Cutie Honey
Nagai l'innovatore, fondatore del genere robotico con "Mazinger Z" nel 1972, fondatore del genere horror apocalittico con "Devilman" nello stesso anno, è anche il primo a portare l'ecchi in animazione, con "Cutey Honey" nel 1973. Ovviamente l'erotismo è sempre esistito e ha degli antenati illustri nelle stampe del Giappone medioevale; l'innovazione di Nagai sta nell'essere stato il primo a proporlo a un pubblico minorenne, scrivendo su riviste per ragazzi come Shounen Jump; è per questo che "Harenchi Gakuen" (trasposto in live action nel 1970) e successivamente "Cutey Honey" (la cui serie anime veniva trasmessa in orari per famiglie) destarono tanto scalpore. Alla fine, a causa delle proteste dell'opinione pubblica e dei comitati dei genitori, "Cutey Honey" dovette essere sospeso prematuramente alla venticinquesima puntata, ed è per questo che il finale è aperto: nell'ultima puntata Panther Zora, il capo dell'organizzazione malvagia Panther Claw rimane a piede libero e sfida Honey.
È chiaro che Nagai e la Toei si aspettavano di riprendere la serie e di continuare con le avventure di Honey, ma i fan dovranno attendere per una ventina d'anni prima di vedere un seguito manga a opera di Nagai, che apparirà nel 1992. Nello stesso anno la Toei è interessata a proporre un remake animato di "Cutey Honey", ma vuole evitare polemiche e proporre una versione censurata dell'eroina; dopo qualche trattativa decide di rinunciare all'idea e di ripiegare su un mahou shoujo più dinamico del solito, puntando sul manga di una giovane autrice di nome Naoko Takeuchi; la serie di "Cutey Honey" verrà poi prodotta nel 1997, subito dopo la fine di "Sailor Moon". Sarà ovviamente un fiasco, perché una versione censurata di "Cutey Honey" non ha senso di esistere. È comunque interessante notare come qualche caratteristica di Honey si sia trasmessa alla prima serie di "Sailor Moon", come il fatto che Usagi sia in grado di trasformarsi in diverse versioni di sé stessa, passando per uno stato di nudità, così come era per Honey; come spesso accade, l'iniziatore di tutto fu Osamu Tezuka in persona, con la serie di Melmo (in Italia "I bonbon magici di Lilly"), una bambina in grado di trasformarsi in una versione adulta di sé stessa (e non solo), passando per uno stadio di completa nudità - anche Akko-chan nel 1969 poteva trasformarsi, ma non appariva mai nuda.
L'anime di "Cutey Honey" prende a pieni mani dallo schema tokusatsu che aveva fatto la fortuna della Toei: quindi a ogni puntata Honey combatte contro una mostruosa, ma sempre prosperosa, avversaria dell'organizzazione di Panther Claw; in ogni puntata attraversa molteplici trasformazioni e si presenta sempre con la stessa formula ripetitiva: "a volte appaio sotto la forma di XXX, a volta sotto la forma di YYY, ma la mia vera identità è quella di Cutey Honey, la Combattente dell'Amore!". Urlando "Honey Flash!" e al suono di un celebre motivetto, Honey assume la sua vera forma e combatte contro i nemici sfruttando le sue varie armi, di cui urla i nomi, esattamente come faceva Devilman: c'è l'Honey Boomerang, l'Honey Kick, eccetera. Tutta questa ripetitività e ritualità, inventata nei telefilm tokusatsu, importata da "Devilman" e "Mazinger", e infusa anche in "Cutey Honey", si trasmetterà inalterata nel majokko sentai, dove è rimasta presente fino ad oggi.
Tuttavia Honey non si guarda per le trasformazioni, ma soprattutto per le forme della protagonista e per le battute a sfondo sessuale che permeano l'anime, rendendolo irresistibile nella sua comicità maliziosa. La parte ecchi al giorno d'oggo appare comunque castigatissima: basta dire che in 25 puntate Honey non dà neppure un solo bacio al suo fidanzato Seiji. Ci si può comunque consolare con le generose vedute delle mutandine di Honey, rigorosamente bianche. Il chara design di Honey nelle sue varie trasformazioni è stato ideato da Go Nagai e Ken Ishikawa, e ingentilito nella versione anime da Shingo Araki, e si vede. La qualità tecnica dell'anime è eccezionale per l'anno di uscita, sia per quanto riguarda il chara sia per quanto riguarda i colori e i fondali. Le animazioni sono molto statiche, come di norma in quegli anni, ma sono più che compensate dalla brillante regia e dalla spettacolarità delle inquadrature. La colonna sonora è leggendaria in Giappone, e a buon diritto. Di "Cutey Honey", prima di vedere l'originale, ho visto anche un paio di remake ("Shin Cutey Honey") e il film live di Hideaki Anno, ma nessuno si avvicina anche lontanamente al fascino del capostipite. In conclusione, "Cutie Honey" è un ottimo anime leggero, di cui però preferisco la prima parte rispetto alla seconda, che mi pare accusare un leggero calo di ritmo. Voto 7,5.
È chiaro che Nagai e la Toei si aspettavano di riprendere la serie e di continuare con le avventure di Honey, ma i fan dovranno attendere per una ventina d'anni prima di vedere un seguito manga a opera di Nagai, che apparirà nel 1992. Nello stesso anno la Toei è interessata a proporre un remake animato di "Cutey Honey", ma vuole evitare polemiche e proporre una versione censurata dell'eroina; dopo qualche trattativa decide di rinunciare all'idea e di ripiegare su un mahou shoujo più dinamico del solito, puntando sul manga di una giovane autrice di nome Naoko Takeuchi; la serie di "Cutey Honey" verrà poi prodotta nel 1997, subito dopo la fine di "Sailor Moon". Sarà ovviamente un fiasco, perché una versione censurata di "Cutey Honey" non ha senso di esistere. È comunque interessante notare come qualche caratteristica di Honey si sia trasmessa alla prima serie di "Sailor Moon", come il fatto che Usagi sia in grado di trasformarsi in diverse versioni di sé stessa, passando per uno stato di nudità, così come era per Honey; come spesso accade, l'iniziatore di tutto fu Osamu Tezuka in persona, con la serie di Melmo (in Italia "I bonbon magici di Lilly"), una bambina in grado di trasformarsi in una versione adulta di sé stessa (e non solo), passando per uno stadio di completa nudità - anche Akko-chan nel 1969 poteva trasformarsi, ma non appariva mai nuda.
L'anime di "Cutey Honey" prende a pieni mani dallo schema tokusatsu che aveva fatto la fortuna della Toei: quindi a ogni puntata Honey combatte contro una mostruosa, ma sempre prosperosa, avversaria dell'organizzazione di Panther Claw; in ogni puntata attraversa molteplici trasformazioni e si presenta sempre con la stessa formula ripetitiva: "a volte appaio sotto la forma di XXX, a volta sotto la forma di YYY, ma la mia vera identità è quella di Cutey Honey, la Combattente dell'Amore!". Urlando "Honey Flash!" e al suono di un celebre motivetto, Honey assume la sua vera forma e combatte contro i nemici sfruttando le sue varie armi, di cui urla i nomi, esattamente come faceva Devilman: c'è l'Honey Boomerang, l'Honey Kick, eccetera. Tutta questa ripetitività e ritualità, inventata nei telefilm tokusatsu, importata da "Devilman" e "Mazinger", e infusa anche in "Cutey Honey", si trasmetterà inalterata nel majokko sentai, dove è rimasta presente fino ad oggi.
Tuttavia Honey non si guarda per le trasformazioni, ma soprattutto per le forme della protagonista e per le battute a sfondo sessuale che permeano l'anime, rendendolo irresistibile nella sua comicità maliziosa. La parte ecchi al giorno d'oggo appare comunque castigatissima: basta dire che in 25 puntate Honey non dà neppure un solo bacio al suo fidanzato Seiji. Ci si può comunque consolare con le generose vedute delle mutandine di Honey, rigorosamente bianche. Il chara design di Honey nelle sue varie trasformazioni è stato ideato da Go Nagai e Ken Ishikawa, e ingentilito nella versione anime da Shingo Araki, e si vede. La qualità tecnica dell'anime è eccezionale per l'anno di uscita, sia per quanto riguarda il chara sia per quanto riguarda i colori e i fondali. Le animazioni sono molto statiche, come di norma in quegli anni, ma sono più che compensate dalla brillante regia e dalla spettacolarità delle inquadrature. La colonna sonora è leggendaria in Giappone, e a buon diritto. Di "Cutey Honey", prima di vedere l'originale, ho visto anche un paio di remake ("Shin Cutey Honey") e il film live di Hideaki Anno, ma nessuno si avvicina anche lontanamente al fascino del capostipite. In conclusione, "Cutie Honey" è un ottimo anime leggero, di cui però preferisco la prima parte rispetto alla seconda, che mi pare accusare un leggero calo di ritmo. Voto 7,5.
Creata dalla fantasia di Go Nagai, Cutie Honey, la combattente dell'amore, ebbe la sua prima serie anime nel 1973. Una serie molto amata, in patria, anche se, all'epoca, venne duramente contestata per delle scene di nudo, che oggi fanno solo sorridere (strappetti al vestito, che duravano pochi secondi e che nascondevano un corpo da bambola Barbie non così dettagliato e prosperoso, come negli anime di oggi). Purtroppo, da noi, quest'anime è inedito, ma la serie degli anni '90 m'aveva così incuriosito che non ho potuto fare a meno dii recuperare questa, curata, nelle animazioni, dal grande Shingo Araki.
La lotta della bella Honey Kisaragi contro il Panther Claw delle streghe Sister Jill e Panther Zora, colpevoli d'avere ucciso il professor Kisaragi, padre e creatore di Honey, è un susseguirsi di trasformazioni, combattimenti, umorismo, sensualità all'acqua di rose e sfottò. Lo scopo delle due streghe è semplice: impadronirsi di un apparecchio che trasforma gli elementi atmosferici in oro e gioielli, nascosto nel collare speciale di Honey. Apparentemente debole e indifesa, Honey Kisaragi si dimostra, invece, scaltra e furba, riuscendo a trasformarsi in chi vuole. Motociclista, cantante e modella, non importa, "Cutie Honey" riesce a beffare, ogni volta, le supercriminali del Panther Claw, sempre a capo di un drappello di pericolosi uomini mascherati.
Le storie sono sempre uguali, ogni episodio termina con l'introduzione della nuova nemica che Honey dovrà affrontare la prossima volta, ma poco importa. Il tratto di Shingo Araki è sublime, i colori psichedelici sono indovinati e la sigla giapponese è molto orecchiabile. Personalmente, trovo quest'anime delizioso, un po' demodé, però eccitante e divertente. Azzeccati i comprimari (le due professoresse del collegio, la preside, Seiji, Dambei e Jumpei Hayami), come anche Sister Jill, la vera nemica di Honey. Da notare che Dambei, cioè il Rigel di "Goldrake", qui fa il suo debutto in tv, facendo un'indovinata parodia dei samurai e dei ninja.
Fra le trasformazioni di Honey più belle, c'è quella di Charlot/Charlie Chaplin, una vera e propria chicca per i cinefili. Una Cutie Honey dolce e scatenata, assai lontana da quella infantile della sua serie "alla Sailor Moon", di fine anni'90. Grande Eiko Masuyama - futura Fujiko Mine dalla seconda serie anime di "Lupin III" in poi - nella parte della protagonista.
La lotta della bella Honey Kisaragi contro il Panther Claw delle streghe Sister Jill e Panther Zora, colpevoli d'avere ucciso il professor Kisaragi, padre e creatore di Honey, è un susseguirsi di trasformazioni, combattimenti, umorismo, sensualità all'acqua di rose e sfottò. Lo scopo delle due streghe è semplice: impadronirsi di un apparecchio che trasforma gli elementi atmosferici in oro e gioielli, nascosto nel collare speciale di Honey. Apparentemente debole e indifesa, Honey Kisaragi si dimostra, invece, scaltra e furba, riuscendo a trasformarsi in chi vuole. Motociclista, cantante e modella, non importa, "Cutie Honey" riesce a beffare, ogni volta, le supercriminali del Panther Claw, sempre a capo di un drappello di pericolosi uomini mascherati.
Le storie sono sempre uguali, ogni episodio termina con l'introduzione della nuova nemica che Honey dovrà affrontare la prossima volta, ma poco importa. Il tratto di Shingo Araki è sublime, i colori psichedelici sono indovinati e la sigla giapponese è molto orecchiabile. Personalmente, trovo quest'anime delizioso, un po' demodé, però eccitante e divertente. Azzeccati i comprimari (le due professoresse del collegio, la preside, Seiji, Dambei e Jumpei Hayami), come anche Sister Jill, la vera nemica di Honey. Da notare che Dambei, cioè il Rigel di "Goldrake", qui fa il suo debutto in tv, facendo un'indovinata parodia dei samurai e dei ninja.
Fra le trasformazioni di Honey più belle, c'è quella di Charlot/Charlie Chaplin, una vera e propria chicca per i cinefili. Una Cutie Honey dolce e scatenata, assai lontana da quella infantile della sua serie "alla Sailor Moon", di fine anni'90. Grande Eiko Masuyama - futura Fujiko Mine dalla seconda serie anime di "Lupin III" in poi - nella parte della protagonista.
La bella Honey Kisaragi ha appena perso il padre, geniale scienziato molecolare ucciso dall'organizzazione criminale Panther Claw. Scoprirà di essere una cyborg, costruita amorevolmente da lui per fargli da figlia, e che nel suo corpo contiene il dispositivo che i criminali stanno cercando: un incredibile circuito che controlla gli atomi dell'atmosfera, permettendo di assumere qualsiasi sembianza.
Insieme alla lunga saga dei Mazinger e, in misura minore, al semi-sconosciuto (in occidente) "Dororon Enma-kun", "Cutey Honey" rappresenta splendidamente il genio e la carica d'innovazione portati in animazione negli anni Settanta da Go Nagai, inventore non solo del genere robotico come lo conosciamo, non solo di una delle più famose commedie horror, ma anche felice esteta dell'ecchi, le bellissime strizzatine d'occhio pruriginose in ambito di tette, culi, mutandine e ogni ben di Dio fa oggi capolino nella stragrande maggioranza di manga/anime. E con "Cutey Honey", finalmente disponibile anche al pubblico occidentale grazie al fansub in lingua inglese, gli amanti del genere e dell'autore possono riscoprire una delle gemme di quegli anni per troppo tempo confinata ai soli conoscitori dell'idioma nipponico.
Honey e la famiglia Hayami (il reporter Seiji, innamorato di lei; il precoce fratellino Junpei e l'assurdo padre/ninja Danbei, che vivrà una seconda vita in "Ufo Robot Goldrake" nei panni da Danbei Makiba) viaggiano in giro per il Giappone e il mondo, trovandosi sempre ad affrontare orde di uomini di Panther Claw, inviategli contro dalla perfida Sister Jill, per derubarla dal dispositivo di suo padre. Honey li sconfiggerà ogni volta ingannandoli con mille trasformazioni (Cowboy Honey, Fancy Honey, Hurricane Honey, Misty Honey etc.) e successivamente batterà il generale nemico dopo aver assunto le fattezze di Cutey Honey, la bellissima combattente dell'amore, in una memorabile sequenza di trasformazione in cui rimarrà completamente nuda per un secondo.
Canovaccio tipicamente tokusatsu, non potrebbe che essere così visto che siamo nel 1973, ma nonostante questo di capolavoro si tratta "Cutey Honey", avveniristico non solo nel suggerire i primi embrioni del fanservice sessuale - gli slip molto spesso inquadrati della bella ragazza, le incredibili palpatine nell'epocale e scoppiettante opening, le maliziose scene di accenno di nudo -; non solo nell'anticipare il "Sailor Moon" televisivo, nato proprio da un suo progetto di remake aborrito, nella struttura di canovacci, idee e tormentoni ("sono Cutey Honey, la combattente dell'amore!"); non solo nella sua graffiante opera di emancipazione femminile in una società rigidamente maschilista come quella giapponese ma anche, e questo è il suo merito più incredibile, nel riuscire a catalizzare l'attenzione e a non annoiare mai nella sua durata di 25 episodi. Anche se del 1973, anche se tutte le puntate sono uguali, anche se l'umorismo è infantile, anche se i personaggi non hanno alcuna profondità, anche se la trama per la sua imbarazzante semplicità è come non fosse pervenuta.
Honey si trasforma, salta di qua e di là, suona, combatte con la sua spada, corre in moto, spara. Da terra, in volo, davanti a un muro, su un trapezio sospeso a mezz'aria, dentro un sottomarino, sott'acqua, in un aereo: non sta mai ferma, e in ogni puntata abbatte gli emissari di Panther Claw con modalità diverse, con travestimenti variegati, con ogni genere di coreografia rinnovata dei combattimenti. Indossando sempre quella fantastica tuta rossa dopo quella favolosa trasformazione in cui si ritrova nuda. La solfa è sempre la stessa, vero: lei è invincibile e non ci sarà mai speranza per Panther Claw di sconfiggerla, ma le modalità con cui lo si ribadisce sono diverse rispetto al consueto super robottone tipo che abbatte i nemici con le stesse mosse dopo la solite sequenze di agganciamento. È presente uno spiccato senso di varietà e fantasia nella riproposizione dei soliti schemi, che si sommano al carisma dato, paradossalmente, proprio dagli elementi secondari che renderanno famosa la serie. Perché, prima di qualsiasi altra cosa, "Cutey Honey" è manifesto perfetto, sincero e frizzante, di un'epoca, quella degli anni Settanta, unica e irripetibile. Gli anni del prog rock e del synth, delle nuove innovazioni del linguaggio grafico.
La ragazza vive le sue avventure in un mondo da favola dove arredamenti, elementi del paesaggio e ambientazioni si presentano sotto alienanti forme stilizzate (cerchi, triangoli isosceli, rettangoli etc.) che si rifanno all'Espressionismo tedesco. Uno spettacolo suggestivo, caratterizzato da colorazioni psichedeliche di ogni genere di cromatismo che danno l'impressione di assistere a un trip allucinogeno o di essere finiti dentro un quadro di Andy Warhol. Basterebbero anche solo loro a garantire l'immortale carisma della serie, ma c'è ancora altro. Da assuefazione uditiva le sonorità prog rock Seventies, che portano l'orecchio ad assaporare le atmosfere di un film action di spionaggio, e pregevolissime le animazioni, che in più di un episodio diventano addirittura adorabili per fluidità e senso di deliziosa artigianalità. Sopratutto, indimenticabili i disegni.
"Cutey Honey" è l'opera più importante, in quegli anni, di Shingo Araki, futuro chara designer di "Goldrake", "Lady Oscar" e "Saint Seiya". Il caricaturale segno di Nagai, ereditato dal manga omonimo iniziato a disegnare giusto un mese prima della trasmissione televisiva, rivive in tutte le sue grottesche sproporzioni, ma nella figura femminile dell'avvenente Honey trova quella delicatezza, eleganza e dolcezza che renderanno memorabili i futuri disegni di Araki, facendo innamorare di lei migliaia di spettatori. Un aspetto grafico favoloso, che insieme alle luci, alle animazioni, alle ambientazioni espressioniste e alle musiche provvede a proiettare nella leggenda il capolavoro.
Di sicuro più di qualcuno potrebbe obiettare su un voto così alto dato a una serie che, dal punto di vista narrativo, è il nulla. Bisogna solo mettersi nella predisposizione giusta per apprezzarlo, perché "Cutey Honey" è esclusivamente estetica (visiva e uditiva) e malizia. Due ingredienti che, da soli, trovano una sinergia clamorosa rendendo spettacolare la visione. Non aspettatevi intermezzi sentimentali, personalità forti, umorismo da sbellicarsi dal ridere: "Cutey Honey", fedele al manga di riferimento e al senso dell'umorismo sporcaccione di Nagai (anche se più castigato e meno violento - e ce ne vuole - dell'originale) è un gioco, una barzelletta d'autore con una simpatica protagonista, effetti speciali e disegni stratosferici, merce rara in quest'epoca di omologazione dove si sono estinti chara designer di personalità e l'aria dei Seventies se la sono dimenticata quasi tutti. Un tuffo nel passato che si apprezza più oggi di ieri. Ironicamente trasmesso, all'epoca, proprio su Nihon Educational Television, facendo un incredibile scalpore per la sua malizia e beccandosi proteste da genitori indignati come nella miglior tradizione nagaiana.
Insieme alla lunga saga dei Mazinger e, in misura minore, al semi-sconosciuto (in occidente) "Dororon Enma-kun", "Cutey Honey" rappresenta splendidamente il genio e la carica d'innovazione portati in animazione negli anni Settanta da Go Nagai, inventore non solo del genere robotico come lo conosciamo, non solo di una delle più famose commedie horror, ma anche felice esteta dell'ecchi, le bellissime strizzatine d'occhio pruriginose in ambito di tette, culi, mutandine e ogni ben di Dio fa oggi capolino nella stragrande maggioranza di manga/anime. E con "Cutey Honey", finalmente disponibile anche al pubblico occidentale grazie al fansub in lingua inglese, gli amanti del genere e dell'autore possono riscoprire una delle gemme di quegli anni per troppo tempo confinata ai soli conoscitori dell'idioma nipponico.
Honey e la famiglia Hayami (il reporter Seiji, innamorato di lei; il precoce fratellino Junpei e l'assurdo padre/ninja Danbei, che vivrà una seconda vita in "Ufo Robot Goldrake" nei panni da Danbei Makiba) viaggiano in giro per il Giappone e il mondo, trovandosi sempre ad affrontare orde di uomini di Panther Claw, inviategli contro dalla perfida Sister Jill, per derubarla dal dispositivo di suo padre. Honey li sconfiggerà ogni volta ingannandoli con mille trasformazioni (Cowboy Honey, Fancy Honey, Hurricane Honey, Misty Honey etc.) e successivamente batterà il generale nemico dopo aver assunto le fattezze di Cutey Honey, la bellissima combattente dell'amore, in una memorabile sequenza di trasformazione in cui rimarrà completamente nuda per un secondo.
Canovaccio tipicamente tokusatsu, non potrebbe che essere così visto che siamo nel 1973, ma nonostante questo di capolavoro si tratta "Cutey Honey", avveniristico non solo nel suggerire i primi embrioni del fanservice sessuale - gli slip molto spesso inquadrati della bella ragazza, le incredibili palpatine nell'epocale e scoppiettante opening, le maliziose scene di accenno di nudo -; non solo nell'anticipare il "Sailor Moon" televisivo, nato proprio da un suo progetto di remake aborrito, nella struttura di canovacci, idee e tormentoni ("sono Cutey Honey, la combattente dell'amore!"); non solo nella sua graffiante opera di emancipazione femminile in una società rigidamente maschilista come quella giapponese ma anche, e questo è il suo merito più incredibile, nel riuscire a catalizzare l'attenzione e a non annoiare mai nella sua durata di 25 episodi. Anche se del 1973, anche se tutte le puntate sono uguali, anche se l'umorismo è infantile, anche se i personaggi non hanno alcuna profondità, anche se la trama per la sua imbarazzante semplicità è come non fosse pervenuta.
Honey si trasforma, salta di qua e di là, suona, combatte con la sua spada, corre in moto, spara. Da terra, in volo, davanti a un muro, su un trapezio sospeso a mezz'aria, dentro un sottomarino, sott'acqua, in un aereo: non sta mai ferma, e in ogni puntata abbatte gli emissari di Panther Claw con modalità diverse, con travestimenti variegati, con ogni genere di coreografia rinnovata dei combattimenti. Indossando sempre quella fantastica tuta rossa dopo quella favolosa trasformazione in cui si ritrova nuda. La solfa è sempre la stessa, vero: lei è invincibile e non ci sarà mai speranza per Panther Claw di sconfiggerla, ma le modalità con cui lo si ribadisce sono diverse rispetto al consueto super robottone tipo che abbatte i nemici con le stesse mosse dopo la solite sequenze di agganciamento. È presente uno spiccato senso di varietà e fantasia nella riproposizione dei soliti schemi, che si sommano al carisma dato, paradossalmente, proprio dagli elementi secondari che renderanno famosa la serie. Perché, prima di qualsiasi altra cosa, "Cutey Honey" è manifesto perfetto, sincero e frizzante, di un'epoca, quella degli anni Settanta, unica e irripetibile. Gli anni del prog rock e del synth, delle nuove innovazioni del linguaggio grafico.
La ragazza vive le sue avventure in un mondo da favola dove arredamenti, elementi del paesaggio e ambientazioni si presentano sotto alienanti forme stilizzate (cerchi, triangoli isosceli, rettangoli etc.) che si rifanno all'Espressionismo tedesco. Uno spettacolo suggestivo, caratterizzato da colorazioni psichedeliche di ogni genere di cromatismo che danno l'impressione di assistere a un trip allucinogeno o di essere finiti dentro un quadro di Andy Warhol. Basterebbero anche solo loro a garantire l'immortale carisma della serie, ma c'è ancora altro. Da assuefazione uditiva le sonorità prog rock Seventies, che portano l'orecchio ad assaporare le atmosfere di un film action di spionaggio, e pregevolissime le animazioni, che in più di un episodio diventano addirittura adorabili per fluidità e senso di deliziosa artigianalità. Sopratutto, indimenticabili i disegni.
"Cutey Honey" è l'opera più importante, in quegli anni, di Shingo Araki, futuro chara designer di "Goldrake", "Lady Oscar" e "Saint Seiya". Il caricaturale segno di Nagai, ereditato dal manga omonimo iniziato a disegnare giusto un mese prima della trasmissione televisiva, rivive in tutte le sue grottesche sproporzioni, ma nella figura femminile dell'avvenente Honey trova quella delicatezza, eleganza e dolcezza che renderanno memorabili i futuri disegni di Araki, facendo innamorare di lei migliaia di spettatori. Un aspetto grafico favoloso, che insieme alle luci, alle animazioni, alle ambientazioni espressioniste e alle musiche provvede a proiettare nella leggenda il capolavoro.
Di sicuro più di qualcuno potrebbe obiettare su un voto così alto dato a una serie che, dal punto di vista narrativo, è il nulla. Bisogna solo mettersi nella predisposizione giusta per apprezzarlo, perché "Cutey Honey" è esclusivamente estetica (visiva e uditiva) e malizia. Due ingredienti che, da soli, trovano una sinergia clamorosa rendendo spettacolare la visione. Non aspettatevi intermezzi sentimentali, personalità forti, umorismo da sbellicarsi dal ridere: "Cutey Honey", fedele al manga di riferimento e al senso dell'umorismo sporcaccione di Nagai (anche se più castigato e meno violento - e ce ne vuole - dell'originale) è un gioco, una barzelletta d'autore con una simpatica protagonista, effetti speciali e disegni stratosferici, merce rara in quest'epoca di omologazione dove si sono estinti chara designer di personalità e l'aria dei Seventies se la sono dimenticata quasi tutti. Un tuffo nel passato che si apprezza più oggi di ieri. Ironicamente trasmesso, all'epoca, proprio su Nihon Educational Television, facendo un incredibile scalpore per la sua malizia e beccandosi proteste da genitori indignati come nella miglior tradizione nagaiana.