Yu-Gi-Oh!
"Yu-Gi-Oh!" è una bellissima serie manga di genere Shonen composta originariamente da 38 tankoboon per poi essere ristampata nuovamente qui in Italia in 13 volumi dalla Planet Manga, quest'opera fu realizzata dal maestro Kazuki Takahashi nel 1996, pubblicata in Giappone dalla Shueisha fino al 2004.
La trama vede come protagonista il giovane Yugi Muto, ragazzo timido e impacciato ma dal cuore gentile che purtroppo a scuola viene preso di mira dai bulli, ma quando riceve dal nonno l'antico puzzle millenario, il quale è un manufatto Egizio, per il giovane Yugi si prospetterà una vita totalmente diversa fatta di avventure e battaglie che porteranno quest'ultimo ad affrontare molte situazioni a lui scomode; si perché nel puzzle millenario si cela l'anima del faraone egizio il quale prenderà possesso del corpo di Yugi facendolo diventare tutt'altra persona rispetto a quello che è lui di solito, come quando entra in scena il gioco di carte Magic & Wizards (il classico Yu-gi-oh), un gioco di carte della quale poi si scoprirà avere un legame col puzzle che Yugi porta al collo.
Il tratto di Kazuki Takahashi è molto preciso a volte lo delfinerei anche geometrico per il modo in cui ha di rappresentare i personaggi e ambientazioni cittadine, non manca mai di fondale e i mostri che disegna sono fatti veramente bene e molto dettagliati, e aggiungo che nei primi numeri ha un modo di disegnare quasi bambinesco oserei dire ma pur sempre carino, per poi arrivare agli ultimi numeri in cui l'autore migliora tanto il suo tratto ed è una cosa che mi ha colpito molto.
Per quanto riguarda l'edizione, la Planet Manga ci porta 13 volumi senza pagine a colori e ogni albo avrà all'incirca 500 pagine, la rilegatura non è delle migliori tanto che quando lo si apre poi si crea una riga sulla costina del volumetto che è abbastanza fastidiosa a parer mio, l'albo non è di grande dimensioni, lo trovo un po' stretto però le pagine sono bianche e molto lisce, non è una bellissima edizione per me anche perché il tutto ci viene offerto al prezzo di 14,90 € che è davvero tanto.
A tal fine posso dire che quest'opera mi ha fatto emozionare e divertire al tempo stesso, oltre a essere per me un caro ricordo d'infanzia è un manga davvero ben strutturato che ha una trama molto avvincente e un messaggio significante che raggiunge il lettore, ho assegnato questo voto così alto poiché ha tutto ciò che racchiude un buon manga, ovvero personaggi interessanti, storia innovativa e tanti colpi di scena, il tutto racchiuso intorno alla storia dell'antico Egitto all'epoca dei faraoni, un opera stupenda che tutti dovrebbero leggere.
Voto finale: 9
La trama vede come protagonista il giovane Yugi Muto, ragazzo timido e impacciato ma dal cuore gentile che purtroppo a scuola viene preso di mira dai bulli, ma quando riceve dal nonno l'antico puzzle millenario, il quale è un manufatto Egizio, per il giovane Yugi si prospetterà una vita totalmente diversa fatta di avventure e battaglie che porteranno quest'ultimo ad affrontare molte situazioni a lui scomode; si perché nel puzzle millenario si cela l'anima del faraone egizio il quale prenderà possesso del corpo di Yugi facendolo diventare tutt'altra persona rispetto a quello che è lui di solito, come quando entra in scena il gioco di carte Magic & Wizards (il classico Yu-gi-oh), un gioco di carte della quale poi si scoprirà avere un legame col puzzle che Yugi porta al collo.
Il tratto di Kazuki Takahashi è molto preciso a volte lo delfinerei anche geometrico per il modo in cui ha di rappresentare i personaggi e ambientazioni cittadine, non manca mai di fondale e i mostri che disegna sono fatti veramente bene e molto dettagliati, e aggiungo che nei primi numeri ha un modo di disegnare quasi bambinesco oserei dire ma pur sempre carino, per poi arrivare agli ultimi numeri in cui l'autore migliora tanto il suo tratto ed è una cosa che mi ha colpito molto.
Per quanto riguarda l'edizione, la Planet Manga ci porta 13 volumi senza pagine a colori e ogni albo avrà all'incirca 500 pagine, la rilegatura non è delle migliori tanto che quando lo si apre poi si crea una riga sulla costina del volumetto che è abbastanza fastidiosa a parer mio, l'albo non è di grande dimensioni, lo trovo un po' stretto però le pagine sono bianche e molto lisce, non è una bellissima edizione per me anche perché il tutto ci viene offerto al prezzo di 14,90 € che è davvero tanto.
A tal fine posso dire che quest'opera mi ha fatto emozionare e divertire al tempo stesso, oltre a essere per me un caro ricordo d'infanzia è un manga davvero ben strutturato che ha una trama molto avvincente e un messaggio significante che raggiunge il lettore, ho assegnato questo voto così alto poiché ha tutto ciò che racchiude un buon manga, ovvero personaggi interessanti, storia innovativa e tanti colpi di scena, il tutto racchiuso intorno alla storia dell'antico Egitto all'epoca dei faraoni, un opera stupenda che tutti dovrebbero leggere.
Voto finale: 9
Quando si pensa a “Yu-Gi-Oh!” probabilmente la prima cosa che viene in mente non è il manga originale, scritto e disegnato da Kazuki Takahashi tra il 1996 e il 2004, bensì un franchise molto più vasto e articolato composto da numerose serie anime e naturalmente dal celebre gioco di carte made in Konami. Il che ,se da una parte ne evidenzia il grande successo commerciale, finisce per far cadere nell’oblio il prodotto originale o per lo meno di pensare erroneamente che si tratti di un’opera di poco conto. Il titolo in questione è invece uno shōnen molto interessante e completamente indipendente da tutto ciò che ne è conseguito sotto le forme più disparate.
“Yu-Gi-Oh!” è un’opera potenzialmente accessibile a chiunque, perché nonostante la popolarità del franchise verta sul già citato gioco di carte, i pregi del manga sono soprattutto l’ottima storia, l’eccellente caratterizzazione dei personaggi, un ritmo coinvolgente e un disegno estremamente accattivante.
La trama si sviluppa in modo notevole considerando le premesse iniziali piuttosto semplici, che vertono su Yugi Muto, un liceale che ricomponendo un antico rompicapo, il “Puzzle del Millennio” rivela una personalità cinica e spietata, ben diversa da quella timida e amichevole dello Yugi originale. Questo Yugi è un campione nei giochi delle più disparate tipologie e grazie ad esse riesce a difendere se stesso e i suoi nemici dalle sfide di tutti i giorni, il più delle quali ambientate a scuola. Dopo i primi volumi di assestamento si aggiungeranno numerosi misteri che accompagneranno con efficacia tutta la storia, e le risposte che si otterranno al termine della lettura saranno pienamente soddisfacenti. Tra i tanti naturalmente l’origine e lo scopo di questi oggetti del millennio, che scopriamo essere diversi, e la natura dell’alter ego di Yugi, che inizialmente sembra solo una seconda personalità, ma che successivamente diverrà un vero e proprio personaggio a sé stante. Le prime avventure dei protagonisti sono caratterizzate da numerosi giochi differenti senza che nessuno appaia davvero più importante degli altri. Col passare dei capitoli però, sarà soprattutto il gioco “Magic and Wizards” a prendere quota fino a ottenere il monopolio della narrazione. L’avanzamento della trama è quindi appagante, si passa gradualmente da una storia leggera e divertente, ma un po’ sconnessa, ad una decisamente più impegnata e appassionante. Sicuramente riuscito il finale, emozionante ed esaudiente.
Per quanto concerne i personaggi il livello è davvero alto. L’autore è un ottimo character designer ed è in grado di caratterizzare, protagonisti e non, semplicemente dal look, spesso stravagante, ma decisamente ispirato. A mio avviso il lavoro migliore su questo fronte è stato fatto in primis sul protagonista e sul suo alter ego, entrambi in cerca di risposte per tutta la storia. Il primo affronterà un percorso di formazione abbastanza classico, ma ben descritto. Il secondo invece, dovrà scoprire le proprie origini all’interno di un passato del quale non ricorda nulla. Ho apprezzato molto il fatto che queste due anime siano talvolta in conflitto. Riuscitissimo il rivale Seto Kaiba, spregiudicato e competitivo, porta con se una storia drammatica che lo perseguiterà per molti capitoli. Eccellenti i lavori su due degli antagonisti principali: Pegasus e Marik. Entrambi ricevono una caratterizzazione e un approfondimento significativo, il loro carattere e i loro obiettivi sono molto sfumati e mai banali.
Come già detto, il ritmo della narrazione è molto alto, in 38 volumi a mio avviso non si avvertono cali degni di nota. Il disegno è davvero ispirato. Inizialmente un po’ acerbo, l’autore sviluppa una maturazione artistica impressionante, la quale emerge anche nel design dei mostri del gioco. L’ispirazione dominante per quest’ultimo a livello estetico è molto eterogenea, anche se la componente fantasy e religiosa è molto presente.
Insomma, il titolo in questione va ben oltre il genere di appartenenza e se non fosse per la pessima situazione del manga in Italia consiglierei a tutti di concedergli un’opportunità, cercando di andare oltre gli stereotipi alimentati dalla popolarità del franchise e dalla mortificante banalità a cui sono costrette le versioni occidentali dell’anime censurate come se non ci fosse un domani.
“Yu-Gi-Oh!” è un’opera potenzialmente accessibile a chiunque, perché nonostante la popolarità del franchise verta sul già citato gioco di carte, i pregi del manga sono soprattutto l’ottima storia, l’eccellente caratterizzazione dei personaggi, un ritmo coinvolgente e un disegno estremamente accattivante.
La trama si sviluppa in modo notevole considerando le premesse iniziali piuttosto semplici, che vertono su Yugi Muto, un liceale che ricomponendo un antico rompicapo, il “Puzzle del Millennio” rivela una personalità cinica e spietata, ben diversa da quella timida e amichevole dello Yugi originale. Questo Yugi è un campione nei giochi delle più disparate tipologie e grazie ad esse riesce a difendere se stesso e i suoi nemici dalle sfide di tutti i giorni, il più delle quali ambientate a scuola. Dopo i primi volumi di assestamento si aggiungeranno numerosi misteri che accompagneranno con efficacia tutta la storia, e le risposte che si otterranno al termine della lettura saranno pienamente soddisfacenti. Tra i tanti naturalmente l’origine e lo scopo di questi oggetti del millennio, che scopriamo essere diversi, e la natura dell’alter ego di Yugi, che inizialmente sembra solo una seconda personalità, ma che successivamente diverrà un vero e proprio personaggio a sé stante. Le prime avventure dei protagonisti sono caratterizzate da numerosi giochi differenti senza che nessuno appaia davvero più importante degli altri. Col passare dei capitoli però, sarà soprattutto il gioco “Magic and Wizards” a prendere quota fino a ottenere il monopolio della narrazione. L’avanzamento della trama è quindi appagante, si passa gradualmente da una storia leggera e divertente, ma un po’ sconnessa, ad una decisamente più impegnata e appassionante. Sicuramente riuscito il finale, emozionante ed esaudiente.
Per quanto concerne i personaggi il livello è davvero alto. L’autore è un ottimo character designer ed è in grado di caratterizzare, protagonisti e non, semplicemente dal look, spesso stravagante, ma decisamente ispirato. A mio avviso il lavoro migliore su questo fronte è stato fatto in primis sul protagonista e sul suo alter ego, entrambi in cerca di risposte per tutta la storia. Il primo affronterà un percorso di formazione abbastanza classico, ma ben descritto. Il secondo invece, dovrà scoprire le proprie origini all’interno di un passato del quale non ricorda nulla. Ho apprezzato molto il fatto che queste due anime siano talvolta in conflitto. Riuscitissimo il rivale Seto Kaiba, spregiudicato e competitivo, porta con se una storia drammatica che lo perseguiterà per molti capitoli. Eccellenti i lavori su due degli antagonisti principali: Pegasus e Marik. Entrambi ricevono una caratterizzazione e un approfondimento significativo, il loro carattere e i loro obiettivi sono molto sfumati e mai banali.
Come già detto, il ritmo della narrazione è molto alto, in 38 volumi a mio avviso non si avvertono cali degni di nota. Il disegno è davvero ispirato. Inizialmente un po’ acerbo, l’autore sviluppa una maturazione artistica impressionante, la quale emerge anche nel design dei mostri del gioco. L’ispirazione dominante per quest’ultimo a livello estetico è molto eterogenea, anche se la componente fantasy e religiosa è molto presente.
Insomma, il titolo in questione va ben oltre il genere di appartenenza e se non fosse per la pessima situazione del manga in Italia consiglierei a tutti di concedergli un’opportunità, cercando di andare oltre gli stereotipi alimentati dalla popolarità del franchise e dalla mortificante banalità a cui sono costrette le versioni occidentali dell’anime censurate come se non ci fosse un domani.
<b>Attenzione, possibili spoiler</b>
La maggior parte del pubblico conosce Yu-Gi-Oh! come un anime destinato a pubblicizzare un gioco di carte al quale, di solito, giocano più grandi che piccini, per ironia della sorte.
Anche io, anni fa, facevo lo stesso, sebbene, crescendo, abbia accantonato questa piccola passione. Nel mentre, come i miei cugini, che mi introdussero a questa serie, guardavo le puntate che trasmettevano, anche se in maniera piuttosto frammentaria. Ero piuttosto piccolo e, quindi, la serie mi piaceva, nonostante le enormi censure, che non avevano fatto altro che rendere un anime già di suo non eccelso (più che altro per colpa di alcuni filler e di alcuni stravolgimenti che hanno dato molta più importanza al gioco di carte che alla trama) davvero poco serio ed adatto ad un pubblico di minori. Tutto questo per dire che, alla fine, di YGO non era rimasto altro che un ricordo piacevole, fin quando, improvvisamente, non sentii parlare delle varie censure che la 4kids aveva apportato alla serie originale e, preso dalla nostalgia, decisi di dare uno sguardo al fumetto, sebbene non ne fossi particolarmente convinto. Ed inizialmente, leggendo i primi due capitoli, rimasi piuttosto deluso da quanto vedevo: certo, le vicende sembravano essere più mature, ma in tutto quello c'era qualcosa che non riusciva a convincermi.
Fatta questa premessa, vi spiego il perché di un voto così alto rispetto alla mia media ad un prodotto che, sinceramente, continua ad essere enormemente sottovalutato. Non che sia un capolavoro, o lo Shonen migliore, non voglio assolutamente dire questo, anzi; ma ho preferito fare questa precisazione per far anche capire che, probabilmente, un voto così alto potrebbe essere anche dovuto ad una questione nostalgica e che, lo ammetto, spesso mi risulta difficile parlarne in maniera oggettiva. Fosse per me avrei anche messo un voto più alto, ma qualche elemento del fumetto mi costringe a darmi un freno (l'arco finale, infatti, risulta essere decisamente migliore nella trasposizione animata, ad esempio).
Comunque sia avrete capito che, dopo la delusione iniziale, qualche mese dopo mi convinsi a riprovare a leggerlo. Le vicende iniziali, molto simpatiche anche se strambe - e per strambe non intendo disturbanti perché, a differenza di quanto si dice in giro, no, la Season 0, così vengono soprannominati i volumi introduttivi, non è eccessivamente violenta -, mi coinvolsero subito, quindi mi decisi a continuare.
Ma prima di tutto, di cosa parla questa serie?
La trama, premesse a parte, risulta essere tutto sommato originale. Un liceale sedicenne di nome Yugi Muto riesce finalmente a ricomporre - quasi del tutto - un vecchio cimelio dalle origini misteriose, ossia il 'Puzzle Del Millennio'. Vicende di fondo a parte, già spiegate nella trama e abbondantemente, pure, possiamo dire che gli Oggetti del Millennio, come viene spiegato testualmente, possono rappresentare una sorta di 'tomba' per gli spiriti defunti. Sono due, nel manga, gli oggetti che ne ospitano, ma parleremo in maniera approfondita solo della vicenda che tutti, grandi e piccini, conosciamo meglio. Il Puzzle ospita lo spirito di un Faraone, dettaglio che, tuttavia, verrà a mano a mano scoperto nella serie. Probabilmente chiunque è già a conoscenza di questo dettaglio, quindi non risulterà una grande sorpresa saperlo.
Inizialmente, incoscientemente Yugi verrà posseduto dallo spirito del Puzzle che, ogni qual volta che si troverà nei guai, provvederà ad aiutarlo e a sfidare eventuali avventori a dei 'Giochi delle Ombre'.
E qui viene introdotto uno dei punti più originali del Manga, che nasce dalla grande passione dell'autore per i giochi di qualunque genere. Inizialmente vedremo, per l'appunto, giochetti di vario tipo, che a lungo andare potrebbero anche annoiare visto che puntualmente il protagonista li vince. E qui molti potrebbero lamentarsi, ma c'è un fatto: per quanto il protagonista possa vincere la trama non ne verrà particolarmente influenzata e, senza dubbio, continuerà a tenersi quasi sempre in piedi.
Yu-Gi-Oh non è un manga che può soddisfare chi cerca momenti 'epici', battaglie ai limiti dell'umano e personaggi eccessivamente 'cool'.
E' uno Shonen che affronta temi interessanti, ma non perché complessi o psicologici, ma perché ben integrati nella vicenda. Ad esempio, lo spirito del Puzzle non sarà, pur essendo uno dei due protagonisti, sempre sicuro delle sue scelte, e ci sarà sempre il giusto divario tra "Voglio davvero scoprire chi ero?" e Yugi ch, inizialmente, come è ovvio che sia, si dimostra spaventato dalla sua presenza, da ciò che ha fatto e che, fino ad un punto della serie, continua a fare.
Evito di trattare altro perché, a questo punto, vi potrei tranquillamente evitare di leggerlo, se vi dicessi tutto io: raramente, tuttavia, queste cose vengono colte, e le persone preferiscono concentrarsi sui ''duelli'' o sulle carte, cosa che, personalmente, non ho mai capito appieno.
A mio parere, tuttavia, considerando il target a cui si rivolge il manga (suvvia, rimane uno Shonen!), la questione degli spiriti viene trattata piuttosto bene, senza risultare essere pacchiana.
Un altro tema, molto importante e ben ponderato, risulta essere quello dell'amicizia. Vero, qualche volta potrebbero cadere le scatole a chi, come me, non sopporta eccessivamente i discorsi buonisti, ma il bello di questo manga, diversamente da altri Shonen in cui viene trattato lo stesso tema, è che il concetto non sempre risulta essere eccessivamente artificioso: i personaggi hanno tra loro, eccetto per alcune eccezioni, interazioni tutto sommato precise, che maturano col tempo e non rimangono statiche, così come i personaggi stessi, sui quali ci soffermeremo a breve.
I protagonisti non dichiarano soltanto di essere amici, ma lo dimostrano tramite atti, aiuti e quanto più si possa vedere in una relazione tra due compagni sinceri.
Passiamo, dunque, ai personaggi. Molti di questi, dopo quella manciata di volumi che per comodità raggruppiamo sotto il nome di 'Season 0', hanno subito un cambiamento tutto sommato discutibile, soprattutto per quanto riguarda Atemu. Nulla di troppo eccessivo, che potrebbe anche essere giustificato da qualche evento e dalla presa di coscienza del protagonista, ovvia ad un certo punto della storia, e della sua crescente interazione col corpo che lo ospita, ma che potrebbe sembrare abbastanza strana o fuori luogo. Da anti-eroe, insomma, come lo è Kaiba nella seconda parte della serie, vediamo quest'ultimo diventare un personaggio tutto sommato diverso, anche se non l'eroe senza macchia e senza paura che siamo abituati a vedere sui nostri schermi.
Sebbene, ovviamente, ci sia una sorta di esagerazione nei confronti dei giochi di carte, dobbiamo ricordare che ci troviamo in un manga che, sotto certi versi, di realistico ha ben poco. Eppure, questo deve essere per forza un difetto eccessivo? In alcune situazioni sì, ma in questo caso trovo che sia proprio quest'elemento a rendere parecchio simpatica quest'opera.
A mio parere, tuttavia, durante l'Arco di Battle City subisce un calo non drastico, ma abbastanza evidente, per poi riprendersi.
Senza dubbio un titolo al quale sono tutto sommato parecchio affezionato, ma, per mia fortuna, non sono quel tipo di persona che addita come 'perfetto' ogni manga che apprezza: YGO, tutto sommato, ha pregi e difetti, ma risulta essere più che godibile e, sempre in relazione alle vicende del manga, può dare spunti di riflessione piuttosto carini anche a chi, come me, di solito storce il sopracciglio davanti a tutto.
Da provare, ma non vi nascondo che potrebbe non piacervi se siete quel tipo di persone che tendono a soffermarsi eccessivamente su certe cose, come la presenza dei giochi.
In sostanza, probabilmente sarebbe stato molto meglio se fosse rimasto un titolo sconosciuto, ma con lettori che, per lo meno, siano in grado di apprezzarne i punti di forza.
Siamo davanti ad una serie che a mio parere può essere adatta a tutte le età; forse non proprio ad un pubblico di bambini, insomma, perché il target rimane quello di un qualsiasi Shonen.
La maggior parte del pubblico conosce Yu-Gi-Oh! come un anime destinato a pubblicizzare un gioco di carte al quale, di solito, giocano più grandi che piccini, per ironia della sorte.
Anche io, anni fa, facevo lo stesso, sebbene, crescendo, abbia accantonato questa piccola passione. Nel mentre, come i miei cugini, che mi introdussero a questa serie, guardavo le puntate che trasmettevano, anche se in maniera piuttosto frammentaria. Ero piuttosto piccolo e, quindi, la serie mi piaceva, nonostante le enormi censure, che non avevano fatto altro che rendere un anime già di suo non eccelso (più che altro per colpa di alcuni filler e di alcuni stravolgimenti che hanno dato molta più importanza al gioco di carte che alla trama) davvero poco serio ed adatto ad un pubblico di minori. Tutto questo per dire che, alla fine, di YGO non era rimasto altro che un ricordo piacevole, fin quando, improvvisamente, non sentii parlare delle varie censure che la 4kids aveva apportato alla serie originale e, preso dalla nostalgia, decisi di dare uno sguardo al fumetto, sebbene non ne fossi particolarmente convinto. Ed inizialmente, leggendo i primi due capitoli, rimasi piuttosto deluso da quanto vedevo: certo, le vicende sembravano essere più mature, ma in tutto quello c'era qualcosa che non riusciva a convincermi.
Fatta questa premessa, vi spiego il perché di un voto così alto rispetto alla mia media ad un prodotto che, sinceramente, continua ad essere enormemente sottovalutato. Non che sia un capolavoro, o lo Shonen migliore, non voglio assolutamente dire questo, anzi; ma ho preferito fare questa precisazione per far anche capire che, probabilmente, un voto così alto potrebbe essere anche dovuto ad una questione nostalgica e che, lo ammetto, spesso mi risulta difficile parlarne in maniera oggettiva. Fosse per me avrei anche messo un voto più alto, ma qualche elemento del fumetto mi costringe a darmi un freno (l'arco finale, infatti, risulta essere decisamente migliore nella trasposizione animata, ad esempio).
Comunque sia avrete capito che, dopo la delusione iniziale, qualche mese dopo mi convinsi a riprovare a leggerlo. Le vicende iniziali, molto simpatiche anche se strambe - e per strambe non intendo disturbanti perché, a differenza di quanto si dice in giro, no, la Season 0, così vengono soprannominati i volumi introduttivi, non è eccessivamente violenta -, mi coinvolsero subito, quindi mi decisi a continuare.
Ma prima di tutto, di cosa parla questa serie?
La trama, premesse a parte, risulta essere tutto sommato originale. Un liceale sedicenne di nome Yugi Muto riesce finalmente a ricomporre - quasi del tutto - un vecchio cimelio dalle origini misteriose, ossia il 'Puzzle Del Millennio'. Vicende di fondo a parte, già spiegate nella trama e abbondantemente, pure, possiamo dire che gli Oggetti del Millennio, come viene spiegato testualmente, possono rappresentare una sorta di 'tomba' per gli spiriti defunti. Sono due, nel manga, gli oggetti che ne ospitano, ma parleremo in maniera approfondita solo della vicenda che tutti, grandi e piccini, conosciamo meglio. Il Puzzle ospita lo spirito di un Faraone, dettaglio che, tuttavia, verrà a mano a mano scoperto nella serie. Probabilmente chiunque è già a conoscenza di questo dettaglio, quindi non risulterà una grande sorpresa saperlo.
Inizialmente, incoscientemente Yugi verrà posseduto dallo spirito del Puzzle che, ogni qual volta che si troverà nei guai, provvederà ad aiutarlo e a sfidare eventuali avventori a dei 'Giochi delle Ombre'.
E qui viene introdotto uno dei punti più originali del Manga, che nasce dalla grande passione dell'autore per i giochi di qualunque genere. Inizialmente vedremo, per l'appunto, giochetti di vario tipo, che a lungo andare potrebbero anche annoiare visto che puntualmente il protagonista li vince. E qui molti potrebbero lamentarsi, ma c'è un fatto: per quanto il protagonista possa vincere la trama non ne verrà particolarmente influenzata e, senza dubbio, continuerà a tenersi quasi sempre in piedi.
Yu-Gi-Oh non è un manga che può soddisfare chi cerca momenti 'epici', battaglie ai limiti dell'umano e personaggi eccessivamente 'cool'.
E' uno Shonen che affronta temi interessanti, ma non perché complessi o psicologici, ma perché ben integrati nella vicenda. Ad esempio, lo spirito del Puzzle non sarà, pur essendo uno dei due protagonisti, sempre sicuro delle sue scelte, e ci sarà sempre il giusto divario tra "Voglio davvero scoprire chi ero?" e Yugi ch, inizialmente, come è ovvio che sia, si dimostra spaventato dalla sua presenza, da ciò che ha fatto e che, fino ad un punto della serie, continua a fare.
Evito di trattare altro perché, a questo punto, vi potrei tranquillamente evitare di leggerlo, se vi dicessi tutto io: raramente, tuttavia, queste cose vengono colte, e le persone preferiscono concentrarsi sui ''duelli'' o sulle carte, cosa che, personalmente, non ho mai capito appieno.
A mio parere, tuttavia, considerando il target a cui si rivolge il manga (suvvia, rimane uno Shonen!), la questione degli spiriti viene trattata piuttosto bene, senza risultare essere pacchiana.
Un altro tema, molto importante e ben ponderato, risulta essere quello dell'amicizia. Vero, qualche volta potrebbero cadere le scatole a chi, come me, non sopporta eccessivamente i discorsi buonisti, ma il bello di questo manga, diversamente da altri Shonen in cui viene trattato lo stesso tema, è che il concetto non sempre risulta essere eccessivamente artificioso: i personaggi hanno tra loro, eccetto per alcune eccezioni, interazioni tutto sommato precise, che maturano col tempo e non rimangono statiche, così come i personaggi stessi, sui quali ci soffermeremo a breve.
I protagonisti non dichiarano soltanto di essere amici, ma lo dimostrano tramite atti, aiuti e quanto più si possa vedere in una relazione tra due compagni sinceri.
Passiamo, dunque, ai personaggi. Molti di questi, dopo quella manciata di volumi che per comodità raggruppiamo sotto il nome di 'Season 0', hanno subito un cambiamento tutto sommato discutibile, soprattutto per quanto riguarda Atemu. Nulla di troppo eccessivo, che potrebbe anche essere giustificato da qualche evento e dalla presa di coscienza del protagonista, ovvia ad un certo punto della storia, e della sua crescente interazione col corpo che lo ospita, ma che potrebbe sembrare abbastanza strana o fuori luogo. Da anti-eroe, insomma, come lo è Kaiba nella seconda parte della serie, vediamo quest'ultimo diventare un personaggio tutto sommato diverso, anche se non l'eroe senza macchia e senza paura che siamo abituati a vedere sui nostri schermi.
Sebbene, ovviamente, ci sia una sorta di esagerazione nei confronti dei giochi di carte, dobbiamo ricordare che ci troviamo in un manga che, sotto certi versi, di realistico ha ben poco. Eppure, questo deve essere per forza un difetto eccessivo? In alcune situazioni sì, ma in questo caso trovo che sia proprio quest'elemento a rendere parecchio simpatica quest'opera.
A mio parere, tuttavia, durante l'Arco di Battle City subisce un calo non drastico, ma abbastanza evidente, per poi riprendersi.
Senza dubbio un titolo al quale sono tutto sommato parecchio affezionato, ma, per mia fortuna, non sono quel tipo di persona che addita come 'perfetto' ogni manga che apprezza: YGO, tutto sommato, ha pregi e difetti, ma risulta essere più che godibile e, sempre in relazione alle vicende del manga, può dare spunti di riflessione piuttosto carini anche a chi, come me, di solito storce il sopracciglio davanti a tutto.
Da provare, ma non vi nascondo che potrebbe non piacervi se siete quel tipo di persone che tendono a soffermarsi eccessivamente su certe cose, come la presenza dei giochi.
In sostanza, probabilmente sarebbe stato molto meglio se fosse rimasto un titolo sconosciuto, ma con lettori che, per lo meno, siano in grado di apprezzarne i punti di forza.
Siamo davanti ad una serie che a mio parere può essere adatta a tutte le età; forse non proprio ad un pubblico di bambini, insomma, perché il target rimane quello di un qualsiasi Shonen.
Come me, molti altri avranno conosciuto questa serie attraverso la sua versione animata (mandata in onda su Italia Uno diversi anni fa), molti saranno cresciuti passando le ricreazioni giocando con le carte (false) tratte dalla serie tv inventandosi spesso le regole perché "Ma nel cartone loro fanno così", ed è proprio per questa carica nostalgica che si porta dietro che mi riesce davvero difficile dare un voto ad una serie come Yu-Gi-Oh!. Anzi, iniziamo smettendola di chiamarla così, con questo nomignolo privo di significato affibbiatogli da un gruppo di americani xenofobi uniti sotto la bandiera di una delle peggiori aziende mai esistite: 4 Kids.
Gli "adattamenti" (o meglio, storpiature) di questa famigerata casa sono stati innumerevoli; in questo caso, tuttavia, riuscirono a dare il peggio di sé con modifiche inspiegabili, tagli ridicoli e un appiattimento dei contenuti fuori dalla norma. L'insieme di queste scelte editoriali segnarono la rovina della serie, cosicché ancora oggi, nonostante l'incredibile successo che riscosse quando uscì (e che le sue nuove incarnazioni continuano ad avere), ogni qualvolta si senta parlare di Yugi Muto o del "gioco di carte di Yu-Gi-Oh" lo si ritrova associato automaticamente a qualcosa di infantile.
Il vero titolo della serie sarebbe "YuuJou" ovvero "Re dei Giochi", ma l'aspetto più curioso è che negli ideogrammi che lo formano si nasconde un gioco di parole che permette diverse interpretazioni: sorvolando sul fatto che il protagonista Yugi viene effettivamente chiamato Re dei Giochi, la pronuncia è molto simile alla parola "Amicizia" così come "Yu" e "Jo" altro non sono che le iniziali dei nomi dei due protagonisti.
È quindi possibile intuire lo spirito che l'autore ha voluto dare a questa sua prima opera semplicemente leggendone il titolo, difatti ingegnosi intrighi e indovinelli, misteri e soluzioni che ogni volta sveleranno differenti chiavi di lettura, la paura e la tensione entrambe derivate dalle scelte che i nostri eroi saranno costretti a prendere per superare le innumerevoli sfide che si troveranno ad affrontare, insieme ad un ricorrente (a tratti esasperante) elogio alla fiducia negli amici e al coraggio nato da questo loro forte legame saranno i mattoni che andranno a comporre questa tanto particolare quanto profonda serie.
Nel corso dei 44 volumi che compongono l'opera assisteremo allo sviluppo di diverse saghe, ognuna delle quali sarà fortemente collegata all'altra, tuttavia ciò che le renderà davvero avvincenti non saranno solo i numerosi misteri, le diverse motivazioni che spingeranno i personaggi o le sfide di difficoltà crescente, bensì il fatto che ogni evento influirà pesantemente sulle psicologie dei protagonisti, rendendo così le avventure di Yugi e compagni non un semplice viaggio verso la salvezza del mondo, ma una strada verso la maturazione; non a caso, infatti, le strategie adottate dai nemici/amici possono essere viste come una manifestazione allegorica del loro modo di essere.
Approfitto del tema della maturazione per aprire una piccola parentesi sull'edizione Planet Manga: con l'avanzare dei volumi non saranno solo i personaggi a crescere, ma l'edizione (e il prezzo) cambieranno con loro! Inizialmente (i primi 12 volumi) troveremo le ormai sempre più rare "edizione sottiletta", successivamente (dal 13 al 19) un maxi-formato che poi andrà pian piano ad assottigliarsi fino a raggiungere le fattezze del classico Tankobon. Alla fine avremo l'originale effetto di una fisarmonica rotta.
Come già detto, la storia è divisibile in saghe. Ognuna di esse ricorrerà ad espedienti diversi per far risaltare la sagacia e la forza d'animo dei personaggi, tuttavia quella che dovrebbe essere la base per le avventure future risulta davvero mal sviluppata.
La prima parte della storia (assente nelle versioni animate uscite fuori dal Giappone) presenterà toni decisamente più cupi e tetri delle altre (piccola nota: il manga non è tutto rose e "Cuore delle carte" come la controparte animata, tuttavia picchi così dark non si troveranno più). Il famoso alter ego di Yugi non sarà quell'implacabile paladino fedele ai suoi amici a cui tutti siamo abituati, bensì troveremo uno spirito vendicativo, leale solo alle regole dei bizzarri giochi che imporrà alle sue vittime; ovviamente anch'essi saranno fortemente collegati alle peculiarità dei vari nemici. Questa misteriosa entità che prenderà possesso del corpo del povero Yugi (a sua insaputa, mentre questi dorme) non si farà scrupoli a punire pesantemente coloro che avessero abusato dei propri poteri per fare del male al suo portatore o ai suoi cari.
In questo inizio opera non ci sarà una vera e propria trama (se non in alcuni sporadici eventi che porranno le basi per relazioni o sviluppi futuri): troveremo piuttosto un susseguirsi di capitoli auto-conclusivi il cui unico vero scopo sarà semplicemente l'introduzione di nuovi ed intriganti personaggi, insieme alla concretizzazione di una fantasia immensa da parte del autore materializzata sottoforma di giochi, indovinelli e sfide. Nella parte finale di questo lungo prologo, la maturazione dei protagonisti, così come la nascita della fiducia reciproca fra alcuni di loro, non verrà mostrata.
Con la stessa velocità con cui lo avete appena letto, la caratterizzazione dell'alter ego di Yugi (protagonista indiscusso di questa prima parte) subirà un drastico cambio di rotta che lo farà passare da "semi-cattivo" a "incarnazione della giustizia", e lo stesso varrà per altri personaggi più o meno importanti. In realtà alcuni eventi potrebbero giustificare questi sbalzi caratteriali e, ad un'analisi più attenta, si noterà che nessuno di loro tradirà mai i propri principi, tuttavia questo cambiamento radicale avverrà letteralmente da un capitolo all'altro, e questa improvvisa accelerazione narrativa difficilmente non spiazzerà il lettore. Fortunatamente sarà un caso isolato.
Nelle saghe successive le battaglie si concentreranno sul gioco di carte già presentato nei capitoli precedenti come "uno dei tanti espedienti".
Questa scelta, probabilmente dovuta all'apprezzamento dimostrato dal pubblico nei confronti del Traiding Card Game, porterà il lato "competitivo" della serie ad un livello completamente nuovo: l'interessante non sarà più vedere come sarà strutturata la prossima sfida, bensì si concentrerà sul come questa verrà sviluppata, come i protagonisti riusciranno a superare le difficoltà avendo a disposizione delle opzioni limitate ricorrendo a sorprendenti combinazioni o brillanti colpi di genio.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare vedendo la trasposizione animata della serie (ovviamente infarcita di filler dalla qualità altalenante nei quali i personaggi si ritrovavano ad usare elementi unici ad ogni occasione), le carte usate dai protagonisti rimarranno sempre le stesse, tuttavia raramente le loro applicazioni verranno ripetute, e così ci troveremo ad assistere a duelli spettacolari dalle forti componenti strategiche, ma mai davvero simili fra loro. Ogni saga rivoluzionerà radicalmente lo stile di gioco, rendendo così ognuna di esse unica e a suo modo interessante.
Gli unici aspetti dei combattimenti che rimarranno invariati dall'inizio alla fine, insieme alle preferenze dei personaggi in fatto di approccio di gioco, saranno la forte componente strategica e i valori simbolici che ogni duello assumerà.
Per concludere, YuuJou è una serie particolare i cui punti di forza non andranno cercati nelle caratterizzazioni dei personaggi, bensì nei percorsi che questi sceglieranno e nei molteplici messaggi (dalle più disparate interpretazioni) che questi poi ci forniranno. È un'opera dai forti insegnamenti morali, rovinata da un adattamento animato che non ha saputo trasmetterli e che quindi ha spinto a sé una tipologia di fan incapaci di coglierne i valori nascosti e, di conseguenza, apprezzarne i veri punti di forza.
Gli "adattamenti" (o meglio, storpiature) di questa famigerata casa sono stati innumerevoli; in questo caso, tuttavia, riuscirono a dare il peggio di sé con modifiche inspiegabili, tagli ridicoli e un appiattimento dei contenuti fuori dalla norma. L'insieme di queste scelte editoriali segnarono la rovina della serie, cosicché ancora oggi, nonostante l'incredibile successo che riscosse quando uscì (e che le sue nuove incarnazioni continuano ad avere), ogni qualvolta si senta parlare di Yugi Muto o del "gioco di carte di Yu-Gi-Oh" lo si ritrova associato automaticamente a qualcosa di infantile.
Il vero titolo della serie sarebbe "YuuJou" ovvero "Re dei Giochi", ma l'aspetto più curioso è che negli ideogrammi che lo formano si nasconde un gioco di parole che permette diverse interpretazioni: sorvolando sul fatto che il protagonista Yugi viene effettivamente chiamato Re dei Giochi, la pronuncia è molto simile alla parola "Amicizia" così come "Yu" e "Jo" altro non sono che le iniziali dei nomi dei due protagonisti.
È quindi possibile intuire lo spirito che l'autore ha voluto dare a questa sua prima opera semplicemente leggendone il titolo, difatti ingegnosi intrighi e indovinelli, misteri e soluzioni che ogni volta sveleranno differenti chiavi di lettura, la paura e la tensione entrambe derivate dalle scelte che i nostri eroi saranno costretti a prendere per superare le innumerevoli sfide che si troveranno ad affrontare, insieme ad un ricorrente (a tratti esasperante) elogio alla fiducia negli amici e al coraggio nato da questo loro forte legame saranno i mattoni che andranno a comporre questa tanto particolare quanto profonda serie.
Nel corso dei 44 volumi che compongono l'opera assisteremo allo sviluppo di diverse saghe, ognuna delle quali sarà fortemente collegata all'altra, tuttavia ciò che le renderà davvero avvincenti non saranno solo i numerosi misteri, le diverse motivazioni che spingeranno i personaggi o le sfide di difficoltà crescente, bensì il fatto che ogni evento influirà pesantemente sulle psicologie dei protagonisti, rendendo così le avventure di Yugi e compagni non un semplice viaggio verso la salvezza del mondo, ma una strada verso la maturazione; non a caso, infatti, le strategie adottate dai nemici/amici possono essere viste come una manifestazione allegorica del loro modo di essere.
Approfitto del tema della maturazione per aprire una piccola parentesi sull'edizione Planet Manga: con l'avanzare dei volumi non saranno solo i personaggi a crescere, ma l'edizione (e il prezzo) cambieranno con loro! Inizialmente (i primi 12 volumi) troveremo le ormai sempre più rare "edizione sottiletta", successivamente (dal 13 al 19) un maxi-formato che poi andrà pian piano ad assottigliarsi fino a raggiungere le fattezze del classico Tankobon. Alla fine avremo l'originale effetto di una fisarmonica rotta.
Come già detto, la storia è divisibile in saghe. Ognuna di esse ricorrerà ad espedienti diversi per far risaltare la sagacia e la forza d'animo dei personaggi, tuttavia quella che dovrebbe essere la base per le avventure future risulta davvero mal sviluppata.
La prima parte della storia (assente nelle versioni animate uscite fuori dal Giappone) presenterà toni decisamente più cupi e tetri delle altre (piccola nota: il manga non è tutto rose e "Cuore delle carte" come la controparte animata, tuttavia picchi così dark non si troveranno più). Il famoso alter ego di Yugi non sarà quell'implacabile paladino fedele ai suoi amici a cui tutti siamo abituati, bensì troveremo uno spirito vendicativo, leale solo alle regole dei bizzarri giochi che imporrà alle sue vittime; ovviamente anch'essi saranno fortemente collegati alle peculiarità dei vari nemici. Questa misteriosa entità che prenderà possesso del corpo del povero Yugi (a sua insaputa, mentre questi dorme) non si farà scrupoli a punire pesantemente coloro che avessero abusato dei propri poteri per fare del male al suo portatore o ai suoi cari.
In questo inizio opera non ci sarà una vera e propria trama (se non in alcuni sporadici eventi che porranno le basi per relazioni o sviluppi futuri): troveremo piuttosto un susseguirsi di capitoli auto-conclusivi il cui unico vero scopo sarà semplicemente l'introduzione di nuovi ed intriganti personaggi, insieme alla concretizzazione di una fantasia immensa da parte del autore materializzata sottoforma di giochi, indovinelli e sfide. Nella parte finale di questo lungo prologo, la maturazione dei protagonisti, così come la nascita della fiducia reciproca fra alcuni di loro, non verrà mostrata.
Con la stessa velocità con cui lo avete appena letto, la caratterizzazione dell'alter ego di Yugi (protagonista indiscusso di questa prima parte) subirà un drastico cambio di rotta che lo farà passare da "semi-cattivo" a "incarnazione della giustizia", e lo stesso varrà per altri personaggi più o meno importanti. In realtà alcuni eventi potrebbero giustificare questi sbalzi caratteriali e, ad un'analisi più attenta, si noterà che nessuno di loro tradirà mai i propri principi, tuttavia questo cambiamento radicale avverrà letteralmente da un capitolo all'altro, e questa improvvisa accelerazione narrativa difficilmente non spiazzerà il lettore. Fortunatamente sarà un caso isolato.
Nelle saghe successive le battaglie si concentreranno sul gioco di carte già presentato nei capitoli precedenti come "uno dei tanti espedienti".
Questa scelta, probabilmente dovuta all'apprezzamento dimostrato dal pubblico nei confronti del Traiding Card Game, porterà il lato "competitivo" della serie ad un livello completamente nuovo: l'interessante non sarà più vedere come sarà strutturata la prossima sfida, bensì si concentrerà sul come questa verrà sviluppata, come i protagonisti riusciranno a superare le difficoltà avendo a disposizione delle opzioni limitate ricorrendo a sorprendenti combinazioni o brillanti colpi di genio.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare vedendo la trasposizione animata della serie (ovviamente infarcita di filler dalla qualità altalenante nei quali i personaggi si ritrovavano ad usare elementi unici ad ogni occasione), le carte usate dai protagonisti rimarranno sempre le stesse, tuttavia raramente le loro applicazioni verranno ripetute, e così ci troveremo ad assistere a duelli spettacolari dalle forti componenti strategiche, ma mai davvero simili fra loro. Ogni saga rivoluzionerà radicalmente lo stile di gioco, rendendo così ognuna di esse unica e a suo modo interessante.
Gli unici aspetti dei combattimenti che rimarranno invariati dall'inizio alla fine, insieme alle preferenze dei personaggi in fatto di approccio di gioco, saranno la forte componente strategica e i valori simbolici che ogni duello assumerà.
Per concludere, YuuJou è una serie particolare i cui punti di forza non andranno cercati nelle caratterizzazioni dei personaggi, bensì nei percorsi che questi sceglieranno e nei molteplici messaggi (dalle più disparate interpretazioni) che questi poi ci forniranno. È un'opera dai forti insegnamenti morali, rovinata da un adattamento animato che non ha saputo trasmetterli e che quindi ha spinto a sé una tipologia di fan incapaci di coglierne i valori nascosti e, di conseguenza, apprezzarne i veri punti di forza.
Ero letteralmente impazzito anni fa per questo fumetto! Tutto ovviamente è cominciato con l'anime, che ormai quasi 10 anni fa mi aveva letteralmente conquistato!Yu-gi-oh, come ormai credo tutti sanno, è una storia che parla di duelli di carte, ove chi aveva più abilità e potenza vinceva. Questo ha portato anche al gioco di carte di Yu-gi-oh, che ha lo ha fatto spopolare non solo come anime ma anche come manga.
Il fumetto in realtà è molto diverso dal cartone, anzi, ci sono delle differenze importantissime. Prima di tutto nel manga non esistono SOLO le carte, mentre l'anime ha puntato praticamente solo su quello. Ma andiamo con ordine.
Yugi Muto è un tenero ragazzino un po' sprovveduto, bassino, gentile ed educato. Un giorno riceve in regalo da suo nonno un puzzle, chiamato "puzzle millenario" dal quale poteva venir fuori un ciondolo a forma di piramide. Per anni nessuno era mai riuscito a risolvere il puzzle, ma Yugi ci riesce: da quel momento la sua vita cambierà per sempre. Grazie alla risoluzione del puzzle Yugi sarà in grado di far risorgere in sé il suo alter-ego in grado di accettare qualunque gioco e qualunque sfida, e di essere abilissimo nell'affrontarla!
I primi 10/15 numeri non nominano nemmeno le famose carte, ma si tratta di sfide a diversi giochi, alcuni molto pericolosi, in cui si mette a rischio la propria vita. Poi la storia piano piano si accosta alle carte, e a questo gioco che ha conquistato tutti,: il "Magic and Wizard" (chiamato Duel Monster nell'anime), ove bisogna far scontrare i propri mostri contro quelli dell'avversario.
Il fumetto riprende molto l'anime, con tornei, battaglie, rapimenti, fino al salvare l'intero pianeta dalla distruzione. È molto interessante il richiamo all'antico Egitto che si fa in questa opera, anche se non posso dire di più perché se no rischio di svelare belle sorprese a chi dovesse leggere il manga.
L'8 è dovuto al fatto che alla fine è una storia un po' infantile, Yugi è quasi sempre invincibile, come del resto tutti i suoi amici nei momenti importanti. Ma comunque è una storia molto interessante che, volente o nolente, ha segnato molti anni qui in Italia. Ho preferito comunque il fumetto all'anime, troppe censure in quest'ultimo. Yu-gi-Oh è più violento di quanto ci si possa aspettare (ma non eccessivamente) e in più rivaluti lo Yugi trasformato: nell'anime sembra un paladino della giustizia, nel manga sembra un po' più "pazzo" malato di vittoria.
Disegno buono, soprattutto i mostri, mentre non sempre i personaggi mi sono piaciuti. Consigliato ai fan della serie, ai malati di Duel Monster e a chi ama i giochi e i rischi.
Il fumetto in realtà è molto diverso dal cartone, anzi, ci sono delle differenze importantissime. Prima di tutto nel manga non esistono SOLO le carte, mentre l'anime ha puntato praticamente solo su quello. Ma andiamo con ordine.
Yugi Muto è un tenero ragazzino un po' sprovveduto, bassino, gentile ed educato. Un giorno riceve in regalo da suo nonno un puzzle, chiamato "puzzle millenario" dal quale poteva venir fuori un ciondolo a forma di piramide. Per anni nessuno era mai riuscito a risolvere il puzzle, ma Yugi ci riesce: da quel momento la sua vita cambierà per sempre. Grazie alla risoluzione del puzzle Yugi sarà in grado di far risorgere in sé il suo alter-ego in grado di accettare qualunque gioco e qualunque sfida, e di essere abilissimo nell'affrontarla!
I primi 10/15 numeri non nominano nemmeno le famose carte, ma si tratta di sfide a diversi giochi, alcuni molto pericolosi, in cui si mette a rischio la propria vita. Poi la storia piano piano si accosta alle carte, e a questo gioco che ha conquistato tutti,: il "Magic and Wizard" (chiamato Duel Monster nell'anime), ove bisogna far scontrare i propri mostri contro quelli dell'avversario.
Il fumetto riprende molto l'anime, con tornei, battaglie, rapimenti, fino al salvare l'intero pianeta dalla distruzione. È molto interessante il richiamo all'antico Egitto che si fa in questa opera, anche se non posso dire di più perché se no rischio di svelare belle sorprese a chi dovesse leggere il manga.
L'8 è dovuto al fatto che alla fine è una storia un po' infantile, Yugi è quasi sempre invincibile, come del resto tutti i suoi amici nei momenti importanti. Ma comunque è una storia molto interessante che, volente o nolente, ha segnato molti anni qui in Italia. Ho preferito comunque il fumetto all'anime, troppe censure in quest'ultimo. Yu-gi-Oh è più violento di quanto ci si possa aspettare (ma non eccessivamente) e in più rivaluti lo Yugi trasformato: nell'anime sembra un paladino della giustizia, nel manga sembra un po' più "pazzo" malato di vittoria.
Disegno buono, soprattutto i mostri, mentre non sempre i personaggi mi sono piaciuti. Consigliato ai fan della serie, ai malati di Duel Monster e a chi ama i giochi e i rischi.
Devo dire che Yu-Gi-Oh! è un manga molto carino, anche se non ne vado particolarmente pazzo. I disegni sono davvero molto belli e i lineamenti dei personaggi sono molto curati e precisi. Devo dire che preferisco molto di più il manga che l'anime omonimo, perché l'anime è molto più noioso essendoci i soliti scontri di carte, mentre nel manga ci sono meno scontri, quindi è meno ripetitivo.
Anche se questo manga non è il mio preferito ci sono comunque molto affezionato, perché è stato il primo che ho comprato. Lo consiglio a tutti gli appassionati alla serie TV e a tutti coloro che apprezzano questo genere di storie. Buona lettura.
Anche se questo manga non è il mio preferito ci sono comunque molto affezionato, perché è stato il primo che ho comprato. Lo consiglio a tutti gli appassionati alla serie TV e a tutti coloro che apprezzano questo genere di storie. Buona lettura.
Si sa, la storia parla di ragazzi che giocano a un "gioco di carte per bambini", definito così dalla leggenda di Internet "LittleKuriboh". Il manga però non è solo questo, e lo si evince direttamente dal primo numero. Il nostro Yugi all'inizio è un ragazzo come tanti, con una scarsa autostima, nessun amico e una passione sfrenata per i giochi, di qualunque tipo. Il gioco che lo ha occupato per 8 anni consecutivi è stato il Puzzle del Millennio, un oggetto misterioso proveniente dall'antico Egitto che secondo quanto c'è scritto sul suo contenitore "Darà poteri oscuri a chi riuscirà a completarlo". Yugi è fermamente convinto che ciò significhi che potrà esprimere un desiderio, "proprio come Dragon Ball" (citato da lui stesso)
I primi numeri non hanno una trama molto profonda, ma fanno spiccare l'ingegno del Mangaka per la fantasia della creazione di giochi (a volte anche al limite dell'impossibile). La trama comincia ad avere un certo spessore dopo la seconda sconfitta in grande stile di Seto Kaiba, andata in maniera quasi totalmente diversa sull'anime. Dopodiché, Yugi intraprenderà un viaggio per scoprire le origini del suo "Doppio", rischiando in un gioco finale fra la vita e la morte.
La trama diventa più interessante mano a mano che si va avanti e anche il disegno è sempre in continua evoluzione, arrivando al disegno dei numeri finali, quello che tutti conosciamo e che va a braccetto con quello dell'Anime trasmesso dalla mediaset. Il chara design di tutti i personaggi, e dei mostri è ben curato e gli sfondi a volte sono davvero immensi.
L'unica cosa che mi dispiace è che le persone mettono il Manga sullo stesso piano dell'anime bollandolo immediatamente come un prodotto per bambini e ciò è davvero frustrante. Il manga non è adatto a un pubblico di bambini perché presenta innumerevoli scene di morti a volte cruente e situazioni abbastanza pericolose, quindi nessun "regno delle ombre" in cui imprigionare le persone ancora vive, oltre a un paio di citazioni alle religioni e al satanismo (vedere un paio dei mostri che Kazuki crea, capolavori).
Buon manga, purtroppo oscurato dall'ombra sinistra e totalmente inutile dell'anime.
I primi numeri non hanno una trama molto profonda, ma fanno spiccare l'ingegno del Mangaka per la fantasia della creazione di giochi (a volte anche al limite dell'impossibile). La trama comincia ad avere un certo spessore dopo la seconda sconfitta in grande stile di Seto Kaiba, andata in maniera quasi totalmente diversa sull'anime. Dopodiché, Yugi intraprenderà un viaggio per scoprire le origini del suo "Doppio", rischiando in un gioco finale fra la vita e la morte.
La trama diventa più interessante mano a mano che si va avanti e anche il disegno è sempre in continua evoluzione, arrivando al disegno dei numeri finali, quello che tutti conosciamo e che va a braccetto con quello dell'Anime trasmesso dalla mediaset. Il chara design di tutti i personaggi, e dei mostri è ben curato e gli sfondi a volte sono davvero immensi.
L'unica cosa che mi dispiace è che le persone mettono il Manga sullo stesso piano dell'anime bollandolo immediatamente come un prodotto per bambini e ciò è davvero frustrante. Il manga non è adatto a un pubblico di bambini perché presenta innumerevoli scene di morti a volte cruente e situazioni abbastanza pericolose, quindi nessun "regno delle ombre" in cui imprigionare le persone ancora vive, oltre a un paio di citazioni alle religioni e al satanismo (vedere un paio dei mostri che Kazuki crea, capolavori).
Buon manga, purtroppo oscurato dall'ombra sinistra e totalmente inutile dell'anime.
Ho acquistato il primo volume di questo manga, dopo aver visto l'anime ed essermi molto appassionato e divertito con il vero e proprio gioco di carte di Yu Gi Oh! Il manga l'ho trovato decisamente inferiore alla serie anime, per questo ho deciso di lasciarlo al secondo volume. Comunque c'è da dire che il manga andrebbe letto, più che altro per vedere le tantissime differenze con l'anime, che riguardano la storia ma anche le purtroppo numerosissime censure che sono state fatte nella serie trasmessa qui in Italia da Italia1.
La storia è abbastanza semplice, Yugi Muto è un giovane ragazzo abile in tantissimi tipi di giochi, infatti proprio per questo il manga si chiama "Yu Gi Oh!" che significa proprio "re dei giochi", creando così un gioco di parole con il nome del protagonista. Nel corso del manga vengono mostrati molti tipi di giochi, ma quello principale è quello di carte chiamato Duel Monsters. La storia col proseguire dei volumi si articolerà e complicherà sempre più.
I disegni sono abbastanza buoni, ma secondo me non al livello della serie animata. Comunque lo stile grafico di Kazuki Takahashi resta più che buono. Quello che più mi colpisce e mi impressiona di quest'opera, è la capacità dell'autrice di aver creato con questo manga un vero e proprio fenomeno mondiale con il gioco di carte collezionabili. Non è facile infatti creare un intero sistema di gioco, tra l'altro molto completo e difficile, pieno di regole e strategie. Per questo credo che Kazuki Takahashi sia da ammirare.
La storia è abbastanza semplice, Yugi Muto è un giovane ragazzo abile in tantissimi tipi di giochi, infatti proprio per questo il manga si chiama "Yu Gi Oh!" che significa proprio "re dei giochi", creando così un gioco di parole con il nome del protagonista. Nel corso del manga vengono mostrati molti tipi di giochi, ma quello principale è quello di carte chiamato Duel Monsters. La storia col proseguire dei volumi si articolerà e complicherà sempre più.
I disegni sono abbastanza buoni, ma secondo me non al livello della serie animata. Comunque lo stile grafico di Kazuki Takahashi resta più che buono. Quello che più mi colpisce e mi impressiona di quest'opera, è la capacità dell'autrice di aver creato con questo manga un vero e proprio fenomeno mondiale con il gioco di carte collezionabili. Non è facile infatti creare un intero sistema di gioco, tra l'altro molto completo e difficile, pieno di regole e strategie. Per questo credo che Kazuki Takahashi sia da ammirare.
Ho iniziato a leggere questo manga sapendo che non avrei trovato duelli di carte a destra e a manca, come ero abituato a vedere nell'anime. Ma non sono rimasto deluso. Il manga di Yugioh non è una cavolata buonista ed eroica come la serie TV, in cui ogni disputa viene risolta a carte senza motivo apparente. Yugi (piccolo) è un ragazzo imbranato, ingenuo, un po' allupato ed appassionato di vari giochi (di carte, di ruolo, enigmistica, puzzle...), il che lo rende un bersaglio ideale per i bulli, tra cui Jonouchi (Joey dell'anime) e Honda (Tristan), che tuttavia faranno amicizia con lui già dalla prima storia.
Molte storie sono autoconclusive, e vedono Yugi come una sorta di "Ken il guerriero" che punisce i malvagi in modo crudele. Yugi cambia personalità diventando il faraone e sfidando vari bulli, criminali e prepotenti in una serie di "sfide" chiamate giochi delle ombre. Non si tratta di sfide di carte (non solo), ma di giochi d'azzardo o gare di resistenza fisica. Chi perde rimane vittima di allucinazioni e incubi, dai quali potrebbe non risvegliarsi.
Infine, vediamo i personaggi: molto meglio caratterizzati che nell'anime. Joey non è un imbranato che sfida a duello i nemici meno importanti, ma un ragazzo duro ma sincero, così come il suo amico Honda. Anche gli altri personaggi non sono delle semplici spalle per l'eroe Yugi. Nel manga viene ribadita l'importanza di ognuno di essi per Yugi, e nessuno riceve troppa attenzione dalla narrazione. Troviamo dunque alcuni dei personaggi comparsi nell'anime, ma mentre in quest'ultimo essi servivano solo a sfidare Yugi a carte, nel manga il loro ruolo e il loro comportamento è ben diverso.
Praticamente, manga e anime sono due cose completamente diverse, ma l'anime è palesemente rivolto ad un pubblico più giovane. Chi ha visto l'anime di sicuro apprezzerà anche il manga, ora che è cresciuto. Ma forse lo avrebbe apprezzato anche a 16 anni.
Molte storie sono autoconclusive, e vedono Yugi come una sorta di "Ken il guerriero" che punisce i malvagi in modo crudele. Yugi cambia personalità diventando il faraone e sfidando vari bulli, criminali e prepotenti in una serie di "sfide" chiamate giochi delle ombre. Non si tratta di sfide di carte (non solo), ma di giochi d'azzardo o gare di resistenza fisica. Chi perde rimane vittima di allucinazioni e incubi, dai quali potrebbe non risvegliarsi.
Infine, vediamo i personaggi: molto meglio caratterizzati che nell'anime. Joey non è un imbranato che sfida a duello i nemici meno importanti, ma un ragazzo duro ma sincero, così come il suo amico Honda. Anche gli altri personaggi non sono delle semplici spalle per l'eroe Yugi. Nel manga viene ribadita l'importanza di ognuno di essi per Yugi, e nessuno riceve troppa attenzione dalla narrazione. Troviamo dunque alcuni dei personaggi comparsi nell'anime, ma mentre in quest'ultimo essi servivano solo a sfidare Yugi a carte, nel manga il loro ruolo e il loro comportamento è ben diverso.
Praticamente, manga e anime sono due cose completamente diverse, ma l'anime è palesemente rivolto ad un pubblico più giovane. Chi ha visto l'anime di sicuro apprezzerà anche il manga, ora che è cresciuto. Ma forse lo avrebbe apprezzato anche a 16 anni.
Yu-gi-oh! è il primo manga che ho comprato e quindi ci sono affezionato. La storia ruota intorno a Yugi Muto, un ragazzino piccolo e pavido amante dei giochi. Si può dire che il manga è diviso in 2 parti, la prima, composta da 13 volumi (7 nell'edizione originale), vede Yugi e i suoi amici affrontare giochi diversi in ogni arco narrativo fino ad arrivare a un rpg tipo dungeons e dragons, dal volume 14 in poi la storia si basa totalmente sugli scontri al gioco di carte magic e wizards, e devo dire che dopo un po' mi ha stufato. Un manga divertente, ma che dopo i ripetitivi scontri sempre allo stesso gioco diventa prevedibile e perde un po'... I primi 13 volumi sono insuperabili, con giochi nuovi in ogni capitolo!
Dall’enorme fucina di successi che è Jump della Shueisha, arriva un manga particolarissimo, Yu-gi-oh di Kazuki Takahashi.
Punto di forza della storia è indubbiamente la sua grandissima originalità, che si evince già dal suo protagonista.
Non un integerrimo e forte combattente dai capelli scuri, ma un ragazzo pavido e sottomesso con dei capelli che definire assurdi è un eufemismo (sono di tre colori diversi e a forma di stella, non so se mi spiego!), che, a causa di un misterioso artefatto egizio, può, quando è arrabbiato o in difficoltà, far venire alla luce un suo doppio più sfrontato, violento e coraggioso, nonché dotato di arcani poteri.
Yugi, questo il nome del protagonista, si incamminerà per un’avventura straordinaria, che lo porterà a sfidare i personaggi più svariati nei giochi più improbabili, a venire in contatto con antichi misteri risalenti all’antico Egitto, ma, soprattutto, a conoscere moltissimi veri amici e il suo vero carattere.
Yu-gi-oh è un manga straordinariamente originale, che ha dalla sua moltissimi elementi affascinanti.
Riesce ad essere un originale connubio tra il fascino dell’antichità egiziana, con le sue piramidi, le sfingi, i canopi, gli ankh e il suo pantheon, e la modernità del Giappone anni ’90 con i suoi giochi di ruolo, videogiochi e card games.
Non è, come in molti credono e come la versione censurata dagli americani della serie animata lascerebbe supporre, una serie nata con l’unico scopo di vendere carte da gioco, ma è un gioco essa stessa, un gioco con il quale l’autore si diletta a suo piacimento, infilandovi riferimenti colti alla mitologia egizia e spensierati riferimenti alla pop culture giovanile del Giappone dei tempi moderni.
I personaggi di Yu-gi-oh son tanti, e l’autore riesce a caratterizzarli tutti.
Molti di questi rispecchiano gli archetipi caratteristici degli shonen manga d’azione. Avremo quindi il protagonista apparentemente invincibile e superdotato (Yugi), il rivale freddo e figo (Kaiba), l’amico apparentemente più debole ma più fedele degli altri (Jonouchi), la ragazza del protagonista (Anzu), il personaggio femminile più timido (Shizuka) e quello più provocante (Mai), il personaggio cool (Bakura), il gigante buono (Bobasa), il mocciosetto spocchioso (Mokuba) o tutta una serie di avversari convertiti al bene.Tuttavia, Kazuki Takahashi non si piega agli stereotipi e dipinge i suoi personaggi nel modo in cui vuole lui, approfondendoli man mano e dotandoli di singolari caratteristiche.
Yu-gi-oh è, del resto, uno shonen d’azione di Jump, e i lettori di Jump esigono i combattimenti. Ma l’originalità di Yu-gi-oh sta qui, nel fatto che i combattimenti si svolgono non a pugni e calci, ma tramite giochi. Questo rende gli scontri appassionanti, divertenti e variegati. E’ una boccata d’aria fresca nel panorama shonen vedere personaggi che, anziché picchiarsi, si scontrano con yo-yo, pupazzetti, Tamagotchi, videogames, roulettes russe, prove di coraggio, giochi di ruolo da tavolo e tutta una serie di originali, bizzarri, spesso violenti e pericolosi ma sempre affascinanti giochi.
Su tutte le tipologie di giochi qui presentate, poi, spiccano i duelli ad un gioco di carte collezionabili in stile Magic, che diventa il principale mezzo di combattimento tra i personaggi a partire dalla seconda parte della storia, non per un’idea premeditata dell’autore ma perché il gioco, fittizio, ha riscosso un successo tale tra i lettori da venir davvero realizzato e commercializzato e si è meritato una maggiore importanza nella storia, riuscendo perfettamente a incastrarsi nel solco già tracciato dal maestro Takahashi senza disturbare, ma anzi arricchendo, l’affascinante quadro di miti e leggende dell’antico Egitto su cui si basa la trama.
I combattimenti con le carte si rivelano così bizzarri, originali, accattivanti e, scopriremo leggendo, anche terribilmente appassionanti, con le loro strategie, imprevisti, colpi di scena, ribaltamenti, azzardi ed esiti imprevisti.
Punto focale della storia, ancor più dei giochi, dei combattimenti con le carte, è tuttavia la trattazione dei rapporti tra i personaggi, i quali vengono esasperati e caratterizzati magnificamente.
Fin dal titolo stesso del manga, che significa sì “Il re dei giochi” (con un ovvio riferimento al protagonista e alle sue particolari capacità), ma è anche assonante con la parola “yuujou”, “amicizia”, le cui due sillabe “yuu” e “jou”, peraltro, ricorrono nel nome dei due protagonisti <b>Yu(u)</b>gi e <b>Jo(u)</b>nouchi.
<i>C’è, ma non si vede</i>.
E’ una frase, questa, che ricorre a più riprese all’interno della storia, arricchendosi via via sempre di nuovi e più profondi simbolismi.
C’è ma non si vede la grande forza d’animo di Yugi, che viene nascosta dal suo carattere timido e sottomesso, e c’è ma non si vede il grande cuore del presunto teppistello Jonouchi, così come c’è ma non si vede (e non ha bisogno di artifizi particolari per essere espressa) l’amicizia che lega questi due personaggi e tutto il resto del cast.
Yu-gi-oh tutto è uno dei più sinceri e toccanti elogi all’amicizia che mi sia mai capitato di avere fra le mani ed è anche per questo, non solo per la genialità della trama e gli imprevedibili combattimenti con le carte, che è un piacere leggerlo, perché di tanto in tanto, quando uno meno se lo aspetta, ecco che ti piazza scene veramente toccanti, ed è impossibile restarne immuni o evitare di farsi scendere qualche lacrimuccia.
Originalissimi sono anche i disegni di Kazuki Takahashi, che ricordano spesso e volentieri, e ci scommetto che la cosa è voluta, le pitture, le sculture e i geroglifici dell’antico Egitto. E’ uno stile sporco, trasgressivo, particolarissimo, che può sembrare sgradevole ma è dannatamente d’effetto e, inoltre, si evolve (in meglio) in maniera impressionante man mano che la storia prosegue.
Purtroppo, pecca un po’ nella rappresentazione degli scontri tra i mostri delle carte, che rendono meglio in animazione, ma è un difetto leggero che non mina la comprensione delle vicende.
Venendo alle note dolenti, purtroppo, devo bocciare in toto l’edizione italiana. Dire che è fatta coi piedi è un eufemismo. Il povero Yu-gi-oh ha attraversato numerose e spiacevoli vicissitudini (cambio di formato, cambio di testata e periodicità, lettering fatti coi piedi…) nel corso della sua pubblicazione nel nostro paese, e tuttora arranca, facendo capolino nelle nostre edicole e fumetterie ogni tot (numero indefinito e di non facile previsione) mesi e passando, ahimè, completamente inosservato a causa della pessima maniera con cui l’editore lo ha gestito sin dal principio.
Temo, oltretutto, che sarebbe persino difficile, per chi volesse approcciarsi alla lettura di Yu-gi-oh in italiano, recuperarne gli arretrati in maniera sistematica.
Il che è davvero un peccato, poiché Yu-gi-oh è una di quelle rare perle che ogni tanto, misconosciute ma lucenti, brillano nel mare magnum degli shonen manga. E, dato che io sono uno dei pochi eletti che hanno avuto la fortuna di poterlo seguire più o meno sistematicamente sin dagli esordi, permettete almeno a me di tesserne le lodi.
Punto di forza della storia è indubbiamente la sua grandissima originalità, che si evince già dal suo protagonista.
Non un integerrimo e forte combattente dai capelli scuri, ma un ragazzo pavido e sottomesso con dei capelli che definire assurdi è un eufemismo (sono di tre colori diversi e a forma di stella, non so se mi spiego!), che, a causa di un misterioso artefatto egizio, può, quando è arrabbiato o in difficoltà, far venire alla luce un suo doppio più sfrontato, violento e coraggioso, nonché dotato di arcani poteri.
Yugi, questo il nome del protagonista, si incamminerà per un’avventura straordinaria, che lo porterà a sfidare i personaggi più svariati nei giochi più improbabili, a venire in contatto con antichi misteri risalenti all’antico Egitto, ma, soprattutto, a conoscere moltissimi veri amici e il suo vero carattere.
Yu-gi-oh è un manga straordinariamente originale, che ha dalla sua moltissimi elementi affascinanti.
Riesce ad essere un originale connubio tra il fascino dell’antichità egiziana, con le sue piramidi, le sfingi, i canopi, gli ankh e il suo pantheon, e la modernità del Giappone anni ’90 con i suoi giochi di ruolo, videogiochi e card games.
Non è, come in molti credono e come la versione censurata dagli americani della serie animata lascerebbe supporre, una serie nata con l’unico scopo di vendere carte da gioco, ma è un gioco essa stessa, un gioco con il quale l’autore si diletta a suo piacimento, infilandovi riferimenti colti alla mitologia egizia e spensierati riferimenti alla pop culture giovanile del Giappone dei tempi moderni.
I personaggi di Yu-gi-oh son tanti, e l’autore riesce a caratterizzarli tutti.
Molti di questi rispecchiano gli archetipi caratteristici degli shonen manga d’azione. Avremo quindi il protagonista apparentemente invincibile e superdotato (Yugi), il rivale freddo e figo (Kaiba), l’amico apparentemente più debole ma più fedele degli altri (Jonouchi), la ragazza del protagonista (Anzu), il personaggio femminile più timido (Shizuka) e quello più provocante (Mai), il personaggio cool (Bakura), il gigante buono (Bobasa), il mocciosetto spocchioso (Mokuba) o tutta una serie di avversari convertiti al bene.Tuttavia, Kazuki Takahashi non si piega agli stereotipi e dipinge i suoi personaggi nel modo in cui vuole lui, approfondendoli man mano e dotandoli di singolari caratteristiche.
Yu-gi-oh è, del resto, uno shonen d’azione di Jump, e i lettori di Jump esigono i combattimenti. Ma l’originalità di Yu-gi-oh sta qui, nel fatto che i combattimenti si svolgono non a pugni e calci, ma tramite giochi. Questo rende gli scontri appassionanti, divertenti e variegati. E’ una boccata d’aria fresca nel panorama shonen vedere personaggi che, anziché picchiarsi, si scontrano con yo-yo, pupazzetti, Tamagotchi, videogames, roulettes russe, prove di coraggio, giochi di ruolo da tavolo e tutta una serie di originali, bizzarri, spesso violenti e pericolosi ma sempre affascinanti giochi.
Su tutte le tipologie di giochi qui presentate, poi, spiccano i duelli ad un gioco di carte collezionabili in stile Magic, che diventa il principale mezzo di combattimento tra i personaggi a partire dalla seconda parte della storia, non per un’idea premeditata dell’autore ma perché il gioco, fittizio, ha riscosso un successo tale tra i lettori da venir davvero realizzato e commercializzato e si è meritato una maggiore importanza nella storia, riuscendo perfettamente a incastrarsi nel solco già tracciato dal maestro Takahashi senza disturbare, ma anzi arricchendo, l’affascinante quadro di miti e leggende dell’antico Egitto su cui si basa la trama.
I combattimenti con le carte si rivelano così bizzarri, originali, accattivanti e, scopriremo leggendo, anche terribilmente appassionanti, con le loro strategie, imprevisti, colpi di scena, ribaltamenti, azzardi ed esiti imprevisti.
Punto focale della storia, ancor più dei giochi, dei combattimenti con le carte, è tuttavia la trattazione dei rapporti tra i personaggi, i quali vengono esasperati e caratterizzati magnificamente.
Fin dal titolo stesso del manga, che significa sì “Il re dei giochi” (con un ovvio riferimento al protagonista e alle sue particolari capacità), ma è anche assonante con la parola “yuujou”, “amicizia”, le cui due sillabe “yuu” e “jou”, peraltro, ricorrono nel nome dei due protagonisti <b>Yu(u)</b>gi e <b>Jo(u)</b>nouchi.
<i>C’è, ma non si vede</i>.
E’ una frase, questa, che ricorre a più riprese all’interno della storia, arricchendosi via via sempre di nuovi e più profondi simbolismi.
C’è ma non si vede la grande forza d’animo di Yugi, che viene nascosta dal suo carattere timido e sottomesso, e c’è ma non si vede il grande cuore del presunto teppistello Jonouchi, così come c’è ma non si vede (e non ha bisogno di artifizi particolari per essere espressa) l’amicizia che lega questi due personaggi e tutto il resto del cast.
Yu-gi-oh tutto è uno dei più sinceri e toccanti elogi all’amicizia che mi sia mai capitato di avere fra le mani ed è anche per questo, non solo per la genialità della trama e gli imprevedibili combattimenti con le carte, che è un piacere leggerlo, perché di tanto in tanto, quando uno meno se lo aspetta, ecco che ti piazza scene veramente toccanti, ed è impossibile restarne immuni o evitare di farsi scendere qualche lacrimuccia.
Originalissimi sono anche i disegni di Kazuki Takahashi, che ricordano spesso e volentieri, e ci scommetto che la cosa è voluta, le pitture, le sculture e i geroglifici dell’antico Egitto. E’ uno stile sporco, trasgressivo, particolarissimo, che può sembrare sgradevole ma è dannatamente d’effetto e, inoltre, si evolve (in meglio) in maniera impressionante man mano che la storia prosegue.
Purtroppo, pecca un po’ nella rappresentazione degli scontri tra i mostri delle carte, che rendono meglio in animazione, ma è un difetto leggero che non mina la comprensione delle vicende.
Venendo alle note dolenti, purtroppo, devo bocciare in toto l’edizione italiana. Dire che è fatta coi piedi è un eufemismo. Il povero Yu-gi-oh ha attraversato numerose e spiacevoli vicissitudini (cambio di formato, cambio di testata e periodicità, lettering fatti coi piedi…) nel corso della sua pubblicazione nel nostro paese, e tuttora arranca, facendo capolino nelle nostre edicole e fumetterie ogni tot (numero indefinito e di non facile previsione) mesi e passando, ahimè, completamente inosservato a causa della pessima maniera con cui l’editore lo ha gestito sin dal principio.
Temo, oltretutto, che sarebbe persino difficile, per chi volesse approcciarsi alla lettura di Yu-gi-oh in italiano, recuperarne gli arretrati in maniera sistematica.
Il che è davvero un peccato, poiché Yu-gi-oh è una di quelle rare perle che ogni tanto, misconosciute ma lucenti, brillano nel mare magnum degli shonen manga. E, dato che io sono uno dei pochi eletti che hanno avuto la fortuna di poterlo seguire più o meno sistematicamente sin dagli esordi, permettete almeno a me di tesserne le lodi.
Yu-gi-oh, la grande creazione nata dalla mente di Kazuki Takahashi.
Comincerò innanzitutto con l'enunciare le differenze fra la versione cartacea e quella animata.
Prima di tutto cambiano diversi nomi dei personaggi (Joey-Jono Uchi), così come quelli delle carte (cosa di cui non ho mai capito il motivo e sarei lieto che qualcuno me lo spiegasse), tranne alcune però che sono riportate in lingua inglese (come Blu eyes white dragon - Drago bianco occhi blu, o Black Wizard - Mago nero).
Anche certi duelli mi pare siano strutturati in maniera leggermente diversa. Per quei pochi che ho letto non ho potuto farci caso, ma forse nel manga viene riportata la versione originale giapponese, senza quindi quegli stravolgimenti e censure americane (che poi sono arrivate ovviamente anche da noi) come il regno delle ombre o la concezione del cuore delle carte che viene ripetuta fino alla nausea.
Nota importante: solo la prima serie dell'anime (con i personaggi Yugi, Kaiba, May ecc...) è tratta dal manga originale (questo), mentre la GX e la 5'DS sono inventate di sana pianta... e si vede, vista la pessima qualità che ne è uscita, sembra infatti di trovarci difronte ad un Yu Gi Oh "GT".
Quindi la storia è più che buona ed anche avvincente; purtroppo i duelli sono spesso prevedibili, trattandosi di un puro genere shonen, anche se risultano comunque sempre originali e ben architettati, al contrario di yu-gi-oh GX dove le partite sono tutte uguali con gli eroi elemntali.
I disegni però non sono il massimo, dato che spesso risultano troppo confusionari e "sporchi".
Per concludere il manga è abbastanza carino e soprattutto originale, ed ha riscosso giustamente molto successo.
Comincerò innanzitutto con l'enunciare le differenze fra la versione cartacea e quella animata.
Prima di tutto cambiano diversi nomi dei personaggi (Joey-Jono Uchi), così come quelli delle carte (cosa di cui non ho mai capito il motivo e sarei lieto che qualcuno me lo spiegasse), tranne alcune però che sono riportate in lingua inglese (come Blu eyes white dragon - Drago bianco occhi blu, o Black Wizard - Mago nero).
Anche certi duelli mi pare siano strutturati in maniera leggermente diversa. Per quei pochi che ho letto non ho potuto farci caso, ma forse nel manga viene riportata la versione originale giapponese, senza quindi quegli stravolgimenti e censure americane (che poi sono arrivate ovviamente anche da noi) come il regno delle ombre o la concezione del cuore delle carte che viene ripetuta fino alla nausea.
Nota importante: solo la prima serie dell'anime (con i personaggi Yugi, Kaiba, May ecc...) è tratta dal manga originale (questo), mentre la GX e la 5'DS sono inventate di sana pianta... e si vede, vista la pessima qualità che ne è uscita, sembra infatti di trovarci difronte ad un Yu Gi Oh "GT".
Quindi la storia è più che buona ed anche avvincente; purtroppo i duelli sono spesso prevedibili, trattandosi di un puro genere shonen, anche se risultano comunque sempre originali e ben architettati, al contrario di yu-gi-oh GX dove le partite sono tutte uguali con gli eroi elemntali.
I disegni però non sono il massimo, dato che spesso risultano troppo confusionari e "sporchi".
Per concludere il manga è abbastanza carino e soprattutto originale, ed ha riscosso giustamente molto successo.