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Felpato12

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
“Lasciate ogni speranza voi ch’entrate”, recita l’scrizione sulla porta dell’Inferno nella Divina Commedia di Dante. “Lasciate ogni speranza voi ch’entrate”, dovrebbe presentare in apertura “The Lord of the Rings: The War of the Rohirrim”, per avvisare preventivamente tutti gli spettatori del film d’animazione diretto da Kenji Kamiyama di abbandonare quel desiderio stupido e perverso di poter assistere a un’opera che possa anche soltanto avvicinarsi alla trilogia capolavoro diretta da Peter Jackson.

Merito soprattutto dell’opera originale scritta da J. R. R. Tolkien, il regista neozelandese ha ideato un’opera mastodontica difficilmente replicabile e che quasi sicuramente non vedremo mai più sul grande schermo, di questo dovrebbero esserne consapevoli quantomeno tutti i fan della saga originale. Neanche “Lo Hobbit”, per quel che mi riguarda, si avvicina alla trilogia de “Il Signore degli Anelli”, figuriamoci dunque come potrebbe mai riuscirci un film d’animazione prodotto nel Sol Levante e diretto da un regista giapponese, nonostante Kenji Kamiyama non sia l’ultimo degli stupidi, forse i titoli “Jin-Roh - Uomini e Lupi”, “Ghost in the Shell” (i film) e “Eden of the East” vi dicono qualcosa. Una premessa che non dovrebbe essere necessaria, ma che sono obbligato a farvi, siccome mi tocca leggere recensioni oscene e fuori di testa come l’unica, per ora, presente qui sul sito, evidentemente scritta da un fanatico che nella propria vita ha letto solo le storie di Tolkien. Siccome, però, il fanatismo è una delle radici del male, meglio lasciarlo da parte e provare, una volta ogni tanto, a prendere le cose per quello che sono, così da riuscire, magari, ad apprezzare anche un film come “The Lord of the Rings: The War of the Rohirrim”, che tutto è fuorché obbrobrioso, come molti invece vogliono far credere.

Éowyn narra la storia con cui Héra, aspirante scudiera di Rohan e figlia del re Helm Mandimartello, non verrà ricordata nei grandi racconti o nelle canzoni. Circa 183 anni prima degli eventi della Guerra dell'Anello, Freca, un signore dunlandiano, giunge al cospetto di Re Helm con suo figlio Wulf, amico d'infanzia di Héra. Freca è sconvolto dal fatto che Héra deve sposare un signore di Gondor e cerca di forzare il matrimonio tra Wulf e Héra, per usurpare il trono di Rohan. Wulf desidera sposare Héra, ma lei non è interessata né agli uomini né al matrimonio. Per questa ragione, Helm e Freca iniziano una rissa fuori dalla sala, durante la quale Helm uccide involontariamente Freca con un solo pugno, guadagnandosi il soprannome di "Mandimartello". Un giorno, Wulf viene a cercare vendetta per la morte del padre; Helm e la sua gente sono così costretti a resistere in un'antica roccaforte di Hornburg, un'immane fortezza che verrà poi conosciuta con il nome leggendario di Fosso di Helm. Hèra, figlia di Helm, si troverà in situazioni disperate, ma dovrà stringere i denti e richiamare a sé tutta la forza necessaria per guidare la resistenza contro il mortale nemico che desidera la loro distruzione.

Come facilmente deducibile da questa breve sintesi, si tratta di una trama semplice e lineare, in cui si dà molto spazio ai combattimenti, bonariamente definiti dall’amico con cui ho guardato il film ‘infiniti’, in pieno stile “Il Signore degli Anelli”. Neanche a dirlo, la pellicola deve molto alla trilogia di Jackson, specialmente al secondo film che la compone, “Le Due Torri”, in cui si consuma l’indimenticabile battaglia al Fosso di Helm contro gli orchi guidati da Saruman, originariamente interpretato da Christopher Lee, di cui, tra l’altro, nel film è stata riprodotta la voce con l’intelligenza artificiale, cosa che ha suscitato parecchio scalpore e sdegno tra i fan. Oltre al debito narrativo e grafico notevole - le ambientazioni sono riprese pedissequamente dalla saga originale e semplicemente disegnate -, il film è costellato da alcune chicche sicuramente apprezzate dai fan della saga, come il parallelo con la scena in cui Gandalf si presenta con l'esercito di Rohan alle prime luci dell'alba, giusto per citarne una. Per fortuna, però, la pellicola non vive di sole citazioni, che comunque svolgono una parte importante del lavoro. La storia l’ho trovata interessante, seppur incentrata su un personaggio molto secondario nell’universo tolkeniano come Héra, la cui scelta è in linea con quelle che sono le tendenze cinematografiche degli ultimi anni, che vogliono le donne grandi protagoniste di film e serie televisive. Héra è la provvida guerriera senza macchia che ha le medesime aspirazioni di un uomo e, come gli uomini, sa combattere e conosce molto bene la guerra. Una protagonista tutto sommato discreta, di cui forse stonano solo i suoi capelli di un rosso troppo acceso - diverso da quello della folta e trasandata chioma di Gimli -, elemento che la distingue dagli altri e la rende a suo modo unica. Il film procede spedito e non annoia mai, anche perché a differenza di quelli di Jackson non dura tre ore bensì due e un quarto, durata comunque non irrilevante per un film d’animazione. Certo, bisogna considerare che i picchi maggiori il film li raggiunge quando cita la trilogia di Jackson e che alcuni avvicendamenti si muovono sulla riga sottile che separa il logico dall’illogico, anche se la base fantasy rende credibile tutto quello a cui si assiste a schermo. Alcune scene, seppur esagerate, sono e restano di grande impatto, come quella che sancisce la conclusione della parabola del mitico Helm Mandimartello, momenti che contribuiscono alla buona riuscita del film, che non sarà da Premio Oscar, ma rientra sicuramente nel novero delle visioni apprezzabili, specialmente se si è fan della saga originale, da cui “The Lord of the Rings: The War of the Rohirrim” riprende giustamente anche la colonna sonora da brividi.

Di citazione non si muore, questo Kenji Kamiyama lo ha compreso bene e, nonostante le sue origini lontane da quelle di J. R. R. Tolkien, è riuscito a maneggiare con cura e competenza un mostro sacro del romanzo fantasy come “Il Signore degli Anelli”.


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Thor12

Episodi visti: 1/1 --- Voto 1
Attenzione: la recensione contiene spoiler

Un film decisamente mediocre.

La storia è terribile e i dialoghi sono poveri e basilari. Molte cose nel film avvengono in modo forzato e contro ogni logica solo per il gusto del dramma, e ci sono anche un bel po' di scene da facepalm da quanto erano fuori luogo.

Hanno incentrato l'intera storia su Hera (un personaggio così irrilevante nella lore originale che Tolkien non si è manco disturbato a darle un nome), ma non le hanno dato alcun arco narrativo: fin dall'inizio del film ci è presentata come più agguerrita, più brava e più saggia rispetto al resto della sua famiglia (e ogni uomo nel film), quindi non c'è spazio per la crescita del personaggio. È solo la tipica "boss girl" vetero-femminista modello Rey "Skywalker". Tra l'altro, come tante altre "principesse moderne" perpetua il messaggio sbagliato che fuggire dalle proprie responsabilità sarebbe "liberatorio" e giusto.

Ci sono anche molti altri problemi, tra i quali la gestione di Haleth e Hama, personaggi importanti e molto amati dai fan della lore originale, nel film sono del tutto irrilevanti e muoiono di m***a.

Il film dedica molto spazio alla relazione tra la protagonista e un personaggio inventato, una vecchia guerriera di nome Olwyn. Hera interagisce più con lei che con i fratelli o il padre, e il loro legame è una vera e propria chiave narrativa. Perché questo? Perché non dedicare maggiormente il film ai personaggi canonici amati dai fan nonché in teoria essenziali alla storia in quanto famiglia della protagonista? Ah, già: il Bechdel test.

La storia, spesso, non ha senso. Perché gli arcieri non hanno ucciso Wulf dopo che questi giustizia Hama? Perché non lo hanno inseguito quando era da solo con soltanto un uomo di guardia? Cose del genere si verificano di continuo nel film. La morte di Helm Mandimartello poi... l'ultima volta che ho visto tanti buchi narrativi è stato in un film di Zack Snyder.

Wulf è un cattivo mediocre senza spessore né carisma. Che fa il paio con la protagonista senza spessore né carisma. La cosa pietosa è che, da come è disegnato e impostato, si vede chiaramente che l'intento era di farne il tipico bel tenebroso degli anime, bello ma dannato, che fa venire il batticuore alle fangirl alla Sasuke o Light Yagami, con la storia con la protagonista che fa struggere il fandom... e non potevano mancare di più l'obbiettivo! Nessuno, vedendo il film, potrebbe empatizzare o simpatizzare con lui neanche lontanamente, manca qualsiasi base perché ci importi qualcosa di lui. Perfino nell'unica scena flashback dove, in teoria, dovrebbe essere ancora innocente, ce lo dipingono in chiave negativa. Tra l'altro, ho visto il film in lingua originale, e quando parla, non si capisce metà di quello che dice. Non so come abbia fatto quel tizio (pure di origine italiana) a diventare attore, se parla sempre con quell'inglese stentato. Ha ancora meno senso averlo assunto come doppiatore, visto che è letteralmente una professione dove la voce è l'unica cosa che conta. Ma non mi aspetto che i casting cerchino sempre l'attore più oggettivamente adatto o meritevole...

Frealaf è stato modificato dal canone per essere nero, così da rispettare le direttive hollywoodiane moderne (è pur sempre una produzione americana anche se con manodopera giapponese), ma è stata palesemente una decisione all'ultimo momento (se guardate i poster era palesemente bianco in origine), e così si sono limitati a tingergli la pelle di marrone, ma sembra chiaramente un caucasico. Il risultato è risibile, perché sembra di vedere un attore in blackface. Questa cosa mi fa ancora più ridere, se penso che chi ha prodotto e scritto il film palesemente non sa nulla della storia di Tolkien, altrimenti non avrebbe certo ritratto i Rohirrim come buoni e gli uomini del Dunland come cattivi, quando i primi hanno palesemente rubato la terra ai secondi.

I disegni non sono male, ma l'animazione oscilla tra l'okay e il terribile. Il mix di 2D e 3D, in particolare, è terribile. Pochi studi giapponesi riescono a gestirli bene, e non è questo il caso. È come guardare quegli anime con le auto in CGI che si vede benissimo che sono in CGI. Purtroppo, ci sono un sacco di cose fatte in CGI che si vede benissimo che sono in CGI in questo film, ed è fonte di distrazione nel migliore dei casi, inquietante nel peggiore. Ho anche notato diversi errori tecnici nel passaggio tra 3D e 2D, per esempio in alcune scene i personaggi hanno sei dita quando fatti in CGI e cinque quando disegnati a mano. I character design poi sono molto generici e fiacchi, il che non aiuta quando anche i personaggi in sé sono fiacchi.

Quest'ultima critica è un parere personale, più che altro: mi ha dato fastidio che il film abbia usato l'intelligenza artificiale per ricreare la voce del defunto Sir Christopher Lee (Dio lo abbia in gloria), per fargli di nuovo interpretare Saruman... non solo per questioni di etica, ma anche perché dubito fortemente che Sir Lee avrebbe voluto essere associato a questo film. Era un grande fan del Professor Tolkien, che conobbe anche di persona.