Kuroko no Basket: Mou Ikkai Yarimasen ka
Riallacciando le lancette del tempo, l'episodio 41.5 in uscita col sesto DVD della seconda stagione dell'anime di Kuroko no Basket catapulta lo spettatore nel passato fra le mura dell'istituto Teikō, nelle cui palestre si allenava la Generazione dei Miracoli. Adattando il 124° capitolo del manga, questo nuovo special fornisce dettagli in più sul primo incontro fra Kuroko Tetsuya, il fantomatico sesto uomo, e Aomine Daiki, l'asso della "kiseki no sedai". Essendo un episodio aggiunto ai canonici venticinque, lo speciale conserva l'opening e l'ending della seconda serie. Il flashback si riallaccia alle parole di Momoi al termine della puntata 41, incentrato sull'incontro Tōō vs Seirin della Winter Cup. A un accenno di sorriso da parte del suo amico di infanzia, la bella manager commenta: "Anche se in modo lieve, è tornato com'era una volta." Ecco come viene fornita l'occasione per l'episodio speciale 41.5, che appunto mostra come Aomine "era una volta"...
Dell'Aomine che tutti conosciamo, membro della squadra del liceo Tōō, con la maglia scura quanto la sua pelle e un solco enorme fra le sopracciglia, un'aria di sfida perennemente stampata in faccia e una convinzione tale da permettergli di proclamarsi imbattibile da qualsivoglia giocatore del Giappone, ci viene fornita una nuova immagine pimpante e benevola, il cui sorriso potrebbe stregare più del suo impeccabile gioco. Quando Kuroko ha incontrato per la prima volta Aomine si è visto letteralmente conquistato dalla sua personalità pulita, dall'amore indiscusso per il basket e da quel continuo mettersi alla prova, allenandosi e allenandosi, nonostante uno forte come lui non necessitasse di sudare fino a sera. Immediatamente, il giovane Tetsuya prende a modello il suo nuovo compagno, cercando di emularlo in ogni mossa o strategia per andare a canestro, con la speranza un giorno di poter giocare sul suo stesso campo in prima squadra. Proprio grazie a questo incontro sovrannaturale, il "fantasma" della palestra della Teikō, che di sera fa risuonare la suola delle sue scarpette nell'edificio, la cui presenza è impercettibile come lo sono i suoi millimetrici e fulminei passaggi, diventa il fantomatico sesto uomo della Generazione dei Miracoli.
Luce e ombra sono complementari: più forte è la prima, più lunga è la seconda. E dove troviamo l'ombra di un Kuroko che segue pedissequamente lo schiacciatore dai capelli blu, troviamo anche la luce dell'asso della Teikō che brilla inattaccabile per i campi da basket. Così forte da essere soprannominato "bakemono" (mostro) dai suoi avversari, che sul display del punteggio vedono dipingersi in rosso cifre da urlo, evidenzianti la differenza che intercorre tra un normale giocatore e un vero prodigio. Convintosi ormai che nessuno può batterlo, Aomine smette di allenarsi e impegnarsi nelle partite, inaugurando un nuovo personalissimo basket con la frase "ore ni kateru no wa ore dake da" (俺に勝てるのはオレだけだ, l'unico in grado di battermi sono io stesso).
Ogni volta che lasciano intravedere il Dai-chan dei bei tempi delle scuole medie mi domando com'è possibile che sia diventato il ragazzo strafottente che è adesso, quello che gioca da solo in campo, concentrandosi solo su di sé. In realtà, la considerazione alta che ha di sé stesso è avallata dalle sue enormi potenzialità e dal grande numero di canestri che segna nel corso di una partita. Nessuno può fare quello che faccio io. Nessuno è in grado di superarmi. L'unico che può vincere contro di me è Aomine stesso. Più si ripete concetti del genere, più si allontana dall'idea di ensemble propria di uno sport come il basket, e dall'ideale che Kuroko strenuamente porta avanti. Alla fine come un'unica alternativa per farlo rinsavire c'è solo la sconfitta, e Kuroko mira proprio a quella. Forse un episodio del genere, che mostra come Aomine "era una volta", può spolverare via un po' dell'antipatia che il suo personaggio suscita.
Col sogno di rivederlo un giorno ringiovanito nello spirito e pronto a rimettersi in gioco, consiglio la visione di questo speciale ai fan dell'allampanato dai capelli turchini e a quelli che non sono mai stanchi di saperne di più sulla Generazione dei Miracoli! Perciò, mou ikkai yarimasen ka?
Dell'Aomine che tutti conosciamo, membro della squadra del liceo Tōō, con la maglia scura quanto la sua pelle e un solco enorme fra le sopracciglia, un'aria di sfida perennemente stampata in faccia e una convinzione tale da permettergli di proclamarsi imbattibile da qualsivoglia giocatore del Giappone, ci viene fornita una nuova immagine pimpante e benevola, il cui sorriso potrebbe stregare più del suo impeccabile gioco. Quando Kuroko ha incontrato per la prima volta Aomine si è visto letteralmente conquistato dalla sua personalità pulita, dall'amore indiscusso per il basket e da quel continuo mettersi alla prova, allenandosi e allenandosi, nonostante uno forte come lui non necessitasse di sudare fino a sera. Immediatamente, il giovane Tetsuya prende a modello il suo nuovo compagno, cercando di emularlo in ogni mossa o strategia per andare a canestro, con la speranza un giorno di poter giocare sul suo stesso campo in prima squadra. Proprio grazie a questo incontro sovrannaturale, il "fantasma" della palestra della Teikō, che di sera fa risuonare la suola delle sue scarpette nell'edificio, la cui presenza è impercettibile come lo sono i suoi millimetrici e fulminei passaggi, diventa il fantomatico sesto uomo della Generazione dei Miracoli.
Luce e ombra sono complementari: più forte è la prima, più lunga è la seconda. E dove troviamo l'ombra di un Kuroko che segue pedissequamente lo schiacciatore dai capelli blu, troviamo anche la luce dell'asso della Teikō che brilla inattaccabile per i campi da basket. Così forte da essere soprannominato "bakemono" (mostro) dai suoi avversari, che sul display del punteggio vedono dipingersi in rosso cifre da urlo, evidenzianti la differenza che intercorre tra un normale giocatore e un vero prodigio. Convintosi ormai che nessuno può batterlo, Aomine smette di allenarsi e impegnarsi nelle partite, inaugurando un nuovo personalissimo basket con la frase "ore ni kateru no wa ore dake da" (俺に勝てるのはオレだけだ, l'unico in grado di battermi sono io stesso).
Ogni volta che lasciano intravedere il Dai-chan dei bei tempi delle scuole medie mi domando com'è possibile che sia diventato il ragazzo strafottente che è adesso, quello che gioca da solo in campo, concentrandosi solo su di sé. In realtà, la considerazione alta che ha di sé stesso è avallata dalle sue enormi potenzialità e dal grande numero di canestri che segna nel corso di una partita. Nessuno può fare quello che faccio io. Nessuno è in grado di superarmi. L'unico che può vincere contro di me è Aomine stesso. Più si ripete concetti del genere, più si allontana dall'idea di ensemble propria di uno sport come il basket, e dall'ideale che Kuroko strenuamente porta avanti. Alla fine come un'unica alternativa per farlo rinsavire c'è solo la sconfitta, e Kuroko mira proprio a quella. Forse un episodio del genere, che mostra come Aomine "era una volta", può spolverare via un po' dell'antipatia che il suo personaggio suscita.
Col sogno di rivederlo un giorno ringiovanito nello spirito e pronto a rimettersi in gioco, consiglio la visione di questo speciale ai fan dell'allampanato dai capelli turchini e a quelli che non sono mai stanchi di saperne di più sulla Generazione dei Miracoli! Perciò, mou ikkai yarimasen ka?