In occasione del Daunia Comics 2017 abbiamo avuto il piacere di incontrare e intervistare Davide Ravera, che ci ha parlato di come è nata la sua passione per il cosplay, di come sarebbe giusto approcciarsi a questo mondo, di come vede la situazione cosplay in Italia, e molto altro. Vi lasciamo al video dell'intervista e alla relativa trascrizione.
 


AnimeClick.it: Salve amici di AnimeClick.it, siamo qui al Daunia Comics con Davide Ravera, famoso cosplayer, youtuber e presentatore di gare cosplay. Come hai iniziato a fare cosplay?

Davide Ravera: Il cosplay lo scoprii nel 2005, perché quello che faccio oggi con i cosplay lo facevo anni fa con i videogames. Ero un pro player di Pro Evolution Soccer, e mi qualificai nel 2005 tra i primi 128 videogiocatori più forti d’Italia, e le finali italiane erano al Romics. Ma io non sapevo dove stavo andando, quando arrivai lì non potevo crederci. Io ero già appassionato da bambino di anime, manga e videogames, e mi sono trovato in un mondo fantastico. Ho quasi messo in secondo piano il torneo più importante della mia vita per fare foto con le persone. Poi ho acquistato il mio primo cosplay nel 2007, ma non ho mai aperto quel pacco, ce l’ho ancora incelofanato a casa, ed era il cosplay di Gaara del deserto di "Naruto". Solo a fine 2012, a seguito di un periodo di vita un po’ travagliato, un amico mi propose di fare cosplay, e io accettai di buon grado portando per la prima volta Grey Fullbuster, e da lì è partito tutto. Diciamo che avevo bisogno di qualcosa che mi riempisse la testa per non pensare ad altro, ed eccomi qua.

AC: Qual è il tuo cosplay di cui sei più soddisfatto e quello di cui invece sei meno soddisfatto?

DR
: Per me è molto difficile scegliere un cosplay per dire quale mi soddisfa di più, in quanto ci ho messo talmente tanto cuore e affetto verso il personaggio in tutti, che tirarne giù uno rispetto ad un altro mi risulta difficile. Potrei dirti quello che ho usato meno, che ho avuto meno occasioni di sfruttare, è stato sicuramente uno degli ultimi, Adam di "Nier: Automata". Poi per il cuore direi Vegeta, perché è il personaggio che mi ha cresciuto. Se vogliamo andare sulla somiglianza invece, devo dire che Seifer di "Final Fantasy VIII" è stato quello che mi ha portato più soddisfazione, ultimamente anche Newt Scamander. Ma se a livello interpretativo devo scegliere un personaggio che amo interpretare sul palco, è Light Yagami di “Death note”.

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AC: Nelle varie fiere ed eventi a cui partecipi spesso parli al pubblico spiegando cosa vuol dire per te fare cosplay e facendo capire agli stessi cosplayer quale debba essere lo spirito giusto verso quest’arte. Ed hai lanciato uno slogan, una frase molto bella che dice: “c’è più cervello sotto le nostre parrucche che nella testa di chi giudica senza sapere”. Come mai hai deciso di diffondere questo messaggio?

DR: Ho creato “il cervello sotto la parrucca” proprio perché io in prima persona mi sono ritrovato ad affrontare un mondo di amici, parenti, colleghi di lavoro, molto duro verso l’hobby che stavo portando avanti, ma io avevo già 30 anni quando ho iniziato a fare questa attività, ora ne ho 34. Invece i ragazzi più piccoli che sono obbligati a stare a casa e quindi a portare avanti questa passione non nella quotidianità, da soli, ma davanti ai genitori, a contatto più stretto con sorelle, amici, immagino che sia molto difficile per loro. E difatti, ho avuto talmente tanti esempi e casi di genitori che pensavano che noi agli eventi facessimo chissà cosa, da sentirmi in dovere di prendere in mano la situazione e sensibilizzare questa passione che mi ha dato una nuova vita. E per ringraziarla voglio far vedere quanto bene può fare anche agli altri, e così ho deciso di spiegare quello che facciamo qui alle persone che non sono mai venute, un po’ per togliere preoccupazioni, un po’ per altro.

AC: Ti piace la situazione attuale del cosplay in Italia? Comprendendo anche le fiere, gli eventi ecc.?

DR
: Il cosplay in Italia, secondo me, ha delle potenzialità enormi. Mi capita spesso, per fare un confronto, di parlare con cosplayer esteri. E vedo che più o meno, paese che vai, differenze che trovi, ma alla base è una passione che ci accomuna tutti nel mondo, tanto che abbiamo tutti le stesse problematiche. Ad oggi la situazione del cosplay in Italia mi piace, perché io sono una persona molto versatile e riesco a vivere veramente bene ogni occasione. Però ci sono tante sfaccettature, alcune le ho spiegate nei miei video, che purtroppo portano un po’ di malcontento soprattutto nelle menti un po’ più deboli, perché non siamo tutti forti alla stessa maniera. E se da una parte questa community è molto forte e aiuta l’inserimento di nuove persone a vivere questa grande esperienza, allo stesso modo c’è una grande parte di persone purtroppo che fanno abbandonare questo hobby ad altre, perché sinceramente credo che non siano capaci di stare in un ambiente del genere. Perché cose come gelosia, invidia, o prepotenza, siano proprio caratteristiche che non fanno parte di quest’ambiente, se ci vuoi vivere bene. Quindi diciamo che ne sono soddisfatto al 50%. Vorrei che anche il restante 50% si trasformasse in bene, però per adesso è ancora male.

AC: Questa è una domanda che abbiamo già fatto alle cosplayer femminili più famose, ma finora non abbiamo avuto l’occasione di sentire un parere maschile, quindi ti chiedo: cosa ne pensi dei cosplayer (uomini e donne) che oltre alle foto in cosplay usano magari quella fama per fare anche set fotografici più “hot”, tipo in intimo ecc.?

DR
: Avevo fatto anche un video su questo, chiamato “Il vero degrado del cosplay”, nel quale io mi ero schierato dalla parte di chi facendosi gli affari suoi utilizza il cosplay con le proprie idee, senza problemi, esattamente come vuole. Io viaggio sempre su quest’idea: finché una persona non viene nel mio privato, a rovinarmi le mie cose o a togliermi il cibo dal piatto, con la sua immagine e col suo corpo può fare quello che vuole. Quindi qualsiasi persona utilizzi il cosplay trasformandolo in intimo, versioni sexy, Patreon… Per me va bene.

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AC: Hai nuovi cosplay in programma? Puoi svelarci qualcosa?

DR
: Ora il tempo è un po’ nemico, però sì, ho un grande progetto che ha portato purtroppo a tante discussioni, e qua andiamo su quel 50% a cui mi riferivo prima. Interpreterò un altro personaggio di Eddie Redmayne, questa volta sarà Lili Elbe dal film “The Danish girl”, quindi sarò donna. E questo ha fatto muovere un po’ le acque in senso cattivo, perché andiamo a toccare un messaggio molto forte, ma io sono partito col rispetto completo per questa cosa, perché secondo me un personaggio come Lili Elbe può sensibilizzare molto questa community che da una parte invece è molto dura. L’ho già detto, non credo che indosserò questo costume, perché chiamarlo cosplay è quasi riduttivo, questa interpretazione, per girare in fiera e commercializzarlo come si può fare con un Vegeta o un Vega, fare la foto col fan piuttosto che con una persona amante del personaggio. Credo che lo userò solo per set privati, o se mai deciderò di portarlo in una fiera sarà solo per un’esibizione, al termine della quale lo toglierò immediatamente, perché ho troppo rispetto per un personaggio del genere ma ho anche tanta voglia di interpretarlo per il messaggio che trasmette.

AC: Bene, ringraziamo Davide Ravera per quest’intervista, un saluto speciale per AnimeClick?

DR
: Io seguo AnimeClick da una vita, quindi per me è un onore quest’intervista, e vorrei lasciare gli amici di AnimeClick con una frase che utilizzo quasi quotidianamente: “Non si smette di giocare perché si invecchia ma si invecchia perché si smette di giocare”. Quindi non perdete mai quella parte di bambino che vi accompagnerà per tutta la vita ma soprattutto vi permetterà di essere più vicini alle nuove generazioni e non etichettarvi come dei bacchettoni ignoranti che non capiscono niente. Ciao!