci sull’agire delle IA, in quelle occasioni noteremo che qualcosa, forse, ci sta sfuggendo, il messaggio della serie.
Giocando con il tempo. Cambiare il passato senza cambiarlo troppo, molte cose non le potranno cambiare nei cento anni della storia e molte persone moriranno, visto che la vita degli esseri umani ha una durata effimera. Nessuno sa cosa realmente abbia portato a quella rivoluzione (andando contro il primo principio della robotica, ovvero che “un robot non può recar danno a un essere umano”), eventi grandi nascono da eventi piccolissimi, potrebbe sì essere uno di quelli sospetti, potrebbe anche non essere nessuno di questi e potrebbe essere invece tutti, è un tentativo, in fondo.
Le animazioni dello Wit Studio (“L'attacco dei giganti”, “Vinland Saga”, etc.) sono di altissima qualità: nelle scene di azione, nei vari combattimenti saremo deliziati, i nostri occhi ringrazieranno e non ci stancheremo mai. Il comparto musicale è molto vasto, considerando che la protagonista è una cantante a cui piace cantare; forse, fra le tante, la canzone finale è quella di maggiore impatto sullo spettatore. Lato doppiaggio, generalmente molto valido, merita una menzione il gran lavoro svolto da Jun Fukuyama (King di “The Seven Deadly Sins”, Arashi Aota di “7SEEDS” e Shinra Kishitani dei vari “Durarara!!”) sull'intelligenza artificiale proveniente dal futuro.
Fra i personaggi umani spiccano il dottore Matsumoto e Yūgo Kakitani, due persone molto caparbie che, desiderando due cose diametralmente opposte, agiscono seguendo lo stesso fine. Tale particolare viene reso molto bene nelle parti a loro dedicate. Quello che mi dispiace è che il tenero orsacchiotto blu non ci farà compagnia per tutta la serie, meglio prevenire eventi traumatici. (Sto scherzando, ma è vero che poteva risultare una versione molto simpatica della IA).
È una serie consigliata, più che a chi ama il genere, a chi sappia farsi trasportare dalle emozioni, dalle sensazioni, che la serie suscita, interrogandosi sulla reale volontà di chi non sembra averla.
In un mondo dove le intelligenze artificiali non si distinguono dagli esseri umani, una di loro, Vivy, a cui è stata affidata la missione di cantare con il cuore, un giorno incontra una IA proveniente dal futuro. Fra cento anni esatti ci sarà una rivoluzione di tutte le intelligenze robotiche, uccideranno gli esseri umani volendo sostituirsi a loro. Cosa ha fatto scaturire tale ribellione? Il viaggiatore spaziale, che occuperà per un lasso di tempo un orsacchiotto di peluche, ha alcune date che identificano eventi ritenuti importanti che potrebbero essere la causa indiretta o meno della successiva ribellione. La IA chiede l’aiuto di Vivy per tentare di salvare l’umanità, correggendo nei limiti del possibile gli eventi e il loro risalto mediatico. Il motivo per cui è stata scelta proprio questa cantante e l’evento che ha causato la ribellione saranno chiariti durante le visione della serie
IA, le intelligenze artificiali, robot a cui da un momento all’altro puoi cambiare dati, programmi, personalità. Nella scienza c’è chi realmente considera le IA come delle minacce ed esiste anche una loro etica, ma qui siamo ben oltre la scienza.
Considerare la protagonista una IA è davvero una bella sfida per qualunque storia, per qualunque autore, una scelta coraggiosa che si apprezza. Le intelligenze artificiali non cambiano con il passare del tempo, possono essere attive per centinaia di anni, non sono vive, non sono forme di vita alternative alla nostra, ma sono prodotti del genere umano che insegue il sogno di creare la vita.
C’è un equilibrio da considerare: non puoi creare facilmente empatia fra spettatore e un robot, altrimenti avresti sbagliato, ma dall’altro canto, se non crei un minimo di empatia, lo spettatore che magari non ama il genere non riesce ad affezionarsi alla serie, passando oltre. Vivy, non seguendo soltanto il suo semplice programma a cui sarà sempre fedele, vive, impara, cresce, ma la serie non ci fa mai dimenticare la sua natura, può correre e rompersi un lato del viso, ma continuerà a correre, e non importa quanto umana sembra essere diventata, basterà un virus, un reset, per farla diventare un’altra entità, eppure qualche ricordo rimane nella sua coscienza o è un qualche file che non è stato cancellato del tutto? La serie gioca bene su questo filo del rasoio.
Se alla fine avete pianto per lei o più semplicemente avete provato qualcosa, Vivy ha vissuto nel vostro cuore compiendo la sua missione. Questa è, a pensarci, la vera trama, ed è questo il bello della serie. Vivy ha cantato con il cuore solo con lo spettatore.
Il resto è un contorno alla storia principale. Una strada che ti porta a capire di cosa l’anime parla.
Ad ogni IA viene affidata una missione particolare e ognuna di loro (nella serie vedremo solo IA di aspetto femminile) farà di tutto per seguire quella missione affidatagli. Estella, Grace e Ophelia sono personaggi importanti, sfaccettature del mondo delle IA, seguono idee classiche come il potersi innamorare o il voler suicidarsi, ma le eseguono non tradendo la loro natura. Esploriamo altre possibilità, che di riflesso arricchiscono il bagaglio di vita di Vivy. Sono parentesi che potrebbero risultare banali, ma, concentrandoci sull’agire delle IA, in quelle occasioni noteremo che qualcosa, forse, ci sta sfuggendo, il messaggio della serie.
Giocando con il tempo. Cambiare il passato senza cambiarlo troppo, molte cose non le potranno cambiare nei cento anni della storia e molte persone moriranno, visto che la vita degli esseri umani ha una durata effimera. Nessuno sa cosa realmente abbia portato a quella rivoluzione (andando contro il primo principio della robotica, ovvero che “un robot non può recar danno a un essere umano”), eventi grandi nascono da eventi piccolissimi, potrebbe sì essere uno di quelli sospetti, potrebbe anche non essere nessuno di questi e potrebbe essere invece tutti, è un tentativo, in fondo.
Le animazioni dello Wit Studio (“L'attacco dei giganti”, “Vinland Saga”, etc.) sono di altissima qualità: nelle scene di azione, nei vari combattimenti saremo deliziati, i nostri occhi ringrazieranno e non ci stancheremo mai. Il comparto musicale è molto vasto, considerando che la protagonista è una cantante a cui piace cantare; forse, fra le tante, la canzone finale è quella di maggiore impatto sullo spettatore. Lato doppiaggio, generalmente molto valido, merita una menzione il gran lavoro svolto da Jun Fukuyama (King di “The Seven Deadly Sins”, Arashi Aota di “7SEEDS” e Shinra Kishitani dei vari “Durarara!!”) sull'intelligenza artificiale proveniente dal futuro.
Fra i personaggi umani spiccano il dottore Matsumoto e Yūgo Kakitani, due persone molto caparbie che, desiderando due cose diametralmente opposte, agiscono seguendo lo stesso fine. Tale particolare viene reso molto bene nelle parti a loro dedicate. Quello che mi dispiace è che il tenero orsacchiotto blu non ci farà compagnia per tutta la serie, meglio prevenire eventi traumatici. (Sto scherzando, ma è vero che poteva risultare una versione molto simpatica della IA).
È una serie consigliata, più che a chi ama il genere, a chi sappia farsi trasportare dalle emozioni, dalle sensazioni, che la serie suscita, interrogandosi sulla reale volontà di chi non sembra averla.
"Vivy: Fluorite Eye's Song" è una di quelle serie molto ben fatte che però per poco non riescono a diventare un'opera eccellente.
La componente che risalta per prima è quella delle animazioni: non la considero perfetta, perché in qualche caso la CG è un po' troppo evidente, ma per il resto siamo di fronte a un lavoro sopraffino per accuratezza dei design (di personaggi, mezzi e ambientazioni) e fluidità dei movimenti. Questo si nota soprattutto nelle scene d'azione, che non sono moltissime e neppure troppo lunghe, eppure sanno essere avvincenti, veloci, ben coreografate, frenetiche e allo stesso tempo mai confusionarie, e sono pure ben accompagnate dagli effetti sonori e dalle musiche.
Lodevole è anche la narrazione: la serie ha un ritmo veloce e ben calibrato, ogni puntata scorre senza frettolosità o lungaggini, sa intrattenere anche con i momenti introspettivi, ci sono dei discreti colpi di scena e ho apprezzato che non si cerchi furbescamente di attirare l'attenzione col fanservice, che è assente al 99% (tranne qualche look o inquadratura che mette in risalto la bellezza di Vivy e delle sue 'sorelle'). Anche il reparto musicale è ben orchestrato, con diverse canzoni orecchiabili, come bisogna in effetti aspettarsi da un titolo che dà grande importanza al cantare.
Dopo tutta questa grande qualità, passiamo agli elementi che per me fanno abbassare un po' l'asticella: l'analisi interiore dei personaggi non mi è sembrata molto originale, anche se riesce comunque a farci provare empatia per i personaggi; a farla da padrone sono ovviamente la protagonista Vivy e la sua buffa e assai determinata spalla, Matsumoto, mentre per gli altri personaggi ci si imita ad alcune pennellate, comunque sufficienti a farci capire le loro motivazioni. Ma il difetto più particolare di questa serie è il suo essere troppo semplice sul modo di esporre le proprie tematiche: quest’ultime sono affascinanti, ruotano intorno a domande semplici e insieme profonde (cosa significa essere umani? Una IA può diventare davvero umana?), però, se è ovvio che da un anime di tredici episodi non bisogna certo aspettarsi una risposta da film di Stanley Kubrick, tuttavia trovo che la serie scelga la strada più semplice e anche prevedibile per darci la propria risposta. Comunque, intendiamoci, non è nulla di inguardabile, solo che siamo dalle parti di un dignitoso senza infamia e senza lode, mentre da un titolo di tale livello mi aspettavo qualcosa di un po' più complesso e che andasse più a fondo. Lo stesso discorso vale per il finale (vediamo se riesco ad essere abbastanza vago per evitare gli spoiler): da un lato commuove davvero, ma dall'altro lato ha una struttura piuttosto semplice e convenzionale, e per certi aspetti non mi è neppure sembrato molto chiaro.
In definitiva, "Vivy: Fluorite Eye's Song" è una bella serie, ve la consiglio, e il mio voto oscilla tra il 7 e mezzo e l'8. Ma sarebbe stato 8+ (e magari ancora più alto), se nei contenuti e nel finale ci fosse stato un lavoro più elaborato.
La componente che risalta per prima è quella delle animazioni: non la considero perfetta, perché in qualche caso la CG è un po' troppo evidente, ma per il resto siamo di fronte a un lavoro sopraffino per accuratezza dei design (di personaggi, mezzi e ambientazioni) e fluidità dei movimenti. Questo si nota soprattutto nelle scene d'azione, che non sono moltissime e neppure troppo lunghe, eppure sanno essere avvincenti, veloci, ben coreografate, frenetiche e allo stesso tempo mai confusionarie, e sono pure ben accompagnate dagli effetti sonori e dalle musiche.
Lodevole è anche la narrazione: la serie ha un ritmo veloce e ben calibrato, ogni puntata scorre senza frettolosità o lungaggini, sa intrattenere anche con i momenti introspettivi, ci sono dei discreti colpi di scena e ho apprezzato che non si cerchi furbescamente di attirare l'attenzione col fanservice, che è assente al 99% (tranne qualche look o inquadratura che mette in risalto la bellezza di Vivy e delle sue 'sorelle'). Anche il reparto musicale è ben orchestrato, con diverse canzoni orecchiabili, come bisogna in effetti aspettarsi da un titolo che dà grande importanza al cantare.
Dopo tutta questa grande qualità, passiamo agli elementi che per me fanno abbassare un po' l'asticella: l'analisi interiore dei personaggi non mi è sembrata molto originale, anche se riesce comunque a farci provare empatia per i personaggi; a farla da padrone sono ovviamente la protagonista Vivy e la sua buffa e assai determinata spalla, Matsumoto, mentre per gli altri personaggi ci si imita ad alcune pennellate, comunque sufficienti a farci capire le loro motivazioni. Ma il difetto più particolare di questa serie è il suo essere troppo semplice sul modo di esporre le proprie tematiche: quest’ultime sono affascinanti, ruotano intorno a domande semplici e insieme profonde (cosa significa essere umani? Una IA può diventare davvero umana?), però, se è ovvio che da un anime di tredici episodi non bisogna certo aspettarsi una risposta da film di Stanley Kubrick, tuttavia trovo che la serie scelga la strada più semplice e anche prevedibile per darci la propria risposta. Comunque, intendiamoci, non è nulla di inguardabile, solo che siamo dalle parti di un dignitoso senza infamia e senza lode, mentre da un titolo di tale livello mi aspettavo qualcosa di un po' più complesso e che andasse più a fondo. Lo stesso discorso vale per il finale (vediamo se riesco ad essere abbastanza vago per evitare gli spoiler): da un lato commuove davvero, ma dall'altro lato ha una struttura piuttosto semplice e convenzionale, e per certi aspetti non mi è neppure sembrato molto chiaro.
In definitiva, "Vivy: Fluorite Eye's Song" è una bella serie, ve la consiglio, e il mio voto oscilla tra il 7 e mezzo e l'8. Ma sarebbe stato 8+ (e magari ancora più alto), se nei contenuti e nel finale ci fosse stato un lavoro più elaborato.
"Vivy Fluorite Eye's Song" presenta una storia dove umani e intelligenze artificiali convivono pacificamente. Ogni intelligenza artificiale ha una missione vitale impostata. Diva, intelligenza artificiale protagonista detta anche Vivy, ha la missione di cantare, per rendere tutti felici.
È un anime veramente mozzafiato, da cui, leggendo la singola trama, non si può capire davvero cosa ci aspetti. È una storia veramente ben strutturata, presenta queste unità, "intelligenze artificiali chiamate IA", convivere con umani, svolgendo lavori di tutti i tipi. Vivy, la ragazza IA protagonista, con lo scopo di cantare per rendere tutti felici, non sa che le spetta tutt'altra missione da svolgere nella sua vita centenaria. È un anime molto curioso e intrigante, dove non mi aspettavo di trovare una storia veramente ben narrata e scorrevole. Apprezzabile, nonostante ci siano molti salti nei lassi temporali, come tutto viene ben spiegato. A tratti è un po' toccante, quando illustra come un'intelligenza artificiale cerca di comprendere i sentimenti umani, per adempiere alla propria missione in maniera più fluida.
Passando alla parte tecnica, le animazioni sono il pezzo forte della serie, ben dettagliate, e soprattutto i combattimenti sono estremamente curati, con una scelta musicale probabilmente discutibile ma comunque accettabile.
È un anime veramente mozzafiato, da cui, leggendo la singola trama, non si può capire davvero cosa ci aspetti. È una storia veramente ben strutturata, presenta queste unità, "intelligenze artificiali chiamate IA", convivere con umani, svolgendo lavori di tutti i tipi. Vivy, la ragazza IA protagonista, con lo scopo di cantare per rendere tutti felici, non sa che le spetta tutt'altra missione da svolgere nella sua vita centenaria. È un anime molto curioso e intrigante, dove non mi aspettavo di trovare una storia veramente ben narrata e scorrevole. Apprezzabile, nonostante ci siano molti salti nei lassi temporali, come tutto viene ben spiegato. A tratti è un po' toccante, quando illustra come un'intelligenza artificiale cerca di comprendere i sentimenti umani, per adempiere alla propria missione in maniera più fluida.
Passando alla parte tecnica, le animazioni sono il pezzo forte della serie, ben dettagliate, e soprattutto i combattimenti sono estremamente curati, con una scelta musicale probabilmente discutibile ma comunque accettabile.
È un anime veramente ben fatto, con un impatto visivo davvero spiazzante grazie a disegni molto belli; le animazioni sono fluide e coinvolgenti, e le colonne sonore sono davvero travolgenti, rendendo le scene davvero emozionanti.
La storia è davvero interessante, e personalmente mi ha catturato sin dal primo episodio con delle tematiche abbastanza attuali per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico delle A.I.
I personaggi sono ben scritti, permettendo di immedesimarsi facilmente, così da suscitare emozioni negli spettatori.
Lo consiglio vivamente anche a coloro a cui non piace il genere fantascientifico.
La storia è davvero interessante, e personalmente mi ha catturato sin dal primo episodio con delle tematiche abbastanza attuali per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico delle A.I.
I personaggi sono ben scritti, permettendo di immedesimarsi facilmente, così da suscitare emozioni negli spettatori.
Lo consiglio vivamente anche a coloro a cui non piace il genere fantascientifico.