Quando finisco la visione di un anime, in genere, ho le idee già abbastanza chiare su quello che scriverò nella relativa recensione. Prima di mettere il tutto nero su bianco, però, mi prendo un po’ di tempo per approfondire meglio i concetti che vorrei esprimere, per rivedere qualche scena che ritengo importante o per appuntare qualche dialogo significativo. Sono anche solito andare alla ricerca dei commenti degli altri per cercare di capire quali siano i giudizi più ricorrenti e, perché no, accertarmi di non aver trascurato qualche punto importante nella mia valutazione dell’opera in questione. Tutto questo, però, deve avvenire in tempi brevi: se lascio passare troppo tempo, infatti, l’idea iniziale va a impantanarsi in qualche anfratto oscuro del mio cervello e finisco per bloccarmi.
Non ho intenzione di tediarvi ulteriormente con la descrizione delle mie abitudini creative, tanto so benissimo che non ve ne frega un accidenti; quello che volevo sottolineare con questa premessa è che, purtroppo, a diverse ore dal termine della sua visione, non ho ancora uno straccio di idea su cosa dire intorno a questo Maho Shojo Site! E mi hanno pure affidato(contro la mia volontà ovviamente) la vetrina! Quindi mi tocca inventarmi qualcosa, e pure in fretta, sennò mi toccherà subire la più terribile delle punizioni: l’ironia dei colleghi in redazione.
Cominciamo con le informazioni generali, che tanto quelle basta scopiazzarsele dalla scheda di AC.
Maho Shojo Site nasce nel 2013 dalla matita di Kentaro Sato e pubblicato dalla casa editrice Akita Shoten. Nel 2018 viene trasposto in anime dalla Production doA con la regia di Tadahito Matsubayashi.
Come scritto in precedenza, devo dire di essere in grande difficoltà nel cercare di dare un senso compiuto all’analisi di quest’opera. Il problema sorge dal fatto che non è il solito anime scialbo, su cui c’è così poco da dire che bisogna arrangiarsi e andare a ripescare aneddoti su improbabili esperienze giovanili dell’autore nello staff di Animeclick, pur di accumulare il numero di caratteri minimo per una recensione decente. Le difficoltà nascono proprio perché i temi di cui parlare sono tanti, e tutti abbastanza complessi. Maho Shojo Site, nel bene e nel male, è tante cose assieme e cercare di raccontarle tutte nel modo corretto è un'impresa molto difficile. So che in molti pensano che si tratti di una semplice porcheria, e che quindi potrei risolvere il problema associando questa parola a tutti i concetti ricavabili da quest'anime; io però faccio parte di quell’altro 50% del pubblico, quello cioè che non lo vede come un capolavoro, ma nemmeno come il parente più prossimo del nostro amatissimo Osama Game.
Ora, però, bando alle chiacchiere e cominciamo l’analisi di questo anime.
Maho Shojo Site è un anime che unisce il genere “maghette” al genere dark, una fusione che ha avuto il suo momento di massimo splendore con Madoka Magica, un titolo a cui l’opera di Kentaro Sato si ispira con tutta evidenza, dato il gran numero di elementi in comune esistenti tra le due storie. Però sarebbe alquanto superficiale catalogare Maho Shojo Site semplicemente come un clone di Madoka Magica, in quanto fra loro esistono anche diversi elementi di differenziazione.
Maho Shojo Site fa parte di quella categoria di anime che gli appassionati definiscono come “edgy”: si tratta di titoli che affrontano temi seri, spesso violenti, spingendosi fino al limite massimo consentito ma senza mai oltrepassarlo; quando arriva quel momento, anzi, preferiscono ripiegare su un tipo di narrazione meno impegnativa, che spesso sfocia nella commedia. Per questo motivo il termine “edgy” viene spesso utilizzato, a mio parere, in modo improprio, come un’etichetta negativa per un anime, in quanto mostra determinati tipi di problematiche che poi non ha il coraggio di affrontare in modo serio. In Maho Shojo Site, ad esempio, si parla di bullismo, violenze domestiche, stupro, autolesionismo, gatticidio, disturbi della personalità e di tanto altro ancora; ma è un anime che non intende studiare le cause di nessuno di questi problemi; anzi, quand’è il momento, non si fa scrupolo nell’abbandonare una narrazione cupa e deprimente per mostrare un ragazzo che indossa mutandine da donna sulla spiaggia mentre sghignazza soddisfatto.
Tutto ciò è sicuramente “edgy”, ma non rappresenta assolutamente un difetto, per due ragioni: in primo luogo, non capisco perché mai se si mostrano immagini, anche forti, su un argomento importante che riguarda la vita sociale bisogna necessariamente indagarle in profondità; se il fine dell’autore è un altro va benissimo anche osservare semplicemente la superficie del problema. In secondo luogo, nel nostro caso specifico, una morale di fondo che giustifichi la presenza di queste tematiche c’è pure: non lasciare che le sofferenze controllino la nostra vita, ma trovare la forza che è dentro ognuno di noi e usarla per fare del bene. Si tratta del messaggio classico lanciato da un anime di ragazze magiche; ciò che distingue Maho Shojo Site è solo il modo assurdo in cui cerca di veicolare al pubblico questo messaggio.
In Maho Shojo Site ogni cosa è portata all’esagerazione fino a raggiungere livelli disturbanti; ed è questo il motivo principale per cui a moltissime persone non è piaciuto. Devo dire che al riguardo il mio parere è abbastanza altalenante: in certi momenti penso che l’esasperazione di certi comportamenti poteva essere evitata, in quanto finisce per far sfociare la sceneggiatura nel trash, rendendo il tutto poco credibile; altre volte penso che tutte queste esagerazioni siano state funzionali al progetto, perché sono servite a dare un maggior impatto emotivo a eventi che accadranno più avanti.
Dove invece mi sento di dare un parere negativo è sui personaggi, almeno quelli principali, decisamente poco credibili. Aya, in particolare, ha una evoluzione caratteriale del tutto ingiustificata: inizialmente ha paura anche della sua ombra ma poi, di punto in bianco, diventa inspiegabilmente socievole. Questo cambiamento ci può anche stare, ma è necessaria una fase intermedia che giustifichi il passaggio, che a mio parere non c’è stata. Rilievi simili possono essere fatti anche agli altri, ma l’elenco dei difetti sarebbe lungo, per cui mi fermo qui.
Ovviamente non mi ero dimenticato di Kaname Asagiri, il fratello malvagio di Aya. Non so come la pensiate voi ma, come personaggio cattivo è davvero formidabile: si fa odiare dal pubblico, è ridicolosamente divertente quando entra in scena, è capace di qualsiasi nefandezza, fa gioire lo spettatore quando viene punito. Sarà sicuramente lui il personaggio che ci rimarrà nella mente quando ripenseremo a questa serie.
Per quanto riguarda il comparto grafico direi che è abbastanza buono; solo sufficiente, invece, la colonna sonora che non mi ha impressionato particolarmente. Per quanto riguarda le sigle quella di apertura è "Changing Point", cantata dalle Iris, la bellissima ending (ma più per le immagini che per la musica) è "Zenzen Tomodachi" interpretata da Haruka Yamazaki.
Non ho intenzione di tediarvi ulteriormente con la descrizione delle mie abitudini creative, tanto so benissimo che non ve ne frega un accidenti; quello che volevo sottolineare con questa premessa è che, purtroppo, a diverse ore dal termine della sua visione, non ho ancora uno straccio di idea su cosa dire intorno a questo Maho Shojo Site! E mi hanno pure affidato
Cominciamo con le informazioni generali, che tanto quelle basta scopiazzarsele dalla scheda di AC.
Maho Shojo Site nasce nel 2013 dalla matita di Kentaro Sato e pubblicato dalla casa editrice Akita Shoten. Nel 2018 viene trasposto in anime dalla Production doA con la regia di Tadahito Matsubayashi.
Asagiri Aya è una ragazzina sfortunata: sia in casa che a scuola, infatti, è soggetta a crudeli maltrattamenti. Dopo l’ennesimo pestaggio subito, Aya viene contattata da uno strano sito internet, il sito delle maghe, che gli dà in dono un oggetto magico, attraverso il quale vendicarsi di chi gli sta facendo del male. La ragazzina, però, sembra poco incline alla violenza o alla vendetta; ciononostante, il misterioso oggetto che ha ricevuto sarà destinato a cambiare la sua vita per sempre.
Come scritto in precedenza, devo dire di essere in grande difficoltà nel cercare di dare un senso compiuto all’analisi di quest’opera. Il problema sorge dal fatto che non è il solito anime scialbo, su cui c’è così poco da dire che bisogna arrangiarsi e andare a ripescare aneddoti su improbabili esperienze giovanili dell’autore nello staff di Animeclick, pur di accumulare il numero di caratteri minimo per una recensione decente. Le difficoltà nascono proprio perché i temi di cui parlare sono tanti, e tutti abbastanza complessi. Maho Shojo Site, nel bene e nel male, è tante cose assieme e cercare di raccontarle tutte nel modo corretto è un'impresa molto difficile. So che in molti pensano che si tratti di una semplice porcheria, e che quindi potrei risolvere il problema associando questa parola a tutti i concetti ricavabili da quest'anime; io però faccio parte di quell’altro 50% del pubblico, quello cioè che non lo vede come un capolavoro, ma nemmeno come il parente più prossimo del nostro amatissimo Osama Game.
Ora, però, bando alle chiacchiere e cominciamo l’analisi di questo anime.
Maho Shojo Site è un anime che unisce il genere “maghette” al genere dark, una fusione che ha avuto il suo momento di massimo splendore con Madoka Magica, un titolo a cui l’opera di Kentaro Sato si ispira con tutta evidenza, dato il gran numero di elementi in comune esistenti tra le due storie. Però sarebbe alquanto superficiale catalogare Maho Shojo Site semplicemente come un clone di Madoka Magica, in quanto fra loro esistono anche diversi elementi di differenziazione.
Maho Shojo Site fa parte di quella categoria di anime che gli appassionati definiscono come “edgy”: si tratta di titoli che affrontano temi seri, spesso violenti, spingendosi fino al limite massimo consentito ma senza mai oltrepassarlo; quando arriva quel momento, anzi, preferiscono ripiegare su un tipo di narrazione meno impegnativa, che spesso sfocia nella commedia. Per questo motivo il termine “edgy” viene spesso utilizzato, a mio parere, in modo improprio, come un’etichetta negativa per un anime, in quanto mostra determinati tipi di problematiche che poi non ha il coraggio di affrontare in modo serio. In Maho Shojo Site, ad esempio, si parla di bullismo, violenze domestiche, stupro, autolesionismo, gatticidio, disturbi della personalità e di tanto altro ancora; ma è un anime che non intende studiare le cause di nessuno di questi problemi; anzi, quand’è il momento, non si fa scrupolo nell’abbandonare una narrazione cupa e deprimente per mostrare un ragazzo che indossa mutandine da donna sulla spiaggia mentre sghignazza soddisfatto.
Tutto ciò è sicuramente “edgy”, ma non rappresenta assolutamente un difetto, per due ragioni: in primo luogo, non capisco perché mai se si mostrano immagini, anche forti, su un argomento importante che riguarda la vita sociale bisogna necessariamente indagarle in profondità; se il fine dell’autore è un altro va benissimo anche osservare semplicemente la superficie del problema. In secondo luogo, nel nostro caso specifico, una morale di fondo che giustifichi la presenza di queste tematiche c’è pure: non lasciare che le sofferenze controllino la nostra vita, ma trovare la forza che è dentro ognuno di noi e usarla per fare del bene. Si tratta del messaggio classico lanciato da un anime di ragazze magiche; ciò che distingue Maho Shojo Site è solo il modo assurdo in cui cerca di veicolare al pubblico questo messaggio.
In Maho Shojo Site ogni cosa è portata all’esagerazione fino a raggiungere livelli disturbanti; ed è questo il motivo principale per cui a moltissime persone non è piaciuto. Devo dire che al riguardo il mio parere è abbastanza altalenante: in certi momenti penso che l’esasperazione di certi comportamenti poteva essere evitata, in quanto finisce per far sfociare la sceneggiatura nel trash, rendendo il tutto poco credibile; altre volte penso che tutte queste esagerazioni siano state funzionali al progetto, perché sono servite a dare un maggior impatto emotivo a eventi che accadranno più avanti.
Dove invece mi sento di dare un parere negativo è sui personaggi, almeno quelli principali, decisamente poco credibili. Aya, in particolare, ha una evoluzione caratteriale del tutto ingiustificata: inizialmente ha paura anche della sua ombra ma poi, di punto in bianco, diventa inspiegabilmente socievole. Questo cambiamento ci può anche stare, ma è necessaria una fase intermedia che giustifichi il passaggio, che a mio parere non c’è stata. Rilievi simili possono essere fatti anche agli altri, ma l’elenco dei difetti sarebbe lungo, per cui mi fermo qui.
Ovviamente non mi ero dimenticato di Kaname Asagiri, il fratello malvagio di Aya. Non so come la pensiate voi ma, come personaggio cattivo è davvero formidabile: si fa odiare dal pubblico, è ridicolosamente divertente quando entra in scena, è capace di qualsiasi nefandezza, fa gioire lo spettatore quando viene punito. Sarà sicuramente lui il personaggio che ci rimarrà nella mente quando ripenseremo a questa serie.
Per quanto riguarda il comparto grafico direi che è abbastanza buono; solo sufficiente, invece, la colonna sonora che non mi ha impressionato particolarmente. Per quanto riguarda le sigle quella di apertura è "Changing Point", cantata dalle Iris, la bellissima ending (ma più per le immagini che per la musica) è "Zenzen Tomodachi" interpretata da Haruka Yamazaki.
L’esperienza dimostra che quando su un anime si contrappongono due categorie di opinioni l’una opposta all’altra, la cosa più saggia da fare è cercare la verità nel mezzo. E infatti ritengo che questo Maho Shojo Site non vada considerato né come un capolavoro né come un disastro, ma una serie che alterna cose buone a cose meno buone. Personalmente lo consiglierei agli amanti del trash, che però non vogliono solo un susseguirsi di situazioni ridicole, eccessive o assurde, ma anche una trama che li incuriosisca e che li tenga attaccati allo schermo dall’inizio alla fine.
La recensione è finita, andate in pace.
La recensione è finita, andate in pace.
Pro
- È disturbante.
- La trama regge, anche se l'anime non piace difficilmente lo si abbandonerà prima della fine.
- Kaname Asagiri è un cattivo che non si dimentica tanto facilmente.
Contro
- È disturbante.
- Alcune esagerazioni potevano essere evitate.
- I personaggi principali sono poco credibili.
Droppato al terzo episodio senza pietà. E mi sono pentito di non averlo fatto al primo, seguendo le mie impressioni.
La magical girl caratterizzata meglio e su cui a mio parere, si è puntato di più è Yatsumura, l'amica della protagonista che ha un background allucinante al limite dell'inverosimile..
Il fratello di Aya si fa odiare dall'inizio alla fine e questo è ciò che un buon cattivo deve trasmettere..
Pecca un po' la trama che poteva essere gestita meglio, sopratutto gli admin, e la ending che è inguardabile..
Tutto sommato sono d'accordo con la recensione, io gli dò un piccolo bonus per il genere che mi piace e cosí arrivo a 7..
Se devono fare un adattamento per fare pubblicità al manga ci sta, ma non cambiare tutto per fagocitare un finale mediocre, stai fedele al manga e poi concludi con un finale aperto, inventarsi tutto di sana pianta e per giunta con un ulteriore finale aperto è ridicolo.
Consiglio la lettura del manga che sta procedento bene e dello spin-off Sept (che è in pratica la genesi di Nana).
Con Happy Sugar Life che andrà in onda domani, è comunque uno di quei manga che non ti aspetteresti mai di vedere in formato anime, quindi per questo merita almeno di essere visto, per il coraggio di aver osato tanto, una rarità di questi tempi.
E no, io non sono riuscito a resistere per più di due episodi, noia assurda.
Idea *carina*, ma poteva essere gestita meglio e con meno cose "tragiche" a caso.
Penso la cosa più bella di questa serie è stata indubbiamente questa scena:
Alcune? Non è un anime, è un'esagerazione che cammina.
E per me è anche paradossalmente l'unica cosa salvabile perché funge costantemente da monito (nel caso ce ne fosse bisogno) a non prendere sul serio questo prodotto.
Non sono riuscito infatti ad odiare il fratellone, tantomeno a gioire della sua punizione poiché questa avrebbe difatti lasciato spazio unicamente alla noia (la trama la trovo sviluppata coi piedi e insignificante tanto quanto il resto dei personaggi).
Personalmente non riesco a considerarlo nemmeno disturbante. Certamente il significato può molto cambiare da persona a persona. Io lo associo a qualcosa di molto più sottile di quanto ho visto qui, un'ostentazione di scene di violenza e psicosi contraddistinte dalle solite esagerazioni estetiche che non fanno altro che ricordare la sua natura fortemente cartoonesca.
Osare cosa? Hanno solo buttato a caso quasi in continuazione scene di violenza tanto per, non sono riusciti a far provare il minimo di empatia per i personaggi, non era horror, non è stato neanche trash. Era semplicemente noioso. Mi è sembrato solo un portare all'estremo le classiche serie per ragazzini che vedendo violenza pensano di vedere cose "adulte" (per carità nulla di male in questo, ma non venitemi a dire che sono profonde).
Comunque l'etichetta di "anime senza infamia e senza lode" non riesco a comprendere perché bisogna darla a questa serie.
Soltanto le immagini di galleria sono molto disturbanti, ed essendo che la serie non si occupa di indagare il perché del meccanismo di questi violenti fenomeni, secondo me, la caratteristica di essere "disturbante" andrebbe tolta dalla colonna verde e fatta rimanere solo in quella rossa.
"School days", a esempio, il primo che mi viene in mente, è disturbante dopo i primi episodi; a volte infastidisce, a volte inquieta, ma almeno un motivo per essere così si può trovare; decostruire le caratteristiche generali del genere harem. Se in questa serie non c'è un palese tentativo di narrare degli eventi per dare, communicare un messaggio allo spettatore, da come ho capito dalla recensione, allora la caratteristica di essere disturbante è inutile e anche sgradevole.
Forse non è "Osama game", però secondo me non bisogna sforzarsi di trovare qualcosa di gradevole in un'opera che, più o meno, disturba tutti.
Immaginavo di trovare reazioni simili, l'anime tutto sommato è quello che è. Però devo dire che è riuscito a mantener viva la mia curiosità fino alla fine per cui per onestà intellettuale almeno un sei dovevo metterglielo.
Assolutamente sì. Ed Ironic ha intercettato li sordi in anticipo come al solito per cui non c'è trippa per gatti U___U
Non sono convintissimo che l'essere disturbante debba avere per forza un motivo o una spiegazione, o che bisogni indagare ecc ecc. A volte funziona ed a volte no, proprio come accade in quest'anime.
Lo sapevo. Però la prossima volta prova a corromperlo, magari ti darà il 50% ahahah.
L'essere disturbante in quanto caratteristica in un'opera, se presente, per me invece deve avere del significato, altrimenti è fine a se stessa, e po cosa guardi? Tizi che cacciano sangue e commetono azioni inquietanti per nulla?
Un'opera può benissimo essere disturbante per il solo fine di essere disturbante (che poi ci riesca o meno è un altro discorso), così come la comicità non deve avere necessariamente un significato. E' ovvio che possa non piacere a tutti, ma è innegabilmente un genere vero e proprio.
La comicità esiste per lo scopo di suscitare il divertimento dell'utente, quindi è ovvio che all'interno di un'opera, essa, può essere fine a se stessa. Ma una caratteristica come quella di disturbare in modo emotivo uno spettatore senza voler communicare un messaggio è la caratteristica di un genere Horror di tipo puro, cioè un'opera che ha come unico, o almeno come principale scopo quello di spanventare e inquietire l'utente.
Horror sono opera come "American horror story", "Paranormal activity", "Uzumaki" (tra i manga), ma quest'opera no, a quanto pare il genere a cui si dedica completamente non è l'horror, quindi se è disturbante ci dev'essere per forza un significato, altrimenti, come ho già scritto, guardarlo sarebbe un'attività priva di significato.
Il fratello in mutande da donna non era abbastanza horror?
Non necessariamente. Come hai giustamente detto, nel genere horror l'elemento disturbante è solitamente accompagnato dall'intento di incutere paura nello spettatore, ma questo non significa che non possa esistere come forma di intrattenimento a se stante.
È più inquietante ahahah.
È forma d'intrattenimeto a se stante soltanto nel caso in cui l'opera appartenga chiaramente a tale genere. Non si può affermare, a esempio, che non importa se in un commedia comica ci sono delle scene disturbanti spaventose cìo che urtano semplicemente la sensibilità di un utente perché, infondo, può essere qualificato come intrattenimento fine a se stesso, seppur inserito senza alcuna logica.
Non mi sembra che l'opera sia esclusivamente horror (come in "Uzumaki"), pertanto un minimo di significato nelle scene che mostra, oltre al semplice e momentaneo intrattenimento, dev'esserci per non essere etichettato come un "prodotto spazzatura", anche se non è propriamente questo il caso.
Ti ripeto, la natura di intrattenimento dell'elemento disturbante non è prerogativa dell'horror. Può esistere come genere a se stante, oppure accompagnarsi all'azione, o anche alla commedia. Insomma, quello che intendo dire è che il "disturbante per essere disturbante" non può essere considerato un difetto più del "comico per essere comico", a prescindere dal genere dell'opera.
Cercando di costituire un paragone tra il genere comico e scene e personaggi disturbanti è un modo di eseguire la discussione un po' eristico.
Tu affermi che la caratteristica di essere disturbante fine a se stesso non per forza può essere qualificato una prerogatica di opere di genere horror o e splatter, e per validare tale tesi fai notare come anche il comico fine a se stesso è presenti in opere non esclusivamente comiche o e demenziale, il tutto per confermare il fatto che scene e personaggi disturbanti fini a se stessi posso essere presenti in tutte le opere possibili e svolgere in modo soddisfacente il proprio compito, proprio come il comico.
Io, però, non sono d'accordo, per un motivo che qualifico come fondamentale: La comicità fine a se stessa potrà sempre essere inserita in qualsiasi opera e risultare soddisfacente poiché gli esseri umani vedono, ascoltano o leggono opere artistiche essenzialmente per intrattenimento, e il riso viene accolto più che voltentieri, è naturale, noi umani siamo fatti così. Ma per quanto concerne unità di disturbo sempre fine a se stesse il discoso muta in modo totale.
Se guardo un'opera come "American horror story" e sono consapevole del fatto che sia un horror e più che ovvio che ne inizio la visione attendendo scene che mi possano disturbare, ma perché è un horror, appunto, per altri tipi di opere il cui genere non è Horror le scene e i personaggi disturbanti fini a se stessi sono solamente ciò che sono; qualcosa che disturba l'utente e basta. Pertanto abbassano anche la qualità dell'opera in generale e, quindi, non compiono il proprio dovere di essere soddisfacenti.
Il problema è che la serie non vuole farti ridere, è una reazione non voluta.
Non solo, ma non essendo una serie di genere comico così come una serie horror entrambe le caratteristiche, siccome il più volte fine a se stessi, non hanno senso di esistere in questa serie.
A chi dice che la comicità non era voluta: mettono una persona su una spiaggia con delle mutandine da donna e col pacco in bella vista e secondo voi l'autore non sa che farà ridere? Mi sembra alquanto improbabile.
Non sono d'accordo, allora dovremmo fare questo discorso per ogni anime trash delle precedenti stagioni, ad esempio la tizia che piglia fuoco in Ousama Game oppure lo sperma congelato di Hitler in Vatican Kiseki Chousakan.
In ogni caso, pur dicendo questo non è che dico che questo anime è fatto bene, solo che raggiunge la sufficienza
Ma c'è modo e modo di mostrarci questo potere, sicuramente non facendo dei primi piani sul pacco del ragazzo...magari inventandosi uno stick che non sia una mutanda, tanto alla fine un qualsiasi oggetto può essere uno stick.
devo dire che mi e' piaciuto molto, forse l'anime che mi ha preso di piu' di questa stagione.
Se posso fargli una critica e' quella di non essere stato abbastanza trash, l'avrei voluto ancora piu' esagerato e piu' politicamente scorretto per far capire bene la vena umoristica, che sicuramente c'e' ma non tutti la capiscono. A differenza di npepata la colonna sonora mi e' piaciuta molto, il chara design e' buono e l'anime funziona (ha ragione che non ci si annoia mai). E poi e' particolarmente indicato per chi come me non sopporta le idol
La non credibilita' dei personaggi non e' un difetto importante nel genere trash, quindi voto 7.5 e vedro' la seconda serie quando la faranno.
PS: un fratellone come Kaname ci voleva proprio negli anime!
Non sono assolutamente d'accordo, l'intrattenimento e l'arte possono assumere innumerevoli sfaccettature al fine di coinvolgere l'interesse e l'emotività dello spettatore, e l'elemento disturbante è una di queste, al pari della comicità.
Non condivido l'idea del genere (o generi) di un'opera come una definizione a priori a cui essa si deve conformare. Nel caso dell'anime in questione tra i vari generi nella scheda di Animeclick figurano anche l'horror e lo splatter, proprio perché quegli elementi disturbanti sono riscontrabili nell'opera. Questo per dire che non trovo che abbia alcun fondamento la tesi per cui un'opera che non si ponga prevalentemente come horror o splatter non possa avere al suo interno elementi disturbanti per il solo fine di creare inquietudine o disgusto nello spettatore. Nel momento in cui l'opera include questi elementi, la caratterizzazione tramite i generi ne terrà conto.
Ma non sto di certo affermando che una scena o un personaggio che provoca disturbo nell'utente sia unica prerogativa dei generi horror e splatter. Affermo, invece, che le unità che disturbano fini a se stessi, essendo, appunto, presenti solo per disturbare, possono essere inserite in opere il cui genere d'appartenenza gli permette di appartenere a un contesto adatto. Questa serie non vuole essere trash, non vuole essere horror ne tanto meno esattamente uno splatter, ma una serie che tenta di trattare tematiche sociali e comportamentali a proprio modo e coi propri mezzi, fallendo. Quindi tali scene e personaggi devono avere un senso se si presentano come disturbanti altrimenti, ripeto, si sta guardando qualcosa priva di senso ma che si presenta allo spettatore come qualcosa di diverso, con del significato.
Piuttosto fanno di tutto per rappresentare delle iperboli caratteriali, come a voler rappresentare degli eccessi della mente umana nel piccolo della propria narrazione.
Al di là dei "ritocchi" in alcune parti da metà serie in poi, questa trasposizione non mi ha particolarmente entusiasmato, considero certe dinamiche molto più soddisfacenti su carta che su celluloide, ma il risultato è tutto sommato apprezzabile se si vuole vedere qualcosa "fuori dagli schemi".
Che devono avere un senso con la trama, altrimenti più che serie, film e quanti altri media mi sto vedendo una serie di scene in cui un attimo prima si deve ridere e l'altra si deve rimanere sconvolti o con "il cuore in mano", in pratica un'opera senza senso.
Se si vede un'opera che non si dedica completamente a un genere, sia esso comico che horror o splatter, per intrattenimento allora ogni scena, personaggio e situazione mostrata deve avere un motivo di esistere in tale opere basata tutta sulla trama, credo che siano "l'abc della narrazione".
Mi rendo conto che la nostra divergenza nasce dalla diversa concezione di arte e intrattenimento che abbiamo. Un'opera senza senso è pur sempre un'opera, può essere vissuta, può suscitare emozioni. Da un certo punto di vista, è una rappresentazione molto più fedele della vita umana rispetto ad una banale narrazione da "abc". Un'improvvisa tragedia nella vita di una persona fino a quel momento felice deve avere per forza un senso, secondo te? Eppure la vita è così. E una parte dell'arte ha proprio lo scopo di rappresentare e imitare la vita.
Tesi estremamente interessante; "l'arte, pratica d'imitazione e rappresentazione della vita", di cui sono anche d'accordo. Ma proprio per questo credo che in un'opera d'arte, soprattutto nella narrativa, ci debba essere un significato o più significati intrecciati o perlomeno collegati tra di loro per lo scopo di esprimere uno o più messaggi, messaggi chiaramente espressi dall'autore, messagi che ricaviamo noi, ma pur sempre messaggi.
Senza cominciare discorsi che vanno oltre al tema trattato qui in questa sede, concludo scrivendo che la vita, per quanto mi concerne, non è serie senza fini di eventi casuali, pertanto anche in una morte improvvisa ci dev'essere del significato, sia nella vita, sia nella sua imitazione e rappresentazione, l'arte.
...a parte qualche momento WTF e il finale, che si vede che è stato messo lì apposta per l'anime (non ho mai letto il manga, ma sospetto che sia così)
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