Abbiamo più volte riportato articoli e dichiarazioni sulle difficili condizioni in cui versa chi lavora in diversi settori dell'industria degli anime.
Hiro Kanzaki, animatore e illustratore noto soprattutto per il suo lavoro sulle light novel di Eromanga Sensei e Oreimo, è l'ultimo in ordine cronologico tra gli addetti ai lavori a puntare il dito contro il dilagante problema delle molestie e della cultura lavorativa tossica che affligge questo particolare ambiente di lavoro.

In una serie di tweet, Kanzaki ha affrontato il tema degli abusi di potere in questo settore, affermando che spesso il talento di un professionista riesce a far dimenticare il fatto che non abbia alcuna considerazione per i rapporti umani: “Ho visto e sentito personalmente innumerevoli casi di abusi di potere e molestie sessuali nell’industria degli anime.”
Non solo, Kanzaki spiega anche quanto grandi siano le difficoltà nel contrastare i comportamenti problematici, sottolineando come affrontarli sia spesso un’impresa difficile e, a volte, inutile.
Ha iniziato ricordando un regista ormai deceduto, il cui nome non ha voluto rivelare, descrivendolo come una persona che considerava il bullizzare i nuovi arrivati come un hobby. Secondo Kanzaki, nell’industria, le competenze professionali spesso contano più del comportamento sociale e ha evidenziato, come dicevamo, che, nonostante l'assoluta mancanza di integrità e di empatia verso gli altri, queste persone riescano comunque a mantenere il proprio lavoro grazie al loro talento, lasciando così che la cultura tossica resti incontestata.
Ha inoltre evidenziato la complessità nell'affrontare comportamenti problematici, soprattutto quando provengono da figure influenti sottolineando come queste persone possano essere molto abili nel gestire i rapporti professionali con i superiori, mostrandogli il loro lato migliore
Kanzaki ha incoraggiato i giovani professionisti a dare priorità al proprio benessere e a considerare l’idea di cambiare studio se si ritrovano in un ambiente di lavoro ostile.
Tuttavia, l’illustratore ha anche riconosciuto che non tutte le esperienze nell’industria degli anime sono negative. Ha osservato che molte persone dal cuore gentile si impegnano oltre ogni aspettativa, arrivando persino a sacrificare il proprio tempo per insegnare e supportare gli altri. Secondo Kanzaki, questi mentori fanno una differenza enorme nella carriera dei creatori più giovani. Tuttavia, ha sottolineato che esperienze positive di questo tipo dipendono spesso dalla fortuna, dato che l’ambiente generale dell’industria resta profondamente problematico.
Fonte: animehunch.com
Hiro Kanzaki, animatore e illustratore noto soprattutto per il suo lavoro sulle light novel di Eromanga Sensei e Oreimo, è l'ultimo in ordine cronologico tra gli addetti ai lavori a puntare il dito contro il dilagante problema delle molestie e della cultura lavorativa tossica che affligge questo particolare ambiente di lavoro.

In una serie di tweet, Kanzaki ha affrontato il tema degli abusi di potere in questo settore, affermando che spesso il talento di un professionista riesce a far dimenticare il fatto che non abbia alcuna considerazione per i rapporti umani: “Ho visto e sentito personalmente innumerevoli casi di abusi di potere e molestie sessuali nell’industria degli anime.”
Non solo, Kanzaki spiega anche quanto grandi siano le difficoltà nel contrastare i comportamenti problematici, sottolineando come affrontarli sia spesso un’impresa difficile e, a volte, inutile.
Ha iniziato ricordando un regista ormai deceduto, il cui nome non ha voluto rivelare, descrivendolo come una persona che considerava il bullizzare i nuovi arrivati come un hobby. Secondo Kanzaki, nell’industria, le competenze professionali spesso contano più del comportamento sociale e ha evidenziato, come dicevamo, che, nonostante l'assoluta mancanza di integrità e di empatia verso gli altri, queste persone riescano comunque a mantenere il proprio lavoro grazie al loro talento, lasciando così che la cultura tossica resti incontestata.
アニメ業界ぼくもパワハラやセクハラの場面は幾度となく見聞きしてきたからなぁ
— かんざきひろ (@kanzakihiro) April 15, 2025
もう他界してしまった新人いじめが趣味というクズ演出も知ってるし
社会不適合者でも腕があれば干されないのがアニメ業界
そこが全てではないのでさっさと環境(スタジオ)を変えるのが良い
Ha inoltre evidenziato la complessità nell'affrontare comportamenti problematici, soprattutto quando provengono da figure influenti sottolineando come queste persone possano essere molto abili nel gestire i rapporti professionali con i superiori, mostrandogli il loro lato migliore
Kanzaki ha incoraggiato i giovani professionisti a dare priorità al proprio benessere e a considerare l’idea di cambiare studio se si ritrovano in un ambiente di lavoro ostile.
Tuttavia, l’illustratore ha anche riconosciuto che non tutte le esperienze nell’industria degli anime sono negative. Ha osservato che molte persone dal cuore gentile si impegnano oltre ogni aspettativa, arrivando persino a sacrificare il proprio tempo per insegnare e supportare gli altri. Secondo Kanzaki, questi mentori fanno una differenza enorme nella carriera dei creatori più giovani. Tuttavia, ha sottolineato che esperienze positive di questo tipo dipendono spesso dalla fortuna, dato che l’ambiente generale dell’industria resta profondamente problematico.
Fonte: animehunch.com
In questi casi l'industria dell'animazione giapponese non ci fa una bella figura.
Da esterno le soluzioni potrebbero essere diminuire la produzione e istituire accademie specializzate per i giovani talenti in stile Disney.
Non posso parlare del Giappone e del lavoro nell'industria degli anime, ma mi ritrovo in Corea del sud nel settore di videogiochi, circondata da colleghi, forse 50% europei e 50% coreani (ed etnie miste eurocoreane del totale).
Essendo un settore d'intrattenimento, proprio come quello degli anime, posso immaginare più o meno di che lavoro si tratta e, creatività o meno, sembrerebbe cmq un lavoro d'ufficio.
Premesso quanto specificato qui sopra, ti dico una cosa.
Potrebbe essere solo una mia impressione (ma non penso), ma mi sembra che la nuova generazione di persone sia troppo docile ai padroni. 'Sti giovani dipendenti sono troppo ansiosi di opporsi all'oppressione (anche solo una resistenza discreta e personale, non sanno manco che si può fare), troppo ossessionati con il "chiedere al capo" e non hanno immunità contro le critiche. Chi più, chi meno.
E tutto questo favorisce al sistema di sfruttamento, a mettere un sovraccarico di lavoro su pochi lavoratori che si vedono costretti a farsi in quattro per soddisfare tutto (talvolta anche gratis) e la ricompensa è solo altro lavoro.
Io lo dico sempre ai nuovi arrivati. Dico loro di risparmiarsi per i giorni più impegnativi. Di adottare la mentalità di "dignità umana al primo posto" e il mantra "non ne vale la pena". Ciò non significa che sto dicendo di non lavorare, ma di svolgere il lavoro in un modo umano, non cercare di essere sempre perfetti in tutto, di trovare una tattica che ti manterrà in vita.
Non tutti capiscono queste cose, purtroppo.
So che ultimamente il detto "work smart, not hard" ha sviluppato una brutta fama, però io la sostengo questa cosa. Se ci lavori in un ospedale, pronto soccorso, pompieri o altri lavori dove letteralmente le vite delle persone dipendono da te, non c'è niente da fare. Però, nei lavori aziendali, non muore nessuno per una deadline rimandata di un solo giorno e ogni tanto, nessuno muore per un errore di battitura innocuo ogni morte di papa, va bene se il tuo lavoro è di qualità leggermente inferiore a quanto sai di poter fornire in tempi meno duri, e non serve fare tutto manualmente.
Io queste cose, le avevo capito dopo che un giorno ero finita in ospedale per un'emicrania così forte che avevo momentaneamente perso la cognizione linguistica. Menomale che c'era mio marito in casa. E da allora mi sono detta "mai più!".
Ora sono in pausa di maternità, vedremo come me la caverò con il lavoro quando torno, ma una cosa è certa -> la famiglia prima di tutto. E no, l'ufficio NON è famiglia!
La situazione è abbastanza grave.
Bhe non è che se stai a casa non puoi essere fatto oggetto di molestie da parte di un tuo superiore o di chi lavora con te
Ricordo il caso agghiacciante di Takahata, che arrivò a "uccidere" un suo collega stile Salieri, nella totale omertà generale.
In un paese come il Giappone dove il sindacato o qualsiasi forma di protezione del lavoratore in pratica non esiste?
purtroppo, come dicono anche altri, andrebbe tutto resettato alle radici. Anche nel modo di pensare del lavoratore stesso
Quando, dove e come?
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.