Quando finisco la visione di un anime, in genere, ho le idee già abbastanza chiare su quello che scriverò nella relativa recensione. Prima di mettere il tutto nero su bianco, però, mi prendo un po’ di tempo per approfondire meglio i concetti che vorrei esprimere, per rivedere qualche scena che ritengo importante o per appuntare qualche dialogo significativo. Sono anche solito andare alla ricerca dei commenti degli altri per cercare di capire quali siano i giudizi più ricorrenti e, perché no, accertarmi di non aver trascurato qualche punto importante nella mia valutazione dell’opera in questione. Tutto questo, però, deve avvenire in tempi brevi: se lascio passare troppo tempo, infatti, l’idea iniziale va a impantanarsi in qualche anfratto oscuro del mio cervello e finisco per bloccarmi.

Non ho intenzione di tediarvi ulteriormente con la descrizione delle mie abitudini creative, tanto so benissimo che non ve ne frega un accidenti; quello che volevo sottolineare con questa premessa è che, purtroppo, a diverse ore dal termine della sua visione, non ho ancora uno straccio di idea su cosa dire intorno a questo Maho Shojo Site! E mi hanno pure affidato (contro la mia volontà ovviamente) la vetrina! Quindi mi tocca inventarmi qualcosa, e pure in fretta, sennò mi toccherà subire la più terribile delle punizioni: l’ironia dei colleghi in redazione.
 

Cominciamo con le informazioni generali, che tanto quelle basta scopiazzarsele dalla scheda di AC.
Maho Shojo Site nasce nel 2013 dalla matita di Kentaro Sato e pubblicato dalla casa editrice Akita Shoten. Nel 2018 viene trasposto in anime dalla Production doA con la regia di Tadahito Matsubayashi.
 
Asagiri Aya è una ragazzina sfortunata: sia in casa che a scuola, infatti, è soggetta a crudeli maltrattamenti. Dopo l’ennesimo pestaggio subito, Aya viene contattata da uno strano sito internet, il sito delle maghe, che gli dà in dono un oggetto magico, attraverso il quale vendicarsi di chi gli sta facendo del male. La ragazzina, però, sembra poco incline alla violenza o alla vendetta; ciononostante, il misterioso oggetto che ha ricevuto sarà destinato a cambiare la sua vita per sempre.

Come scritto in precedenza, devo dire di essere in grande difficoltà nel cercare di dare un senso compiuto all’analisi di quest’opera. Il problema sorge dal fatto che non è il solito anime scialbo, su cui c’è così poco da dire che bisogna arrangiarsi e andare a ripescare aneddoti su improbabili esperienze giovanili dell’autore nello staff di Animeclick, pur di accumulare il numero di caratteri minimo per una recensione decente. Le difficoltà nascono proprio perché i temi di cui parlare sono tanti, e tutti abbastanza complessi. Maho Shojo Site, nel bene e nel male, è tante cose assieme e cercare di raccontarle tutte nel modo corretto è un'impresa molto difficile. So che in molti pensano che si tratti di una semplice porcheria, e che quindi potrei risolvere il problema associando questa parola a tutti i concetti ricavabili da quest'anime; io però faccio parte di quell’altro 50% del pubblico, quello cioè che non lo vede come un capolavoro, ma nemmeno come il parente più prossimo del nostro amatissimo Osama Game.
 

Ora, però, bando alle chiacchiere e cominciamo l’analisi di questo anime.
Maho Shojo Site è un anime che unisce il genere “maghette” al genere dark, una fusione che ha avuto il suo momento di massimo splendore con Madoka Magica, un titolo a cui l’opera di Kentaro Sato si ispira con tutta evidenza, dato il gran numero di elementi in comune esistenti tra le due storie. Però sarebbe alquanto superficiale catalogare Maho Shojo Site semplicemente come un clone di Madoka Magica, in quanto fra loro esistono anche diversi elementi di differenziazione.

Maho Shojo Site fa parte di quella categoria di anime che gli appassionati definiscono comeedgy”: si tratta di titoli che affrontano temi seri, spesso violenti, spingendosi fino al limite massimo consentito ma senza mai oltrepassarlo; quando arriva quel momento, anzi, preferiscono ripiegare su un tipo di narrazione meno impegnativa, che spesso sfocia nella commedia. Per questo motivo il termine “edgy” viene spesso utilizzato, a mio parere, in modo improprio, come un’etichetta negativa per un anime, in quanto mostra determinati tipi di problematiche che poi non ha il coraggio di affrontare in modo serio. In Maho Shojo Site, ad esempio, si parla di bullismo, violenze domestiche, stupro, autolesionismo, gatticidio, disturbi della personalità e di tanto altro ancora; ma è un anime che non intende studiare le cause di nessuno di questi problemi; anzi, quand’è il momento, non si fa scrupolo nell’abbandonare una narrazione cupa e deprimente per mostrare un ragazzo che indossa mutandine da donna sulla spiaggia mentre sghignazza soddisfatto.

Tutto ciò è sicuramente “edgy”, ma non rappresenta assolutamente un difetto, per due ragioni: in primo luogo, non capisco perché mai se si mostrano immagini, anche forti, su un argomento importante che riguarda la vita sociale bisogna necessariamente indagarle in profondità; se il fine dell’autore è un altro va benissimo anche osservare semplicemente la superficie del problema. In secondo luogo, nel nostro caso specifico, una morale di fondo che giustifichi la presenza di queste tematiche c’è pure: non lasciare che le sofferenze controllino la nostra vita, ma trovare la forza che è dentro ognuno di noi e usarla per fare del bene. Si tratta del messaggio classico lanciato da un anime di ragazze magiche; ciò che distingue Maho Shojo Site è solo il modo assurdo in cui cerca di veicolare al pubblico questo messaggio.
 

In Maho Shojo Site ogni cosa è portata all’esagerazione fino a raggiungere livelli disturbanti; ed è questo il motivo principale per cui a moltissime persone non è piaciuto. Devo dire che al riguardo il mio parere è abbastanza altalenante: in certi momenti penso che l’esasperazione di certi comportamenti poteva essere evitata, in quanto finisce per far sfociare la sceneggiatura nel trash, rendendo il tutto poco credibile; altre volte penso che tutte queste esagerazioni siano state funzionali al progetto, perché sono servite a dare un maggior impatto emotivo a eventi che accadranno più avanti.

Dove invece mi sento di dare un parere negativo è sui personaggi, almeno quelli principali, decisamente poco credibili. Aya, in particolare, ha una evoluzione caratteriale del tutto ingiustificata: inizialmente ha paura anche della sua ombra ma poi, di punto in bianco, diventa inspiegabilmente socievole. Questo cambiamento ci può anche stare, ma è necessaria una fase intermedia che giustifichi il passaggio, che a mio parere non c’è stata. Rilievi simili possono essere fatti anche agli altri, ma l’elenco dei difetti sarebbe lungo, per cui mi fermo qui.
 

Ovviamente non mi ero dimenticato di Kaname Asagiri, il fratello malvagio di Aya. Non so come la pensiate voi ma, come personaggio cattivo è davvero formidabile: si fa odiare dal pubblico, è ridicolosamente divertente quando entra in scena, è capace di qualsiasi nefandezza, fa gioire lo spettatore quando viene punito. Sarà sicuramente lui il personaggio che ci rimarrà nella mente quando ripenseremo a questa serie.

Per quanto riguarda il comparto grafico direi che è abbastanza buono; solo sufficiente, invece, la colonna sonora che non mi ha impressionato particolarmente. Per quanto riguarda le sigle quella di apertura è "Changing Point", cantata dalle Iris, la bellissima ending (ma più per le immagini che per la musica) è "Zenzen Tomodachi" interpretata da Haruka Yamazaki.
 
 
L’esperienza dimostra che quando su un anime si contrappongono due categorie di opinioni l’una opposta all’altra, la cosa più saggia da fare è cercare la verità nel mezzo. E infatti ritengo che questo Maho Shojo Site non vada considerato né come un capolavoro né come un disastro, ma una serie che alterna cose buone a cose meno buone. Personalmente lo consiglierei agli amanti del trash, che però non vogliono solo un susseguirsi di situazioni ridicole, eccessive o assurde, ma anche una trama che li incuriosisca e che li tenga attaccati allo schermo dall’inizio alla fine.
La recensione è finita, andate in pace.