Pretty Cure
Giudicare adesso una serie di sedici anni fa, ormai diventata iconica, non è facile. Primo, perché la nostalgia può giocare brutti scherzi, sia a chi scrive sia a chi legge. Secondo, perché si potrebbe compiere l’errore abbastanza comune di prendere ogni elemento di quella serie e valutarlo in base ai parametri attuali. Lo stile di narrazione, le animazioni, la concezione delle lotte... tutto può sembrare brutto se visto con un'ottica contemporanea, per cui ho analizzato l'anime cercando di essere il più oggettiva possibile.
Il primo punto che sicuramente salta all'occhio è la trama. Se confrontata con quelle degli anime attuali, ne uscirebbe decisamente sconfitta per via della scarsità di eventi e colpi di scena che la caratterizzano, ma per l'epoca era certamente originale, o quasi. Due ragazze, l'una l'opposto dell'altra, si ritrovano a combattere insieme a due mascotte (poi tre) una serie di malvagi che non desiderano nient'altro che portare l'oscurità in ogni parte dell'universo. Niente di più e niente di meno, la trama non esce mai dai propri binari e per questo motivo la serie può risultare abbastanza noiosa da vedere. In più il contesto in cui si muovono i personaggi è fortemente slice of life, e a parte alcune eccezioni quasi tutti gli episodi sono incentrati sulla vita quotidiana delle protagoniste, spesso affiancate dalle loro amiche. Altra caratteristica importante di questa primissima stagione è la sua struttura: nonostante il nome sia sempre lo stesso, sono praticamente due stagioni in una, la seconda quasi la copia sputata della prima. Cambia ciò che devono ottenere le Cure (prima devono recuperare cinque pietre e poi salvare un personaggio), ma in fondo è come se fosse la stessa cosa, o perlomeno è l'atteggiamento delle ragazze a non cambiare, quindi la sensazione che dà è che sia tutto molto ripetitivo e che non valga la pena proseguire oltre l’episodio 26. In realtà non è esattamente così, perché dopo un inizio lento la serie prende il via con svariati episodi più profondi dei precedenti, dunque mollare prima della fine è un grosso errore.
I personaggi principali che si muovono in questo ambiente, come già visto, sono due, ovvero la coppia di amiche Nagisa e Honoka. Essendoci un cast molto ristretto, uno dei pregi di questa serie è il riuscire ad approfondire molto bene la psicologia delle protagoniste, avendo queste un numero molto vasto di puntate a disposizione. Tuttavia bisogna anche far notare che, soprattutto a un certo punto, c'è un notevole sbilanciamento verso la figura di Nagisa, che appare più che mai come la leader sempre al centro dell'attenzione. Nonostante questo, il personaggio in sé non risulta mai irritante, ma è evidente che, a causa dei ruoli affidati ai membri del duo (da un lato l'eroina tosta e dall'altro quella più fragile che si ritrova più spesso in difficoltà), ci sia questo squilibrio, che a lungo andare genera qualche fastidio.
Per quanto riguarda i personaggi secondari, gruppo anch'esso poco folto, si crea allo stesso modo una certa gerarchia. Abbiamo quindi sia personaggi ricorrenti, che affiancano le protagoniste costantemente (ad esempio Shiho e Rina, che giocano a lacrosse insieme a Nagisa, ma anche Shogo e Ryota), sia delle vere e proprie comparse a cui ogni tanto viene dedicata una puntata e che mai più si rivedranno, se non per qualche brevissima apparizione. Interessante notare a questo proposito come nel complesso siano più i minuti dedicati a questa seconda categoria piuttosto che alla prima. Ricordo pochissimi episodi dedicati a Shogo, uno a Ryota, uno a Shiho e addirittura nessuno a Rina, cosa che non accade invece per altri soggetti molto meno importanti di loro, che spesso si ritrovano al centro dell'attenzione senza motivo. Come dimenticare, ad esempio, quella puntata dedicata a una compagna di classe mai vista prima, che compare solo nell'episodio 45 (di 49), spezzando il ritmo della narrazione in quanto la sua storia non aveva motivo di esistere in quel momento? Questo è di sicuro il caso più eclatante, ma non è assolutamente l'unico.
Sempre riguardo i personaggi, c'è da spendere qualche parolina anche sui nemici. Capitanati da Re Jaaku, un gigantesco mostro oscuro fatto in CGI, nel corso della serie vediamo due gruppi diversi di cattivi a seconda della parte che prendiamo in esame: nella prima sono in cinque, mentre nella seconda sono in tre. Non sono pochi, nove in tutto se si include anche il Re, ma soltanto uno di questi (Kiriya) viene approfondito, il che fa intendere abbastanza chiaramente quanta attenzione sia stata dedicata a personaggi del genere. Per quanto più o meno tutti siano inconsistenti, però, c'è da dire anche che i primi cinque nemici avevano qualche piccola peculiarità. Sarà perché c'era Kiriya in mezzo a loro, sarà per una mera casualità, ma c'era sempre qualche loro caratteristica in grado di incuriosire lo spettatore e di fargli desiderare un ulteriore approfondimento (che non c'è stato, quindi questo è un difetto, ma intanto gli spunti c'erano). Tanto per fare un esempio, Pisard, che era il più debole di loro, ben presto scopre di essere preso in giro dai suoi colleghi, che lo reputano tutto fumo e niente arrosto, e si sente a disagio; o ancora Gekidrago, che è stupido e scimmiesco, mostra un briciolo di umanità quando vede Mepple ammalato e lo restituisce alla sua padrona. È poco, certamente, ma è qualcosa che purtroppo i loro successori non hanno. L'unica caratteristica vagamente interessante del trio è un dettaglio sulla loro origine che avrà delle conseguenze minime soltanto nelle ultimissime puntate, quando ormai siamo agli sgoccioli. Per il resto, sono assolutamente dimenticabili e non riescono in nessun modo a surclassare coloro che li hanno preceduti, ad eccezione dei rari momenti in cui collaborano per sconfiggere le avversarie in combattimento (cosa che Pisard e soci non facevano).
A proposito di questo, i combattimenti sono forse l’unico elemento ad accomunare tutti i cattivi di questa prima serie di “Pretty Cure”, che ho voluto riguardare per la terza volta per un semplice motivo: tutti parlavano bene degli scontri, che qui sarebbero stati quasi crudi e senza troppi fronzoli, e io stessa ricordavo un elemento simile, dunque ho guardato fiduciosa questi quarantanove episodi perché dovevo riprendermi dopo certi scempi (anche a livello tecnico) delle stagioni più recenti. Il problema è che questi combattimenti validi, in teoria fatti di calci e pugni a non finire, non sono mai arrivati se non in sporadiche occasioni. In linea di massima si può dire che la parte migliore in questo senso sia la seconda, e se da un lato è normale in quanto all’inizio le Cure erano inesperte e non potevano di certo fare chissà cosa, dall’altro è decisamente deludente, perché, se gli scontri migliori arrivano soltanto nell’ultima decina di episodi, allora vuol dire che prima non è stato fatto un buon lavoro. Tra animazioni disastrose (che magari all’epoca potevano anche essere accettabili, visto che in pochi si sono lamentati di questo), attacchi monotoni e disegnati male usati per concludere fin da subito lotte che non sono mai iniziate, a volte viene proprio da chiedersi perché siano state inserite delle parti più d’azione se poi il risultato doveva essere questo.
A compensare quella che secondo me è la parte peggiore di questa serie, per fortuna arrivano le varie tematiche che vengono introdotte, non eccessivamente variegate ma comunque gestite come si deve. La più importante è di sicuro l’amicizia, legata in maniera indissolubile al concetto di diversità: le due protagoniste hanno di simile soltanto l’età e il fatto che vadano nella stessa classe, per il resto non hanno nulla che potrebbe far pensare che possano essere compatibili. Eppure, grazie alla missione che devono compiere, riescono ad avvicinarsi e, seppur con qualche difficoltà, a stringere un rapporto molto stretto, che si evolverà durante tutto il corso della serie. Un altro pregio di questa amicizia è la sua concezione non elitaria: Nagisa e Honoka sono sì le protagoniste assolute, eroine di una profezia che soltanto loro possono conoscere, ma non vivono mai tutte le loro esperienze isolatamente; al contrario, sono spesso circondate da amici e parenti, che interagiscono con loro senza problemi. Anzi, sono proprio questi rapporti "minori" a dare vita a quelle puntate che sono allo stesso tempo le più inutili e le più intense della stagione: inutili perché incentrate sulle paturnie di personaggi secondari, ma intense perché le storie rappresentate sono comunque belle. Un esempio è la puntata 38, dedicata a Ryota e al suo primo giro in città da solo. Tutto sommato allo spettatore non è che interessi più di tanto vedere un ragazzino delle elementari che vaga per Tokyo sbagliando strada ogni tre per due, ma dietro questa vicenda c'è comunque un messaggio non di poco conto riguardo la fratellanza.
Altri due temi affrontati, strettamente collegati fra loro, sono il destino e la libertà. Visto il target non propriamente maturo della serie, ci si aspetterebbe quasi di vedere questi argomenti soltanto accennati, o comunque gestiti in maniera infantile, ma non è così. In più a stupire è il fatto che le riflessioni a riguardo partano non dalle Cure, bensì dai nemici, per poi coinvolgere entrambi. Il problema non affligge un solo gruppo di persone, ma tutti: da un lato le protagoniste si sentono a disagio e, per quanto vorrebbero tornare a vivere da normali adolescenti, non ne hanno la possibilità; allo stesso modo i cattivi, da “bravi” esseri oscuri quali loro sono, non possono fare altro che soccombere alla loro stessa oscurità, trascinando ogni altro essere vivente, luogo e oggetto nell’oblio a cui tutti sono destinati. Interessante è anche il modo in cui i due schieramenti, se così si possono chiamare, decidono di affrontare il fato (i cattivi con egoismo, i buoni evitando di ferire persone innocenti), arrivando più volte a scontrarsi per questa ragione.
Passando a degli elementi più tecnici, non posso non citare in primo luogo i costumi e gli attacchi. Per quanto riguarda i primi, non sono nulla di eclatante, almeno nello standard delle “Pretty Cure”, ma è proprio questo il loro pregio. Non sono pacchiani e nella loro semplicità risultano piuttosto apprezzabili. Viceversa per gli attacchi non ho un'opinione altrettanto lusinghiera. Passi il fatto che siano pochi (tre, che ora sarebbe impensabile, ma all’epoca sicuramente andava bene), però in realtà è come se fosse uno soltanto, dal momento che ognuno è uguale al precedente ma con qualche elemento colorato in maniera diversa (e pessima fra l'altro, perché gli arcobaleni tanto ricorrenti sono più un'accozzaglia informe di colori che dire inguardabile è dire poco).
Non si salvano nemmeno le animazioni e i disegni, a tratti decenti ma nella maggior parte dei casi piuttosto approssimativi. Se alcune volte sono godibili, come contrappasso abbiamo spesso interi episodi con personaggi umani così mostruosi, da far rivalutare allo spettatore l’aspetto fisico dei nemici. Le puntate peggiori in questo senso sono proprio quelle che dovrebbero essere più dinamiche, ossia quelle dedicate al lacrosse e quelle ambientate a Dotsuku (ad eccezione delle ultimissime, dove invece assistiamo a un netto miglioramento). La CGI invece si mantiene sempre sullo stesso livello, ossia pessimo. Oltre ad alcuni oggetti, come il cellulare durante le trasformazioni o le Pietre quando fluttuano in aria, anche due personaggi vengono realizzati con questa tecnica: Re Jaaku e la Regina del Giardino della Luce. Sono entrambi fatti male e su questo non c’è alcun dubbio, ma se per Re Jaaku la scelta è comprensibile in quanto animare un gigante del genere non sarebbe stato facile a prescindere, per la Regina è l’esatto opposto. Il personaggio non si muove mai, letteralmente, e anche quando dovrebbe succedere non lo fa, perché la sua figura rimane sempre immobile e a muoversi sono soltanto gli sfondi, per cui dov’è il risparmio?
Molto buona invece la musica. Riguardo l'opening, ormai si può dire che è diventata iconica, e sfido chiunque a non averla mai canticchiata in tutti questi anni, mentre l'ending è comunque carina, ma ho avuto la sensazione che il pubblico non l'abbia trovata particolarmente memorabile, complice anche la versione italiana, ricca di inesattezze e di errori di pronuncia. Menzione d'onore anche ai vari brani della colonna sonora, per la maggior parte strumentali, in tre occasioni presentano anche una parte cantata, dal testo sempre molto emozionante. In ogni caso, a parte due battaglie, tutte le varie scene della serie hanno sempre avuto un sottofondo appropriato al contesto, capace di far provare allo spettatore le stesse sensazioni delle Cure.
In generale, quindi, la serie non presenta elementi degni di nota a livello tecnico; al contrario rappresenta una pietra miliare del genere mahou shojo per via del modo in cui vengono sfruttati i personaggi principali e in cui questi combattono. Pur presentando dei difetti non da poco, ci sono altrettanti pregi in grado di compensare ogni bruttura che ci viene presentata, dunque trovo che il voto più adeguato sia un 7 pieno, che non è né troppo alto né troppo basso.
Il primo punto che sicuramente salta all'occhio è la trama. Se confrontata con quelle degli anime attuali, ne uscirebbe decisamente sconfitta per via della scarsità di eventi e colpi di scena che la caratterizzano, ma per l'epoca era certamente originale, o quasi. Due ragazze, l'una l'opposto dell'altra, si ritrovano a combattere insieme a due mascotte (poi tre) una serie di malvagi che non desiderano nient'altro che portare l'oscurità in ogni parte dell'universo. Niente di più e niente di meno, la trama non esce mai dai propri binari e per questo motivo la serie può risultare abbastanza noiosa da vedere. In più il contesto in cui si muovono i personaggi è fortemente slice of life, e a parte alcune eccezioni quasi tutti gli episodi sono incentrati sulla vita quotidiana delle protagoniste, spesso affiancate dalle loro amiche. Altra caratteristica importante di questa primissima stagione è la sua struttura: nonostante il nome sia sempre lo stesso, sono praticamente due stagioni in una, la seconda quasi la copia sputata della prima. Cambia ciò che devono ottenere le Cure (prima devono recuperare cinque pietre e poi salvare un personaggio), ma in fondo è come se fosse la stessa cosa, o perlomeno è l'atteggiamento delle ragazze a non cambiare, quindi la sensazione che dà è che sia tutto molto ripetitivo e che non valga la pena proseguire oltre l’episodio 26. In realtà non è esattamente così, perché dopo un inizio lento la serie prende il via con svariati episodi più profondi dei precedenti, dunque mollare prima della fine è un grosso errore.
I personaggi principali che si muovono in questo ambiente, come già visto, sono due, ovvero la coppia di amiche Nagisa e Honoka. Essendoci un cast molto ristretto, uno dei pregi di questa serie è il riuscire ad approfondire molto bene la psicologia delle protagoniste, avendo queste un numero molto vasto di puntate a disposizione. Tuttavia bisogna anche far notare che, soprattutto a un certo punto, c'è un notevole sbilanciamento verso la figura di Nagisa, che appare più che mai come la leader sempre al centro dell'attenzione. Nonostante questo, il personaggio in sé non risulta mai irritante, ma è evidente che, a causa dei ruoli affidati ai membri del duo (da un lato l'eroina tosta e dall'altro quella più fragile che si ritrova più spesso in difficoltà), ci sia questo squilibrio, che a lungo andare genera qualche fastidio.
Per quanto riguarda i personaggi secondari, gruppo anch'esso poco folto, si crea allo stesso modo una certa gerarchia. Abbiamo quindi sia personaggi ricorrenti, che affiancano le protagoniste costantemente (ad esempio Shiho e Rina, che giocano a lacrosse insieme a Nagisa, ma anche Shogo e Ryota), sia delle vere e proprie comparse a cui ogni tanto viene dedicata una puntata e che mai più si rivedranno, se non per qualche brevissima apparizione. Interessante notare a questo proposito come nel complesso siano più i minuti dedicati a questa seconda categoria piuttosto che alla prima. Ricordo pochissimi episodi dedicati a Shogo, uno a Ryota, uno a Shiho e addirittura nessuno a Rina, cosa che non accade invece per altri soggetti molto meno importanti di loro, che spesso si ritrovano al centro dell'attenzione senza motivo. Come dimenticare, ad esempio, quella puntata dedicata a una compagna di classe mai vista prima, che compare solo nell'episodio 45 (di 49), spezzando il ritmo della narrazione in quanto la sua storia non aveva motivo di esistere in quel momento? Questo è di sicuro il caso più eclatante, ma non è assolutamente l'unico.
Sempre riguardo i personaggi, c'è da spendere qualche parolina anche sui nemici. Capitanati da Re Jaaku, un gigantesco mostro oscuro fatto in CGI, nel corso della serie vediamo due gruppi diversi di cattivi a seconda della parte che prendiamo in esame: nella prima sono in cinque, mentre nella seconda sono in tre. Non sono pochi, nove in tutto se si include anche il Re, ma soltanto uno di questi (Kiriya) viene approfondito, il che fa intendere abbastanza chiaramente quanta attenzione sia stata dedicata a personaggi del genere. Per quanto più o meno tutti siano inconsistenti, però, c'è da dire anche che i primi cinque nemici avevano qualche piccola peculiarità. Sarà perché c'era Kiriya in mezzo a loro, sarà per una mera casualità, ma c'era sempre qualche loro caratteristica in grado di incuriosire lo spettatore e di fargli desiderare un ulteriore approfondimento (che non c'è stato, quindi questo è un difetto, ma intanto gli spunti c'erano). Tanto per fare un esempio, Pisard, che era il più debole di loro, ben presto scopre di essere preso in giro dai suoi colleghi, che lo reputano tutto fumo e niente arrosto, e si sente a disagio; o ancora Gekidrago, che è stupido e scimmiesco, mostra un briciolo di umanità quando vede Mepple ammalato e lo restituisce alla sua padrona. È poco, certamente, ma è qualcosa che purtroppo i loro successori non hanno. L'unica caratteristica vagamente interessante del trio è un dettaglio sulla loro origine che avrà delle conseguenze minime soltanto nelle ultimissime puntate, quando ormai siamo agli sgoccioli. Per il resto, sono assolutamente dimenticabili e non riescono in nessun modo a surclassare coloro che li hanno preceduti, ad eccezione dei rari momenti in cui collaborano per sconfiggere le avversarie in combattimento (cosa che Pisard e soci non facevano).
A proposito di questo, i combattimenti sono forse l’unico elemento ad accomunare tutti i cattivi di questa prima serie di “Pretty Cure”, che ho voluto riguardare per la terza volta per un semplice motivo: tutti parlavano bene degli scontri, che qui sarebbero stati quasi crudi e senza troppi fronzoli, e io stessa ricordavo un elemento simile, dunque ho guardato fiduciosa questi quarantanove episodi perché dovevo riprendermi dopo certi scempi (anche a livello tecnico) delle stagioni più recenti. Il problema è che questi combattimenti validi, in teoria fatti di calci e pugni a non finire, non sono mai arrivati se non in sporadiche occasioni. In linea di massima si può dire che la parte migliore in questo senso sia la seconda, e se da un lato è normale in quanto all’inizio le Cure erano inesperte e non potevano di certo fare chissà cosa, dall’altro è decisamente deludente, perché, se gli scontri migliori arrivano soltanto nell’ultima decina di episodi, allora vuol dire che prima non è stato fatto un buon lavoro. Tra animazioni disastrose (che magari all’epoca potevano anche essere accettabili, visto che in pochi si sono lamentati di questo), attacchi monotoni e disegnati male usati per concludere fin da subito lotte che non sono mai iniziate, a volte viene proprio da chiedersi perché siano state inserite delle parti più d’azione se poi il risultato doveva essere questo.
A compensare quella che secondo me è la parte peggiore di questa serie, per fortuna arrivano le varie tematiche che vengono introdotte, non eccessivamente variegate ma comunque gestite come si deve. La più importante è di sicuro l’amicizia, legata in maniera indissolubile al concetto di diversità: le due protagoniste hanno di simile soltanto l’età e il fatto che vadano nella stessa classe, per il resto non hanno nulla che potrebbe far pensare che possano essere compatibili. Eppure, grazie alla missione che devono compiere, riescono ad avvicinarsi e, seppur con qualche difficoltà, a stringere un rapporto molto stretto, che si evolverà durante tutto il corso della serie. Un altro pregio di questa amicizia è la sua concezione non elitaria: Nagisa e Honoka sono sì le protagoniste assolute, eroine di una profezia che soltanto loro possono conoscere, ma non vivono mai tutte le loro esperienze isolatamente; al contrario, sono spesso circondate da amici e parenti, che interagiscono con loro senza problemi. Anzi, sono proprio questi rapporti "minori" a dare vita a quelle puntate che sono allo stesso tempo le più inutili e le più intense della stagione: inutili perché incentrate sulle paturnie di personaggi secondari, ma intense perché le storie rappresentate sono comunque belle. Un esempio è la puntata 38, dedicata a Ryota e al suo primo giro in città da solo. Tutto sommato allo spettatore non è che interessi più di tanto vedere un ragazzino delle elementari che vaga per Tokyo sbagliando strada ogni tre per due, ma dietro questa vicenda c'è comunque un messaggio non di poco conto riguardo la fratellanza.
Altri due temi affrontati, strettamente collegati fra loro, sono il destino e la libertà. Visto il target non propriamente maturo della serie, ci si aspetterebbe quasi di vedere questi argomenti soltanto accennati, o comunque gestiti in maniera infantile, ma non è così. In più a stupire è il fatto che le riflessioni a riguardo partano non dalle Cure, bensì dai nemici, per poi coinvolgere entrambi. Il problema non affligge un solo gruppo di persone, ma tutti: da un lato le protagoniste si sentono a disagio e, per quanto vorrebbero tornare a vivere da normali adolescenti, non ne hanno la possibilità; allo stesso modo i cattivi, da “bravi” esseri oscuri quali loro sono, non possono fare altro che soccombere alla loro stessa oscurità, trascinando ogni altro essere vivente, luogo e oggetto nell’oblio a cui tutti sono destinati. Interessante è anche il modo in cui i due schieramenti, se così si possono chiamare, decidono di affrontare il fato (i cattivi con egoismo, i buoni evitando di ferire persone innocenti), arrivando più volte a scontrarsi per questa ragione.
Passando a degli elementi più tecnici, non posso non citare in primo luogo i costumi e gli attacchi. Per quanto riguarda i primi, non sono nulla di eclatante, almeno nello standard delle “Pretty Cure”, ma è proprio questo il loro pregio. Non sono pacchiani e nella loro semplicità risultano piuttosto apprezzabili. Viceversa per gli attacchi non ho un'opinione altrettanto lusinghiera. Passi il fatto che siano pochi (tre, che ora sarebbe impensabile, ma all’epoca sicuramente andava bene), però in realtà è come se fosse uno soltanto, dal momento che ognuno è uguale al precedente ma con qualche elemento colorato in maniera diversa (e pessima fra l'altro, perché gli arcobaleni tanto ricorrenti sono più un'accozzaglia informe di colori che dire inguardabile è dire poco).
Non si salvano nemmeno le animazioni e i disegni, a tratti decenti ma nella maggior parte dei casi piuttosto approssimativi. Se alcune volte sono godibili, come contrappasso abbiamo spesso interi episodi con personaggi umani così mostruosi, da far rivalutare allo spettatore l’aspetto fisico dei nemici. Le puntate peggiori in questo senso sono proprio quelle che dovrebbero essere più dinamiche, ossia quelle dedicate al lacrosse e quelle ambientate a Dotsuku (ad eccezione delle ultimissime, dove invece assistiamo a un netto miglioramento). La CGI invece si mantiene sempre sullo stesso livello, ossia pessimo. Oltre ad alcuni oggetti, come il cellulare durante le trasformazioni o le Pietre quando fluttuano in aria, anche due personaggi vengono realizzati con questa tecnica: Re Jaaku e la Regina del Giardino della Luce. Sono entrambi fatti male e su questo non c’è alcun dubbio, ma se per Re Jaaku la scelta è comprensibile in quanto animare un gigante del genere non sarebbe stato facile a prescindere, per la Regina è l’esatto opposto. Il personaggio non si muove mai, letteralmente, e anche quando dovrebbe succedere non lo fa, perché la sua figura rimane sempre immobile e a muoversi sono soltanto gli sfondi, per cui dov’è il risparmio?
Molto buona invece la musica. Riguardo l'opening, ormai si può dire che è diventata iconica, e sfido chiunque a non averla mai canticchiata in tutti questi anni, mentre l'ending è comunque carina, ma ho avuto la sensazione che il pubblico non l'abbia trovata particolarmente memorabile, complice anche la versione italiana, ricca di inesattezze e di errori di pronuncia. Menzione d'onore anche ai vari brani della colonna sonora, per la maggior parte strumentali, in tre occasioni presentano anche una parte cantata, dal testo sempre molto emozionante. In ogni caso, a parte due battaglie, tutte le varie scene della serie hanno sempre avuto un sottofondo appropriato al contesto, capace di far provare allo spettatore le stesse sensazioni delle Cure.
In generale, quindi, la serie non presenta elementi degni di nota a livello tecnico; al contrario rappresenta una pietra miliare del genere mahou shojo per via del modo in cui vengono sfruttati i personaggi principali e in cui questi combattono. Pur presentando dei difetti non da poco, ci sono altrettanti pregi in grado di compensare ogni bruttura che ci viene presentata, dunque trovo che il voto più adeguato sia un 7 pieno, che non è né troppo alto né troppo basso.
<b>Attenzione: la recensione contiene spoiler</b>
Chiunque abbia ideato il detto "la coppia che scoppia" non ha fatto i conti con queste due ragazze, ovvero quelle Nagisa Misumi e Honoka Yukishiro che ben dodici anni fa, nel lontano 2004, hanno inaspettatamente dato il via a una delle saghe di maho shojo più longeve della storia. Forse per il loro carisma o per l'ambientazione o chissà cosa, forse gli scontri, che hanno permesso a loro due di entrare di prepotenza nel mio interesse, anche se mi ci è voluto tempo per farmi le ossa con il genere prima di buttarmici, ho infine desiderato di essere lì con loro, a vivere una vita da liceale giapponese, farmi degli amici, e infine dare loro man forte nel loro difficile compito di leggendarie guerriere.
Nonostante tutto, chiunque può avvicinarsi a questa saga, ma deve essere convinto. E dopo esservi fatti forza, entrateci, scegliete il capitolo che più v'ispira e vedrete, ma un consiglio è conoscere proprio questo punto di partenza, "Pretty Cure" o, in giapponese, "Futari wa Precure" ("Noi due siamo le Precure").
Narrativamente, il contesto, così come nelle altre serie, è piuttosto semplice: un mondo parallelo abitato da esseri fantastici di natura benevola viene messo a soqquadro da un mondo oscuro dalle intenzioni losche, e il nostro mondo nel bene e nel male diverrà il palcoscenico di questa battaglia. I fronti in questioni sono: il giardino della luce, governato dalla benevola Regina della Luce, e il regno di Dotsuku, governato dal, nel vero senso del termine, malvagio Re Jaaku (che in giapponese significa appunto "malvagio"). Proprio i secondi attaccano i primi con l'intento di mettere le mani sulle sette Pietre Prismatiche, sette gemme a forma di cuore dai colori dell'arcobaleno che, se riunite, permettono di liberare il potere della creazione, e naturalmente il nero sovrano di Dotsuku ha in mente loschi progetti con esse.
Nell'attacco soltanto cinque pietre passano ai nemici, mentre le ultime due verranno prontamente recuperate da due abitanti del giardino della luce, Mepple e Mipple, ma nella confusione della fuga finiscono catapultati, ma in momenti differenti (poi mi spiego meglio), sulla Terra, da loro chiamata Giardino dell'Arcobaleno. Lì abitano le due eroine della vicenda, entrambe coetanee ma differenti in carattere e modo di vivere e in molte altre cose, Nagisa e Honoka.
La prima è una tipa tutto pepe, mascolina, dal carattere deciso e orgoglioso, nonché molto sportiva. Pratica lacrosse ed è circondata da amiche, ma è negata nello studio e abita con la famiglia (padre, madre e fratello minore), e infine è una gran golosa di cibo, in particolare dei takoyaki di un chioschetto di fiducia. La seconda è di fatto l'opposto: studiosa, intelligente, pratica scienze, molto calma e gentile, ma è una tipa solitaria e vive solo con la nonna e il cane Chutaro, perché i suoi genitori sono sempre fuori per lavoro.
Nonostante siano compagne di classe, non si sono mai conosciute molto bene, se non di vista, e non si sono mai parlate tra loro, dato i loro caratteri opposti, e relativamente conducono una vita da normali adolescenti. Almeno fino a quando Mepple e Mipple non piomberanno nelle loro vite in una tranquilla serata che cambierà per sempre la loro vita. Senza nemmeno il tempo di spiegare chi, cosa, quando, come e perché, vengono letteralmente trascinate fuori casa dalle fate, trasformatesi nel frattempo in cellulari con un mazzo di chiavi, e finiscono coll'arrivare in un luna park. Incontratesi, le due ragazze non hanno nemmeno stavolta il tempo di avere spiegazioni, che dal nulla appare un essere poco raccomandabile di nome Pisard, e in un nanosecondo ruba il cellulare di Honoka, invitando Nagisa a fare altrettanto. E invece quest'ultima riesce, grazie alla racchetta di lacrosse portatasi dietro, a recuperare il cellulare di Honoka; a questo punto Mepple per via del contesto creatosi ordina alle ragazze una parola insolita, "Trasformatevi", dal momento che entrambe le fate hanno un presentimento. Costrette, le due ragazze attivano questi particolari cellulari strisciandoci dentro una delle loro carte, e incredibilmente, in maniera automatica, le due ragazze si prendono per le mani, alzano le altre in alto e urlano una specie di formula: "Dual Aurora Wave". Circondate da una colossale colonna di luce arcobaleno avviene la trasformazione. Il risultato? Un cambio al taglio di capelli e un abito nuovo di zecca per le due ragazze: per Nagisa, di colore nero simile a una moderna amazzone; per Honoka, di colore bianco da principessa. Una volta uscite, si presentano con le identità di Cure Black per Nagisa e Cure White per Honoka, e insieme si presentano come le Pretty Cure; il tutto intervallato da domande di una sempre confusa Nagisa. Tempo pochi istanti e un seccato Pisard si scaglia sulle ragazze.
Normalmente, in un normale maho shojo la neo-trasformata se la darebbe a gambe, vero? Qui invece è il contrario, e si buttano nella mischia. La trasformazione ha di fatto reso le ragazze più forti, veloci e agili, e in breve tempo riescono a mettere il nemico alle strette. Non avendo altra scelta, Pisard tira fuori il suo asso nella manica, Zakenna, un assurdo spirito nero dalla forma di Poltergeist che si unisce sulle montagne russe del parco, trasformandolo in un mostro bizzarro ma pericoloso, e in breve tempo le ragazze vengono messe alle strette. A questo punto le fate ordinano alle ragazze di prendersi per mano, le quali, imbarazzate, acconsentono, e ancora una volta si attiva un gesto automatico. Urlando rispettivamente "Black Thunder" e "White Thunder", due fulmini del medesimo colore vengono evocati e, una volta urlata una formula, vengono scagliati contro il nemico in una devastante onda di colore eclisse, il "Marble Screw". Lo Zakenna viene sconfitto e si divide in tante piccole stelle nere che se la svignano, e i danni avvenuti all'interno della struttura vengono riparati automaticamente. Pisard sconvolto se la dà a gambe. Finalmente viene spiegata la situazione e il ruolo delle due ragazze all'interno di esso, o almeno una parte di essa, e da questo incipit l'avventura delle due ragazze ha inizio.
Composta da quarantanove puntate, si può dividere in due parti; la prima di ventisei episodi vedrà le guerriere contro i cinque soldati scelti di Dotsuku, composti da: Pisard, dotato di poteri telecinetici e di pietrificazione, Gekidrago, molto potente fisicamente ma dalla scarsa intelligenza, capace di fondersi con la materia e di prendere il controllo degli animali; Poisonny, l'unica donna del gruppo, capace di usare i capelli come armi, scatenare raffiche di vento e trasformarsi in chiunque vuole; Kiriya, il più giovane dei cinque e fratello minore di Poisonny, dotato dei poteri della sorella e di creare oggetti di energia negativa, che comincerà involontariamente a legarsi alle guerriere, con esiti da brivido; infine Ilkubo, il più pericoloso, sia di forza che di ruolo nella trama, dei cinque. Per poi arrivare allo scontro con re Jaaku a Dotsuku, apparentemente sconfiggendolo. Ognuno dei cinque, oltre a essere molto caratterizzato, specialmente Kiriya, possiede ognuna delle pietre prismatiche rubate nell'attacco al giardino della luce. Nel corso delle vicende entreranno in scena il guardiano delle pietre prismatiche, Wisdom, e il vecchio gran consigliere, tanto saggio quanto comico.
La seconda parte vedrà invece le ragazze affrontare i semi dell'oscurità, tre guerrieri nati un attimo prima della distruzione di Re Jaaku, che mirano alla rinascita del loro sovrano: Belzei, Yuna e Regine, serviti da due spassosi Zakenna maggiordomi. Col tempo però i tre trameranno alle spalle del loro sovrano, ovviamente mirando alle pietre prismatiche. Dal lato dei buoni invece si unirà Pollun, all'apparenza un tipetto molto viziato, ma che nasconderà un grande potere, che si concretizzerà in un nuovo attacco, il Rainbow Storm, grazie a un nuovo oggetto, il bracciale arcobaleno. Il tutto porterà infine a un confronto finale da capogiro, prima contro i tre semi e infine contro un rinato e più potente Re Jaaku.
Ovviamente non ci saranno solo combattimenti, ma anche altri elementi che spaziano dalla commedia scolastica allo slice of life.
Infatti, quando non ci saranno combattimenti contro soldati di Dotsuku e i loro Zakenna, assisteremo alla vita da adolescenti delle due protagoniste, tra scuola, famiglia, ecc. Oltre alle protagoniste, infatti, vi saranno molte puntate dedicate a molti personaggi che le circondano, come le amiche strette di Nagisa, Rina e Shiho, e le difficoltose esperienze delle tre ragazze nella squadra di lacrosse della loro scuola, o le famiglie delle protagoniste. Altro personaggio "normale" da evidenziare è Shogo Fujimura, soprannominato "Fuji P", amico d'infanzia di Honoka, che diverrà l'interesse amoroso di Nagisa, o addirittura Akane, proprietaria del chioschetto di takoyaki preferito di Nagisa. Ma il centro di tutto questo è il rapporto tra le due protagoniste, che, da semplici conoscenti occasionali, e da compagne di battaglia unite dal solo dovere di guerriere, stringeranno un fortissimo rapporto di amicizia, diventando infine migliori amiche. Molte infatti saranno le puntate dedicate al loro crescente rapporto, tra aiuti scolastici, inviti a casa, uscite fuori ecc., il tutto ovviamente con un'efficace vena comica.
L'elemento più accattivante di questa serie, e delle prossime, che diverrà il cavallo di battaglia della saga, sono i combattimenti. Qui infatti verranno proposti in una vera e proprio veste da shonen da combattimento, in cui troveremo calci, pugni, prove di forza, assalti aerei, rincorse a tutta velocità, zuffe alla velocità della luce e chi più ne ha più ne metta, e che man mano che la serie andrà avanti diverranno sempre più accesi e, in questi casi, violenti. Eh sì, ci sarà un po' di violenza, infatti le protagoniste sono sì forti, ma hanno un po' di problemi, infatti: possono trasformarsi solo quando sono insieme e, quando sono da sole, da trasformate il loro potere diminuisce (infatti in alcune occasioni gli antagonisti tenteranno molti stratagemmi a tal riguardo); inoltre possono contare solo sulle loro forze, mentre gli antagonisti, oltre agli occasionali, ma feroci assalti, ricorrono molte volte ad attacchi energetici sia a distanza che ravvicinati. Ma, nonostante tutto, per quanto vengano malmenate, colpite da tecniche energetiche devastanti, sballottate a destra e a manca, collidendo sui palazzi nella traiettoria e atterrando violentemente a terra o sbattute ferocemente al muro, le protagoniste, per quanto provate, stanche a tal punto da rialzarsi a fatica tenendosi per mano o reggendosi l'una sull'altra e restando a malapena in piedi, continueranno comunque a non mollare, ad avere fiducia sulla propria partner e a tornare a combattere. Una determinazione da vere guerriere.
Involontariamente, la saga delle "Pretty Cure" dà anche molte nozioni della cultura giapponese, dal cibo ai luoghi turistici più noti, alla vita scolastica, alle festività ecc.
Se tutte le serie di "Pretty Cure" hanno un tema specifico, questa prima serie si concentra sul contrasto, in particolare tra bene e male, luce e oscurità, nero e bianco ecc.
Che altro dire, se non che "Pretty Cure" e tutti i suoi seguiti sono da considerarsi, dal mio punto di vista, il lato "action" degli anime maho shojo? Vi consiglio di seguirla.
Chiunque abbia ideato il detto "la coppia che scoppia" non ha fatto i conti con queste due ragazze, ovvero quelle Nagisa Misumi e Honoka Yukishiro che ben dodici anni fa, nel lontano 2004, hanno inaspettatamente dato il via a una delle saghe di maho shojo più longeve della storia. Forse per il loro carisma o per l'ambientazione o chissà cosa, forse gli scontri, che hanno permesso a loro due di entrare di prepotenza nel mio interesse, anche se mi ci è voluto tempo per farmi le ossa con il genere prima di buttarmici, ho infine desiderato di essere lì con loro, a vivere una vita da liceale giapponese, farmi degli amici, e infine dare loro man forte nel loro difficile compito di leggendarie guerriere.
Nonostante tutto, chiunque può avvicinarsi a questa saga, ma deve essere convinto. E dopo esservi fatti forza, entrateci, scegliete il capitolo che più v'ispira e vedrete, ma un consiglio è conoscere proprio questo punto di partenza, "Pretty Cure" o, in giapponese, "Futari wa Precure" ("Noi due siamo le Precure").
Narrativamente, il contesto, così come nelle altre serie, è piuttosto semplice: un mondo parallelo abitato da esseri fantastici di natura benevola viene messo a soqquadro da un mondo oscuro dalle intenzioni losche, e il nostro mondo nel bene e nel male diverrà il palcoscenico di questa battaglia. I fronti in questioni sono: il giardino della luce, governato dalla benevola Regina della Luce, e il regno di Dotsuku, governato dal, nel vero senso del termine, malvagio Re Jaaku (che in giapponese significa appunto "malvagio"). Proprio i secondi attaccano i primi con l'intento di mettere le mani sulle sette Pietre Prismatiche, sette gemme a forma di cuore dai colori dell'arcobaleno che, se riunite, permettono di liberare il potere della creazione, e naturalmente il nero sovrano di Dotsuku ha in mente loschi progetti con esse.
Nell'attacco soltanto cinque pietre passano ai nemici, mentre le ultime due verranno prontamente recuperate da due abitanti del giardino della luce, Mepple e Mipple, ma nella confusione della fuga finiscono catapultati, ma in momenti differenti (poi mi spiego meglio), sulla Terra, da loro chiamata Giardino dell'Arcobaleno. Lì abitano le due eroine della vicenda, entrambe coetanee ma differenti in carattere e modo di vivere e in molte altre cose, Nagisa e Honoka.
La prima è una tipa tutto pepe, mascolina, dal carattere deciso e orgoglioso, nonché molto sportiva. Pratica lacrosse ed è circondata da amiche, ma è negata nello studio e abita con la famiglia (padre, madre e fratello minore), e infine è una gran golosa di cibo, in particolare dei takoyaki di un chioschetto di fiducia. La seconda è di fatto l'opposto: studiosa, intelligente, pratica scienze, molto calma e gentile, ma è una tipa solitaria e vive solo con la nonna e il cane Chutaro, perché i suoi genitori sono sempre fuori per lavoro.
Nonostante siano compagne di classe, non si sono mai conosciute molto bene, se non di vista, e non si sono mai parlate tra loro, dato i loro caratteri opposti, e relativamente conducono una vita da normali adolescenti. Almeno fino a quando Mepple e Mipple non piomberanno nelle loro vite in una tranquilla serata che cambierà per sempre la loro vita. Senza nemmeno il tempo di spiegare chi, cosa, quando, come e perché, vengono letteralmente trascinate fuori casa dalle fate, trasformatesi nel frattempo in cellulari con un mazzo di chiavi, e finiscono coll'arrivare in un luna park. Incontratesi, le due ragazze non hanno nemmeno stavolta il tempo di avere spiegazioni, che dal nulla appare un essere poco raccomandabile di nome Pisard, e in un nanosecondo ruba il cellulare di Honoka, invitando Nagisa a fare altrettanto. E invece quest'ultima riesce, grazie alla racchetta di lacrosse portatasi dietro, a recuperare il cellulare di Honoka; a questo punto Mepple per via del contesto creatosi ordina alle ragazze una parola insolita, "Trasformatevi", dal momento che entrambe le fate hanno un presentimento. Costrette, le due ragazze attivano questi particolari cellulari strisciandoci dentro una delle loro carte, e incredibilmente, in maniera automatica, le due ragazze si prendono per le mani, alzano le altre in alto e urlano una specie di formula: "Dual Aurora Wave". Circondate da una colossale colonna di luce arcobaleno avviene la trasformazione. Il risultato? Un cambio al taglio di capelli e un abito nuovo di zecca per le due ragazze: per Nagisa, di colore nero simile a una moderna amazzone; per Honoka, di colore bianco da principessa. Una volta uscite, si presentano con le identità di Cure Black per Nagisa e Cure White per Honoka, e insieme si presentano come le Pretty Cure; il tutto intervallato da domande di una sempre confusa Nagisa. Tempo pochi istanti e un seccato Pisard si scaglia sulle ragazze.
Normalmente, in un normale maho shojo la neo-trasformata se la darebbe a gambe, vero? Qui invece è il contrario, e si buttano nella mischia. La trasformazione ha di fatto reso le ragazze più forti, veloci e agili, e in breve tempo riescono a mettere il nemico alle strette. Non avendo altra scelta, Pisard tira fuori il suo asso nella manica, Zakenna, un assurdo spirito nero dalla forma di Poltergeist che si unisce sulle montagne russe del parco, trasformandolo in un mostro bizzarro ma pericoloso, e in breve tempo le ragazze vengono messe alle strette. A questo punto le fate ordinano alle ragazze di prendersi per mano, le quali, imbarazzate, acconsentono, e ancora una volta si attiva un gesto automatico. Urlando rispettivamente "Black Thunder" e "White Thunder", due fulmini del medesimo colore vengono evocati e, una volta urlata una formula, vengono scagliati contro il nemico in una devastante onda di colore eclisse, il "Marble Screw". Lo Zakenna viene sconfitto e si divide in tante piccole stelle nere che se la svignano, e i danni avvenuti all'interno della struttura vengono riparati automaticamente. Pisard sconvolto se la dà a gambe. Finalmente viene spiegata la situazione e il ruolo delle due ragazze all'interno di esso, o almeno una parte di essa, e da questo incipit l'avventura delle due ragazze ha inizio.
Composta da quarantanove puntate, si può dividere in due parti; la prima di ventisei episodi vedrà le guerriere contro i cinque soldati scelti di Dotsuku, composti da: Pisard, dotato di poteri telecinetici e di pietrificazione, Gekidrago, molto potente fisicamente ma dalla scarsa intelligenza, capace di fondersi con la materia e di prendere il controllo degli animali; Poisonny, l'unica donna del gruppo, capace di usare i capelli come armi, scatenare raffiche di vento e trasformarsi in chiunque vuole; Kiriya, il più giovane dei cinque e fratello minore di Poisonny, dotato dei poteri della sorella e di creare oggetti di energia negativa, che comincerà involontariamente a legarsi alle guerriere, con esiti da brivido; infine Ilkubo, il più pericoloso, sia di forza che di ruolo nella trama, dei cinque. Per poi arrivare allo scontro con re Jaaku a Dotsuku, apparentemente sconfiggendolo. Ognuno dei cinque, oltre a essere molto caratterizzato, specialmente Kiriya, possiede ognuna delle pietre prismatiche rubate nell'attacco al giardino della luce. Nel corso delle vicende entreranno in scena il guardiano delle pietre prismatiche, Wisdom, e il vecchio gran consigliere, tanto saggio quanto comico.
La seconda parte vedrà invece le ragazze affrontare i semi dell'oscurità, tre guerrieri nati un attimo prima della distruzione di Re Jaaku, che mirano alla rinascita del loro sovrano: Belzei, Yuna e Regine, serviti da due spassosi Zakenna maggiordomi. Col tempo però i tre trameranno alle spalle del loro sovrano, ovviamente mirando alle pietre prismatiche. Dal lato dei buoni invece si unirà Pollun, all'apparenza un tipetto molto viziato, ma che nasconderà un grande potere, che si concretizzerà in un nuovo attacco, il Rainbow Storm, grazie a un nuovo oggetto, il bracciale arcobaleno. Il tutto porterà infine a un confronto finale da capogiro, prima contro i tre semi e infine contro un rinato e più potente Re Jaaku.
Ovviamente non ci saranno solo combattimenti, ma anche altri elementi che spaziano dalla commedia scolastica allo slice of life.
Infatti, quando non ci saranno combattimenti contro soldati di Dotsuku e i loro Zakenna, assisteremo alla vita da adolescenti delle due protagoniste, tra scuola, famiglia, ecc. Oltre alle protagoniste, infatti, vi saranno molte puntate dedicate a molti personaggi che le circondano, come le amiche strette di Nagisa, Rina e Shiho, e le difficoltose esperienze delle tre ragazze nella squadra di lacrosse della loro scuola, o le famiglie delle protagoniste. Altro personaggio "normale" da evidenziare è Shogo Fujimura, soprannominato "Fuji P", amico d'infanzia di Honoka, che diverrà l'interesse amoroso di Nagisa, o addirittura Akane, proprietaria del chioschetto di takoyaki preferito di Nagisa. Ma il centro di tutto questo è il rapporto tra le due protagoniste, che, da semplici conoscenti occasionali, e da compagne di battaglia unite dal solo dovere di guerriere, stringeranno un fortissimo rapporto di amicizia, diventando infine migliori amiche. Molte infatti saranno le puntate dedicate al loro crescente rapporto, tra aiuti scolastici, inviti a casa, uscite fuori ecc., il tutto ovviamente con un'efficace vena comica.
L'elemento più accattivante di questa serie, e delle prossime, che diverrà il cavallo di battaglia della saga, sono i combattimenti. Qui infatti verranno proposti in una vera e proprio veste da shonen da combattimento, in cui troveremo calci, pugni, prove di forza, assalti aerei, rincorse a tutta velocità, zuffe alla velocità della luce e chi più ne ha più ne metta, e che man mano che la serie andrà avanti diverranno sempre più accesi e, in questi casi, violenti. Eh sì, ci sarà un po' di violenza, infatti le protagoniste sono sì forti, ma hanno un po' di problemi, infatti: possono trasformarsi solo quando sono insieme e, quando sono da sole, da trasformate il loro potere diminuisce (infatti in alcune occasioni gli antagonisti tenteranno molti stratagemmi a tal riguardo); inoltre possono contare solo sulle loro forze, mentre gli antagonisti, oltre agli occasionali, ma feroci assalti, ricorrono molte volte ad attacchi energetici sia a distanza che ravvicinati. Ma, nonostante tutto, per quanto vengano malmenate, colpite da tecniche energetiche devastanti, sballottate a destra e a manca, collidendo sui palazzi nella traiettoria e atterrando violentemente a terra o sbattute ferocemente al muro, le protagoniste, per quanto provate, stanche a tal punto da rialzarsi a fatica tenendosi per mano o reggendosi l'una sull'altra e restando a malapena in piedi, continueranno comunque a non mollare, ad avere fiducia sulla propria partner e a tornare a combattere. Una determinazione da vere guerriere.
Involontariamente, la saga delle "Pretty Cure" dà anche molte nozioni della cultura giapponese, dal cibo ai luoghi turistici più noti, alla vita scolastica, alle festività ecc.
Se tutte le serie di "Pretty Cure" hanno un tema specifico, questa prima serie si concentra sul contrasto, in particolare tra bene e male, luce e oscurità, nero e bianco ecc.
Che altro dire, se non che "Pretty Cure" e tutti i suoi seguiti sono da considerarsi, dal mio punto di vista, il lato "action" degli anime maho shojo? Vi consiglio di seguirla.
Ormai diventato un classico del majokko post-2000, l'anime non aggiunge nulla di veramente nuovo rispetto ai suoi predecessori, tuttavia è riuscito a sfruttare gli elementi poco originali, riuscendo a farsi apprezzare e ottenendo un notevole successo almeno per quanto riguarda il target principale.
Ogni episodio sa fortemente di già visto, in serie come Sailor Moon, Cardcaptor Sakura, Magica Doremì, Yui Virtual e Mew Mew. E allora perché tanto successo? Forse perchè ha inserito qualche elemento shounen nei combattimenti, infatti tra le magie colorate figurano anche dei raggi energetici. No, mi sbaglio, è più probabile che il motivo sia il fatto che gli autori abbiano saputo riscaldare per bene la stessa minestrina accuratamente.
Tutto sembra veramente uguale agli anime citati, l'anime ha una struttura di episodi sempre identici, con vicende incentrate su piccoli problemi generalmente scolastici o comunque legati alla vita scolastica delle ragazzine, per poi passare con i combattimenti contro i cattivi di turno, sempre stupidi, sempre destinati ad una scontata sconfitta.
L'anime comunque non è malaccio, il vero problema secondo me, sono l'insulsa banalità e l'insistente ripetitività delle scene e delle vicende, le vere pecche che padroneggiano su questa opera. Nonostante ciò, l'anime continua ad essere sopravvalutato a mio avviso, ed è notevole che abbia sfornato parecchie serie con nuove protagoniste e nuovi cattivi principali, migliorando sempre di più esteticamente, ma rimanendo sempre uguale a livello di contenuti, utilizzando sempre la stessa identica formula. Della serie, squadra che vince non si cambia.
A livello tecnico, già questa prima serie gode di una bella grafica e di discrete animazioni, bene anche il comparto sonoro. Devo dire che sulla grafica è stato fatto un buon lavoro, l'anime è gradevole da vedere, peccato per i contenuti blandi e poco impegnativi e in generale molto inferiori rispetto agli anime predecessori. Esteticamente parlando, l'anime mi ha convinto. Una serie sicuramente adatta per un pubblico infantile, ottimo per le ragazzine, generalmente inutile invece per un pubblico più grandicello.
Ogni episodio sa fortemente di già visto, in serie come Sailor Moon, Cardcaptor Sakura, Magica Doremì, Yui Virtual e Mew Mew. E allora perché tanto successo? Forse perchè ha inserito qualche elemento shounen nei combattimenti, infatti tra le magie colorate figurano anche dei raggi energetici. No, mi sbaglio, è più probabile che il motivo sia il fatto che gli autori abbiano saputo riscaldare per bene la stessa minestrina accuratamente.
Tutto sembra veramente uguale agli anime citati, l'anime ha una struttura di episodi sempre identici, con vicende incentrate su piccoli problemi generalmente scolastici o comunque legati alla vita scolastica delle ragazzine, per poi passare con i combattimenti contro i cattivi di turno, sempre stupidi, sempre destinati ad una scontata sconfitta.
L'anime comunque non è malaccio, il vero problema secondo me, sono l'insulsa banalità e l'insistente ripetitività delle scene e delle vicende, le vere pecche che padroneggiano su questa opera. Nonostante ciò, l'anime continua ad essere sopravvalutato a mio avviso, ed è notevole che abbia sfornato parecchie serie con nuove protagoniste e nuovi cattivi principali, migliorando sempre di più esteticamente, ma rimanendo sempre uguale a livello di contenuti, utilizzando sempre la stessa identica formula. Della serie, squadra che vince non si cambia.
A livello tecnico, già questa prima serie gode di una bella grafica e di discrete animazioni, bene anche il comparto sonoro. Devo dire che sulla grafica è stato fatto un buon lavoro, l'anime è gradevole da vedere, peccato per i contenuti blandi e poco impegnativi e in generale molto inferiori rispetto agli anime predecessori. Esteticamente parlando, l'anime mi ha convinto. Una serie sicuramente adatta per un pubblico infantile, ottimo per le ragazzine, generalmente inutile invece per un pubblico più grandicello.
Sono gli anni '90, anni in cui l'animazione giapponese vede emergere prodotti di grande impatto culturale destinati a fare storia, primi fra tutti questi sono senza ombra di dubbio i due anime cult dell'animazione, "Neon Genesis Evangelion" e "Sailor Moon", destinati entrambi a riformare un genere. Ebbene, l'uno ha riformato il genere mecha, fino ad allora ben diverso dai prodotti d'animazione "moderni", mentre l'altro ha dato una svolta al genere "maho shojo", che fino ad allora era dominato dalle famose maghette dello studio Pierrot, icone degli anni '80 ("'Mahō no Sutā Majikaru Emi", da noi chiamato "Magica Magica Emi", e "Mahō no Tenshi Creamy Mami", conosciuto come "L'incantevole Creamy", in primis). E certamente Sailor Moon (con le sue cinque serie e la sua trasposizione cartacea della celebre mangaka Naoko Takeuchi) riesce a portare un'ondata di novità per l'animazione del Sol Levante. Tale schema, tracciato da essa, verrà ripreso da numerosi prodotti, nati sopratutto a scopi puramente commerciali, come "Tokyo Mew Mew" (anime che non mi attrae più di tanto), la notissima "Magica Doremi", le guerriere "Wedding Peach", e come scordarsi delle "Mermaid Melody". Ma nessuno di questi prodotti, riesce però ad alzarsi al livello della "madre" di questo genere. Ma nel 2004, avviene una svolta: un anime riesce ad avere lo stesso impatto, nei piccoli schermi nipponici, forse pari a quello che è stato una vota l'impatto di Sailor Moon. Sto parlando, naturalmente, di "Futari wa Pretty Cure".
Il primo capitolo della saga narra delle vicende di due ragazze, due personalità, due menti, due cuori, due stili di vita diversi, due modi di vedere il mondo differenti, appartenenti a due mondi completamente distinti ed opposti, Nagisa ed Honoka. La trama è costruita in una maniera tipica del genere, e evidenti sono le numerose analogie (non poteva essere altrimenti, del resto). Ma Pretty Cure a mio avviso, ha qualcosa di diverso, che si differenzia da altri prodotti maho shojo. Sebbene presenti l'analogo schema di episodio tipo dove le Pretty Cure hanno un problema esterno alla loro "doppia vita", si presenta un cattivo di turno, le Pretty Cure lo sconfiggono e dopo risolveranno il loro problema nella vita "reale" (schema che si ripete per la maggior parte degli episodi), la serie ha qualcosa in più. E quel "qualcosa in più", è dato dai personaggi che compongono il lungo pantheon di una saga che dura da ormai dieci anni e che continua ad avere un notevolissimo successo tra grandi e piccini. I personaggi sono freschi, talvolta profondi, molto introspettivi per una serie del genere, e (quasi) mai banali. Ognuno ha le sue debolezze, forze, paure (motivate e non), la propria dose di irrazionalità e razionalità. E, sebbene, questo lo abbiamo visto in altri anime analoghi, in Pretty Cure si va oltre dove le Mew Mew, le Mermaid Melody e altri non sono andati. Scavare a fondo è forse stato il punto di forza della serie, dove i personaggi sono costruiti a tutto tondo, e non sono costruiti in maniera banale, a differenza di altri prodotti majokko. Una visione completa dei personaggi che lo compongono è il punto di forza di un anime come questo. Ed è questa la causa del successo della serie? Forse il successo tra gli appassionati. Ovviamente, nonostante tali premesse, non si slega dall'originario target della serie, ovvero quello dei bambini tra gli 8 e i 14 anni, mantenendolo fino alla fine. E sarà proprio questo il fascino della serie? Mantenere un target tra quello a cui la serie è propriamente indirizzata e quello degli appassionati adulti, in una serie del genere, è un grande passo avanti.
Di nota sono le musiche, che si adattano a tutte le situazioni dell'anime, e in primo luogo le sigle di apertura (riproposta in maniera differente nel seguito "Pretty Cure Max Heart") e chiusura. La grafica è fresca e dal tratto leggero e pulito. Si fa guardare il character design. Piacevole è lo svolgimento della trama, come solo la Toei sa fare.
Senza ombra di dubbio, a mio parere, la migliore serie proposta di questa longeva saga. Ovviamente lo consiglio caldamente, sopratutto agli appassionati delle maghette.
Il primo capitolo della saga narra delle vicende di due ragazze, due personalità, due menti, due cuori, due stili di vita diversi, due modi di vedere il mondo differenti, appartenenti a due mondi completamente distinti ed opposti, Nagisa ed Honoka. La trama è costruita in una maniera tipica del genere, e evidenti sono le numerose analogie (non poteva essere altrimenti, del resto). Ma Pretty Cure a mio avviso, ha qualcosa di diverso, che si differenzia da altri prodotti maho shojo. Sebbene presenti l'analogo schema di episodio tipo dove le Pretty Cure hanno un problema esterno alla loro "doppia vita", si presenta un cattivo di turno, le Pretty Cure lo sconfiggono e dopo risolveranno il loro problema nella vita "reale" (schema che si ripete per la maggior parte degli episodi), la serie ha qualcosa in più. E quel "qualcosa in più", è dato dai personaggi che compongono il lungo pantheon di una saga che dura da ormai dieci anni e che continua ad avere un notevolissimo successo tra grandi e piccini. I personaggi sono freschi, talvolta profondi, molto introspettivi per una serie del genere, e (quasi) mai banali. Ognuno ha le sue debolezze, forze, paure (motivate e non), la propria dose di irrazionalità e razionalità. E, sebbene, questo lo abbiamo visto in altri anime analoghi, in Pretty Cure si va oltre dove le Mew Mew, le Mermaid Melody e altri non sono andati. Scavare a fondo è forse stato il punto di forza della serie, dove i personaggi sono costruiti a tutto tondo, e non sono costruiti in maniera banale, a differenza di altri prodotti majokko. Una visione completa dei personaggi che lo compongono è il punto di forza di un anime come questo. Ed è questa la causa del successo della serie? Forse il successo tra gli appassionati. Ovviamente, nonostante tali premesse, non si slega dall'originario target della serie, ovvero quello dei bambini tra gli 8 e i 14 anni, mantenendolo fino alla fine. E sarà proprio questo il fascino della serie? Mantenere un target tra quello a cui la serie è propriamente indirizzata e quello degli appassionati adulti, in una serie del genere, è un grande passo avanti.
Di nota sono le musiche, che si adattano a tutte le situazioni dell'anime, e in primo luogo le sigle di apertura (riproposta in maniera differente nel seguito "Pretty Cure Max Heart") e chiusura. La grafica è fresca e dal tratto leggero e pulito. Si fa guardare il character design. Piacevole è lo svolgimento della trama, come solo la Toei sa fare.
Senza ombra di dubbio, a mio parere, la migliore serie proposta di questa longeva saga. Ovviamente lo consiglio caldamente, sopratutto agli appassionati delle maghette.
La prima volta che ho visto quest'anime è stato nell'estate 2009, con mio fratello, e all'inizio pensavo di guardarlo solo perché non c'era nient'altro quel pomeriggio. Ma mi sbagliavo. Non appena l'episodio è finito, sono rimasta letteralmente incantata. Mi sono annotata l'ora di inizio, e per tutta l'estate alle 14.00 mi mettevo davanti alla TV a guardare "Pretty Cure".
Prima serie di una lunga saga, la storia parla di Nagisa Misumi e Honoka Yukishiro, due compagne di classe, che si ritrovano a combattere contro i malvagi soldati del Regno delle Tenebre, per salvare il loro mondo e il Giardino della Luce, regno magico, sotto le vesti di Cure Black e Cure White, paladine della giustizia e della luce. La grafica è ottima; il rapporto che c'è fra le protagoniste e i personaggi secondari, gli insegnamenti sull'amicizia e la speranza, e anche le scene dei combattimenti (trasformazioni incluse) fanno capire perfettamente che le Pretty Cure sono completamente diverse da altri personaggi di molti altri anime. Per esempio, se le due sono in divisa scolastica, in costume, in kimono, o qualunque altro vestito, le trasformazioni le vedono sempre con l'abito indosso, mentre in molti altri anime, per risparmiare, vengono mandate le stesse clip, stravolgendo l'abbigliamento dei protagonisti. "Pretty Cure" è sicuramente una serie da vedere, insieme ai numerosi sequel (pochi giorni fa è uscito il secondo episodio della nona serie della saga). Lo consiglio a tutti, e non solo alle ragazze.
Prima serie di una lunga saga, la storia parla di Nagisa Misumi e Honoka Yukishiro, due compagne di classe, che si ritrovano a combattere contro i malvagi soldati del Regno delle Tenebre, per salvare il loro mondo e il Giardino della Luce, regno magico, sotto le vesti di Cure Black e Cure White, paladine della giustizia e della luce. La grafica è ottima; il rapporto che c'è fra le protagoniste e i personaggi secondari, gli insegnamenti sull'amicizia e la speranza, e anche le scene dei combattimenti (trasformazioni incluse) fanno capire perfettamente che le Pretty Cure sono completamente diverse da altri personaggi di molti altri anime. Per esempio, se le due sono in divisa scolastica, in costume, in kimono, o qualunque altro vestito, le trasformazioni le vedono sempre con l'abito indosso, mentre in molti altri anime, per risparmiare, vengono mandate le stesse clip, stravolgendo l'abbigliamento dei protagonisti. "Pretty Cure" è sicuramente una serie da vedere, insieme ai numerosi sequel (pochi giorni fa è uscito il secondo episodio della nona serie della saga). Lo consiglio a tutti, e non solo alle ragazze.
La struttura a episodi autoconclusivi, alla fin fine, non sarebbe neanche un così grande problema, sebbene sia dovuta principalmente a questioni televisive - permettere alle bambine, target primario dell'opera, di poter seguire l'opera anche perdendo qualche episodio qua e là - e che qualche mini-saga più articolata che occupasse più episodi avrebbe di certo alzato il livello qualitativo complessivo dell'opera. Il problema principale è quel (maledettissimo) "monster of the week" d'ispirazione tokusatsu che tanto male ha fatto all'animazione giapponese sin dai tempi del primo Mazinger. Prendiamo ad esempio l'episodio della gara di scienze; esso sarebbe riuscito perfettamente nel suo intento di insegnare l'importanza della collaborazione e della comunicazione a scapito dell'individualità a tutti a costi. A che scopo inserirvi la battaglia finale, non solo completamente inutile ai fini della storia (arriva il nemico, evoca Zakenna, le Pretty Cure si trasformano, sconfiggono Zakenna e il nemico fugge via illeso), ma anche per nulla appassionante e uguale a quello degli altri episodi? L'unico risultato che riesce a ottenere è quello di occupare preziosi minuti che si sarebbero potuti sfruttare più sapientemente per meglio approfondire la vicenda su cui ruotava l'episodio - in questo caso la gara di scienze. La cosa diventa ancora più irritante se passiamo a paragonare questi combattimenti riempitivi agli scontri "finali" contro i vari nemici principali, decisamente più avvincenti ed emozionanti, oltre che in grado di far avanzare la trama.
Perché di una cosa bisogna dar credito a "Pretty Cure": se ben curati e inquadrati nella giusta ottica, i combattimenti sono realizzati davvero bene, con l'inserimento di una componente fisica (calci, pugni, sberle, chiavi articolari, prese), vistasi raramente nei majokko precedenti, in grado di non farli sfigurare rispetto a quelli di tanti altri osannati titoli di combattimento.
La coralità è un altro dei punti di forza principali dell'opera, che non si focalizza esclusivamente sul duo di protagoniste bensì su un gran numero di comprimari: compagni e compagne di scuola, amici, parenti e i nemici stessi vengono analizzati in diversi episodi a essi dedicati, rendendo viva ed estremamente credibile la città e i luoghi in cui si svolge la vicenda.
Degna di lode anche la caratterizzazione grafica dei nemici, in special modo il "boss finale" Lord Jaaku, un'enorme massa oscura trasudante male e sofferenza da tutti i pori e che farebbe cagare in braghe il più valoroso degli eroi. Più che buono il comparto tecnico, che dà il meglio di sé nelle colorazioni utilizzate nelle trasformazioni e negli attacchi energetici delle Pretty Cure.
"Pretty Cure" è un ottimo titolo per bambine e giovani ragazze, quindi, ma anche un anime più che discreto per un pubblico più grande di ambo i sessi, che soffre purtroppo di un paio di limiti "classici" del suo genere di appartenenza, difetti che tuttavia non intaccano del tutto la qualità dell'opera e che, in ogni caso, passerebbero probabilmente inosservati al suo target di riferimento. Un 7 abbondante, dunque, che avrebbe potuto essere un 8 eliminando alcuni combattimenti inutili, e addirittura quasi un 9 con l'inserimento di qualche sottosaga più articolata e un pizzico di ripetitività di meno.
Perché di una cosa bisogna dar credito a "Pretty Cure": se ben curati e inquadrati nella giusta ottica, i combattimenti sono realizzati davvero bene, con l'inserimento di una componente fisica (calci, pugni, sberle, chiavi articolari, prese), vistasi raramente nei majokko precedenti, in grado di non farli sfigurare rispetto a quelli di tanti altri osannati titoli di combattimento.
La coralità è un altro dei punti di forza principali dell'opera, che non si focalizza esclusivamente sul duo di protagoniste bensì su un gran numero di comprimari: compagni e compagne di scuola, amici, parenti e i nemici stessi vengono analizzati in diversi episodi a essi dedicati, rendendo viva ed estremamente credibile la città e i luoghi in cui si svolge la vicenda.
Degna di lode anche la caratterizzazione grafica dei nemici, in special modo il "boss finale" Lord Jaaku, un'enorme massa oscura trasudante male e sofferenza da tutti i pori e che farebbe cagare in braghe il più valoroso degli eroi. Più che buono il comparto tecnico, che dà il meglio di sé nelle colorazioni utilizzate nelle trasformazioni e negli attacchi energetici delle Pretty Cure.
"Pretty Cure" è un ottimo titolo per bambine e giovani ragazze, quindi, ma anche un anime più che discreto per un pubblico più grande di ambo i sessi, che soffre purtroppo di un paio di limiti "classici" del suo genere di appartenenza, difetti che tuttavia non intaccano del tutto la qualità dell'opera e che, in ogni caso, passerebbero probabilmente inosservati al suo target di riferimento. Un 7 abbondante, dunque, che avrebbe potuto essere un 8 eliminando alcuni combattimenti inutili, e addirittura quasi un 9 con l'inserimento di qualche sottosaga più articolata e un pizzico di ripetitività di meno.
La prima serie di Pretty Cure vede per protagoniste Nagisa e Honoka, due ragazze normali, due studentesse molto diverse l’una dall’altra, che, com’è la norma in questo tipo di anime, si ritrovano improvvisamente coinvolte in una battaglia più grande di loro per la salvezza del mondo.
Dopo aver ricevuto i poteri da due abitanti del Giardino della Luce, le due, trasformandosi in Cure Black (Nagisa) e Cure White (Honoka), leggendari guerrieri Pretty Cure, dovranno affrontare gli abitanti della Dark Zone e impedire che il Dark King si liberi dalla sua prigionia per portare i mondi nel caos.
La trama è abbastanza semplice, tuttavia Pretty Cure riesce a distinguersi dalla maggior parte delle produzioni animate di questo genere grazie ad alcune caratteristiche originali. Quella principale è senza dubbio il fatto che le due ragazze protagoniste, pur rispettando i vari canoni settati negli anime di tipo majokko, ovvero le trasformazioni con cambio d’abito, le frasi da recitare all’arrivo o al momento di lanciare un attacco, preferiscono portare la lotta sul piano fisico. Niente scettri magici, “fiocchi” o “cristalli” da lanciare alla volta del nemico, ma i cari vecchi cazzotti sul grugno e i calci nei fianchi, che si rivelano ben più utili. Gli scontri in realtà sono abbastanza semplici, Pretty Cure non è un anime di lotta, sono abbastanza brevi, ma comunque ben fatti.
I personaggi sono molti, e sono tutti ben caratterizzati. Nel corso degli episodi, Nagisa e Honoka crescono e maturano, diventano da perfette sconosciute amiche insostituibili l’una per l’altra, cosa molto importante, visto che per sfruttare il loro potere devono essere insieme. Poi ci sono i moltissimi personaggi secondari, come le famiglie delle due ragazze, i compagni di scuola, molte volte protagonisti con episodi incentrati su qualcuno in particolare, o i club scolastici a cui Nagisa e Honoka appartengono, quello di Lacrosse e quello di Scienze. Poi ci sono anche gli abitanti della Giardino della Luce, Mipple e Mepple, e in seguito Porun.
Anche i cattivi sono ben caratterizzati. Il primo gruppo di nemici è migliore comunque del secondo, che è un po’ più anonimo. Invece il nemico finale, il Dark King è il peggiore. Non fa nulla, e non dice nulla d’importante per tutta la serie, si limita a essere il nemico da battere.
Trovo il doppiaggio giapponese della serie ottimo, le varie voci si adattano bene a ogni personaggio. Alcuni hanno modi particolari di parlare, come Mipple e Mepple con i loro “mipo” e “mepo” alla fine di ogni frase, che aiutano ancora di più a distinguerli.
Le musiche a mio avviso sono davvero belle. Tutta la colonna sonora è ottima, e ogni pezzo ben si adatta ai momenti dell’anime in cui viene eseguito, dalle trasformazioni, ai combattimenti, ai momenti di tensione, di tristezza, di spensieratezza. Ogni momento è accompagnato da un brano preciso, che già dopo pochi episodi fa presa sullo spettatore.
Tra i difetti che si possono riscontrare nella serie, gli unici a dire la verità, almeno per me, sono quelli della troppa linearità della trama, nella struttura del singolo episodio, e dell’eccessivo ripetersi delle situazioni.
Tutti gli episodi seguono lo stesso schema: vita quotidiana di Nagisa e Honoka, che hanno un problema da risolvere - scuola, compiti, sport, commissioni-, arrivano i cattivi, trasformazione, combattimento, si ritorna alla situazione iniziale che si risolve: per tutti gli episodi.
In realtà io apprezzavo di più le scene di vita quotidiana che i combattimenti, e sono arrivato a odiare i cattivi quando facevano la loro comparsa, perché si presentano sempre sul più bello, spezzando la narrazione degli eventi. Inoltre durante gli scontri le ragazze e i loro avversari si spostano in una “dimensione alternativa” in cui sono presenti solo loro, e tutto ciò che viene distrutto nella battaglia alla fine viene resettato, e dunque non ci sono conseguenze nel mondo reale, né si corre il rischio che le vere identità delle protagoniste vengano scoperte. Ciò priva la storia di quello che è un classico colpo di scena in questo tipo di anime.
Se comunque si esclude questo fattore, Pretty Cure è un bell’anime, di sicuro molto originale, che ridefinisce i parametri di un genere che ha creato molte serie forse troppo simili l’una all’altra, e che riesce a portare una ventata di novità. Non è di certo un capolavoro imperdibile, ma è di sicuro uno dei migliori della sua categoria di appartenenza, e per la sua particolarità può essere apprezzato anche da chi guardava con diffidenza al genere majokko.
Dopo aver ricevuto i poteri da due abitanti del Giardino della Luce, le due, trasformandosi in Cure Black (Nagisa) e Cure White (Honoka), leggendari guerrieri Pretty Cure, dovranno affrontare gli abitanti della Dark Zone e impedire che il Dark King si liberi dalla sua prigionia per portare i mondi nel caos.
La trama è abbastanza semplice, tuttavia Pretty Cure riesce a distinguersi dalla maggior parte delle produzioni animate di questo genere grazie ad alcune caratteristiche originali. Quella principale è senza dubbio il fatto che le due ragazze protagoniste, pur rispettando i vari canoni settati negli anime di tipo majokko, ovvero le trasformazioni con cambio d’abito, le frasi da recitare all’arrivo o al momento di lanciare un attacco, preferiscono portare la lotta sul piano fisico. Niente scettri magici, “fiocchi” o “cristalli” da lanciare alla volta del nemico, ma i cari vecchi cazzotti sul grugno e i calci nei fianchi, che si rivelano ben più utili. Gli scontri in realtà sono abbastanza semplici, Pretty Cure non è un anime di lotta, sono abbastanza brevi, ma comunque ben fatti.
I personaggi sono molti, e sono tutti ben caratterizzati. Nel corso degli episodi, Nagisa e Honoka crescono e maturano, diventano da perfette sconosciute amiche insostituibili l’una per l’altra, cosa molto importante, visto che per sfruttare il loro potere devono essere insieme. Poi ci sono i moltissimi personaggi secondari, come le famiglie delle due ragazze, i compagni di scuola, molte volte protagonisti con episodi incentrati su qualcuno in particolare, o i club scolastici a cui Nagisa e Honoka appartengono, quello di Lacrosse e quello di Scienze. Poi ci sono anche gli abitanti della Giardino della Luce, Mipple e Mepple, e in seguito Porun.
Anche i cattivi sono ben caratterizzati. Il primo gruppo di nemici è migliore comunque del secondo, che è un po’ più anonimo. Invece il nemico finale, il Dark King è il peggiore. Non fa nulla, e non dice nulla d’importante per tutta la serie, si limita a essere il nemico da battere.
Trovo il doppiaggio giapponese della serie ottimo, le varie voci si adattano bene a ogni personaggio. Alcuni hanno modi particolari di parlare, come Mipple e Mepple con i loro “mipo” e “mepo” alla fine di ogni frase, che aiutano ancora di più a distinguerli.
Le musiche a mio avviso sono davvero belle. Tutta la colonna sonora è ottima, e ogni pezzo ben si adatta ai momenti dell’anime in cui viene eseguito, dalle trasformazioni, ai combattimenti, ai momenti di tensione, di tristezza, di spensieratezza. Ogni momento è accompagnato da un brano preciso, che già dopo pochi episodi fa presa sullo spettatore.
Tra i difetti che si possono riscontrare nella serie, gli unici a dire la verità, almeno per me, sono quelli della troppa linearità della trama, nella struttura del singolo episodio, e dell’eccessivo ripetersi delle situazioni.
Tutti gli episodi seguono lo stesso schema: vita quotidiana di Nagisa e Honoka, che hanno un problema da risolvere - scuola, compiti, sport, commissioni-, arrivano i cattivi, trasformazione, combattimento, si ritorna alla situazione iniziale che si risolve: per tutti gli episodi.
In realtà io apprezzavo di più le scene di vita quotidiana che i combattimenti, e sono arrivato a odiare i cattivi quando facevano la loro comparsa, perché si presentano sempre sul più bello, spezzando la narrazione degli eventi. Inoltre durante gli scontri le ragazze e i loro avversari si spostano in una “dimensione alternativa” in cui sono presenti solo loro, e tutto ciò che viene distrutto nella battaglia alla fine viene resettato, e dunque non ci sono conseguenze nel mondo reale, né si corre il rischio che le vere identità delle protagoniste vengano scoperte. Ciò priva la storia di quello che è un classico colpo di scena in questo tipo di anime.
Se comunque si esclude questo fattore, Pretty Cure è un bell’anime, di sicuro molto originale, che ridefinisce i parametri di un genere che ha creato molte serie forse troppo simili l’una all’altra, e che riesce a portare una ventata di novità. Non è di certo un capolavoro imperdibile, ma è di sicuro uno dei migliori della sua categoria di appartenenza, e per la sua particolarità può essere apprezzato anche da chi guardava con diffidenza al genere majokko.
Nagisa Misumi e Honoka Yukishiro sono due studentesse che frequentano le scuole medie all'Istituto Verone Academy. Pur essendo inserite nella stessa classe però le due ragazze non si sono quasi mai parlate e a malapena si riconoscono se si incontrano: la prima è estroversa e sportiva, la seconda invece è una persona molto tranquilla, gentile e amante dello studio.
Due ragazze molto diverse che quasi appartengono a mondi diversi ma che non immaginano che di lì a poco il destino provvederà a unirle. Dapprima l'incontro che avranno con due strani folletti di nome Mipple e Mepple e successivamente l'attacco di un essere malvagio faranno si che le due ragazze uniscano le forze per una causa comune: Nagisa e Honoka si trasformeranno in Cure Black e Cure White, unite insieme a formare le Pretty Cure, le leggendarie guerriere guardiane della Luce.
Sarà l'inizio di una grande avventura...
La prima trasformazione però non si scorda mai, come avviene forse in ogni majokko, ma quella delle Pretty Cure è a suo modo storica non solo perché è la prima della saga ma anche perché riflette e simboleggia quello che sarà la serie nel suo insieme: invero “l'unione fa la forza” perché Nagisa e Honoka possono trasformarsi solo se sono insieme e possono rappresentare le forze del bene solo in tandem in quanto Pretty Cure, singolarmente sono più deboli, insicure e vulnerabili.
<i>Pretty Cure </i>è anche un evoluzione del genere narrativo cui appartiene. All'inizio si era con il majokko “e basta” e le maghette facevano magie per risolvere i problemi; con <i>Sailor Moon </i>le maghe divengono guerriere (anzi, guardiane...) e scendono in campo contro le forze del male ma alla fine restano sempre un po' a distanza lanciando attacchi o usando strumenti magici. Le Pretty Cure invece si gettano nella mischia e affrontano direttamente i loro avversari corpo a corpo dando vita così a scontri accaniti degni di storie d'azione e d'avventura (e l'influenza di un certo <i>Dragon Ball </i>si sente...).
Pur evolvendo il genere nel lato dell'azione <i>Pretty Cure </i>mantiene e consolida la componente “slice of life” da sempre deputata a raccontare la vita dei personaggi quando non vestono i panni dei paladini della giustizia. E quindi ampio spazio per far conoscenza di Nagisa e Honoka, due personaggi caratterizzati ottimamente in singolo e ancora meglio come coppia, assortita e completa nelle loro diversità. Attorno alle due ragazze circola una nutrita schiera di personaggi secondari tra famiglie, amici, compagne di classe e altre varie conoscenze che però non appaiono mai buttati lì a caso e anzi ciascuno arricchisce la scena a suo modo senza reciproche sovrapposizioni.
D'altra parte però alle luci si accompagnano le ombre e diciamo che il cast non è proprio riuscitissimo nell'insieme. Si può partire dai folletti Mipple e Mapple, buffi quanto si vuole ma abbastanza infantili e capricciosi nel carattere, non sono certo compagni di viaggio al livello delle Pretty Cure; ancor peggio Pollum, folletto che si aggiungerà a metà della serie, irritante oltre misura e causa più problemi lui dei malvagi, motivo sufficiente per me per tifare ogni volta per la sua eliminazione.
Non convincono neanche i malvagi tutti (o quasi) orientati a distruggere ma dall'insipida connotazione sia caratteriale che grafica ed offrono davvero pochi spunti, più che tifare contro di loro viene da provare una certa indifferenza.
Fin da questa prima serie si impongono gli elementi che caratterizzeranno l'anime anche nelle sue future incarnazioni in pratica come marchi di fabbrica sia come punti di forza che come punti di debolezza. E tra questi ultimi ritroviamo una certa ripetitività di fondo degli episodi che potrebbe annoiare lo spettatore più navigato (ma non quello più giovane probabilmente) e in effetti in questa serie appena oltrepassata la metà esatta troviamo un numero di puntate dove la cosa si sente abbastanza. Non aiutano i difetti dei personaggi evidenziati in precedenza e le poche innovazioni che gli autori portano in corso d'opera.
Quando <i>Pretty Cure </i>giunse per la prima volta in Italia ebbe modo di distinguersi per la sua edizione che poteva vantare un adattamento generale decisamente più fedeli rispetto ad altri titoli (e in particolare se rivolti al pubblico più giovane) editati nel periodo con tutti i nomi mantenuti in giapponese (cosa oggi quasi sempre mantenuta ma già pochi anni fa non era così) e il registro linguistico non reso edulcorato. Forse i più puristi potrebbero storcere il naso per la pronuncia di Nagisa (originale Na-ghi-sà) ma ciò alla fine non inficia sulla qualità dell'anime.
Nel cast del doppiaggio figurano poi nomi noti della scena italiana per l'animazione: Perla Liberatori e Monica Vulcano rendono molto bene su Nagisa e Honoka e abbiamo anche la presenza di Monica Ward, Ilaria Latini e di Flavio Aquilone.
Da segnalare anche le sigle, cover moto fedeli degli originali giapponesi.
<i>Pretty Cure </i>è dunque, per tutta una serie di motivi che abbiamo visto, un anime di una certa importanza che ha dato il la a una serie fortunatissima.
Non è certo esente da difetti e alcuni problemi ci sono ma se vogliamo, possiamo considerare questa prima serie come un diamante grezzo da cui, con opportuni tagli e lavorazioni, si ricaveranno brillanti gemme negli anni al di la da venire.
Due ragazze molto diverse che quasi appartengono a mondi diversi ma che non immaginano che di lì a poco il destino provvederà a unirle. Dapprima l'incontro che avranno con due strani folletti di nome Mipple e Mepple e successivamente l'attacco di un essere malvagio faranno si che le due ragazze uniscano le forze per una causa comune: Nagisa e Honoka si trasformeranno in Cure Black e Cure White, unite insieme a formare le Pretty Cure, le leggendarie guerriere guardiane della Luce.
Sarà l'inizio di una grande avventura...
La prima trasformazione però non si scorda mai, come avviene forse in ogni majokko, ma quella delle Pretty Cure è a suo modo storica non solo perché è la prima della saga ma anche perché riflette e simboleggia quello che sarà la serie nel suo insieme: invero “l'unione fa la forza” perché Nagisa e Honoka possono trasformarsi solo se sono insieme e possono rappresentare le forze del bene solo in tandem in quanto Pretty Cure, singolarmente sono più deboli, insicure e vulnerabili.
<i>Pretty Cure </i>è anche un evoluzione del genere narrativo cui appartiene. All'inizio si era con il majokko “e basta” e le maghette facevano magie per risolvere i problemi; con <i>Sailor Moon </i>le maghe divengono guerriere (anzi, guardiane...) e scendono in campo contro le forze del male ma alla fine restano sempre un po' a distanza lanciando attacchi o usando strumenti magici. Le Pretty Cure invece si gettano nella mischia e affrontano direttamente i loro avversari corpo a corpo dando vita così a scontri accaniti degni di storie d'azione e d'avventura (e l'influenza di un certo <i>Dragon Ball </i>si sente...).
Pur evolvendo il genere nel lato dell'azione <i>Pretty Cure </i>mantiene e consolida la componente “slice of life” da sempre deputata a raccontare la vita dei personaggi quando non vestono i panni dei paladini della giustizia. E quindi ampio spazio per far conoscenza di Nagisa e Honoka, due personaggi caratterizzati ottimamente in singolo e ancora meglio come coppia, assortita e completa nelle loro diversità. Attorno alle due ragazze circola una nutrita schiera di personaggi secondari tra famiglie, amici, compagne di classe e altre varie conoscenze che però non appaiono mai buttati lì a caso e anzi ciascuno arricchisce la scena a suo modo senza reciproche sovrapposizioni.
D'altra parte però alle luci si accompagnano le ombre e diciamo che il cast non è proprio riuscitissimo nell'insieme. Si può partire dai folletti Mipple e Mapple, buffi quanto si vuole ma abbastanza infantili e capricciosi nel carattere, non sono certo compagni di viaggio al livello delle Pretty Cure; ancor peggio Pollum, folletto che si aggiungerà a metà della serie, irritante oltre misura e causa più problemi lui dei malvagi, motivo sufficiente per me per tifare ogni volta per la sua eliminazione.
Non convincono neanche i malvagi tutti (o quasi) orientati a distruggere ma dall'insipida connotazione sia caratteriale che grafica ed offrono davvero pochi spunti, più che tifare contro di loro viene da provare una certa indifferenza.
Fin da questa prima serie si impongono gli elementi che caratterizzeranno l'anime anche nelle sue future incarnazioni in pratica come marchi di fabbrica sia come punti di forza che come punti di debolezza. E tra questi ultimi ritroviamo una certa ripetitività di fondo degli episodi che potrebbe annoiare lo spettatore più navigato (ma non quello più giovane probabilmente) e in effetti in questa serie appena oltrepassata la metà esatta troviamo un numero di puntate dove la cosa si sente abbastanza. Non aiutano i difetti dei personaggi evidenziati in precedenza e le poche innovazioni che gli autori portano in corso d'opera.
Quando <i>Pretty Cure </i>giunse per la prima volta in Italia ebbe modo di distinguersi per la sua edizione che poteva vantare un adattamento generale decisamente più fedeli rispetto ad altri titoli (e in particolare se rivolti al pubblico più giovane) editati nel periodo con tutti i nomi mantenuti in giapponese (cosa oggi quasi sempre mantenuta ma già pochi anni fa non era così) e il registro linguistico non reso edulcorato. Forse i più puristi potrebbero storcere il naso per la pronuncia di Nagisa (originale Na-ghi-sà) ma ciò alla fine non inficia sulla qualità dell'anime.
Nel cast del doppiaggio figurano poi nomi noti della scena italiana per l'animazione: Perla Liberatori e Monica Vulcano rendono molto bene su Nagisa e Honoka e abbiamo anche la presenza di Monica Ward, Ilaria Latini e di Flavio Aquilone.
Da segnalare anche le sigle, cover moto fedeli degli originali giapponesi.
<i>Pretty Cure </i>è dunque, per tutta una serie di motivi che abbiamo visto, un anime di una certa importanza che ha dato il la a una serie fortunatissima.
Non è certo esente da difetti e alcuni problemi ci sono ma se vogliamo, possiamo considerare questa prima serie come un diamante grezzo da cui, con opportuni tagli e lavorazioni, si ricaveranno brillanti gemme negli anni al di la da venire.
Il perfido Re Jyaku, sovrano di Dotsuku, il Regno delle Tenebre, attacca il Giardino della Luce e si impossessa di 5 delle 7 Pietre Prismatiche. Queste pietre racchiudono il potere della Creazione e Re Jyaku vuole impadronirsene per liberarsi dalle catene e dominare l'universo con la sua oscurità. Per impedire che ciò avvenga, la Regina del Giardino della Luce, affida le restanti Pietre Prismatiche a Mepple, l'Eroe Prescelto, e a Mipple, Principessa della Speranza. Mepple e Mipple hanno inoltre il compito di andare sulla Terra, che loro chiamano il Giardino dell'Arcobaleno, e di trovare le Leggendarie Guerriere Pretty Cure per guidarle nella delicata missione della lotta contro Re Jyaku. È così che Nagisa Misumi e Honoka Yukishiro, fino ad ora completamente estranee pur facendo parte entrambe della Verone Academy e della stessa classe, verranno a conoscenza del proprio destino. Nagisa, asso della squadra di lacrosse della Verone, allegra, energica e mangiona; Honoka, membro del club di scienze, seria, matura e studiosa. Riusciranno due ragazze così diverse ad andare d'accordo e ad unire le loro forze per proteggere la Terra?
Era il 2005 quando la Rai trasmetteva per la prima volta “Pretty Cure”. Orfana di Sailor Moon e desiderosa in qualche modo di trovare un suo degno erede, decisi di dare una possibilità a questa serie. Ma dopo soli 2 episodi, con un giudizio abbastanza affrettato la etichettai come “doppione malriuscito” e smisi di guardarlo. Per mia fortuna, grazie alle repliche di RaiGulp la scorsa estate, ho potuto rivedere Pretty Cure e ricredermi su tutta la linea. L'opinione frettolosa che avevo dato era giusta solamente in parte, perché è palese che Pretty Cure sia simile a Sailor Moon, ma nonostante tutto è una serie piacevole che fa dei combattimenti corpo a corpo la differenza più sostanziale rispetto alle guerriere Sailor. Il target a cui si rivolge è prettamente giovanile, ma questo non vuol dire che non possa piacere anche un pubblico più maturo. La cura dei particolari infatti, come la psicologia dei personaggi, anche quelli secondari è uno dei punti che più mi ha colpito. La crescita personale di Nagisa e Honoka e del loro rapporto di amicizia, inizialmente sviluppato con non poche difficoltà, viene trattato con molto riguardo, permettendo di apprezzare tutte le sfumature della nascita di un'amicizia nell'età adolescenziale.
La serie di Pretty Cure si divide in due parti, nelle quali Cure Black (Nagisa) e Cure White (Honoka) combatteranno con diversi nemici. Gli abitanti di Dotsuku, benché “cattivi”, vengono rappresentati in maniera abbastanza divertente e non si può non trattenere una risata di tanto in tanto. Dai nemici buffi come Gekidrago, Regine e i divertentissimi Zakenna, a quelli più carismatici come Pizard, Poisonny e Kiriya, a quelli più potenti e pericolosi come Ilkubo, Belzei, Yuna e lo stesso Re Jyaku. Ognuno di loro contribuisce positivamente alla riuscita della trama e regalano combattimenti mozzafiato.
La stessa cura dei dettagli vi è anche per i simpatici abitanti del Giardino della Luce. Mipple, Mepple, Wisdom il saggio, il Gran Consigliere, la Regina e il piccolo Pollun sono tutti personaggi importanti che aiutano le Pretty Cure nella loro formazione di protettrici della luce.
Anche se la serie è rivolta come già detto ad un pubblico giovane, e che a dimostrazione di ciò durante gli innumerevoli scontri con gli abitanti di Dotsuku non venga versata una sola goccia di sangue, Pretty Cure è stato tuttavia vittima di alcune censure. Spezzoni di battaglie sono stati tagliati nella versione italiana ed inoltre nell'episodio 37, dal titolo “Romeo e Giulietta”, è stato perfino eliminato un' abbraccio tra Nagisa e Honoka. Censure inspiegabili che mi hanno lasciata un po' perplessa. Nonostante queste pecche alquanto discutibili, la versione italiana vanta un doppiaggio di tutto rispetto a partire dalla bravissima Perla Liberatori che doppia Nagisa, a Ilaria Latini, voce di Pollun, e per finire Monica Ward che presta la voce a Rina, compagna di scuola di Nagisa e Honoka.
Per concludere, consiglio a chi si avvicina per la prima volta a questa serie di non fare il mio stesso errore e di visionare qualche episodio in più prima di dare un parere troppo affrettato. Pretty Cure si è rivelata per me una serie molto bella e divertente, che mi ha “quasi” fatto rivivere i tempi in cui le ragazze combattenti erano i miei più grandi miti!
Era il 2005 quando la Rai trasmetteva per la prima volta “Pretty Cure”. Orfana di Sailor Moon e desiderosa in qualche modo di trovare un suo degno erede, decisi di dare una possibilità a questa serie. Ma dopo soli 2 episodi, con un giudizio abbastanza affrettato la etichettai come “doppione malriuscito” e smisi di guardarlo. Per mia fortuna, grazie alle repliche di RaiGulp la scorsa estate, ho potuto rivedere Pretty Cure e ricredermi su tutta la linea. L'opinione frettolosa che avevo dato era giusta solamente in parte, perché è palese che Pretty Cure sia simile a Sailor Moon, ma nonostante tutto è una serie piacevole che fa dei combattimenti corpo a corpo la differenza più sostanziale rispetto alle guerriere Sailor. Il target a cui si rivolge è prettamente giovanile, ma questo non vuol dire che non possa piacere anche un pubblico più maturo. La cura dei particolari infatti, come la psicologia dei personaggi, anche quelli secondari è uno dei punti che più mi ha colpito. La crescita personale di Nagisa e Honoka e del loro rapporto di amicizia, inizialmente sviluppato con non poche difficoltà, viene trattato con molto riguardo, permettendo di apprezzare tutte le sfumature della nascita di un'amicizia nell'età adolescenziale.
La serie di Pretty Cure si divide in due parti, nelle quali Cure Black (Nagisa) e Cure White (Honoka) combatteranno con diversi nemici. Gli abitanti di Dotsuku, benché “cattivi”, vengono rappresentati in maniera abbastanza divertente e non si può non trattenere una risata di tanto in tanto. Dai nemici buffi come Gekidrago, Regine e i divertentissimi Zakenna, a quelli più carismatici come Pizard, Poisonny e Kiriya, a quelli più potenti e pericolosi come Ilkubo, Belzei, Yuna e lo stesso Re Jyaku. Ognuno di loro contribuisce positivamente alla riuscita della trama e regalano combattimenti mozzafiato.
La stessa cura dei dettagli vi è anche per i simpatici abitanti del Giardino della Luce. Mipple, Mepple, Wisdom il saggio, il Gran Consigliere, la Regina e il piccolo Pollun sono tutti personaggi importanti che aiutano le Pretty Cure nella loro formazione di protettrici della luce.
Anche se la serie è rivolta come già detto ad un pubblico giovane, e che a dimostrazione di ciò durante gli innumerevoli scontri con gli abitanti di Dotsuku non venga versata una sola goccia di sangue, Pretty Cure è stato tuttavia vittima di alcune censure. Spezzoni di battaglie sono stati tagliati nella versione italiana ed inoltre nell'episodio 37, dal titolo “Romeo e Giulietta”, è stato perfino eliminato un' abbraccio tra Nagisa e Honoka. Censure inspiegabili che mi hanno lasciata un po' perplessa. Nonostante queste pecche alquanto discutibili, la versione italiana vanta un doppiaggio di tutto rispetto a partire dalla bravissima Perla Liberatori che doppia Nagisa, a Ilaria Latini, voce di Pollun, e per finire Monica Ward che presta la voce a Rina, compagna di scuola di Nagisa e Honoka.
Per concludere, consiglio a chi si avvicina per la prima volta a questa serie di non fare il mio stesso errore e di visionare qualche episodio in più prima di dare un parere troppo affrettato. Pretty Cure si è rivelata per me una serie molto bella e divertente, che mi ha “quasi” fatto rivivere i tempi in cui le ragazze combattenti erano i miei più grandi miti!
Pretty Cure, l'anime del millennio secondo me!
La storia, a quel tempo, era del tutto innovativa, narrava di Mipple, la regina della speranza, e Mepple, il suo cavaliere, entrambi provenienti dal Giardino della Luce, un prato sempre luminoso, protetto dal potere delle Pietre Prismatiche. Le Pietre Prismatiche contengono in loro il Potere della Creazione e della Vita, e senza di loro, il Giardino della Luce e la Terra, chiamata Giardino dell'Arcobaleno, esse sono minacciate dall'oscuro regno di Dotsuku, che vuole impossessarsene per poter far resuscitare il loro re, Jyaku, così i due animaletti della luce, arriveranno sulla Terra alla ricerca delle leggendarie guerriere, Pretty Cure, che dovranno difendere Mipple e Mepple dai malvagi che vorranno sapere dove si trova il Giardino della Luce. In seguito si scoprirà che le leggendarie guerriere sono Nagisa Misumi, una sbadata campionessa di lacrosse, e Honoka Yukishiro, la studiosa frequentatrice del Club di Scienze, due ragazzine dai caratteri opposti, entrambi tredicenni, e iscritte all'Istituto femminile Verone Academy.
Una volta trasformate, dovranno combattere contro i numerosi nemici del regno delle tenebre e dell'Oscurità, tra cui il vanitoso Pisard, il grande e grosso, ma imbranato Gekidrago, l'ingannatrice Poisonny, suo fratello minore Kiriya, innamorato di Honoka, che si sacrificherà per lei per non combattere contro le Cures, ed il potente Ilkubo, che attaccheranno le Pretty Cure, evocando Zackenna, uno spirito malvagio che entrerà negli oggetti facendogli prendere vita, ma facendosi sempre sconfiggere dalla abilità delle cures, che a contrario delle altre serie majokko, potranno saltare come acrobati, cadere come gatte e sferrare colpi di karate da cintura nera.
Questa serie vanta una animazione abbastanza fluida, ma inferiore a quella della seconda serie; lieve è l'uso della CG che viene utilizzata. Serie che avrà un successo enorme fino a durare per otto serie, più di dieci film, e un merchandising, immenso, l'unico pecca, è che qua in Italia, viene sottovalutata dalla Rai, che ne acquista i diritti per immagazzinarli, però pare che negli ultimi periodi gli venga data più importanza, anche se il merchandising non manca, e molti stanno firmando alle petizioni.
La storia, a quel tempo, era del tutto innovativa, narrava di Mipple, la regina della speranza, e Mepple, il suo cavaliere, entrambi provenienti dal Giardino della Luce, un prato sempre luminoso, protetto dal potere delle Pietre Prismatiche. Le Pietre Prismatiche contengono in loro il Potere della Creazione e della Vita, e senza di loro, il Giardino della Luce e la Terra, chiamata Giardino dell'Arcobaleno, esse sono minacciate dall'oscuro regno di Dotsuku, che vuole impossessarsene per poter far resuscitare il loro re, Jyaku, così i due animaletti della luce, arriveranno sulla Terra alla ricerca delle leggendarie guerriere, Pretty Cure, che dovranno difendere Mipple e Mepple dai malvagi che vorranno sapere dove si trova il Giardino della Luce. In seguito si scoprirà che le leggendarie guerriere sono Nagisa Misumi, una sbadata campionessa di lacrosse, e Honoka Yukishiro, la studiosa frequentatrice del Club di Scienze, due ragazzine dai caratteri opposti, entrambi tredicenni, e iscritte all'Istituto femminile Verone Academy.
Una volta trasformate, dovranno combattere contro i numerosi nemici del regno delle tenebre e dell'Oscurità, tra cui il vanitoso Pisard, il grande e grosso, ma imbranato Gekidrago, l'ingannatrice Poisonny, suo fratello minore Kiriya, innamorato di Honoka, che si sacrificherà per lei per non combattere contro le Cures, ed il potente Ilkubo, che attaccheranno le Pretty Cure, evocando Zackenna, uno spirito malvagio che entrerà negli oggetti facendogli prendere vita, ma facendosi sempre sconfiggere dalla abilità delle cures, che a contrario delle altre serie majokko, potranno saltare come acrobati, cadere come gatte e sferrare colpi di karate da cintura nera.
Questa serie vanta una animazione abbastanza fluida, ma inferiore a quella della seconda serie; lieve è l'uso della CG che viene utilizzata. Serie che avrà un successo enorme fino a durare per otto serie, più di dieci film, e un merchandising, immenso, l'unico pecca, è che qua in Italia, viene sottovalutata dalla Rai, che ne acquista i diritti per immagazzinarli, però pare che negli ultimi periodi gli venga data più importanza, anche se il merchandising non manca, e molti stanno firmando alle petizioni.
Ecco che mi accingo a descrivere una delle serie che più mi appassionano, una delle serie che ha dato vita ad una saga di altre serie magiche e piene di sentimento. Ecco che mi accingo a recensire Pretty Cure. Nagisa e Honoka sono le protagoniste principali, due ragazze comuni che non si conoscevano e che, per una coincidenza alquanto strana, si ritrovano a combattere fianco a fianco le forze del male. Spesso ci possono essere incomprensioni, ma le due restano molto affiatate e non si arrendono di certo alle minime difficoltà che incontrano. La grafica e la storia sono le virtù principali di questa serie, una grafica ben curata e non il solito "copia e incolla" da altre serie, la storia invece, è ben strutturata e capace di far scoprire nuove emozioni episodio dopo episodio. Un culmine di risate ed emozioni, pianti e gioie mai viste prima d'ora, fanno sì che una magnifica serie prenda forma. Le Pretty Cure sono state le mie compagne per molti anni fino ad ora, da quand'ero più piccolo fino ad ora con nuove serie emozionanti e nuove protagoniste, sempre più carine e simpatiche. Consiglio a tutti di vedere una serie come questa, che si merita davvero un bel 10 e lode!
Majokko sentai, 2000 version.
Durante e dopo "Sailor Moon", le opere dello stesso genere sono spuntate come funghi, ma nessuna di queste è riuscita a raggiungere lo stesso, strabordante successo della storia di Usagi Tsukino, studentessa e paladina di amore e giustizia, bellissima guerriera che veste con la marinaretta.
Tutte, tranne una: Pretty Cure, immensa saga prodotta dalla Toei Animation che va avanti ormai da sette anni piazzandosi sempre nella top ten dei programmi più visti della settimana giapponese.
La prima stagione di questa ormai celeberrima serie, "Futari wa Pretty Cure", è datata 2004 e vede come protagoniste due ragazze davvero speciali. La prima, Nagisa Misumi, è allegra, golosa, mascolina, negata negli studi ma asso della squadra di lacrosse della scuola. La seconda, Honoka Yukishiro, è invece timida, taciturna, dolce e studiosa, appassionata di scienze. Entrambe frequentano la seconda media nel prestigioso istituto femminile Verone, ma non si erano mai parlate pur facendo parte della stessa classe, poiché appartenevano a due mondi completamente agli antipodi. Questo almeno fino all’incontro con Mepple e Mipple, due bizzarri folletti scappati da un regno fatato chiamato il Giardino della Luce, ora minacciato dalle oscure forze di Re Jaaku. Mepple e Mipple rivelano alle due ragazze una sconvolgente verità: Nagisa e Honoka sono le prescelte e dovranno difendere il Giardino della Luce e la Terra stessa dalle perfide trame del Re Jaaku, trasformandosi nelle due guerriere della leggenda, le Pretty Cure.
La trama, noterete, non è nulla di troppo elaborato o nulla che non si sia già sentito in passato, eppure Pretty Cure, inaspettatamente, funziona, e riesce ad arrivare laddove il ben realizzato ma poco celebre "Wedding Peach", il troppo scialbo "Tokyo Mew Mew" o il superficialissimo "Mermaid Melody" non erano mai giunti, centrando pienamente l’obbiettivo che si era prefisso: intrattenere gli spettatori del post Sailor Moon con una storia che possa appassionarli e che possano “sentir loro”, alla stessa maniera di come gli spettatori degli anni ’90 fecero con quella di Usagi e compagne.
Intendiamoci, Pretty Cure non è una produzione rivoluzionaria né di nicchia. Non vuole rivoluzionare il genere o gettare le basi per qualcosa di nuovo. E’ una serie dal chiaro intento commerciale - e la cosa è deducibile dal fatto che non vi sia un autore vero e proprio o un manga di riferimento, ma che dietro vi sia la stessa Toei Animation, e che dello staff fanno parte personalità che hanno lavorato a serie animate di successo della stessa casa come "Ojamajo Doremi", "Digimon" e "Dragon Ball" - ma a questo riesce ad affiancare anche un’anima.
Probabilmente, qualcuno con Pretty Cure si annoierà, dato che l’impianto base degli episodi, che non si discosta troppo da quello di Sailor Moon, si ripete per praticamente tre quarti della serie (battaglia col boss esclusa) in maniera identica, variando soltanto gli eventi quotidiani di contorno e i nemici coinvolti. Siamo ben lontani da Sailor Moon e dalle sue trame spesso articolate, ricche di colpi di scena e di battaglie epiche e coinvolgenti contro i “boss di fine saga”. La trama di Pretty Cure procede ad un ritmo davvero lento, i colpi di scena sono ridotti all’osso e l’eliminazione dei vari sottoposti del cattivo avviene in maniera convenzionalissima, senza troppi guizzi.
Tuttavia, nonostante il 95% degli episodi siano tutti uguali fra di loro, Pretty Cure riesce a colpire e a tenere lo spettatore incollato allo schermo, a divorare episodi dopo episodi, nonostante manchi una trama serrata che lo coinvolga in maniera viscerale.
Come mai, tutto questo?
Merito di ciò che ad altri majokko sentai del 2000 (come i già citati Mermaid Melody e Tokyo Mew Mew) manca completamente e di cui invece Pretty Cure è un esperto conoscitore: la caratterizzazione dei personaggi.
D’accordo, con due sole protagoniste è sin troppo facile, forse, riuscirci, ma gli autori riescono a caratterizzare Nagisa e Honoka in maniera straordinaria. Queste due ragazze, completamente differenti fra di loro, si apriranno completamente agli spettatori, i quali potranno così conoscerne non soltanto il carattere, le passioni, le attitudini, i sentimenti, la vita scolastica, le abitazioni e le famiglie ma anche assistere alla loro reciproca evoluzione caratteriale nel corso della serie e alla nascita di un’amicizia profonda e toccante, fatta di gioie e di dolori, di pianti e di risate, di litigi e riappacificazioni, di battaglie e confidenze. Tutto ciò, narrato con uno stile rilassato, divertente, delicato e davvero piacevole da seguire, è privo di forzature o di scene stereotipate messe lì giusto perché vanno di moda.
Grande importanza è posta, infatti, alla dualità delle due ragazze, che sono completamente opposte in ogni cosa, ma anche ottime amiche, e da questa amicizia sincera e appassionata scaturisce la loro forza. Non è un caso, infatti, se i due colori predominanti sono il nero, più inquieto, per la scalmanata Nagisa e il bianco, più tranquillo, per la silenziosa Honoka; e non è casuale neppure il fatto che per trasformarsi o sferrare il loro colpo finale le due ragazze debbano per forza essere insieme e stringersi saldamente le mani.
Pensare all’ottimo lavoro svolto per caratterizzare Nagisa e Honoka, avendo in mente la pochezza dei personaggi di altri majokko sentai recenti, ha dell’incredibile, e se da un lato questo può essere spiegato col fatto che qui abbiamo solo due ragazze contro le cinque o sei di altre opere, dall’altro veniamo smentiti perché non sono solo Nagisa e Honoka ad essere splendidamente dipinte.
Stessa sorte tocca all’altro lato della barricata. Ognuno dei cattivi incontrati dalle protagoniste - siano essi il cool Pissard, ispirato alle rockstar nipponiche, il tonto e muscoloso Gekidrago, la bella e letale Poisonny, il giovane Kiriya, il freddo e potente Irukubo, il massiccio Juna, l’imprevedibile Regine, il sapiente Belzei o il gigantesco, malvagio e terribilmente scenico Re Jaaku, - avrà un proprio aspetto fisico, una propria caratterizzazione, delle proprie motivazioni e degli elementi che lo differenzieranno dagli altri e che, tramite dialoghi con le protagoniste, contribuiranno a renderlo più umano e più vicino agli spettatori. Menzione speciale va poi agli spassosissimi Zakenna, i demoni minori che sono uno degli elementi comici più riusciti e le vere star della serie tutta. Ma non solo. Gli autori ci sorprendono ancora e donano una caratterizzazione davvero ottima anche ai genitori e al fratellino di Nagisa, al padre, la madre, la nonna e persino al cane di Honoka, agli insegnanti, al preside, al vicepreside della scuola, ai ragazzi della sezione maschile dell’istituto, al senpai che piace a Nagisa (love story descritta in maniera tenera e naturale, senza frasone da film, baci o scene ammiccanti), alle compagne di classe, scuola o club, alla venditrice di takoyaki che si fa maestra di vita per le due ragazze, ai folletti, alla regina del Giardino della Luce e così via.
La città in cui Nagisa e Honoka risiedono è viva. Non è solo un mero sfondo alle vicende, ma è un mondo pulsante, abitato da persone che si muovono autonomamente anche se la battaglia contro Re Jaaku non li coinvolge in prima persona, che hanno dei sogni, che si divertono, che amano, che soffrono, che crescono, che lottano nel loro piccolo contro la vita. E’ questo ciò che personalmente ho adorato di Pretty Cure. Nonostante gli episodi tutti simili fra loro e la trama che si sviluppa lenta e priva di colpi di scena, ho adorato perdermi in questo mondo, sviscerarne gli aspetti, le sfaccettature, gli abitanti, come se fosse il mondo in cui vivo io.
Ma Pretty Cure è anche e soprattutto una serie in cui si combatte, e i combattimenti sono davvero uno degli aspetti migliori della storia, grazie anche al fatto che le due guerriere, con la trasformazione, acquisiscono anche una particolare agilità che permette loro di saltellare qua e là, di librarsi in aria e di dar giù di pugni e calci, oltre che di compiere il loro bell’attacco magico in coppia. Una dimensione senza dubbio insolita per un majokko sentai, più simile ai sentai in carne ed ossa o a Dragon Ball Z che a Sailor Moon, ma che non disturba affatto, anzi affascina e piace allo spettatore, rendendo i combattimenti una vera e propria gioia per gli occhi.
Lo stile di disegno è semplice e minimalista, simile per certi versi a quello di Ojamajo Doremi, opera precedente dello stesso team, ma più complesso, date le tematiche più profonde e la presenza di personaggi mostruosi e cattivi. In ogni caso, si tratta di disegni molto gradevoli e capaci di donare una spiccata personalità ad ognuno dei personaggi ritratti, oltre che di dipingere un realistico affresco del Giappone giovanile degli anni 2000.
I colori sono molto accesi e vividi e vi sono animazioni molto fluide e piacevoli e, talvolta, effetti speciali in computer grafica non troppo invasivi ma, anzi, piacevoli.
Il comparto sonoro, poi, è davvero azzeccato e ci dona una serie di splendide melodie orchestrate, che si adattano perfettamente al tipo di scena che di volta in volta accompagnano, e una serie di canzoni veramente belle, a cominciare dalle due allegre e spensierate sigle “Danzen!! Futari wa Pretty Cure!!” e “Gecchu?! Rabu rabu!!, fino ad arrivare alle molteplici canzoni che spesso e volentieri accompagneranno le scene clou degli episodi e che si riveleranno inaspettatamente efficaci, variegate e piacevoli all’ascolto.
Buono il doppiaggio giapponese che riesce a donare una personalissima inflessione ad ogni personaggio, avvalendosi peraltro di grandi professionisti come Yukana Nogami, Tomomichi Nishimura, Masako Nozawa o Rika Fukami, nonchè di dialoghi frizzanti e ben scritti che spesso e volentieri strizzano l'occhio al moderno slang giovanile degli adolescenti nipponici del 2000.
E così, inaspettatamente, Pretty Cure non lascia indifferenti. Ai giovani spettatori del 2000, che non hanno vissuto in prima persona l’epoca del boom di Sailor Moon, risulterà essere una storia su misura per loro, in cui gli sarà facile identificarsi e che, ripercorrendo le tappe che furono il successo di Sailor Moon, donerà loro grandi insegnamenti di amicizia, solidarietà e rispetto reciproco, oltre che un grande spettacolo cui appassionarsi. A chi invece Sailor Moon l’ha già visto tutto e l’ha amato alla follia, Pretty Cure sembrerà probabilmente la manna del cielo, una produzione che finalmente, dopo anni di majokko sentai commerciali e superficiali, ridarà al genere il lustro che aveva in origine. In maniera molto più semplice, sia chiaro. Scordiamoci guerriere belle e sensuali e riferimenti culturali alti. In fondo, il target primario di Pretty Cure non siamo noi vecchi fans, ma le nuove generazioni. Ma rimane ugualmente una serie valida che saprà regalare molto anche a noi, calandoci in un mondo da cui difficilmente poi vorremo staccarci.
Voto 8, tondo tondo e di tutto cuore, con l'augurio che tutti i majokko sentai del futuro prendano esempio da Nagisa e Honoka e si spingano in una direzione simile a questa.
Durante e dopo "Sailor Moon", le opere dello stesso genere sono spuntate come funghi, ma nessuna di queste è riuscita a raggiungere lo stesso, strabordante successo della storia di Usagi Tsukino, studentessa e paladina di amore e giustizia, bellissima guerriera che veste con la marinaretta.
Tutte, tranne una: Pretty Cure, immensa saga prodotta dalla Toei Animation che va avanti ormai da sette anni piazzandosi sempre nella top ten dei programmi più visti della settimana giapponese.
La prima stagione di questa ormai celeberrima serie, "Futari wa Pretty Cure", è datata 2004 e vede come protagoniste due ragazze davvero speciali. La prima, Nagisa Misumi, è allegra, golosa, mascolina, negata negli studi ma asso della squadra di lacrosse della scuola. La seconda, Honoka Yukishiro, è invece timida, taciturna, dolce e studiosa, appassionata di scienze. Entrambe frequentano la seconda media nel prestigioso istituto femminile Verone, ma non si erano mai parlate pur facendo parte della stessa classe, poiché appartenevano a due mondi completamente agli antipodi. Questo almeno fino all’incontro con Mepple e Mipple, due bizzarri folletti scappati da un regno fatato chiamato il Giardino della Luce, ora minacciato dalle oscure forze di Re Jaaku. Mepple e Mipple rivelano alle due ragazze una sconvolgente verità: Nagisa e Honoka sono le prescelte e dovranno difendere il Giardino della Luce e la Terra stessa dalle perfide trame del Re Jaaku, trasformandosi nelle due guerriere della leggenda, le Pretty Cure.
La trama, noterete, non è nulla di troppo elaborato o nulla che non si sia già sentito in passato, eppure Pretty Cure, inaspettatamente, funziona, e riesce ad arrivare laddove il ben realizzato ma poco celebre "Wedding Peach", il troppo scialbo "Tokyo Mew Mew" o il superficialissimo "Mermaid Melody" non erano mai giunti, centrando pienamente l’obbiettivo che si era prefisso: intrattenere gli spettatori del post Sailor Moon con una storia che possa appassionarli e che possano “sentir loro”, alla stessa maniera di come gli spettatori degli anni ’90 fecero con quella di Usagi e compagne.
Intendiamoci, Pretty Cure non è una produzione rivoluzionaria né di nicchia. Non vuole rivoluzionare il genere o gettare le basi per qualcosa di nuovo. E’ una serie dal chiaro intento commerciale - e la cosa è deducibile dal fatto che non vi sia un autore vero e proprio o un manga di riferimento, ma che dietro vi sia la stessa Toei Animation, e che dello staff fanno parte personalità che hanno lavorato a serie animate di successo della stessa casa come "Ojamajo Doremi", "Digimon" e "Dragon Ball" - ma a questo riesce ad affiancare anche un’anima.
Probabilmente, qualcuno con Pretty Cure si annoierà, dato che l’impianto base degli episodi, che non si discosta troppo da quello di Sailor Moon, si ripete per praticamente tre quarti della serie (battaglia col boss esclusa) in maniera identica, variando soltanto gli eventi quotidiani di contorno e i nemici coinvolti. Siamo ben lontani da Sailor Moon e dalle sue trame spesso articolate, ricche di colpi di scena e di battaglie epiche e coinvolgenti contro i “boss di fine saga”. La trama di Pretty Cure procede ad un ritmo davvero lento, i colpi di scena sono ridotti all’osso e l’eliminazione dei vari sottoposti del cattivo avviene in maniera convenzionalissima, senza troppi guizzi.
Tuttavia, nonostante il 95% degli episodi siano tutti uguali fra di loro, Pretty Cure riesce a colpire e a tenere lo spettatore incollato allo schermo, a divorare episodi dopo episodi, nonostante manchi una trama serrata che lo coinvolga in maniera viscerale.
Come mai, tutto questo?
Merito di ciò che ad altri majokko sentai del 2000 (come i già citati Mermaid Melody e Tokyo Mew Mew) manca completamente e di cui invece Pretty Cure è un esperto conoscitore: la caratterizzazione dei personaggi.
D’accordo, con due sole protagoniste è sin troppo facile, forse, riuscirci, ma gli autori riescono a caratterizzare Nagisa e Honoka in maniera straordinaria. Queste due ragazze, completamente differenti fra di loro, si apriranno completamente agli spettatori, i quali potranno così conoscerne non soltanto il carattere, le passioni, le attitudini, i sentimenti, la vita scolastica, le abitazioni e le famiglie ma anche assistere alla loro reciproca evoluzione caratteriale nel corso della serie e alla nascita di un’amicizia profonda e toccante, fatta di gioie e di dolori, di pianti e di risate, di litigi e riappacificazioni, di battaglie e confidenze. Tutto ciò, narrato con uno stile rilassato, divertente, delicato e davvero piacevole da seguire, è privo di forzature o di scene stereotipate messe lì giusto perché vanno di moda.
Grande importanza è posta, infatti, alla dualità delle due ragazze, che sono completamente opposte in ogni cosa, ma anche ottime amiche, e da questa amicizia sincera e appassionata scaturisce la loro forza. Non è un caso, infatti, se i due colori predominanti sono il nero, più inquieto, per la scalmanata Nagisa e il bianco, più tranquillo, per la silenziosa Honoka; e non è casuale neppure il fatto che per trasformarsi o sferrare il loro colpo finale le due ragazze debbano per forza essere insieme e stringersi saldamente le mani.
Pensare all’ottimo lavoro svolto per caratterizzare Nagisa e Honoka, avendo in mente la pochezza dei personaggi di altri majokko sentai recenti, ha dell’incredibile, e se da un lato questo può essere spiegato col fatto che qui abbiamo solo due ragazze contro le cinque o sei di altre opere, dall’altro veniamo smentiti perché non sono solo Nagisa e Honoka ad essere splendidamente dipinte.
Stessa sorte tocca all’altro lato della barricata. Ognuno dei cattivi incontrati dalle protagoniste - siano essi il cool Pissard, ispirato alle rockstar nipponiche, il tonto e muscoloso Gekidrago, la bella e letale Poisonny, il giovane Kiriya, il freddo e potente Irukubo, il massiccio Juna, l’imprevedibile Regine, il sapiente Belzei o il gigantesco, malvagio e terribilmente scenico Re Jaaku, - avrà un proprio aspetto fisico, una propria caratterizzazione, delle proprie motivazioni e degli elementi che lo differenzieranno dagli altri e che, tramite dialoghi con le protagoniste, contribuiranno a renderlo più umano e più vicino agli spettatori. Menzione speciale va poi agli spassosissimi Zakenna, i demoni minori che sono uno degli elementi comici più riusciti e le vere star della serie tutta. Ma non solo. Gli autori ci sorprendono ancora e donano una caratterizzazione davvero ottima anche ai genitori e al fratellino di Nagisa, al padre, la madre, la nonna e persino al cane di Honoka, agli insegnanti, al preside, al vicepreside della scuola, ai ragazzi della sezione maschile dell’istituto, al senpai che piace a Nagisa (love story descritta in maniera tenera e naturale, senza frasone da film, baci o scene ammiccanti), alle compagne di classe, scuola o club, alla venditrice di takoyaki che si fa maestra di vita per le due ragazze, ai folletti, alla regina del Giardino della Luce e così via.
La città in cui Nagisa e Honoka risiedono è viva. Non è solo un mero sfondo alle vicende, ma è un mondo pulsante, abitato da persone che si muovono autonomamente anche se la battaglia contro Re Jaaku non li coinvolge in prima persona, che hanno dei sogni, che si divertono, che amano, che soffrono, che crescono, che lottano nel loro piccolo contro la vita. E’ questo ciò che personalmente ho adorato di Pretty Cure. Nonostante gli episodi tutti simili fra loro e la trama che si sviluppa lenta e priva di colpi di scena, ho adorato perdermi in questo mondo, sviscerarne gli aspetti, le sfaccettature, gli abitanti, come se fosse il mondo in cui vivo io.
Ma Pretty Cure è anche e soprattutto una serie in cui si combatte, e i combattimenti sono davvero uno degli aspetti migliori della storia, grazie anche al fatto che le due guerriere, con la trasformazione, acquisiscono anche una particolare agilità che permette loro di saltellare qua e là, di librarsi in aria e di dar giù di pugni e calci, oltre che di compiere il loro bell’attacco magico in coppia. Una dimensione senza dubbio insolita per un majokko sentai, più simile ai sentai in carne ed ossa o a Dragon Ball Z che a Sailor Moon, ma che non disturba affatto, anzi affascina e piace allo spettatore, rendendo i combattimenti una vera e propria gioia per gli occhi.
Lo stile di disegno è semplice e minimalista, simile per certi versi a quello di Ojamajo Doremi, opera precedente dello stesso team, ma più complesso, date le tematiche più profonde e la presenza di personaggi mostruosi e cattivi. In ogni caso, si tratta di disegni molto gradevoli e capaci di donare una spiccata personalità ad ognuno dei personaggi ritratti, oltre che di dipingere un realistico affresco del Giappone giovanile degli anni 2000.
I colori sono molto accesi e vividi e vi sono animazioni molto fluide e piacevoli e, talvolta, effetti speciali in computer grafica non troppo invasivi ma, anzi, piacevoli.
Il comparto sonoro, poi, è davvero azzeccato e ci dona una serie di splendide melodie orchestrate, che si adattano perfettamente al tipo di scena che di volta in volta accompagnano, e una serie di canzoni veramente belle, a cominciare dalle due allegre e spensierate sigle “Danzen!! Futari wa Pretty Cure!!” e “Gecchu?! Rabu rabu!!, fino ad arrivare alle molteplici canzoni che spesso e volentieri accompagneranno le scene clou degli episodi e che si riveleranno inaspettatamente efficaci, variegate e piacevoli all’ascolto.
Buono il doppiaggio giapponese che riesce a donare una personalissima inflessione ad ogni personaggio, avvalendosi peraltro di grandi professionisti come Yukana Nogami, Tomomichi Nishimura, Masako Nozawa o Rika Fukami, nonchè di dialoghi frizzanti e ben scritti che spesso e volentieri strizzano l'occhio al moderno slang giovanile degli adolescenti nipponici del 2000.
E così, inaspettatamente, Pretty Cure non lascia indifferenti. Ai giovani spettatori del 2000, che non hanno vissuto in prima persona l’epoca del boom di Sailor Moon, risulterà essere una storia su misura per loro, in cui gli sarà facile identificarsi e che, ripercorrendo le tappe che furono il successo di Sailor Moon, donerà loro grandi insegnamenti di amicizia, solidarietà e rispetto reciproco, oltre che un grande spettacolo cui appassionarsi. A chi invece Sailor Moon l’ha già visto tutto e l’ha amato alla follia, Pretty Cure sembrerà probabilmente la manna del cielo, una produzione che finalmente, dopo anni di majokko sentai commerciali e superficiali, ridarà al genere il lustro che aveva in origine. In maniera molto più semplice, sia chiaro. Scordiamoci guerriere belle e sensuali e riferimenti culturali alti. In fondo, il target primario di Pretty Cure non siamo noi vecchi fans, ma le nuove generazioni. Ma rimane ugualmente una serie valida che saprà regalare molto anche a noi, calandoci in un mondo da cui difficilmente poi vorremo staccarci.
Voto 8, tondo tondo e di tutto cuore, con l'augurio che tutti i majokko sentai del futuro prendano esempio da Nagisa e Honoka e si spingano in una direzione simile a questa.
Anime destinato più ad un pubblico fanciullesco, sebbene goda di un'ottima animazione e di graziosi disegni. Risulta ben fatto e c'è grande cura nell'esprimere sentimenti ed emozioni. In certi punti la storia sembra un po' noiosa, ma mette in luce la particolarità delle Pretty Cure che hanno l'originalità di muoversi e saltare come due gatte, di potersi trasformare e di sferrare il colpo finale soltanto insieme. Questo quindi fa della serie una visione godibile.
Bellissima seriee!!!! Una serie molto emozionante, che non dimenticherò mai!!! La storia parla di due ragazze di nome Nagisa e Honoka che si trasformano in Cure Black e Cure White, affiancate da due simpaticissimi animaletti di nome Mipple e Mepple; insomma una serie semplice ma divertente!! Consigliata!! Lo so che come recensione non è un granche ma questa è la mia primissima recensione...
Pretty Cure appartiene ad uno di quei generi di anime che in Giappone attirano soprattutto l'attenzione di ragazzine, adolescenti più grandi e giovani maschi, cioè il mahō shōjo, praticamente tutto ciò che riguarda maghette dotate di poteri speciali, una volta cambiato il loro abbigliamento (avete presente Sailor Moon?).
La prima serie delle "Pretty Cure", che altro non è che il nome del duo protagonista delle vicende, è soltanto la sorgente di un incredibile successo che porterà alla creazione di ben altre 5 storie (fino ad ora) e di altrettanti film di successo in madrepatria.
Bisogna ammettere che le avventure di Nagisa Misumi (Cure Black) e Honoka Yukishiro (Cure White), pur attendendosi ad una trama infantile e senza troppe pretese, sono capaci di incollare allo schermo per il clima generale dell'opera che è possibile ammirare episodio per episodio. Prima fonte di tale atmosfera è la realizzazione tecnica piacevolissima: i disegni ed i colori sono senza dubbio idonei e il character design, che ricorda quello molto fresco delle serie dei Digimon, risulta sempre accattivante e senza sbavature; la colonna sonora, a partire dalla sigla, è un tripudio di motivi molto orecchiabili ed adeguati al contesto.
Quindi, ottimo lavoro per ciò che riguarda l'aspetto audiovisivo.
Ma passiamo agli elementi che contraddistinguono quest'opera: rispetto ad altri anime simili, Pretty Cure è caratterizzato da una regolare frequenza di storie incentrate sui personaggi secondari, che riescono sempre a dare il buon umore, a rilassare o magari intenerire, e non è qualità da poco; vi è una maggiore fisicità nei combattimenti, nel senso che, prima di concludere ogni scontro con il sacrosanto, tempestivo, magico colpo di grazia, le nostre due eroine ci regaleranno una bella dose di lotte corpo a corpo, oltretutto realizzate benissimo; altro elemento molto lodabile della sceneggiatura è la presenza frequente dei temi sportivo/scolastico, trattati sempre efficacemente.
Dobbiamo dirlo, la Toei ci ha regalato una bella storia, che dimostra attenzione alle storie dei singoli episodi e all'evoluzione dei rapporti fra i personaggi, che appassiona e che rallegra, nonostante le maggiori forzature si avvertano negli elementi spiccatamente di genere, quali la ripetitività delle sequenze di trasformazione e dei combattimenti, che obbligano le protagoniste ad incontrare il cattivo di turno almeno una volta ad episodio.
Riassumendo, molti episodi risultano identici tra loro nella struttura, ma non si rischia mai di annoiarsi o di avvertire un grado di banalità tale da scoraggiare la visione dei capitoli successivi.
Del resto i colpi di scena, nel loro piccolo, sono gradevoli e molto più presenti rispetto ad altre opere.
Un apprezzamento particolare lo rivolgo ai "boss", che riescono addirittura ad acquisire simpatia oltre che carisma, nonostante all'apparenza sembrino stereotipati, soprattutto nel design.
Insomma, la prima serie di questa promettente e florida saga è imperdibile per i fan del genere e rappresenta anche un valido passatempo per chi ama le atmosfere distese e un po' infantili.
La prima serie delle "Pretty Cure", che altro non è che il nome del duo protagonista delle vicende, è soltanto la sorgente di un incredibile successo che porterà alla creazione di ben altre 5 storie (fino ad ora) e di altrettanti film di successo in madrepatria.
Bisogna ammettere che le avventure di Nagisa Misumi (Cure Black) e Honoka Yukishiro (Cure White), pur attendendosi ad una trama infantile e senza troppe pretese, sono capaci di incollare allo schermo per il clima generale dell'opera che è possibile ammirare episodio per episodio. Prima fonte di tale atmosfera è la realizzazione tecnica piacevolissima: i disegni ed i colori sono senza dubbio idonei e il character design, che ricorda quello molto fresco delle serie dei Digimon, risulta sempre accattivante e senza sbavature; la colonna sonora, a partire dalla sigla, è un tripudio di motivi molto orecchiabili ed adeguati al contesto.
Quindi, ottimo lavoro per ciò che riguarda l'aspetto audiovisivo.
Ma passiamo agli elementi che contraddistinguono quest'opera: rispetto ad altri anime simili, Pretty Cure è caratterizzato da una regolare frequenza di storie incentrate sui personaggi secondari, che riescono sempre a dare il buon umore, a rilassare o magari intenerire, e non è qualità da poco; vi è una maggiore fisicità nei combattimenti, nel senso che, prima di concludere ogni scontro con il sacrosanto, tempestivo, magico colpo di grazia, le nostre due eroine ci regaleranno una bella dose di lotte corpo a corpo, oltretutto realizzate benissimo; altro elemento molto lodabile della sceneggiatura è la presenza frequente dei temi sportivo/scolastico, trattati sempre efficacemente.
Dobbiamo dirlo, la Toei ci ha regalato una bella storia, che dimostra attenzione alle storie dei singoli episodi e all'evoluzione dei rapporti fra i personaggi, che appassiona e che rallegra, nonostante le maggiori forzature si avvertano negli elementi spiccatamente di genere, quali la ripetitività delle sequenze di trasformazione e dei combattimenti, che obbligano le protagoniste ad incontrare il cattivo di turno almeno una volta ad episodio.
Riassumendo, molti episodi risultano identici tra loro nella struttura, ma non si rischia mai di annoiarsi o di avvertire un grado di banalità tale da scoraggiare la visione dei capitoli successivi.
Del resto i colpi di scena, nel loro piccolo, sono gradevoli e molto più presenti rispetto ad altre opere.
Un apprezzamento particolare lo rivolgo ai "boss", che riescono addirittura ad acquisire simpatia oltre che carisma, nonostante all'apparenza sembrino stereotipati, soprattutto nel design.
Insomma, la prima serie di questa promettente e florida saga è imperdibile per i fan del genere e rappresenta anche un valido passatempo per chi ama le atmosfere distese e un po' infantili.
Una serie infantile, piena di spunti visti e rivisti, ma molto piacevole, come solo la Toei sa fare. La storia tratta un tema sfruttatissimo, che è quello delle due ragazzine che ricevono poteri da due mostriciattoli per difendere la Terra dall'ennesima invasione. La storia quindi, prima di svilupparsi, comincia con episodi auto conclusivi, il cui procedere è prevedibile. I punti originali sono pochi, o quasi assenti, ma affascina con quell'atmosfera composta delle serie Toei. Se amate il genere vi divertirà.
La prima serie di un anime che sia in Giappone che qui in Italia ha riscontrato parecchio successo. Io vidi questo cartone qualche anno fa per puro caso (ogni tanto se ne beccano di anime belli andando a caso). All' epoca, lo facevano vedere su RAI 2 (l' unica rete che lo ha mai trasmesso i Italia fino ad oggi) la mattina verso le 7/8 e a quell'ora mi svegliavo per mettermi a studiare e così facevo colazione vedendo le Pretty Cure; all'inizio ero molto scettico sul genere, ma poi piano piano, mi sono accorto che è veramente bello e in alcune parti innovativo. Due ragazze, Nagisa e Honoka, devono salvare la terra dalle forze del male, usando i poteri per diventare delle super guerriere a difesa del loro pianeta; diciamo che la trama non è innovativa, ma ci sono alcune cosa molto interessanti. La prima in assoluto sono i vari combattimenti che si susseguono in ogni puntata; scontri fisici e duri che quasi sembrano veri ed è una cosa nuova per questo genere di cartoni tanto, da non far pensare al colpo finale, che come in ogni cartone giappo finisce con un super colpo di non so quale energia.
I disegni sono belli ma non veramente eccezionali, ma l'altro punto a favore del cartone, sono secondo me le due eroine; per prima cosa sono solo in due a combattere è questa cosa differenza l'anime dai i suoi simili dove gli eroi della storia sono sempre almeno 5/6, poi perchè si vede come nasce l'amicizia tra le due ragazze, partendo dalla quasi non conoscenza (infatti le due sono molto differenti come carattere) fino ad arrivare ad una amicizia ferrea e duratura che le fa superare ogni ostacolo. E per finire di sicuro questa storia è fatta meglio di altri anime dello stesso genere che sono in guardabili per quanto sono brutti.
Quindi merita di sicuro l'8
I disegni sono belli ma non veramente eccezionali, ma l'altro punto a favore del cartone, sono secondo me le due eroine; per prima cosa sono solo in due a combattere è questa cosa differenza l'anime dai i suoi simili dove gli eroi della storia sono sempre almeno 5/6, poi perchè si vede come nasce l'amicizia tra le due ragazze, partendo dalla quasi non conoscenza (infatti le due sono molto differenti come carattere) fino ad arrivare ad una amicizia ferrea e duratura che le fa superare ogni ostacolo. E per finire di sicuro questa storia è fatta meglio di altri anime dello stesso genere che sono in guardabili per quanto sono brutti.
Quindi merita di sicuro l'8
Pretty Cure è uno dei dei cartoni animati più belli che ho mai visto.
Due amiche molto diverse (non mancano i litigi), Nagisa (Cure Black) e Honoka (Cure White) ricevono i poteri magici da 2 creaturine, Mipple e Maipple proveninti dal Giardino della Luce che è messo in pericolo dalle Tenebre. La prima è appassionata di spot e non le piace la scuola mentra l' altra è appassionata di scienza.
Devono salvarlo insieme alla Terra chiamato il Giardino dell' Arcobaleno.
La sigla della prima serie è stupenda, come Honoca sia trasformata che non, mentre non mi piace la seconda. Purtroppo non ho visto i primi episodi...!
Non ho condiviso la scelta che Random, il programma in cui va in onda fosse spostato al mattino perchè non ho tempo per vederlo: devo andare a scuola!
Due amiche molto diverse (non mancano i litigi), Nagisa (Cure Black) e Honoka (Cure White) ricevono i poteri magici da 2 creaturine, Mipple e Maipple proveninti dal Giardino della Luce che è messo in pericolo dalle Tenebre. La prima è appassionata di spot e non le piace la scuola mentra l' altra è appassionata di scienza.
Devono salvarlo insieme alla Terra chiamato il Giardino dell' Arcobaleno.
La sigla della prima serie è stupenda, come Honoca sia trasformata che non, mentre non mi piace la seconda. Purtroppo non ho visto i primi episodi...!
Non ho condiviso la scelta che Random, il programma in cui va in onda fosse spostato al mattino perchè non ho tempo per vederlo: devo andare a scuola!
Questa serie ci voleva propio. Mi ero stancato di vedere i soliti anime dove ci si combatte sempre con lo stesso personaggio per molto tempo. Qua invece si combatte contro un avversario sempre diverso. Se si devo fare confronti, io li faccio nella stessa serie: la seconda, Max Heart, è mooooooooooooooooooooolto di gran lunga superiore alla prima (non che la prima è scarsa, anzi, propio perchè ha fatto successo che è arrivato MH). Rivoluzionaria per tutti: da chi preferisce la lotta a chi è sentimentale, e talvolta mescolati insieme per un mix explosivo (Es. puntata 42, indimenticabile).
E' un anime spettacolare curato in molti particolari. Anche se avvolte aggiungono delle scene gia viste come nuove, è molto particolareggiato e degno di nota. L'episodio più bello è stato di certo quello della recita di Romeo e Giulietta, e anche se preferisco tra le due Honoka, devo dire che anche Nagisa non era male. Ho visto però delle Immy strane in cui c'erano du Pretty Cure con 2 animaletti ma diverse, non della stessa serie. Che nelle prossime serie la storia ricominci nel futuro con altre due ragazze??Spero proprio di no, per ora ci accontentiamo di vederlo alle 8:30 ma speriamo tutti che la mediaset decida di trasmetterlo il pomeriggio su italia uno.
Io penso sia un'ottimo anime ... gli episodi li ho visti tutti e spero di vedere presto quelli originali per vedere se ci siano state censure importanti (mi hanno detto di no, però non si sa mai)
Punti a favore dell'anime:
1. grafica veramente ben fatta, con effetti speciali molto curati (e nella seconda serie ve lo dico ne vedrete d'effettoni)
2. regala vari tipi di emozioni, in questo modoappassiona varie "categorie" di bimbi (nel senso c'è a chi piace i combattimenti dri, a chi piace i sentimentalismi e chi invece preferisce le parti comiche)
3. personaggi simpatici e determinati, ben curati nei dettagli e anche nel carattere
4. Il genere Magical Girl, Shoujo con dei combattimenti a corpo a corpo così duri (e nella seconda serie saranno tutti più potenti ... vi lascio immaginare cosa capita) penso se ne siano visti ben pochi ...
Punti un po' a sfavore:
1. la storia non è proprio originale ... ci sono elementi originali si ma fa parte del genere Magical Girl, Shoujo quindi qualcosa di scontato c'è sempre
2. in alcune puntate il combattimento è cortino, in altre sono pressochè inesistenti (2 pacchette e via doppio vortice ed è finita)
3. piccole pecche di storia: tutte su episodio 4 (del tipo Mipple dice di essere arrivata sulla terra nel 1900 circa e mostrano immagine di lei che si schianta a terra sotto forma di cellulare ... ma prima dicono che prendono forma degli oggetti più comuni del periodo e il cellulare a quell'epoca penso non esistesse ....)
4. a volte è un po' palloso vedere seeempre le stesse scene ...
Altri elementi:
1. la sigla finale è stata tagliata .... pessima scelta perchè era simpatica lol
2. Entrambi i finali (diciamoli così ... episodio 26 e 49) regalano poche emozioni ... al contrario dell'episodio finale della seconda serie (n° 47) che è un portento
Anticipazioni sui sequel e spinoff:
1. i film che sono usciti sono bellissimi, anche se purtroppo rispecchiano la struttura di un episodio normale (inizio, spiegazione della puntata, combattimento a colpi di scena, finale spezzacuore) ... PS ho visto il primo ... il secondo ho visto dei spoiler sembra molto migliore (infatti ha fatto anche molto più successo) oltretutto vengono inseriti nuovi particolari
2. la trama della seconda serie è a dir poco fenomenale ... si tiene collegato alla prima per alcuni particolari ma si sposta completamente in un'altro senso ... complicata ma originale e a dir poco stupenda
3. nella seconda serie tutti sono più forti: i combattimenti si riaccendono, ed esplosioni e megacolpi ora si vedono in quasi ogni puntata ... vestiti più belli e dettagliati (peccato per alcune pecche grafiche in alcuni combattimenti ... trascurano ogni tanto dei dettagli e qesto si vede come la sensazione di vedere un vestito vuoto, senza particolari)
4. Splash Star (ovvero la terza serie) ha ottenuto un grossissimo successo ... ha letteralmente spopolato: cambiano i personaggi e cambia il "sistema di battaglia" ... ora oltre ai colpi di karate si sfoderano colpi magici ... nonche il miscuglio tra le 2 tecniche (che sarà impiegata con successo anche nella seconda serie, verso le ultime puntate)
5. i nuovi pesonaggi di splash star sono una mezza fotocopia delle precedenti ... sinceramente preferisco le originali (cioè Nagisa e Honoka) ma mi stanno piacendo pure queste ... sebbene il loro stile e carattere siano simili a quello delle precedenti ptotagoniste, hanno dei particolari differenti che le rendono interessanti in ogni caso
Episodi consigliati:
1. della prima serie: episodio 1 (simpatico e poi come prima esperienza di comattimento non è male), episodio 8 (una svolta importate ... il combattimento praticamente non c'è però simpatico anche questo), episodio 21 la scelta di kirya (svolta iportate pre qua, un discreto combattimento ma ci sono delle belle scene colme di significato), episodio 28 (e qua per chi piace i picchiaduro sarà fenomenale la parte del combattimento ... se lo vedete consiglio di rivedere le parti più salienti, vi piacerà di più vederlo fuori dal contesto), episodio 42 (e questo forse è l'episodio migliore, combattimento stralungo quasi mezza puntata, scene importanti tra comiche spezzacuore e picchiaduro nonchè forti empozioni di ogni genere lol) ... il finale non lo consiglio molto ... invece consiglio i comattimenti contro i boss, ovvero episodi 5-12-21-23 e se volte anche 20-24 ... e 26 ...
2. seconda serie: se volete episodio 1 (non è un granchè ... è solo "il ritorno delle pretty") ed episodio 2 e 3 (spiega un po' il prologo della seconda serie ... cidenti se non è incasinata lol) ... consigliati episodio 4-5 (stretamente legati perchè il combattimento non c'è stato in una sola puntata lol) ... episodio 22-23 (i nuovi poteri ... a dir poco strordinari ma non finiscono qui) episodio 45-46-47 (l'ultimo combattimento ... e al contrario della prima serie dove le prendono e basta, qua le predono ma in cotemporanea le danno ... per la gran parte della durata degli episodi) ... la seconda serie non l'ho vista tutta ho 13 degli episodi totali ... ho mirato ai migliori conosciuti in giro e adesso continuo a cercare gli altri (sono belli anche gli altri eh asd solo che quelli che vengono menzionati solitamente sono solo pochi) :D
3. terza serie: mmm ho solo i primi episodi non azzardo già dire quali sono i migliori ... casomai integro la recensione con un'altra lol
Mi sembra di aver detto tutto no? lol spero di essere stato d'aiuto ... e integrerò altro se vi interessa
Punti a favore dell'anime:
1. grafica veramente ben fatta, con effetti speciali molto curati (e nella seconda serie ve lo dico ne vedrete d'effettoni)
2. regala vari tipi di emozioni, in questo modoappassiona varie "categorie" di bimbi (nel senso c'è a chi piace i combattimenti dri, a chi piace i sentimentalismi e chi invece preferisce le parti comiche)
3. personaggi simpatici e determinati, ben curati nei dettagli e anche nel carattere
4. Il genere Magical Girl, Shoujo con dei combattimenti a corpo a corpo così duri (e nella seconda serie saranno tutti più potenti ... vi lascio immaginare cosa capita) penso se ne siano visti ben pochi ...
Punti un po' a sfavore:
1. la storia non è proprio originale ... ci sono elementi originali si ma fa parte del genere Magical Girl, Shoujo quindi qualcosa di scontato c'è sempre
2. in alcune puntate il combattimento è cortino, in altre sono pressochè inesistenti (2 pacchette e via doppio vortice ed è finita)
3. piccole pecche di storia: tutte su episodio 4 (del tipo Mipple dice di essere arrivata sulla terra nel 1900 circa e mostrano immagine di lei che si schianta a terra sotto forma di cellulare ... ma prima dicono che prendono forma degli oggetti più comuni del periodo e il cellulare a quell'epoca penso non esistesse ....)
4. a volte è un po' palloso vedere seeempre le stesse scene ...
Altri elementi:
1. la sigla finale è stata tagliata .... pessima scelta perchè era simpatica lol
2. Entrambi i finali (diciamoli così ... episodio 26 e 49) regalano poche emozioni ... al contrario dell'episodio finale della seconda serie (n° 47) che è un portento
Anticipazioni sui sequel e spinoff:
1. i film che sono usciti sono bellissimi, anche se purtroppo rispecchiano la struttura di un episodio normale (inizio, spiegazione della puntata, combattimento a colpi di scena, finale spezzacuore) ... PS ho visto il primo ... il secondo ho visto dei spoiler sembra molto migliore (infatti ha fatto anche molto più successo) oltretutto vengono inseriti nuovi particolari
2. la trama della seconda serie è a dir poco fenomenale ... si tiene collegato alla prima per alcuni particolari ma si sposta completamente in un'altro senso ... complicata ma originale e a dir poco stupenda
3. nella seconda serie tutti sono più forti: i combattimenti si riaccendono, ed esplosioni e megacolpi ora si vedono in quasi ogni puntata ... vestiti più belli e dettagliati (peccato per alcune pecche grafiche in alcuni combattimenti ... trascurano ogni tanto dei dettagli e qesto si vede come la sensazione di vedere un vestito vuoto, senza particolari)
4. Splash Star (ovvero la terza serie) ha ottenuto un grossissimo successo ... ha letteralmente spopolato: cambiano i personaggi e cambia il "sistema di battaglia" ... ora oltre ai colpi di karate si sfoderano colpi magici ... nonche il miscuglio tra le 2 tecniche (che sarà impiegata con successo anche nella seconda serie, verso le ultime puntate)
5. i nuovi pesonaggi di splash star sono una mezza fotocopia delle precedenti ... sinceramente preferisco le originali (cioè Nagisa e Honoka) ma mi stanno piacendo pure queste ... sebbene il loro stile e carattere siano simili a quello delle precedenti ptotagoniste, hanno dei particolari differenti che le rendono interessanti in ogni caso
Episodi consigliati:
1. della prima serie: episodio 1 (simpatico e poi come prima esperienza di comattimento non è male), episodio 8 (una svolta importate ... il combattimento praticamente non c'è però simpatico anche questo), episodio 21 la scelta di kirya (svolta iportate pre qua, un discreto combattimento ma ci sono delle belle scene colme di significato), episodio 28 (e qua per chi piace i picchiaduro sarà fenomenale la parte del combattimento ... se lo vedete consiglio di rivedere le parti più salienti, vi piacerà di più vederlo fuori dal contesto), episodio 42 (e questo forse è l'episodio migliore, combattimento stralungo quasi mezza puntata, scene importanti tra comiche spezzacuore e picchiaduro nonchè forti empozioni di ogni genere lol) ... il finale non lo consiglio molto ... invece consiglio i comattimenti contro i boss, ovvero episodi 5-12-21-23 e se volte anche 20-24 ... e 26 ...
2. seconda serie: se volete episodio 1 (non è un granchè ... è solo "il ritorno delle pretty") ed episodio 2 e 3 (spiega un po' il prologo della seconda serie ... cidenti se non è incasinata lol) ... consigliati episodio 4-5 (stretamente legati perchè il combattimento non c'è stato in una sola puntata lol) ... episodio 22-23 (i nuovi poteri ... a dir poco strordinari ma non finiscono qui) episodio 45-46-47 (l'ultimo combattimento ... e al contrario della prima serie dove le prendono e basta, qua le predono ma in cotemporanea le danno ... per la gran parte della durata degli episodi) ... la seconda serie non l'ho vista tutta ho 13 degli episodi totali ... ho mirato ai migliori conosciuti in giro e adesso continuo a cercare gli altri (sono belli anche gli altri eh asd solo che quelli che vengono menzionati solitamente sono solo pochi) :D
3. terza serie: mmm ho solo i primi episodi non azzardo già dire quali sono i migliori ... casomai integro la recensione con un'altra lol
Mi sembra di aver detto tutto no? lol spero di essere stato d'aiuto ... e integrerò altro se vi interessa
Il numero degli episodi é riferito all'edizione originale giapponese sottitolata in Inglese (a cura di Arienai Fansubs) perché, primo, la versione italiana é uno schifo (perfino la Bibi.it, responsabile dell'edizione italiana l'ha cancellata dalle sue produzioni) di cui ho visto solo 14 episodi. Nella versione italiana c'era un fortissimo odore di censura e anche modifica di varie cose:
1° L'attacco delle Pretty Cure: nella versione originale giapponese si chiama: Pretty Cure Marble Screw! (marble é il marmo bianconero), mentre nella versione italiana: Doppio vortice delle Pretty Cure...(totalmente materialoni gli editori).
2° L'oggetto che contiene le pietre primatiche (Prism Stones) nella versione italiana si chiama: "Contenitore delle Pietre Prismatiche"
(materialoni....) mentre nella versione originale giapponese si chiama "Prism Hopeish" (decisamente più da Fairy Tale...)
3° La sigla: mmmmh, si va sul pesante qui.... Dunque, immagini e musica sono uguali mentre le parole.....grrr.... completamente cambiate!!!! e non é tutto... la sigla di coda originale (titolo: "Get You! Love Love!") é stata COMPLETAMENTE TAGLIATA!
4° Le censure: non posso andare nei dettagli perché avendo visto solo 14 episodi non posso dire molto, comunque ci scommetto che hanno affevolito la vena lesbica latente di Nagisa (si pronuncia Naghisa) e Honoka.
5° ll doppiaggio originale giapponese é meglio quello italiano es: nel dopp. giapponese Nagisa produncia quasi sempre la parola giapponese: ARIENAI! (trad: I can't believe this!) comunque é stata una fatica seguirlo con i sottotitoli in inglese ma alla fine ce l'ho fatta!
1° L'attacco delle Pretty Cure: nella versione originale giapponese si chiama: Pretty Cure Marble Screw! (marble é il marmo bianconero), mentre nella versione italiana: Doppio vortice delle Pretty Cure...(totalmente materialoni gli editori).
2° L'oggetto che contiene le pietre primatiche (Prism Stones) nella versione italiana si chiama: "Contenitore delle Pietre Prismatiche"
(materialoni....) mentre nella versione originale giapponese si chiama "Prism Hopeish" (decisamente più da Fairy Tale...)
3° La sigla: mmmmh, si va sul pesante qui.... Dunque, immagini e musica sono uguali mentre le parole.....grrr.... completamente cambiate!!!! e non é tutto... la sigla di coda originale (titolo: "Get You! Love Love!") é stata COMPLETAMENTE TAGLIATA!
4° Le censure: non posso andare nei dettagli perché avendo visto solo 14 episodi non posso dire molto, comunque ci scommetto che hanno affevolito la vena lesbica latente di Nagisa (si pronuncia Naghisa) e Honoka.
5° ll doppiaggio originale giapponese é meglio quello italiano es: nel dopp. giapponese Nagisa produncia quasi sempre la parola giapponese: ARIENAI! (trad: I can't believe this!) comunque é stata una fatica seguirlo con i sottotitoli in inglese ma alla fine ce l'ho fatta!