Gingitsune
Ed eccoci qua a recensire uno di quei tanti anime che escono e quasi sembra che la gente lo eviti come la peste e dunque il loro tasso di ascolto è davvero minimo. Tuttavia nel caso in questione, ovvero quello di Gingistune (volpe argentata), anime della stagione autunnale 2013 composto da 12 episodi e tratto dall'omonimo manga, non dico che mi sia pentito di averlo visto dato che come potete vedere ho comunque dato una sufficienza, ma mi sarei aspettato decisamente di più dalla trama e dalle prime puntate che poi mano a mano sono andate con lo sciuparsi e a rendere la visione molte volte assai noiosa, ma andiamo con ordine.
La trama è molto semplice e abbastanza classica. La protagonista è Makoto, una ragazza che in tenerà età perse la madre per colpa di una malattia. Tuttavia questa bambina prese in eredità dalla madre la capacità di vedere la divinità locale, ovvero Gintaro, una volpe che accudirà e in parte crescerà questa giovine fanciulla che inoltre abita insieme al padre nel santuario dedicato proprio a questa divinità e le vicende che vedremo in questa serie si ambienteranno in gran parte o in questo tempio oppure nella scuola superiore che Makoto inizierà a frequentare.
Devo dire che i personaggi non sono caratterizzati in modo netto e questa è la prima grande pecca di questa serie. Makoto sarà la ragazzina vivace e quasi sempre allegra già vista e rivista in altre serie e che ogni tanto piangerà davanti alle solite difficoltà che la sua età adolescenziale le pone. Anche Gintaro rappresenta una figura non nuova, ovvero quella del dio che a primo impatto può sembrare burbero e a tratti un po' egoista ma che in realtà è sempre pronto ad aiutare Makoto e a dargli saggi consigli, sopratutto se questa gli porta della arance di cui è ghiotto. Poi se vogliamo citare un altro personaggio possiamo prendere in considerazione in padre di Makoto che come la figlia è sempre sorridente e spensierato che non fa altro che prendersi cura del suo tempietto dalla mattina alla sera.
La storia in se non ha tantissimo da offrire almeno che non sia il primissimo anime che vi capita davanti agli occhi perché infatti tutto ciò che vedremo all'inizio sarà Makoto che si farà delle amiche nella sua scuola e tutte le solite cose della sua età che in parte vi ho detto anche prima. Fortunatamente la storia si "sveglia" quando un ragazzo, Kamio, arriverà al tempio con il suo dio personale, Haru, e li succederanno una serie di cose che caratterizzeranno la seconda parte dell'opera e che un po' salvano la serie perché ti spingono a mandarla avanti fino alla fine, ma che comunque non alzano di molto lo standard che si era presentato all'inizio.
La opening e l'ending non sono chissà quale armonia che ti rimane in testa e inoltre i disegni lasciano un po' a desiderare. Possiamo dire che questi sono poco poco al di sotto della media anche perché come potete vedere dalla Gallery qui presente i dettagli quasi non esistono, le ambientazioni sono davvero poche e se proprio possiamo salvare qualcosa sono disegni delle divinità antropomorfe che rispecchiano lo stile del manga da cui è tratta l'opera.
IL finale è abbastanza nella norma, dunque non aspettatevi chissà quali colpi di scena che vi facciano sobbalzare dalla sedia, anzi, sarà anche piuttosto prevedibile, ma non possiamo dire certo che sia inappropriato.
Per concludere, posso dire che Gingitsune è quell'anime che magari consiglierei a un ragazzino che vuole conoscere alcuni degli aspetti del Giappone in particolare legati al culto religioso e alle credenze popolari, il tutto contornato da una piccola storia che purtroppo cade nella banalità , tuttavia c'è da precisare che la serie non si dimostrerà mai "brutta" nel vero senso della parola e penso che 6 come voto vada abbastanza bene.
La trama è molto semplice e abbastanza classica. La protagonista è Makoto, una ragazza che in tenerà età perse la madre per colpa di una malattia. Tuttavia questa bambina prese in eredità dalla madre la capacità di vedere la divinità locale, ovvero Gintaro, una volpe che accudirà e in parte crescerà questa giovine fanciulla che inoltre abita insieme al padre nel santuario dedicato proprio a questa divinità e le vicende che vedremo in questa serie si ambienteranno in gran parte o in questo tempio oppure nella scuola superiore che Makoto inizierà a frequentare.
Devo dire che i personaggi non sono caratterizzati in modo netto e questa è la prima grande pecca di questa serie. Makoto sarà la ragazzina vivace e quasi sempre allegra già vista e rivista in altre serie e che ogni tanto piangerà davanti alle solite difficoltà che la sua età adolescenziale le pone. Anche Gintaro rappresenta una figura non nuova, ovvero quella del dio che a primo impatto può sembrare burbero e a tratti un po' egoista ma che in realtà è sempre pronto ad aiutare Makoto e a dargli saggi consigli, sopratutto se questa gli porta della arance di cui è ghiotto. Poi se vogliamo citare un altro personaggio possiamo prendere in considerazione in padre di Makoto che come la figlia è sempre sorridente e spensierato che non fa altro che prendersi cura del suo tempietto dalla mattina alla sera.
La storia in se non ha tantissimo da offrire almeno che non sia il primissimo anime che vi capita davanti agli occhi perché infatti tutto ciò che vedremo all'inizio sarà Makoto che si farà delle amiche nella sua scuola e tutte le solite cose della sua età che in parte vi ho detto anche prima. Fortunatamente la storia si "sveglia" quando un ragazzo, Kamio, arriverà al tempio con il suo dio personale, Haru, e li succederanno una serie di cose che caratterizzeranno la seconda parte dell'opera e che un po' salvano la serie perché ti spingono a mandarla avanti fino alla fine, ma che comunque non alzano di molto lo standard che si era presentato all'inizio.
La opening e l'ending non sono chissà quale armonia che ti rimane in testa e inoltre i disegni lasciano un po' a desiderare. Possiamo dire che questi sono poco poco al di sotto della media anche perché come potete vedere dalla Gallery qui presente i dettagli quasi non esistono, le ambientazioni sono davvero poche e se proprio possiamo salvare qualcosa sono disegni delle divinità antropomorfe che rispecchiano lo stile del manga da cui è tratta l'opera.
IL finale è abbastanza nella norma, dunque non aspettatevi chissà quali colpi di scena che vi facciano sobbalzare dalla sedia, anzi, sarà anche piuttosto prevedibile, ma non possiamo dire certo che sia inappropriato.
Per concludere, posso dire che Gingitsune è quell'anime che magari consiglierei a un ragazzino che vuole conoscere alcuni degli aspetti del Giappone in particolare legati al culto religioso e alle credenze popolari, il tutto contornato da una piccola storia che purtroppo cade nella banalità , tuttavia c'è da precisare che la serie non si dimostrerà mai "brutta" nel vero senso della parola e penso che 6 come voto vada abbastanza bene.
"Gingitsune" è una serie animata di 12 episodi che potremmo classificare come slice of life con elementi di sovrannaturale.
Saeki Makoto è una liceale e abita nel santuario shintoista, di cui la sua famiglia si occupa da generazioni. Sua madre ne era la legittima erede, ma morì quando Makoto aveva quattro anni, lasciandole il proprio ruolo e con esso la capacità di vedere gli "shinshi", spiriti di animali al servizio della divinità. Fu così che la piccola Makoto conobbe Gintaro, un grosso volpone antropomorfo dall'aspetto burbero, che da secoli ricopre l'incarico di shinshi presso il santuario della sua famiglia. Da allora Gintaro ha sempre fatto parte della vita di Makoto, che si rivolge a lui per avere consigli, parlare delle proprie preoccupazioni o ricevere aiuto. Nonostante il carattere un po' scontroso, Gintaro ascolta e aiuta la ragazza, talvolta facendo uso dei propri poteri divinatori, e di tanto in tanto le insegna qualcosa sugli shinshi e la parte spirituale del mondo, che è invisibile agli occhi dei normali esseri umani.
Questa è la trama di base, ma ad essere onesti credo siano doverose delle precisazioni: innanzitutto, nonostante le premesse, in questo anime il tema del sovrannaturale non è molto sfruttato. Vediamo molti shinshi, ma la loro funzione è prevalentemente quella di dialogare con la protagonista. Il fascino dei poteri spirituali e degli incantesimi è praticamente assente e l'aiuto magico di Gin (così la ragazza ha soprannominato Gintaro) si limita a tre o quattro occasioni.
E' vero però che il confronto tra creature spirituali ed esseri umani può risultare interessante anche solo attraverso il dialogo, se si paragonano i rispettivi modi di esistere. Per esempio molti manga e anime di questo genere sfruttano la tematica della diversa durata della vita. Infatti che si parli di youkai o shinshi si tratta comunque di creature che vivono per secoli, talvolta addirittura millenni, e quindi hanno una percezione del tempo completamente differente dalla nostra.
In altri anime le storie contenti rapporti di amicizia o amore tra questi esseri e gli umani, sono spesso ricche di riflessioni sulla vita e intrise di tristezza ed emozioni profonde.
Anche Gingitsune in un'occasione gioca sul dolore emotivo provocato da questa diversità e Makoto deve accettare il fatto che la sua vita ha la durata di un attimo agli occhi del suo amico Gin. Sarebbe stato un ottimo argomento su cui lavorare a lungo, invece il problema viene risolto con una rapidità che ha dell'incredibile (2 minuti di video).
Posso capire che gli autori preferiscano uno slice of life tranquillo e spensierato, ma con un atteggiamento così superficiale anche il fascino del confronto tra esseri diversi è stato ridotto al minimo. In questo modo la tematica del sovrannaturale è stata praticamente sprecata e allo spettatore non sono rimaste che le briciole di quello che poteva essere il piatto forte.
Mettendo da parte l'aspetto sovrannaturale, la seconda base su cui poggia la serie è la vita quotidiana di Makoto. Sin dall'inizio la vediamo alle prese con le compagne di classe, tra litigi, incomprensioni e nuove amicizie, ma non posso dire che sia una visione entusiasmante.
La prima impressione di Makoto è di una ragazzina infantile e con poco carattere, che non riesce ad essere decisa e imporsi quando necessario, anzi si fa trascinare dal ritmo degli altri. Nel primo episodio dà il peggio di sé dipendendo completamente da Gin e poi dandogli la colpa per le proprie mancanze. Fortunatamente in seguito non è più così insopportabile, ma rimane l'impressione che sia "troppo bambina" per la sua età e che un briciolo di decisione in più non guasterebbe. Credo che un grosso miglioramento avvenga nel secondo episodio, con l'arrivo di due nuove amiche con personalità più marcate.
In ogni caso a livello di trama non cambia molto: vediamo il trio di amiche alle prese con piccoli problemi quotidiani tra scuola e famiglia e talvolta l'attenzione si sposta anche sui loro conoscenti.
Non ci sono sviluppi significativi nella trama generale, se non la presentazione di nuovi personaggi. Non si può nemmeno dire che questi abbiano un'evoluzione caratteriale degna di nota, a parte un paio di casi in cui comunque è stato detto poco.
Considerato che l'aspetto sovrannaturale è stato sfruttato pochissimo e quello della vita della protagonista non ha portato a sviluppi considerevoli - se non all'arricchimento del cast - direi che l'unica cosa che rimane da analizzare sono le trame dei singoli episodi. Nel complesso direi che le storie si sviluppano con calma e una certa lentezza. In alcune vediamo Makoto e Gintarou alle prese con altri shinshi, in altre l'attenzione è più incentrata sulla vita della ragazza con le sue amiche, ma in alcune occasioni si spende tantissimo tempo su personaggi meno che secondari.: sono rimasta abbastanza sorpresa quando hanno dedicato metà episodio al collaboratore del padre di una delle amiche di Makoto. Personalmente mi è piaciuto più di altri, ma davvero avevamo il tempo di approfondire quella che finora era stata quasi una comparsa? Metà episodio su una serie di 12 non mi pare poco.
In generale ogni puntata racconta una storia che si conclude entro la fine dello stesso episodio, ma non mancano i riferimenti ad eventi passati o programmati per il futuro.
Per quanto riguarda la qualità delle storie narrate credo che molto dipenda dalle aspettative dello spettatore. Alcuni episodi sono più movimentati, ma spesso ho avuto l'impressione che si facesse tanto chiasso per nulla: battibecchi, battutine, chiacchiere inutili... l'attenzione viene continuamente posta su particolari poco importanti e quando si arriva alla fine dell'episodio non è ancora chiaro se i protagonisti siano riusciti a risolvere il problema del giorno oppure no. In altri casi invece, dopo tanto parlare, il problema viene risolto senza che lo spettatore veda nulla e la nuova situazione ci viene semplicemente riferita a voce da uno dei personaggi.
Altri episodi invece hanno una trama così misera da poter essere tranquillamente scambiati per episodi filler.
A parte un paio di eccezioni, la mia impressione è di un insieme di racconti di vita quotidiana, per lo più piatti e inconcludenti.
L'attenzione viene posta sulle piccole cose di tutti i giorni, e questo in sé non sarebbe male, ma credo che per rendere piacevole un anime di questo tipo sia necessario avere almeno dei personaggi interessanti, con una psicologia e un background ben studiati, in modo che lo spettatore sviluppi una certa curiosità nei loro confronti.
Purtroppo nel cast principale gli unici con un passato profondo e un buon potenziale di sviluppo sono Satoru e Haru, rispettivamente l'erede di un altro santuario e il suo shinshi. E' triste constatare che surclassano anche il duo Makoto-Gintaro, che in quanto protagonisti dovrebbero risultare di maggior interesse. Come già detto Makoto non ha un carattere che mi ha ispirato simpatia e anche dopo il disastroso primo episodio, non sono riuscita a trovarle nessun pregio degno di nota. Direi che come caratterizzazione non ha nulla di speciale e in un altro anime sarebbe stata il classico personaggio secondario che fa da supporto a uno più carismatico, ma decisamente non mi pare adatta al ruolo di protagonista. Gintaro se non altro può sfruttare la sua natura e l'impatto visivo offerto dal suo aspetto, ma a parte questo anche lui lascia molto a desiderare. Caratterialmente è il classico burbero, che nonostante l'atteggiamento da duro tiene alla protagonista e questo come punto di partenza non è male, ma manca un approfondimento del suo carattere e della sua storia. Nel primo episodio c'è un breve flashback sul suo passato, un breve racconto che come trama è un cliché, ma poi non viene aggiunto altro. A livello di dialoghi le battute di Gintaro sono una raccolta di classici già sentiti da personaggi come lui, manca un tocco personale che lo renda unico.
Per quanto riguarda il resto del cast, ho visto del potenziale in Funabashi, una delle compagne di scuola di Makoto, ma essendo un personaggio secondario in 12 episodi non è riuscita a sfruttarlo appieno.
In definitiva credo che il lavoro svolto sui personaggi sia insufficiente e per una serie che passa la maggior parte del tempo a narrare ogni piccolezza delle loro vite credo sia un grosso difetto.
Detto questo mi ritrovo a parlare di quelli che sono gli unici due pregi che posso elencare per questo anime. Il primo sono le atmosfere: non reggono assolutamente il paragone con quelle di altri titoli dello stesso genere come "Natsume yuujinchou " (in Italia "Natsume degli spiriti"), ma i discorsi degli shinshi e le visite ai templi e ai santuari, condite con delle gradevoli musiche di sottofondo, possono risultare piacevoli.
L'altro pregio sta proprio nelle spiegazioni sulle tradizioni giapponesi legate ai templi e ai santuari, che possono risultare interessanti per gli appassionati di cultura giapponese.
Per concludere non posso proprio dire che questa serie mi sia piaciuta, ma rivedendola una seconda volta l'ho leggermente rivalutata, quindi credo che molto dipenda dalle aspettative con cui ci si appresta a seguire quest'opera.
Se avete poca familiarità con storie riguardanti creature spirituali ed esseri umani e se volete saperne di più sulla cultura giapponese, specie per quel che riguarda le religioni, avvicinatevi pure a questo titolo. E' piuttosto infantile, ma qualcosa offre.
Se al contrario avete esperienza con il sovrannaturale giapponese e magari avete in mente titoli come il già citato "Natsume yuujinchou ", lasciate perdere: qua non troverete nulla di più di quel che avete già visto, se non un insieme di informazioni che probabilmente potreste apprendere più velocemente con un documentario.
Saeki Makoto è una liceale e abita nel santuario shintoista, di cui la sua famiglia si occupa da generazioni. Sua madre ne era la legittima erede, ma morì quando Makoto aveva quattro anni, lasciandole il proprio ruolo e con esso la capacità di vedere gli "shinshi", spiriti di animali al servizio della divinità. Fu così che la piccola Makoto conobbe Gintaro, un grosso volpone antropomorfo dall'aspetto burbero, che da secoli ricopre l'incarico di shinshi presso il santuario della sua famiglia. Da allora Gintaro ha sempre fatto parte della vita di Makoto, che si rivolge a lui per avere consigli, parlare delle proprie preoccupazioni o ricevere aiuto. Nonostante il carattere un po' scontroso, Gintaro ascolta e aiuta la ragazza, talvolta facendo uso dei propri poteri divinatori, e di tanto in tanto le insegna qualcosa sugli shinshi e la parte spirituale del mondo, che è invisibile agli occhi dei normali esseri umani.
Questa è la trama di base, ma ad essere onesti credo siano doverose delle precisazioni: innanzitutto, nonostante le premesse, in questo anime il tema del sovrannaturale non è molto sfruttato. Vediamo molti shinshi, ma la loro funzione è prevalentemente quella di dialogare con la protagonista. Il fascino dei poteri spirituali e degli incantesimi è praticamente assente e l'aiuto magico di Gin (così la ragazza ha soprannominato Gintaro) si limita a tre o quattro occasioni.
E' vero però che il confronto tra creature spirituali ed esseri umani può risultare interessante anche solo attraverso il dialogo, se si paragonano i rispettivi modi di esistere. Per esempio molti manga e anime di questo genere sfruttano la tematica della diversa durata della vita. Infatti che si parli di youkai o shinshi si tratta comunque di creature che vivono per secoli, talvolta addirittura millenni, e quindi hanno una percezione del tempo completamente differente dalla nostra.
In altri anime le storie contenti rapporti di amicizia o amore tra questi esseri e gli umani, sono spesso ricche di riflessioni sulla vita e intrise di tristezza ed emozioni profonde.
Anche Gingitsune in un'occasione gioca sul dolore emotivo provocato da questa diversità e Makoto deve accettare il fatto che la sua vita ha la durata di un attimo agli occhi del suo amico Gin. Sarebbe stato un ottimo argomento su cui lavorare a lungo, invece il problema viene risolto con una rapidità che ha dell'incredibile (2 minuti di video).
Posso capire che gli autori preferiscano uno slice of life tranquillo e spensierato, ma con un atteggiamento così superficiale anche il fascino del confronto tra esseri diversi è stato ridotto al minimo. In questo modo la tematica del sovrannaturale è stata praticamente sprecata e allo spettatore non sono rimaste che le briciole di quello che poteva essere il piatto forte.
Mettendo da parte l'aspetto sovrannaturale, la seconda base su cui poggia la serie è la vita quotidiana di Makoto. Sin dall'inizio la vediamo alle prese con le compagne di classe, tra litigi, incomprensioni e nuove amicizie, ma non posso dire che sia una visione entusiasmante.
La prima impressione di Makoto è di una ragazzina infantile e con poco carattere, che non riesce ad essere decisa e imporsi quando necessario, anzi si fa trascinare dal ritmo degli altri. Nel primo episodio dà il peggio di sé dipendendo completamente da Gin e poi dandogli la colpa per le proprie mancanze. Fortunatamente in seguito non è più così insopportabile, ma rimane l'impressione che sia "troppo bambina" per la sua età e che un briciolo di decisione in più non guasterebbe. Credo che un grosso miglioramento avvenga nel secondo episodio, con l'arrivo di due nuove amiche con personalità più marcate.
In ogni caso a livello di trama non cambia molto: vediamo il trio di amiche alle prese con piccoli problemi quotidiani tra scuola e famiglia e talvolta l'attenzione si sposta anche sui loro conoscenti.
Non ci sono sviluppi significativi nella trama generale, se non la presentazione di nuovi personaggi. Non si può nemmeno dire che questi abbiano un'evoluzione caratteriale degna di nota, a parte un paio di casi in cui comunque è stato detto poco.
Considerato che l'aspetto sovrannaturale è stato sfruttato pochissimo e quello della vita della protagonista non ha portato a sviluppi considerevoli - se non all'arricchimento del cast - direi che l'unica cosa che rimane da analizzare sono le trame dei singoli episodi. Nel complesso direi che le storie si sviluppano con calma e una certa lentezza. In alcune vediamo Makoto e Gintarou alle prese con altri shinshi, in altre l'attenzione è più incentrata sulla vita della ragazza con le sue amiche, ma in alcune occasioni si spende tantissimo tempo su personaggi meno che secondari.: sono rimasta abbastanza sorpresa quando hanno dedicato metà episodio al collaboratore del padre di una delle amiche di Makoto. Personalmente mi è piaciuto più di altri, ma davvero avevamo il tempo di approfondire quella che finora era stata quasi una comparsa? Metà episodio su una serie di 12 non mi pare poco.
In generale ogni puntata racconta una storia che si conclude entro la fine dello stesso episodio, ma non mancano i riferimenti ad eventi passati o programmati per il futuro.
Per quanto riguarda la qualità delle storie narrate credo che molto dipenda dalle aspettative dello spettatore. Alcuni episodi sono più movimentati, ma spesso ho avuto l'impressione che si facesse tanto chiasso per nulla: battibecchi, battutine, chiacchiere inutili... l'attenzione viene continuamente posta su particolari poco importanti e quando si arriva alla fine dell'episodio non è ancora chiaro se i protagonisti siano riusciti a risolvere il problema del giorno oppure no. In altri casi invece, dopo tanto parlare, il problema viene risolto senza che lo spettatore veda nulla e la nuova situazione ci viene semplicemente riferita a voce da uno dei personaggi.
Altri episodi invece hanno una trama così misera da poter essere tranquillamente scambiati per episodi filler.
A parte un paio di eccezioni, la mia impressione è di un insieme di racconti di vita quotidiana, per lo più piatti e inconcludenti.
L'attenzione viene posta sulle piccole cose di tutti i giorni, e questo in sé non sarebbe male, ma credo che per rendere piacevole un anime di questo tipo sia necessario avere almeno dei personaggi interessanti, con una psicologia e un background ben studiati, in modo che lo spettatore sviluppi una certa curiosità nei loro confronti.
Purtroppo nel cast principale gli unici con un passato profondo e un buon potenziale di sviluppo sono Satoru e Haru, rispettivamente l'erede di un altro santuario e il suo shinshi. E' triste constatare che surclassano anche il duo Makoto-Gintaro, che in quanto protagonisti dovrebbero risultare di maggior interesse. Come già detto Makoto non ha un carattere che mi ha ispirato simpatia e anche dopo il disastroso primo episodio, non sono riuscita a trovarle nessun pregio degno di nota. Direi che come caratterizzazione non ha nulla di speciale e in un altro anime sarebbe stata il classico personaggio secondario che fa da supporto a uno più carismatico, ma decisamente non mi pare adatta al ruolo di protagonista. Gintaro se non altro può sfruttare la sua natura e l'impatto visivo offerto dal suo aspetto, ma a parte questo anche lui lascia molto a desiderare. Caratterialmente è il classico burbero, che nonostante l'atteggiamento da duro tiene alla protagonista e questo come punto di partenza non è male, ma manca un approfondimento del suo carattere e della sua storia. Nel primo episodio c'è un breve flashback sul suo passato, un breve racconto che come trama è un cliché, ma poi non viene aggiunto altro. A livello di dialoghi le battute di Gintaro sono una raccolta di classici già sentiti da personaggi come lui, manca un tocco personale che lo renda unico.
Per quanto riguarda il resto del cast, ho visto del potenziale in Funabashi, una delle compagne di scuola di Makoto, ma essendo un personaggio secondario in 12 episodi non è riuscita a sfruttarlo appieno.
In definitiva credo che il lavoro svolto sui personaggi sia insufficiente e per una serie che passa la maggior parte del tempo a narrare ogni piccolezza delle loro vite credo sia un grosso difetto.
Detto questo mi ritrovo a parlare di quelli che sono gli unici due pregi che posso elencare per questo anime. Il primo sono le atmosfere: non reggono assolutamente il paragone con quelle di altri titoli dello stesso genere come "Natsume yuujinchou " (in Italia "Natsume degli spiriti"), ma i discorsi degli shinshi e le visite ai templi e ai santuari, condite con delle gradevoli musiche di sottofondo, possono risultare piacevoli.
L'altro pregio sta proprio nelle spiegazioni sulle tradizioni giapponesi legate ai templi e ai santuari, che possono risultare interessanti per gli appassionati di cultura giapponese.
Per concludere non posso proprio dire che questa serie mi sia piaciuta, ma rivedendola una seconda volta l'ho leggermente rivalutata, quindi credo che molto dipenda dalle aspettative con cui ci si appresta a seguire quest'opera.
Se avete poca familiarità con storie riguardanti creature spirituali ed esseri umani e se volete saperne di più sulla cultura giapponese, specie per quel che riguarda le religioni, avvicinatevi pure a questo titolo. E' piuttosto infantile, ma qualcosa offre.
Se al contrario avete esperienza con il sovrannaturale giapponese e magari avete in mente titoli come il già citato "Natsume yuujinchou ", lasciate perdere: qua non troverete nulla di più di quel che avete già visto, se non un insieme di informazioni che probabilmente potreste apprendere più velocemente con un documentario.
Titolo passato in sordina nella stagione dell'autunno 2013, stagione ricca di titoli altisonanti ma raramente di qualità eccelsa. La qualità, però, si trova spesso dove meno ce la si aspetta e questo Gingitsune, "la volpe d'argento", è una piacevolissima sorpresa.
Per la direzione di Shin Misawa (famoso per "Initial D") e la collaborazione dello studio Diomedea, eccoci presentata la trasposizione animata del manga edito da Ultra Jump.
Il genere slice of life/soprannaturale di Gingitsune va a proseguire un filone che ha in Natsume Yuujinchou il suo più grande rappresentante. Ed è proprio a "Natsume degli Spiriti" che Gingitsune strizza l'occhiolino in termini di emozioni e sensazioni trasmesse.
La storia è estremamente semplice e lineare. Essa segue la vita da liceale di Makoto, giovane studentessa che vive nel tempio shintoista della famiglia. Makoto ha ricevuto in eredità della morte della madre "la vista", la capacità di vedere lo spirito protettore del tempio, che nel caso della protagonista, ha le sembianze di un'imponente volpe argentata. La storia si evolve e prosegue, episodio dopo episodio, con l'entrata in scena di nuove compagne di classe di Makoto, di nuovi guardiani e monaci shintoisti. Non vi è alcuna missione divina da compiere o impresa da affrontare, il fulcro della storia è il rapporto fra Makoto e Gintarou (il guardiano volpe del titolo) che porterà la protagonista a prendere la propria decisione riguardo il suo futuro e quello del tempio.
I personaggi e l'evoluzione psicologica della protagonista sono affrontati con calma e con la giusta attenzione, senza che vi siano strappi nella narrazione, accompagnando lentamente lo spettatore verso la fine di una piccola perla d'animazione.
Per quanto riguarda la grafica e il sonoro bisogna veramente fare i complimenti a Mayuko Matsumoto e Naomi Ide (per il chara) e a Tatsuya Katou (per la musica). Non c'è nulla di memorabile, ma la narrazione "dolce e gentile" è stato seguita coerentemente sia dal soudtrack sia dai lineamenti dei personaggi. Non c'è mai una scena con cali grafici o con una musica non propriamente azzeccata. Questa coerenza e precisione possono sembrare piccole cose, ma nel contesto dell'anime vanno a pesare sempre più man mano la narrazione da corpo ai personaggi. I lineamenti tondeggianti di Makoto e delle sue amiche, i tratti più decisi di Satoru e la maestosità del guardiano Gintarou che cela uno spirito buono e paterno; questi sono dettagli che vanno a caratterizzare gli stessi personaggi portandoli ad esternalizzare la loro natura.
Per quanto riguarda il doppiaggio risulta degna di nota l'interpretazione di Shinichiro Miki nel ruolo di Gintarou. Voce azzeccatissima che fa emergere pienamente la vera natura del grande amico di Makoto.
Purtroppo Gingitsune presenta alcuni difetti che lo precludono da un voto d'eccellenza, ma che comunque possono essere messi in secondo piano in ordine di importanza. Innanzi tutto è una serie che parte lenta (diciamo che ci vogliono 3-4 episodi per entrare nella storia) e in una serie di 13 episodi può risultare un forte punto a sfavore. Da un punto di vista narrativo, i difetti si possono incontrare nei personaggi secondari quali Funabashi e Ikegami (le amiche di Makoto). Introdotte un po' frettolosamente e legate alla protagonista da situazioni un po' forzate presentano delle storie secondarie non interessanti e non funzionali alla trama (assolutamente fuori luogo l'amore di Funabashi).
Gingitsune è una serie che in una parola sola definirei "gentile". Ricca di buoni sentimenti e di amicizia riesce a trasmettere tutta la sua dolcezza episodio dopo episodio. La similitudine con Natsume sta proprio nell'alone e nella magia che riesce a creare intorno allo spettatore.
Consiglio questo titolo a tutti coloro che cercano un anime leggero ma che lasci qualcosa dopo la visione. Dategli quei tre quattro episodi per ingranare e non vi deluderà.
Per la direzione di Shin Misawa (famoso per "Initial D") e la collaborazione dello studio Diomedea, eccoci presentata la trasposizione animata del manga edito da Ultra Jump.
Il genere slice of life/soprannaturale di Gingitsune va a proseguire un filone che ha in Natsume Yuujinchou il suo più grande rappresentante. Ed è proprio a "Natsume degli Spiriti" che Gingitsune strizza l'occhiolino in termini di emozioni e sensazioni trasmesse.
La storia è estremamente semplice e lineare. Essa segue la vita da liceale di Makoto, giovane studentessa che vive nel tempio shintoista della famiglia. Makoto ha ricevuto in eredità della morte della madre "la vista", la capacità di vedere lo spirito protettore del tempio, che nel caso della protagonista, ha le sembianze di un'imponente volpe argentata. La storia si evolve e prosegue, episodio dopo episodio, con l'entrata in scena di nuove compagne di classe di Makoto, di nuovi guardiani e monaci shintoisti. Non vi è alcuna missione divina da compiere o impresa da affrontare, il fulcro della storia è il rapporto fra Makoto e Gintarou (il guardiano volpe del titolo) che porterà la protagonista a prendere la propria decisione riguardo il suo futuro e quello del tempio.
I personaggi e l'evoluzione psicologica della protagonista sono affrontati con calma e con la giusta attenzione, senza che vi siano strappi nella narrazione, accompagnando lentamente lo spettatore verso la fine di una piccola perla d'animazione.
Per quanto riguarda la grafica e il sonoro bisogna veramente fare i complimenti a Mayuko Matsumoto e Naomi Ide (per il chara) e a Tatsuya Katou (per la musica). Non c'è nulla di memorabile, ma la narrazione "dolce e gentile" è stato seguita coerentemente sia dal soudtrack sia dai lineamenti dei personaggi. Non c'è mai una scena con cali grafici o con una musica non propriamente azzeccata. Questa coerenza e precisione possono sembrare piccole cose, ma nel contesto dell'anime vanno a pesare sempre più man mano la narrazione da corpo ai personaggi. I lineamenti tondeggianti di Makoto e delle sue amiche, i tratti più decisi di Satoru e la maestosità del guardiano Gintarou che cela uno spirito buono e paterno; questi sono dettagli che vanno a caratterizzare gli stessi personaggi portandoli ad esternalizzare la loro natura.
Per quanto riguarda il doppiaggio risulta degna di nota l'interpretazione di Shinichiro Miki nel ruolo di Gintarou. Voce azzeccatissima che fa emergere pienamente la vera natura del grande amico di Makoto.
Purtroppo Gingitsune presenta alcuni difetti che lo precludono da un voto d'eccellenza, ma che comunque possono essere messi in secondo piano in ordine di importanza. Innanzi tutto è una serie che parte lenta (diciamo che ci vogliono 3-4 episodi per entrare nella storia) e in una serie di 13 episodi può risultare un forte punto a sfavore. Da un punto di vista narrativo, i difetti si possono incontrare nei personaggi secondari quali Funabashi e Ikegami (le amiche di Makoto). Introdotte un po' frettolosamente e legate alla protagonista da situazioni un po' forzate presentano delle storie secondarie non interessanti e non funzionali alla trama (assolutamente fuori luogo l'amore di Funabashi).
Gingitsune è una serie che in una parola sola definirei "gentile". Ricca di buoni sentimenti e di amicizia riesce a trasmettere tutta la sua dolcezza episodio dopo episodio. La similitudine con Natsume sta proprio nell'alone e nella magia che riesce a creare intorno allo spettatore.
Consiglio questo titolo a tutti coloro che cercano un anime leggero ma che lasci qualcosa dopo la visione. Dategli quei tre quattro episodi per ingranare e non vi deluderà.
Una delle opere più ignorate dal pubblico italiano è senza dubbio Gingitsune, serie partita con presupposti piuttosto interessanti e, pur perdendosi per strada, è riuscita a concludersi discretamente, sprecando in parte il suo potenziale.
Gingitsune è un'opera della stagione autunnale 2013 composta da 12 episodi di durata canonica. L'opera trae origine dall'omonimo manga del 2009.
Trama: Makoto Saeki è una studentessa liceale e vive col padre in un santuario dedicato alla divinità Uka no Mitama, ossia la divinità rappresentata come Inari, il Dio della fertilità, della prosperità e dell'agricoltura. Tale divinità ha sembianze di volpe e gli spiriti di volpe sono suoi Araldi che agiscono come suoi messaggeri.
All'età di 4 anni Makoto perse la madre ma ottenne la capacità di vedere gli Araldi presenti nel santuario. L'Araldo del suo santuario, Gintarō, è una gigantesca volpe argentata, il quale nomina Makoto come quindicesima "sacerdotessa", ereditiera dei poteri della madre e della relativa discendenza. Nonostante l'indole apparentemente rude e scortese, Gintarō stringe un'amicizia sincera con la ragazza e dal momento che Makoto è l'unica in grado di vedere gli Araldi, si forma una sorta di legame tra il mondo terreno e spirituale, grazie al quale possono aiutare chi si dovesse trovare in difficoltà all'interno del santuario, siano essi uomini o spiriti. Le vicende di Gingitsune narrano la vita quotidiana di Makoto, alle prese con la vita scolastica, e Gintarō, alle prese con la vita di santuario e qualche sporadico incontro coi suoi simili.
Grafica: il prodotto non è malvagio ma sono chiaramente percettibili ampi margini di miglioramento. Le ambientazioni non sono molto varie, seppure siano realizzate discretamente bene, con un grado di dettaglio accettabili. Buone le animazioni, semplici e fluide, in alcuni casi particolarmente curate. Character design non eccezionale sebbene sia fedele al manga. Spirit design piuttosto brutto, soprattutto le code delle volpi, esagerate e antiestetiche.
Sonoro: non c'è di che lamentarsi, l'opening è piuttosto allegro e dinamico, la parte cantata non è malvagia. L'ending è relativamente gradevole. Gli OST sono piuttosto tranquilli e spesso rasentano l'anonimato. Gli effetti sonori e il doppiaggio sono nella media.
Personaggi: con un cast migliore probabilmente la serie avrebbe avuto più successo. La caratterizzazione dei personaggi è piuttosto marcata anche se questo porta spesso ad estremizzazioni fastidiose. Il fattore introspettivo/psicologico è debole e solo alcuni personaggi si evolvono durante la trama. Molti altri rimangono semplicemente gli stessi. L'interazione non raggiunge spesso livelli soddisfacenti.
Sceneggiatura: l'opera è caratterizzata da una gestione temporale piuttosto semplice e da una presenza di episodi autoconclusivi. Il ritmo sin troppo lento impone continue pause per concludere un episodio. Ogni tanto è presente qualche flashback. Le scene d'azione sono quasi del tutto inesistenti, così come la violenza e la tematica della morte è trattata molto alla lontana. I dialoghi sono discreti. Nota di demerito: l'eccessivo ottimismo ostentato nella serie penalizza la qualità complessiva.
Finale: l'opera si conclude discretamente bene, sebbene il finale appaia più come un invito a visitare i santuari giapponesi, più che ad un'effettiva conclusione dell'opera.
In sintesi: Gingitsune non rende giustizia all'ottima stagione invernale 2013, rivelandosi come un prodotto appena sufficiente se fruibile con lunghe pause tra un episodio e l'altro (e tra ogni episodio). Non è un'opera avvincente, ma tutto sommato non è nemmeno da buttar via. Consigliato agli amanti del genere "vita quotidiana" che gradiscono un accenno di misticismo.
Gingitsune è un'opera della stagione autunnale 2013 composta da 12 episodi di durata canonica. L'opera trae origine dall'omonimo manga del 2009.
Trama: Makoto Saeki è una studentessa liceale e vive col padre in un santuario dedicato alla divinità Uka no Mitama, ossia la divinità rappresentata come Inari, il Dio della fertilità, della prosperità e dell'agricoltura. Tale divinità ha sembianze di volpe e gli spiriti di volpe sono suoi Araldi che agiscono come suoi messaggeri.
All'età di 4 anni Makoto perse la madre ma ottenne la capacità di vedere gli Araldi presenti nel santuario. L'Araldo del suo santuario, Gintarō, è una gigantesca volpe argentata, il quale nomina Makoto come quindicesima "sacerdotessa", ereditiera dei poteri della madre e della relativa discendenza. Nonostante l'indole apparentemente rude e scortese, Gintarō stringe un'amicizia sincera con la ragazza e dal momento che Makoto è l'unica in grado di vedere gli Araldi, si forma una sorta di legame tra il mondo terreno e spirituale, grazie al quale possono aiutare chi si dovesse trovare in difficoltà all'interno del santuario, siano essi uomini o spiriti. Le vicende di Gingitsune narrano la vita quotidiana di Makoto, alle prese con la vita scolastica, e Gintarō, alle prese con la vita di santuario e qualche sporadico incontro coi suoi simili.
Grafica: il prodotto non è malvagio ma sono chiaramente percettibili ampi margini di miglioramento. Le ambientazioni non sono molto varie, seppure siano realizzate discretamente bene, con un grado di dettaglio accettabili. Buone le animazioni, semplici e fluide, in alcuni casi particolarmente curate. Character design non eccezionale sebbene sia fedele al manga. Spirit design piuttosto brutto, soprattutto le code delle volpi, esagerate e antiestetiche.
Sonoro: non c'è di che lamentarsi, l'opening è piuttosto allegro e dinamico, la parte cantata non è malvagia. L'ending è relativamente gradevole. Gli OST sono piuttosto tranquilli e spesso rasentano l'anonimato. Gli effetti sonori e il doppiaggio sono nella media.
Personaggi: con un cast migliore probabilmente la serie avrebbe avuto più successo. La caratterizzazione dei personaggi è piuttosto marcata anche se questo porta spesso ad estremizzazioni fastidiose. Il fattore introspettivo/psicologico è debole e solo alcuni personaggi si evolvono durante la trama. Molti altri rimangono semplicemente gli stessi. L'interazione non raggiunge spesso livelli soddisfacenti.
Sceneggiatura: l'opera è caratterizzata da una gestione temporale piuttosto semplice e da una presenza di episodi autoconclusivi. Il ritmo sin troppo lento impone continue pause per concludere un episodio. Ogni tanto è presente qualche flashback. Le scene d'azione sono quasi del tutto inesistenti, così come la violenza e la tematica della morte è trattata molto alla lontana. I dialoghi sono discreti. Nota di demerito: l'eccessivo ottimismo ostentato nella serie penalizza la qualità complessiva.
Finale: l'opera si conclude discretamente bene, sebbene il finale appaia più come un invito a visitare i santuari giapponesi, più che ad un'effettiva conclusione dell'opera.
In sintesi: Gingitsune non rende giustizia all'ottima stagione invernale 2013, rivelandosi come un prodotto appena sufficiente se fruibile con lunghe pause tra un episodio e l'altro (e tra ogni episodio). Non è un'opera avvincente, ma tutto sommato non è nemmeno da buttar via. Consigliato agli amanti del genere "vita quotidiana" che gradiscono un accenno di misticismo.
La religione shintoista crede nell'esistenza di una gran varietà di esseri sovrannaturali oggetto di venerazione, detti kami e viventi nello stesso universo popolato dall'uomo, seppure in un livello esistenziale superiore: entità assimilabili alle divinità occidentali come Izanagi, Izanami, Susanoo e Amaterasu, ma anche fantasmi, protettori di determinati luoghi, creature zoomorfe, spiriti ancestrali, personificazioni delle forze della natura e di elementi geografici come montagne, fonti e cascate. Non stupisce che questa folla di esseri sia divenuta fin da subito presenza ricorrente nel mondo degli anime e dei manga: basti pensare ad alcuni film corti degli anni '30 come Furudera no Obake-soudou e Ugokie Kori no Tatehiki, che mostravano l'eroe di turno alle prese con creature dispettose e mutaforma, oppure ai manga Gegege no Kitaro e Kappa no Sanpei di Shigeru Mizuki, grande specialista nelle storie di yokai, o ancora a Inuyasha di Rumiko Takahashi e al film di Miyazaki Princess Mononoke, senza dimenticare i più recenti Nuraihyon no Mago e Natsume Yujincho. A quest'ultimo si richiama fortemente Gingitsune, manga pubblicato su Ultra Jump a partire dal giugno 2009, in quanto le due opere condividono la medesima idea di base, ossia un protagonista umano che riesce a vedere gli spiriti sovrannaturali e che ha un rapporto molto stretto con un essere dalla forma canina.
Di Gingitsune viene realizzato anche, dallo studio Diomedea, un adattamento animato in dodici episodi, mandato in onda nella stagione invernale del 2013. La storia ruota attorno a un piccolo santuario dedicato alla dea Inari e gestito da Tatsuo Saeki e da sua figlia Makoto, capace quest'ultima di vedere gli spiriti fin dal giorno della morte di sua madre, precedente sacerdotessa. Ogni santuario è abitato da una coppia di araldi, ossia di intermediari sovrannaturali tra gli umani e la specifica divinità venerata lì; tuttavia, nel caso del santuario dei Saeki c'è un solo araldo, la volpe bianca antropomorfa Gintaro, rimasto solo dopo la partenza del suo collega Kinjiro. Più avanti fanno la loro comparsa altri due protagonisti, ossia Satoru Kamio, coetaneo di Makoto in fuga dal santuario della propria famiglia, e Haru, un altro araldo dalle fattezze volpine, entrambi con un triste passato alle spalle.
Nonostante la presenza dell'elemento sovrannaturale, Gingitsune è sostanzialmente uno slice of life che si incentra sulla vita quotidiana dei suoi protagonisti umani, sulla loro crescita, sui problemi tipici dell'adolescenza, sulla nascita di nuove amicizie e sulle relazioni con i genitori e l'altro sesso, una storia in cui persino gli araldi assumono alcune caratteristiche umane, come la gelosia e la puerilità di Haru, sempre pronta a piangersi addosso, o la pigrizia e la ruvidità di Gintaro. Ci sono anche episodi incentrati maggiormente sull'aspetto fantastico e sui problemi degli araldi (oltre alle due volpi conosceremo anche una coppia di komainu, una tartaruga e due dispettose scimmiette), ma sono una minoranza rispetto a quelli dedicati ai personaggi umani, e spesso e volentieri anche il ruolo di Gintaro e Haru si riduce a quello di mere comparse o diventa funzionale alla trama "umana". Non mancano nemmeno informazioni di vario genere sulla religiosità nipponica, sui templi e sui santuari, sulle festività e sui riti, inserite sapientemente all'interno della narrazione in modo tale da non risultare eccessivamente pedanti.
Una tematica a cui più volte si accenna nel corso della narrazione è quella delle differenze fra gli araldi e gli umani, dovuta non solo al fatto che i primi possono essere visti da una piccola parte dei secondi, ma anche e soprattutto dalla differente durata della vita delle due razze, che porta gli araldi a sperimentare numerose perdite delle persone a cui si legano. Forse ci si poteva aspettare un discorso più articolato e profondo riguardo su questo punto, invece di vederlo liquidato con qualche battuta e un sorriso dei protagonisti, ma la tendenza di Gingitsune è proprio quella di trattare con leggerezza e una certa dose di ingenuità gli argomenti più seri (lo si vede anche a proposito del bullismo nel secondo episodio o della situazione familiare di Satoru più avanti), dando maggiore spazio ai sentimenti positivi e alle belle cose.
Il ritmo della narrazione è lento e placido, a volte anche troppo, e quasi tutti gli episodi sono auto-conclusivi, per cui non sempre ciò che narrano è utile all'avanzamento della trama generale, ulteriormente penalizzata dall'assenza di un vero e proprio finale: ciò è dovuto al fatto che l'anime adatta solo la prima parte del manga, ma lascia nello spettatore un senso di incompiutezza, anche per via dei numerosi misteri sul passato di Gintaro e della famiglia di Makoto che non ricevono alcuna spiegazione approfondita.
Il cast di personaggi è piuttosto variegato, a cominciare già dal quartetto di protagonisti: Makoto è una ragazza ingenua e per molti versi infantile, che però durante la narrazione matura e cresce, rivelandosi sempre meno frignona pur non perdendo la sua innocenza; Satoru è il tipico personaggio con un triste passato alle spalle ed evidenti difficoltà a rapportarsi con gli altri, ma anche lui nel corso dell'opera si apre maggiormente ai coetanei; Haru è la classica insopportabile tsundere; ma è Gintaro il personaggio più riuscito, un burbero volpone amante degli agrumi che dietro la maschera del burbero nasconde un cuore d'oro, sempre pronto a dare saggi consigli ai giovani umani. Purtroppo, essendo la serie priva di un vero finale, il percorso evolutivo dei quattro protagonisti appare anch'esso monco, sembra la prima parte di una più lunga crescita. Intorno al quartetto gravitano tanti personaggi secondari sopra le righe, dalla caratterizzazione spesso superficiale e stereotipata, ma comunque molto efficace: le amiche di Makoto, l'esuberante Yumi Ikegami e la ben più composta Hiwako Funabashi, che ha una cotta per il padre dell'amica; l'amico di famiglia Yoshitomo Takami, che nonostante i modi un po' particolari si rivela essere un ex-prete che ora gestisce un bar; il presidente del consiglio studentesco Seichiro Kirishima, il cui sogno è di far approvare uniformi più sexy per le ragazze della sua scuola; il simpatico capitano del club di kendo Taisuke Kinukawa; la coppia di araldi Utamaru e Saimaru, che si addormentano nel bel mezzo dei discorsi; l'autista di Funabashi, che si prende una cotta per lei e a cui viene addirittura dedicato un intero episodio (che non aggiunge nulla alla trama, ma si rivela piuttosto carino).
Il character design non brilla per originalità e nemmeno per la cura dei dettagli, tranne nel caso degli araldi divini che sono realizzati davvero bene, ma fa il suo lavoro e con la sua morbidezza contribuisce a rafforzare la sensazione di rilassamento, di pacatezza e di placidità che l'anime trasmette; così come si rivela delicata, soave e gradevole la colonna sonora. Un plauso va all'ottimo doppiaggio, visto che ogni voce riesce a esprimere al meglio il carattere dei personaggi, dall'insopportabile infantilismo di Haru alla riservatezza apatica di Satoru, dall'esuberanza di Ikegami alla bonarietà di Tatsuo, giusto per citare gli esempi più emblematici.
Gingitsune non è, purtroppo, una serie per tutti: manca quasi totalmente d'azione, si concentra più sulla quotidianità dei personaggi umani che sulle trame sovrannaturali e la sua eccessiva leggerezza potrebbe scontentare gli spettatori più esigenti, quelli che amano vedere trattate su schermo tematiche serie. Se invece siete alla ricerca di un buon slice of life senza grosse pretese, che vi commuova e vi intenerisca, che vi rilassi e vi faccia fare qualche risata, magari imparando anche qualcosa di nuovo sulla religione giapponese, allora ve lo consiglio di cuore, pur con tutti i suoi difettucci.
Di Gingitsune viene realizzato anche, dallo studio Diomedea, un adattamento animato in dodici episodi, mandato in onda nella stagione invernale del 2013. La storia ruota attorno a un piccolo santuario dedicato alla dea Inari e gestito da Tatsuo Saeki e da sua figlia Makoto, capace quest'ultima di vedere gli spiriti fin dal giorno della morte di sua madre, precedente sacerdotessa. Ogni santuario è abitato da una coppia di araldi, ossia di intermediari sovrannaturali tra gli umani e la specifica divinità venerata lì; tuttavia, nel caso del santuario dei Saeki c'è un solo araldo, la volpe bianca antropomorfa Gintaro, rimasto solo dopo la partenza del suo collega Kinjiro. Più avanti fanno la loro comparsa altri due protagonisti, ossia Satoru Kamio, coetaneo di Makoto in fuga dal santuario della propria famiglia, e Haru, un altro araldo dalle fattezze volpine, entrambi con un triste passato alle spalle.
Nonostante la presenza dell'elemento sovrannaturale, Gingitsune è sostanzialmente uno slice of life che si incentra sulla vita quotidiana dei suoi protagonisti umani, sulla loro crescita, sui problemi tipici dell'adolescenza, sulla nascita di nuove amicizie e sulle relazioni con i genitori e l'altro sesso, una storia in cui persino gli araldi assumono alcune caratteristiche umane, come la gelosia e la puerilità di Haru, sempre pronta a piangersi addosso, o la pigrizia e la ruvidità di Gintaro. Ci sono anche episodi incentrati maggiormente sull'aspetto fantastico e sui problemi degli araldi (oltre alle due volpi conosceremo anche una coppia di komainu, una tartaruga e due dispettose scimmiette), ma sono una minoranza rispetto a quelli dedicati ai personaggi umani, e spesso e volentieri anche il ruolo di Gintaro e Haru si riduce a quello di mere comparse o diventa funzionale alla trama "umana". Non mancano nemmeno informazioni di vario genere sulla religiosità nipponica, sui templi e sui santuari, sulle festività e sui riti, inserite sapientemente all'interno della narrazione in modo tale da non risultare eccessivamente pedanti.
Una tematica a cui più volte si accenna nel corso della narrazione è quella delle differenze fra gli araldi e gli umani, dovuta non solo al fatto che i primi possono essere visti da una piccola parte dei secondi, ma anche e soprattutto dalla differente durata della vita delle due razze, che porta gli araldi a sperimentare numerose perdite delle persone a cui si legano. Forse ci si poteva aspettare un discorso più articolato e profondo riguardo su questo punto, invece di vederlo liquidato con qualche battuta e un sorriso dei protagonisti, ma la tendenza di Gingitsune è proprio quella di trattare con leggerezza e una certa dose di ingenuità gli argomenti più seri (lo si vede anche a proposito del bullismo nel secondo episodio o della situazione familiare di Satoru più avanti), dando maggiore spazio ai sentimenti positivi e alle belle cose.
Il ritmo della narrazione è lento e placido, a volte anche troppo, e quasi tutti gli episodi sono auto-conclusivi, per cui non sempre ciò che narrano è utile all'avanzamento della trama generale, ulteriormente penalizzata dall'assenza di un vero e proprio finale: ciò è dovuto al fatto che l'anime adatta solo la prima parte del manga, ma lascia nello spettatore un senso di incompiutezza, anche per via dei numerosi misteri sul passato di Gintaro e della famiglia di Makoto che non ricevono alcuna spiegazione approfondita.
Il cast di personaggi è piuttosto variegato, a cominciare già dal quartetto di protagonisti: Makoto è una ragazza ingenua e per molti versi infantile, che però durante la narrazione matura e cresce, rivelandosi sempre meno frignona pur non perdendo la sua innocenza; Satoru è il tipico personaggio con un triste passato alle spalle ed evidenti difficoltà a rapportarsi con gli altri, ma anche lui nel corso dell'opera si apre maggiormente ai coetanei; Haru è la classica insopportabile tsundere; ma è Gintaro il personaggio più riuscito, un burbero volpone amante degli agrumi che dietro la maschera del burbero nasconde un cuore d'oro, sempre pronto a dare saggi consigli ai giovani umani. Purtroppo, essendo la serie priva di un vero finale, il percorso evolutivo dei quattro protagonisti appare anch'esso monco, sembra la prima parte di una più lunga crescita. Intorno al quartetto gravitano tanti personaggi secondari sopra le righe, dalla caratterizzazione spesso superficiale e stereotipata, ma comunque molto efficace: le amiche di Makoto, l'esuberante Yumi Ikegami e la ben più composta Hiwako Funabashi, che ha una cotta per il padre dell'amica; l'amico di famiglia Yoshitomo Takami, che nonostante i modi un po' particolari si rivela essere un ex-prete che ora gestisce un bar; il presidente del consiglio studentesco Seichiro Kirishima, il cui sogno è di far approvare uniformi più sexy per le ragazze della sua scuola; il simpatico capitano del club di kendo Taisuke Kinukawa; la coppia di araldi Utamaru e Saimaru, che si addormentano nel bel mezzo dei discorsi; l'autista di Funabashi, che si prende una cotta per lei e a cui viene addirittura dedicato un intero episodio (che non aggiunge nulla alla trama, ma si rivela piuttosto carino).
Il character design non brilla per originalità e nemmeno per la cura dei dettagli, tranne nel caso degli araldi divini che sono realizzati davvero bene, ma fa il suo lavoro e con la sua morbidezza contribuisce a rafforzare la sensazione di rilassamento, di pacatezza e di placidità che l'anime trasmette; così come si rivela delicata, soave e gradevole la colonna sonora. Un plauso va all'ottimo doppiaggio, visto che ogni voce riesce a esprimere al meglio il carattere dei personaggi, dall'insopportabile infantilismo di Haru alla riservatezza apatica di Satoru, dall'esuberanza di Ikegami alla bonarietà di Tatsuo, giusto per citare gli esempi più emblematici.
Gingitsune non è, purtroppo, una serie per tutti: manca quasi totalmente d'azione, si concentra più sulla quotidianità dei personaggi umani che sulle trame sovrannaturali e la sua eccessiva leggerezza potrebbe scontentare gli spettatori più esigenti, quelli che amano vedere trattate su schermo tematiche serie. Se invece siete alla ricerca di un buon slice of life senza grosse pretese, che vi commuova e vi intenerisca, che vi rilassi e vi faccia fare qualche risata, magari imparando anche qualcosa di nuovo sulla religione giapponese, allora ve lo consiglio di cuore, pur con tutti i suoi difettucci.