Nelle calme mattinate primaverili si vive in Giappone un rituale comune a tutti gli adolescenti: l’incontrarsi per andare a scuola. Nella cornice del giorno d’inizio del nuovo semestre, quattro ragazzi, amici d’infanzia, non sfuggono alla regola e hanno appuntamento lungo un viale ombreggiato dai ciliegi in boccio scossi dal vento, per dialogare, raccontarsi delle vacanze, dei loro passatempi e delle loro passioni, insomma per riabituarsi a quell’amata/odiata routine che precede il suonare della campanella.
“Leader spirituale” del quintetto è Tsukahara Kaname, ragazzo serio e posato un po’ bacchettone (non a caso è il capoclasse della sua sezione, in cui si trovano anche Chizuru e Yuuki; Shun e Yuuta appartengono a un’altra). Seguono a ruota i gemelli Asaba, Yuuki e Yuuta: in coppia sembrano una versione apatica e sobria dei fratelli Hitachiin di Ouran High School Host Club, ma considerati singolarmente il primo è un appassionato di anime e manga che fa della pigrizia e del take it easy una professione di fede, invece il secondo è un asso negli sport (quando gli va di partecipare, ovviamente) e un tenero rubacuori; Yuuta è il maggiore, e solo grazie alla frangia di Yuuki è possibile distinguerli. A curare le crisi di nervi causate dai due che si divertono a esasperare Kaname con i loro commenti asciutti c’è Matsuoka Shun, il tipo più femminile del gruppetto, con i capelli di un rosa scuro e lunghi per buona parte della narrazione, crocerossina sempre prodiga di buone parole e cerotti dalla stampa kawaii.
Il quinto e ultimo membro è l’anello strambo della catena, l’espansivo e ciarliero Tachibana Chizuru. Anche il suo esordio è particolare: al contrario di Kaname, Shun, Yuuta e Yuuki che si frequentano assiduamente sin dai tempi dell’asilo e vengono presentati nel primo episodio, nel corso del quale i caratteri dei protagonisti vengono evidenziati per contrasto con gli altri, Chizuru appare nel terzo e ha fatto la conoscenza degli Asaba durante l’afosa estate dei loro tre anni; la puntata in questione è toccante rappresentando l’amicizia stretta da due bambini molto piccini che non parlano la stessa lingua (Chizuru ha vissuto in Germania, e solo adesso si ristabilisce in Giappone dove si inserisce fra Kaname & Co.). In più occasioni, Tachibana dimostra un certo interesse per Masaki, una loro coetanea innamorata di Shun. Oltre a ciò, Chizuru ha un complesso riguardo la sua altezza ma va fiero di un neo sotto l’occhio destro, che considera il suo charming point; non si capisce se i suoi capelli biondi siano naturali oppure tinti, comunque i gemelli rimarcano spesso la somiglianza con un cappello di paglia.
Kimi to Boku. (君と僕。, Tu e Io.) è una serie in tredici puntate andate in onda a partire dal 4 Ottobre fino al 27 Dicembre 2011 ed è l’adattamento del manga omonimo, edito in patria da Square Enix e sceneggiato e illustrato da Hotta Kiichi; con i suoi dieci tankoubon all’attivo, Kimi to Boku. (la cui prima stagione copre all’incirca i primi cinque volumi) racconta la vita di questi diciassettenni appartenenti all’istituto Homare sotto forma di uno Slice of Life esemplare: focalizzandosi dapprima sugli eventi che avvengono tra le mura scolastiche, pian piano Kimi to Boku. amplia il suo raggio d’attenzione e introduce numerosi personaggi secondari, quali ad esempio il professor Kouichi Azuma, presunto modello/rivale di Kaname quand’era all’asilo; Fuyuki, il precoce e sconcio fratello minore di Shun; Ryuunosuke Matsushita, adorabile kouhai di Yuuki che venera tanto da farne l’eroe di un fumetto.
Dopodiché, con l’arrivo della bella stagione, il set si sposta all’aperto e segue le loro vacanze tipo, fatte di calura, angurie, temporali estivi, compiti, ma soprattutto di feste popolari e prime cotte: la tematica dell’amore, tra le tante su cui l’opera si sofferma, si ritaglia un posto speciale, e a questo proposito Kimi to Boku. non rinuncia a strizzare l’occhio ad allusioni importanti per il mercato anime odierno, come suggerimenti di sottotrame boy’s love o fasulli complessi edipici, trattati in chiave ironica o totalmente parodica (com’è il caso del rapporto di Kaname con la madre: che voglia essere una sottile frecciatina a Oreimo?), oppure reale (come nell’ottavo episodio) ma sempre in maniera garbatissima: Kimi to Boku. è immune dall’irruzione di sentimenti forti.
Uno spazio altrettanto importante è occupato dai ricordi i quali, avendo cementificato il rapporto dei cinque ragazzi in passato, vengono rivissuti tramite gradevoli flashbacks per consolidare la conoscenza dei personaggi da parte dello spettatore; in più, lavorando nell'episodio conclusivo nell'asilo da loro frequentato, Kaname & Co. vivono un tuffo nel passato che conferisce a questa prima parte dell'anime un azzeccato tocco di struttura circolare, terminandola alla perfezione.
L’analisi del comparto grafico è abbastanza complessa e controversa; se, nell’adattare un manga caratterizzato da uno stile fortemente personale (che rimane in alcune tavole colorate inserite a mo’ di fermo immagine in punti importanti; Dezaki ha insegnato bene), è comprensibile che lo staff J.C. diretto da Kanbe Mamoru abbia optato per una serie di strategie destinata a rendere il prodotto finale più riconoscibile, più familiare e assimilabile per un pubblico vasto e meno selezionato e cosciente che ogni produzione TV inevitabilmente comporta, per quanto efficaci le manipolazioni si suddividono in due categorie: da un lato, quelle pienamente condivisibili; dall’altro, se ne trovano alcune discutibili.
Alla prima appartengono, per esempio, la colorazione in chiave di un pastello sgargiante, adatta a sostenere i toni della narrazione evitando che l’attenzione del fruitore divaghi e si spenga; il ritmo piuttosto lento inframmezzato da primi piani di gattoni sonnacchiosi intenti a stiracchiarsi o nelle azioni di cui i personaggi stanno discutendo in quel momento, tecniche prese in prestito dai live actions nazionali che a Kimi to Boku. calzano a pennello; infine, l’intera soundtrack, affidata a Elements Garden, è costituita da pezzi cantati esclusivamente da voci femminili e da brani strumentali di ambientazione in cui spiccano, nelle parti estive, il monotono frinire delle cicale, il miagolio dei gatti, ecc., il tutto teso a creare un’atmosfera di avanzamento cadenzato e graduale.
Nella seconda è, purtroppo, incluso il tratto utilizzato per le anatomie: come accennato, il fumetto originale è atipico, caratterizzato da una carenza estrema di sfondi e le figure sono disegnate in modo semplice e quasi rozzo, e mentre in formato cartaceo queste caratteristiche con la lettura rivelano una peculiare forza espressiva, in animazione esse difficilmente sono accettabili; di qui, la necessità di modifiche, che lo studio opera optando per uno stonato stile moe; con il proseguo delle puntate lo spettatore ci fa tranquillamente l’abitudine, ma mentre altri elementi vengono pian piano attenuati o addirittura eliminati (come alcune sezioni dello sfondo in computer graphic presenti solo nei primissimi episodi e nella opening), l’aspetto moe dei visi resiste e non si può fare a meno di pensare che si sarebbe potuto fare altrimenti.
Probabilmente, per gli animatori si è trattata di una scelta obbligata: dovendo ridefinire un disegno essenziale è meglio traslarlo in un’animazione altrettanto priva di orpelli e apprezzata dal pubblico odierno, tuttavia rimane la sensazione che, per i temi esaminati, sarebbe stata migliore una grafica anni ’80-’90, per quanto apparentemente (e a ragione) anacronistica e pseudo-nostalgica.
Per il resto, la visione rivela una grande cura, percettibile da piccoli cambiamenti come la lunghezza delle capigliature che varia a seconda degli stacchi temporali tra gli episodi e la variazione degli effetti acustici anche minimi (come la distorsione dei suoni quando si è accanto a un ventilatore).
Kaname è interpretato da Ono Yuuki, i cui precedenti lavori includono, fra gli altri, Hitoyoshi Zenkichi in Medaka Box, Nordy in Terra e…, Kawasaki e Tokugawa Shigeshige in Gintama.
Il doppiatore di Yuuki è Kimura Ryouhei (Takizawa Akira in Eden of the East, Takakura Shouma in Mawaru Penguin Drum, Nishimura Satoru in Natsume Yuujinchou), mentre di Yuuta lo è Uchiyama Kouki (Soul da Soul Eater, Orimura Ichika da IS: Infinite Stratos, Links Banagher da Mobile Suit Gundam Unicorn).
Interprete di Shun è invece Toyonaga Toshiyuki, famoso per Ryuugamine Mikado di Durarara!!, Taira Capeta di Capeta, Hunter Huntley di Chocolate Underground e Asuno Flit di Mobile Suit Gundam AGE.
Presta la sua voce a Chizuru Irino Miyu, che ha già lavorato come: Shaoran in tutta la produzione animata di Tsubasa Chronicle e nel cammeo di Kobato, Kobayakawa Sena di Eyeshield 21, Niwa Daisuke di D. N. Angel e Nuts nei lungometraggi di Pretty Cure 5 e All Stars. Per Kimi to Boku. ha anche cantato la simpatica insert song “Koukou Sentai Homaranger”.
Infine, è da notare che alcuni doppiatori siano stati scritturati per il titolo, all’apparenza parecchio simile a Kimi to Boku., Danshi Koukuseki no Nichijou.
“Leader spirituale” del quintetto è Tsukahara Kaname, ragazzo serio e posato un po’ bacchettone (non a caso è il capoclasse della sua sezione, in cui si trovano anche Chizuru e Yuuki; Shun e Yuuta appartengono a un’altra). Seguono a ruota i gemelli Asaba, Yuuki e Yuuta: in coppia sembrano una versione apatica e sobria dei fratelli Hitachiin di Ouran High School Host Club, ma considerati singolarmente il primo è un appassionato di anime e manga che fa della pigrizia e del take it easy una professione di fede, invece il secondo è un asso negli sport (quando gli va di partecipare, ovviamente) e un tenero rubacuori; Yuuta è il maggiore, e solo grazie alla frangia di Yuuki è possibile distinguerli. A curare le crisi di nervi causate dai due che si divertono a esasperare Kaname con i loro commenti asciutti c’è Matsuoka Shun, il tipo più femminile del gruppetto, con i capelli di un rosa scuro e lunghi per buona parte della narrazione, crocerossina sempre prodiga di buone parole e cerotti dalla stampa kawaii.
Il quinto e ultimo membro è l’anello strambo della catena, l’espansivo e ciarliero Tachibana Chizuru. Anche il suo esordio è particolare: al contrario di Kaname, Shun, Yuuta e Yuuki che si frequentano assiduamente sin dai tempi dell’asilo e vengono presentati nel primo episodio, nel corso del quale i caratteri dei protagonisti vengono evidenziati per contrasto con gli altri, Chizuru appare nel terzo e ha fatto la conoscenza degli Asaba durante l’afosa estate dei loro tre anni; la puntata in questione è toccante rappresentando l’amicizia stretta da due bambini molto piccini che non parlano la stessa lingua (Chizuru ha vissuto in Germania, e solo adesso si ristabilisce in Giappone dove si inserisce fra Kaname & Co.). In più occasioni, Tachibana dimostra un certo interesse per Masaki, una loro coetanea innamorata di Shun. Oltre a ciò, Chizuru ha un complesso riguardo la sua altezza ma va fiero di un neo sotto l’occhio destro, che considera il suo charming point; non si capisce se i suoi capelli biondi siano naturali oppure tinti, comunque i gemelli rimarcano spesso la somiglianza con un cappello di paglia.
Kimi to Boku. (君と僕。, Tu e Io.) è una serie in tredici puntate andate in onda a partire dal 4 Ottobre fino al 27 Dicembre 2011 ed è l’adattamento del manga omonimo, edito in patria da Square Enix e sceneggiato e illustrato da Hotta Kiichi; con i suoi dieci tankoubon all’attivo, Kimi to Boku. (la cui prima stagione copre all’incirca i primi cinque volumi) racconta la vita di questi diciassettenni appartenenti all’istituto Homare sotto forma di uno Slice of Life esemplare: focalizzandosi dapprima sugli eventi che avvengono tra le mura scolastiche, pian piano Kimi to Boku. amplia il suo raggio d’attenzione e introduce numerosi personaggi secondari, quali ad esempio il professor Kouichi Azuma, presunto modello/rivale di Kaname quand’era all’asilo; Fuyuki, il precoce e sconcio fratello minore di Shun; Ryuunosuke Matsushita, adorabile kouhai di Yuuki che venera tanto da farne l’eroe di un fumetto.
Dopodiché, con l’arrivo della bella stagione, il set si sposta all’aperto e segue le loro vacanze tipo, fatte di calura, angurie, temporali estivi, compiti, ma soprattutto di feste popolari e prime cotte: la tematica dell’amore, tra le tante su cui l’opera si sofferma, si ritaglia un posto speciale, e a questo proposito Kimi to Boku. non rinuncia a strizzare l’occhio ad allusioni importanti per il mercato anime odierno, come suggerimenti di sottotrame boy’s love o fasulli complessi edipici, trattati in chiave ironica o totalmente parodica (com’è il caso del rapporto di Kaname con la madre: che voglia essere una sottile frecciatina a Oreimo?), oppure reale (come nell’ottavo episodio) ma sempre in maniera garbatissima: Kimi to Boku. è immune dall’irruzione di sentimenti forti.
Uno spazio altrettanto importante è occupato dai ricordi i quali, avendo cementificato il rapporto dei cinque ragazzi in passato, vengono rivissuti tramite gradevoli flashbacks per consolidare la conoscenza dei personaggi da parte dello spettatore; in più, lavorando nell'episodio conclusivo nell'asilo da loro frequentato, Kaname & Co. vivono un tuffo nel passato che conferisce a questa prima parte dell'anime un azzeccato tocco di struttura circolare, terminandola alla perfezione.
L’analisi del comparto grafico è abbastanza complessa e controversa; se, nell’adattare un manga caratterizzato da uno stile fortemente personale (che rimane in alcune tavole colorate inserite a mo’ di fermo immagine in punti importanti; Dezaki ha insegnato bene), è comprensibile che lo staff J.C. diretto da Kanbe Mamoru abbia optato per una serie di strategie destinata a rendere il prodotto finale più riconoscibile, più familiare e assimilabile per un pubblico vasto e meno selezionato e cosciente che ogni produzione TV inevitabilmente comporta, per quanto efficaci le manipolazioni si suddividono in due categorie: da un lato, quelle pienamente condivisibili; dall’altro, se ne trovano alcune discutibili.
Alla prima appartengono, per esempio, la colorazione in chiave di un pastello sgargiante, adatta a sostenere i toni della narrazione evitando che l’attenzione del fruitore divaghi e si spenga; il ritmo piuttosto lento inframmezzato da primi piani di gattoni sonnacchiosi intenti a stiracchiarsi o nelle azioni di cui i personaggi stanno discutendo in quel momento, tecniche prese in prestito dai live actions nazionali che a Kimi to Boku. calzano a pennello; infine, l’intera soundtrack, affidata a Elements Garden, è costituita da pezzi cantati esclusivamente da voci femminili e da brani strumentali di ambientazione in cui spiccano, nelle parti estive, il monotono frinire delle cicale, il miagolio dei gatti, ecc., il tutto teso a creare un’atmosfera di avanzamento cadenzato e graduale.
Nella seconda è, purtroppo, incluso il tratto utilizzato per le anatomie: come accennato, il fumetto originale è atipico, caratterizzato da una carenza estrema di sfondi e le figure sono disegnate in modo semplice e quasi rozzo, e mentre in formato cartaceo queste caratteristiche con la lettura rivelano una peculiare forza espressiva, in animazione esse difficilmente sono accettabili; di qui, la necessità di modifiche, che lo studio opera optando per uno stonato stile moe; con il proseguo delle puntate lo spettatore ci fa tranquillamente l’abitudine, ma mentre altri elementi vengono pian piano attenuati o addirittura eliminati (come alcune sezioni dello sfondo in computer graphic presenti solo nei primissimi episodi e nella opening), l’aspetto moe dei visi resiste e non si può fare a meno di pensare che si sarebbe potuto fare altrimenti.
Probabilmente, per gli animatori si è trattata di una scelta obbligata: dovendo ridefinire un disegno essenziale è meglio traslarlo in un’animazione altrettanto priva di orpelli e apprezzata dal pubblico odierno, tuttavia rimane la sensazione che, per i temi esaminati, sarebbe stata migliore una grafica anni ’80-’90, per quanto apparentemente (e a ragione) anacronistica e pseudo-nostalgica.
Per il resto, la visione rivela una grande cura, percettibile da piccoli cambiamenti come la lunghezza delle capigliature che varia a seconda degli stacchi temporali tra gli episodi e la variazione degli effetti acustici anche minimi (come la distorsione dei suoni quando si è accanto a un ventilatore).
Kaname è interpretato da Ono Yuuki, i cui precedenti lavori includono, fra gli altri, Hitoyoshi Zenkichi in Medaka Box, Nordy in Terra e…, Kawasaki e Tokugawa Shigeshige in Gintama.
Il doppiatore di Yuuki è Kimura Ryouhei (Takizawa Akira in Eden of the East, Takakura Shouma in Mawaru Penguin Drum, Nishimura Satoru in Natsume Yuujinchou), mentre di Yuuta lo è Uchiyama Kouki (Soul da Soul Eater, Orimura Ichika da IS: Infinite Stratos, Links Banagher da Mobile Suit Gundam Unicorn).
Interprete di Shun è invece Toyonaga Toshiyuki, famoso per Ryuugamine Mikado di Durarara!!, Taira Capeta di Capeta, Hunter Huntley di Chocolate Underground e Asuno Flit di Mobile Suit Gundam AGE.
Presta la sua voce a Chizuru Irino Miyu, che ha già lavorato come: Shaoran in tutta la produzione animata di Tsubasa Chronicle e nel cammeo di Kobato, Kobayakawa Sena di Eyeshield 21, Niwa Daisuke di D. N. Angel e Nuts nei lungometraggi di Pretty Cure 5 e All Stars. Per Kimi to Boku. ha anche cantato la simpatica insert song “Koukou Sentai Homaranger”.
Infine, è da notare che alcuni doppiatori siano stati scritturati per il titolo, all’apparenza parecchio simile a Kimi to Boku., Danshi Koukuseki no Nichijou.
Kimi to Boku. si può dire una bella produzione: presentando uno spaccato della quotidianità di cinque liceali giapponesi, Kaname, Yuuki e Yuuta, Shun e Chizuru, Kimi to Boku. si rivela una produzione atipica per il posato ritmo narrativo, ma contiene una altrettanto sorprendente vena di comicità e ironia e una grande delicatezza nel raccontare le piccole, grandi gioie della vita di tutti i giorni. Kimi to Boku. è carente forse (ma potrebbe trattarsi benissimo di una questione soggettiva) solo nella resa dei volti; per il resto, è una visione caldamente consigliata agli amanti dello Slice of Life.
Complimenti, ottima recensione come sempre, ma.. ora io che scrivo? Hai detto tutto!
Comunque non posso che concordare con quanto scritto da Shaoran, la serie è dolce, carina e divertente, ma in modo leggero e amorevole (è difficile da spiegare, bisogna guardarla per capire cosa intendo con "amorevole" ).
Una delle serie più belle delle ultime stagioni (per me ovviamente), non vedo l'ora che arrivi la seconda stagione!
Quindi mi segno questa recensione di Shaoran che rileggerò con calma dopo averlo visto (quando verrà il suo turno ^^): complimenti per il lavoraccio!! ^^
davvero hai creduto, anche solo per un momento, che non l'avrei pubblicata in vetrina la mia recensione a KB? Ingenuotta! (in senso positivo, ovviamente )
è difficile da spiegare, bisogna guardarla per capire cosa intendo con "amorevole"
Concordo, anch'io nel descriverla sono stato in difficoltà per trasmettere la sensazione globale della visione ma non sono potuto entrare troppo nel dettaglio, trattandosi di una produzione a episodi quasi monotematici o mi dilungavo a spiegare (e quindi spoilerare anche) quasi tutte le puntate per filo e per segno, divenendo pure pesante tra l'altro, oppure ne parlavo in linea generale. Ho optato per questa seconda possibilità, naturalmente.
Sarà che soffriva la concorrenza di Nichijou, sarà che i personaggi non hanno per me alcun appeal, ma resta il fatto che ne sconsigerei la visione se me lo chiedesse.
Se volete un opera che invece , partendo da premesse simili, consigerei invece Danshi Koukousei no Nichijou, da poco iniziato ma che riesce in tutto quello che Kimi to Boku fallisce
Il tuo parere è condivisibile e sacrosanto ma io la vedo in modo diverso. Cerco di spiegarmi.. all'inizio pensavo anche io che Kimi to boku fosse un Lucky star al maschile (e ne ero felice, a me Lucky star piace), ma dopo i primi due episodi mi sono resa conto che non c'entra nulla. Lucky star lo trovo più estremo nella sua comicità, è più demenziale, e riguardo Danshi Koukousei no Nichijou (ho appena finito di vedere il secondo episodio) la penso allo stesso modo. Kimi non ha l'intenzione di far sganasciare dal ridere, certo, usa le peculiarità caratteriali dei personaggi per creare le gag, ma il tipo di divertimento che offre è diverso dagli anime che citi tu, è più.. come dire.. delicato! Fa sorridere in modo dolce, non fa venire i crampi allo stomaco per le risate, e la trovo una cosa in perfetta armonia con il ritmo della serie.
Poi va bè, tu dici che non ti ha fatto proprio ridere, a me sì, ma qui entriamo troppo sul personale, non è che io ho ragione e tu torto o viceversa!
concordo con Arashi, ovvero a me Kimi to Boku. piace molto proprio perché è diverso da Lucky Star, che non conosco molto bene poiché mi è sembrato esagerato, a tratti infantile e non ho continuato né approfondito la visione, e di Nichijou penso varrà la stessa cosa: ho visto solo il primo episodio, però mi ha un po' infastidito il formato in tanti sketch di cui alcuni sono forzati oppure, come per l'ultimo, quello della "ragazza letteraria", c'è bisogno di una certa "cultura otaku" per capirlo, mentre KB mi ha dato proprio la sensazione delle giornate che ho passato insieme ai miei amici negli anni del liceo (anche se non sono passati da molto tempo) e soprattutto è fruibilissimo da tutti, è il racconto della vita quotidiana di adolescenti per nulla eccezionali, e il fattore fruibilità per me è molto importante.
Sul fanservice invece non sono sicuro di aver capito, intendi forse che i personaggi vengono sfruttati per adombrare cose più complesse e commerciali? Se è così, in un certo senso hai ragione: Kimi to Boku. non rinuncia a strizzare l'occhio ad allusioni importanti per il mercato anime odierno, come suggerimenti di sottotrame boy's love o fasulli complessi edipici, trattati in chiave ironica o totalmente parodica; insomma, a me quel fanservice è sembrato parodico e anche, in determinate occasioni, abbastanza mordace nei confronti di chi su di esso basa tutto il suo successo.
complice la stagione è stata la mia serie da "tea break": ti metti lì,con una bella tazza di tea caldo,magari dopo una giornata impegnativa,e ti rilassi per quella ventina di minuti abbondanti che dura un episodio...è rigenerante,soprattutto vista la compresenza in stagione con Mawaru Penguindrum e Horizon,per cui sembra necessario un dottorato specifico dopo un po'!!bellissimi eh,ma se uno è tutto il giorno che gira,quando ha un attimo per sedersi,ho stacca il cervello con un anime di mazzate pese come Ben-To,o si coccola con qualcosa malinconicamente dolce!!
unica cosa,credo che,esattamente come il rapporto con la madre di kaname,anche la spruzzatina di sottotono BL sia gettata lì più in termini scherzosi che con implicazioni serie (ma con uno Shun fatto a quella maniera,si può davvero parlare di BL?? )
La serie, a vederla da fuori, mi pare totalmente lontana dai miei schemi abituali, ma le belle parole di Shaoranlover potrebbero, prima o poi, indurmi a darle un'occhiata
Scusatemi, davvero non ho nulla contro gli scolastic-anime con cast principalmente femminile ma sinceramente non se ne può più...nell'ultimo anno avrò visto almeno una trentina di anime con sole femmine...sta quasi diventando una prerogativa del "gentil sesso" che poi l'80% di queste opere sfocia nell'harem/ecchi.
Kimi to Boku lo passo immediatamente in cima alla lista "Da vedere"
ti capisco benissimo, anch'io quando ho scoperto questo titolo (scorrendo la news con la lista degli anime in programmazione per la stagione autunnale 2011, prima non lo conoscevo affatto) ho detto: "Oh, finalmente!"
Capisco che questi titoli molto descrittivi e introspettivi siano visioni più indirizzate alle ragazze che non ai ragazzi e che il cast si adegui al target, tuttavia sono contento di questa "svolta" e spero spiani la strada ad altri Slice of Life al maschile
Grazie
Puoi stare sicura! xD
Ma cos'è oggi, la giornata "anti-romanticismo"? XD
Per ora, sono fermo ad un discreto numero di episodi, ma di sicuro lo proseguirò. Davvero un ottimo titolo.
Vivi complimenti all'autore della recensione.
@Arashi84
Ma cos'è oggi, la giornata "anti-romanticismo"? XD
Capisco che manchi un mese circa a San Valentino, ma... state prevenendo il rischio di diabete giusto ?? ; )))
Ps: Piccola segnalazione di carattere matematico: per fare un quintetto ci vogliono cinque ragazzi e non quattro...
Troppo ma trooooppo lento lo svolgersi degli eventi. Non puoi raccontare la storia di un gruppo di adolescenti in cui non succede assolutamente nulla di interessante. A questi livelli avrei potuto scriverla anch'io la storia...
Il mio voto è : 4
Belli i disegni, ma la storia è noiosissima
Comunque nonostante all'inizio dopo aver visto il primo episodio ero un po' indecisa devo ammettere che più continuavo a guardarlo più questa serie mi piaceva e appassionava, forse perchè è assolutamente unica (non avevo mai visto nulla del genere) la narrazione pur essendo molto lenta riesce comunque a coinvolgerti e incuriosirti. I personaggi poi sono troppo simpatici!!
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