Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).
I titoli al momento disponibili sono:
[ANIME] Mujaki no rakuen (Scadenza: 22/4/2015)
[MANGA] White Haired Devil (Scadenza: 26/4/2015)
[ANIME] Bonjour koiaji pâtisserie (Scadenza: 29/4/2015)
[LIVE] Usagi Drop - The Movie (Scadenza: 3/5/2015)
Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento libero, con i manga Attack No.1, Patlabor e Inuyasha.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Finalmente dopo anni di attesa, arriva in Italia grazie all'editore J-Pop un manga bellissimo e anche toccante: lo strepitoso Attack No 1 di Chikako Urano.
Se parlassimo con qualche amico di questo manga, probabilmente di primo acchito esclamerebbe "Attack No.1? Che manga è?". Nella nostra terra è infatti conosciuto soprattutto come anime con il titolo di "Mimì e la nazionale di pallavolo", che spopolava sui nostri teleschermi oltre un decennio fa, ispirando seriamente le ragazzine dell'epoca a intraprendere il percorso da pallavoliste anche e soprattutto grazie a un altro anime direi storico nato dalla stessa mangaka, Attacker You! cioè "Mila e Shiro due cuori nella pallavolo". E chi non lo conosce?! Come appena scritto, entrambi sono della Urano e nella versione italiana vengono legati anche dal punto di vista della parentela: le due protagoniste infatti sono cugine e in Attacker You! più volte viene nominato questo legame. Ma veniamo alla trama.
La storia di per sé è abbastanza semplice. La protagonista assoluta è Kozue Ayuhara, giovane adolescente appassionata di pallavolo dal grande talento alle prese con diversi ostacoli nella nuova scuola superiore. Alcune compagne infatti sono piuttosto smorfiosette ed invidiose dinnanzi alla sua bravura e cercheranno con ogni mezzo di metterle i bastoni tra le ruote per farla sfigurare pubblicamente, ma Kozue non è ragazza dalla debole volontà e riuscirà col tempo a farsi accettare e a simpatizzare con le ragazze, tra le quali spicca Midori Hayakawa, una giovane benestante e viziata che diventerà compagna e migliore amica della nostra eroina.
Inizia così una serie di avventure a base di attacchi potentissimi e sacrifici incredibili, pur di arrivare un giorno a indossare la maglia della nazionale giapponese per vincere mondiali e olimpiadi. E la cara Kozue dopo anni di sforzi e di impegno riuscirà a diventare la giocatrice più forte al mondo, ovvero l'Attack No.1 e a portare il nome del Giappone negli annali della storia della pallavolo mondiale.
La parte prettamente "shoujo" e indi romantica è presente, ma con moderazione. Rispetto ad Attacker You! dove la componente sentimentale ricopre un buon 65%, qui le emozioni di Kozue sono soprattutto legate alla sua prima passione, la pallavolo, che domina incontrastata in tutto il manga. Ci sarà un po' di amore e anche dei toni un po' drammatici, ma li lascio scoprire a voi.
Nel complesso Attack No.1 è un'opera molto interessante e ben sviluppata con disegni molto curati e puliti. Purtroppo, secondo me, è stato valorizzato un po' troppo "Mila e Shiro" che probabilmente ha ottenuto più successo proprio perché più romantico; ma se avete amato quello, non potete non apprezzare questo capolavoro sportivo che con bravura e delicatezza ci porta nel mondo duro e rigido dei campi da pallavolo.
Voto: un bel nove pieno.
Se parlassimo con qualche amico di questo manga, probabilmente di primo acchito esclamerebbe "Attack No.1? Che manga è?". Nella nostra terra è infatti conosciuto soprattutto come anime con il titolo di "Mimì e la nazionale di pallavolo", che spopolava sui nostri teleschermi oltre un decennio fa, ispirando seriamente le ragazzine dell'epoca a intraprendere il percorso da pallavoliste anche e soprattutto grazie a un altro anime direi storico nato dalla stessa mangaka, Attacker You! cioè "Mila e Shiro due cuori nella pallavolo". E chi non lo conosce?! Come appena scritto, entrambi sono della Urano e nella versione italiana vengono legati anche dal punto di vista della parentela: le due protagoniste infatti sono cugine e in Attacker You! più volte viene nominato questo legame. Ma veniamo alla trama.
La storia di per sé è abbastanza semplice. La protagonista assoluta è Kozue Ayuhara, giovane adolescente appassionata di pallavolo dal grande talento alle prese con diversi ostacoli nella nuova scuola superiore. Alcune compagne infatti sono piuttosto smorfiosette ed invidiose dinnanzi alla sua bravura e cercheranno con ogni mezzo di metterle i bastoni tra le ruote per farla sfigurare pubblicamente, ma Kozue non è ragazza dalla debole volontà e riuscirà col tempo a farsi accettare e a simpatizzare con le ragazze, tra le quali spicca Midori Hayakawa, una giovane benestante e viziata che diventerà compagna e migliore amica della nostra eroina.
Inizia così una serie di avventure a base di attacchi potentissimi e sacrifici incredibili, pur di arrivare un giorno a indossare la maglia della nazionale giapponese per vincere mondiali e olimpiadi. E la cara Kozue dopo anni di sforzi e di impegno riuscirà a diventare la giocatrice più forte al mondo, ovvero l'Attack No.1 e a portare il nome del Giappone negli annali della storia della pallavolo mondiale.
La parte prettamente "shoujo" e indi romantica è presente, ma con moderazione. Rispetto ad Attacker You! dove la componente sentimentale ricopre un buon 65%, qui le emozioni di Kozue sono soprattutto legate alla sua prima passione, la pallavolo, che domina incontrastata in tutto il manga. Ci sarà un po' di amore e anche dei toni un po' drammatici, ma li lascio scoprire a voi.
Nel complesso Attack No.1 è un'opera molto interessante e ben sviluppata con disegni molto curati e puliti. Purtroppo, secondo me, è stato valorizzato un po' troppo "Mila e Shiro" che probabilmente ha ottenuto più successo proprio perché più romantico; ma se avete amato quello, non potete non apprezzare questo capolavoro sportivo che con bravura e delicatezza ci porta nel mondo duro e rigido dei campi da pallavolo.
Voto: un bel nove pieno.
Patlabor
7.0/10
Negli anni novanta fervono in tutto il mondo le iniziative per mettere al sicuro le città costiere dell’effetto serra. Nell’ambito di tale progetto vengono creati i labor, ovvero giganteschi esoscheletri che permettono di accelerare i lavori. Ma con i nuovi mezzi nascono anche nuove forme di criminalità e per questo motivo, nel 1997, il dipartimento di polizia metropolitana di Tokyo, decide di creare un corpo particolare, la divisione speciale meccanizzata che utilizzi a sua volta dei labor, in questo caso petrol labor o Patlabor per risolvere i problemi legati al crimine dilagante. Queste le premesse, in sintesi, su cui si basa un fenomeno esplose nel 1988 e che continua tutt’ora a riscuotere un buon successo.
Patlabor nacque come un manga ad opera di Masami Yuki, un disegnatore che aveva lavorato per svariati anni anche nel campo dell’animazione, e proprio grazie alle amicizie strette in quel settore nello stesso anno riuscì a far produrre una serie di OAV ispirati al suo fumetto. Da allora non c’è stato più un attimo di sosta. Accanto ai manga sono stati realizzati sette OAV, un lungometraggio e una serie a cartoni animati. Tutto ciò, ovviamente, supportato da un merchandising che tocca ogni settore, da quello del modellismo a quello sterminato dei gadget.
Il successo di questa storia è essenzialmente riconducibile ad un fattore che la caratterizza: il realismo. Tutta la tecnologia mostrata, seppur fantascientifica, risulta, infatti, estremamente credibile e ciò vale persino per gli enormi revolver 44 magum stile ispettore Callaghan di cui sono dotai i robot. Non solo, ma anche le trame rispecchiano la passata situazione del mondo della polizia giapponese. Come avrete opportunità di notare fin dai primi numeri, le storie non sono costituite solamente da spettacolari scontri fra i labor, ma anche da meticolose indagini e gli ambigui rapporti che si vengono ad intrecciare tra le autorità e la malavita organizzata. Il tutto visto e commentato con impotenza dagli stessi membri della polizia. Protagonista di questa avvincente serie è Nomi Izuki, la giovane pilota di un Petlabor modello Ingram da lei soprannominato con affetto Alphonse. E attorno a lei ruotano dell’eterogenea seconda divisione, le ci psicologie e relazioni interpersonali contribuiranno a rendere le loro avventure ancora più coinvolgenti per i lettori.
Patlabor, insomma, è uno dei manga polizieschi più interessanti prodotti negli ultimi anni e senza ombra di dubbio, una lettura stimolante.
Patlabor nacque come un manga ad opera di Masami Yuki, un disegnatore che aveva lavorato per svariati anni anche nel campo dell’animazione, e proprio grazie alle amicizie strette in quel settore nello stesso anno riuscì a far produrre una serie di OAV ispirati al suo fumetto. Da allora non c’è stato più un attimo di sosta. Accanto ai manga sono stati realizzati sette OAV, un lungometraggio e una serie a cartoni animati. Tutto ciò, ovviamente, supportato da un merchandising che tocca ogni settore, da quello del modellismo a quello sterminato dei gadget.
Il successo di questa storia è essenzialmente riconducibile ad un fattore che la caratterizza: il realismo. Tutta la tecnologia mostrata, seppur fantascientifica, risulta, infatti, estremamente credibile e ciò vale persino per gli enormi revolver 44 magum stile ispettore Callaghan di cui sono dotai i robot. Non solo, ma anche le trame rispecchiano la passata situazione del mondo della polizia giapponese. Come avrete opportunità di notare fin dai primi numeri, le storie non sono costituite solamente da spettacolari scontri fra i labor, ma anche da meticolose indagini e gli ambigui rapporti che si vengono ad intrecciare tra le autorità e la malavita organizzata. Il tutto visto e commentato con impotenza dagli stessi membri della polizia. Protagonista di questa avvincente serie è Nomi Izuki, la giovane pilota di un Petlabor modello Ingram da lei soprannominato con affetto Alphonse. E attorno a lei ruotano dell’eterogenea seconda divisione, le ci psicologie e relazioni interpersonali contribuiranno a rendere le loro avventure ancora più coinvolgenti per i lettori.
Patlabor, insomma, è uno dei manga polizieschi più interessanti prodotti negli ultimi anni e senza ombra di dubbio, una lettura stimolante.
InuYasha
10.0/10
Recensire Inu Yasha è cosa ardua. E lo è per il semplice motivo che scrivere qualcosa di nuovo e di originale su un capolavoro che tutti conosco non è - obiettivamente - per nulla facile. Questa recensione, però, la voglio scrivere ugualmente, perché un manga del genere merita di vedersi riconosciuto il rispetto che gli spetta di diritto. Mi assumo - pertanto - tutti i rischi del caso e dopo questa noiosissima premessa, passo all'analisi.
Inu Yasha è solo l'ultima meraviglia sfornata dalla Regina del Manga Rumiko Takahashi, già amata al grande pubblico grazie ad opere indimenticabili come Lamù, Maison Ikkoku e Ranma 1/2 (per non parlare delle storie brevi). Dopo questa sequenza di commedie (più o meno) romantiche, l'autrice decide di virare completamente, passando ad uno shounen fatto e finito (anche se, come dirò più avanti, gli elementi classici della commedia takahashiana non scompaiono affatto), che riscuote un successo incredibile mantenendo record di vendite per anni.
La storia vede come protagonista Kagome Higurashi, giovane studentessa che un giorno, cadendo nel pozzo di casa, si ritrova catapultata nell'Epoca Sengoku, dove fa la conoscenza di Inu Yasha, mezzodemone incatenato ad un albero cinquant'anni prima in circostanze misteriose. Compito dei due sarà ritrovare i frammenti della Sfera degli Shikon, un magico gioiello in grado di esaudire i più reconditi desideri di chiunque la possegga. Il viaggio, tuttavia, riserverà molte sorprese e getterà una nuova luce sull'oscuro passato dei protagonisti.
Il pregio principale di questo fumetto è certamente la capacità di farsi divorare tutto d'un fiato, volume dopo volume, nonostante i 56 numeri che lo compongono. Tutto ciò principalmente grazie ad un sapiente mix di elementi e stile profondamente eterogenei: al corpus centrale di battle shounen si aggiungono la commedia romantica degli equivoci - tipica dell'autrice - il romanzo picaresco, horror, storico e psicologico. I continui colpi di scena, resi efficaci da personaggi straordinari - che non si limitano a darsele di santa ragione senza un motivo apparente, ma compiono scelte, strategie, maturano o regrediscono - incollano il lettore alle pagine di ogni singolo tankobon, spingendolo a continuare volume, dopo volume.
Ed il miracolo dell'autrice - in fondo - è proprio questo: riuscire a creare un manga di 56 volumi senza mai essere ripetitiva. Un capolavoro, per l'appunto.
Da un punto di vista grafico, la lunghezza dell'opera rende evidente una fortissima evoluzione dello stile di disegno, che passa dai tratti fanciulleschi dei primi volumi alle linee più squadrate e mature degli ultimi.
L'edizione della Star Comics, infine, è in linea con lo standard della casa editrice: niente pagine a colori, ma ottime traduzioni ed un prezzo abbordabile. La New Edition, inoltre, rispetta il numero di pagine e il verso di lettura originale.
Concludendo, non posso che dare un dieci pieno a questo manga meraviglioso. Consigliato a chiunque cerchi qualcosa di originale che vada sopra il livello medio (basso) degli shounen.
Inu Yasha è solo l'ultima meraviglia sfornata dalla Regina del Manga Rumiko Takahashi, già amata al grande pubblico grazie ad opere indimenticabili come Lamù, Maison Ikkoku e Ranma 1/2 (per non parlare delle storie brevi). Dopo questa sequenza di commedie (più o meno) romantiche, l'autrice decide di virare completamente, passando ad uno shounen fatto e finito (anche se, come dirò più avanti, gli elementi classici della commedia takahashiana non scompaiono affatto), che riscuote un successo incredibile mantenendo record di vendite per anni.
La storia vede come protagonista Kagome Higurashi, giovane studentessa che un giorno, cadendo nel pozzo di casa, si ritrova catapultata nell'Epoca Sengoku, dove fa la conoscenza di Inu Yasha, mezzodemone incatenato ad un albero cinquant'anni prima in circostanze misteriose. Compito dei due sarà ritrovare i frammenti della Sfera degli Shikon, un magico gioiello in grado di esaudire i più reconditi desideri di chiunque la possegga. Il viaggio, tuttavia, riserverà molte sorprese e getterà una nuova luce sull'oscuro passato dei protagonisti.
Il pregio principale di questo fumetto è certamente la capacità di farsi divorare tutto d'un fiato, volume dopo volume, nonostante i 56 numeri che lo compongono. Tutto ciò principalmente grazie ad un sapiente mix di elementi e stile profondamente eterogenei: al corpus centrale di battle shounen si aggiungono la commedia romantica degli equivoci - tipica dell'autrice - il romanzo picaresco, horror, storico e psicologico. I continui colpi di scena, resi efficaci da personaggi straordinari - che non si limitano a darsele di santa ragione senza un motivo apparente, ma compiono scelte, strategie, maturano o regrediscono - incollano il lettore alle pagine di ogni singolo tankobon, spingendolo a continuare volume, dopo volume.
Ed il miracolo dell'autrice - in fondo - è proprio questo: riuscire a creare un manga di 56 volumi senza mai essere ripetitiva. Un capolavoro, per l'appunto.
Da un punto di vista grafico, la lunghezza dell'opera rende evidente una fortissima evoluzione dello stile di disegno, che passa dai tratti fanciulleschi dei primi volumi alle linee più squadrate e mature degli ultimi.
L'edizione della Star Comics, infine, è in linea con lo standard della casa editrice: niente pagine a colori, ma ottime traduzioni ed un prezzo abbordabile. La New Edition, inoltre, rispetta il numero di pagine e il verso di lettura originale.
Concludendo, non posso che dare un dieci pieno a questo manga meraviglioso. Consigliato a chiunque cerchi qualcosa di originale che vada sopra il livello medio (basso) degli shounen.
A parte gli scherzi ho già letto la recensione di Rumiko e la condivido in molti punti, ma dissento in qualche punticino.
Ciononostante, la recensione è ben scritta, perciò complimenti.
Di Patlabor ho letto solo i primi due volumetti e non mi sono ancora fatto un'idea precisa. Bei disegni, ma non ho ancora inquadrato i personaggi e la storia. Prima o poi lo continuerò perché mi intriga.
Un vero peccato per me.
Ah e io che pensavo di essere l'unico. Sempre meglio un manga episodico piuttosto che uno story-driven con sempre lo stesso pattern combattimento > Naraku che scappa > power-up Tessaiga > combattimento > Naraku che scappa > scena comica riciclata > power up Tessaiga > repeat.
Mi è piaciuto molto Attack n°1, che pur essendo un manga sportivo si sofferma molto anche sulle vicende personali dei personaggi, con svolte dei fatti per nulla scontate (anche in riferimento alla protagonista, poverina, che si trova ad affrontare una situazione che in realtà non è così assurda e nemmeno rara ma mai ho trovato in un manga! ).
Ha anche una bella edizione italiana in volumi corposi, peccato solo per un'inversione di baloons in alcune tavole in una scena molto drammatica.
Lo stesso vale per i personaggi, che in un'opera comica possono anche divertire, in una seria appaiono stereotipati e monodimensionali.
Perchè non pesa? È proprio il motivo che mi ha portato a sfufarmi di Lamù e ad interromperlo, visto che le stesse gag e le stesse situazioni dopo un po' non fanno ridere e annoiano ("lo scherzo è bello quando dura poco."), soprattutto nell'anime, qunado un capitolo di 20 pagine viene allungato per riempire una puntata di 20 minuti. E onestamente era lo stesso problema che avveniva in una parte centrale di Maison Ikkoku, dove la pesantezza e la mancanza di sviluppi annoiavano non poco.
Tra l'altro di Lamù mi fa ridere che questa serie tutti la citino, si, peccato che ad aver letto il manga interamente siano 4 gatti, complice lo scarso successo (conferma che sto manga interessa a pochissima gente!), quasi nessuno conosce il finale, e in pochissimi sanno che esso è trasposto in uno dei film cinematografici. Se l'anime viene pubblicato in Italia è solo grazie al pubblico che lo seguiva negli anni 80 e non ai presunti fan della Takahashi (e anche lì in pochi l'hanno vista tutta, ed in pochi sanno cosa deriva dal manga e cosa no...). Ma la cosa più stupida, è che la elevino a capolavoro NON apprezzandola per davvero, se non in modo passivo, e non seguendola, ipocrisia pura.
Invece secondo me la cosa pesa molto di più in serie come Lamù e ranma, perché i loro finali non hanno ripagato i lettori, come invece ha fatto il bel finale di InuYasha.
Quando ho letto le ultime pagine di Ranma sono stata tentata di gettare tutti i volumi dalla finestra!!!
Concordo pienamente con l'incipit della recensione, è cosa ardua parlare di questo titolo che personalmente solleva in me molti sentimenti soggettivi al di là dei pregi oggettivi dell'opera. Sono un po' meno d'accordo con l'identificare il cambiamento stilisto dell'autrice come maturo, trovo piuttosto che ci sia stata una sorta di involuzione o pigrizia nel nuovo tratto della mangaka. Degli abbozzi che avevano maggiore intensità nei disegni a inizio opera.
Comunque sia, complimenti per la recensione, adoro InuYasha.
Secondo me Lamù paga l'assenza di ristampe o repliche tv.
Solo chi ha più di venticinque anni oggi lo conosce o lo ha letto/visto per intero, in quanto l'aliena col bikini tigrato è poi stata sostituita da altre eroine nel corso degli anni e non ha mai avuto un vero e proprio revival.
Io ne ho letto quasi tutto (chi me lo prestò non aveva la serie completa) il manga qualche anno fa e noto che ha pagato lo scotto della mia lettura post-Ranma visto che molti elementi, personaggi o storie dei due manga si somigliano e quindi l'effetto "già visto" un po' si sente, se letto oggi per la prima volta da chi conosce altre storie dell'autrice (stessa cosa successa, ad esempio, con Nine di Adachi, per restare da quelle parti).
I due anime delle pallavoliste me li ricordo (vagamente) con affetto, anche perché ai tempi la pallavolo era l'ora di ginnastica delle ragazze.
Inuyasha...non è un problema di numero di volumi, esistono manga lunghi, anche se non così lunghi, che riescono a non essere ripetitivi, mai. Forse è proprio la tendenza a ripetere uno schema che alla lunga annoia. Fra l'altro, per qualche motivo io preferivo i personaggi secondari tipo Kikyo e il gruppetto di Sesshoumaru, quindi certi volumi ad un certo punto ho cominciato a volarli ^-^. Non saprei, ma io quel bel voto lo darei piuttosto ad altri manga. Ma le recensioni sono tutte e due belle.
Patlabor invece non lo conosco.
Dove sono tutti sti grandi fan di Lamù? Ah e dell'anime pubblicato da Yamato Video idem, non frega niente a nessuno, se non appunto ai fan di vecchia data che lo seguivano negli anni 80 (e quelli per la maggior parte non sono fan di Rumiko Takahashi). Per questo trovo ipocrita che lo si citi e celebri come esempio di grande opera, se poi in realtà chi lo dice non lo apprezza davvero, o meglio lo ha seguito per un po' e poi lo ha messo in un angolino, senza provare passione e niente.
Complimenti al trio.
I problemi dei primi titoli (lunghi) della Takahashi (Urusei Yatsura, Maison Ikkoku e Ranma 1/2) e quelli di InuYasha sono, secondo me, diversi.
Per i primi è la struttura episodica in se a rendere pesante una lettura sequenziale di tutta l'opera; certi titoli andrebbero letti un po' alla volta. Per portarvi un esempio (personalissimo): non mi sono mai annoiato con Urusei Yatsura, ma l'ho letto in più di due anni. Di contro, la seconda lettura di Ranma (fatta tutta d'un fiato) l'ho trovata abbastanza pesante, almeno nella seconda metà.
Il fatto che InuYasha abbia una macrostoria importante poteva eliminare il problema dei titoli precedenti, cosa che invece non è avvenuta. Il titolo è un po' ripetitivo, se non proprio dall'inizio alla fine, sono individuabili schemi imprescindibili nella prima metà (nuovo villaggio/spettro nuovo pezzo della sfera) e nella seconda metà (potenziamento di Naraku o della sua genia e seguente potenziamento della tessaiga).
Anche i disegni sono un po' troppo spigolosi rispetto ai titoli precedenti e mi sembra che peggiorino un po' con l'avanzare dei numeri. Quindi non condivido appieno la recensione di Rumiko (che comunque è scritta molto bene).
Poi, come fatto notare da Sonoko, anche la fine (o non-fine, in alcuni casi) ha di certo il suo peso per la valutazione complessiva.
Comunque, sono tutti titoli che ho adorato e che io (e lo ripeto, io) ritengo capolavori, senza voler imporre le mie idee a nessuno.
Gli altri due titoli li conosco solo per sentito dire. Complimenti ai tre recensori
P.S. cavolo, ho scritto un papiro, chiedo venia. Si capisce che sono un fanboy della Takahashi?
InuYasha manga per me è da 7-8
Patlabor altro manga esaltato da molto ma che a me non ha detto molto e ho fatto fatica a finire...
Attendo di trovar tempo per vedere la parte animata che mi è sembrato di sentire sia molto bella.
Complimenti ai 3
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