Venus Project: Climax
“Venus Project: Climax” è una miniserie anime di sei episodi facente parte del franchise multimediale “Venus Project”, che oltre a questo anime comprende anche uno show live action con protagoniste le doppiatrici dei personaggi, un web manga e due videogame, uno per PlayStation Vita e l’altro per Smartphone. L’anime è però perfettamente comprensibile da sé, dato che ha una sua storia ben definita che inizia e si conclude, senza costringere lo spettatore a saltare da un media all’altro.
La storia è ambientata nel Giappone di un futuro poco distante, dove esiste un torneo chiamato “Formula Venus” nel quale le giovani idol si sfidano per ottenere successo e visibilità. Grazie a un sistema di realtà virtuale chiamato “Venus System”, l’energia delle performance delle ragazze attraverso canti e balli viene convertita in IRIS, ovvero delle proiezioni virtuali dell’animo delle idol, e che sono quasi sempre in forma di robot. Dunque, mentre le idol cantano, alle loro spalle ci sono i robot che si affrontano con missili e pugni rotanti.
Protagonista della storia è Eriko Hara, una energica ragazza rimasta orfana in tenera età, ma che proprio grazie alle canzoni della sua idol preferita ha trovato la forza di andare avanti. Ora che è cresciuta, vuole diventare una idol che dona gioia ai suoi fan, e per farlo deve battere tutte le sue agguerrite avversarie e vincere il Formula Venus.
Nel corso dei sei episodi assistiamo dunque alle varie fasi del torneo, che vengono narrate molto velocemente, alternate alle storie personali delle tre protagoniste più importanti. Attraverso flashback vari viene raccontato il loro percorso e spiegate le motivazioni che hanno portato le ragazze sul palco del torneo. Le altre cinque ragazze sono invece messe lì per fare numero, e di loro sapremo e vedremo pochissimo. Va detto che anche le storie delle tre protagoniste non sono molto originali, ma, per essere un anime di sei episodi su delle idol, sono più che discrete, e almeno le protagoniste sono un minimo caratterizzate.
Il chara design dei personaggi è piuttosto ben fatto, le otto idol partecipanti al torneo sono ben diversificate, e ognuna ha un suo stile preciso nell’abbigliamento, anche se un po’ stereotipato, ma tutte le ragazze presenti nell’anime (a parte qualche eccezione) hanno la stessa misura di seno, piuttosto generosa. Non c’è tuttavia molto fanservice, a parte l’immancabile episodio al mare, o qualche scena in cui la protagonista di turno si rilassa nella vasca da bagno.
Un aspetto che invece è di assoluta importanza per questo genere di anime è il comparto musicale. Su questo fronte non ci si può lamentare: nel corso dei sei episodi si possono ascoltare due o tre canzoni diverse per episodio, tutte molto orecchiabili, cantate dalle varie doppiatrici.
Delude un po’ invece la parte coreografica, dato che durante le esibizioni le varie ragazze fanno solo qualche piroetta e qualche posa, e queste stesse scene vengono riciclate più volte nelle diverse “battaglie”. Idem per le scene con i robot, che, essendo un aspetto solo secondario dell’anime, non sono molto curate e anzi sono piuttosto generiche, così come il design stesso dei robot.
L’aspetto migliore della serie è alla fine il doppiaggio originale giapponese. Le diverse doppiatrici hanno svolto molto bene il loro lavoro e, guardando anche il segmento live action che le coinvolge, pare si siano anche divertite.
In breve, “Venus Project: Climax” non è un capolavoro, nemmeno lontanamente, ma è un discreto anime e intrattiene quanto basta e, pur essendo nato come parte di un progetto più grande, funziona bene anche da solo.
Non è sicuramente adatto a chi cerca un anime sui robot, che, seppur presenti, non hanno nessuna importanza nella storia, ma per chi è appassionato di questo genere di storie, di idol e di musica, vale la pena dargli un’occhiata.
La storia è ambientata nel Giappone di un futuro poco distante, dove esiste un torneo chiamato “Formula Venus” nel quale le giovani idol si sfidano per ottenere successo e visibilità. Grazie a un sistema di realtà virtuale chiamato “Venus System”, l’energia delle performance delle ragazze attraverso canti e balli viene convertita in IRIS, ovvero delle proiezioni virtuali dell’animo delle idol, e che sono quasi sempre in forma di robot. Dunque, mentre le idol cantano, alle loro spalle ci sono i robot che si affrontano con missili e pugni rotanti.
Protagonista della storia è Eriko Hara, una energica ragazza rimasta orfana in tenera età, ma che proprio grazie alle canzoni della sua idol preferita ha trovato la forza di andare avanti. Ora che è cresciuta, vuole diventare una idol che dona gioia ai suoi fan, e per farlo deve battere tutte le sue agguerrite avversarie e vincere il Formula Venus.
Nel corso dei sei episodi assistiamo dunque alle varie fasi del torneo, che vengono narrate molto velocemente, alternate alle storie personali delle tre protagoniste più importanti. Attraverso flashback vari viene raccontato il loro percorso e spiegate le motivazioni che hanno portato le ragazze sul palco del torneo. Le altre cinque ragazze sono invece messe lì per fare numero, e di loro sapremo e vedremo pochissimo. Va detto che anche le storie delle tre protagoniste non sono molto originali, ma, per essere un anime di sei episodi su delle idol, sono più che discrete, e almeno le protagoniste sono un minimo caratterizzate.
Il chara design dei personaggi è piuttosto ben fatto, le otto idol partecipanti al torneo sono ben diversificate, e ognuna ha un suo stile preciso nell’abbigliamento, anche se un po’ stereotipato, ma tutte le ragazze presenti nell’anime (a parte qualche eccezione) hanno la stessa misura di seno, piuttosto generosa. Non c’è tuttavia molto fanservice, a parte l’immancabile episodio al mare, o qualche scena in cui la protagonista di turno si rilassa nella vasca da bagno.
Un aspetto che invece è di assoluta importanza per questo genere di anime è il comparto musicale. Su questo fronte non ci si può lamentare: nel corso dei sei episodi si possono ascoltare due o tre canzoni diverse per episodio, tutte molto orecchiabili, cantate dalle varie doppiatrici.
Delude un po’ invece la parte coreografica, dato che durante le esibizioni le varie ragazze fanno solo qualche piroetta e qualche posa, e queste stesse scene vengono riciclate più volte nelle diverse “battaglie”. Idem per le scene con i robot, che, essendo un aspetto solo secondario dell’anime, non sono molto curate e anzi sono piuttosto generiche, così come il design stesso dei robot.
L’aspetto migliore della serie è alla fine il doppiaggio originale giapponese. Le diverse doppiatrici hanno svolto molto bene il loro lavoro e, guardando anche il segmento live action che le coinvolge, pare si siano anche divertite.
In breve, “Venus Project: Climax” non è un capolavoro, nemmeno lontanamente, ma è un discreto anime e intrattiene quanto basta e, pur essendo nato come parte di un progetto più grande, funziona bene anche da solo.
Non è sicuramente adatto a chi cerca un anime sui robot, che, seppur presenti, non hanno nessuna importanza nella storia, ma per chi è appassionato di questo genere di storie, di idol e di musica, vale la pena dargli un’occhiata.