Curiosando nei Cortili del Cuore
Amo molto Ai Yazawa: il suo stile di disegno, i suoi personaggi, le storie che racconta. Andando alla ricerca dei suoi lavori sono andato a recuperare quest’opera che onestamente avevo sempre snobbato, sia perchè non sapevo fosse sua, sia perchè la credevo troppo infantile (diciamo che il titolo italiano “Curiosando nei cortili del cuore” non aiutava in tal senso).
Ho fatto bene a recuperarla: vi ho trovato gli stilemi tipici di Yazawa ma più giovanili e gioiosi, con una prospettiva speranzosa, prodromi dei temi che poi si veleranno di maggiore sofferenza nelle opere successive.
“Gokinjo Monogatari”, letteralmente “storie di quartiere”, è una commedia che ruota attorno alle vicende (sentimentali e non) di Tsutomu e Mikako, 15enni vicini di casa e amici d’infanzia inseparabili, e sulla comitiva di amici che frequentano insieme a loro l’istituto d’arte e coi quali fonderanno l’Akindo, un club artistico in cui ognuno crea opere di vario genere per poi venderle ai mercatini delle pulci.
La storia, che alterna fasi slice of life ad altre più apertamente shojo, è abbastanza coinvolgente.
Nonostante inizialmente Tsutomu e Mikako sembrino essere confusi su cosa provino realmente, risulta subito evidente che il rapporto tra i due sia assolutamente speciale, qualcosa che vada totalmente oltre la semplice amicizia, e anzi il punto di partenza della narrazione è proprio l’intento di Tsutomu di rompere questa stasi perenne su cui si è fossilizzato il rapporto tra lui e Mikako, generando una catena di eventi che porteranno a un’evoluzione lui, lei e tutti quelli che li circondano. Il tema principale è dunque quello della crescita, del passaggio dei personaggi dall’adolescenza all’età adulta.
Di fatto mentre Mikako è ancora una ragazzina capricciosa dai comportamenti puerili, Tsutomu (bravissimo ragazzo, gentile, generoso e affidabile) ha cominciato per primo a maturare iniziando a riflettere su se stesso e su Mikako, e questo farà crescere infine anche lei. Altra linea narrativa riguarda il triangolo tra Yusuke, Mariko e Ayumi: il primo è un ragazzo solido dagli atteggiamenti più maturi, la seconda una ragazza frivola e vanesia che non sa realmente cosa fare della sua vita, mentre la terza è una ragazza molto dolce, equilibrata e di supporto.
Gli altri secondari sono tutti ben caratterizzati, dalla rockettara Risa (molto adulta e affidabile), alla ragazza-peluche P-Chan (un’ingenua appassionata di bambolotti) fino ad arrivare alla madre di Mikako che regala continuamente momenti esilaranti.
Le fasi slice of life coinvolgono tutti, anche i personaggi secondari che hanno più o meno tutti i loro momenti di approfondimento.
Una cosa che ho molto apprezzato sono i dialoghi: scordatevi i personaggi repressi e ansiosi, inidonei alla socialità, che non sanno spiccicare una parola e che per ogni minimo contatto arrossiscono e balbettano. Qui i dialoghi sono diretti, freschi, i personaggi non si fanno scrupoli a tirare fuori le emozioni, sfogarsi, litigare, rincorrersi, prendersi in giro o anche insultarsi a volte. Dialoghi da veri adolescenti.
Alle tematiche sentimentali se ne affiancano anche altre di diverso genere che vanno dalle riflessioni sul mondo del lavoro (Mikako ha il sogno di diventare stilista) ai problemi coniugali (i genitori di Mikako sono divorziati). In particolar modo la situazione familiare di Mikako e la relazione col padre diventano il centro dell’ultimo arco dell’anime, a mio avviso molto forte emotivamente, nonostante sia stato notevolmente diluito e allungato rispetto al manga per il fatto che la storia del cartone aveva raggiunto il cartaceo.
Nota sul doppiaggio: per poter non solo apprezzare ma anche solo capire l’arco finale, è necessario vedere l’anime in lingua originale. Nel doppiaggio italiano infatti hanno deciso incomprensibilmente di censurare il fatto che i genitori di Mikako fossero divorziati, con risultati catastrofici sulle ultime 11 puntate del cartone visto che si parla prevalentemente di quello. Ciò ha portato a tagliare di netto delle scene e a stravolgere totalmente molti dialoghi diventati idioteschi.
Allo stesso modo è stata praticamente cancellata dai dialoghi l’evoluzione sentimentale tra Mikako e Tsutomu: nonostante ci facciano vedere la scena del bacio, fino alla fine della serie continuano a farli parlare in termini di semplice amicizia quando invece, com’è palesemente intuibile dai loro comportamenti, si sono ormai fidanzati.
Per non parlare di tante gag relative alla mitica mamma di Mikako che è costantemente preoccupata che sua figlia rimanga da sola con Tsutomu perchè teme che finiscano per fare sesso (ovviamente nel doppiaggio ogni riferimento al sesso viene eliminato sostituendolo con discorsi ridicoli senza senso).
Inoltre tante scene, che in originale hanno semplicemente un silenzio pieno di emozione (in cui a parlare sono gli sguardi e il non verbale), in italiano vengono riempite da dialoghi insulsi inventati di sana pianta. E’ una cosa che purtroppo accadeva spesso nei doppiaggi di quel periodo ma che non mi sono mai potuto spiegare: capisco cambiare un dialogo perchè c’è un riferimento al sesso (non lo condivido, ma lo comprendo), ma se c’è silenzio, perchè non lasciare il silenzio? Che senso ha? Mi fa andare ai matti sta cosa.
Al di la di questo, ho comunque apprezzato il timbro dei dialoghi che in fondo ha rispettato abbastanza il taglio giovanile e spensierato originale. L’unica cosa che stona continuamente è l’appellativo usato per Mariko: in originale Mikako e gli altri la chiamano, in senso un po’ spregiativo, “body-ko” (corpo da favola), appellativo che nel doppiaggio è stato sostituito con termini come “mummia” o “vecchia ciabatta” che non c’entrano proprio niente (trattandosi di una ragazza bellissima).
Tornando ai personaggi, da notare che alcuni sembrano i prototipi dei protagonisti delle opere successive.
In particolare Risa e Mikako sembrano le due Nana con la differenza che qui c’è una veste più positiva: Risa è una ragazza tranquilla in una relazione serena ed equilibrata col suo “Ren”. Mikako è frivola e infantile ma può appoggiarsi da sempre ad una relazione solidissima con Tsutomu destinata a felicità certa (due anime gemelle perfette).
Da un punto di vista visivo, lo stile di Yazawa è evidentissimo e anche esasperato: corpi magrissimi con braccia e gambe lunghissime, scarpe enormi, mani e teste sproporzionate. A me non dispiace ma so che non tutti apprezzeranno. Da notare però la grande cura verso i dettagli dei vestiti e accessori, molto particolari, sempre diversi. D’altra parte la Yazawa ha sempre avuto una vena da stilista.
L’anime copre solamente metà della storia del manga pertanto ha un finale aperto. Tuttavia lo trovo bello lo stesso e ha un senso anche così.
L’unico cruccio è che senza leggere il manga si perderà il collegamento tra Gokinjo Monogatari e l’anime successivo, Paradise Kiss, che è uno spin-off basato su personaggi che compaiono appunto nella seconda parte del manga. Per chi volesse saperne di più, metto sotto spoiler un breve riassunto su come continua la storia nel manga:
Yusuke romperà con Mariko, sposerà Ayumi e avranno un bambino.
La madre di Mikako si risposerà col padre e avranno un’altra bambina, Miwako (che fantasia i genitori, coi nomi!).
I personaggi che, cresciuti, ritroveremo come principali in Paradise Kiss sono la nuova generazione venuta fuori nel finale di “Gokinjo Monogatari”: Miwako (sorellina di Mikako), Arashi (figlio di Risa) e Hiroyuki (figlio di Hiroaki, il barman). Inoltre troviamo Seiji, personaggio assente nell’anime perchè compare anch’esso nella seconda parte del manga, che sarebbe un ragazzo bellissimo ed efebico, con il sogno di diventare un grande parrucchiere, che si installa a casa di Mikako come assistente della madre.
“Gokinjo Monogatari” è un’opera sicuramente un po’ acerba ma molto gradevole, divertente e a tratti toccante, sicuramente imprescindibile per i fan di Ai Yazawa. Mi ha fatto piacere vedere la sensei così ottimista e spensierata, rapportata a quella più malinconica e dolorosa successiva.
Ogni puntata mi ha catapultato negli anni 90, mi ha dato un senso di tepore, come ritrovare dei vecchi amici e mi è dispiaciuto quando sono arrivato alla conclusione. Mi mancherà un po’. Per riprendermi, vado a rivedere Paradise Kiss.
Ho fatto bene a recuperarla: vi ho trovato gli stilemi tipici di Yazawa ma più giovanili e gioiosi, con una prospettiva speranzosa, prodromi dei temi che poi si veleranno di maggiore sofferenza nelle opere successive.
“Gokinjo Monogatari”, letteralmente “storie di quartiere”, è una commedia che ruota attorno alle vicende (sentimentali e non) di Tsutomu e Mikako, 15enni vicini di casa e amici d’infanzia inseparabili, e sulla comitiva di amici che frequentano insieme a loro l’istituto d’arte e coi quali fonderanno l’Akindo, un club artistico in cui ognuno crea opere di vario genere per poi venderle ai mercatini delle pulci.
La storia, che alterna fasi slice of life ad altre più apertamente shojo, è abbastanza coinvolgente.
Nonostante inizialmente Tsutomu e Mikako sembrino essere confusi su cosa provino realmente, risulta subito evidente che il rapporto tra i due sia assolutamente speciale, qualcosa che vada totalmente oltre la semplice amicizia, e anzi il punto di partenza della narrazione è proprio l’intento di Tsutomu di rompere questa stasi perenne su cui si è fossilizzato il rapporto tra lui e Mikako, generando una catena di eventi che porteranno a un’evoluzione lui, lei e tutti quelli che li circondano. Il tema principale è dunque quello della crescita, del passaggio dei personaggi dall’adolescenza all’età adulta.
Di fatto mentre Mikako è ancora una ragazzina capricciosa dai comportamenti puerili, Tsutomu (bravissimo ragazzo, gentile, generoso e affidabile) ha cominciato per primo a maturare iniziando a riflettere su se stesso e su Mikako, e questo farà crescere infine anche lei. Altra linea narrativa riguarda il triangolo tra Yusuke, Mariko e Ayumi: il primo è un ragazzo solido dagli atteggiamenti più maturi, la seconda una ragazza frivola e vanesia che non sa realmente cosa fare della sua vita, mentre la terza è una ragazza molto dolce, equilibrata e di supporto.
Gli altri secondari sono tutti ben caratterizzati, dalla rockettara Risa (molto adulta e affidabile), alla ragazza-peluche P-Chan (un’ingenua appassionata di bambolotti) fino ad arrivare alla madre di Mikako che regala continuamente momenti esilaranti.
Le fasi slice of life coinvolgono tutti, anche i personaggi secondari che hanno più o meno tutti i loro momenti di approfondimento.
Una cosa che ho molto apprezzato sono i dialoghi: scordatevi i personaggi repressi e ansiosi, inidonei alla socialità, che non sanno spiccicare una parola e che per ogni minimo contatto arrossiscono e balbettano. Qui i dialoghi sono diretti, freschi, i personaggi non si fanno scrupoli a tirare fuori le emozioni, sfogarsi, litigare, rincorrersi, prendersi in giro o anche insultarsi a volte. Dialoghi da veri adolescenti.
Alle tematiche sentimentali se ne affiancano anche altre di diverso genere che vanno dalle riflessioni sul mondo del lavoro (Mikako ha il sogno di diventare stilista) ai problemi coniugali (i genitori di Mikako sono divorziati). In particolar modo la situazione familiare di Mikako e la relazione col padre diventano il centro dell’ultimo arco dell’anime, a mio avviso molto forte emotivamente, nonostante sia stato notevolmente diluito e allungato rispetto al manga per il fatto che la storia del cartone aveva raggiunto il cartaceo.
Nota sul doppiaggio: per poter non solo apprezzare ma anche solo capire l’arco finale, è necessario vedere l’anime in lingua originale. Nel doppiaggio italiano infatti hanno deciso incomprensibilmente di censurare il fatto che i genitori di Mikako fossero divorziati, con risultati catastrofici sulle ultime 11 puntate del cartone visto che si parla prevalentemente di quello. Ciò ha portato a tagliare di netto delle scene e a stravolgere totalmente molti dialoghi diventati idioteschi.
Allo stesso modo è stata praticamente cancellata dai dialoghi l’evoluzione sentimentale tra Mikako e Tsutomu: nonostante ci facciano vedere la scena del bacio, fino alla fine della serie continuano a farli parlare in termini di semplice amicizia quando invece, com’è palesemente intuibile dai loro comportamenti, si sono ormai fidanzati.
Per non parlare di tante gag relative alla mitica mamma di Mikako che è costantemente preoccupata che sua figlia rimanga da sola con Tsutomu perchè teme che finiscano per fare sesso (ovviamente nel doppiaggio ogni riferimento al sesso viene eliminato sostituendolo con discorsi ridicoli senza senso).
Inoltre tante scene, che in originale hanno semplicemente un silenzio pieno di emozione (in cui a parlare sono gli sguardi e il non verbale), in italiano vengono riempite da dialoghi insulsi inventati di sana pianta. E’ una cosa che purtroppo accadeva spesso nei doppiaggi di quel periodo ma che non mi sono mai potuto spiegare: capisco cambiare un dialogo perchè c’è un riferimento al sesso (non lo condivido, ma lo comprendo), ma se c’è silenzio, perchè non lasciare il silenzio? Che senso ha? Mi fa andare ai matti sta cosa.
Al di la di questo, ho comunque apprezzato il timbro dei dialoghi che in fondo ha rispettato abbastanza il taglio giovanile e spensierato originale. L’unica cosa che stona continuamente è l’appellativo usato per Mariko: in originale Mikako e gli altri la chiamano, in senso un po’ spregiativo, “body-ko” (corpo da favola), appellativo che nel doppiaggio è stato sostituito con termini come “mummia” o “vecchia ciabatta” che non c’entrano proprio niente (trattandosi di una ragazza bellissima).
Tornando ai personaggi, da notare che alcuni sembrano i prototipi dei protagonisti delle opere successive.
In particolare Risa e Mikako sembrano le due Nana con la differenza che qui c’è una veste più positiva: Risa è una ragazza tranquilla in una relazione serena ed equilibrata col suo “Ren”. Mikako è frivola e infantile ma può appoggiarsi da sempre ad una relazione solidissima con Tsutomu destinata a felicità certa (due anime gemelle perfette).
Da un punto di vista visivo, lo stile di Yazawa è evidentissimo e anche esasperato: corpi magrissimi con braccia e gambe lunghissime, scarpe enormi, mani e teste sproporzionate. A me non dispiace ma so che non tutti apprezzeranno. Da notare però la grande cura verso i dettagli dei vestiti e accessori, molto particolari, sempre diversi. D’altra parte la Yazawa ha sempre avuto una vena da stilista.
L’anime copre solamente metà della storia del manga pertanto ha un finale aperto. Tuttavia lo trovo bello lo stesso e ha un senso anche così.
L’unico cruccio è che senza leggere il manga si perderà il collegamento tra Gokinjo Monogatari e l’anime successivo, Paradise Kiss, che è uno spin-off basato su personaggi che compaiono appunto nella seconda parte del manga. Per chi volesse saperne di più, metto sotto spoiler un breve riassunto su come continua la storia nel manga:
Attenzione :: Spoiler! (clicca per visualizzarlo)
in sostanza Mikako e Tsutomu resteranno insieme fino alla fine, si sposeranno e avranno un bambino. Mikako diventerà una stilista professionista col suo marchio Happy Berry. Yusuke romperà con Mariko, sposerà Ayumi e avranno un bambino.
La madre di Mikako si risposerà col padre e avranno un’altra bambina, Miwako (che fantasia i genitori, coi nomi!).
I personaggi che, cresciuti, ritroveremo come principali in Paradise Kiss sono la nuova generazione venuta fuori nel finale di “Gokinjo Monogatari”: Miwako (sorellina di Mikako), Arashi (figlio di Risa) e Hiroyuki (figlio di Hiroaki, il barman). Inoltre troviamo Seiji, personaggio assente nell’anime perchè compare anch’esso nella seconda parte del manga, che sarebbe un ragazzo bellissimo ed efebico, con il sogno di diventare un grande parrucchiere, che si installa a casa di Mikako come assistente della madre.
“Gokinjo Monogatari” è un’opera sicuramente un po’ acerba ma molto gradevole, divertente e a tratti toccante, sicuramente imprescindibile per i fan di Ai Yazawa. Mi ha fatto piacere vedere la sensei così ottimista e spensierata, rapportata a quella più malinconica e dolorosa successiva.
Ogni puntata mi ha catapultato negli anni 90, mi ha dato un senso di tepore, come ritrovare dei vecchi amici e mi è dispiaciuto quando sono arrivato alla conclusione. Mi mancherà un po’. Per riprendermi, vado a rivedere Paradise Kiss.
"Gokinjo Monogatari", noto in Italia con il titolo "Curiosando nei cortili del cuore", è un anime del lontano 1995 incentrato sul rapporto tra Mikako (Melissa) e Tsutomu (TJ), tra gelosie, l'attività del mercatino e i classici problemi adolescenziali.
Avevo un vago ricordo di questa serie, così l'ho ripresa un paio di anni fa e non avevo memoria alcuna dell'odiosità della protagonista. Ricordavo fosse Mariko (Melany) quella antipatica che minava il rapporto tra i protagonisti, invece mi sono dovuta ricredere.
La protagonista Mikako ha veramente un carattere orribile, pecca di eccessiva pazzia e non fa altro che prendersela con il povero Tsutomu (che, 'poraccio', è innamorato di lei) dalla mattina alla sera senza un motivo apparente. In realtà è solamente lei a minare il loro rapporto e a spingere poi Tsutomu tra le braccia di Mariko. Successivamente, la gelosia di Mikako prevale ma la stessa non ne capisce il motivo, allungando in maniera spropositata il brodo.
Prima di giungere al tanto agognato finale però, vengono sviluppate le storyline secondarie, tra cui quella di Mariko e Yusuke (Steven) che era quella che mi piaceva di più ma anche quella più bistrattata. E alla fine viene dato persino spazio al dramma familiare di Mikako, con tanto di lieto fine.
Ora, la serie certamente non spicca per originalità né come shoujo in generale però, nonostante i dilemmi inutili creati dalla protagonista ed esternati nel peggior modo possibile, devo ammettere che riesce a regalare belle emozioni.
La serie è un po' pesante anche in ragione del numero di episodi (ben 50) ma è riuscita comunque a risultare appassionante in più punti ma non certo per la coppia principale.
Povero Tsutomu. Ci voleva un coraggio per stare vicino ad una come Mikako!
Sigle passabili e comparto grafico certamente non accattivante. Lo stile inconfondibile della Yazawa si esprime qui in tutto il suo valore, mostrando difetti che verranno mantenuti poi dall'autrice anche in altre opere (corpi eccessivamente esili e anatomicamente sproporzionati) e difetti particolarmente evidenti solo qui (le orecchie da Dumbo e le scarpe da pagliaccio da circo).
Tutto sommato la promuovo, più per i ricordi di infanzia. Mi piaceva tantissimo quando passava in TV con quella sigla un po' rap della D'Avena (che, contrariamente a quanto si dice, mi gasava un sacco), ma c'è da dire che, rivedendolo, la Mediaset ci ha messo veramente del suo.
Oltre ad avere completamente resettato il rapporto amoroso instaurato tra i protagonisti, ha regalato a questa serie la censura più stupida mai vista in un anime: pur di nascondere il divorzio dei genitori di Mikako, inventa di sana pianta uno scandalo con tanto di fuga all'estero del padre. Imbarazzante, ma questo non modifica il mio voto.
Avevo un vago ricordo di questa serie, così l'ho ripresa un paio di anni fa e non avevo memoria alcuna dell'odiosità della protagonista. Ricordavo fosse Mariko (Melany) quella antipatica che minava il rapporto tra i protagonisti, invece mi sono dovuta ricredere.
La protagonista Mikako ha veramente un carattere orribile, pecca di eccessiva pazzia e non fa altro che prendersela con il povero Tsutomu (che, 'poraccio', è innamorato di lei) dalla mattina alla sera senza un motivo apparente. In realtà è solamente lei a minare il loro rapporto e a spingere poi Tsutomu tra le braccia di Mariko. Successivamente, la gelosia di Mikako prevale ma la stessa non ne capisce il motivo, allungando in maniera spropositata il brodo.
Prima di giungere al tanto agognato finale però, vengono sviluppate le storyline secondarie, tra cui quella di Mariko e Yusuke (Steven) che era quella che mi piaceva di più ma anche quella più bistrattata. E alla fine viene dato persino spazio al dramma familiare di Mikako, con tanto di lieto fine.
Ora, la serie certamente non spicca per originalità né come shoujo in generale però, nonostante i dilemmi inutili creati dalla protagonista ed esternati nel peggior modo possibile, devo ammettere che riesce a regalare belle emozioni.
La serie è un po' pesante anche in ragione del numero di episodi (ben 50) ma è riuscita comunque a risultare appassionante in più punti ma non certo per la coppia principale.
Povero Tsutomu. Ci voleva un coraggio per stare vicino ad una come Mikako!
Sigle passabili e comparto grafico certamente non accattivante. Lo stile inconfondibile della Yazawa si esprime qui in tutto il suo valore, mostrando difetti che verranno mantenuti poi dall'autrice anche in altre opere (corpi eccessivamente esili e anatomicamente sproporzionati) e difetti particolarmente evidenti solo qui (le orecchie da Dumbo e le scarpe da pagliaccio da circo).
Tutto sommato la promuovo, più per i ricordi di infanzia. Mi piaceva tantissimo quando passava in TV con quella sigla un po' rap della D'Avena (che, contrariamente a quanto si dice, mi gasava un sacco), ma c'è da dire che, rivedendolo, la Mediaset ci ha messo veramente del suo.
Oltre ad avere completamente resettato il rapporto amoroso instaurato tra i protagonisti, ha regalato a questa serie la censura più stupida mai vista in un anime: pur di nascondere il divorzio dei genitori di Mikako, inventa di sana pianta uno scandalo con tanto di fuga all'estero del padre. Imbarazzante, ma questo non modifica il mio voto.
Indubbiamente Curiosando nei cortili del Cuore è uno di quegli anime che ti restano dentro, che ti coinvolgono e ti danno mille emozioni, sensazioni che mai ti lasciano.
Inutile dire che questo stile particolare di Ai Yazawa è unico nel suo genere e non paragonabile ad altri, identificativo e straordinario.
Gokinjo Monogatar è un anime semplice ma molto bello e anche educativo. I personaggi crescono e maturano con lo svolgersi della storia e delle vicende in cui sono protagonisti. Gokinjo Monogatari è un anime da non sottovalutare, anche se, a primo impatto, può sembrare infantile, non lo è per niente anzi. Lo definirei maturo e adulto, sa affrontare problematiche degli adolescenti anche con spirito e serietà.
Da non perdere è la lettura del manga, secondo me migliore e ben strutturato. Gokinjo Monogatar è un anime/manga unico che consiglio a tutti, non fermatevi alla prima impressione. Leggetelo e guardatelo: non vene pentirete.
Inutile dire che questo stile particolare di Ai Yazawa è unico nel suo genere e non paragonabile ad altri, identificativo e straordinario.
Gokinjo Monogatar è un anime semplice ma molto bello e anche educativo. I personaggi crescono e maturano con lo svolgersi della storia e delle vicende in cui sono protagonisti. Gokinjo Monogatari è un anime da non sottovalutare, anche se, a primo impatto, può sembrare infantile, non lo è per niente anzi. Lo definirei maturo e adulto, sa affrontare problematiche degli adolescenti anche con spirito e serietà.
Da non perdere è la lettura del manga, secondo me migliore e ben strutturato. Gokinjo Monogatar è un anime/manga unico che consiglio a tutti, non fermatevi alla prima impressione. Leggetelo e guardatelo: non vene pentirete.
Opera costruita con ingredienti molto importanti come la comicità, il sarcasmo, la dolcezza e il sentimento. In quest'opera l'autrice si distingue molto per la sua capacità di creare situazioni e gag divertenti che sfociano nell'espressività comica dei volti che disegna.
La storia si può considerare fresca e allegra, ma anche molto profonda, e il modo dei ragazzi di manifestare le loro sensazioni lo dimostra in maniera perfetta.
La cosa negativa, secondo me, sono i disegni che, pur straordinari e attraenti nella loro particolarità, non sono mai riuscita a farmi piacere. Comunque questa è una serie degna di essere vista e rivista.
Nove!
La storia si può considerare fresca e allegra, ma anche molto profonda, e il modo dei ragazzi di manifestare le loro sensazioni lo dimostra in maniera perfetta.
La cosa negativa, secondo me, sono i disegni che, pur straordinari e attraenti nella loro particolarità, non sono mai riuscita a farmi piacere. Comunque questa è una serie degna di essere vista e rivista.
Nove!
<b>ATTENZIONE! POSSIBILE SPOILER!</b>
Questo è il primo anime tratto dai manga della grande Ai Yazawa; qui il suo stile inizia a prendere forma e non è paragonabile a nessun altro stile in circolazione: come i grandi stili, lo stile della Yazawa o si ama o si odia.
La storia parla di Mikako - qui da noi Melissa - che sogna di, un giorno, diventare stilista, che è molto intraprendente e che vorrebbe realizzare il suo sogno ad ogni costo, se non fosse per il suo primo amore, Tsutomu, con cui è cresciuta fin dall'infanzia. Lei non si accorge dei sentimenti provati per lui, pensa solo che sia una forte amicizia che lo distingue; quando però Tsutomu inizia ad uscire con Miwako (credo che si chiami così), la solita ochetta snob, Mikako s'ingelosisce e con il trascorre della storia si fa tante domande sul perché provi questa gelosia così forte, scoprendo di essere follemente innamorata di lui.
Un anime molto bello che ci fa scoprire i primi amori di noi adolescenti.
Stupendo, lo consiglio.
Questo è il primo anime tratto dai manga della grande Ai Yazawa; qui il suo stile inizia a prendere forma e non è paragonabile a nessun altro stile in circolazione: come i grandi stili, lo stile della Yazawa o si ama o si odia.
La storia parla di Mikako - qui da noi Melissa - che sogna di, un giorno, diventare stilista, che è molto intraprendente e che vorrebbe realizzare il suo sogno ad ogni costo, se non fosse per il suo primo amore, Tsutomu, con cui è cresciuta fin dall'infanzia. Lei non si accorge dei sentimenti provati per lui, pensa solo che sia una forte amicizia che lo distingue; quando però Tsutomu inizia ad uscire con Miwako (credo che si chiami così), la solita ochetta snob, Mikako s'ingelosisce e con il trascorre della storia si fa tante domande sul perché provi questa gelosia così forte, scoprendo di essere follemente innamorata di lui.
Un anime molto bello che ci fa scoprire i primi amori di noi adolescenti.
Stupendo, lo consiglio.
Ciao!! Pensavo che gli episodi fossero di meno, comunque li ho visti tutti. Questo è uno dei miei anime preferiti!! Anche io avevo il sogno di Mikako (= Melissa), ed ispirandomi all'Akindo (il gruppo con cui fanno il mercatino) ne creai uno anche io anni fa (attorno al 97-98) . Il manga l'ho preferito di gran lunga al cartone, che mi ha immediatamente colpita per i disegni particolari e la storia. Non ho dato tanto peso all'amore tra i protagonisti (scontato, e comunque se anche fosse stato diverso nell'originale, in Italia l'avrebbero addolcito, dato che considerano il target degli spettatori con un'età moolto + bassa che in Giappone) . GRANDE YAZAWA, bellissimo anche il seguito e gli altri suoi lavori!! Ha significato davvero tanto per me. Guardatelo!!
Penso di aver visto tutti gli episodi, ora non ricordo se era 36 o meno, ma comunque credo che questa sia l'opera peggior realizzata da Ai Yazawa. Ho adorato Nana e Paradise Kiss, ma Gokinjo non mi è piaciuto affatto. Prima di tutto per lo charter design e la timidezza e l'ingenuità della protagonista. E anche la storia è alquanto banale. Ma a chi piace la Yazawa la sufficienza gliela dà ^^
9 a questo bell'anime e manga (non vi spetterete mica che gli dia lo stesso voto che ho dato alla mia amata SailorMoon??). Comunque disegni particolarissimi e un complimenti per aver cambiato gli abiti ai protagonisti così spesso, deve esser stata una faticaccia. Storia molto bella anche se purtroppo nel manga la storia tra Tsutomu e Mikako comincia troppo presto e finisce per esser troppo scontato il loro amore duraturo, mentre le altre storie così travagliate. Comunque i personaggi sono caratterizzati davvero bene, consiglio di vedere o leggere questa storia perchè merita e non dovrebbe esser dimenticata...
Che dire? Se potessi gli darei più di 10! Un capolavoro di shojo, divertente coinvolgente e soprattutto con una trama veramente accattivante! Dovreste vederlo assolutamente soprattutto per le numerose immagini deformed! Consiglio anche il seguito cioè Paradise Kiss.
Questo è il mio anime preferito, è stupedo...
I disegni sono fantastici come anche la storia... e poi Melissa ha il mio stesso sogno: diventare stilista...
Ho lo stessissimo carattere di Melissa!!! Una peste! =)
Comunque se lo avete perso vi consiglio d vederlo perchè è meraviglioso! Davvero!
I disegni sono fantastici come anche la storia... e poi Melissa ha il mio stesso sogno: diventare stilista...
Ho lo stessissimo carattere di Melissa!!! Una peste! =)
Comunque se lo avete perso vi consiglio d vederlo perchè è meraviglioso! Davvero!
curiosando nei cortili del cuore è un cartone bellissimo non solo perchè mi identifico nella protagonista dato che entranbe abbiamo lo stesso sogno..ma anche perchè parla di ragazzi che cercano di capire e manifestare agli altri i propri sentimenti,nel bene e nel male..e poi ha il lieto fine!e a chi non piace il"e vissero felici e contenti"??