Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.

-

Takehiko Inoue è tra gli autori più talentuosi che il settore fumettistico giapponese abbia mai prodotto. La sua carriera, iniziata nel 1988 come assistente di Tsukasa Hojo (“City Hunter”), dopo vent’anni in totale ascesa era giunta ad un momento di stallo a causa del blocco dello scrittore.
“Vagabond” la sua serie principale tra quelle in corso è infatti ferma dal 2014 e non accenna a proseguire, mentre “Real”, il suo manga seinen sul basket in carrozzina, dopo esser stato sospeso sempre nel 2014 si è riaffacciato soltanto nel 2020 sulle pagine di “Weekly Young Jump”, per poi venire nuovamente interrotto fino a data da destinarsi. “The First Slam Dunk” rappresenta dunque per Inoue l’occasione di tornare sotto le luci delle ribalta e riprendersi i grandi palcoscenici che gli competono.
A scanso di equivoci il suo ritorno mostra un artista in grande spolvero e perfettamente a suo agio anche sotto la nuova veste di regista, che si confà alle sue corde molto più di quanto era lecito attendersi da un maestro del fumetto.
Il mangaka reinterpreta il suo magnum opus con una regia virtuosa che sfoggia continui esercizi di stile, regalandoci una consecutio immagini al cardiopalma che riporta fedelmente su schermo l’incedere ritmato del suo capolavoro cartaceo.

Il protagonista del film non è Hanamichi Sakuragi, bensì il playmaker Ryōta Miyagi, il meno approfondito,finora, del quintetto titolare nel manga. L’epica sfida tra lo Shohoku e il Sannoh è il cuore pulsante del lungometraggio animato e copre il film per tutta la sua durata, intervallata sovente da flashback che forniscono approfondimenti sui protagonisti, specialmente sul tragico trascorso familiare di Ryōta, personaggio che brilla di nuova luce risultando rigenerato dalla rivisitazione di Inoue.
Gli spezzettamenti della partita, specialmente nella seconda parte, risultano un filino tediosi, finendo per togliere al match quel ritmo serrato dannatamente coinvolgente, nulla di compromettente ma sicuramente uno dei pochi “malus” da segnalare.
Rispetto all’opera originale c’è decisamente meno umorismo, non mancano i siparietti comici, ma non si avverte lo spirito scanzonato e demenziale che ha contraddistinto “Slam Dunk” negli anni, in favore di una sceneggiatura che si prende più sul serio donandoci anche qualche momento drammatico.

Dal punto di vista tecnico la CGI dona una resa visiva avanguardista e per lunghi tratti sbalorditiva, ogni gesto cestistico è riprodotto alla perfezione e vedere i giocatori esibirsi in numeri da fuoriclasse è una vera e propria gioia per gli occhi.
L’ibridazione tra 3D e 2D mette il lungometraggio in una dimensione di unicum dal punto di vista visivo, anche se lo switch genera agli spettatori più smaliziati un po’ di “spiacevole” stacco, sopratutto quando si passa in modo concitato dalla CGI 3D del campo al 2D classico degli spalti, cosa che potrebbe far storcere il naso ai feticisti dell’animazione tradizionale.
La ciliegina sulla torta di un clamoroso apparato tecnico è il comparto sonoro. All'ottima e variegata colonna sonora, si passa da motivi pop a psichedeliche musiche rock, dall’hip hop classico al punk sperimentale, si aggiunge l’incredibile cura verso i suoni dal campo.
Le scarpe che graffiano il parquet, i rimbalzi pesanti della palla, il “silenzio assordante” in cui si trattiene il fiato prima del “ciaff” di una tripla in sospensione, l’esplosione di giubilo della platea dopo un canestro importante, il tutto meticolosamente studiato e riprodotto per rendere al meglio l’intensa atmosfera di un match di basket.

Dopo uno sviluppo travagliato, durato tredici lunghissimi anni, e un trailer piuttosto asettico che non lasciava presagire a niente di miracoloso, “The First Slam Dunk” riesce nel suo intento di riportare in auge un’opera leggendaria, arrivando sul mercato come un fulmine a ciel sereno (nonostante il blasone) con tutte le carte in tavola per essere un nuovo trend setter, che dopo aver sbancato i botteghini giapponesi anela ad imporsi prepotentemente anche nel mercato americano ed europeo.
Grazie ai numeri di questo film il manga di Inoue sta vivendo una nuova golden age, figurando addirittura nella top 10 dei manga più venduti di questo primo semestre 2023.
“The First Slam Dunk” è un must per tutti gli amanti di “Slam Dunk”, ma grazie alla sua immediatezza, risulta perfettamente fruibile anche da chi non ha mai letto il manga originale.
Takehiko Inoue torna sui radar e lo fa in grande stile, con un canto d’amore verso il basket che riecheggerà a lungo nei cuori degli appassionati.

7.0/10
-

“Nessuno è nato imparato.”
È una frase che diceva praticamente sempre mia madre quando sbagliavo la prima volta una cosa, come fare una lavatrice o mettere al posto giusto dei panni. Al secondo errore arrivava una ciabatta a 200 km/h dalla parte opposta della casa, ma questa, è un’altra storia.
Però, effettivamente, non è un concetto sbagliato: tutti, da sempre, siamo stati “imboccati” da qualcuno più esperto nello svolgere una determinata azione, anche le più basilari, come mangiare o bere quando si è piccoli, o capire in anticipo gli stimoli e recarsi al vasino e non farsela addosso. Ma non solo in età puerile, anche, per esempio, affrontando una nuova sfida come un nuovo posto di lavoro o un cambiamento importante di scuola, qualcuno ci ha dato qualche consiglio per adattarci e migliorare la nostra personale esperienza. Così è stato avvicinandoci a uno sport: chiunque abbia iniziato a praticare il calcio sognava di diventare il proprio idolo, ma ha dovuto prima imparare le regole di questo gioco, incontrando anche alcune difficoltà nell’applicazione dei concetti.
In anime e manga spokon, invece, pare spesso che i protagonisti dell’opera siano delle specie di fenomeni nati, capaci di qualsiasi impresa, anche le più ardue. Holly (o Tsubasa, come volete) era destinato a fare il 10 da neonato, Hanamichi arriva a schiacciare quasi subito, Ryoma Echizen viene da subito mostrato come il nuovo Federer, così come Takumi Fujiwara guida come Miki Biasion. Ma non si dovrebbe essere delle ‘seghe’ all’inizio?

Ora apriamo un altro discorso. Si dice che lo sport più massacrante sia il triathlon, inventato apposta unendo tre delle discipline più logoranti esistenti. Ma come sport di squadra? A questo quesito, la mia risposta è una sola: la pallanuoto. Perché? Presto detto: quando si è stanchi, in altri sport ci si può fermare un secondo come singolo, o rallentare i ritmi del gioco per permettere di “far rifiatare i compagni”. Ma nel waterpolo, come viene detto dagli anglofoni, come puoi anche solo immaginare di poterlo fare? Un’azione dura trenta secondi come nella pallacanestro, poi bisogna riattraversare a nuoto il più veloce possibilmente il campo, poi bisogna riuscire ad emergere fino alle cosce dall’acqua senza toccare il fondo per poter effettuare un tiro, un passaggio o un bloccaggio difensivo. E se sei stanco, voglio vedere se puoi permetterti di smettere di stare a galla: in questo tipo di competizione, hai sempre l’acqua alla gola. Poi lasciamo stare i falli: non sono praticamente mai fallo gli scontri fisici sul portatore di palla. Unite tutto ciò che ho scritto prima e ditemi se è uno sport per mezze cartucce...
E in questa magnifica disciplina, l’Italia vanta una lunga tradizione, sia come nazionale, che come club: difatti, la squadra più titolata al mondo è la Pro Recco, team dell’omonimo paese ligure di meno di 10000 abitanti. La compagine della provincia di Genova è attualmente campione d’Europa e vanta il record di ben nove Champions League vinte, oltre che sei Supercoppe Europee e trentatré scudetti... Insomma, una macchina da guerra.

Ma tutta ‘sta manfrina a cosa serve? Semplice: a presentare l’estremo opposto a ciò che è la Pro Recco.
Ecco quindi che ci arriva in soccorso un anime originale di dodici episodi, prodotto dallo studio MAPPA, scritto, diretto, sceneggiato, composto e anche animato da Masafumi Nishida, ovvero il creatore di “Tiger & Bunny”. Faceva anche i caffè allo staff e puliva lo studio, quasi. Insomma, uno spokon, appunto sulla pallanuoto, passato inosservato durante la stagione primaverile 2021.
Partiamo con una brevissima recensione generale: l’anime nel complesso è... non indimenticabile, abbastanza medio. Si passa da buone animazioni a osceni momenti di CGI usata con il fondoschiena. I personaggi sono anch’essi normali. A parte il protagonista e pochissimi altri, alcuni sono dei veri e propri cliché viventi o a volte persino dimenticati. Anche le ambientazioni deficitano un po’, sinceramente. Allora perché sto qui a parlarvene, se pare essere così banale? Perché, per me, la sua grandiosità (si fa per dire) sta nell’idea di fondo dietro all’anime.
La storia narra del rinato club di pallanuoto del liceo Yamanami, ovvero una squadra di... scarsoni. Da un minuscolo club, senza allenatore, in cui i giocatori sono in numero giusto appena per fare una partita e nel quale solo due hanno giocato in precedenza, cosa ci si dovrebbe aspettare?

Perché non è solo una questione di saper giocare o meno: è proprio un problema sopravvivere a una partita intera. Chi non ha mai praticato la pallanuoto, anche se fosse una persona super in forma o molto abile nel nuoto, farebbe un’enorme fatica a sostenere questi folli ritmi, dove anche stare a galla diventa un problema, figurarsi giocare bene. È un po’ come giocare a calcio su un campo minato con delle scarpe di cemento, mentre dei cecchini sparano a vista, insomma. E come vuoi che giochino dei novellini quattordicenni? Male, malissimo. Giustamente, quest’Armata Brancaleone le prende anche da una squadra delle elementari: la pallanuoto è una questione di coesione, intelligenza, risparmio delle energie e abnegazione, dovuta soprattutto ai massacranti allenamenti. Anche se più piccoli, sette bambini ben allenati potrebbero battere tranquillamente tutto lo staff di AnimeClick.it. Non solo per loro bravura, ma perché noi daremmo forfait alla fine del primo tempo. Insomma, giustamente quest’anime ci fa cadere dal pero: lo sport è sudore, tanto sudore.
Ma non è solo questa grande idea a dare un valore aggiunto a un anime altrimenti molto sciatto: ci sono altri picchi di realismo che ridimensionano le nostre idee fantasiose su questo sport.

Una piccola chicca che mi è molto piaciuta è la triste crudezza che rappresenta l’interesse verso questo magnifico sport: nell’anime vengono presentate “solamente” tre squadre. Perché? Perché sono quelle che partecipano alle qualificazioni nazionali di Okayama. Okayama la città? No, la prefettura. Giustamente, adeguandosi alla realtà, la pallanuoto viene mostrata con tutta la sua popolarità: tre squadre solamente si contendono un titolo regionale. E solo una è per caso la squadra campione del Giappone: le altre due sono classiche squadre materasso. Quindi, neanche c’è troppa competizione: le grandi formazioni sbancano sempre nei loro piccoli tornei agonistici.

Insomma, bello tutto, ma per una volta si vede un anime che riporta a terra noi botole viventi, ricordandoci di quanto facciamo schifo e che non è tutto così facile come sembri. Poi, oh, se avete una forza di volontà e il sogno di entrare nel Settebello (il soprannome della nazionale italiana di pallanuoto, eh, non il preservativo), ben venga: fa bene al vostro corpo e potreste anche sentirvi realizzati. Ma per una volta viene mostrato cosa sia realmente un determinato sport, senza idilli vari. Sudore, fatica e, a volte, sangue (o edemi polmonari e ipossia, in questo caso...).

6.0/10
-

«All Out!!» è un anime tratto da un manga scritto e disegnato da Shiori Amase, che riesce a trasmettere allo spettatore il piacere di uno sport particolare.

Kenji Gion si ritrova suo malgrado coinvolto nel club sportivo di una squadra di rugby della sua scuola. Non conosce minimamente le regole della disciplina e, per quanto sia muscoloso, la sua statura non lo renderebbe adatto a praticare questo sport, ma di fronte al suo incredibile entusiasmo gli viene offerta una possibilità. Del resto nessuno crede in questa squadra, a partire dal responsabile che quasi li deride. Non solo non si sono mai qualificati per le nazionali (le Hanazono, nome della competizione nazionale, anche se per meglio dire è il nome dello stadio dove si giocano le partite conclusive), ma non sono neanche arrivate a essere fra le migliori otto della loro prefettura. A loro serve una vera guida, un vero allenamento, ma tutto questo non è detto che basterà.

Rugby a 15, ovvero quindici personaggi da caratterizzare e avendo tempo a sufficienza la serie riesce abbastanza bene in questo difficile intento: oltre al simpatico Kenji Gion abbiamo il possente Takuya Sekizan dai capelli impossibili, lo scaltro Etsugo Ōharano, il bonaccione Mutsumi Hachiōji, il timido Sumiaki Iwashimizu... durante la serie ci sarà modo di approfondire la loro conoscenza, soprattutto di alcuni di loro dove vedremo degli interessanti flashback, peccato che altri non saranno egualmente approfonditi. Considerando gli avversari Zanba Ryuujin, dagli occhi tipici di un vampiro, è il personaggio meglio riuscito, altri ben caratterizzati sono i fratelli Kirishima, Sekito, dal passato imprevedibile, e Kokuto.

A chiunque conosca «EyeShield 21», il manga/anime più celebre che tratta dello stesso sport e voglia fare paragoni, devo dire che c'è una sostanziale differenza tra le due serie... In entrambi si assiste a scene di gioco veramente emozionanti ma in «All Out!!» tutto rimane decisamente reale (tranne i capelli di Takuya Sekizan), non c'è spazio per tecniche assurde e vincere un incontro non è mai scontato.

"Un buon giocatore è quello che riesce a entusiasmare il pubblico".
Una frase che racchiude in realtà il pensiero dell'autrice. Inizialmente impariamo il gioco attraverso le domande di Kenji, il tutto viene spiegato così anche chi, come me, conosceva ben poco dello può appassionarsi alle azioni e dopo... ti appassioni a quelle azioni. Per quanto ogni elemento della squadra sembra veramente forte agli occhi dello spettatore, non è che siano così forti in realtà, ma riescono benissimo a trasmettere la loro voglia di fare, di vincere, di mostrarsi capace di sfidare chiunque, una squadra che odia essere sottovalutata, persone che gridano di esserci e che riusciranno a sconfiggerti se dovessi sottovalutarle.

Eppure il realismo dell'opera non dimentica un qualcosa che esiste nel mondo: il mondo è così grande che puoi incontrare anche elementi di fronte a cui allenamenti e impegno non sembrano avere rilevanza, un qualcosa che possiamo definire come forze della natura.

Lato doppiaggio segnalo l'ottima interpretazione di Taiten Kusunoki (Leonardo Burns di «Fire Force»). Buone le animazioni grazie alle quali la tante azioni di gioco risultano fluide e sempre ben comprensibili. Disegni eccellenti, musiche quasi anonime che si dimenticano facilmente, tranne le opening (la prima "Flower" dei Lenny code fiction e soprattutto la seconda, molto urlata, "Seija no Koushin" dei CIVILIAN)

Il manga da cui è tratto conta 17 volumi ed è terminato nel 2019. La serie copre una settantina di capitoli di fronte ai 123 totali. Sono trascorsi diversi anni da allora e non si è mai parlato di un seguito animato, ma a chi ha amato questa serie quello che manca non aggiunge nulla di rilevante. Una serie senza quella conclusione che desideriamo, un peccato, ma non per questo non merita di essere vista e vissuta. Il messaggio che l'autrice vuole trasmettere arriva ugualmente, ma rimane quel gusto amaro che non riesci a toglierti.

Non è una storia di campioni invincibili, è una storia reale, fatta di persone e situazioni reali che si impegnano, si sforzano di ottenere il più semplice dei riconoscimenti... Ragazzi che amano davvero inseguire una palla ovale in quello strano sport chiamato rugby.

Consigliato a chi piace il rugby e a chi, nelle serie sportive, cerca il realismo e le belle giocate.