in Giappone il lavoro può portare alla morte. Esiste una parola "Karoshi" che significa appunto "morte da troppo lavoro"; è usata raramente, perché fa paura, perché è quasi una vergogna. Fa coppia con Karojisatsu, termine con il quale si indica il suicidio per il troppo lavoro.
Stando alla definizione del Ministero della salute, del lavoro e del welfare possono essere classificate come karoshi le morti improvvise di dipendenti che hanno lavorato una media di 65 o più ore a settimana per oltre quattro settimane consecutive (senza giorni di riposo) o una media di 60 ore settimanali per più di 8 settimane consecutive.
Il problema è che questa già allarmante definizione è ampiamente sorpassata dalla realtà certificata dall'organizzazione sindacale mondiale Labor Force Survey che ritiene che una settimana tipica di un lavoratore giapponese, sia esso operaio o quadro dirigente, va normalmente da 70 a 90 ore.
Solo recentemente, all’inizio di ottobre, la sua morte è stata annunciata come karoshi.
Prima di questo episodio, la 24enne Matsuri Takahashi aveva fatto 105 ore di straordinari in un mese nell’agenzia pubblicitaria giapponese Dentsu. Takahashi si è lanciata dal tetto del suo datore di lavoro il giorno di Natale del 2015. Tadashi Ishii, presidente e CEO di Dentsu, si è dimesso un mese dopo.
Ma sono solo quelle "ufficiali" visto che la maggior parte delle aziende poi non ammette la responsabilità per la morte.
Avvocati e studiosi stimano perciò il numero annuo di vittime per karoshi intorno ai 9.000 decessi, molto vicino al numero annuale di morti per incidenti stradali.
Per fare un confronto con le altre realtà lavorative, secondo l'Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo, mentre circa il 22,3% dei dipendenti giapponesi lavora 50 ore o più alla settimana in media, in Gran Bretagna sono il 12,7%, negli Stati Uniti l'11,3%, in Germania il 5,3%, in Finlandia il 4,5%, in Svezia l'1,9%, nei Paesi Bassi l'1,4% e in Francia l'8,2%. Se aggiungiamo il fatto che molte ore di straordinario giapponesi non sono registrate e quindi non sono prese in considerazione dalle statistiche, avremo un quadro decisamente allarmante.
Non è raro che gli impiegati più giovani in Giappone lavorino tante ore. I capi si aspettano che i giovani dipendenti che devono ancora fare carriera, arrivino presto e se ne vadano tardi, spesso a notte inoltrata. Takehiro Onuki, un venditore di 31 anni, arriva spesso alle 8 del mattino e se ne va a mezzanotte. Vede la moglie solo nei fine settimana
Il Giappone sta cercando di frenare i casi di karoshi attraverso politiche che danno alla gente più tempo libero. Subito dopo il suicidio di Takahashi nel dicembre 2016, il governo federale annunciò il suo piano Premium Friday. Immediatamente in vigore, i lavoratori avrebbero avuto la possibilità di lasciare il lavoro alle 3 del pomeriggio l’ultimo venerdì di ogni mese.
Ora dopo otto mesi di programma, il governo non ha visto veri miglioramenti. Molte aziende giapponesi stanno organizzando le loro finanze su base mensile e cercano di raggiungere gli obiettivi di vendita entro la fine del mese; un mese più corto ha solo reso le persone ancora più oberate.
Ma una nuova corrente di pensiero si sta facendo largo dai social a partire dai giovani. ll nuovo credo per chi si affaccia nel mondo del lavoro oggi prevede più flessibilità e tempo libero. Intere catene di caffè e hotel si stanno adeguando ai nuovi stili di lavoro della «popolazione nomade» - così vengono chiamati qui coloro che usano dispositivi mobili per lavorare fuori dall’ufficio - perché se una tecnologia avanzata esiste, che senso ha per un cittadino di una metropoli come Tokyo spendere una media di 102 minuti su un treno (ovvero 18 giorni l’anno) per andare e tornare dall’ufficio quando si possono svolgere le stesse mansioni comodamente da casa?
Le aziende più intraprendenti cercano di attrarre nuove reclute offrendo non tanto una busta paga più solida ma orari di lavoro più flessibili, un ambiente d’ufficio più piacevole o un avanzamento di carriera. C’è una nuova generazione di giapponesi che non solo non si è mai fatta illusioni su un impiego unico a vita, ma non ne ha mai avuto l’ambizione.
Le cose stanno cambiando almeno a livello di mentalità?
Due grosse multinazionali, Nissan e Subaru di recente sono state costrette ad ammettere una seria carenza di personale qualificato tra gli ispettori della sicurezza sui veicoli. Non solo aziende automobilistiche, anche compagnie ferroviarie hanno fatto i conti con una mancanza di personale nella manutenzione, che ha generato una serie di ritardi dei treni, che qui equivalgono a veri e propri drammi esistenziali: l’assenza dal posto di lavoro per diverse ore, anche se giustificata, è vissuta come una grave colpa che va espiata con un’infinità di scuse e ripetuti inchini.
Viene fuori che queste compagnie se da una parte intendono risparmiare sui costi di un personale specializzato, dall’altra non riescono più ad attirare giovani reclute da addestrare: i giovani laureati rifiutano lavori ripetitivi, poco flessibili e potenzialmente ricchi di straordinari.
Fonti:
La Stampa
Businessinsider
Insomma vale sempre il vecchio detto, fin troppo bistrattato al giorno d’oggi “Si lavora per vivere, NON si vive per lavorare”.
Anche questo mi fa riflettere sulla situazione che abbiamo in Italia, dove o il lavoro non c’è o chi ce l’ha sfacchina dalla mattina alla sera per un monte di ore abbastanza elevato………e la cosa mi spaventa, non dico che arriveremo ai livelli del Sol Levante o dell’Oriente in generale, ma guardate che non ci andiamo neanche lontanissimi…….
Sempre tenendo presente di far attenzione di non cadere nell'estremo opposto, ovviamente.
Sono assolutamente d'accordo con te, Hachi.
In questo caso tiro in ballo un modo dire dei nostri avi che difficilmente mi esce fuori quando parlo del Giappone: "tutto il mondo è paese" (purtroppo in questo caso...)
Ma questo, nel nostro mondo capitalistico, è pura utopia.
Confermo e concordo.
Fatti due conti, non è così distante. (per chi sfacchina dalla mattina alla sera)
Giustissimo.
A che pro ammazzarsi di lavoro e poi non ci si gode la vita?
O semplicemente vorrebbero un po' più di tempo libero per dedicarsi a svaghi e divertimenti?
Bello, e poi l'azienda ti da un calcio in culo quando la tua produttività cala o non gli servi più...
Pure io non so quante ore non pagate ho fatto per un'azienda per cui lavoravo in passato, ma sinceramente, col senno di poi, non se lo meritavano affatto.
Ecco appunto, le ore di lavoro extra devono essere sempre pagate perchè se non ci guadagno nulla mi faccio le ore che mi spettano e ciao, si lavora per vivere e non il contrario!!
Condivido.
Saebbe ora che qualcuno la smettesse di fare lo struzzo e affermasse chiaramente che questa storia è una tripla follia, a livello umano, oltre al Karoshi vorrei sapere lo stato psicologico di queste persone, a livello sociale, ed anche a livello economico.
Non è questione di lavoro ed ore extra, o di fae comparazioni con l'Italia - ma andate a vedere come campano i dipendenti Amazon oppure ogni tanto leggete fra le righe dei profili FB dei vostri amici, magari scoprirete quali sono i loro reali orari di lavoro - ma proprio di un sistema sociale che si stà auto consumando seguendo regole folli. Perchè c'è questa enorme caduta della natalità in Giappone ? Solo per via dei giovani erbivori? Ho qualche dubbio.
Ed a livello economico. Perchè alla fine che prospettive ha un'economia che non punta sulle famiglie, su uno sviluppo continuativo di tutta la società, ma sul consumo di beni superflui sull'onda delle mode?
il Pil è il 3 nel mondo secondo solo a quello Americano e a quello cinese però il debito e al 300% del PIL(non capisco come possa essere sostenibile.)
a meno che il giapponesse medio non pensi "se uno non riesce a sostenere il lavoro, allora è meglio che muoia perchè per la comunità non serve a nulla" non lo escludo ahime
lo temo assai, ormai il sistema economico giapponesse è costruito così e non so quanto ci vorra per poterlo adattare... o se sarebbe adattibile a uno standard più accettabile
sono sorpreso pensavo che in giappone la famiglia fosse moltoooooooooo importante
Sostanzialmente perchè lo Yen è diventata moneta di riserva mondiale e, soprattutto, perchè i giapponesi devono soldi solo ai giapponesi. Ovvero malgrado da anni et annorum abbiano tassi dei bond pressochè a zero i Jap continuano a comprare i titoli del proprio debito pubblico. Praticamente il debito è tutto interno. Il punto vero è l'alto costo della vita.Veramente alto.
Certo, la manodopera è come il petrolio o qualsiasi altra risorsa.
"ma perché non ti trasferisci?"
e la mia risposta è sempre la stessa
"mica sono matto lavorare 14 ore per produrre per 8? io la voglio una vita!"
i giapponesi hanno tanti pregi ma anche tanti difetti come ogni popolazione ma la vedo dura che una società cosi inquadrata riesca a risolvere questo problema solo 1/2 generazioni.
Se vai in Giappone a aprile si vedono un mare di di neo diplomati / laureati che si muovo in branco per fare colloqui che da una parte è ammirevole (quando in Italia anche se ci si lamenta di mancanza di lavoro le aziende non trovano chi assumere [parlo per esperienza lavorative degli ultimi 10 anni]) ma dall'altra obbliga i ragazzi a entrare in società (le black kaisha dove si muore letteralmente di lavoro) solo per non farsi emarginare dalla società.
La società Giappone e molto chiusa ma ultimamente si sta aprendo all'immigrazione per mancanza di mano d'opera vedremo se un afflusso di persone che hanno una mentalità diversa sul lavoro cambierà quella Giapponese o avverrà l'invaso trasformando i gaijin in tanti salaryman.
Solo il tempo ci dara la soluzione.
in Giappone poi non solo non è un piacere ma è anche l'unico modo di essere accettati da una società. Chi lo perde finisce nel dimenticatoio, in un cartone sotto i ponti a volte per propria scelta per un assurdo senso di vergogna
Quindi abbiamo metà della popolazione, ovvero la parte femminile, che spesso prima dei 25/30 anni (poi diventi una christmas cake avariata, troppo vecchia per interessare agli uomini) si mette a casa come mamma a tempo pieno e colf, o perlomeno viene fortemente incoraggiata a farlo, e l'altra metà quella maschile che lavora con orari assolutamente folli per... Per cosa poi? Per dimostrare la propria dedizione all'azienda.
Perché cavolo dovrei dimostrare dedizione all'azienda? Lavoro io per loro, mica mi fanno un favore, vendo parte del mio tempo e del mio talento per avere qualcosa in cambio. Non sono uno schiavo, neanche devo amare quello che faccio finché ho l'onestà di farlo comunque bene...
Non è tollerabile che il proprio partner ti veda solo nei finesettimana, senza pensare ai figli. Ma anche fossi single, non è che puoi essere costretto a sacrificare il tuo tempo libero.
In Giappone manca un pò di sana cultura dei sindacati (si può dirne peste e corna, ma nella loro idea base sono necessari) e di rispetto dell'individuo.
E se non lo fai ti mettono nelle condizioni di andartene. La pressione sulle donne da parte del cosiddetto mondo imprenditoriale è assoluta. Ed è vero sia in Giappone che nel "bel Paese" come è ampiamente e facilmente verificabile.
La cultura sindacale ha le sue ambiguità. Quel che manca probabilmente è un'idea corretta del rapporto persona - cittadino - società civile- stato. Non è l'unico paese in cui accadde..
Facendo un parallelo con l'Italia - Ironic ha amaramente commentato che il lavoro a volte non è un piacere, molto vero, neppure cambiare pannolini ( o pannoloni) lo è. Però sbaglia a dire che il lavoro non è un diritto. Bisogna leggerl a tutta insieme la Carta -
Il lavoro è un diritto perchè attraverso di esso si costruisce la persona. La famiglia e dunque la società.
Un diritto particolare però. Fra i più controversi. Perchè legato a condizioni esterne variabilissime. Facilmente a rischio. Difficile da far rispettare. Giacchè non si tratta semplicemente di metter della gente a scavar buche, per poi riempirle - E' stato fatto anche questo.- ma occorre dare al lavoro un ruolo socialmente costruttivo ( e in termini non meramente economici). Quel che si può e si deve far rispettare è la dignità del lavoro, che non può trasformarsi in un "carcere", e delle persone. Il Karoshi non è solo un problema giapponese.
Quindi avanti con flessibilità di orari, con spazi lavorativi adeguati, con rapporti meno strani fra "capi" ed impiegati, con una politica di aiuto e sostegno alle donne, e soprattutto alle giovani madri, senza bullizzarle, con l'apertura di asili nelle imprese - apertura obbligatoria, ( gli sconti sulle tasse li ricambino dando una mano alla società), ed iniziare a pensare al futuro, quando le I.A. davvero cominceranno a tagliare posti di lavoro ovunque.
....Io la mattina non devo prendere troppo caffè.
Infatti lo è, ma il peso è unicamente sulle spalle della donna.
È quando diventa un obbligo sociale anche contro le tue stesse volontà e ambizioni che è un problema!
E invece ti fa bene se la mattina riesci a ragionare così, io non mi ricordo neanche come mi chiamo xD
Condivido ogni parola.
Ma tesoro mio... se esiste una cosa del genere possa un Buondì gigante cadere dal cielo e schiacciarmi
quello che vedo io, dal profondo e industrializzato nord-est, è che anche qui ci si sta spostando sempre di più in quella direzione.
Io ho fatto parecchi anni a lavorare 70 ore a settimana. Tre giorni di riposo l'anno, il 25 e 26 dicembre e il 1 gennaio. Niente pasqua, niente estate, niente altre festività. Dalle 9:00 a mezzanotte/una cinque giorni su sette, almeno mezza giornata il sabato e la domenica. Avevo in media liberi il sabato pomeriggio e la domenica mattina, stop. E mica avevo un contratto, la mia era "collaborazione".
Dopo un po' perdi la percezione della realtà...non ti accorgi più di lavorare troppo, tutto il resto diventa superfluo e ti prendono strane angosce....non mi stupisco dei suicidi e delle morti.
Vi assicuro che non ero l'unica a fare quel monte ore...e i capi erano seccati se gli dicevi che una sera avevi un impegno.
Deriva da tante cose...la smania o necessità di prendere tante comesse per "stare a galla", la mentalità sociale che da noi vede bene solo chi lavora troppo, la precarietà...forse noi ci salviamo ancora un pelo perché in Italia la famiglia viene spesso al primo posto, mentre in giappone sono ancora più sfortunati perché non hanno il nostro modo di pensare.
Io spero che tutti capiscano che ci deve essere un equilibrio, ma la vedo dura nel breve periodo....
Eheh fosse così facile.....il condizionamento culturale mica c'è solo per i capi. Se non lavori "troppo" qui da me ti senti una sottospecie di nullità.
E tutti perdono stima di te, come se fossi un fannullone.
Al solito le rivoluzioni culturali hanno bisogno di tanto tempo anche perché le persone sono talmente immerse in un certo modo di pensare da non capire più che non è giusto. Deve venire "da dentro" e non è facile vedersi obiettivamente.
Il bello è che io non mi sono mai lamentata. Ho difeso sempre il mio lavoro con tutti, mi giustificavo col fatto che mi piaceva, e sotto sotto anche io pensavo che chi lavorava meno di 70 ore fosse un nullafacente.
Ora ho condizioni di lavoro migliori, per altri motivi (paradossalmente non per il monte ore) ho fortunatamente trovato altro, ma cambiare è stato difficile; mi sono sentita una traditrice pappamolla e per mesi il lavorare le classiche 8 ore al giorno mi ha fatto sentire in colpa.
Ti tralascio i soliti discorsi per cui il 99% dei datori di lavoro si libera di quelli che non sposano le logiche del superlavoro....
Te lo ripeto, la strada la vedo lunga....per tutti i motivi che ti ho elencato....
Dipende dalle palle che hai, forse ai tempi eri inesperta...
tu invece le palle ti limiti a spararle...
Mmmh, non saprei ma mi viene da dire che no, non ero particolarmente inesperta né senza palle. Non era il mio primo lavoro, e già all'epoca ero una professionista moolto specializzata.
Avevo la passione e la ferma convinzione che "si deve lavorare". Che c'era di male a fare il continuato mangiando sulla tastiera sia pranzo che cena?Il progetto andava finito.
O a dire no, a pasqua dopo pranzo torno subito a casa, devo lavorare, almeno guadagno un giorno e sono soddisfatta. E quelli che dicevano "ho lavorato tutta settimana, sono stanco" facendo otto ore...beh, meritano solo rimproveri, che ne sapevano loro di cosa vuol dire lavorare davvero.
Talmente tante persone superlavorano (almeno nella mia zona geografica, lo ripeto) che è un qualunquismo affermare che dipenda dall' "inesperienza" o dalla "mancanza di carattere".
Per questo ho tralasciato il discorso sui datori di lavoro, per me c'entra relativamente.
Lo ripeto, per me il motivo è più culturale. Si è tutti convinti che è giusto così.
Per questo è difficile cambiare, perché è difficile vedere da fuori e giudicare una mentalità in cui sei immerso.
E devo essere sincera, in realtà neanche adesso riesco a convincermi del tutto che sia negativo lavorare tanto...o troppo.
Credo che il problema sia simile in Giappone...e anche qui in Italia per come la vedo io più che ridursi sta solo aumentando.
Per questo mi viene da dire che l'articolo sia certamente reale ma che purtroppo sopravaluti questo "vento di cambiamento".
La soluzione non ce l'ho. Forse un lavoro su sé stessi per essere più stabili, e un aiuto dalla società intesa come l'insieme degli individui....boh, non saprei proprio.
Allora guarda, ho citato l'inesperienza per non dirti che è SOLO una questione di carattere e ti ripeto: se uno si ferma oltre l'orario di lavoro lo fa per sua scelta, e non tirare fuori la questione della stima (ma stima di che? Tu sei li prima di tutto perchè SERVI E PER QUESTO VIENI PAGATA, eventuali dimostrazioni di stima sono solo tattiche).
E poi scusa: a te interessa essere stimata in un ambiente del genere? Spero per te di no per cui ribadisco che fermarsi oltre l'orario di lavoro è una SCELTA DA EVITARE soprattutto per non essere portatori di alcun beneficio ad organizzazioni simili, che stanno in piedi proprio grazie a questi cagnolini addomesticati incapaci di trovare una propria identità, una collocazione sociale che esuli dalla fabbrica, dall'ufficio e così via. Naturalmente non mi riferisco a te, faccio un discorso generale.
Comunque tutto giusto, il problema è che se chiedi direttamente a quelli che fanno 15 ore...nessuno di loro sceglierà di non fermarsi in fabbrica/ufficio.
Io se all'epoca mi avessi detto lavori troppo, digli di no, per loro sei solo una che gli serve...mi sarei incavolata e ti avrei mandato a quel paese.
Condizionamento culturale?pressione sociale?Obbligo aziendale?Contesto lavorativo attuale?Come dici tu scarsa identità personale fuori dal lavoro che si fa?necessità di ricevere approvazione o di dimostrare di valere?Boh, forse tutte queste cose insieme.
Speriamo che ci sia un momento di illuminazione in cui si comincerà ad invertire la rotta....forse questo articolo dimostra che in Giappone già se ne vede qualche segnale.
Qui da noi, in molte realtà....si va in senso di marcia opposto. Andiamo volontariamente e orgogliosamente verso quei baratri. Purtroppo.
Io amo gli anime, i manga e tutti i derivati; non ti nego che talvolta posso anche subire il fascino nipponico di certe dinamiche socio-politiche-economiche che indubbiamente hanno i loro risvolti positivi (un funzionamento generale impeccabile, disoccupazione allo 0,00001% ecc.) però, a conti fatti, non farei mai scambio.
negli anime e nei manga... tale cosa non appare minimamente, sopratutto in quelli scolastici... non viene per niente rappresentato il cosidetto inferno negli esami... a volte mi chiedo se non siano una specie di protesta nascosta...
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