Street Fighter - Sfida Finale
Film che, più che il gioco originario, pare rielaborare liberamente la già stravolta serie animata made in U.S.A, dove buoni e cattivi erano riuniti in due organizzazioni alla G.I. Joe, e Guile (perché americano) era al comando mentre Ryu restava obbediente al livello di tutti gli altri. Cammy poi avendo guardaroba mimetico pare se la intendesse con il soldatino musone dai capelli a spazzolone. Una serie trash che tuttavia si salvava in exstremis dal baratro per i disegni fedeli, che già in origine si ispiravano al tratto occidentale e per la presenza delle mosse peculiari dei personaggi. Ad avvalorare questa ispirazione è la comparsata di un militare di nome Sawada che dovrebbe essere stato creato proprio in quell'occasione.
Scontato invece dire che nel live, fatto a budget ridotto, del prodotto ludico non vi è nemmeno l'ombra, in compenso, a parte qualche piroetta finale di Van Damme, l'esaltazione buffa di Raul Julia/Bison, la stupidità di Zangief e la resistenza di Honda, è parecchio penoso per meriti esclusivamente propri, al punto da essere a tratti divertente rispetto alla maggioranza di film pezzenti tratti dai giochi, che tediano e basta. Risate amare sono dovute, oltre che ai ruoli opinabili, anche alla trama banale appesantita da azioni inutili e a volte persino poco chiare (custodia/morte di Dhalsim-Blanka). A ciò si aggiungono la cocciutaggine di mettere più personaggi possibili a costo di farli comparire senza scopo solo per dieci secondi e a battaglia avanzata (come il nativo americano Thunder Hawk), e il fatto che gli attori maschili sono quasi tutti fisicamente inadatti per interpretare i lottatori del videogioco (specialmente DeeJay). Alcuni non pretendono nemmeno di esserlo, spacciati per ricercatori, e in generale la componente corpo a corpo (strano a dirsi vista l'origine) è piuttosto trascurata.
Insomma, questo live è un prodotto mediocre da home video che sicuramente non si illudeva di avere alcun successo oltre l'iniziale richiamo del nome.
Scontato invece dire che nel live, fatto a budget ridotto, del prodotto ludico non vi è nemmeno l'ombra, in compenso, a parte qualche piroetta finale di Van Damme, l'esaltazione buffa di Raul Julia/Bison, la stupidità di Zangief e la resistenza di Honda, è parecchio penoso per meriti esclusivamente propri, al punto da essere a tratti divertente rispetto alla maggioranza di film pezzenti tratti dai giochi, che tediano e basta. Risate amare sono dovute, oltre che ai ruoli opinabili, anche alla trama banale appesantita da azioni inutili e a volte persino poco chiare (custodia/morte di Dhalsim-Blanka). A ciò si aggiungono la cocciutaggine di mettere più personaggi possibili a costo di farli comparire senza scopo solo per dieci secondi e a battaglia avanzata (come il nativo americano Thunder Hawk), e il fatto che gli attori maschili sono quasi tutti fisicamente inadatti per interpretare i lottatori del videogioco (specialmente DeeJay). Alcuni non pretendono nemmeno di esserlo, spacciati per ricercatori, e in generale la componente corpo a corpo (strano a dirsi vista l'origine) è piuttosto trascurata.
Insomma, questo live è un prodotto mediocre da home video che sicuramente non si illudeva di avere alcun successo oltre l'iniziale richiamo del nome.
I primi anni '90 furono un periodo di importanza capitale nella storia del medium videoludico. In particolare, l'avvicinarsi della metà del decennio vedrà l'industria del settore mutare in maniera profonda con uno stacco netto tra la generazione a 16 bit e quella successiva a 32 bit e il tramonto dell'era degli home computer sancito dal fallimento della Commodore nel 1994.
In tutto questo clima di fermento le sale giochi continuavano a rimanere per molti un punto di riferimento grazie a generi ben rodati. Tra questi non si può non citare quello del picchiaduro a incontri, le cui regole furono scritte da "Street Fighter 2", parto della geniale mente di Yoshiki Okamoto.
Inutile dire che il successo di questo e altri videogiochi fece gola a Hollywood, che cominciò a sfornare film su vari brand videoludici di successo. Purtroppo, se molto spesso il medium videoludico riesce ad assorbire con successo molti elementi cinematografici, lo stesso non si può dire del contrario a parte rare eccezioni; non è difficile assistere ad adattamenti cinematografici presi da videogiochi che lasciano la netta sensazione di essere stati prodotti da persone che del videogaming capiscono poco o nulla e che hanno cercato di imbastire alla bell'e meglio un abbozzo di trama nascosto da fiumi di effetti speciali e fronzoli vari.
L'adattamento cinematografico di Street Fighter, uno dei primi nel suo genere, fu un successo al botteghino, ma fu accolto molto male dalla critica. Si poteva avvertire un sentore di problemi già dalla scelta del protagonista: se i videogiochi facevano leva su Ryu e Ken, qui si era deciso di rifarsi agli stereotipi dei film d'azione statunitensi, per cui Guile fu scelto come protagonista e a interpretarlo fu scelto il belga Jean-Claude Van Damme, allora star delle arti marziali.
Similmente, il problema del film è quello di cercare di mostrare più personaggi possibile e farli combattere con il risultato di confondere lo spettatore, il quale nemmeno può consolarsi con le scene d'azione, girate male e poco soddisfacenti. Per mettere il sale sulla piaga si possono anche citare aggiunte assolutamente inutili come quella dei soldati cyborg, altro ulteriore indizio del fatto che i produttori non sapevano assolutamente dove andare a parare.
L'unica cosa salvabile è Bison, interpretato da un esageratissimo Raul Julia. Questi accettò la parte sapendo che sarebbe stata la sua ultima - di lì a poco sarebbe morto di cancro allo stomaco -, e sembra che la scelse pensando ai suoi figli, per cui non tenta minimamente di prendere se stesso e il film sul serio; come risultato frasi come "of course!" e "but for me it was tuesday" sono assurte all'immortalità grazie al loro status di meme internettiani. Temo però che sia troppo poco per poter salvare questo disastro di film.
Se non altro, questo come altri film di quegli anni hanno fatto capire a molti che gli adattamenti cinematografici di videogiochi necessitano di attenzione e di cura. Una lezione che però ancora oggi raramente viene seguita.
In tutto questo clima di fermento le sale giochi continuavano a rimanere per molti un punto di riferimento grazie a generi ben rodati. Tra questi non si può non citare quello del picchiaduro a incontri, le cui regole furono scritte da "Street Fighter 2", parto della geniale mente di Yoshiki Okamoto.
Inutile dire che il successo di questo e altri videogiochi fece gola a Hollywood, che cominciò a sfornare film su vari brand videoludici di successo. Purtroppo, se molto spesso il medium videoludico riesce ad assorbire con successo molti elementi cinematografici, lo stesso non si può dire del contrario a parte rare eccezioni; non è difficile assistere ad adattamenti cinematografici presi da videogiochi che lasciano la netta sensazione di essere stati prodotti da persone che del videogaming capiscono poco o nulla e che hanno cercato di imbastire alla bell'e meglio un abbozzo di trama nascosto da fiumi di effetti speciali e fronzoli vari.
L'adattamento cinematografico di Street Fighter, uno dei primi nel suo genere, fu un successo al botteghino, ma fu accolto molto male dalla critica. Si poteva avvertire un sentore di problemi già dalla scelta del protagonista: se i videogiochi facevano leva su Ryu e Ken, qui si era deciso di rifarsi agli stereotipi dei film d'azione statunitensi, per cui Guile fu scelto come protagonista e a interpretarlo fu scelto il belga Jean-Claude Van Damme, allora star delle arti marziali.
Similmente, il problema del film è quello di cercare di mostrare più personaggi possibile e farli combattere con il risultato di confondere lo spettatore, il quale nemmeno può consolarsi con le scene d'azione, girate male e poco soddisfacenti. Per mettere il sale sulla piaga si possono anche citare aggiunte assolutamente inutili come quella dei soldati cyborg, altro ulteriore indizio del fatto che i produttori non sapevano assolutamente dove andare a parare.
L'unica cosa salvabile è Bison, interpretato da un esageratissimo Raul Julia. Questi accettò la parte sapendo che sarebbe stata la sua ultima - di lì a poco sarebbe morto di cancro allo stomaco -, e sembra che la scelse pensando ai suoi figli, per cui non tenta minimamente di prendere se stesso e il film sul serio; come risultato frasi come "of course!" e "but for me it was tuesday" sono assurte all'immortalità grazie al loro status di meme internettiani. Temo però che sia troppo poco per poter salvare questo disastro di film.
Se non altro, questo come altri film di quegli anni hanno fatto capire a molti che gli adattamenti cinematografici di videogiochi necessitano di attenzione e di cura. Una lezione che però ancora oggi raramente viene seguita.
Oltre che di manga e anime, sin da bambino sono sempre stato un grande appassionato di videogiochi grazie anche all'opera instancabile di mio fratello che, in questo settore, mi è sempre stato avanti anni luce. Molti dei miei ricordi sono legati a videogiochi; ricordo ancora le interminabili file di fronte a quelli che venivano definiti "coin-up": console come Play Station e X-Box a quei tempi erano inimmaginabili, come pc usavamo il Commodore 64 e internet era solo un sogno. Nel frattempo, però, fiorivano le cosiddette sale-giochi che proponevano i primissimi titoli video-ludici (sui quali non mi dilungo per ovvi motivi) che, nonostante la loro evidente semplicità, specie se paragonati a quelli più ultramoderni, attiravano ragazzi e ragazzini a frotte. E tutti ci riempivamo le tasche di monetine per restare a giocare il più possibile alla hit del momento, provocando spesso l'ira degli altri, oltre che di genitori preoccupati.
Il primo "Street Fighter" non ebbe una grandissima diffusione; se la memoria non m'inganna ce n'era uno solo dalle mie parti. Le sue potenzialità però erano enormi, così poco dopo ecco arrivare "Street Fighter II", che divenne in pochissimo tempo un vero e proprio fenomeno di massa. Per i pochi che non lo conoscono, si trattava di un picchiaduro sul modello "uno contro uno" in cui era possibile che diversi personaggi fossero appartenenti a nazioni diverse, ognuno con il suo stile di combattimento e ognuno con le sue mosse segrete.
Il suo successo fu tale da coinvolgere anche Hollywood, che nell'ormai lontano 1994 diede luce alla sua versione cinematografica.
Ricordo ancora l'entusiasmo con cui io e un mio vecchio compagno di merende ci recammo al cinema per vedere la trasposizione di quel gioco con cui avevamo passato interi pomeriggi; purtroppo ricordo anche come andò a finire: lui si addormentò quasi fino a russare e io avevo un volto tipo violaceo per la forte delusione e un forte desiderio di risvegliarmi da quell'incubo a cui avevano dato il nome di uno dei miti della mia infanzia.
La trama vedeva lo scontro fra Guile (e non Ryu, protagonista della prima e della seconda versione del gioco), interpretato da Van Damme, e Bison, interpretato da Raul Julia. Ora, che non fosse possibile ricreare l'atmosfera di un gioco che, in buona sostanza, non aveva alcuna trama, era cosa prevedibile, per cui non è che mi aspettassi chissà che; ma il complesso di spacconate e "americanate" presente in questo titolo superava la peggiore delle aspettative possibili.
Come cercare di rovinare dei semplici bei ricordi: ecco il significato che attribuisco a questo film. Che boccio totalmente e che sconsiglio vivamente a tutti.
Il primo "Street Fighter" non ebbe una grandissima diffusione; se la memoria non m'inganna ce n'era uno solo dalle mie parti. Le sue potenzialità però erano enormi, così poco dopo ecco arrivare "Street Fighter II", che divenne in pochissimo tempo un vero e proprio fenomeno di massa. Per i pochi che non lo conoscono, si trattava di un picchiaduro sul modello "uno contro uno" in cui era possibile che diversi personaggi fossero appartenenti a nazioni diverse, ognuno con il suo stile di combattimento e ognuno con le sue mosse segrete.
Il suo successo fu tale da coinvolgere anche Hollywood, che nell'ormai lontano 1994 diede luce alla sua versione cinematografica.
Ricordo ancora l'entusiasmo con cui io e un mio vecchio compagno di merende ci recammo al cinema per vedere la trasposizione di quel gioco con cui avevamo passato interi pomeriggi; purtroppo ricordo anche come andò a finire: lui si addormentò quasi fino a russare e io avevo un volto tipo violaceo per la forte delusione e un forte desiderio di risvegliarmi da quell'incubo a cui avevano dato il nome di uno dei miti della mia infanzia.
La trama vedeva lo scontro fra Guile (e non Ryu, protagonista della prima e della seconda versione del gioco), interpretato da Van Damme, e Bison, interpretato da Raul Julia. Ora, che non fosse possibile ricreare l'atmosfera di un gioco che, in buona sostanza, non aveva alcuna trama, era cosa prevedibile, per cui non è che mi aspettassi chissà che; ma il complesso di spacconate e "americanate" presente in questo titolo superava la peggiore delle aspettative possibili.
Come cercare di rovinare dei semplici bei ricordi: ecco il significato che attribuisco a questo film. Che boccio totalmente e che sconsiglio vivamente a tutti.
"Sfida finale" è un film che ho avuto modo di rivedere un sacco di volte, e devo dire che Van Damme ha interpretato fin troppo bene il ruolo di Guile, anche se lascia molto a desiderare quella "pel di carota" di tinta che ha utilizzato per i capelli.
Comunque sia non è mai facile riuscire a fare un live action, specie con nomi importanti come Van Damme, il grandissimo Raul Julia e Kylie Minogue attrice nella parte di Cammy (la conosciamo come cantante e con "altri attributi").
Sono state inserite diverse modifiche rispetto alla trama del videogioco, ma ciò che viene maggiormente evidenziato è che sia Ken sia Ryu non sono, una volta tanto, i principali protagonisti di "Street Fighter", mentre si profila uno scontro diretto tra Guile e Bison, che Raul Julia ha interpretato alla perfezione.
Ritengo siano scontati gli effetti speciali, elemento che fa leggermente abbassare il mio voto, ma gli attori sono stati tutti all'altezza del compito assegnato dal regista, alcuni caratteristi, come quello che interpreta Zangief, sembravano uguali all'originale del videogioco.
Bisogna ammettere che il regista ha voluto dare un tono più "reale" al film, parlando di denaro sporco, di dittatura militare, di schiavitù, di caschi blu e difesa militare degli U.S.A.
Ci sono tanti elementi che portano a parlare un gran bene di questo film: molto belli sono i costumi, adatte alla situazione le scenografie, le battute assurde di Bison e di Guile e i combattimenti il più possibile "reali".
Non dimentichiamoci, però, la provenienza di questo film: esso rimane sempre e comunque un videogioco, ma nemmeno nei film dedicati a "Mortal kombat" assistiamo a un tale realismo che quasi cancella la fantasia da cui nasce il videogioco.
Raul Julia si spegne poco dopo le riprese di questo film: l'ultima testimonianza di un grande attore che già aveva interpretato in maniera eccelsa il ruolo di Gomez nei due film de "La Famiglia Addams"; il fatto si è ripetuto anche con Bison.
E solo attori come Van Damme e Julia potevano cambiare così radicalmente il volto a un film che doveva semplicemente essere una volgare imitazione del videogioco; anzi, il film, sotto certi aspetti, rappresenta qualcosa di più, un qualcosa che non si è nemmeno visto con le evoluzioni mediatiche dei successivi titoli di "Street Fighter" creati per la saga dei videogiochi con questo nome.
Posso solo consigliarvi di vederlo, ci guadagnate sicuramente rispetto alla visione dei film di "Mortal Kombat", girati più o meno nello stesso periodo.
Un altro attore fenomenale è colui che ha avuto il ruolo di Dee-Jay, specie nella seconda parte del film, è uno di quelli che fa ridere di più.
Comunque sia non è mai facile riuscire a fare un live action, specie con nomi importanti come Van Damme, il grandissimo Raul Julia e Kylie Minogue attrice nella parte di Cammy (la conosciamo come cantante e con "altri attributi").
Sono state inserite diverse modifiche rispetto alla trama del videogioco, ma ciò che viene maggiormente evidenziato è che sia Ken sia Ryu non sono, una volta tanto, i principali protagonisti di "Street Fighter", mentre si profila uno scontro diretto tra Guile e Bison, che Raul Julia ha interpretato alla perfezione.
Ritengo siano scontati gli effetti speciali, elemento che fa leggermente abbassare il mio voto, ma gli attori sono stati tutti all'altezza del compito assegnato dal regista, alcuni caratteristi, come quello che interpreta Zangief, sembravano uguali all'originale del videogioco.
Bisogna ammettere che il regista ha voluto dare un tono più "reale" al film, parlando di denaro sporco, di dittatura militare, di schiavitù, di caschi blu e difesa militare degli U.S.A.
Ci sono tanti elementi che portano a parlare un gran bene di questo film: molto belli sono i costumi, adatte alla situazione le scenografie, le battute assurde di Bison e di Guile e i combattimenti il più possibile "reali".
Non dimentichiamoci, però, la provenienza di questo film: esso rimane sempre e comunque un videogioco, ma nemmeno nei film dedicati a "Mortal kombat" assistiamo a un tale realismo che quasi cancella la fantasia da cui nasce il videogioco.
Raul Julia si spegne poco dopo le riprese di questo film: l'ultima testimonianza di un grande attore che già aveva interpretato in maniera eccelsa il ruolo di Gomez nei due film de "La Famiglia Addams"; il fatto si è ripetuto anche con Bison.
E solo attori come Van Damme e Julia potevano cambiare così radicalmente il volto a un film che doveva semplicemente essere una volgare imitazione del videogioco; anzi, il film, sotto certi aspetti, rappresenta qualcosa di più, un qualcosa che non si è nemmeno visto con le evoluzioni mediatiche dei successivi titoli di "Street Fighter" creati per la saga dei videogiochi con questo nome.
Posso solo consigliarvi di vederlo, ci guadagnate sicuramente rispetto alla visione dei film di "Mortal Kombat", girati più o meno nello stesso periodo.
Un altro attore fenomenale è colui che ha avuto il ruolo di Dee-Jay, specie nella seconda parte del film, è uno di quelli che fa ridere di più.