Sun Ken Rock è uno di quei fumetti che, appena letto il primo volume, ti viene da farti i complimenti da solo per aver scoperto una lettura così galvanizzante. Ed in effetti per gli amanti del genere “mazzate, comicità, personaggi tosti e belle fanciulle”, il colpo di fulmine con questo titolo magnificamente disegnato è praticamente inevitabile. Ma questo avviene non perché, ad esempio, l’idea di fondo intavolata da Boichi sia particolarmente geniale, ma semplicemente perché Sun Ken Rock esordisce in maniera schietta, fresca e spassosissima, tanto che si è portati a sorvolare volentieri sulle apparenti forzature iniziali dell'intreccio; apparenti perché, più avanti, i conti torneranno dopo alcuni retroscena svelati.
La storia parla infatti di Ken Kitano, uno studente giapponese rissaiolo che decide un bel giorno di dichiarare finalmente il suo amore alla graziosa e leggiadra Yumin, che però gli risponde cortesemente con un due di picche; infatti il giorno dopo dovrà lasciare il Giappone per diventare una poliziotta a Seoul, di dov'è originaria. Che culo (letteralmente).
Ma Ken non demorde, e decide di mollare tutto per andare in Corea del Sud e diventare anche lui un poliziotto. Ma le cose non vanno come il ragazzo sperava: non riuscendo ad integrarsi nel mondo del lavoro e nel tessuto sociale di Seoul, in breve si vede diventare un disadattato squattrinato che vive sciattamente in un monolocale di un paio di metri quadri.
Ma la fortuna sembra arridergli - be’, dipende dai punti di vista - quando Tae Su, capo di una giovane organizzazione malavitosa, nota le grandi capacità combattive e il carisma di Ken, e decide di far di lui… il boss!
Inizia così l’avventura di Ken Kitano che da un lato vuole conquistare la diligente poliziotta Yumin, e dall’altro deve tenere segreta le sue attività malavitose, che sono destinate ad ingigantirsi di pari passo con l’ambizione di Tae Su che grazie alla gang “Sun Ken Rock”, un’atipica gang mafiosa “buona”, vuole capovolgere letteralmente l’attuale ordine sociale retto sulle speculazioni economiche dei potenti e le sofferenze dei più deboli.
Sun Ken Rock si rivela essere subito un titolo molto vario, che non risparmia gags davvero ben riuscite (anche quelle dal sapore più classico), tette e culi, botte da orbi, ma anche tematiche più serie e spesso idealistiche. Per descrivere velocemente Sun Ken Rock, lo si potrebbe vedere come una sorta di fusione tra due altri titoli pubblicati sempre da J-POP Manga: Akumetsu, per il lato impegnato e drammatico, e Black Joke, per la componente esagerata, ecchi e rissaiola.
Ed è anche qui però, in questa doppia natura, che sta uno dei difetti del titolo di Boichi.
Infatti finché in manga si basa sulle spacconate, le mazzate e le risate, gli si può perdonare qualsiasi esagerazione, anzi, tutto ciò è gradito e funziona benissimo nell’economia generale. Ma il problema forse nasce proprio quando l’autore la butta su un registro serio(so), inoltrandosi in un terreno in cui i risultati sono altalenanti, se non addirittura tediosi o stucchevoli in alcuni casi.
Il tentativo, per carità, è lodevole; e non raramente il manga tocca temi e questioni che fanno riflettere, come la politica, cancri sociali, lo stato, la corruzione, la malavita, il malaffare, gli storici attriti tra Corea e Giappone; ma ciò spesso risulta “poco credibile” all’interno di questo contesto. Questo forse perché la narrazione cambia registro troppo grossolanamente, unendo a forza in una sola opera due anime diversissime e discordanti. Ad esempio se in un'occasione si vede affrontare seriamente il tema dello sfruttamento sessuale, poche tavole dopo il manga offre invece un tripudio di disimpegnate sporcellate ecchi. Al lettore quindi l'onere di imporsi uno switch passando ogni volta da un contesto "scemo" a uno "serio", e viceversa, durante la lettura.
Questo principio si nota sia apprezzando l’opera nel suo insieme, che prendendo in esame singolarmente i vari archi narrativi che impegnano, a seconda dei casi, qualche volume. E qui il lettore potrà soffrire alti e bassi soprattutto in base alle proprie preferenze rispetto al tema prevalente trattato (botte, ecchi, ironia, malavita e critica sociale). Ad esempio nel breve arco narrativo dedicato alla mafia italiana, l’autore impernia tutto sulle situazioni comiche giocando soprattutto con gli stereotipi su noi italiani.
Invece l’arco dedicato al mondo delle idol, come si può ben immaginare, dispenserà una marea di situazioni piccantissime, viaggiando sempre sul confine tra erotismo softcore e hardcore. Insomma nelle tavole di questi capitoli si vedrà un po’ di tutto: dalla semplice tetta, all’esplicito atto sessuale vero e proprio in cui però non si mostrano i genitali.
Per fare un altro esempio ancora, nella successiva saga dedicata allo scontro contro la banda di emarginati di Kim Ban-Phuong, i toni tornano a farsi più drammatici e impegnati. I combattimenti, gli intrighi politici e mafiosi tornano al centro della narrazione.
In tutto ciò, sono una costante i disegni di Boichi. Da urlo, senza mezzi termini. Basta guardare anche solo le sontuosissime cover per notare come Boichi sia, sotto questo aspetto, un autore assai talentuoso e che evolve di volume in volume. Le tavole sono spesso estremamente dinamiche, un tripudio di linee cinetiche, anatomie poderose, muscoli tesi, vene pulsanti, urla, espressività, sangue, saliva, fondali iperdettagliati, e tante, tante, tante curve. I personaggi femminili di Boichi (dai tipici occhi giganti da alieno, va be') sono assolutamente spettacolari: tra capezzoli turgidi, sinuosità, anfratti e carni frementi, mettono a dura prova il self control del lettore.
L’aspetto grafico si fa inoltre anche veicolo per esaltare l’ottimo lavoro di caratterizzazione dei personaggi. Soprattutto i membri della banda Sun Ken Rock, ovviamente, sono molto carismatici. Si finisce subito per legare con loro, e preferirne follemente qualcuno a seconda delle proprie affinità personali; come Tae Su, lo stratega; il mite colosso Do-Heun Chang; oppure “Piccone”, il membro più sfigato del gruppo che però crede d’essere il boss.
L’edizione italiana è sicuramente una delle migliori che J-POP Manga annoveri nel suo catalogo. Certo, oggi è uno standard alla portata di tutti, ma all’epoca dell’esordio di Sun Ken Rock in Italia non erano poi diffusissimi i titoli che potessero vantare dei volumi con sovraccoperta ben plastificata, carta d’alta qualità, buona stampa, rilegatura a filo e molte pagine a colori non solo a inizio volume.
A guardare il pelo nell’uovo, tra i difetti notati rileggendo d'un fiato tutta la serie, vi sono nei primi volumi alcuni refusi occasionali, ed un adattamento che suona a volte poco scorrevole quando i protagonisti si inoltrano in lunghi discorsi ideologici, che finiscono per suonare in questi casi, di misura, poco coinvolgenti; ma ovviamente è da considerare che il difetto potrebbe risiedere a monte.
Molti infine gli extra a fine volume, da brevi one-shot, agli spassosissimi i free talk di Boichi, che svela i trucchetti e i retroscena legati alla realizzazione del volume appena letto; o approfondimenti sui tanti cibi trattati (e l’autore ha una vera ossessione per il tema culinario).
La storia parla infatti di Ken Kitano, uno studente giapponese rissaiolo che decide un bel giorno di dichiarare finalmente il suo amore alla graziosa e leggiadra Yumin, che però gli risponde cortesemente con un due di picche; infatti il giorno dopo dovrà lasciare il Giappone per diventare una poliziotta a Seoul, di dov'è originaria. Che culo (letteralmente).
Ma Ken non demorde, e decide di mollare tutto per andare in Corea del Sud e diventare anche lui un poliziotto. Ma le cose non vanno come il ragazzo sperava: non riuscendo ad integrarsi nel mondo del lavoro e nel tessuto sociale di Seoul, in breve si vede diventare un disadattato squattrinato che vive sciattamente in un monolocale di un paio di metri quadri.
Ma la fortuna sembra arridergli - be’, dipende dai punti di vista - quando Tae Su, capo di una giovane organizzazione malavitosa, nota le grandi capacità combattive e il carisma di Ken, e decide di far di lui… il boss!
Inizia così l’avventura di Ken Kitano che da un lato vuole conquistare la diligente poliziotta Yumin, e dall’altro deve tenere segreta le sue attività malavitose, che sono destinate ad ingigantirsi di pari passo con l’ambizione di Tae Su che grazie alla gang “Sun Ken Rock”, un’atipica gang mafiosa “buona”, vuole capovolgere letteralmente l’attuale ordine sociale retto sulle speculazioni economiche dei potenti e le sofferenze dei più deboli.
Sun Ken Rock si rivela essere subito un titolo molto vario, che non risparmia gags davvero ben riuscite (anche quelle dal sapore più classico), tette e culi, botte da orbi, ma anche tematiche più serie e spesso idealistiche. Per descrivere velocemente Sun Ken Rock, lo si potrebbe vedere come una sorta di fusione tra due altri titoli pubblicati sempre da J-POP Manga: Akumetsu, per il lato impegnato e drammatico, e Black Joke, per la componente esagerata, ecchi e rissaiola.
Ed è anche qui però, in questa doppia natura, che sta uno dei difetti del titolo di Boichi.
Infatti finché in manga si basa sulle spacconate, le mazzate e le risate, gli si può perdonare qualsiasi esagerazione, anzi, tutto ciò è gradito e funziona benissimo nell’economia generale. Ma il problema forse nasce proprio quando l’autore la butta su un registro serio(so), inoltrandosi in un terreno in cui i risultati sono altalenanti, se non addirittura tediosi o stucchevoli in alcuni casi.
Il tentativo, per carità, è lodevole; e non raramente il manga tocca temi e questioni che fanno riflettere, come la politica, cancri sociali, lo stato, la corruzione, la malavita, il malaffare, gli storici attriti tra Corea e Giappone; ma ciò spesso risulta “poco credibile” all’interno di questo contesto. Questo forse perché la narrazione cambia registro troppo grossolanamente, unendo a forza in una sola opera due anime diversissime e discordanti. Ad esempio se in un'occasione si vede affrontare seriamente il tema dello sfruttamento sessuale, poche tavole dopo il manga offre invece un tripudio di disimpegnate sporcellate ecchi. Al lettore quindi l'onere di imporsi uno switch passando ogni volta da un contesto "scemo" a uno "serio", e viceversa, durante la lettura.
Questo principio si nota sia apprezzando l’opera nel suo insieme, che prendendo in esame singolarmente i vari archi narrativi che impegnano, a seconda dei casi, qualche volume. E qui il lettore potrà soffrire alti e bassi soprattutto in base alle proprie preferenze rispetto al tema prevalente trattato (botte, ecchi, ironia, malavita e critica sociale). Ad esempio nel breve arco narrativo dedicato alla mafia italiana, l’autore impernia tutto sulle situazioni comiche giocando soprattutto con gli stereotipi su noi italiani.
Invece l’arco dedicato al mondo delle idol, come si può ben immaginare, dispenserà una marea di situazioni piccantissime, viaggiando sempre sul confine tra erotismo softcore e hardcore. Insomma nelle tavole di questi capitoli si vedrà un po’ di tutto: dalla semplice tetta, all’esplicito atto sessuale vero e proprio in cui però non si mostrano i genitali.
Per fare un altro esempio ancora, nella successiva saga dedicata allo scontro contro la banda di emarginati di Kim Ban-Phuong, i toni tornano a farsi più drammatici e impegnati. I combattimenti, gli intrighi politici e mafiosi tornano al centro della narrazione.
In tutto ciò, sono una costante i disegni di Boichi. Da urlo, senza mezzi termini. Basta guardare anche solo le sontuosissime cover per notare come Boichi sia, sotto questo aspetto, un autore assai talentuoso e che evolve di volume in volume. Le tavole sono spesso estremamente dinamiche, un tripudio di linee cinetiche, anatomie poderose, muscoli tesi, vene pulsanti, urla, espressività, sangue, saliva, fondali iperdettagliati, e tante, tante, tante curve. I personaggi femminili di Boichi (dai tipici occhi giganti da alieno, va be') sono assolutamente spettacolari: tra capezzoli turgidi, sinuosità, anfratti e carni frementi, mettono a dura prova il self control del lettore.
L’aspetto grafico si fa inoltre anche veicolo per esaltare l’ottimo lavoro di caratterizzazione dei personaggi. Soprattutto i membri della banda Sun Ken Rock, ovviamente, sono molto carismatici. Si finisce subito per legare con loro, e preferirne follemente qualcuno a seconda delle proprie affinità personali; come Tae Su, lo stratega; il mite colosso Do-Heun Chang; oppure “Piccone”, il membro più sfigato del gruppo che però crede d’essere il boss.
L’edizione italiana è sicuramente una delle migliori che J-POP Manga annoveri nel suo catalogo. Certo, oggi è uno standard alla portata di tutti, ma all’epoca dell’esordio di Sun Ken Rock in Italia non erano poi diffusissimi i titoli che potessero vantare dei volumi con sovraccoperta ben plastificata, carta d’alta qualità, buona stampa, rilegatura a filo e molte pagine a colori non solo a inizio volume.
A guardare il pelo nell’uovo, tra i difetti notati rileggendo d'un fiato tutta la serie, vi sono nei primi volumi alcuni refusi occasionali, ed un adattamento che suona a volte poco scorrevole quando i protagonisti si inoltrano in lunghi discorsi ideologici, che finiscono per suonare in questi casi, di misura, poco coinvolgenti; ma ovviamente è da considerare che il difetto potrebbe risiedere a monte.
Molti infine gli extra a fine volume, da brevi one-shot, agli spassosissimi i free talk di Boichi, che svela i trucchetti e i retroscena legati alla realizzazione del volume appena letto; o approfondimenti sui tanti cibi trattati (e l’autore ha una vera ossessione per il tema culinario).
Sun Ken Rock è un titolo che apparentemente offre puro intrattenimento scanzonato con belle pupe, e bulli che se le danno di santa ragione; ma nel contempo si fa opera di denuncia sociale, trattando temi come le speculazioni immobiliari, gli interessi dei potenti a scapito delle masse inermi o distratte, gli intrecci tra mafie e politica... insomma nulla che non si stia vedendo anche in questi ultimi periodi guardando i fatti di casa nostra.
Di carne al fuoco quindi ce n’è, e molta. Ma allo stesso tempo si tratta di un’opera che presenta un’escursione contenutistica non indifferente; alternandosi costantemente tra lo status di capolavoro e quello di amabile cavolata.
E qui, nel giudicarlo, troppo dipende dai gusti personali del lettore e da quanto si è disposti ad eventualmente sorvolare sulle forzature e le contraddizioni, per lasciarsi piacevolmente intrattenere da tutto il resto ma, non di rado, anche lasciarsi stimolare alla riflessione.
Di carne al fuoco quindi ce n’è, e molta. Ma allo stesso tempo si tratta di un’opera che presenta un’escursione contenutistica non indifferente; alternandosi costantemente tra lo status di capolavoro e quello di amabile cavolata.
E qui, nel giudicarlo, troppo dipende dai gusti personali del lettore e da quanto si è disposti ad eventualmente sorvolare sulle forzature e le contraddizioni, per lasciarsi piacevolmente intrattenere da tutto il resto ma, non di rado, anche lasciarsi stimolare alla riflessione.
Titolo | Prezzo | Casa editrice |
---|---|---|
Sun Ken Rock 1 | € 6.00 | JPOP |
Sun Ken Rock 2 | € 6.00 | JPOP |
Sun Ken Rock 3 | € 6.00 | JPOP |
Sun Ken Rock 4 | € 6.00 | JPOP |
Sun Ken Rock 5 | € 6.00 | JPOP |
Sun Ken Rock 6 | € 6.00 | JPOP |
Sun Ken Rock 7 | € 6.00 | JPOP |
Sun Ken Rock 8 | € 6.00 | JPOP |
Sun Ken Rock 9 | € 6.00 | JPOP |
Sun Ken Rock 10 | € 6.00 | JPOP |
Sun Ken Rock 11 | € 6.00 | JPOP |
Sun Ken Rock 12 | € 6.00 | JPOP |
Sun Ken Rock 13 | € 6.00 | JPOP |
Sun Ken Rock 14 | € 6.00 | JPOP |
Sun Ken Rock 15 | € 6.00 | JPOP |
Sun Ken Rock 16 | € 6.00 | JPOP |
Sun Ken Rock 17 | € 6.00 | JPOP |
Sun Ken Rock 18 | € 6.00 | JPOP |
Sun Ken Rock 19 | € 6.00 | JPOP |
Sun Ken Rock 20 | € 6.00 | JPOP |
Sun Ken Rock 21 | € 6.00 | JPOP |
Sun Ken Rock 22 | € 6.00 | JPOP |
Sun Ken Rock 23 | € 6.00 | JPOP |
Sun Ken Rock 24 | € 6.00 | JPOP |
Sun Ken Rock 25 | € 6.00 | JPOP |
Sun Ken Rock - 10th Anniversary Celebration Variant 1 | € 2.90 | JPOP |
The Art of Boichi | € 25.00 | JPOP |
Per la carità non che ci sia nulla di male, semplicemente non è una tipologia di opera che mi attrae
Devo dire che la trama è molto simile a breaker new waves.
La cosa che apprezzo molto è la vena perversa che percorre il manga, un pò alla shamo in contesto coreano.
Ilbellobellenda
No, non è affatto simile a quel seinen di Shamo.
Sinceramente mi è sembrato una c***ta colossale: una serie dallo spirito goliardico e tendente al porno che, quando gli viene il voglino, cerca di spacciarsi per qualcosa di serioso, ragionato e, soprattutto, socialmente impegnato. Tutte qualità abbastanza distanti dalla sua vera identità.
Insomma: fare una ramanzina contro la prostituzione (detta da una banda di mafiosetti, tra l'altro) e il capitolo dopo mostrare uno del gruppo andare a prostitute... Mi sa di presa per il c**o e mi mette il dubbio che l'autore si sia bevuto il cervello tutto d'un sorso.
I disegni sono stratosferici, ma tutto il resto mi ha lasciato davvero senza parole per il disgusto. Più andavo avanti con la lettura più mi sembrava di buttare via dei soldi in un prodotto dall'essenza truffaldina e riservato a lettori dai gusti ben più accomodanti dei miei. I primi 6 numeri mi sono piaciuti parecchio, lo ammetto, ma poi è sopraggiunta la noia e, infine, il rifiuto totale. Anche perché dal decimo volume in poi mi è sembrato arenarsi in un ciclo che (apparentemente) non andava a parare da nessuna parte.
Infine, sembrerò il rompico***oni di turno ma non posso evitare di scriverlo, trovo fastidioso l'uso che fa Boichi dei corpi femminili. Ogni pagina a sbandierarli nell'apoteosi delle nudità, in continue pose provocanti/ammiccanti, ma con una caratterizzazione psicologica delle protagoniste fragile e banale. Bho. Sinceramente mi è sembrato un modo infantile e sciocco di rappresentare le donne.
E a volte mi sono sentito in imbarazzo per l'autore stesso.
@KUMA-29: dì pure agli under 19
I combattimenti sono veramente molto belli e ci sono momenti di forte pathos, ma si deve tener conto che Sun Ken Rock è pubblica in Giappone e che quindi è soggetto al temibile "vademecum" dell'editoria nipponica (basti vedere altri manwha per capire che il tono delle opere in Corea è ben diverso).
Sun Ken Rock mi ha fatto immediatamente innamorare di Boichi.
Si acclama tanto Oh Great per la meticolosità con la quale disegna i corpi femminili, ma Boichi non gli è affatto da meno, anzi! Il suo tratto è più maturo, più raffinato, molto più dettagliato e, al contrario di Oh Great, le sue storie non diventano completamente deliranti, folli si, deliranti no. E' una potenza!
A chi è piaciuto consiglierei anche Raqiya! Più riflessivo.
Quoto in pieno il tuo punto di vista! Un manga deve arrivare senza usare certe "escamotage."
Fa parte, Sun Ken Rock, di tutto un filone narrativo che ha in Giappone e Corea una lunghissima tradizione e che è l'equivalente del nostro romanzo cavalleresco. Comunque, il paragone con The Breakers new wave mi fa dubitare seriamente che abbiamo letto la stessa cosa ...
Sono pienamente d'accordo con te.
Mi sono avvicinato a BOICHI proprio con Sun Ken Rock e l'ho amato fin dalla prima pagina, recuperando piano piano tutte le altre sue serie edite in italia. Ogni sua opera che leggo me lo fa apprezzare sempre di più.
Ha ragione chi afferma che c'è molto fanservice, ma secondo me non è una cosa negativa, è semplicemente il suo stile. Può piacere o non piacere. Chi si ferma a giudicare le sue opere solo per questo fatto fa un grave errore, poichè ci sono molte altre caratteristiche positive che possono vantare le sue opere. Sicuramente lo stile di disegno è quello che si apprezza fin da subito dato che è semplicemente fantastico, ma anche la comicità che mette in ogni volume, le tematiche socio-politiche che tratta, la cura maniacale che mette per realizzare ogni pagina e molte altre.
BOICHI è un artista che disegna storie che racchiudono ciò che gli piace, come lui stesso afferma: La fisica, la fantascienza, signorine sexy e soprattutto la cucina. Non realizza storie che puntano ad attrarre il maggior numero di lettori possibile, il fanservice non è uno stratagemma per attrarre pubblico.
E' difficile da spiegare, e mi viene in soccorso anche l'esempio di Oh Great citato da Nyx.
Si tratta di un modo di fare fumetto che vuol mettere insieme un po' di elementi molto differenti; soprattutto due anime che è difficile far andare d'accordo. Perchè se in un fumetto ci sono bei culetti, inquadrature voyeuristiche, gags e botte da orbi (che solitamente gradisco), poi diventa complicato trattare nel contempo anche temi "seri", come succede appunto qua, risultando però credibili.
E qui purtroppo tocca al lettore: sorvolare sugli "eccessi" e/o goderne senza farsi troppi problemi quando ci sono (come solitamente faccio io), e poi riuscire a concentrarsi sulle tematiche impegnate quando l'autore decide di trattarle.
E questo, comprensibilmente, non tutti sono disposti o portati a farlo; o almeno non sempre. E ci mancherebbe.
Io, molto semplicemente, ritengo questo un fumetto pregevole nelle sue componenti se prese singolarmente, ma che non sempre l'autore riesce a far convivere.
Poi sì, ci sono forzature psicologiche. Io una cosa che non capirò mai, ad esempio, è come si faccia a trattare una violenza sessuale in un fumetto (cosa potenzialmente devastante per una persona), e due capitoli dopo vedere gli stessi personaggi che si comportano come se niente fosse accaduto, o peggio...
In questo, insomma, Boichi è molto incostante: è un autore che compie scivoloni come quelli descritti su, ma è anche un autore che con un paio di tavole riesce a raccontarti con estrema efficacia le problematiche speculative e le prevaricazioni sociali, le storiche tensioni tra Corea e Giappone; o ancora un autore estremamente sensibile e intelligente come si vede in alcune storie del volume unico "Hotel" (e vedo citare giustamente anche Raqiya).
Non può di certo mettere d'accordo tutti quindi
Temevo d'infastidire con questi miei pensieri un po' inaciditi dalla delusione subita. Fiuuu.
Comunque io non ce l'ho tanto col fanservice (femminile o maschile che sia), i miei attacchi non si basano su quello. Io parlo d'incoerenza intellettuale da parte di Boichi (come dicevo, un esempio ne è la solfa didattica riguardante lo sfruttamento delle donne nel mercato del sesso e il capitolo dopo che ci vengono mostrati tre dei protagonisti andare a pu***ne... eddai) e l'incapacità di donare una precisa identità alla serie: in una manciata di pagine si passa da una forzata serietà a capitoli dall'inutilità spiazzante in cui si mostra la tipa di turno (dalla caratterizzazione deprimente) fare delle gag sul cibo.
Che poi Wyvern cerchi di spacciare Sun Ken Rock per una lucida e attendibile descrizione della situazione mafiosa coreana e giapponese... bhabbè.
Non per dire, ma la sinossi della serie è la seguente: un cogl**nazzo nullafacente si trova improvvisamente a CAPO di una mini-gang mafiosa (6 elementi in tutto) in Corea (dove si trova per amore) e da lì ne combina di tutti colori.
Un documentario proprio.
Senza dimenticare che la stessa casa editrice italiana lo descrive così: "Tutto quello che avreste voluto da un manga teppistico!", mi spiace se non riesco a vederci nulla di così realistico e approfondito.
E non credo proprio sia un problema di non inquadrarlo a dovere nella cultura della yakuza. Il problema è che non rappresenta un prodotto intellettualmente credibile.
Ho comprato il manga in blocco ignaro di qualsiasi recensione o idea della trama. Ho approfittato del fatto che mancavano 1-2 numeri dei 15 che stavano sullo scaffale. Di primo impatto lo stile grafico non sembrava male, mi aspettavo una storia di violenza, seria con qualche tocco di fanservice viste le donnine in copertina.
E' stata una sorpresa la prima lettura, ho capito di aver sbagliato abbastanza presto. A non convincere sono i personaggi, Yumin, Piccone, e parecchie altre figure mi hanno fatto storcere il naso in più occasioni. Personalmente la comicità è abbastanza ridicola e molte delle donnine svestite sono fuori luogo, tanto da far pensare che è una storia di culi più che di mafia vista la cura che ci mette per disegnarli. Una delle poche cose che fa ridire è la banalità con cui ken si costruisce un'impero picchiando il cattivo di turno, e sempre senza uccidere nessuno conquistando il cuore dei suoi nemici...
Anche la morale di ken in questo manga è ridicola.
"un'atipica gang mafiosa "buona", vuole capovolgere letteralmente l'attuale ordine sociale retto sulle speculazioni economiche dei potenti e le sofferenze dei più deboli."
Evito di parlare degli extra che mi hanno ricordato letture alla Junk Story...(Oh!Great)
Alla fine Sun ken Rock tra i tanti generi è anche questo...erotico.
Ho preferito di gran lunga Baljak e l'utopico sogno del suo leader.
Almeno non ha avuto bisogno di scomodare donnine. Gli è bastato usare meglio i dialoghi e il gergo. Ed è sicuramente più folle visto le cose con cui ne viene fuori!
@phenom89 vuoi fare paragoni con i disegni di Vagabond di Inoue o Blame di Nihei?
Personalmente penso che la serie meriti molto fino alla conclusione della saga dell'hotel, sia per trama e disegni che per il giusto equilibrio di serietà e comicità mescolate in essa.. poi dopo di quello, probabilmente a causa del successo riscontrato dall'autore, ha iniziato a perdere, facendo il suo peggio con la saga delle Idol e tirandosi leggermente un po' più su con quella attuale (che però essendo formata da combattimenti fini a se stessi e parlate filosofiche prive di mordente non è che gli sia molto più sopra). Ora quello che lo salva è semplicemente l'affezione per i personaggi e lo splendido stile di Boichi, che come già detto da altri è al livello di quello di Oh Great (e questo è tutto dire), ma sinceramente non so se lo consiglierei a qualcuno che non è appassionato di belle donne e risse violente. Se dovessi consigliare qualcosa di Boichi consiglierei il bellissimo volume unico "Hotel" oppure Raquiya (e son curioso di leggere pure la prossima miniserie sua legata all'energia, che ci proporrà la Planet a Settembre), ma purtroppo non questa serie, pur essendo essa stessa la prima cosa che ho letto dell'autore
Detto questo, comunque complimenti ad Oberon per la recensione, decisamente ben scritta ed articolata (e non era cosa semplice da fare visto la peculiarità della storia)
Saluti
Se un fumetto del genere piace anche a un publblico femminile significa che va oltre alla combo tette e culi
Scusami se alla fine è sempre una questione di gusti...
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.