Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.

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Di norma i mangaka cercano di scrivere protagonisti con cui il lettore medio si possa rispecchiare, non è però il caso di "Houseki no Kuni" (all'americana "Land of the Lustrous"), poiché il protagonista Phospophilite è una forma di vita minerale, assessuata e praticamente immortale: Phos è una gemma e ben poco ha da spartire con il lettore, tranne forse la sua giovane età. Phos infatti è una giovanissima gemma di 300 anni, ancora ingenua, indecisa ed entusiasta, temperamento che cambierà molte volte attraverso la sua lunghissima vita-minerale.

Durante l'infanzia di Phos l'umanità è già estinta da molto tempo e tre diverse specie abitano il mondo: le gemme che risiedono sulla terra, gli Admirabilis che risiedono nel mare, e i lunari che risiedono nelle numerose lune che dopo svariati impatti con corpi celesti, la Terra ormai possiede. Fra i lunari e le gemme da molto tempo esiste una faida in corso, con i primi che periodicamente compaiono dal nulla è cercano brutalmente di infrangere e riportare sulle loro lune le gemme in pezzi.

Sotto questo aspetto iniziale, "Houseki No Kuni" assomiglia ad un'altro manga della sua epoca: "L'Attacco dei Giganti". In entrambi i manga abbiamo una situazione di assedio al Castello, in cui attraverso molta azione, un gruppo deve periodicamente difendersi da estranei che attaccano per motivi completamente oscuri, ed entrambi i manga hanno un luogo fisico che il protagonista deve raggiungere per ricevere lo spiegone del mondo narrativo. In "Houseki no Kuni" questo luogo è la Luna. E dopo questo punto di svolta che il manga calerà nella sua componente di azione, per concentrarsi su personaggi molto ben scritti e bene analizzati. Primo fra tutti il centralissimo Phospophilite.

Phospophilite, come accennato all'inizio della recensione, è in piena formazione di se stesso e cambierà molte volte, non solo psicologicamente, ma anche fisicamente. Come una nave di Teseo, Phos perderà molte parti del corpo che lo compongono sostituendole con altri tipi di pietre e minerali, affiancando quindi durante la sua maturazione ad un cambiamento psicologico un cambiamento più visibile e fisico. Tanto che già a metà della storia Phospophilite risulterà praticamente irriconoscibile rispetto all'inizio. I sette diversi materiali che compongono la Phospohilite maturata sono un riferimento ai Sette Tesori del Buddismo, che sono appunto sette diverse pietre.

I riferimenti al buddismo importantissimi per la trama, sono purtroppo da me incommentabili, vista la mia conoscenza in materia estremamente superficiale. Mi limito a rivelare che nonostante qualche colpo di scena, la destinazione di questo viaggio appare velocemente abbastanza chiara, e in linea con la religione buddista, ma anche se la meta è chiara il piacere del viaggio sta nel viaggio stesso e quindi il finale per quanto molto lineare risulta pienamente soddisfacente, probabilmente proprio perché non si è voluto strafare con una tossicodipendenza da plot twist che portano diversi autori moderni ad incartarsi da soli.

Quando la filosofia di fondo e le caratterizzazioni dei personaggi sono solide, anche una storia chiara può risultare entusiasmante, in ogni sua parte, cosa che rende "Houseki no Kuni" un manga gradevolissimo dal primo all'ultimo capitolo.

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Quando ho iniziato a leggere 'My genderless boyfriend' di Tamekou, autrice più nota per opere yaoi, avevo delle aspettative un po' diverse, che sono state disattese da una trama che parte in maniera frizzante e si sviluppa mantenendo toni leggeri da commedia romantica, piacevole da leggere, a suo modo divertente, ma senza particolari pretese, dove non si approfondiscono questioni di fluidità di genere e relative problematiche.

Serie che si risolve frettolosamente in cinque volumi, mentre la tematica sarebbe molto più complessa di come ci viene presentata qui; sarebbe stato interessante sviluppare di più personaggi e situazioni, che restano all'acqua di rose e non acquistano mai spessore psicologico. I protagonisti si muovono nel mondo dei social, nell'ambito della moda, fatta di vestiti, trucchi, lancio di fenomeni mediatici e di costume, presentando un mondo scintillante, rutilante e colorato, in apparenza innocuo, dove contano le visualizzazioni e il gradimento del pubblico, che si lascia sedurre da fenomeni di costume, personaggi e idol costruiti ad arte, che spariscono nell'arco di una stagione, al massimo due.

Questa per me è stata la parte più noiosa, non avendo io alcun interesse per l'aspetto puramente social della comunicazione, che oggi va per la maggiore.
Meguru Soma è un ragazzo dal fascino particolare che lavora nell'ambito della moda, un modello che adora vestirsi, truccarsi e curare la propria immagine, dotato di un aspetto delicato e femmineo, eterosessuale legato sentimentalmente ad una ragazza dall'aspetto pressoché ordinario, Wako Machida, office lady che lavora nella redazione di una rivista, innamoratissima del suo ragazzo, e pronta a supportarlo in modo quasi maniacale.

Le parti del manga che mi sono piaciute di più sono le interazioni quotidiane e affettuose della coppia di fidanzati, conviventi innamoratissimi, pronti a sostenersi l'un l'altro, comprensivi e pieni di tenerezze, sempre positivi, allegri e sorridenti, social/dipendenti, forti di un'unione di anime e intenti che pare perfetta, forse troppo; è così che la mangaka li descrive in una storia dove una trama vera e propria quasi non esiste, a beneficio di una serie di bei ragazzi che appaiono e scompaiono, privi di carattere, affascinanti nel tratto, ma anonimi come Kira, un modello genderless, Sasame componente degli Unicorn Boys insieme a Meguru, coppia di idol costruiti sulla pura immagine estetica, ma dotati di scarsi e reali talenti.

Una commedia che si sviluppa con leggerezza, illustrando le apparenze, la superficie delle cose senza svelare i retroscena, forse si prende in giro bonariamente, ma non prende posizione su nulla e in sostanza non va da nessuna parte. Un ambiente edulcorato dove non c'è tensione, invidia, competizione o difficoltà, tutti elementi assenti nella storia, che l'avrebbero resa più interessante, concreta e magari un poco più profonda. Nonostante le apparenze, Meguru è un giovane con la testa sulle spalle, sempre corretto, che si impegna seriamente in quello che fa, deciso comunque a inseguire il suo sogno, alla fine, capace di comprendere quale sia la strada giusta da seguire, sempre insieme alla donna che ama. Wako è una donna che ama il suo lavoro e lo fa con grande impegno ed energia, lo stesso impegno che mette nella sua relazione con Meguru; la cosa più bella è questa accettazione dell'altro per ciò che è, il rispetto delle sue scelte autonome, forse il messaggio più importante, più vero e reale di tutta la serie, puntando l'attenzione sulla quotidianità di due persone che vivono semplicemente felici di ciò che hanno, tanto o poco che sia.

Sprazzi di realtà fanno capolino, cambi di percorso e di vita, ma tutto si affronta andando avanti insieme, con amore, coraggio e fiducia nel futuro.
I disegni della mangaka sono senza dubbio molto belli, le copertine coloratissime, il tratto è affascinante e le tavole sono pulite e lineari, una grafica che da sola regge una trama scarna. La mia impressione generale è che l'autrice abbia suggerito un' immagine ideale 'favolistica' di un mondo e di una società che ha abbattuto le differenze di genere e le accoglie come 'normalità'.
Meguru e Wako vivono in una bolla. Peccato che nella realtà non tutto è così semplice, immediato, o 'pulito', e sarebbe stato interessante scorgere qualcosa all'esterno di quella bolla, vedere le influenze e gli scambi.
Una lettura dolce, piacevole che non richiede grossi sforzi, ma quanto sarebbe stata più vera e profonda, se l'autrice avesse osato pestare di più il pedale della verosimiglianza, un po' meno quello della favola, per me sarebbe stata una lettura molto più coinvolgente.

Voto 6 e mezzo.

6.0/10
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Ammetto di essere un po’ in difficoltà a recensire “Mushishi”, apprezzatissimo seinen di Yuki Urushibara, pubblicato originariamente tra il 1999 e il 2008, per un totale di 10 volumi. Difficoltà che attribuisco al peso di dover descrivere un parere non entusiasmante su un’opera amata ed elogiata apparentemente da tutti, della quale fino a questo momento non ho ancora sentito un’opinione anche solo moderata. Ma d’altronde si sa che a volte una grande aspettativa può tramutarsi in una grande delusione se l’opera che leggiamo non ci soddisfa come ci saremmo immaginati. Cercherò quindi di descrivere questa delusione, evidenziando comunque le qualità di una manga indubbiamente valido, ma che alla fine mi ha lasciato ben poco.

In primo luogo, “Mushishi” è totalmente strutturato attraverso vicende autoconclusive, il che sia ben chiaro non è un difetto di per sé, ma purtroppo è una caratteristica che con le dovute eccezioni, faccio sempre fatica a digerire. Purtroppo, quest’opera non è rientrata tra le eccezioni. È chiaramente un mio limite, ma soprattutto quando si parla di storie serie e impegnate, da un punto di vista tematico, sociale o morale, faccio fatica a rimanere interessato per un discreto lasso di tempo se non ho anche solo una piccola prospettiva nello sviluppo delle vicende, dei personaggi o del contesto in cui si ambienta la storia. Naturalmente, il fatto che in “Mushishi” ogni capitolo sia del tutto autonomo ha permesso all’autrice di sbizzarrirsi nella creazione di vicende diverse e particolari, rinnovando il tipo di racconto e spaziando nella costruzione degli eventi. Purtroppo, qui è arrivato il secondo boccone amaro per me. Se è vero che “Mushishi” è un’opera potenzialmente dal forte impatto emotivo, al tempo stesso devo confessare che il 90% delle storie raccontate mi hanno lasciato del tutto indifferente. Sia ben chiaro, alcuni capitoli sono davvero degni di nota e in generale in storie di questo tipo è sempre lecito aspettarsi che ogni tanto vi sia qualche vicenda meno ispirata del solito. Ma la maggior parte dei racconti non mi ha trasmesso nulla ed è un fatto (totalmente soggettivo) che non posso trascurare nella mia valutazione. Riconosco comunque la bravura di non eccedere in una facile retorica che avrebbe potuto rovinare dei racconti spesso affascinanti proprio per la loro naturalezza e per l’armonia che si respira nella narrazione.
Benché l’opera mi abbia complessivamente deluso per i motivi sopracitati, vi sono comunque numerosi pregi che ho riscontrato e che credo sia corretto riportare. Il disegno è davvero bello è suggestivo, riesce a valorizzare con efficacia un mondo in parte mistico e surreale come quello dei mushi. E qui è giusto sottolineare la grande originalità che sta dietro a un immaginario pieno di sfaccettature e interpretazioni. In generale l’atmosfera del manga è molto riuscita, rilassata, pacifica e anche poetica.

Nonostante le indubbie qualità dell’opera in questione, la mia esperienza con questo manga è stata perlopiù deludente. Le alte aspettative verso un titolo così amato spiegano solo in minima parte una delusione che attribuisco soprattutto alla difficoltà di apprezzare delle vicende che per quanto suggestive, rimangono perennemente fine a sé stesse, senza offrire prospettive e una minima progressione agli eventi. Ma il vero tassello mancante per apprezzare questa lettura per me è stata la componente emotiva. Non ci posso fare nulla, ma la maggior parte dei racconti presentati non mi hanno coinvolto emotivamente e il più delle volte li ho letti in un modo un po’ forzato e distaccato. Sarebbe ingiusto dare un’insufficienza a un opera cosi ben realizzata sotto il piano artistico solo per una questione di puro gusto personale, ma per lo stesso motivo, non mi sento di andare oltre nella valutazione.