Durante l'ultima edizione del B-Geek, tenutasi a Bari, abbiamo avuto il piacere di incontrare ed intervistare Giada Robin, famosa cosplayer italiana seguita da oltre un milione di fan su Facebook e sui vari social. Vi lasciamo al video dell'intervista e alla relativa trascrizione.
AnimeClick: Salve amici di AnimeClick, siamo qui con Giada Robin, la più famosa cosplayer italiana, che molto gentilmente ci ha concesso questa intervista qui al B-Geek. Nel corso del tempo sei diventata la cosplayer italiana più famosa nel mondo e la più seguita sui social, cosa si prova ad essere così popolari e ad avere un pubblico forse maggiormente estero?
Giada Robin: Innanzitutto è una grande soddisfazione trovarsi a rappresentare il proprio paese nel mondo, perché comunque il cosplay per me è nato come una semplice passione. Io ho cominciato a fare cosplay nel 2008 con un gruppo di amici, poi successivamente, dopo tanti anni, si è trasformato in un lavoro e piano piano sono stata invitata a varie convention sia in Italia che all’estero, ma soprattutto all’estero. E quindi diciamo che la mia popolarità ha toccato altri confini e le persone hanno iniziato a conoscere i miei cosplay, quello che faccio, ed essendo italiana dovrei rappresentare il mio paese. Sinceramente non mi sento la rappresentante del cosplay in Italia, non mi vedo come la miglior cosplayer italiana o rappresentante della community del cosplay italiana. Io rappresento solo una parte, per me è ancora una passione, io la vivo ancora così. Per me è un lavoro ma se non ci fosse la passione probabilmente non lo farei nemmeno. E’ sicuramente una grande soddisfazione ma anche una grande responsabilità, perché poi si è sempre al centro dell’attenzione, critiche, giudizi… E’ normale, perché oltre ai complimenti, oltre ai fan, ci sono anche tanti haters. Bisogna anche accettare a volte le critiche negative.
AC: Riesci a conciliare vita privata con il tuo personaggio pubblico?
GR: La mia vita privata fondamentalmente è sempre cosplay, perché io mi alzo la mattina e ok, ho diverse cose da fare per quanto riguarda la mia vita, la famiglia… Però essendo il mio lavoro il cosplay, ovviamente la maggior parte del tempo che mi va via in una giornata è dedicato a quello, anzi tante volte mi trovo a lavorare anche di sera. Per esempio se devo finire dei costumi, per me il momento più d’ispirazione è la notte, quindi mi ritrovo anche di notte a fare le cose prima di una fiera. Poi c’è anche tutta la parte logistica, rispondere alle e-mail, parlare con gli organizzatori degli eventi, oltre a farsi i costumi, realizzare gli accessori, fare gli shooting… Poi ho aperto anche un canale Youtube, quindi c’è anche una questione di editing video. Sto anche studiando modellazione 3D per fare cosplay un po’ più elaborati sotto questo punto di vista. Quindi insomma, le mie giornate sono abbastanza impegnative.
AC: Quindi fai tutto da sola, non hai gente che ti segue?
GR: In realtà ho un manager che gestisce i miei impegni, cioè valutiamo insieme cosa fare, cosa è meglio per me ecc. E’ più un consigliere che un manager, poi per il resto gestisco tutto io, sono solitamente io a parlare in prima persona con gli organizzatori delle fiere.
AC: Possiamo considerare il cosplay come il tuo lavoro, avresti mai pensato che potesse diventarlo?
GR: Sì io faccio proprio questo di professione, sono due anni che lo faccio e sono una libera professionista riconosciuta dallo stato, lavoro in categoria “arte e spettacolo” con partita iva. Anche se non avrei assolutamente pensato che potesse diventare il mio lavoro, anzi lo sconsiglio a chi me lo chiede solitamente. Io tengo anche delle conferenze proprio sul cosplay come lavoro, e tante persone mi chiedono appunto se ho cominciato avendo già l’idea di un lavoro, com’è nato, mi chiedono consigli ecc. Io sconsiglio sempre di iniziare a fare cosplay per farlo diventare un lavoro. Cioè se uno fa cosplay deve farlo perché gli piace, gli piacciono i personaggi da portare. Piano piano poi se si crea un seguito tale da consentire delle entrate, magari un cosplayer decide, come ho fatto io, di aprire uno store online e vendere le proprie foto dei propri cosplay, questo è possibile. Oppure fare anche delle commissioni per i cosplayer alle prime armi che vogliono farsi dei costumi, degli accessori. Però io non la vedo come una cosa del cominciare a fare cosplay per diventare famosa o una professionista, assolutamente no. Perché magari poi tanti possono rimanere delusi, non ce la fanno… Secondo me le cose fatte più per gioco sono quelle che alla fine ti danno più soddisfazione e sorpresa.
AC: Sul web in molti criticano le cosplayer belle come te che realizzano cosplay e photoshooting un po’ hot, come rispondi a queste critiche?
GR: Io cerco sempre di dividere il cosplay dal modeling, perché sono due cose simili ma anche molto diverse sotto certi aspetti. Nel cosplay interpreti un personaggio, mentre nel modeling puoi fare un set in intimo in cui sei te stessa, per cui io cerco sempre di separare le due cose. Però ultimamente c’è anche la moda di interpretare un personaggio, non so, D.Va di “Overwatch” e farla in versione bikini o intimo, e lì fai finta di essere D.Va però ti poni in maniera un po’ più sexy. Non è male questa cosa, anche se io preferisco sempre dividere. Anch’io ho fatto qualche set di personaggi un po’ più sexy, ad esempio Miss Fortune, Timo, e altri personaggi, però normalmente preferisco più essere me stessa quando faccio certe cose anziché interpretare un personaggio, a meno che il personaggio non sia già di suo sexy. Oppure magari se voglio fare un personaggio maschile al limite ci sta il gender bender.
AC: Proprio a seguito di ciò, pensi che nel mondo dei cosplayer sia giusta un po’ di competizione e qualche rivalità o credi che debbano essere tutti amici?
GR: La competizione c’è nella nostra community così come in altre community, è normale che ci sia e da una parte è anche positiva, perché un minimo di competizione secondo me ci dovrebbe sempre essere, perché ti aiuta anche a migliorare, se è sana ovviamente. Ti spinge a migliorare le tue capacità, a buttarti a fare qualcosa di più difficile ecc. Però per alcune cose è un po’ troppo eccessiva, ad esempio siamo sfociati ormai con il mondo dei social nelle guerre di like su Facebook, a chi è più figo su Instagram… E questo non lo condivido. Perché io ho iniziato a postare le mie foto così, perché volevo farle vedere, poi le persone a cui piacciono mettono like, ma non sto a pensare di fare foto perché voglio 80 mila like, assolutamente no. Però ci sono persone che fanno foto intenzionalmente in un certo modo per prendere determinati numeri di like, perché magari tizio ne ha presi di più e quindi c’è questa competizione. Oppure anche nelle gare cosplay, io tante volte sono in giuria, e vedo cosplayer che se la prendono se non vincono, e quello è normale, non bisogna mai partire con l’idea di dover vincere, è capitato anche a me. Però è molto più importante la soddisfazione che si ha nel portare il proprio personaggio sul palco, farlo vedere alla gente, che poi alla fine una coppa di latta. Però nelle gare cosplay io vedo tanta aggressività, tanta competizione, si suppone che uno abbia vinto perché aveva gli amichetti in giuria, oppure che mi ha copiato il costume… Oppure addirittura, è capitato in gare importanti come il Romics, Lucca Comics, che le persone sabotassero i costumi degli altri, quindi quando nessuno vedeva rompevano parti del cosplay, o rubare delle parrucche… Ecco quelle cose lì non le sopporto, sono davvero delle bastardate e dovrebbero smettere. I cosplayer quando si trovano in situazioni del genere dovrebbero aiutarsi e supportarsi a vicenda. Cosa che tante volte purtroppo non succede perché magari in palio c’è un premio importante, al di là dei soldi, magari un viaggio in Giappone, una Playstation… Ma sono cose che non ci dovrebbero essere.
AC: Hai dei nuovi cosplay in programma? E nuovi progetti?
GR: Troppi per ricordarseli tutti e non voglio svelarli, seguitemi così li vedrete (ride).
AC: Sappiamo che hai cominciato a fare cosplay con Nico Robin, quindi supponiamo che il tuo manga preferito sia One Piece?
GR: In realtà no. Il personaggio femminile preferito sì, è Nico Robin, ho iniziato con lei perché ci vedevo la passione per la storia in comune, l’archeologia, i miei studi, io ho studiato lingue, archeologia… Per cui quando ho visto Nico Robin per la prima volta in One Piece me ne sono subito innamorata e infatti l’ho fatta subito in versione Alabasta. Poi ho fatto varie versioni e sì, è il mio personaggio preferito. Però il manga preferito è Berserk. Personaggio preferito Griffith, non mi uccidete! (ride). Perché al di là della stronzaggine di Griffith, perché è un gran pezzo di merda, però l’ho sempre ammirato perché ha questo sogno e fa di tutto per ottenerlo, e ho sempre ammirato le sue capacità di stratega, di leader, è un personaggio forte che sacrifica tutto e tutti per realizzare il suo sogno ed è una personalità che a me piace. Mi piace anche Gatsu, perché ha una personalità forte, è un dualismo perfetto, come protagonista e antagonista sono perfetti. E’ per questo che Berserk è uno dei miei manga preferiti.
AC: Ringraziamo Giada Robin per questa intervista, un saluto speciale per AnimeClick.it?
GR: Ciao AnimeClick, tra l’altro non è la prima volta che mi trovo con gli amici di AnimeClick, quindi speriamo di rivederci presto, alla prossima, grazie per quest’intervista!
AnimeClick: Salve amici di AnimeClick, siamo qui con Giada Robin, la più famosa cosplayer italiana, che molto gentilmente ci ha concesso questa intervista qui al B-Geek. Nel corso del tempo sei diventata la cosplayer italiana più famosa nel mondo e la più seguita sui social, cosa si prova ad essere così popolari e ad avere un pubblico forse maggiormente estero?
Giada Robin: Innanzitutto è una grande soddisfazione trovarsi a rappresentare il proprio paese nel mondo, perché comunque il cosplay per me è nato come una semplice passione. Io ho cominciato a fare cosplay nel 2008 con un gruppo di amici, poi successivamente, dopo tanti anni, si è trasformato in un lavoro e piano piano sono stata invitata a varie convention sia in Italia che all’estero, ma soprattutto all’estero. E quindi diciamo che la mia popolarità ha toccato altri confini e le persone hanno iniziato a conoscere i miei cosplay, quello che faccio, ed essendo italiana dovrei rappresentare il mio paese. Sinceramente non mi sento la rappresentante del cosplay in Italia, non mi vedo come la miglior cosplayer italiana o rappresentante della community del cosplay italiana. Io rappresento solo una parte, per me è ancora una passione, io la vivo ancora così. Per me è un lavoro ma se non ci fosse la passione probabilmente non lo farei nemmeno. E’ sicuramente una grande soddisfazione ma anche una grande responsabilità, perché poi si è sempre al centro dell’attenzione, critiche, giudizi… E’ normale, perché oltre ai complimenti, oltre ai fan, ci sono anche tanti haters. Bisogna anche accettare a volte le critiche negative.
AC: Riesci a conciliare vita privata con il tuo personaggio pubblico?
GR: La mia vita privata fondamentalmente è sempre cosplay, perché io mi alzo la mattina e ok, ho diverse cose da fare per quanto riguarda la mia vita, la famiglia… Però essendo il mio lavoro il cosplay, ovviamente la maggior parte del tempo che mi va via in una giornata è dedicato a quello, anzi tante volte mi trovo a lavorare anche di sera. Per esempio se devo finire dei costumi, per me il momento più d’ispirazione è la notte, quindi mi ritrovo anche di notte a fare le cose prima di una fiera. Poi c’è anche tutta la parte logistica, rispondere alle e-mail, parlare con gli organizzatori degli eventi, oltre a farsi i costumi, realizzare gli accessori, fare gli shooting… Poi ho aperto anche un canale Youtube, quindi c’è anche una questione di editing video. Sto anche studiando modellazione 3D per fare cosplay un po’ più elaborati sotto questo punto di vista. Quindi insomma, le mie giornate sono abbastanza impegnative.
AC: Quindi fai tutto da sola, non hai gente che ti segue?
GR: In realtà ho un manager che gestisce i miei impegni, cioè valutiamo insieme cosa fare, cosa è meglio per me ecc. E’ più un consigliere che un manager, poi per il resto gestisco tutto io, sono solitamente io a parlare in prima persona con gli organizzatori delle fiere.
AC: Possiamo considerare il cosplay come il tuo lavoro, avresti mai pensato che potesse diventarlo?
GR: Sì io faccio proprio questo di professione, sono due anni che lo faccio e sono una libera professionista riconosciuta dallo stato, lavoro in categoria “arte e spettacolo” con partita iva. Anche se non avrei assolutamente pensato che potesse diventare il mio lavoro, anzi lo sconsiglio a chi me lo chiede solitamente. Io tengo anche delle conferenze proprio sul cosplay come lavoro, e tante persone mi chiedono appunto se ho cominciato avendo già l’idea di un lavoro, com’è nato, mi chiedono consigli ecc. Io sconsiglio sempre di iniziare a fare cosplay per farlo diventare un lavoro. Cioè se uno fa cosplay deve farlo perché gli piace, gli piacciono i personaggi da portare. Piano piano poi se si crea un seguito tale da consentire delle entrate, magari un cosplayer decide, come ho fatto io, di aprire uno store online e vendere le proprie foto dei propri cosplay, questo è possibile. Oppure fare anche delle commissioni per i cosplayer alle prime armi che vogliono farsi dei costumi, degli accessori. Però io non la vedo come una cosa del cominciare a fare cosplay per diventare famosa o una professionista, assolutamente no. Perché magari poi tanti possono rimanere delusi, non ce la fanno… Secondo me le cose fatte più per gioco sono quelle che alla fine ti danno più soddisfazione e sorpresa.
AC: Sul web in molti criticano le cosplayer belle come te che realizzano cosplay e photoshooting un po’ hot, come rispondi a queste critiche?
GR: Io cerco sempre di dividere il cosplay dal modeling, perché sono due cose simili ma anche molto diverse sotto certi aspetti. Nel cosplay interpreti un personaggio, mentre nel modeling puoi fare un set in intimo in cui sei te stessa, per cui io cerco sempre di separare le due cose. Però ultimamente c’è anche la moda di interpretare un personaggio, non so, D.Va di “Overwatch” e farla in versione bikini o intimo, e lì fai finta di essere D.Va però ti poni in maniera un po’ più sexy. Non è male questa cosa, anche se io preferisco sempre dividere. Anch’io ho fatto qualche set di personaggi un po’ più sexy, ad esempio Miss Fortune, Timo, e altri personaggi, però normalmente preferisco più essere me stessa quando faccio certe cose anziché interpretare un personaggio, a meno che il personaggio non sia già di suo sexy. Oppure magari se voglio fare un personaggio maschile al limite ci sta il gender bender.
AC: Proprio a seguito di ciò, pensi che nel mondo dei cosplayer sia giusta un po’ di competizione e qualche rivalità o credi che debbano essere tutti amici?
GR: La competizione c’è nella nostra community così come in altre community, è normale che ci sia e da una parte è anche positiva, perché un minimo di competizione secondo me ci dovrebbe sempre essere, perché ti aiuta anche a migliorare, se è sana ovviamente. Ti spinge a migliorare le tue capacità, a buttarti a fare qualcosa di più difficile ecc. Però per alcune cose è un po’ troppo eccessiva, ad esempio siamo sfociati ormai con il mondo dei social nelle guerre di like su Facebook, a chi è più figo su Instagram… E questo non lo condivido. Perché io ho iniziato a postare le mie foto così, perché volevo farle vedere, poi le persone a cui piacciono mettono like, ma non sto a pensare di fare foto perché voglio 80 mila like, assolutamente no. Però ci sono persone che fanno foto intenzionalmente in un certo modo per prendere determinati numeri di like, perché magari tizio ne ha presi di più e quindi c’è questa competizione. Oppure anche nelle gare cosplay, io tante volte sono in giuria, e vedo cosplayer che se la prendono se non vincono, e quello è normale, non bisogna mai partire con l’idea di dover vincere, è capitato anche a me. Però è molto più importante la soddisfazione che si ha nel portare il proprio personaggio sul palco, farlo vedere alla gente, che poi alla fine una coppa di latta. Però nelle gare cosplay io vedo tanta aggressività, tanta competizione, si suppone che uno abbia vinto perché aveva gli amichetti in giuria, oppure che mi ha copiato il costume… Oppure addirittura, è capitato in gare importanti come il Romics, Lucca Comics, che le persone sabotassero i costumi degli altri, quindi quando nessuno vedeva rompevano parti del cosplay, o rubare delle parrucche… Ecco quelle cose lì non le sopporto, sono davvero delle bastardate e dovrebbero smettere. I cosplayer quando si trovano in situazioni del genere dovrebbero aiutarsi e supportarsi a vicenda. Cosa che tante volte purtroppo non succede perché magari in palio c’è un premio importante, al di là dei soldi, magari un viaggio in Giappone, una Playstation… Ma sono cose che non ci dovrebbero essere.
AC: Hai dei nuovi cosplay in programma? E nuovi progetti?
GR: Troppi per ricordarseli tutti e non voglio svelarli, seguitemi così li vedrete (ride).
AC: Sappiamo che hai cominciato a fare cosplay con Nico Robin, quindi supponiamo che il tuo manga preferito sia One Piece?
GR: In realtà no. Il personaggio femminile preferito sì, è Nico Robin, ho iniziato con lei perché ci vedevo la passione per la storia in comune, l’archeologia, i miei studi, io ho studiato lingue, archeologia… Per cui quando ho visto Nico Robin per la prima volta in One Piece me ne sono subito innamorata e infatti l’ho fatta subito in versione Alabasta. Poi ho fatto varie versioni e sì, è il mio personaggio preferito. Però il manga preferito è Berserk. Personaggio preferito Griffith, non mi uccidete! (ride). Perché al di là della stronzaggine di Griffith, perché è un gran pezzo di merda, però l’ho sempre ammirato perché ha questo sogno e fa di tutto per ottenerlo, e ho sempre ammirato le sue capacità di stratega, di leader, è un personaggio forte che sacrifica tutto e tutti per realizzare il suo sogno ed è una personalità che a me piace. Mi piace anche Gatsu, perché ha una personalità forte, è un dualismo perfetto, come protagonista e antagonista sono perfetti. E’ per questo che Berserk è uno dei miei manga preferiti.
AC: Ringraziamo Giada Robin per questa intervista, un saluto speciale per AnimeClick.it?
GR: Ciao AnimeClick, tra l’altro non è la prima volta che mi trovo con gli amici di AnimeClick, quindi speriamo di rivederci presto, alla prossima, grazie per quest’intervista!
Dopo magari leggo l'intervista.
altri tipi d iseggetti, per variare, no? capisco che portano visualizzazioni e millemila commenti, ma almeno far vedere il mondo vario del cosplay a chi in fiera non può andare...
Ragazzi/e giovani? uomini? bambini? famiglie intere?
Ricordo che esiste un canale youtube "Animeclick Cartoon e Cosplay" che fa conoscere gare e cosplayer di tutti i tipi
@Maddux Donner
Hai avuto quello che cercavi
No, il cosplay lo fanno uomini e donne, belli e brutti.
Ma solo le gn*cche diventano famose e fanno i soldi.
N'altra volta con sta storia del microfono...
qualcosina c'è dai... è anche meno "odiata" di himorta.
in compenso c'è molta saliva sugli schermi dei pc... usate gli skottex che poi si rovinano...
Ho sempre osservato con un certo distacco il fenomeno cosplay. Sono abbastanza vecchio e sufficientemente fedele a Lucca Comics da ricordare l'arrivo dei primi, sparuti "travestiti". Personaggi che al tempo attiravano le curiosità de visitatori perché, in una fiera di qualche ordine di grandezza più piccola di quella attuale, si contavano sulle dita di un paio di mani. Si trattava, in quel periodo, di veri appassionati che provavano piacere nel vestirsi come i propri eroi.
Ho visto la nascita delle prime cosplay stars che grazie alle fiere e a un internet assai meno diffuso di oggi raggruppavano attorno a sé una piccola pletora di fan entusiasti. Per nulla sorprendentemente si trattava quasi sempre di belle ragazze in un mondo, a quel tempo, quasi esclusivamente maschile e che esibendosi arricchivano solo il proprio ego. Volendo essere cinici, erano morte di fama per morti di fi*a.
Ma era un fenomeno ancora genuino, da e per appassionati di fumetti e animazione.
Con gli anni i numeri sono cresciuti a dismisura: le fiere sono sempre più affollate e l'essere nerd è cosa ormai sdoganata e non più da sfigati. Qualcuno/a ha fiutato l'affare intuendo facili guadagni grazie anche a internet ormai alla portata di tutti. E così sono spuntate come funghi quelle che personalmente considero modelle, più che cosplayer: belle fanciulle che si esibiscono - talvolta a pagamento - a beneficio di un pubblico sempre più vasto. Ritengo quanto meno lecito dubitare della loro passione per i fumetti, penso che per loro sia un lavoro come un altro. E, lo dico sinceramente, non ci trovo nulla di illecito o immorale anche se ha contribuito a rendermi sempre meno interessato a questo mondo.
concordo su tutto. quando comincia nel 2000 eravamo pochissimi, ognuno lo faceva per i propri motivi, ma c'era sempre una genuina passione per quel che si faceva e l'amore per l'opera e per il personaggio interpretato. ricordo anche benissimo come, già allora, ci fossero cosplayer come Francesca Dani per esempio, che intraprendevano un strada molto simile a queste ragazze, ovvero portare cosplay sexy (o creare versioni sexy di personaggi), posare in certo modo, e poi vendere le proprie foto. queste ragazze non erano più considerate cosplayer ma qualcos'altro (qualcosa di poco edificante diciamo XD ) e venivano accusare di trasformare il cosplay in "porno" per proprio tornaconto. Ora i tempi sono cambiati, il cosplay da fenomeno di nicchia è diventato fenomeno modaiolo dove molta gente pensa e spera di diventare abbastanza famoso da guadagnarci in popolarità e anche finanziariamente. Non conosco personalmente la ragazza intervistata, ho giusto dato un'occhiata alla sua pagina FB, non ho nulla contro di lei ne contro chi fa la stessa cosa, uno è libero di fare come gli pare. personalmente continuo a essere dell'idea che non siano cosplayer nel senso del termine, ma modelle, ragazze immagine
Forse perché ha dato risposte molto più credibili e meno "fabbricate" di quall'altra? Forse perché non è vero che le persone "criticano perché si divertono a criticare", criticano invece quando prendono per i fondelli la loro intelligenza -cosa che non succede sempre-?
Ma comunque, alla fine chi voleva dire qualcosa l'ha già detto sotto l'intervista a Himorta: l'eventuale sfogo c'è già stato, che polemica vuoi che sia rimasta da fare?
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