Il progetto Sailor Moon Crystal, iniziato nel 2014 e proseguito con alterne fortune e in vari formati, si è concluso nell’estate 2023 coi due film Sailor Moon Cosmos, adattamento dell’ultima parte del manga di Naoko Takeuchi. Netflix li ha recentemente distribuiti a livello mondiale, perciò si può dire che i fan stranieri abbiano visto la conclusione della saga di Sailor Moon Crystal dopo esattamente dieci anni dall’inizio.
Quando si parla di Sailor Moon Crystal, o di Sailor Moon in generale, viene spontaneo e inevitabile contare gli anni, quelli che ci separano da quando abbiamo conosciuto quest’eroina dai buffi capelli biondi, e fare un po’ il punto delle nostre rispettive vite.
Sailor Moon Cosmos è l’apoteosi di tutto questo, un po’ perché rappresenta il trentesimo anniversario della serie (qualche anno in più per i giapponesi, qualche anno in meno per noi in Italia), e un po’ perché è la conclusione della serie e il punto di arrivo della sua protagonista. Trent’anni fa, i nostri anni si contavano solo con le unità e adesso sono triplicati. Che n’è stato dei bambini che eravamo allora? Cosa sono diventati? Mentre ci interroghiamo su questo, anche la nostra Usagi pian piano è cresciuta, diventando una persona molto diversa (ma non troppo) dalla ragazzina svogliata, pigra e fifona che era all’inizio.

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La storia, per chi conosce Sailor Moon, è più o meno nota, essendo quella di SailorStars (nota come Petali di stelle per Sailor Moon in Italia): Usagi e Mamoru sono costretti a separarsi temporaneamente, dato che quest’ultimo si reca negli Stati Uniti per un soggiorno studio, proprio quando una nuova minaccia si profila all’orizzonte, quella di Galaxia, guerriera Sailor corrotta che mira a impadronirsi dei Sailor Crystal, la fonte della vita delle guerriere, per diventare la più potente dell’universo. Ovviamente, chi sarà in possesso del Sailor Crystal più potente dell’universo e perciò principalmente bramato dalla nuova nemica? Indizio: questo cristallo è d’argento e lo conosciamo già…
Parallelamente all’attacco di Galaxia, compaiono anche diversi altri personaggi: i fascinosi idol Three Lights, le misteriose Sailor Starlights, la principessa Kakyuu e ChibiChibi, bimba venuta da chissà dove che non sa parlare e custodisce misteriosi poteri.

 

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Una storia già nota di cui cambiano, però, il modo di raccontarla e numerosi particolari. Le differenze fra il manga (e dunque Cosmos che ne è un adattamento) e la vecchia serie animata anni ‘90 sono molteplici, pur mantenendo la stessa storia di base. SailorStars, in linea con le altre vecchie serie animate di Sailor Moon, giocava molto col meccanismo del mostro della settimana, con le sottoposte di Galaxia che attaccavano persone qualunque, finendo per trasformarle in mostri, mentre cercavano i Sailor Crystal dentro di loro. Forti erano anche gli elementi scolastici (con Usagi e le altre che entravano al liceo e dovevano gestire la loro nuova vita da studentesse delle superiori), comici (con continue gag e mostri ridicoli) e romantici (con Usagi che, tolto di mezzo Mamoru, instaurava un rapporto con Seiya dei Three Lights). Sailor Moon Cosmos, al contrario, è espressamente costruito come la conclusione di Sailor Moon, perciò non perde tempo più di tanto e si lascia ben presto alle spalle vita scolastica e gag per gettarsi in una devastante battaglia finale.

 

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Se con la saga Dream (raccontata nei due film Sailor Moon Eternal), la serie aveva fatto un piccolo passo indietro, prendendosi del tempo per sondare l’animo dei personaggi già noti, i loro sogni, le loro paure, con Cosmos mette il turbo ed espande il suo universo narrativo fino, appunto, alle estremità del cosmo. La mitologia delle guerriere Sailor, sinora ristretta solo al nostro sistema solare, viene espansa con innumerevoli nuovi elementi: non solo astri e pianeti del sistema solare hanno la loro guerriera Sailor, ma vengono introdotti nuovi pianeti, inventati dall’autrice, protetti da tantissime nuove guerriere; vengono spiegate le origini e gli scopi delle guerriere Sailor; vengono rivelati nuovi colpi di scena su personaggi che conosciamo già e altri compiono un percorso di crescita.
La carne al fuoco è tanta, forse troppa, la prima ora di film butta nel calderone (pun intended, chi ha visto i film fino alla fine capirà) un sacco di informazioni e nuovi personaggi apparentemente scollegati fra loro, e il tempo per spiegare tutto per bene è poco, quindi lo spettatore, anche quello che conosce già la storia e quindi sa già tutto, si sente un po’ frastornato. In realtà, fa tutto parte di un disegno più grande e andando avanti con la visione tutto torna al suo posto. Stars già nel manga era una saga breve, compatta, frenetica, concisa, che il precedente adattamento animato aveva allungato e ammorbidito, rendendola però meno drammatica e modificando in maniera netta molti elementi della trama originale. Il formato di due film adatta fedelmente il manga e ne mantiene il ritmo serrato, dove gli eventi e i drammi si susseguono l’un l’altro senza sosta. Da un lato, questo un po’ disorienta lo spettatore e toglie molto ai personaggi, che non hanno tanto tempo per venire caratterizzati a fondo, ma dall’altro contribuisce a creare un’atmosfera opprimente e drammatica. E’ la battaglia finale, una guerra devastante contro una nemica che non si fa problemi a eliminare facilmente chiunque, non c’è tempo da perdere correndo dietro ai ragazzi o combattendo scontri comici contro nerboruti giocatori di football americano in gonnella o vecchietti su cavallucci di legno come nella vecchia serie animata.

 

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Più di ogni altra cosa, Sailor Moon Cosmos è il film di Sailor Moon. Già il titolo, chi conosce la storia del manga capirà, ce lo dice chiaramente. L’autrice sottopone la sua eroina alla prova più dura mai affrontata, privandola di tutto: del fidanzato, delle amiche (come osate farmi un intero film praticamente senza Mercury?), della figlia, dei personaggi nuovi appena conosciuti, della speranza, nel dubbio persino dei gatti che non si sa mai. Lo scontro fra Sailor Moon e Galaxia è devastante, con quest’ultima che uccide personaggi secondari come mosche e sembra davvero invincibile. A volte, nel film, l’eroina cadrà preda dello sconforto. A volte, ed è molto raro per Sailor Moon e in completo contrasto con la serie anni ‘90 dove l’eroina rifiutava lo contro con Galaxia, proverà rabbia nei suoi confronti e sarà determinata a fargliela pagare. Ma, nonostante tutto, Sailor Moon resta fedele a se stessa, in quel ribaltamento di ruoli già visto in Sailor Moon Eternal con Mamoru secondo il quale le guerriere Sailor combattono per proteggere Moon, e Moon, convinta di non valere niente senza di loro, in realtà è per le compagne che combatte. Ed è così anche qui, dato che lo scopo ultimo della guerriera sarà non la distruzione della sua nemica ma, anche stavolta, il combattere per le compagne, con l’incrollabile convinzione che sarà possibile riportarle da lei alla fine di tutto. Sailor Moon Cosmos porta all’estrema sublimazione la sua eroina, facendole compiere il tassello definitivo del suo percorso di crescita, pur facendola nel profondo restare sempre fedele a ciò che è sempre stata e al motivo per cui tutti sono (siamo, sotto sotto) innamorati di lei.
L’abbiamo conosciuta come una ragazzina fifona, pigra e svogliata, che alla prima battaglia frignava generando ultrasuoni e aveva bisogno dell’aiuto di Tuxedo Kamen per battere il nemico. Dieci, trent’anni dopo, quella ragazzina è posta innanzi a una difficilissima scelta: eliminare per sempre il male dal mondo a costo di perdere le amiche, o salvare le amiche ma senza eliminare definitivamente il male? Se conosciamo anche un minimo Sailor Moon, sappiamo bene cosa ha scelto, sappiamo che è stata la scelta giusta e questo ci ha ricordato ancora una volta perché ci siamo innamorati di lei, di quella che è allo stesso tempo una ragazzina come tante e la guerriera più potente dell’universo. Nel corso delle cinque saghe di Sailor Moon, un sacco di nemici hanno cercato di impadronirsi del suo potere per scopi malvagi, ma noi sappiamo bene che non sarebbero mai comunque stati in grado di usarlo, dato che il potere di Sailor Moon nasce proprio dal suo essere una ragazzina come tante, che vuole un bene incondizionato alle persone che la circondano, riesce a cambiarle e si batte per proteggerle. Studentessa, amica, guerriera, eroina, mamma, principessa, regina: Sailor Moon è tutte queste cose insieme, ed è questo a far di lei un personaggio tanto straordinario, amato da chiunque ci abbia a che fare.

 

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La storia del film si concentra volutamente solo su Usagi, con le sue amiche assenti per tre quarti del film e i personaggi nuovi che hanno un ruolo molto risicato anche se funzionale allo sviluppo della storia. Suo è il punto di vista, suo è il percorso di accettazione del lutto, suo lo scontro finale, suo l’happy ending. Spicca però anche Galaxia, nemica carismatica, potentissima e temibile, peraltro anche bellissima a livello grafico in entrambe le sue versioni (con armatura e capelli raccolti, e in deshabbillé con capelli sciolti). Inoltre, paradossalmente, chi l’avrebbe mai detto, alcune delle scene più emozionanti ed esaltanti sono dedicate a Chibiusa. Quella che nelle prime apparizioni era il non plus ultra del bimbofastidio Toei è in Sailor Moon Cosmos una guerriera consapevole del suo ruolo, capace di diventare un graditissimo deus ex machina in un momento di sconforto dell’eroina principale.

 

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Sailor Moon Cosmos sfrutta ogni mezzo a sua disposizione per farci tornare indietro nel tempo, per ricordarci quand’eravamo piccoli, cos’era Sailor Moon al tempo, perché ce ne siamo innamorati. Il character design di Kazuko Tadano, già rodato nel precedente Eternal e qui per la prima volta alle prese con personaggi che nella vecchia serie erano stati disegnati da Katsumi Tamegai, è ancora una volta quanto di meglio potessimo chiedere a un’incarnazione anni 2020 di Sailor Moon, che deve sì essere moderna ma anche strizzare più di un’occhiata allo stile originale anni ‘90. Risulta così elegante e piacevole all’occhio, perfettamente in linea con ciò che si può fare oggi nel rendere un anime originariamente anni ‘90. Si gioca tantissimo con la vecchia serie, da più punti di vista, ripescando con nuovi arrangiamenti tracce storiche come “Moonlight Densetsu” e “Sailor Star Song”, le cui sequenze video pescano a piene mani dalle vecchie opening, rivisitandole con l’aggiunta di nuovi personaggi o con i costumi potenziati delle guerriere. Molte sequenze di trasformazione o attacchi sono ancora quelle storiche, rivisitate con un nuovo stile grafico, o ad esse si ispirano: nel corso dei due film, Sailor Moon si trasforma tre volte e ogni volta la trasformazione è diversa, ripescando qua e là da sequenze che i fan di vecchia data conoscono bene. E ancora, la resa di certi attacchi ricorda molto quella della serie storica; le gag e il modo in cui i personaggi si deformano nei momenti comici vengono proprio dritti dritti dalle pagine disegnate da Naoko Takeuchi; la canzone dei Three Lights è ancora “Nagareboshi e”, sia pure con un nuovo arrangiamento.
Dal lato grafico, questa commistione di retrò e moderno funziona, la resa animata rende molto più chiare certe sequenze del manga e i combattimenti, forti di decenni di Precure, ormai sono fluidi e molto belli da vedere, anche se il Sailor Moon di Naoko Takeuchi ha sempre puntato più sull’interiorità dei propri personaggi che sulla spettacolarità e il dinamismo delle scene d’azione, e Cosmos non fa eccezione. Determinate scene di trasformazione sono completamente nuove, non ricalcate su sequenze della vecchia serie, e sono davvero belle a vedersi, come quella di Chibiusa, che dimostra quanto negli anni Precure abbia fatto scuola, o quella delle Sailor Starlights, che qui non devono cambiare sesso come nell’anime anni ‘90 (sono sempre donne, ma si fanno passare per uomini, nella forma civile) quindi si trasformano ballando il tip tap e volteggiando nel cosmo ma senza mostrare il cambiamento del loro corpo (che non avviene) come nella vecchia versione.

 

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La colonna sonora è, ancora una volta, affidata a Yasuharu Takanashi, che per la sua ultima composizione dedicata a Sailor Moon devia dai suoi abituali cori e gorgheggi (forse per differenziarsi da Tokyo Mew Mew New, a cui ha lavorato nello stesso periodo) e torna anche lui con la memoria agli anni ‘90, fra l’eurobeat che accompagna la trasformazione delle Starlights e le trasformazioni di Moon e compagne, che rinunciano ai soliti cori pomposi per tornare a uno stile più simile a quello della serie classica, con voci che accompagnano la melodia dicendo “Sailor Moon” e “Sailor Guardians”.
Essendo Cosmos il film di Sailor Moon, è dunque anche il film di Kotono Mitsuishi, la sua doppiatrice storica da trent’anni a questa parte. Ritrovarla ancora, per l’ultima volta, è un gran colpo al cuore. E’ una voce che abbiamo sempre amato, nei momenti più buffi ma soprattutto in quelli più drammatici, ed essendo Sailor Moon Cosmos un dramma continuo la doppiatrice può dare del suo meglio, dimostrando anche una graditissima maturità vocale che si accompagna alla crescita della sua eroina. Ma stavolta ha una rivale non da poco a darle filo da torcere anche sul piano del doppiaggio. Mantenendo una sorta di continuità con SailorStars, dove era doppiata dalla regina del doppiaggio delle serie anni ‘70/’80 ovvero Mitsuko Horie, qui Galaxia ha invece la voce della regina del doppiaggio delle serie anni ‘90 ovvero Megumi Hayashibara. Una veterana che, ovviamente, offre un’interpretazione straordinaria per un personaggio che qui appare un po’ più approfondito rispetto alla vecchia serie, risultando gelido, perfido, invincibile ma allo stesso tempo fragile e desideroso di quell’amore che soltanto Sailor Moon può donarle.
Kotono Mitsuishi vs Megumi Hayashibara, Sailor Moon/Misato Katsuragi/Excel vs Rei Ayanami/Lina Inverse/Ranma femmina/Lime di Saber Marionette J. In pratica, gli anni ‘90 che si battono contro gli anni ‘90: se volevate farci avere nostalgia di quella decade, beh, non avreste trovato modo migliore!

 

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C’è una cosa in particolare che è rimasta vividamente impressa nella memoria di chi ha visto la vecchia serie di Sailor Moon da bambino: gli sfondi pastello coi notturni di Tokyo, i cieli stellati, i palazzi, le luci al neon e quella enorme, rossa, torre che veniva inquadrata ovunque e a volte diventava anche teatro di snodi importanti della storia. La Tokyo Tower è stata sempre presente negli anime e manga che abbiamo seguito nella nostra gioventù, da Magic Knight Rayearth a Proteggi la mia terra, da X a Cardcaptor Sakura. Era sempre lì, sullo sfondo fra mille grattacieli, sempre luogo di furiose battaglie, ricca di misteri, pregna di nostalgia per un paese in cui non avevamo mai messo piede ma che inspiegabilmente già conoscevamo. E’ stata una parte fondamentale della nostra percezione del Giappone, l’abbiamo inconsciamente fatta diventare parte di noi, è stata il simbolo di ciò che negli anni ‘90 chiamavamo anime e manga, e perciò anche Sailor Moon Cosmos, che rappresenta un filo diretto con i noi stessi di trent’anni fa e col mondo in cui vivevamo, doveva averla. E infatti c’è. Non importa che Sailor Moon Crystal abbia tentato inutilmente di riaggiornare l’ambientazione ai giorni nostri, non importa che oggi la Tokyo Tower abbia perso la sua funzione di simbolo della città che aveva un tempo in favore della più alta e moderna Tokyo Sky Tree. Per noi che abbiamo vissuto gli anni ‘90, quella torre rossa resterà sempre un’icona fondamentale nella nostra percezione della metropoli giapponese, perciò ci fa sentire piacevolmente a casa il fatto che non passi scena ambientata sulla Terra (il secondo film di Sailor Moon Cosmos è praticamente tutto ambientato in uno spazio di fantasia) senza che la rossa Tokyo Tower sia lì, sullo sfondo, dipinta in un modo quanto più simile possibile agli sfondi acquerellati della nostra infanzia, a vegliare sulla zona di Minato e su Azabu-Juban, il quartiere reale di Tokyo dove sono ambientate le vicende di Usagi e compagne. Era fondamentale averla in questo film, e fortunatamente c’è, dato che nei nostri ricordi essa è una protagonista importante tanto quanto Usagi.

 

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Il doppiaggio italiano presenta lo stesso cast già rodato nei precedenti episodi della saga di Sailor Moon Crystal, e possiamo senza dubbio lodare il buon lavoro fatto da Lucrezia Marricchi come Usagi nelle scene più serie e drammatiche, dove il coinvolgimento emotivo è perfettamente palpabile. Purtroppo, i doppiatori risultano ancora un po’ forzati nelle scene comiche e non sono aiutati da dialoghi un po’ rigidi, con un adattamento estremamente fedele all’originale, ai limiti del purismo: tutti i suffissi giapponesi attaccati ai nomi dei personaggi sono stati mantenuti, tutti i nomi di attacchi e formule di trasformazione sono stati mantenuti in inglese come in originale (forse perché ci si è resi conto che tradurli alla lettera in italiano come fatto in Sailor Moon Eternal risultava ridicolo, o forse perché ci si è inevitabilmente trovati davanti a “Star Gentle Uterus”…), anche se le pronunce non sempre sono corrette.
A perderci è la figura di ChibiChibi, in originale doppiata dalla Mitsuishi per ovvi motivi e qui invece affidata a una doppiatrice molto giovane e dalla voce non particolarmente bella.
Inevitabilmente, e bisogna dire che ciò dispiace molto, si perde parte dell’effetto nostalgia evocato dalla versione originale, non essendo la voce di Sailor Moon quella originale degli anni ‘90. Per questioni di coerenza con le serie precedenti, Elisabetta Spinelli non poteva fare Sailor Moon, ma avrebbe potuto fare Galaxia (in quanto “regina del doppiaggio milanese degli anni ‘90”) o Sailor Cosmos. Negli stessi ruoli, non mi sarebbe dispiaciuto sentire anche Federica De Bortoli, “regina del doppiaggio romano degli anni ‘90” e voce di Sailor Moon nello sfortunato ridoppiaggio Shin Vision: come Usagi era poco adatta, ma adesso è cresciuta e come Galaxia o Sailor Cosmos avrebbe fatto la sua bella figura, dandoci anche un effetto nostalgia simile all’originale. Le superstar comunque non mancano, da Chiara Colizzi (Galaxia) a Barbara De Bortoli (Sailor Cosmos), passando per Ilaria Latini (Kakyuu), quindi in un certo senso una sorta di nostalgia per gli anime degli anni ‘90 ce l’abbiamo anche noi, anche se non nel modo in cui speravamo.

 

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Sailor Moon Cosmos non è un film perfetto, dato che perfetta non è la base da cui parte: è molto frenetico, un po’ troppo ricco di cose nella prima parte e ci vuole un po’ di tempo per assimilarlo, anche per chi conosce già la storia. Tuttavia, migliora man mano che va avanti, arrivando a un finale che qui risulta più chiaro rispetto al manga, pregno di spiritualità e di un certo senso di nostalgia nel suo sublimare definitivamente lo status di un’eroina che ormai conosciamo e amiamo da decenni, che è cresciuta con noi e che finalmente può coronare il sogno d’amore che sappiamo essere scritto nel suo destino. Un "abito candido come un coniglio bianco e uno smoking"; un principe e una principessa che hanno attraverso il tempo, il cosmo e le reincarnazioni per ritrovarsi sempre, nel passato, nel presente e nel futuro; un'eroina che sarà sempre "la stella più splendente di tutte" ma che allo stesso tempo resta una ragazza goffa e ingenua che si fa mettere i piedi in testa dal fratellino, come nel primo episodio così nell'ultimo: Sailor Moon è tutto qui, e così sarà per sempre.
E’ un peccato che non abbiamo potuto godere dell’uscita al cinema. Sailor Moon è un franchise molto popolare in Italia, ma non sono mai usciti al cinema né i tre film degli anni ‘90, né Sailor Moon Eternal. Cosmos gioca tantissimo col meccanismo del film cinematografico, presentandoci un primo lungometraggio che si conclude con un cliffhanger super esaltante, ed è giusto prendersi del tempo per metabolizzarlo, per raccogliere un po’ le proprie emozioni, prima di passare al secondo, da vivere invece tutto d’un fiato nella sua serratissima battaglia finale. Probabilmente, come anticipato dalla stessa Mitsuishi, questa sarà l’ultima produzione animata di Sailor Moon, a meno di non volerci dare un adattamento di Sailor V per qualche futuro anniversario (no, lo spin off su Chibiusa e le sue guardiane potete risparmiarvelo, grazie!), perciò sarebbe stato proprio bello poterlo vedere al cinema anche in Italia, un ultimo regalo d’addio per i fan italiani che da decenni amano quest’eroina e invece si sono dovuti accontentare di vederlo su Internet in un solo giorno.

 

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Non è un film perfetto, Sailor Moon Cosmos, ma riesce a donarci un grandissimo senso di completezza nel suo tirare le fila di cinque serie, dieci, trent'anni di universo narrativo (a differenza della serie anni '90, qui c'è un chiaro collegamento fra tutte le parti della storia, che giungono alla loro conclusione in questi film) e in qualche modo lo diventa a livello emozionale: è l’ultima volta che vedremo un’eroina fondamentale per la nostra infanzia, che ci ha accompagnato lungo tutta la vita, formando in maniera indelebile la nostra immagine del Giappone, regalandoci sogni ed emozioni, facendoci divertire e commuovere. Se noi, bambini degli anni ‘90, ci siamo poi appassionati al Giappone, lo dobbiamo a lei, ai sogni che ci ha regalato. Lei il suo sogno lo ha realizzato, trent’anni dopo.
E noi? Chi scrive, circa trent’anni fa, si è innamorato follemente di quest’eroina, che gli ha aperto la porta verso il paese dei suoi sogni. I due film di Sailor Moon Cosmos li ho visti nell’estate del 2023 in due cinema di Tokyo. Il primo al cinema Toei di Ginza, in compagnia di due fan americani conosciuti totalmente per caso in biglietteria che non sapevano il giapponese e non hanno capito nulla del film, ma sono grandissimi fan di Sailor Moon, tanto da programmare un viaggio a Tokyo solo per vedere il film della loro serie del cuore. Il secondo a Kinshicho, nel mio amato quartiere di Sumida dove ho vissuto e dove torno sempre, protetto dalla Tokyo Sky Tree che rappresenta per me un simbolo importante tanto quanto la Tokyo Tower.
Questa recensione è stata scritta qua e là fra un hotel di Osaka e uno Starbucks di Ikebukuro, passando per un viaggio in shinkansen. Era giusto così, Sailor Moon trent’anni fa mi ha fatto scoprire il Giappone ed era giusto che, trent’anni dopo, in Giappone tornasse, perché i sogni che mi ha regalato quand’ero bambino in un certo senso si sono avverati. Non tutti, ma ci stiamo lavorando, finché l’astro che custodisco nel mio cuore continuerà a brillare ci sarà sempre la speranza di poterlo fare, come mi ha detto quell'eroina dai capelli biondi che ha creduto fino all'ultimo di poter salvare tutti, e così ha fatto.

 

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L’uscita di Sailor Moon Crystal nelle sue varie incarnazioni ha generato infinite polemiche fra i fan, che preferiscono questa o quella versione. Guardare Sailor Moon Cosmos al cinema in Giappone, in compagnia di due persone che non conoscevo minimamente fino a cinque minuti prima ma con cui mi sono commosso ed esaltato davanti a uno schermo perché eravamo fan della stessa cosa, mi ha fatto capire ancora una volta che tutte queste faide lasciano il tempo che trovano, che se davvero abbiamo amato Sailor Moon da lei allora dovremmo anche dover imparato il rispetto, l’amore, la gentilezza. La “vera” Sailor Moon, come dico sempre, è quella che ci portiamo nel cuore, nei nostri ricordi, nei nostri sogni. Non importa quale forma essa assuma, chi l’abbia disegnata, in quale lingua essa parli. Il suo cristallo d’argento risplenderà sempre, così come il nostro. E’ così che ho scelto di vedere e valutare Cosmos, come l’ultimo appuntamento con una vecchia fiamma di tanti anni prima, e da questo punto di vista ha decisamente fatto ciò che doveva fare. Quale sarà il futuro del franchise di Sailor Moon (quello del personaggio ce lo dicono il finale del film e la seconda serie) non lo so. Da fan storico, un po’ mi auguro che finisca qui, perché dei personaggi sappiamo già tutto, il resto sarebbe solo un’aggiunta inutile di cui non abbiamo bisogno, Kotono Mitsuishi ha già detto addio al personaggio e perciò possiamo dirglielo anche noi, anche se non sarà mai un addio definitivo, dal momento che l’astro contenuto all’interno del nostro cuore continuerà ancora a brillare, e allo stesso tempo continuerà in eterno il sogno che quest’eroina, trent’anni fa, ci ha regalato. E' un titolo difficile da valutare, Sailor Moon Cosmos, perché la testa tende un po' a frenarlo, ma il cuore gli darebbe diecimila. E in casi come questi ha ragione il cuore, perché si tratta di un prodotto per i fan, che non ha altra ragione d'essere, perciò sta a noi fan lasciarci andare alle emozioni, per l'ultima volta.
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この広い世界で何度生まれ変わっても、あなたに恋をする。。。

In questo vasto cosmo, per quante volte dovessimo reincarnarci, io ti amerò per sempre...

Momoiro Clover Z, "Moon Pride" (2014)