Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento libero con gli anime Sword Art Online, Love Lab e Strike the Blood.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Oggi appuntamento libero con gli anime Sword Art Online, Love Lab e Strike the Blood.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
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Sword Art Online
7.0/10
Recensione di npepataecozz
-
Da molti anni ormai sono un giocatore di "World of Warcraft", il videogioco della Blizzard che ha battuto praticamente ogni record di vendite nel settore dei giochi online; conosco bene, quindi, le dinamiche che sono alla base dei MMORPG e dell'effetto che questi hanno sulle abitudini dei giocatori. E' questo un fenomeno che andrebbe studiato con molta attenzione: personalmente lo ritengo come uno degli elementi che costituiscono una vera e propria spia del nostro tempo, in cui sempre più spesso le persone cercano una via di fuga da una realtà che non offre sogni, ma solo crisi e depressione. Nei MMORPG, infatti, si possono impersonare personaggi più belli (oddio, io ho un troll, non credo sia più bello di me!), più forti, con capacità eccezionali, capaci di risolvere senza troppi sforzi le principali necessità economiche e immersi in paesaggi fantastici, anche se virtualmente pericolosi (ma questo costituisce uno stimolo in più).
Da cultore di questi giochi, ovviamente, non potrei parlarne male; in fondo, essi costituiscono solo l'evoluzione di quello che da sempre è stato uno dei sogni dell'uomo: vivere in prima persona nelle storie che ascoltava, il poter essere parte dei libri che leggeva, l'essere protagonista dei film che vedeva (e ciò vale anche per gli anime) e così via. Grazie allo sviluppo dell'informatica è stato possibile realizzare almeno parzialmente questo sogno e questo non è necessariamente un male; dipende dal modo a cui ci si approccia ad esso. Va bene voler scappare per un po' dalla realtà (in fondo, come detto, basta anche semplicemente leggere un libro per farlo), ma l'arrivare a sostituire la realtà con la virtualità è un sintomo di disagio e non porta a nulla di buono.
Anche senza questo "Sword Art Online" era abbastanza facile capire quale potesse essere il prossimo passo che, in un futuro più o meno lontano, ci si attende dalla tecnologia per poter essere sempre più protagonisti delle nostre fantasie: l'abbinamento realtà virtuale - MMORPG.
"Sword Art Online" descrive la realizzazione di questo sogno, ossia la possibilità di agire in prima persona all'interno di un videogame senza più bisogno di tastiera e mouse, ma trasferendo direttamente la propria mente all'interno del gioco stesso. Questo sogno, però, si trasformerà rapidamente in un vero e proprio incubo, in quanto il suo creatore decide di mantenere intrappolati in questa realtà virtuale tutti i suoi giocatori, fino a che qualcuno di essi non fosse stato in grado di completarlo. E, ovviamente, chi muore all'interno del gioco muore anche nella vita reale, vittima di una scossa elettrica.
Questo anime è un misto tra azione e fantasy, ma una grandissima importanza hanno anche la componente sentimentale (la storia fra Kirito e Asuna sarà il perno su cui si muoverà tutta la trama) e quella sociologica. Quest'ultima, in particolare, offre sprazzi (limitati purtroppo) di grande profondità nell'analisi del comportamento umano in condizioni così "particolari": si va dalla ricerca dell'amicizia e dell'amore alla manifestazione di comportamenti devianti come la prepotenza e il sorgere di forme di criminalità; c'è chi, dopo lo shock iniziale, si rassegna, accetta la sua nuova condizione e cerca di ricrearsi un'esistenza nuova e tranquilla e c'è chi, invece, combatte fino alla fine pur di tornare alla realtà di tutti i giorni. In più, anche chi combatte sente il desiderio di momenti di relax da destinare al riposo, all'amore e alla vita di tutti i giorni (un po' come i soldati veri, in fondo). Se avessero dedicato un po' più di spazio anche agli effetti del "ritorno alla normalità", da questo punto di vista "Sword Art Online" sarebbe stato un lavoro davvero superbo.
L'analisi di questo anime va diviso in due parti: la prima riguarda il modo in cui il mondo dei MMORPG è stato ricreato, mentre la seconda si basa sul giudizio di questo titolo da un punto di vista della godibilità complessiva.
Per quanto riguarda il primo punto, la trasposizione riesce abbastanza bene: molto spazio viene dedicato alla spiegazione delle varie dinamiche di gioco, con l'inserimento di boss di fine livello (anche se forse se ne vedono troppo pochi) che possono essere sconfitti solo in raid (quando Kirito vince in solitario la cosa fa molto, ma molto sorridere), con la presenza e la spiegazione delle gilde, delle classi e delle professioni (non capisco, ad esempio, chi si è lamentato per la presenza di parti dedicate a cooking e a fishing, presenti praticamene sempre nei MMORPG). C'è, inoltre, una parte PVE (Player Versus Environment) e una parte PVP (Player Versus Player). Quello che manca, a mio avviso, è la distinzione fra tank, dps e healer, ruoli indispensabili per affrontare un'avventura del genere; in più, tenendo conto che parte della popolazione si rassegna e non partecipa, i sopravvissuti sono troppi, il che fa supporre che molti boss vengono sconfitti al "primo colpo", senza sapere assolutamente nulla sulle loro caratteristiche o abilità speciali.
Passiamo al secondo punto, ossia quello della godibilità. Premetto che "Sword Art Online" è riuscito a tenermi incollato allo schermo dall'inizio alla fine e questo è un fattore a cui va data molta rilevanza; tuttavia non si può far a meno di constatare la presenza di molti episodi abbastanza noiosi. Ma ciò che fa crollare la mia valutazione complessiva (che sarebbe stata molto alta in caso contrario) è l'incomprensibile scelta di far completare il gioco a metà della serie per poi continuare il tutto in un altro MMORPG, molto più noioso e in cui il personaggio principale (Kirito) ha come sua partner principale la sua sorellina che, ovviamente, è invaghita di lui. Una caduta di stile e interesse troppo evidente per non essere riportata.
In definitiva, do un giudizio complessivo positivo, anche se c'è un nettissimo divario fra i primi dodici episodi (la cui valutazione per quanto mi riguarda è molto alta) e i successivi tredici (davvero deludenti). E' comunque, questo, un esperimento da ripetere, ha grandissime potenzialità che possono essere sfruttate decisamente meglio.
Da cultore di questi giochi, ovviamente, non potrei parlarne male; in fondo, essi costituiscono solo l'evoluzione di quello che da sempre è stato uno dei sogni dell'uomo: vivere in prima persona nelle storie che ascoltava, il poter essere parte dei libri che leggeva, l'essere protagonista dei film che vedeva (e ciò vale anche per gli anime) e così via. Grazie allo sviluppo dell'informatica è stato possibile realizzare almeno parzialmente questo sogno e questo non è necessariamente un male; dipende dal modo a cui ci si approccia ad esso. Va bene voler scappare per un po' dalla realtà (in fondo, come detto, basta anche semplicemente leggere un libro per farlo), ma l'arrivare a sostituire la realtà con la virtualità è un sintomo di disagio e non porta a nulla di buono.
Anche senza questo "Sword Art Online" era abbastanza facile capire quale potesse essere il prossimo passo che, in un futuro più o meno lontano, ci si attende dalla tecnologia per poter essere sempre più protagonisti delle nostre fantasie: l'abbinamento realtà virtuale - MMORPG.
"Sword Art Online" descrive la realizzazione di questo sogno, ossia la possibilità di agire in prima persona all'interno di un videogame senza più bisogno di tastiera e mouse, ma trasferendo direttamente la propria mente all'interno del gioco stesso. Questo sogno, però, si trasformerà rapidamente in un vero e proprio incubo, in quanto il suo creatore decide di mantenere intrappolati in questa realtà virtuale tutti i suoi giocatori, fino a che qualcuno di essi non fosse stato in grado di completarlo. E, ovviamente, chi muore all'interno del gioco muore anche nella vita reale, vittima di una scossa elettrica.
Questo anime è un misto tra azione e fantasy, ma una grandissima importanza hanno anche la componente sentimentale (la storia fra Kirito e Asuna sarà il perno su cui si muoverà tutta la trama) e quella sociologica. Quest'ultima, in particolare, offre sprazzi (limitati purtroppo) di grande profondità nell'analisi del comportamento umano in condizioni così "particolari": si va dalla ricerca dell'amicizia e dell'amore alla manifestazione di comportamenti devianti come la prepotenza e il sorgere di forme di criminalità; c'è chi, dopo lo shock iniziale, si rassegna, accetta la sua nuova condizione e cerca di ricrearsi un'esistenza nuova e tranquilla e c'è chi, invece, combatte fino alla fine pur di tornare alla realtà di tutti i giorni. In più, anche chi combatte sente il desiderio di momenti di relax da destinare al riposo, all'amore e alla vita di tutti i giorni (un po' come i soldati veri, in fondo). Se avessero dedicato un po' più di spazio anche agli effetti del "ritorno alla normalità", da questo punto di vista "Sword Art Online" sarebbe stato un lavoro davvero superbo.
L'analisi di questo anime va diviso in due parti: la prima riguarda il modo in cui il mondo dei MMORPG è stato ricreato, mentre la seconda si basa sul giudizio di questo titolo da un punto di vista della godibilità complessiva.
Per quanto riguarda il primo punto, la trasposizione riesce abbastanza bene: molto spazio viene dedicato alla spiegazione delle varie dinamiche di gioco, con l'inserimento di boss di fine livello (anche se forse se ne vedono troppo pochi) che possono essere sconfitti solo in raid (quando Kirito vince in solitario la cosa fa molto, ma molto sorridere), con la presenza e la spiegazione delle gilde, delle classi e delle professioni (non capisco, ad esempio, chi si è lamentato per la presenza di parti dedicate a cooking e a fishing, presenti praticamene sempre nei MMORPG). C'è, inoltre, una parte PVE (Player Versus Environment) e una parte PVP (Player Versus Player). Quello che manca, a mio avviso, è la distinzione fra tank, dps e healer, ruoli indispensabili per affrontare un'avventura del genere; in più, tenendo conto che parte della popolazione si rassegna e non partecipa, i sopravvissuti sono troppi, il che fa supporre che molti boss vengono sconfitti al "primo colpo", senza sapere assolutamente nulla sulle loro caratteristiche o abilità speciali.
Passiamo al secondo punto, ossia quello della godibilità. Premetto che "Sword Art Online" è riuscito a tenermi incollato allo schermo dall'inizio alla fine e questo è un fattore a cui va data molta rilevanza; tuttavia non si può far a meno di constatare la presenza di molti episodi abbastanza noiosi. Ma ciò che fa crollare la mia valutazione complessiva (che sarebbe stata molto alta in caso contrario) è l'incomprensibile scelta di far completare il gioco a metà della serie per poi continuare il tutto in un altro MMORPG, molto più noioso e in cui il personaggio principale (Kirito) ha come sua partner principale la sua sorellina che, ovviamente, è invaghita di lui. Una caduta di stile e interesse troppo evidente per non essere riportata.
In definitiva, do un giudizio complessivo positivo, anche se c'è un nettissimo divario fra i primi dodici episodi (la cui valutazione per quanto mi riguarda è molto alta) e i successivi tredici (davvero deludenti). E' comunque, questo, un esperimento da ripetere, ha grandissime potenzialità che possono essere sfruttate decisamente meglio.
Love Lab
8.0/10
Rygar
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Con un po' di ritardo si chiude l'ultima serie dell'altalenante stagione estiva 2013 con un prodotto apparentemente anonimo e banale, ma che fortunatamente è molto più gradevole delle apparenze. Love Lab è una commedia scolastica piuttosto ben realizzata che può riservare delle piacevoli sorprese agli spettatori.
Love Lab è una serie della stagione autunnale 2013 composta da 13 episodi di durata canonica. L'opera deriva dall'omonimo manga yonkoma del 2006.
Trama: l'accademia femminile Fujisaki è famosa per le sue ottime studentesse. Fra queste spicca la presidentessa del consiglio d'istituto Natsuo Maki, famosa per il suo fascino discreto, la sua eleganza, la sua intelligenza e la sua personalità calma e composta. Viceversa: Riko Kurahashi è famosa per la sua personalità mascolina e "selvaggia" (da notare i suoi splendidi canini prominenti e le sue acconciature variabili) che fa sciogliere i cuoricini delle altre studentesse. Un giorno, per caso, Riko s'imbatte in Natsuo mentre si spupazza un gigantesco cuscino in cui è disegnato il suo uomo ideale, venendo a conoscenza di un lato della sua personalità piuttosto imbarazzante. Riko è costretta a mantenere il segreto facendosi "reclutare" nel consiglio d'istituto e, atteggiandosi da grande esperta nelle relazioni sentimentali, dovrà fornire dei consigli d'amore alla povera Maki, pur essendo anch'ella totalmente inesperta in materia. La cosa però le sfuggirà di mano, e verrà istituito il "Love Lab", ossia una rubrica dedicata a tutte le studentesse che soffrono per problemi di cuore. Riuscirà la povera Riko a cavarsela con disinvoltura e a dispensare consigli utili alle giovani fanciulle innamorate?
Grafica: molto carina pur essendo relativamente semplice. Le ambientazioni si limitano prevalentemente al contesto scolastico, e sono realizzate con una discreta cura per i dettagli. Le animazioni sono piuttosto semplici ma non mancano di una discreta fluidità. Ottimo character design che risulta abbellito rispetto al manga.
Sonoro: non eccellente. In Love Lab il comparto sonoro meritava forse qualcosa in più. L'opening è la classica spremuta di loli. L'ending è più orecchiabile, allegro e vivace. Gli OST non sono brutti, però spesso risultano anonimi. Buoni gli effetti speciali. Ottimo doppiaggio.
Personaggi: di una simpatia contagiosa. Le ragazze di Love Lab sono caratterizzate in maniera semplice ma efficace, spesso ricalcando e parodiando i vari stereotipi caratteriali: dalla tsundere, alla dojikko, dalla maschiaccia alla fanciulla perfetta e così via. Il lato introspettivo è marginale, seppur presente, in compenso vi è un discreto fattore evolutivo. L'interazione s'attesta su ottimi livelli.
Sceneggiatura: se non avessi scoperto che la serie deriva da un manga yonkoma, probabilmente non l'avrei nemmeno notato, poiché, a differenza di altre trasposizioni animate dello stesso genere, Love Lab non sembra presentare una sequenza di microepisodi presente nella stessa puntata. Tutto sembra un unico episodio costellato dalle varie battute. La gestione temporale è semplice e fluida, di tanto in tanto sono presenti alcuni flashback. Il ritmo s'attesta su livelli medi. Sono presenti alcune scene d'azione/violenza a chiaro scopo parodistico. Il fanservice è inesistente. I dialoghi sono ottimi per resa comica.
Finale: molto simpatico e carino seppure non sia minimamente risolutivo ai fini della trama. Il finale è perfetto per il genere dell'opera.
In sintesi: Love Lab è uno dei pochi prodotti validi della stagione estiva 2013. Un'opera frizzante, parodistica, sagace, allegra e sa intrattenere molto bene prendendo in giro i vari stereotipi caratteriali. Certo, non fa sempre ridere (soprattutto quando tende a prendersi un po' troppo sul serio), ma la resa complessiva è più che buona. Data la natura dell'opera, mi sento di poterlo consigliare a tutti.
Love Lab è una serie della stagione autunnale 2013 composta da 13 episodi di durata canonica. L'opera deriva dall'omonimo manga yonkoma del 2006.
Trama: l'accademia femminile Fujisaki è famosa per le sue ottime studentesse. Fra queste spicca la presidentessa del consiglio d'istituto Natsuo Maki, famosa per il suo fascino discreto, la sua eleganza, la sua intelligenza e la sua personalità calma e composta. Viceversa: Riko Kurahashi è famosa per la sua personalità mascolina e "selvaggia" (da notare i suoi splendidi canini prominenti e le sue acconciature variabili) che fa sciogliere i cuoricini delle altre studentesse. Un giorno, per caso, Riko s'imbatte in Natsuo mentre si spupazza un gigantesco cuscino in cui è disegnato il suo uomo ideale, venendo a conoscenza di un lato della sua personalità piuttosto imbarazzante. Riko è costretta a mantenere il segreto facendosi "reclutare" nel consiglio d'istituto e, atteggiandosi da grande esperta nelle relazioni sentimentali, dovrà fornire dei consigli d'amore alla povera Maki, pur essendo anch'ella totalmente inesperta in materia. La cosa però le sfuggirà di mano, e verrà istituito il "Love Lab", ossia una rubrica dedicata a tutte le studentesse che soffrono per problemi di cuore. Riuscirà la povera Riko a cavarsela con disinvoltura e a dispensare consigli utili alle giovani fanciulle innamorate?
Grafica: molto carina pur essendo relativamente semplice. Le ambientazioni si limitano prevalentemente al contesto scolastico, e sono realizzate con una discreta cura per i dettagli. Le animazioni sono piuttosto semplici ma non mancano di una discreta fluidità. Ottimo character design che risulta abbellito rispetto al manga.
Sonoro: non eccellente. In Love Lab il comparto sonoro meritava forse qualcosa in più. L'opening è la classica spremuta di loli. L'ending è più orecchiabile, allegro e vivace. Gli OST non sono brutti, però spesso risultano anonimi. Buoni gli effetti speciali. Ottimo doppiaggio.
Personaggi: di una simpatia contagiosa. Le ragazze di Love Lab sono caratterizzate in maniera semplice ma efficace, spesso ricalcando e parodiando i vari stereotipi caratteriali: dalla tsundere, alla dojikko, dalla maschiaccia alla fanciulla perfetta e così via. Il lato introspettivo è marginale, seppur presente, in compenso vi è un discreto fattore evolutivo. L'interazione s'attesta su ottimi livelli.
Sceneggiatura: se non avessi scoperto che la serie deriva da un manga yonkoma, probabilmente non l'avrei nemmeno notato, poiché, a differenza di altre trasposizioni animate dello stesso genere, Love Lab non sembra presentare una sequenza di microepisodi presente nella stessa puntata. Tutto sembra un unico episodio costellato dalle varie battute. La gestione temporale è semplice e fluida, di tanto in tanto sono presenti alcuni flashback. Il ritmo s'attesta su livelli medi. Sono presenti alcune scene d'azione/violenza a chiaro scopo parodistico. Il fanservice è inesistente. I dialoghi sono ottimi per resa comica.
Finale: molto simpatico e carino seppure non sia minimamente risolutivo ai fini della trama. Il finale è perfetto per il genere dell'opera.
In sintesi: Love Lab è uno dei pochi prodotti validi della stagione estiva 2013. Un'opera frizzante, parodistica, sagace, allegra e sa intrattenere molto bene prendendo in giro i vari stereotipi caratteriali. Certo, non fa sempre ridere (soprattutto quando tende a prendersi un po' troppo sul serio), ma la resa complessiva è più che buona. Data la natura dell'opera, mi sento di poterlo consigliare a tutti.
Strike the Blood
5.0/10
Travolto dal destino e dalla sete di sangue che contraddistingue la sua specie, il vampiro più forte al mondo, ricordato dalle leggende come il Quarto Progenitore, si ritrova coinvolto in disastri di natura sempre diversa che colpiscono l'isola Itogami, altrimenti conosciuta come il Distretto Demoniaco. Akatsuki Kojou, questo il nome del discendente di Dracula protagonista di Strike The Blood, possiede un potere talmente immane da richiedere da parte dell'associazione del Re Leone, un ente impegnato nella difesa della pace tra uomini e demoni, una speciale supervisione. E' così che nella vita del vampiro piomba Himeragi Yukina con la sua arma Sekkarou, una sciamana in gamba che ha il compito di osservare, controllare e, in caso di pericolo, ammazzare il succhiasangue che le è stato affidato in custodia.
La narrazione parte da questo plot di base per articolarsi, man mano che si procede con i ventiquattro episodi, in archi narrativi a sé stanti. Ogni tot di puntate cambia il nemico (streghe, alchimisti, omuncoli, ecc.), Kojou attinge al suo harem come riserva di sangue, rilascia un nuovo famiglio e sconfigge l'avversario, dimostrando di essere realmente il vampiro più forte del mondo. Non tutte le saghe sono riuscite, in particolare le due finali sembrano frettolose e meno articolate rispetto alle prime; inoltre molte conclusioni appaiono scontate. L'anime ha un'ottima mescolanza d'azione, fantasy e romanticismo, supportata da un chara design pulito, accattivante e scene di combattimento ben realizzate. Il problema di fondo è l'eccessivo fanservice, che se da un lato cattura il pubblico maschile, dall'altro allontana le ragazze attratte dalla trama e dal chara. Qualcuno deve ancora spiegarmi com'è che tutte ronzano vicino a quel buono a nulla di Kojou, nemmeno fossero falene intorno a un lampione! E nel mentre si spogliano, lo baciano, cercano di sedurlo, di offrirgli il loro sangue, di imbastire una threesome con lui, di piazzargli il seno addosso o di coinvolgerlo in situazioni piccanti al limite del reale!
I personaggi di Strike The Blood sono privi di spessore, a partire dalla coppia di protagonisti: se da un lato abbiamo Kojou, un vampiro che alla minima mutanda perde sangue dal naso, che ha bisogno che gli venga spiegato più volte com'è che si combatte o cos'è che deve fare, e che ricalca lo stereotipo dell'eroe figo che non capisce un tubo di quello che gli capita intorno e nemmeno si accorge di fare strage di cuori; dall'altro non andiamo meglio, perché Yukina è l'apoteosi dell'indecenza, una ragazza che la dignità non sa nemmeno dov'è di casa e che dietro finti rossori, incavolature da tsundere e qualche "Hentai!", pensa di cavarsela e uscirsene pulita da un'immagine che la vede completamente in balia dell'uomo, sottomessa al ruolo di donatrice di sangue, 'sputtanando' tutto il buon senso che una donna dovrebbe avere quando si rapporta a un "animale". Nonostante dovesse aiutare Kojou a gestire il suo potere limitandolo, Yukina non fa altro che innescare il rilascio di quasi tutti i famigli, che sono l'espressione della forza di un vampiro, scoprendo il collo e lasciando che il suo caro Akatsuki senpai succhi il sangue necessario alla stipulazione di un contratto con uno spirito. Praticamente fa l'opposto di quello che le era stato richiesto, mandando a quel paese l'intera strategia di contenimento!
Gli unici personaggi che si salvano sono Natsuki, la strega professoressa che prende per il naso Kojou, e Asagi, l'unica donna in tutto l'anime che riesce ad essere femminile e non volgare, romantica e non prostituta, intraprendente, affidabile, gentile - me la sarei sposata subito! Ovviamente chi sceglierà Kojou si capisce fin dalla prima puntata, quindi il mio tifare per la coppia non canonica è stato l'ennesimo errore con questa serie, perché mi ha procurato ancor più nervoso. Molti personaggi secondari, poi, non si capisce nemmeno perché sono o dove sono, dato che non ci viene spiegato precisamente il loro ruolo, da dove provengono, chi servono, cosa ci fanno lì.
Nella stagione autunnale 2013 mi sono lasciata abbindolare da un bel po' di anime, attratta dal chara design pulito e dal misto di fantasy e azione che mi offrivano: Strike The Blood rientra pienamente in quelle serie che la prossima volta dovrò evitare! D'altronde per me resta ancora un mistero com'è che sono riuscita a tirare avanti per ventiquattro episodi senza decidere di darmi all'altro sesso o chiuderla prima della fine con un anime che non mi stava trasmettendo nulla, se non rabbia. Essendo indirizzato prettamente al genere maschile, con un'enorme dose di fanservice e una trama che ricalca le linee classiche degli harem, in certi momenti ho trovato la visione soffocante, e più di una volta ho pensato di dropparlo, mandando a quel paese il mio principio del "non droppo mai". Nonostante ciò, non nego mi siano piaciuti la struttura per archi narrativi, il chara design, l'OST, il buon mix di combattimenti, slice of life, elemento magico e mistery fusi insieme, e il fatto che l'anime in sé ricalca bene quelli che sono i canoni del suo genere, presentandosi come un buon esempio nella sua categoria. E' per questo motivo che non lo boccio del tutto, ma lo rimando con un 5. Poiché il finale ha lasciato più o meno intendere un possibile continuo, non sono convinta guarderò una seconda serie se mai ci sarà. Non penso infatti ci possano essere margini di miglioramento, o significherà snaturare un anime che nel suo genere ci sguazza beato.
La narrazione parte da questo plot di base per articolarsi, man mano che si procede con i ventiquattro episodi, in archi narrativi a sé stanti. Ogni tot di puntate cambia il nemico (streghe, alchimisti, omuncoli, ecc.), Kojou attinge al suo harem come riserva di sangue, rilascia un nuovo famiglio e sconfigge l'avversario, dimostrando di essere realmente il vampiro più forte del mondo. Non tutte le saghe sono riuscite, in particolare le due finali sembrano frettolose e meno articolate rispetto alle prime; inoltre molte conclusioni appaiono scontate. L'anime ha un'ottima mescolanza d'azione, fantasy e romanticismo, supportata da un chara design pulito, accattivante e scene di combattimento ben realizzate. Il problema di fondo è l'eccessivo fanservice, che se da un lato cattura il pubblico maschile, dall'altro allontana le ragazze attratte dalla trama e dal chara. Qualcuno deve ancora spiegarmi com'è che tutte ronzano vicino a quel buono a nulla di Kojou, nemmeno fossero falene intorno a un lampione! E nel mentre si spogliano, lo baciano, cercano di sedurlo, di offrirgli il loro sangue, di imbastire una threesome con lui, di piazzargli il seno addosso o di coinvolgerlo in situazioni piccanti al limite del reale!
I personaggi di Strike The Blood sono privi di spessore, a partire dalla coppia di protagonisti: se da un lato abbiamo Kojou, un vampiro che alla minima mutanda perde sangue dal naso, che ha bisogno che gli venga spiegato più volte com'è che si combatte o cos'è che deve fare, e che ricalca lo stereotipo dell'eroe figo che non capisce un tubo di quello che gli capita intorno e nemmeno si accorge di fare strage di cuori; dall'altro non andiamo meglio, perché Yukina è l'apoteosi dell'indecenza, una ragazza che la dignità non sa nemmeno dov'è di casa e che dietro finti rossori, incavolature da tsundere e qualche "Hentai!", pensa di cavarsela e uscirsene pulita da un'immagine che la vede completamente in balia dell'uomo, sottomessa al ruolo di donatrice di sangue, 'sputtanando' tutto il buon senso che una donna dovrebbe avere quando si rapporta a un "animale". Nonostante dovesse aiutare Kojou a gestire il suo potere limitandolo, Yukina non fa altro che innescare il rilascio di quasi tutti i famigli, che sono l'espressione della forza di un vampiro, scoprendo il collo e lasciando che il suo caro Akatsuki senpai succhi il sangue necessario alla stipulazione di un contratto con uno spirito. Praticamente fa l'opposto di quello che le era stato richiesto, mandando a quel paese l'intera strategia di contenimento!
Gli unici personaggi che si salvano sono Natsuki, la strega professoressa che prende per il naso Kojou, e Asagi, l'unica donna in tutto l'anime che riesce ad essere femminile e non volgare, romantica e non prostituta, intraprendente, affidabile, gentile - me la sarei sposata subito! Ovviamente chi sceglierà Kojou si capisce fin dalla prima puntata, quindi il mio tifare per la coppia non canonica è stato l'ennesimo errore con questa serie, perché mi ha procurato ancor più nervoso. Molti personaggi secondari, poi, non si capisce nemmeno perché sono o dove sono, dato che non ci viene spiegato precisamente il loro ruolo, da dove provengono, chi servono, cosa ci fanno lì.
Nella stagione autunnale 2013 mi sono lasciata abbindolare da un bel po' di anime, attratta dal chara design pulito e dal misto di fantasy e azione che mi offrivano: Strike The Blood rientra pienamente in quelle serie che la prossima volta dovrò evitare! D'altronde per me resta ancora un mistero com'è che sono riuscita a tirare avanti per ventiquattro episodi senza decidere di darmi all'altro sesso o chiuderla prima della fine con un anime che non mi stava trasmettendo nulla, se non rabbia. Essendo indirizzato prettamente al genere maschile, con un'enorme dose di fanservice e una trama che ricalca le linee classiche degli harem, in certi momenti ho trovato la visione soffocante, e più di una volta ho pensato di dropparlo, mandando a quel paese il mio principio del "non droppo mai". Nonostante ciò, non nego mi siano piaciuti la struttura per archi narrativi, il chara design, l'OST, il buon mix di combattimenti, slice of life, elemento magico e mistery fusi insieme, e il fatto che l'anime in sé ricalca bene quelli che sono i canoni del suo genere, presentandosi come un buon esempio nella sua categoria. E' per questo motivo che non lo boccio del tutto, ma lo rimando con un 5. Poiché il finale ha lasciato più o meno intendere un possibile continuo, non sono convinta guarderò una seconda serie se mai ci sarà. Non penso infatti ci possano essere margini di miglioramento, o significherà snaturare un anime che nel suo genere ci sguazza beato.
Ho finito di seguire l'opera recentemente, non mi aspettavo molto ma sono rimasto abbastanza soddisfatto da quest'anime e ritengo che la la sua attuale media sia parecchio ingiusta, non è così male, affatto!
Per me è un anime da 7.
Love Lab 8 mi sembra un pò alto anche se ammetto tranquillamente che mi ha fatto parecchio ridere ma anche in questo caso non darei più di 7.
SAO......posso solo dire: "preparatevi! Questa notte ceneremo all'inferno!" (cit.) perchè ogni volta scoppia un putiferio.......c'è chi lo odia in modo viscerale, chi lo adora e i poveracci nel mezzo come me a cui è piaciuto ma senza sdilinquirsi in "Osanna" e "Alleluja" che vengono sarcagnati da tutti...
Merita il 5 ma non per quello scritto nella rece.
Love Lab ancora non l'ho finito per colpa di mirkosp.
Strike The Blood... E' un bel po' di tempo che sono fermo a metà serie, ma non è che abbia sta gran voglia di finirlo...
Complimenti ai 3 recensori ^^
Poi se mi dite che nemmeno 2 si meritava... ognuno ha i propri gusti.
Spiegazione delle dinamiche di gioco? In SAO? Le cose sono due: o il recensore ha guardato un altro anime, oppure io ho la memoria di un pesce rosso e non riesco a ricordare la "spiegazione delle dinamiche di gioco".
"quando Kirito vince in solitario la cosa fa molto, ma molto sorridere"
Ah, sorridere, certo... io avevo un'espressione tra il "facepalm" e il "are you fuckin' kidding me?", ma il sorriso proprio non ce l'avevo...
Per il resto sono, a volte più a volte meno, concorde con la recensione, poi ovviamente ognuno ha i suoi gusti e lungi da me il volerli criticare (ciò che ho scritto prima voleva essere ironico, non offensivo). Personalmente non gli avrei dato 7, per me un sei mooooolto tirato sarebbe già troppo (il mio voto ideale sarebbe un 4, ma che potrebbe diventare 5 se si tiene conto dell'ottima grafica, delle buone OST e di alcune - poche - puntate che, nonostante tutto, erano molto belle, come la terza).
Sinceramente il suo giudizio non mi pare assurdo, ok è un ecchi e ci sta il fanservice ma mi pare di capire (ripeto, non ho seguito l'anime, mi baso su quello che leggo) che la sua critica sia votata non all'esistenza del fanservice in sé ma quanto al fatto che esso prevarica la trama, rende piatti i personaggi e li fa anche comportare in modo incoerente pur di offrire scenette pruriginose allo spettatore (mi riferisco al "Praticamente fa l'opposto di quello che le era stato richiesto, mandando a quel paese l'intera strategia di contenimento!"). Inoltre parla anche di personaggi principali, per lei, brutti, e secondari mal caratterizzati.
Mi pare che il 5 non sia un voto così pessimo, lei dice anche che come genere ci ha azzeccato ma che nel totale l'ha lasciata insoddisfatta. Mi pare pure una considerazione condivisibile!
I generi ecchi e harem non impongono al cast femminile di non avere dignità o spessore.
"Io ho espresso soltanto la mia opinione, poi sono gusti..."
Inoltre io guardo quello che mi pare, quando mi pare e dove mi pare. E recensisco quello che mi pare, quando mi pare e come mi pare.
A me non sembra di essere stata così dura con STB. Ho dato a Cesare quel che è di Cesare, dicendo che l'anime è un buon esempio del suo genere. Tuttavia, perché dovrei dare un 7 ad un anime che non m'è piaciuto granché? Avessi voluto bocciarlo definitivamente, gli avrei dato 3/4. Io ho offerto un'analisi piuttosto equa per le ragazze che in futuro vorranno approcciarsi a quest'anime, tutto qui. Se vi brucia che gli ho dato 5 e non 7, recensitelo voi riempiendolo di lodi, così gli si alza la media. Tanto la preoccupazione è solo questa.
Sono una ragazza e purtroppo (da etero) non mi sono piaciute determinate cose. I personaggi non mi hanno trasmesso nulla (soltanto la mia Asagi si salva) e alcune situazioni avrei voluto si risolvessero diversamente. Ovviamente visto dalla prospettiva di una ragazza l'ecchi risulta pesante, soprattutto se non mi si è data nemmeno la consolazione di avere un personaggio maschile come comandi iddio. Se Kojou mi fosse sinceramente piaciuto, non avrei trovato nessun problema. Forse mi ci sarei strusciata anch'io addosso. (ma anche no!)
Ora, non sarete voi a negarmi la possibilità di esprimere la mia opinione a riguardo e di offrire un punto di vista differente per quegli spettatori che cercano altro in un'opera. Qui nessuno ha criticato l'anime per genere di appartenza, anzi, ho pure detto:
"Nonostante ciò, non nego mi siano piaciuti la struttura per archi narrativi, il chara design, l'OST, il buon mix di combattimenti, slice of life, elemento magico e mistery fusi insieme, e il fatto che l'anime in sé ricalca bene quelli che sono i canoni del suo genere, presentandosi come un buon esempio nella sua categoria."
Perciò, se avete la coda di paglia, fatti vostri.
Questo anime è spazzatura...se poi voi mi dite che è un ecchi e quindi deve avere certe scene spinte ok, ma questo non basta a fare un anime, deve esserci dell'altro! Deve esserci una storia, dei personaggi credibili, tutti fattori che quest'opera manda beatamente a quel paese!
Poi io non l'ho visto, come ho detto, quindi potrei anche sbagliarmi, ma l'impressione generale che ho avuto è questa, e quindi non credo sia il caso per me di recuperarlo anche solo per curiosità.
Entrando invece nel dettaglio fanservice ecc ecc.. sinceramente e' il cane che si morde la coda. E sono pure stufo di leggere la parola ecchi e fanservice. Ognuno ha i suoi gusti e guarda quello che gli pare, pero' e anche vero che tutte le serie hanno un target e tematiche, e lo si sa gia' a priori cosa si sta per vedere basta consultare le fonti e la parolina ecchi o similari vien fuori. Invece sembra come se ci sia il gusto di scrivere recensioni simili. Quanto al tema ragazze e fanservice la trovo un po un ipocrisia, il gentilsesso e' capace di leggere degli Shojo insulsi pieni di Smut con la stessa storiella di fondo (bello cattivo mi usa ma io lo amo e dopo 2000 tragedie e corna ci sposeremo) oppure yaoi anche molto espliciti, salvo poi criticare una mutanda al vento, sinceramente trovo certa roba assurda, attenzione non sto dicendo che sia il caso di LaMelina. Lo stesso vale per i maschietti il principio e' sempre lo stesso, tutti con la frase: Basta Fanservice (che fa figo dirlo), a questo punto ti aspetti che abbiano recensito una serie impegnata o almeno un po seria, invece cosa trovi? Il solito Death note, il solito Tengen Toppa ecc ecc, tra le loro recensioni non trovi per esempio che ne so un Monster di Urasawa manco a pagarlo.
Moderatore Becar
Solo io non mi ricordo di aver trovato tutte queste spiegazioni? A me l'ambientazione da MMORPG, in SAO è sembrata solo di contorno per lasciar spazio alla storia d'amore tra i due protagonisti e per attirare gli appassionati di questo tipo di gioco. Mi pare che l'autore della recensione si stia confondendo con un altro anime uscito di recente.
Comunque mi pare che la recensione sia ben scritta, anche se ho un'opinione diversa sull'anime in questione.
Sono contento che viene prestata attenzione ad un'opera come Love lab (a quanto pare snobbata e tralasciata dai vari fansub), la quale meriterebbe un po' d'attenzione non solo perché è uno dei pochi prodotti degni di nota della stagione estiva 2013, ma anche perché è molto sagace e divertente. Le risate sono assicurate.
Tranquillizzo poi chi volesse avventurarsi col sub inglese. L'opera è di una semplicità incredibile. Non ha giochi di parole e utilizza un inglese comune. Io non ho avuto problemi nel seguirlo, e se ci sono riuscito io, potete riuscirci anche voi senza problemi. Se poi dovessero esserci alcune difficoltà, potete provare questo sito di traduzioni: http://www.wordreference.com/.
Adesso parliamo di questo contestatissimo, pericolosissimo, scandalosissimo e malvagissimo STRIKE THE BLOOD. A leggere certe recensioni parrebbe d'avere a che fare col male incarnato, con un abominio d'animazione, con qualcosa di esecrabile, di immorale, di vergognoso e chi più ne ha più ne metta.
Per ironia della sorte, ne avevo iniziato a parlare proprio con Nyx alcuni giorni fa sul mio blog, dato che lui, non avendo ancora visto l'opera (l'ha terminata di recente), pareva piuttosto preoccupato viste le opinioni avvelenate che circolavano e vedendo che ero uno dei pochi che ne parlava bene, nacque questa discussione:
http://www.animeclick.it/SchedaUtente.php?utente=28459&load=blog&start=01440#messaggi
In questa discussione (chiunque può prendervi parte basta che utilizzi un linguaggio rispettoso e privo di polemiche), ci siamo scambiati delle opinioni personali alla luce di dati di fatto incontrovertibili (molti dei quali focalizzati sulla presenza di fanservice all'interno dell'opera. È stato dimostrato che non solo non c'è tutto questo fanservice (basta guardare le immagini per farsene un'idea), ma che non è nemmeno invasivo o ostentato. In parole povere, compare ogni tanto (generalmente nella prima parte degli episodi) e non è certo osceno o audace, anzi, spesso è assai modesto. Per cui additare quest'opera come un trionfo di oscenità mi pare del tutto fuori luogo (chissà come andrebbero giudicate delle opere come Sora no Otoshimono, Blade & Soul, High School DXD, Daimidaler, Medaka Box, Dai Shogun, Qwaser o Highschool of the dead! XD). Francamente mi sarei aspettato questo tipo di commenti da qualche fondamentalista del MOIGE, più che da degli utenti di questo portale. Mi sorprende il fatto che ci sono delle opere che fanno un uso ben maggiore di fanservice rispetto a Strike the Blood e nessuno ha mai osato muovere una critica. Parlo ad esempio di Magi, un'opera generalmente molto apprezzata dalla comunità, eppure ha le sue splendide e prosperose fanciulle. Perché Strike the Blood ha ricevuto un trattamento differente? Mistero.
Fatta questa premessa, ringrazio Arashi che mi ha citato ed esprimo la mia personale opinione sulla recensione della Melina e dell'opera in generale. Tale opinione vuole essere rispettosa nei confronti di tutti e non vuole essere polemica.
Secondo il mio modesto parere questa recensione non mi sembra coerente con i commenti espressi dallo stesso utente (per la maggior parte positivi), e mi sembra manchi di cognizione di causa, propendendo per una considerazione meno razionale e analitica e più "emotiva", perdendo di vista il "focus", ossia la "Parte di maggiore salienza di un enunciato."(http://it.wikipedia.org/wiki/Focus).
Lo dico, non solo per ciò che ho affermato riguardo al tanto vilipeso fanservice in STB (spero che ci si renda conto che quest'opera è molto meno scandalosa di come la si è dipinta, conosco diverse ragazze a cui opere come STB e Date a Live piacciono e non poco), ma in base a certe affermazioni che onestamente, mi hanno lasciato un po' perplesso, cito:
"Qualcuno deve ancora spiegarmi com'è che tutte ronzano vicino a quel buono a nulla di Kojou, nemmeno fossero falene intorno a un lampione"
Il Quarto Progenitore è una fonte inesauribile di potere e prestigio. Non è così illogico supporre che vi si avvicinino individui del gentil sesso interessate ad ottenere tutto questo. Tra l'altro, nel mondo del fantasy, la razza vampirica è dotata dello charme innato per attirare gli umani al fine di nutrirsi del loro sangue.
"I personaggi di Strike The Blood sono privi di spessore".
Qui si potrebbero creare intere pagine di discussione, dal canto mio posso affermare che un'identità caratteriale chiara e distinta in ogni personaggio è ben presente. Non sono pupazzetti mossi a caso. Hanno la loro psicologia, i loro ostacoli emotivi, le loro difficoltà da superare. Lo stesso protagonista non è uno sciupafemmine senza cuore, è un vampiro dotato di umanità. Ha a cuore il destino dei suoi amici e di chi è coinvolto nelle varie battaglie, spesso anche dei propri nemici. Che sia stereotipato si può essere d'accordo, ma non vedo il problema in tutto ciò.
"Yukina è l'apoteosi dell'indecenza, una ragazza che la dignità non sa nemmeno dov'è di casa e che dietro finti rossori, incavolature da tsundere e qualche "Hentai!", pensa di cavarsela e uscirsene pulita da un'immagine che la vede completamente in balia dell'uomo, sottomessa al ruolo di donatrice di sangue, 'sputtanando' tutto il buon senso che una donna dovrebbe avere quando si rapporta a un "animale"."
In tutta onesta, mi sembra un'affermazione piuttosto grave e offensiva. Innanzitutto perché è una ragazzina di 14 anni a cui è stata affidata la missione di osservatrice del Quarto Progenitore, mica un qualsiasi servente di classe inferiore. E nonostante sia una provetta combattente, è poco più che una ragazzina delle medie. Che cosa si può pretendere da una quattordicenne in balia di un vampiro così potente? Che s'atteggi a Giovanna d'Arco ? Dare dell'indecente che s'atteggia a santarellina che svergogna il mondo femminile ad una ragazzina di 14 anni mi sembra un'affermazione grave. Se il protagonista fosse stato una vampira e l'osservatore fosse stato un ragazzino e le scene fossero state più o meno le stesse, si sarebbe parlato allo stesso modo? Ne dubito.
Io doserei meglio le parole in una recensione, ecco perché mi sembrano scritte più per dispatia emotiva nei confronti della coprotagonista che altro.
"Nonostante dovesse aiutare Kojou a gestire il suo potere limitandolo, Yukina non fa altro che innescare il rilascio di quasi tutti i famigli"
Qui credo ci sia un errore di comprensione. Cito la wikipedia: "A 14 year old middle-school Sword Shaman from the Lion-King organization, Yukina was sent to observe the 4th progenitor and was told to kill him if he becomes a threat."
In parole povere il suo ruolo di osservatrice consiste nel monitorare il Quarto Progenitore e di ucciderlo nel caso divenisse pericoloso o incapace di controllare i suoi poteri. Non leggo da nessuna parte che deve limitarli.
"Ovviamente chi sceglierà Kojou si capisce fin dalla prima puntata, quindi il mio tifare per la coppia non canonica è stato l'ennesimo errore con questa serie, perché mi ha procurato ancor più nervoso. Molti personaggi secondari, poi, non si capisce nemmeno perché sono o dove sono, dato che non ci viene spiegato precisamente il loro ruolo, da dove provengono, chi servono, cosa ci fanno lì."
Anche qui non si è prestata la dovuta attenzione. Non solo perché l'arco finale riguarda una possibile linea temporale, ma perché in questa linea temporale futura Kojou non ha "scelto" Yukina, visto che ha una figlia anche da Asagi. Di questo arco temporale non ne so molto, però non sembra che Kojou abbia scartato a priori Asagi, visto che ha avuto una figlia da lei.
Questa è la spiegazione fornita dalla wikipedia:
http://en.wikipedia.org/wiki/Strike_the_Blood
"Moegi Akatsuki (暁 萌葱 Akatsuki Moegi?)
Voiced by: Minami Tsuda
The daughter of Asagi and Kojou in Strike the Blood EX. She bears a similar resemblance to her mother. She is also Reina's half sister."
E questo è l'articolo dedicato a Moegi nella Strike the blood wikia.
http://strike-the-blood.wikia.com/wiki/Moegi_Akatsuki
Qual è il mio giudizio su STB? Per me è ottimo. La serie ha dimostrato d'avere un grande potenziale, splendide scene d'azione. Nemici mai banali. Ci si ferisce (anche gravemente) e si muore come si deve. Il misticismo è trattato piuttosto bene, così come le varie creature mostruose e sovrannaturali.
Contrariamente a quanto scritto sopra, STB non è un covo di prostitute di basso bordo, ma è un'opera sicuramente frizzante, con un buon lato sentimentale, che sa anche far ridere e ironizzare su vari cliché. Un'opera non perfetta (non mi sono piaciute le dissociazioni delle linee cromatiche in certi frangenti degli episodi, rendendo la grafica poco nitida in certi punti), ma sicuramente non così ripugnante da com'è stata descritta da certuni. Al momento non mi sembra di ricordare plagi o scopiazzature da Index, ma posso benissimo sbagliarmi.
Di SAO se ne è discusso fino alla nausea. Rispetto la recensione di Pepata pur non condividendola. Chi volesse conoscere la mia opinione riguardo a quest'opera può leggere la mia recensione:
http://www.animeclick.it/recensione.php?tipo=anime&recensione=53675
Detto questo, pur non condividendo i loro giudizi, mi complimento con La Melina e a Pepata.
Concordo anche con Rygar nel voto assegnato a Love Lab, una simpaticissima serie che, purtroppo, non ho ancora concluso per motivi elencati da altri utenti sopra
Non posso dire nulla su Strike the Blood perché l'ho droppato ai primi episodi, forse terzo o quarto; non mi ha dato alcun motivo per continuarlo, mi sembrava abbastanza insulso per cui ho dato la precedenza ad altre serie più interessanti...
Il suo unico difetto davvero grave è quel ripetere ogni episodio la stessa frase "no senpai, è la nostra battaglia"...ecco quello dopo la terza volta infastidisce.
Se trovate quest'anime pieno di fanservice, state alla larga da Dai Shogun o vi verrà un infarto.
Per quanto riguarda Strike the Blood per me merita anch'esso 6: è un buon anime, ma non mi ha convinto appieno. Aspetto una seconda stagione.
Love Lab non l'ho visto...
Credevo di essere seppellito dalle critiche della massa di utenti che non hanno apprezzato SAO invece devo dire che mi è andata relativamente bene
Due appunti:Geass sono d'accordo con te 8 a SAO è troppo; infatti io gli ho messo 7
Per chi dice che le dinamiche di gioco non vengono spiegate sufficientemente. A mio avviso coloro che affermano questo dovrebbero riflettere sul fatto che si tratta di un anime e non di un opuscolo informativo. E' chiaro che se si esagera poi il tutto diventa noioso; in molti, a quanto leggo, già così non riescono a coglierne il significato. Nonostante questo, in modo diretto o indiretto, molte cose sono state dette o realizzate. Ma era impossibile pretendere che venisse spiegato proprio tutto senza annoiare.
Saluti!
Il mio parere sulla serie l'ho già espresso molto dettagliatamente nel commento all'ultima serata dell'Anime Thursday cronologicamente parlando, se vi interessa vi rimando lì, quindi in questa occasione sarò più coinciso.
Premesso che, avendo sentito opinioni molto discordanti prima di iniziare la visione, ho seguito la serie senza aspettarmi niente come ad esempio si fa quando si guarda un film di Fast and Furious o di Transformers, devo dire che nel complesso non mi è dispiaciuta. Se da una parte va fatto un plauso alla A-1 Pictures per l'ottimo comparto tecnico (a parte la regia che non mi è sembrata troppo oltre la media), non si può dire lo stesso della sceneggiatura che pur avendo delle idee intriganti alla base, per quanto niente di originale, ha anche parecchi problemi. La cosa peggiore è che un buon numero di queste falle sono causate dal fatto che la serie spesso sacrifichi la propria logica a favore di scene che possano compiacere l'otaku medio, obiettivo che sul fronte del fanservice ecchi è sicuramente riuscito considerata la grande quantità di dojinshi hentai basate sulla serie apparse (tra cui, nemmeno a dirlo, non mancano quelle con Kirito e Suguha). Anch'io ho apprezzato maggiormente SAO di ALO, non penso ci sia un divario immenso tra le due saghe ma diciamo che considero la prima un 1,5-2 spanne superiore alla seconda: SAO parte in modo intrigante e pur essendo altalenante risulta quasi sempre gradevole e con un paio di episodi decisamente belli mentre ALO parte abbastanza bene ma poi arrivato a un certo punto cade in picchiata (tra l'altro non ho mai capito perché molti odiano ALO per i personaggi dal look fatato, magari fosse quello il problema di quella saga ). Alla fine alla serie darei un 6.5, volendo essere di manica larga un 7-, l'ho in parte apprezzata ma nel complesso rimane un grande "Peccato, c'era il giusto potenziale per avere un prodotto di valore e invece...".
Faccio i complimenti a npepataecozz per la bella recensione, pur non concordando su tutto trovo che offra un interessante punto di vista.
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